Recensione
Patlabor 2: The Movie
7.0/10
Avevo grandi aspettative su quest’opera, vista la meritata fama del suo regista e i diversi giudizi ampiamente positivi che ho trovato in giro. Purtroppo queste aspettative non sono state soddisfatte appieno.
Il secondo film di PL ha in comune con il primo alcune cose a partire dalla stessa struttura narrativa di base: un prologo che in seguito si chiarirà a cosa serviva, poi una lunga fase in cui si sviluppa la trama alternando le azioni del cattivo e le indagini su di esso, anche se PL 2 aggiunge le complesse reazioni politico-militari alle suddette azioni. Infine c'è un finale full action.
La parte migliore, in entrambe le opere, è il modo in cui il regista Oshii gestisce la narrazione perché, evitando frettolosità e lungaggini, sa dare ad ogni cosa il giusto spazio e creare una sana curiosità che mantiene sempre desta l'attenzione. Il regista sa pure evitare il rischio della retorica quando ci sono dei discorsi. È certamente un pregio che non tutti hanno il saper intrattenere usando un ritmo ponderato e relegando l'azione propriamente detta in un angolo.
Inoltre nel film non mancano tematiche profonde e affascinanti: l'impasto in apparenza inscindibile di Bene e Male che si trova nella realtà di tutti i giorni, la sazietà sociale che genera pigrizia e incapacità di comprendere l'importanza di cose date per scontate e i sacrifici fatti per ottenerle, il cinismo delle alte sfere preoccupate solo di farsi la guerra tra loro.
Con tutto questo materiale interessante, dove sta allora il problema? Be’, almeno per me, sta in due elementi: il primo è la trattazione troppo superficiale di quegli aspetti che dovrebbero generare suspense. Come detto, la storia intrattiene in quanto crea curiosità sui propri sviluppi ma non genera alcuna tensione quando mostra gli attentati organizzati dall'antagonista Yukihito Tsuge, non c'è preoccupazione nel vedere i carri armati che occupano la città oppure l'esercito e la polizia che si accusano a vicenda, non si prova alcun brivido davanti ai nostri che tentano di fermare l'azione finale di Tsuge. Quindi l'operazione di Oshii non può dirsi molto riuscita se azioni che dovrebbero appassionarci ci dicono, invece, poco o nulla.
L'altro elemento poco riuscito è similare ossia la trattazione superficiale dei protagonisti: non sono certo privi di pensieri ed emozioni, però la narrazione non è riuscita a farmi provare alcuna empatia per loro quindi non ho fatto il tifo per i protagonisti durante la battaglia finale (che, pur realizzata come si deve, considero meno avvincente di quella del primo film), non ho provato solidarietà per Tsuge, che pure sulla carta sarebbe stato un personaggio interessante: non è il solito cattivo mezzo pazzo ma un idealista tradito dai propri superiori che vuole fargli capire la gravità delle loro azioni. Purtroppo il personaggio appare troppo poco e mentre nel film precedente il poco spazio dato all'antagonista era almeno compensato dal mistero sui suoi motivi e sulla sua personalità, qui invece le motivazioni di Tsuge mi hanno fatto dire solo un 'ah, ok'. Stessa cosa per il rapporto tra lui e Nagumo: nessun dispiacere per la loro relazione finita in quel modo, è un legame che viene fatto intendere in maniera troppo lieve.
Nulla da ridire invece sul piano delle animazioni, molto dettagliate e scorrevoli, accompagnate da alcune inquadrature dallo stile cinematografico e di grande impatto.
Per concludere Patlabor 2 è 'solo' un buon film, che aveva il potenziale per essere una grande opera ma per me non è riuscito ad esprimerlo appieno.
Il secondo film di PL ha in comune con il primo alcune cose a partire dalla stessa struttura narrativa di base: un prologo che in seguito si chiarirà a cosa serviva, poi una lunga fase in cui si sviluppa la trama alternando le azioni del cattivo e le indagini su di esso, anche se PL 2 aggiunge le complesse reazioni politico-militari alle suddette azioni. Infine c'è un finale full action.
La parte migliore, in entrambe le opere, è il modo in cui il regista Oshii gestisce la narrazione perché, evitando frettolosità e lungaggini, sa dare ad ogni cosa il giusto spazio e creare una sana curiosità che mantiene sempre desta l'attenzione. Il regista sa pure evitare il rischio della retorica quando ci sono dei discorsi. È certamente un pregio che non tutti hanno il saper intrattenere usando un ritmo ponderato e relegando l'azione propriamente detta in un angolo.
Inoltre nel film non mancano tematiche profonde e affascinanti: l'impasto in apparenza inscindibile di Bene e Male che si trova nella realtà di tutti i giorni, la sazietà sociale che genera pigrizia e incapacità di comprendere l'importanza di cose date per scontate e i sacrifici fatti per ottenerle, il cinismo delle alte sfere preoccupate solo di farsi la guerra tra loro.
Con tutto questo materiale interessante, dove sta allora il problema? Be’, almeno per me, sta in due elementi: il primo è la trattazione troppo superficiale di quegli aspetti che dovrebbero generare suspense. Come detto, la storia intrattiene in quanto crea curiosità sui propri sviluppi ma non genera alcuna tensione quando mostra gli attentati organizzati dall'antagonista Yukihito Tsuge, non c'è preoccupazione nel vedere i carri armati che occupano la città oppure l'esercito e la polizia che si accusano a vicenda, non si prova alcun brivido davanti ai nostri che tentano di fermare l'azione finale di Tsuge. Quindi l'operazione di Oshii non può dirsi molto riuscita se azioni che dovrebbero appassionarci ci dicono, invece, poco o nulla.
L'altro elemento poco riuscito è similare ossia la trattazione superficiale dei protagonisti: non sono certo privi di pensieri ed emozioni, però la narrazione non è riuscita a farmi provare alcuna empatia per loro quindi non ho fatto il tifo per i protagonisti durante la battaglia finale (che, pur realizzata come si deve, considero meno avvincente di quella del primo film), non ho provato solidarietà per Tsuge, che pure sulla carta sarebbe stato un personaggio interessante: non è il solito cattivo mezzo pazzo ma un idealista tradito dai propri superiori che vuole fargli capire la gravità delle loro azioni. Purtroppo il personaggio appare troppo poco e mentre nel film precedente il poco spazio dato all'antagonista era almeno compensato dal mistero sui suoi motivi e sulla sua personalità, qui invece le motivazioni di Tsuge mi hanno fatto dire solo un 'ah, ok'. Stessa cosa per il rapporto tra lui e Nagumo: nessun dispiacere per la loro relazione finita in quel modo, è un legame che viene fatto intendere in maniera troppo lieve.
Nulla da ridire invece sul piano delle animazioni, molto dettagliate e scorrevoli, accompagnate da alcune inquadrature dallo stile cinematografico e di grande impatto.
Per concludere Patlabor 2 è 'solo' un buon film, che aveva il potenziale per essere una grande opera ma per me non è riuscito ad esprimerlo appieno.