Recensione
Blue Box
6.0/10
Recensione di Johnny Ryuko
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C'è un grosso elefante nella stanza quando penso a Blue Box. Ci ho messo un po' a individuarlo, circa 7/8 episodi, sebbene la visione dei primi fosse già permeata da una sensazione di insoddisfazione. Avevo intuito che ci fosse qualcosa che, per i miei gusti e, quasi certamente, perché non sono "in target", non funzionava.
Lo spessore dei personaggi.
Recensione FULL SPOILER, siete avvertiti.
Taiki e Chinatsu sono troppo piatti. Sono personalità lineari, senza guizzi, senza incrinature, troppo puri e quadrati. Adolescenti, certo, con le loro "fragilità". Appassionati di sport, bellissimo, ma null'altro. La loro esistenza si riduce a quello e al rapporto tra di loro che "evolve" (volutamente tra virgolette, classico progresso di una lentezza esasperante e con step di una prevedibilità disarmante), come qualsiasi commedia romantica impone. Senza mai deviare dai binari della banalità. Perfetti l'uno per l'altra per la noia che esprimono.
Che si piacciano a vicenda è un dato certificato nel breve periodo. Non sono personaggi "reali" ai miei occhi. Solo figuranti di una storia banale che sappiamo tutti come andrà a finire. Soprattutto le motivazioni di Taiki sono puerili a dir poco, vuote e impersonali all'inverosimile. Si vuole migliorare per andare ai campionati nazionali per essere all'altezza di Chinatsu. Come se altrimenti fosse un'ameba inutile. È proprio un ragionamento sbagliato e anzi oserei dire anche dannoso da mostrare in un anime per adolescenti.
La sola Hina in una certa misura riesce, brillando di luce propria, a distinguersi dal monocromo della storia che sì, è sulla carta ispirante per chi certa quel tipo di messaggio, ma è qualcosa di già visto e letto in tutte le salse, reiterato senza note originali. L'amica (non proprio di infanzia, ma se c'è una "gatta morta" qui è Chinatsu.. spero si colga la citazione) che, guarda caso, quando lui inizia a mostrare serio interesse per un'altra ragazza, si accorge di essere a sua volta infatuata di Taiki. Hina è l'unica figura per la quale vale la pena vedere la serie, la sola - insieme ad Ayame, ma lei è secondaria - che fa qualche mossa per "scardinare" la storia. Che si comporta in maniera naturale, che si innervosisce e accusa il colpo, che perde la concentrazione perché la sua testa è impegnata a provare a elaborare le sue emozioni. Poi comprende cosa prova, raccoglie tutto il coraggio che può, agisce per prepararsi il terreno e mette le sue carte in tavola senza attendere. Applausi a metà, perché lascia la palla in mano a Taiki, attendendo che si decida a dare una risposta. E tutto si ferma qui. Nessuna ulteriore evoluzione, solo un rimuginare su una situazione di fatto senza provare a scuoterla da parte di tutti.
Un minimo scossone alla storia lo dà l'irruzione di Ayame, "disinibita" sorella della fidanzata del senpai di Taiki. Ma è un fuoco di paglia: prova a spingere il ragazzo tra le braccia di Hina ma, scontato, fallisce miseramente. Giusto un paio di episodi dove lui si fa qualche film mentale nel quale apre alla possibilità che la ginnasta possa essere quella giusta. Un'illusione temporanea perché è sempre stato un finto triangolo quello di Blue Box. Taiki non è mai stato davvero in dubbio tra le due ragazze.
Blue Box, oso questo parallelo, si pone come una moderna lettura di una storia alla Mitsuru Adachi, dove romance e sport si fondono. Ma cosa aggiunge a cento altri anime? Paga il pegno dei cliché: le incomprensioni infantili, la caduta l'uno addosso all'altro, il festival estivo, la confessione nel parco giochi, la gelosia e le solite dinamiche da triangolo amoroso.
In tutta onestà trovo davvero difficile capire come questo titolo sia stato tra i più attesi della stagione. A me ha decisamente annoiato per la sua pressoché intera durata. Se prendiamo la componente spokon, Blue Box mangia la polvere di una marea di titoli. Non c'è intensità nella competizione, non c'è un focus "tecnico" né tantomeno si respira pathos e tensione. La stessa tiritera sul migliorarsi non è un voler diventare più bravo per se stesso, da parte di Taiki, ma un rifiuto della sconfitta. Non c'è divertimento nel gioco, non c'è la risata né il senso del gruppo. Anche registicamente è tutto statico. Un qualsiasi anime che tratta sport deve far coinvolgere lo spettatore, la partita me la devi far vedere. Emblematica la seconda sfida tra Taiki e Yusa: stacchi continui sugli spettatori, chiacchiericcio insulso dentro la testa del protagonista. Dal match non si capisce praticamente niente, se non il punteggio finale. L'unica cosa "originale" è che si parli di badminton, che forse non si era mai visto in un anime. Per il resto è un susseguirsi di retorica ridondante riguardante l'impegnarsi (e nella prima metà dell'anime a ogni episodio almeno una volta il concetto deve venire ripetuto).
