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Elam

Episodi visti: 13/13 --- Voto 6
Questo è anime fantascientifico che si inserisce sia nel filone amato dai nipponici sull'evoluzione della razza umana (che fin da tempi di Gundam è presente sotto varie forme) sia nel filone Evangelion e non solo. Prende vari elementi già visti e prova un po' a reinventarli, non riuscendo nell'intento e perdendo un po' troppi colpi sulla trama.
Parto pertanto da questa (<b>attenti, spoiler</b>): la razza umana si è evoluta, per superare le guerre e le crisi del 21° secolo, un gruppo di saggi - ancora vivi - ha avviato un elaborato programma genetico al fine di sviluppare l'essere umano perfetto - mi ricorda Eva.
A due secoli di distanza, gli esseri umani vivono senza istinti, passioni, generati dalle macchine e considerati poco più di una stringa DNA. Una persona vale per il suo DNA e per cosa il suo DNA gli permette di fare, se muore, nessun problema, ha il suo duplicato. Nascono bambini dunque destinati a comandare, altri a pilotare, altri a programmare e così via per tutti i tipi di lavoro e, siccome dopo il 45° anno di età le cellule cerebrali iniziano a deteriorarsi, a 45 anni un essere umano termina il suo ciclo vitale e muore.
La proporzione tra maschi e femmine è 1/9 e a quanto pare l'amore non esiste più.
Interessante il cane bis dall'intelligenza umana, modificato geneticamente, che chatta con la sua padrona: visto qualcosa di simile in Real Drive.

Questa è una premessa, ma se vi fermate a leggere qui, sembra un anime completamente diverso! L'azione fin dal primo episodio si svolge nello spazio, a bordo di una nave spaziale (enterprize na na) che trasporta un gigantesco robot chiamato shaft. Il robot ricorda per certi versi la tecnologia di "Alien" e un motivo c'è, visto che la sua natura è "aliena" - qui iniziano le similitudini con evangelion et similia.
Un enorme anello è sopra la Terra, viene stimolato e questo spara e distrugge il Nord America. Inizia così la guerra contro i nuovi alieni.
Viaggiando per il cosmo si arriverà alle lune di Giove dove si scopre l'origine aliena (mica tanto) degli anelli e dello shaft e del solito terrestre che sa tutto e che ha usato il governo per i suoi interessi, una specie di padre di Hikari... Eva insegna e non solo. Durante il viaggio vengono lanciati vari sassi non chiusi e approfonditi nel finale e per questo sono rimasto un po' deluso, alcune tematiche dell'evoluzione e dell'amore iniziano a essere approfondite ma rimangono in sospeso.

Non mi è piaciuta assolutamente la programmatrice schiavista vestita come una bambina con la bambola parlante, assolutamente fuori luogo. Non mi è piaciuto nemmeno il rapporto tra il comandante Hiroto e la pilota Mika, sconclusionato, prima Mika rischia di venire ammazzata dalla security perché vuole uccidere il comandante (e per fortuna la genetica avrebbe dovuto calmare certe pulsioni), poi va al capezzale del suo letto, manco fosse innamorata perché deve essere lei ad ucciderlo.
Mi sono piaciuti i numerosi bug del software del robottone, beh da Gundam che finiva i proiettili ne sono passati di anni, qui finalmente vediamo i bug del software.
Mah, diciamo che nonostante le numerose similitudini con altri anime - cosa abbastanza diffusa in tutti i generi, oramai anche i Jappo come i comics americani sembrano arrivati alla frutta - gli autori hanno abbozzato un disegno su tela senza concluderlo bene.


