Bokurano
Sono sicuro che Ugo Foscolo avrebbe commentato positivamente questa serie, ma purtroppo è impossibilitato a scrivere una recensione per il fatto che è morto; in sua vece mi accingo io a commentare "Bokurano", uno degli anime più lugubri di sempre.
In "Bokurano" quindici ragazzini tredicenni adescati con l'inganno sono costretti a pilotare un gigantesco robottone sottostando a regole d'ingaggio terribili. L'autore, forse per evitare la serie di censure a catena che aveva coinvolto il suo precedente lavoro "Naru Taru" decide di non fare precipitare gli eventi gradualmente ma bensì di andarci sul pesante da subito e spiattellarci una grossa fetta di trama già dall'opening e dal primo episodio.
Al contrario di ciò che può sembrare, questo non è un anime di Mecha, i robottoni si vedono pochissimo ed alcuni degli scontri durano pochi secondi. Il fulcro dell'anime è invece la ricerca delle motivazioni da parte dei piloti nel combattere a bordo del robot, sicuramente questa trama vi starà ricordando qualcuno, ma qui non ci sono piagnoni come Shinji Ikari. Questi giovanissimi piloti avranno delle difficoltà tremendamente reali nel cercare il coraggio di fare quello che dovranno fare, e dovranno trovare la motivazione per combattere al di fuori di se stessi e dei propri egoismi, visto che personalmente non trarranno alcun vantaggio da una vittoria in combattimento.
Si profila quindi l'ennesima aspra critica del mangaka Mohiro Kitoh verso l'attuale sistema socioeconomico e di pensiero corrente, con personaggi stritolati da un ingranaggio molto più grande di loro che devono fare buon viso a gioco cattivissimo. Fortunatamente o sfortunatamente a seconda dei punti di vista, intervengono nella scrittura della trama alcune modifiche inoltrate dal regista Hiroyuki Morita, convinto che all'interno di un anime, anche alla depressione debba esserci un limite.
"Bokurano" nella sua versione animata presenta grandi pregi ma anche numerosi difetti.
Il suo fiore all'occhiello oltre alla sopra discussa trama, è sicuramente l'ottima caratterizzazione sia dei piloti che dei personaggi di contorno, caratterizzazione che porterà lo spettatore ad empatizzare con essi oscillando continuamente fra sentimenti di angoscia e commozione. Come se la trama verticale non fosse abbastanza feroce, l'autore mostra la sua predilizione per i casi umani assegnando quasi ad ognuno dei protagonisti una diversa storia famigliare disagiata che va dal gruppo di fratellini a carico, alla mamma prostituta, a familiari con tendenze suicide, ad una relazione sessuale decisamente inappropriata. Unico neo è la bassissima età dei quindici protagonisti che rende poco realistici i pensieri, le azioni ed i carichi di responsabilità che invece sarebbero perfetti per la caratterizzazione di un adulto o per lo meno di un ragazzo non meno che diciassettenne.
I difetti invece sono una sceneggiatura con delle sbavature. Oltre ad alcuni avvenimenti debolmente strutturati, gli episodi sono afflitti da colpi di scena un pò troppo telefonati, tanto che sentiremo ad un tratto uno dei personaggi dire una cosa del tipo "beh, ma ve ne accorgete solo ora? non avete notato i numerosi indizi che c'erano fin qui?". L'unica scusante e che dal 2007 ad oggi "Bokurano" ha fatto un pò di scuola, ed avendo già visto determinati show, ad oggi l'intuizione sul proseguimento della trama può risultare semplice.
L'altro problema è invece imputabile allo Studio Gonzo, reo di aver assegnato un budget risicato a questo progetto e di aver animato i comunque interessanti robottoni con una CGI da playstation 2, forse lo studio era troppo distratto dall'allora contemporaneo progetto di "Afro samurai". Con il senno di poi credo abbiano puntato sul cavallo sbagliato.
In definitiva "Bokurano" è un'opera difficile, sconsiglio l'anime a persone troppo sensibili o che si sentano a disagio trattando l'argomento morte, qui onnipresente.
