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Questo anime ha dodici episodi, che si strutturano in tre scenette cadauno, raramente collegate, e racconta la sgangherata vicenda di Ronaldo, cacciatore celeberrimo di vampiri (ha scritto pure un libro!) e Draluc, un vampiro poco convenzionale con il suo animaletto John (che merita di essere citato a parte).
Tutto inizia quando il rampante Ronaldo decide di uccidere Draluc, ma una serie di sfortunati incidenti li farà alleare, scontrare e, infine, porterà il castello del vampiro a deflagrare, lasciandolo senza casa.
Il succhiasangue ci pensa e capisce che Ronaldo è la causa dei suoi guai e che dovrà perciò ospitarlo. Comincia così una pazza convivenza tra il pavidissimo vampiro (che diventa cenere per un nonnulla) e il cacciatore che ha un solo punto debole (un ortaggio verde, a coste).

E se non bastasse questa coppia demenziale, ci si mette tutto un sistema di personaggi, uno più caricaturale dell’altro, a cominciare dall’editore di Ronaldo, che ha modi estremi per mettere a lavoro il poveraccio, e dietro quell’aria angelica nasconde una volontà ferrea (come la sua ascia) e una tenuta rigidamente professionale (come la sua vergine di Norimberga).
Segue il vampiro, la cui dolcissima mamma vampira si è pazzamente innamorata di Ronaldo, diventandone una fan sfegatata, e non glielo può perdonare, ma, ahimè, la vendetta lo rende pasticcione e tutto gli si ritorce contro.
La polizia ha tizi stravaganti, tra cui il capo coi baffi finti, lo scienziato pazzo molto sbadato che lascia vampiri assai pericolosi in giro e la giovane vice capitano dal grande senso del pudore che prima si lascia irretire dallo spirito gentile (che solo lei vede) in Draluc, per poi ricredersi.
E se non bastassero le forze dell’ordine, ci pensa la masnada dei cacciatori di vampiri, tra femmine determinate in cosplay vari (pare che così guadagnino di più) e maschietti che sono macchiette: c’è quello cupo che cerca di emergere sempre, ma senza successo, quell’altro con la fissa di calze, bustini e fruste, e, ancora, uno dall’animo gentile che fa sempre la figura del fesso.

D’altra parte la famiglia di Draluc è un delirio: dal nonno con i suoi giochi molto, ma molto pericolosi (pure per i parenti vampiri), il padre che ha sempre pensieri lussuriosi, la zia che pare molto e sentitamente incuriosita dalla pole dance di Ronaldo. Si salvano, da questa follia collettiva, solo John e la sua famiglia di armadilli.
John è uno di quei personaggi che ha una parte da mascotte nella serie, ma che viene caratterizzato così bene, da smuovere gli animi più feroci dei terribili vampiri. Inoltre, anche non parlando (che tenero il suo “nu”!), trasmette emozioni e sentimenti che lo rendono un ottimo protagonista per alcune vicende molto rischiose. La storia del suo incontro con Draluc non potrà non essere semplicemente ‘pucciosa’.
Avrà un suo fan club e, posseduto dal vampiro giusto, luccicherà come un angelo, quando non si diletterà a fare il DJ.

I vampiri sono tizi assai particolari. Parliamo ora dei vampiri cattivi: abbiamo il vampiro nudo, a parte un pudico cespuglio di gerani, che controlla le piante e ad un certo punto vende gerani demoniaci; il vampiro creatura strana, che avrebbe un aspetto piacevolissimo, se i pensieri lussuriosi che fa di continuo non gli facessero spuntare orecchie, proboscidi e zampe; c’è il gatto vampiro, che vuole sottomettere il mondo degli umani, ma incontrerà chi è peggiore di lui; la coppia improbabile di vampiri con una storia tipo plot twist di stalking e amore; il vampiro che crea un’area nella quale si può parlare solamente sconcio e senza censure dei propri desideri più reconditi; il vampiro a cui piace giocare a Yakuken, mettendo come pegno da perdere gli abiti; c’è il vampiro micro bikini, che rende zombie le persone (femmine e maschi), vestendole con ridicoli micro bikini; ultimo che cito, per confermare la natura dotata di siparietti hot della serie, è il vampiro bacio passionale, la cui maggior minaccia sono, appunto, i baci passionali.
Vampiri più seri sono la donna ragno e il serial killer che col suo sangue crea delle lame, forse uno tra i più sani di mente in questa ricca presentazione di tizi strampalati e assai ammiccanti.
Abbiamo poi, sul podio, la frutta vampiro, perché mica marcisce! Vedere l’appartamento invaso da simili vampiri mi ha fatta sganasciare dalle risate.
La natura dell’anime è goliardica, irriverente, a volte troppo ammiccante e con riferimenti non così blandi. C’è qualche episodio fastidiosamente scostumato, ma il resto si guarda tra una risata e l’altra.

Tra una scenetta e l’altra si sviluppa un esilissimo filo di trama. Non ci sono evoluzioni nei personaggi, se non nella coppia principale e nella loro relazione con John, ma questa non è una pecca. Potremmo dire che il finale è adeguato: una festa allegrissima tra i vari personaggi che durante la serie non facevano altro che accapigliarsi.

L’opening è allegra e movimentata, l’ending è più lenta, cantata a due voci, e racconta il viaggio di John. Entrambe sono orecchiabili.

La grafica è tipica dei cartoon americani, con linee forti, colori decisi che appiattiscono lo sfondo. I personaggi non sono belli, ma ricevono lo stesso trattamento: linee ben definite, colori carichi anche sulle ombre li fanno apparire come soggetti di un fumetto. Non è però una pecca: la stessa anima allegramente sguaiata, leggera e irriverente dell’anime, unita a sketch comici e scenette della durata non superiore ai dieci minuti, fa da contorno a vicende improbabili, pazze e caricaturali, tali che simili personaggi proposti con simile grafica calzano a pennello.

Lo scopo dell’anime, per me raggiunto, è di farsi una bella risata, superando le comuni narrazioni sui vampiri e sui loro cacciatori, per creare un universo parallelo di follia allo stato puro in cui si ride nel modo più basso, tra verdura zombie e scenette pazzamente piccanti, senza scordare momenti teneri e ludici in modo esagerato. È un mondo di gente sgangherata in una situazione assurda, ma si ride e va bene così. Non vedo l’ora di vedere la seconda serie.