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badfisher

Episodi visti: 13/13 --- Voto 4
"Vade retro, Geneshaft!" Questo è un titolo certamente più appropriato per quest'anime fantascientifico composto da 13 inutili episodi. Purtroppo quando inizio a vedere una serie per forza di cose non riesco a interromperla così di punto in bianco. Devo arrivare fino in fondo perché comunque non si sa mai, qualcosa di positivo potrebbe sempre accadere. Non è però questo il caso di Geneshaft, un’opera incomprensibile, nel senso che proprio non riesco a capire perché sia stata realizzata. Esistono certamente alcuni elementi per me originali, come per esempio il software bacato a bordo del mecha o la bambina-genio-del-computer affetta da una strana forma di doppia personalità, ma avrebbero certamente trovato una loro più giusta collocazione in una serie meno seriosa di questa. Per il resto l'anime è un enorme polpettone costituito da una trama lineare e monotona, completamente priva di colpi di scena, da personaggi stereotipati, senza sfumature caratteriali significative, e da una computer grafica confusa. Si salvano i disegni e le musiche, comunque validi, ma che non possono (e non devono) giustificare un anime. La cosa veramente originale di Geneshaft è la completa assenza di qualsiasi elemento della cultura giapponese, tanto che la serie sembra più una produzione occidentale.


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Limbes

Episodi visti: 13/13 --- Voto 3
Non mi andrebbe nemmeno di parlarne di questa serie; come insegna Poe potrebbe venire qualcuno a tirarmi le orecchie perché mi concentrerei solo sulla demolizione del prodotto senza guardare a qualche suo aspetto positivo. Però magari se non te lo dicessi io potrebbe capitare che passando di qua Geneshaft possa sembrarti un anime classificabile all’interno di una gamma che va fra il carino e lo straordinario; mi tocca assumere la funzione del cartello “Attento! È un pacco!”.
Quindi, per evitare allo spettatore un bidone, e a me che Edgar o chi per lui si scomodi a sgridarmi, vado avanti e dico che le musiche sono salvabili, tirate però per i capelli e solo se si è un amante del metal, e che le ragazze formose abbondano. Va bene che paiono fatte di silicone solidificato che non sussulterebbe nemmeno con una scossa del 9° grado, ma un sano ragazzo arrapato che si rispetti su certe pignolerie ci passa sopra. Detto questo, mi sa che con gli aspetti positivi ci fermiamo qui, visto che il tracollo di tutto il resto è insalvabile.

Perché l’operazione che è stata fatta dagli autori di Geneshaft (Miya Asakawa e Nao Tokimura) è nient’altro che un pastiche fatto di spunti raccattati un po’ qua e un po’ là incollando assieme l’eugenetica di "Gattaka", un po’ di teorie mistiche sugli alieni/entità supreme, vent’anni di serie robotiche e una quantità considerevole di elementi da polpettone sentimentale-fantascientifico, senza alcuna rielaborazione né un minimo accenno alla ricerca di una componente d’originalità in mezzo a tanto “cut up”. Anche in questo caso usare tale termine in relazione alla pochezza del prodotto è quasi una blasfemia.
Insomma, raccontare per l’ennesima volta la storia degli alieni sbucati dal nulla che attaccano la Terra, in difesa della quale muovono gli umani di un futuro in cui si è geneticamente progettati per rasentare la perfezione e catalogati in base alla qualità del proprio DNA, non ha di per sé granché senso. Usare un mecha scheletrico (dal design confuso e orripilante, tra l’altro) che fa le bizze per sconfiggere gli ufo non ha granché senso. E partire dalla stazione "Banalità" per seguire i binari "Prevedibilità" non ha proprio nessun senso, laddove il senso sarebbe non fare annoiare chi guarda, presumendo almeno che chi guarda abbia un minimo di retroterra sci-fi, sia esso animato, filmico o letterario.

Una linea di galleggiamento prossima alla mediocrità si sarebbe potuta tenere soltanto con un comparto tecnico (Satellite e Studio Gazelle) di spessore, il quale fin dal primo episodio si rivela invece scadente oltre ogni modo. Il disegno non è mai costante, anche nella sua scarsissima qualità, e le sue deformazioni sono evidenti non solo fra episodi diversi, ma persino all’interno di una stessa scena. Premettendo che il character design (Yasuhiro Oshima) non se la cava per niente bene già di suo, essendo pesante, goffo, stereotipato nelle proporzioni dei corpi di tutti i personaggi dei rispettivi sessi – eccezion fatta per una bambina – e raffazzonato nella figurazione, che è impacciata, legata, e la cui “abbondanza” di forme, mai naturali e sempre tendenti all’effetto pezzo di plastica, non va bene nemmeno come fanservice. Perché la solidità eccessiva delle sagome le fa apparire quasi delle statuine, ben lontane da quella morbidezza carnale che potrebbe suscitare l’appetito dell’otaku DOC, il quale è ormai abituato a ben altro livello di donne e corpi animati. Inoltre anche l’animazione è deprimente, sia per la sua povertà sia per l’imprecisione e la macchinosità con cui muove i personaggi, sui quali ci sarebbe da aprire un’ulteriore disamina tragicomica.