In "Bokurano" quindici ragazzini tredicenni adescati con l'inganno sono costretti a pilotare un gigantesco robottone sottostando a regole d'ingaggio terribili. L'autore, forse per evitare la serie di censure a catena che aveva coinvolto il suo precedente lavoro "Naru Taru" decide di non fare precipitare gli eventi gradualmente ma bensì di andarci sul pesante da subito e spiattellarci una grossa fetta di trama già dall'opening e dal primo episodio.
Al contrario di ciò che può sembrare, questo non è un anime di Mecha, i robottoni si vedono pochissimo ed alcuni degli scontri durano pochi secondi. Il fulcro dell'anime è invece la ricerca delle motivazioni da parte dei piloti nel combattere a bordo del robot, sicuramente questa trama vi starà ricordando qualcuno, ma qui non ci sono piagnoni come Shinji Ikari. Questi giovanissimi piloti avranno delle difficoltà tremendamente reali nel cercare il coraggio di fare quello che dovranno fare, e dovranno trovare la motivazione per combattere al di fuori di se stessi e dei propri egoismi, visto che personalmente non trarranno alcun vantaggio da una vittoria in combattimento.
Si profila quindi l'ennesima aspra critica del mangaka Mohiro Kitoh verso l'attuale sistema socioeconomico e di pensiero corrente, con personaggi stritolati da un ingranaggio molto più grande di loro che devono fare buon viso a gioco cattivissimo. Fortunatamente o sfortunatamente a seconda dei punti di vista, intervengono nella scrittura della trama alcune modifiche inoltrate dal regista Hiroyuki Morita, convinto che all'interno di un anime, anche alla depressione debba esserci un limite.
"Bokurano" nella sua versione animata presenta grandi pregi ma anche numerosi difetti.
Il suo fiore all'occhiello oltre alla sopra discussa trama, è sicuramente l'ottima caratterizzazione sia dei piloti che dei personaggi di contorno, caratterizzazione che porterà lo spettatore ad empatizzare con essi oscillando continuamente fra sentimenti di angoscia e commozione. Come se la trama verticale non fosse abbastanza feroce, l'autore mostra la sua predilizione per i casi umani assegnando quasi ad ognuno dei protagonisti una diversa storia famigliare disagiata che va dal gruppo di fratellini a carico, alla mamma prostituta, a familiari con tendenze suicide, ad una relazione sessuale decisamente inappropriata. Unico neo è la bassissima età dei quindici protagonisti che rende poco realistici i pensieri, le azioni ed i carichi di responsabilità che invece sarebbero perfetti per la caratterizzazione di un adulto o per lo meno di un ragazzo non meno che diciassettenne.
I difetti invece sono una sceneggiatura con delle sbavature. Oltre ad alcuni avvenimenti debolmente strutturati, gli episodi sono afflitti da colpi di scena un pò troppo telefonati, tanto che sentiremo ad un tratto uno dei personaggi dire una cosa del tipo "beh, ma ve ne accorgete solo ora? non avete notato i numerosi indizi che c'erano fin qui?". L'unica scusante e che dal 2007 ad oggi "Bokurano" ha fatto un pò di scuola, ed avendo già visto determinati show, ad oggi l'intuizione sul proseguimento della trama può risultare semplice.
L'altro problema è invece imputabile allo Studio Gonzo, reo di aver assegnato un budget risicato a questo progetto e di aver animato i comunque interessanti robottoni con una CGI da playstation 2, forse lo studio era troppo distratto dall'allora contemporaneo progetto di "Afro samurai". Con il senno di poi credo abbiano puntato sul cavallo sbagliato.
In definitiva "Bokurano" è un'opera difficile, sconsiglio l'anime a persone troppo sensibili o che si sentano a disagio trattando l'argomento morte, qui onnipresente.
Se siete allar ricerca di un anime crudo, doloroso e con una psicologia molto forte, bè, "Bokurano" è l’anime che fa per voi. La trama vede un gruppo di ragazzini stipulare “erroneamente” un contratto che li costringerà a prendere il controllo di un mecha e cercare di salvare la Terra da dei temibili avversari.