Se ci soffermiamo sulla parte della commedia romantica, di "triangoli" scritti decisamente meglio, magari anche quelli pieni di cliché, ma con personaggi "vivi" e verosimili, ce ne sono a bizzeffe. Qui due su tre fanno annoiare solo a vederli. E Hina per larghi tratti è un contorno. È tutto così già visto e standard che non ci si crede. La stessa Chinatsu è scritta con una semplicità disarmante, tanto che non sembra avere personalità, se non la passione per il basket. Le persone vere non si riducono a un unico elemento che le caratterizza.
Gran parte di questa recensione l'ho scritta durante la visione e in particolare fino all'episodio 14, dove arriva la confessione di Hina. Ripromettendomi di modificarla qualora l'anime avesse cambiato registro. Bisogna essere onesti quando si dà un'opinione. E invece la storia prosegue trascinandosi episodio dopo episodio, con minimi - per non dire nulli - progressi. Fino a quanto la suddetta Ayame, con un piccolo stratagemma, fa restare da soli Taiki e Hina, sperando che si mettano insieme. Ma il ragazzo, coerente con se stesso, finalmente trova il coraggio - seppur con una certa freddezza e senza apparentemente scomporsi - di rifiutare l'amica. Hina che si rivela ancora una volta l'unico dei tre personaggi principali apparentemente con del sangue che le scorre nel sistema circolatorio, al contrario dei due cyborg ottusi fatti obiettivamente l'uno per l'altra. Il confronto è impietoso se, dimenticandoci di Hina, pensiamo che, con poche battute, capiamo chi sono Kyo, l'amico di Taiki, e Ayame, individui ben più sfaccettati e consapevoli di se stessi e di cosa sta loro intorno.
Non ho letto il manga e onestamente non so se lo farò. Se la storia è questa, non fa per me. L'unico motivo per il quale consiglierei Blue Box è che qualcuno che non ha mai visto anime mi chieda una lista di titoli dai quali partite. È un buon entry level per poi alzare il tiro. Lineare, facile da seguire, buono per dare un'idea di cosa siano le storie di questo genere. Ma, a visione ultimata, nel mio bagaglio ha lasciato davvero il tempo che ha trovato. Senza infamia e senza lode, si merita una sufficienza politica. Forse la storia conoscerà una svolta nella seconda, già annunciata, stagione. Ma francamente non mi interessa sapere come proseguirà.
Lo spessore dei personaggi.
Recensione FULL SPOILER, siete avvertiti.
Taiki e Chinatsu sono troppo piatti. Sono personalità lineari, senza guizzi, senza incrinature, troppo puri e quadrati. Adolescenti, certo, con le loro "fragilità". Appassionati di sport, bellissimo, ma null'altro. La loro esistenza si riduce a quello e al rapporto tra di loro che "evolve" (volutamente tra virgolette, classico progresso di una lentezza esasperante e con step di una prevedibilità disarmante), come qualsiasi commedia romantica impone. Senza mai deviare dai binari della banalità. Perfetti l'uno per l'altra per la noia che esprimono.
Che si piacciano a vicenda è un dato certificato nel breve periodo. Non sono personaggi "reali" ai miei occhi. Solo figuranti di una storia banale che sappiamo tutti come andrà a finire. Soprattutto le motivazioni di Taiki sono puerili a dir poco, vuote e impersonali all'inverosimile. Si vuole migliorare per andare ai campionati nazionali per essere all'altezza di Chinatsu. Come se altrimenti fosse un'ameba inutile. È proprio un ragionamento sbagliato e anzi oserei dire anche dannoso da mostrare in un anime per adolescenti.
La sola Hina in una certa misura riesce, brillando di luce propria, a distinguersi dal monocromo della storia che sì, è sulla carta ispirante per chi certa quel tipo di messaggio, ma è qualcosa di già visto e letto in tutte le salse, reiterato senza note originali. L'amica (non proprio di infanzia, ma se c'è una "gatta morta" qui è Chinatsu.. spero si colga la citazione) che, guarda caso, quando lui inizia a mostrare serio interesse per un'altra ragazza, si accorge di essere a sua volta infatuata di Taiki. Hina è l'unica figura per la quale vale la pena vedere la serie, la sola - insieme ad Ayame, ma lei è secondaria - che fa qualche mossa per "scardinare" la storia. Che si comporta in maniera naturale, che si innervosisce e accusa il colpo, che perde la concentrazione perché la sua testa è impegnata a provare a elaborare le sue emozioni. Poi comprende cosa prova, raccoglie tutto il coraggio che può, agisce per prepararsi il terreno e mette le sue carte in tavola senza attendere. Applausi a metà, perché lascia la palla in mano a Taiki, attendendo che si decida a dare una risposta. E tutto si ferma qui. Nessuna ulteriore evoluzione, solo un rimuginare su una situazione di fatto senza provare a scuoterla da parte di tutti.