Perché anche le loro caratterizzazioni, come ogni altra componente della serie, rasentano il ridicolo. Il ricco cast è infatti il festival della macchietta e presenta tutti gli stereotipi di personaggio possibili e immaginabili, i quali pure in questa circostanza non sono sfruttati in una chiave re-interpretativa o anche solo modificati per dare una seppur minima variazione sul tema, ma vengono bellamente tirati in ballo come marionette di comodo, con tutta la superficialità e la piattezza del caso. Il discorso sulla loro evoluzione è il medesimo di quello fatto sullo sviluppo della trama, e invece sulla loro introspezione è addirittura meglio glissare, e non per il fatto che questa sia assente, ma dato che i loro moti si leggono con quattro battute d’anticipo, i pensieri e le motivazioni psicologiche di ogni protagonista risultano di un tedio mortale. Tutti i personaggi non sembrano altro che modellini programmati che si muovono per degli ambienti triti, scialbi e realizzati con lo stampino, seguendo un plot ottuso e nella schematicità del suo intreccio e nella convenzionalità della sua sostanza.

Concludendo – e mi pare che di tempo buttato a parlarne ne abbia speso fin troppo – la trattazione su una serie che meriterebbe soltanto l’oblio, quale potrebbe essere quindi il motivo per cui guardare Geneshaft? Non saprei. Per una scommessa persa. Per masochismo. Per sfamare le propria voglia di critica distruttiva. O magari per vedere di cosa possano essere capaci in negativo alcuni autori, per vedere con i propri occhi una cosa che altimetri si stenterebbe a credere possibile, e poi dire alla fine, anche se manca il niente che resta come scenario dopo l’Apocalisse, «Che schifo!…».


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ALUCARD80

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7
Un anime futuristico in cui mi sono imbattuto per caso qualche tempo fa, e devo dire che ne sono rimasto davvero affascinato, nonostante non sia un prodotto di altissima qualità.
Con una classica ambientazione futuristica e Geneshaft narra di un gruppo di persone alle prese con nemici alieni, e fin qui rientriamo nel classico stile sci-fi degli anime, ma Geneshaft nasconde molto di più. Riprendendo tematiche già riviste e prettamente di stampo cyberpunk, la vicenda svela man mano che la serie prosegue la realtà degli esseri umani in un futuro troppo freddo e meccanico: per far fronte alle minacce incombenti, a determinate persone selezionate per combattere, è stato modificato il DNA in modo da poter rimuovere sensazioni ed emozioni superflue o per giunta dannose, che rischierebbero di distrarre il soldato dal suo intento. In poche parole, una meccanizzazione dell'essere umano, più simile ad un androide dall'aspetto umanoide che altro. Ciò che mi ha colpito in positivo, prima di tutto, è la colonna sonora: bella tosta, rock, con spunti quasi metal, incalzante quando serve e con una opening niente male. Ciò che invece mi ha leggermente deluso è il poco spazio che l'anime ha avuto per evolvere la storia: secondo me 13 episodi sono troppo pochi per un discorso che se approfondito, avrebbe reso questo prodotto un vero e proprio capolavoro. La gente "modificata" geneticamente perde ogni impulso superfluo, compreso il desiderio del sesso o altre pulsioni naturali, e da questo spunto si potrebbe dipanare una serie di discussioni etiche al cui centro vi è l'uomo e la sua incessante, asfissiante smania di migliorarsi, il desiderio di eccellere e evolversi, l'eterno dilemma fra il libero arbitrio o destino inevitabile. Il poco tempo a disposizione non permette di approfondire i caratteri di tutti i personaggi che viaggiano sulla nave spaziale dove si svolge la vicenda, e questo è un male. Quando vidi le prime immagini di queste donne sode e toniche, mi sarei aspettato del fanservice dal punto di vista erotico, che poi sarebbe stato totalmente fuori luogo vista la vicenda, e fortunatamente sono stato felicemente sorpreso della sua totale assenza.
Il chara design mi è molto piaciuto, apprezzabile in molti frangenti, peccato che la qualità generale dell'anime non sia tutto questo granché, mentre invece le scene in CG sono più che sufficienti.
Il tema dell'uomo macchina è stato rivangato ormai mille e mille volte, dai tempi di evangelion, ma è talmente profondo e vasto da poter essere sviscerato in centinaia di modi, e trovo che sia stato un peccato che Geeshaft abbia toccato l'argomento affondando in esso solo in parte. è sicuramente un ottimo anime che potrà piacere anche a chi non ama lo stile cyberpunk o futuristico, per intenderci,ma il rammarico rimane per un mancato, (piccolo) capolavoro.

