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Attenzione: la recensione contiene spoiler

L’inizio mi ha lasciato un po’ freddino, si è tergiversato molto prima di arrivare al punto, e l’unica cosa che è emersa è la mancanza di cura per i dettagli. Per fare un esempio: quando Asuna e Kirito se ne stanno al tavolo con Argo, è impossibile non notare - e al cinema lo schermo è pure veramente grande - la pochezza che c’è sullo sfondo, con comparse che si contano sulle dita di una mano e se ne stanno pure quasi completamente immobili, su fondali “rigidi” e totalmente privi di fluidità, dando come la sensazione che i nostri protagonisti agissero davanti a una scenografia di cartone. Elementi forse accettabili in serie composte da decine di puntate ma non per un prodotto destinato alla sala.

I personaggi non hanno certo performato al meglio delle loro possibilità; pur puntando i riflettori su Argo, a mio avviso tra lei e Mito nella precedente pellicola c’è un abisso. E infatti, proprio il ritorno di Mito riesce a dare una marcia in più. Agil si limita a un semplice cameo e sugli altri tre membri della “Compagnia dei nove” stendo un velo pietoso: sarà che non li conosco o non li ricordo io, però sembra abbiano preso dei tizi che passavano di lì per caso. Asuna è decisamente più sprovveduta di quanto fosse lecito aspettarsi, a volte sembra Malibu Stacy e non ne capisco il motivo; Kirito è il solito deus ex machina.

La lotta fra gilde ha un suo perché, un incipit potenzialmente interessante enfatizzato dalla questione della flag, peccato venga presentata in modo tanto edulcorato e quasi spinto da una semplice ripicca. Dopotutto non sarebbe male ricordare che i giocatori lì hanno la vita in ballo... quella vera. Considerati i rischi che corrono, non avrei disdegnato maggiore drammaticità, che al cinema avrebbe fatto la sua figura, visto e considerato che, senza girarci troppo intorno, un film del genere è “riservato” - nel senso che chi non ha familiarità col brand ci capirebbe poco - a chi vicende similari in “Sword Art Online” le ha già viste e riviste, e giustamente si aspetta quel qualcosina in più di quella che altrimenti ha il sapore di una minestra riscaldata, solo leggermente speziata.

Bello lo scontro col boss di livello, Fuscus the Vacant Colossus, qui niente da ridire, a parte i tre tizi sopracitati che sembrano degli imbucati a una festa. La cosa che più mi è piaciuta però è quella parte di cui non abbiamo avuto che un accenno, e se verrà sviluppata a dovere nel prossimo film, ci sarà da leccarsi le dita; è quella legata ai player killer. Lì ecco la drammaticità, i sotterfugi nel vero senso della parola, con toni cupi e la sensazione di ‘permadeath’ - in entrambi i mondi - che aleggia pericolosamente... inoltre i loro outfit sono quelli più esaltanti (ok, mi son piaciuti un sacco pure gli Sly Shrewman).

Nel complesso, si tratta di un prodotto per il quale non è stato certo fatto un lavoro certosino, da amante di “Sword Art Online” non posso dirmi pienamente soddisfatto, tuttavia non sono nemmeno deluso, perché ho la netta impressione che siano state gettate le basi per fare un gran bene con la prossima uscita. Una sorta di prodotto di transizione, insomma.