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8.0/10
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Ho deciso di rileggere «Needless» a distanza di otto anni dalla prima e ultima volta che me lo sono gustato, al fine di sostituire l'acerba opinione di un quindicenne alle prime armi coi manga con un parere più maturo e studiato.

«Needless» è un manga di genere shonen, un genere che spesso e volentieri viene consigliato [in maniera particolare] a un pubblico giovanile e prettamente maschile, ma soprattutto - e più in generale - a coloro che si stiano avvicinando al mondo manga, in virtù dei suoi cliché e delle trame sempliciotte. Di norma io non amo questa classificazione, perché per me libri e manga devono essere valutati per le loro caratteristiche intrinseche e oggettive, a prescindere dal pubblico, ma devo dire che, in virtù dei suoi contenuti, pur non volendo consigliare «Needless» a un pubblico maturo, qui mi sento di consigliarlo comunque, quantomeno, a un pubblico giovanile, perché di carte da giocarsi ne ha davvero parecchie. E non dimentichiamoci che è stato realizzato nel 2003: quanti manga realizzati vent'anni fa - e quanti altri, realizzati l'altro giorno - vi hanno fatto imprecare? Nel mio caso sono stati moltissimi, quindi, nei confronti di «Needless», avrò un occhio di riguardo.

Il manga è ambientato in una Tokyo post Terza Guerra Mondiale, evento al seguito del quale le diverse scorie radioattive liberate dal conflitto nucleare hanno contaminato delle zone di Giappone, trasformatesi così in Black Spot: dei territori i cui abitanti hanno iniziato a sviluppare dei poteri sovrannaturali, diventando dei «Needless». In quest'ambientazione è presente una ditta farmaceutica, Simeon, situata nella City (il territorio integro, proficuo e redditizio contrapposto ai Black Spot), il cui leader, Adam Archlight, sembra avere un'ossessione per i Needless (cui anch'egli appartiene) e ha intenzione di andarne letteralmente a caccia; dall'altro lato, invece, figurano gli abitanti del Black Spot: buoni, disperati, che vivono alla giornata e spesso si danno alla criminalità. Tra questi spiccano i due protagonisti: Cruz, un quattordicenne impacciato, debole e imbranato, ultimo sopravvissuto della Resistenza che si è opposta a Simeon, e Adam Blade, un prete fortissimo, bellissimo, fichissimo e potentissimo che salva il povero Cruz da una pessima situazione e finisce per portarselo dietro in una crociata contro Simeon, accompagnati dai molteplici personaggi incontrati strada facendo.

Il primo impatto col manga è forte ed enfatizzato dalle scene di combattimento e dai protagonisti: nonostante il disegno sia caruccio e non abbia ancora raggiunto livelli molto alti (cosa che però mi preme specificare accadrà nel giro di uno scarso paio di volumi), i personaggi, gli scontri, i superpoteri e tutto il resto hanno tutte le carte in regola [a mio avviso] che uno shonen necessita per tenersi il lettore incollato; la storia, poi, fila liscia come l'olio, con un costante evolversi della trama e delle situazioni che porteranno i protagonisti ad affrontare un nemico dopo l'altro, a dividersi e a riunirsi fino a raggiungere l'arco finale. Il prezzo da pagare, chiaramente, è che le tematiche trattate non toccheranno mai un livello intellettuale degno di nota [con successo], ma il loro sporco intrattenimento lo danno e lo fanno bene.
Il pregio più grande che tuttavia voglio sottolineare, specie nella prima metà del manga, che ho amato alla follia e che mi ha sempre lasciato (e sempre lascerà) un magnifico ricordo di «Needless», è uno in particolare: le gag. Oh, signore... Che meraviglia per gli occhi. Personaggi che sfondano la quarta parete, ironia che dilaga nei momenti più o meno opportuni (che, per quanto mi riguarda, sono sinonimi, non se mi spiego), mantenendo sempre alto l'interesse verso un'opera che si rivela pregna di idee.

L'unica pecca di «Needless», che per quanto di buon livello me lo farà considerare sempre e solo un [bel] manga prettamente rivolto a un pubblico fresco, è stata la sua trasformazione nell'arco finale, durante il quale il manga ha assunto una serietà e - se vogliamo - un genere che prima non gli appartenevano, raccapezzando i vari frammenti di trama e punti da chiarire in uno scontro finale con contorno di dialoghi troppo confusionario, ma, soprattutto, distaccato dal resto, in quanto statico e raffazzonato. La narrazione non mostra mai, comunque, dei picchi contenutistici o idee degni da renderlo un capolavoro, ma quantomeno ciò che dovevano fare lo fanno, finché non ci si ritrova davanti a un pot pourri che tenti di spiegare l'origine di ciò di cui siamo testimoni nell'arco finale, in maniera forse troppo ambiziosa. Per me, se il buon Kami Imai si fosse attenuto alle mazzate e alle gag, avrebbe sfornato un capolavoro di dimensioni bibliche, sempre coerente, diretto e affascinante; in questo caso invece ho avuto l'impressione che l'abbia fatta un po' fuori dal vaso, ma, ahimé, non si può pretendere tutto, e dopo certe batoste un manga del 2003 che mi regali quello che mi ha regalato «Needless» non lo posso ritenere altro che oro colato.

Come anticipato, un fumetto consigliatissimo al pubblico (giovanile in particolare, ma non solo) che si stia avvicinando al mondo dei manga, specialmente se interessati al genere shonen.