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Arashi84

Episodi visti: 3/3 --- Voto 7
"Suika" è una serie OAV ispirata a una visual novel per adulti che si compone di tre episodi:
- "Sayaka" racconta la storia di Souji Kamishiro, un giovane aspirante pittore che intraprende una relazione con Sayaka Shirakawa, sua senpai nonché figlia del famoso pittore Ritsu Shirakawa, noto soprattutto per i suoi dipinti che hanno come tema principale la morte.
- "Itsuki" è la storia di due sorelle, Itsuki e Sayo, innamorate sin da piccole del loro amico Akira, trasferitosi in un'altra città e tornato al paese natale dopo sei anni.
- "Una ragazza senza nome" è incentrato su Ojo, una ragazzina molto particolare alla ricerca di qualcosa che ha perso. Ad aiutarla ci sarà Hiroshi, un ragazzo che si prende cura della sorellina malata.
Le tre storie si svolgono nello stesso paese di campagna, durante una calda estate. Il filo conduttore che lega le vicende è la morte, difatti in ognuna di queste storie troviamo uno o più parenti deceduti e un'aria di tristezza che aleggia attorno a tutti i protagonisti. Nonostante le vicende e le psicologie dei personaggi non siano trattate con grande profondità e impegno, le storie sono carine e si lasciano guardare, dopotutto nessuno si aspetta che un anime hentai tratti le tematiche della morte e dell'amore con chissà quale accortezza, quindi il risultato ottenuto da "Suika" è più che apprezzabile.
Diciamo che l'episodio che ho gradito meno è stato l'ultimo, quello con protagonista la loli ingenuamente provocante, ma d'altronde dopo la brava ragazza e la sacerdotessa, utilizzare il cliché della lolita era come minimo d'obbligo.

Non sono un'esperta di anime hentai, iniziai a guardarli con la convinzione che anche un genere così particolare potesse riservare qualche piccola sorpresa apprezzabile persino da una ragazza cresciuta a pane e shoujo. Dopo diversi fallimentari tentativi (scuole nelle cui infermerie succede di tutto, sorelline pronte a fare qualunque cosa, sacerdotesse vittime di maledizioni ecc) sono arrivata a "Suika", un anime che mi ha piacevolmente sorpreso per più di un motivo. Innanzitutto ho apprezzato la caratterizzazione dei personaggi maschili; i tre protagonisti infatti, nonostante siano ragazzi normalissimi sia dentro sia fuori, non subiscono lo strano mutamento che avviene di solito nei personaggi maschili degli anime hentai. Mi spiego meglio: la mia piccola esperienza in questo campo mi ha fatto notare che tali personaggi sono solitamente degli sfigati che però, al momento dell'atto sessuale, diventano belve affamate ed esperti amatori. In "Suika" tutto questo non succede e i tre ragazzi, nella suddetta situazione, mantengono la loro indole dolce e pacifica, sono addirittura gentili e attenti ai bisogni della compagna.
Anche la caratterizzazione delle ragazze non è male, nonostante un atteggiamento remissivo, non assumono la parte della "donna-oggetto" tanto cara a certi hentai, né tantomeno si trasformano in ninfomani dominatrici.
Altro punto a favore riguarda le scene di sesso, in tutti e tre i casi dolci e romantiche, prive di posizioni da contorsionisti e di visuali da lezioni di anatomia spicciola.

Il chara è molto anonimo, il classico di tante visual novel, le ragazze seppur con un aspetto comune, sono molto graziose, mentre i ragazzi risultano abbastanza scialbi e privi di tratti distintivi. Ho però letto da qualche parte che negli hentai non si è soliti caratterizzare troppo i personaggi maschili per permettere al pubblico di riferimento (per l'appunto gli uomini) di immedesimarvisi, quindi non lo considero un difetto ma una peculiarità del genere.
Una cosa che mi urta è che i ragazzi abbiano una carnagione scura abbastanza sgradevole, a metà tra l'abbronzato e il cianotico; sarà per rendere al meglio il contrasto con la pelle bianca delle ragazze che tanto piace ai giapponesi?

Concludo dicendo che "Suika" è un anime discreto, oserei definirlo dolce e romantico. Sicuramente è privo di qualsivoglia virtuosismo tecnico, superficiale nel suo approccio alle tematiche che affronta, ma io che finora avevo visto solo roba disgustosa, o tanto grottesca da farmi ridere, ho apprezzato il tentativo. Si merita un sette per il solo fatto di non svilire minimamente la figura femminile.