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8.0/10
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In realtà, "Platinum End" va letta come prosecuzione più cosmica e filosofico-esistenzialista dell'acclamatissimo "Death Note", sulla stessa lunghezza d'onda. Il tandem fortunatissimo Ohba-Obata continua la sua cinica, disillusa decostruzione/demolizione del concetto di Dio e Provvidenza divina, toccando apici di disincanto ben più tragico rispetto a "Death Note".
La scelta dei candidati al ruolo di Dio, per la maggior parte lampantemente meschini e indegni, ben palesa l'inganno e la macchinazione condotta dagli angeli. L'acme dell'irreligiosità però si tocca nell'ultima puntata, dove difficilmente si potrà resistere allo sconforto alla vista delle anime inerti dei defunti che vengono gettate al macero in una specie di lava dissolvente. Vogliamo parlare dell'ultima, strepitosa immagine, in cui un drappello di dei depressi, malinconici, si arrovellano nel tentativo vano di infliggersi la morte, in barba all'onniscienza e all'atarassia tradizionalmente attribuite agli esseri supremi?
Non occorre altro per affermare che i due grandi mangaka hanno firmato la moderna e aggiornata bibbia di introduzione all'ateismo più pop e tranchant di sempre.