Recensione
Io sono Shingo
9.0/10
Recensione di Classe Otaku
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“Io sono Shingo” è un manga di fantascienza del Maestro: Kazuo Umezu, meglio conosciuto per le sue opere horror.
Questa, infatti, non è una delle sue tipiche storie ma piuttosto un'esplorazione filosofica dei concetti di Dio, coscienza e metafisica.
Inizialmente è un semplice braccio meccanico con una foto di M. Monroe appiccicata sopra dagli operai che devono imparare a usarlo in quanto "nuova tecnologia automatizzata" ma diventa, in seguito, la nascita e la morte di un intelletto robotico frutto dell’amore, ingegno e fantasia di due bambini: Satoru e la piccola coetanea incontrata in una gita scolastica nella fabbrica dove lavora suo padre, la bella Marin; essi si interfacciano con un "robot" dotato d'intelligenza artificiale, il quale diviene senziente grazie ai loro sforzi e continui riprogrammazioni e comandi digitati di nascosto.
A seguito di questo avvenimento la macchina, in cui sboccia la vita e la cui mente è in costante sviluppo grazie agli sforzi e ai sentimenti immessi dai due, inizia il suo viaggio alla ricerca dei propri "genitori".
Attraverso la Terra fino allo spazio, il lettore sente il peso di richieste, interpretazioni e personaggi che trasmettono angoscia, pathos e paure recondite lasciandoci costantemente senza fiato.
Tra i pregi del manga, come intuibile, c'è la trama che risulta avvincente e tiene il lettore incollato alle pagine.
Gli aspetti artistici sono molto interessanti e originali.
Il disegno di Umezu mescola lo stile da kodomo manga che ha tratti delicati ed espressioni emotive dei bambini tipiche, con quello horror, con le sue scene violente e grottesche, creando un contrasto efficace e angosciante.Il suo tratto è caratterizzato da una grande cura per i dettagli, soprattutto nelle ambientazioni urbane e industriali che trasmettono un senso di desolazione e claustrofobia.Le sue tavole sono ricche di dinamismo e movimento, grazie all’uso di linee curve, diagonali e prospettive deformate.
Il manga è anche ricco di simboli e metafore visive, come il serpente che rappresenta il robot Shingo, la bambola che simboleggia la bambina Marin o il fiore che esprime la purezza dell’amore tra i due protagonisti.
La dimensione filosofica si concentra sulla natura e la differenza tra le persone: la storia mette in discussione il concetto di identità e suggerisce che può essere influenzata dalle esperienze e dall'ambiente ma, alla fine, è un aspetto intrinseco dell'esistenza.
Inoltre sottintende che, nonostante le differenze sociali e culturali, siamo TUTTI uguali.
"Io sono Shingo" solleva molte domande sulla vita, l'amore, l'identità e l'esistenza, senza dare facili risposte o soluzioni.
È un capolavoro di fantasia e creatività che lascerà un ricordo indelebile in chiunque lo legga fino alla fine.
Giudizio finale:
Meravigliosamente inquietante! đ¤
Questa, infatti, non è una delle sue tipiche storie ma piuttosto un'esplorazione filosofica dei concetti di Dio, coscienza e metafisica.
Inizialmente è un semplice braccio meccanico con una foto di M. Monroe appiccicata sopra dagli operai che devono imparare a usarlo in quanto "nuova tecnologia automatizzata" ma diventa, in seguito, la nascita e la morte di un intelletto robotico frutto dell’amore, ingegno e fantasia di due bambini: Satoru e la piccola coetanea incontrata in una gita scolastica nella fabbrica dove lavora suo padre, la bella Marin; essi si interfacciano con un "robot" dotato d'intelligenza artificiale, il quale diviene senziente grazie ai loro sforzi e continui riprogrammazioni e comandi digitati di nascosto.
A seguito di questo avvenimento la macchina, in cui sboccia la vita e la cui mente è in costante sviluppo grazie agli sforzi e ai sentimenti immessi dai due, inizia il suo viaggio alla ricerca dei propri "genitori".
Attraverso la Terra fino allo spazio, il lettore sente il peso di richieste, interpretazioni e personaggi che trasmettono angoscia, pathos e paure recondite lasciandoci costantemente senza fiato.
Tra i pregi del manga, come intuibile, c'è la trama che risulta avvincente e tiene il lettore incollato alle pagine.
Gli aspetti artistici sono molto interessanti e originali.
Il disegno di Umezu mescola lo stile da kodomo manga che ha tratti delicati ed espressioni emotive dei bambini tipiche, con quello horror, con le sue scene violente e grottesche, creando un contrasto efficace e angosciante.Il suo tratto è caratterizzato da una grande cura per i dettagli, soprattutto nelle ambientazioni urbane e industriali che trasmettono un senso di desolazione e claustrofobia.Le sue tavole sono ricche di dinamismo e movimento, grazie all’uso di linee curve, diagonali e prospettive deformate.
Il manga è anche ricco di simboli e metafore visive, come il serpente che rappresenta il robot Shingo, la bambola che simboleggia la bambina Marin o il fiore che esprime la purezza dell’amore tra i due protagonisti.
La dimensione filosofica si concentra sulla natura e la differenza tra le persone: la storia mette in discussione il concetto di identità e suggerisce che può essere influenzata dalle esperienze e dall'ambiente ma, alla fine, è un aspetto intrinseco dell'esistenza.
Inoltre sottintende che, nonostante le differenze sociali e culturali, siamo TUTTI uguali.
"Io sono Shingo" solleva molte domande sulla vita, l'amore, l'identità e l'esistenza, senza dare facili risposte o soluzioni.
È un capolavoro di fantasia e creatività che lascerà un ricordo indelebile in chiunque lo legga fino alla fine.
Giudizio finale:
Meravigliosamente inquietante! đ¤