Da qui la trama potrebbe sembrare quasi banale, semplice e scontata, ma la sua evoluzione, mista a dei personaggi veramente ottimi e a dei colpi di scena veramente sorprendenti, rende la serie un anime che a mio avviso andrebbe visto. Analizziamo però con calma tutti i pregi e difetti di questo anime:.
La prima cosa che salta all’occhio è il comparto grafico abbastanza scadente per l’epoca, ma non è nulla di eccessivamente brutto, semplicemente, se siete qui per trovare animazioni fatte bene e una grafica che spacca, lasciatemi dire che avete sbagliato in pieno.
Invece,un grande punto di forza della serie è la parte psicologica, sulla quale si potrebbe stare a parlare per ore, semplicemente ottima. Già dalla prima puntata, tutti i personaggi hanno la propria caratterizzazione, che si svilupperà sempre di più nel corso dell’anime, fino ad arrivare ad un processo di crescita morale completo.
Come avevo detto prima, questo anime è molto crudo, questo è proprio grazie all’evoluzione della storia, semplicemente spietata con ogni singolo personaggio: tutti i ragazzi sembrano venir presi di mira dal fato, senza purtroppo riuscire ad uscirne. Inoltre, non potremo fare a meno di affezionarci ad alcuni personaggi, quindi alla fine questo maledetto anime farà soffrire anche noi.
Il comparto sonoro è ok, l'opening è orecchiabile e ti entra subito in testa, le OST non sono nulla di eccezionale, ma riescono a compiere il loro lavoro in maniera quantomeno sufficiente.
Ricapitolando il tutto in poche righe, "Bokurano" è un anime che riesce a prenderti sin dalla prima puntata grazie alla sua trama molto coinvolgente; inoltre, dal punto di vista puramente psicologico, raggiunge picchi veramente alti. Come se non bastasse, la storia vanta alcuni buoni colpi di scena e un finale veramente molto bello nella sua semplicità.
Ogni anime però ha due facce, quindi ha anche i suoi problemi: In primis, abbiamo la grafica piuttosto scadente e delle animazioni non molto fluide, la regia è abbastanza standard, così come lo sono le OST.
Nel complesso, è un anime che mi sento di consigliare vivamente agli amanti del genere psicologico e mecha, ma che può essere guardato anche da chi, come me, non ha preferenze sul genere.
Da qui la trama potrebbe sembrare quasi banale, semplice e scontata, ma la sua evoluzione, mista a dei personaggi veramente ottimi e a dei colpi di scena veramente sorprendenti, rende la serie un anime che a mio avviso andrebbe visto. Analizziamo però con calma tutti i pregi e difetti di questo anime:.
La prima cosa che salta all’occhio è il comparto grafico abbastanza scadente per l’epoca, ma non è nulla di eccessivamente brutto, semplicemente, se siete qui per trovare animazioni fatte bene e una grafica che spacca, lasciatemi dire che avete sbagliato in pieno.
Invece,un grande punto di forza della serie è la parte psicologica, sulla quale si potrebbe stare a parlare per ore, semplicemente ottima. Già dalla prima puntata, tutti i personaggi hanno la propria caratterizzazione, che si svilupperà sempre di più nel corso dell’anime, fino ad arrivare ad un processo di crescita morale completo.
Come avevo detto prima, questo anime è molto crudo, questo è proprio grazie all’evoluzione della storia, semplicemente spietata con ogni singolo personaggio: tutti i ragazzi sembrano venir presi di mira dal fato, senza purtroppo riuscire ad uscirne. Inoltre, non potremo fare a meno di affezionarci ad alcuni personaggi, quindi alla fine questo maledetto anime farà soffrire anche noi.
Il comparto sonoro è ok, l'opening è orecchiabile e ti entra subito in testa, le OST non sono nulla di eccezionale, ma riescono a compiere il loro lavoro in maniera quantomeno sufficiente.