Trip

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Trip

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7
Geneshaft è una serie sci-fi di stampo "classico", basata sulla storia della lotta tra un'inafferrabile minaccia aliena e le nuove armi di punta di cui l'umanità dispone.

L'idea di mettere in scena una serie di personaggi prevalentemente femminili non è nuova, e rientra tutto sommato nel solco tracciato da Gunbuster, padre di tutta una serie di anime sci-fi; questo elemento è però sfruttato in maniera piuttosto originale in almeno due sensi.

Anzitutto, siamo di fronte ad una tematica spiccatamente cyberpunk (il 'miglioramento' eugenetico del genere umano è una cosa che risale come minimo a Blade Runner), proiettata però in un contesto da sci-fi classica (viaggi interplanetari, flotte di astronavi e robot).
Il risultato è che la lotta contro i misteriosi alieni non tarda a traformarsi, prima velatamente e poi concretamente, in una metafora sull'uomo e sui suoi conflitti.

In secondo luogo, e qui c'entra qualcosa il Kazuki Akane che abbiamo già visto all'opera con Escaflowne, entra in gioco il consueto dissidio tra destino e arbitrio, meccanicismo e intuito.

Geneshaft è una serie nutrita di elementi molto interessanti: nel finale, con le rivelazioni su Oberus e il suo programma di monitoraggio evolutivo, venegono tirati in ballo elementi già sfruttati con successo in titoli blasonati come GITS ed Evangelion.
Ciò che impedisce a questo anime di mantenere le sue promesse è lo scarso approfondimento dedicato a questi temi e, ancor più, la scarsa consapevolezza mostrata dai personaggi. A parte l'unica eccezione del rapporto che si sviluppa tra Mario e Beatrice, tutti gli altri vanno in scena come meri attori dei loro ruoli; da questo punto di vista è decisivo (in negativo) il mancato approfondimento della maturazione psicologica della protagonista.

Da ultimo, non si può fare a meno di constatare come all'atmosfera generalmente cupa, che ha pure alcuni momenti realmente drammatici, non corrispondano soluzioni altrettanto elaborate. Nel finale, non si va al di là di un generico ottimismo che contrasta con la maggior parte delle premesse.

La grafica va a fasi alterne. La CG fa la sua figura, un po' meno il chara.

Hige

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Hige

Episodi visti: 13/13 --- Voto 9
Be che dire di questo anime, anche se la storia è alquanto scontata e banale devo dire che è un buon lavoro. La grafica è davvero ben fatta soprattutto i gli elementi di grafia 3D.
Dei personaggi per quanto mi ricordi sono ben descritti, e non verranno a mancare i momenti strappalacrime.
In fine secondo me le musiche sono davvero adatte a questo anime e in special modo quelle dei combattimenti, lo stile è rockeggiante e se piace questo genere non ne resterete delusi.
In conclusione posso dire che genesfaft anche se non brillante nel suo genere si lascia guardare e dopo aver visto il primo episodio sarai curioso di sapere come finisce la serie.