Un minimo scossone alla storia lo dà l'irruzione di Ayame, "disinibita" sorella della fidanzata del senpai di Taiki. Ma è un fuoco di paglia: prova a spingere il ragazzo tra le braccia di Hina ma, scontato, fallisce miseramente. Giusto un paio di episodi dove lui si fa qualche film mentale nel quale apre alla possibilità che la ginnasta possa essere quella giusta. Un'illusione temporanea perché è sempre stato un finto triangolo quello di Blue Box. Taiki non è mai stato davvero in dubbio tra le due ragazze.
Blue Box, oso questo parallelo, si pone come una moderna lettura di una storia alla Mitsuru Adachi, dove romance e sport si fondono. Ma cosa aggiunge a cento altri anime? Paga il pegno dei cliché: le incomprensioni infantili, la caduta l'uno addosso all'altro, il festival estivo, la confessione nel parco giochi, la gelosia e le solite dinamiche da triangolo amoroso.
In tutta onestà trovo davvero difficile capire come questo titolo sia stato tra i più attesi della stagione. A me ha decisamente annoiato per la sua pressoché intera durata. Se prendiamo la componente spokon, Blue Box mangia la polvere di una marea di titoli. Non c'è intensità nella competizione, non c'è un focus "tecnico" né tantomeno si respira pathos e tensione. La stessa tiritera sul migliorarsi non è un voler diventare più bravo per se stesso, da parte di Taiki, ma un rifiuto della sconfitta. Non c'è divertimento nel gioco, non c'è la risata né il senso del gruppo. Anche registicamente è tutto statico. Un qualsiasi anime che tratta sport deve far coinvolgere lo spettatore, la partita me la devi far vedere. Emblematica la seconda sfida tra Taiki e Yusa: stacchi continui sugli spettatori, chiacchiericcio insulso dentro la testa del protagonista. Dal match non si capisce praticamente niente, se non il punteggio finale. L'unica cosa "originale" è che si parli di badminton, che forse non si era mai visto in un anime. Per il resto è un susseguirsi di retorica ridondante riguardante l'impegnarsi (e nella prima metà dell'anime a ogni episodio almeno una volta il concetto deve venire ripetuto).
Se ci soffermiamo sulla parte della commedia romantica, di "triangoli" scritti decisamente meglio, magari anche quelli pieni di cliché, ma con personaggi "vivi" e verosimili, ce ne sono a bizzeffe. Qui due su tre fanno annoiare solo a vederli. E Hina per larghi tratti è un contorno. È tutto così già visto e standard che non ci si crede. La stessa Chinatsu è scritta con una semplicità disarmante, tanto che non sembra avere personalità, se non la passione per il basket. Le persone vere non si riducono a un unico elemento che le caratterizza.
Gran parte di questa recensione l'ho scritta durante la visione e in particolare fino all'episodio 14, dove arriva la confessione di Hina. Ripromettendomi di modificarla qualora l'anime avesse cambiato registro. Bisogna essere onesti quando si dà un'opinione. E invece la storia prosegue trascinandosi episodio dopo episodio, con minimi - per non dire nulli - progressi. Fino a quanto la suddetta Ayame, con un piccolo stratagemma, fa restare da soli Taiki e Hina, sperando che si mettano insieme. Ma il ragazzo, coerente con se stesso, finalmente trova il coraggio - seppur con una certa freddezza e senza apparentemente scomporsi - di rifiutare l'amica. Hina che si rivela ancora una volta l'unico dei tre personaggi principali apparentemente con del sangue che le scorre nel sistema circolatorio, al contrario dei due cyborg ottusi fatti obiettivamente l'uno per l'altra. Il confronto è impietoso se, dimenticandoci di Hina, pensiamo che, con poche battute, capiamo chi sono Kyo, l'amico di Taiki, e Ayame, individui ben più sfaccettati e consapevoli di se stessi e di cosa sta loro intorno.
Non ho letto il manga e onestamente non so se lo farò. Se la storia è questa, non fa per me. L'unico motivo per il quale consiglierei Blue Box è che qualcuno che non ha mai visto anime mi chieda una lista di titoli dai quali partite. È un buon entry level per poi alzare il tiro. Lineare, facile da seguire, buono per dare un'idea di cosa siano le storie di questo genere. Ma, a visione ultimata, nel mio bagaglio ha lasciato davvero il tempo che ha trovato. Senza infamia e senza lode, si merita una sufficienza politica. Forse la storia conoscerà una svolta nella seconda, già annunciata, stagione. Ma francamente non mi interessa sapere come proseguirà.
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