Ricapitolando il tutto in poche righe, "Bokurano" è un anime che riesce a prenderti sin dalla prima puntata grazie alla sua trama molto coinvolgente; inoltre, dal punto di vista puramente psicologico, raggiunge picchi veramente alti. Come se non bastasse, la storia vanta alcuni buoni colpi di scena e un finale veramente molto bello nella sua semplicità.
Ogni anime però ha due facce, quindi ha anche i suoi problemi: In primis, abbiamo la grafica piuttosto scadente e delle animazioni non molto fluide, la regia è abbastanza standard, così come lo sono le OST.
Nel complesso, è un anime che mi sento di consigliare vivamente agli amanti del genere psicologico e mecha, ma che può essere guardato anche da chi, come me, non ha preferenze sul genere.
Bello è bello, ma mi aspettavo qualcosa di più.
Quindici ragazzi delle scuole medie al campeggio estivo si avventurano alla scoperta di una grotta, dove incontrano uno strano individuo di nome Kokkopelli, che gli propone di testare un nuovo gioco mecha. I ragazzi dovranno pilotare un gigantesco robot e sconfiggere dei nemici. Dopo aver firmato il contratto che li impegnava a partecipare, i bambini perdono i sensi e dello strano tipo non c'è traccia. Dopo un combattimento "di prova", in cui a pilotare il robot è Kokkopelli, il comando passerà a uno dei ragazzi, ma il gioco è molto più terribile di quanto si aspettassero.
L'anime in questione alterna pro e contro.
Una menzione speciale va riservata alle musiche, e soprattutto alla opening "Uninstall", che oltre a descrivere poeticamente la trama è molto elaborata da un punto di vista musicale, e permette alla cantante di sfoggiare le sue grandi abilità tecniche.
Lo stesso livello, purtroppo, non viene raggiunto dai disegni, che sono un po' rozzi. Ancora più dei ragazzi, a dire poco sono i robot, deludenti tanto sotto il profilo del design che sotto quello dell'animazione. A questo proposito ne approfitto per dire che le battaglie sono troppo sbrigative. Non è un peccato mortale, perché il fulcro dell'anime non è il combattimento fisico, ma non rappresentano certo un elemento di vanto.
Quanto alla trama, questa è certamente molto originale. Tutta l'opera è indirizzata a veicolare un messaggio di fondo: l'estrema competitività della società giapponese è un cancro che distrugge i cittadini più fragili. E' evidente e costante il disprezzo dell'autore per un mondo che si vanta di essere civile e razionale, ma dove - a suo giudizio - vige una legge del più forte peggiore di quella della giungla. Per questo i protagonisti sono bambini - soggetti deboli per eccellenza - e per di più con storie personali spesso non facili. Devo dire, però, a questo proposito, che leggendo vari commenti mi aspettavo molto di peggio: i background dei ragazzi non sono così tragici come mi aspettavo e forse questo allenta la tragicità e lascia nello spettatore un senso di "tutto qui?" finale. Senso acuito da una conclusione in cui alcuni punti restano oscuri e scarsamente comprensibili.
Tutto considerato, "Bokurano" resta comunque un anime ben fatto, non banale e coinvolgente, che si merita un otto pieno.
Quindici ragazzi delle scuole medie al campeggio estivo si avventurano alla scoperta di una grotta, dove incontrano uno strano individuo di nome Kokkopelli, che gli propone di testare un nuovo gioco mecha. I ragazzi dovranno pilotare un gigantesco robot e sconfiggere dei nemici. Dopo aver firmato il contratto che li impegnava a partecipare, i bambini perdono i sensi e dello strano tipo non c'è traccia. Dopo un combattimento "di prova", in cui a pilotare il robot è Kokkopelli, il comando passerà a uno dei ragazzi, ma il gioco è molto più terribile di quanto si aspettassero.
L'anime in questione alterna pro e contro.
Una menzione speciale va riservata alle musiche, e soprattutto alla opening "Uninstall", che oltre a descrivere poeticamente la trama è molto elaborata da un punto di vista musicale, e permette alla cantante di sfoggiare le sue grandi abilità tecniche.
Lo stesso livello, purtroppo, non viene raggiunto dai disegni, che sono un po' rozzi. Ancora più dei ragazzi, a dire poco sono i robot, deludenti tanto sotto il profilo del design che sotto quello dell'animazione. A questo proposito ne approfitto per dire che le battaglie sono troppo sbrigative. Non è un peccato mortale, perché il fulcro dell'anime non è il combattimento fisico, ma non rappresentano certo un elemento di vanto.
Quanto alla trama, questa è certamente molto originale. Tutta l'opera è indirizzata a veicolare un messaggio di fondo: l'estrema competitività della società giapponese è un cancro che distrugge i cittadini più fragili. E' evidente e costante il disprezzo dell'autore per un mondo che si vanta di essere civile e razionale, ma dove - a suo giudizio - vige una legge del più forte peggiore di quella della giungla. Per questo i protagonisti sono bambini - soggetti deboli per eccellenza - e per di più con storie personali spesso non facili. Devo dire, però, a questo proposito, che leggendo vari commenti mi aspettavo molto di peggio: i background dei ragazzi non sono così tragici come mi aspettavo e forse questo allenta la tragicità e lascia nello spettatore un senso di "tutto qui?" finale. Senso acuito da una conclusione in cui alcuni punti restano oscuri e scarsamente comprensibili.
Tutto considerato, "Bokurano" resta comunque un anime ben fatto, non banale e coinvolgente, che si merita un otto pieno.
Bokurano, "Il Nostro Gioco", è un anime veramente tosto, oserei dire spaventoso, quasi terrificante. Durante le vacanze estive in spiaggia, 15 ragazzini delle scuole medie, trovano una grotta e decidono di esplorarla. In questa grotta scovano un uomo con un computer; l'uomo si presenta, si chiama "Kokopelli" e racconta ai ragazzi che sta creando un videogioco nel quale bisogna difendere il pianeta contro le invasioni aliene, pilotando un robottone. "Kokopelli" propone quindi al gruppo di ragazzi, di testare il videogioco insieme a lui. Come essi accettano l'incarico, svengono, e al risveglio si ritrovano sulla spiaggia, fuori dalla grotta. Da qui comincia tutta la storia, e il gruppo di ragazzi si ritroverà letteralmente evocato all'interno di un mecha gigante, e a turno dovranno ogni volta pilotarlo con lo scopo di distruggere il nucleo che fa funzionare i mecha alieni invasori. Presto scopriranno che non si tratta ne di un videogioco, ne tantomeno di un sogno, ma bensì della realtà. Si ritroveranno coinvolti in un gioco fin troppo reale per i loro gusti e saranno costretti a concluderlo, in caso contrario il pianeta verrebbe distrutto dagli alieni. Fin qui, la storia sembrerebbe quasi una copia di Neon Genesis Evangelion, che indubbiamente ha fornito le basi per questo Bokurano. Ciò che lo diversifica però, sono una serie di avvenimenti inaspettati e alquanto originali che non possono, anzi non devono essere spoilerati. Con la cadenza di uno o due episodi, vengono analizzate le vite private dei 15 bambini, che condividono il fatto di avere situazioni familiari - o personali - difficili, dolorose, chi più e chi meno. Durante i primi episodi la situazione è poco chiara, ma tutto viene spiegato man mano che si prosegue, emergono dettagli agghiaccianti e allucinanti, che non tutti i tipi di spettatore sono in grado di reggere, la gravità delle situazioni proposte è davvero molto alta.
In ogni sua parte, l'anime si rivela assai triste, talvolta scioccante o deprimente, alcuni dei ragazzi nascondono verità davvero tremende, nel loro passato e/o nel loro presente. E allora perchè scegliere dei soggetti così giovani? Il motivo mi sembra abbastanza chiaro, poichè in questo modo l'anime risulta più impressionante, con dei soggetti adulti, tutta la storia resterebbe interessante, ma sicuramente meno sconvolgente.
Ammetto che è davvero difficile raccontare l'anime senza spoilerarlo, perciò passerò subito al suo lato tecnico. Purtroppo Bokurano non gode di un bel disegno, e anche l'animazione non è delle migliori (anche se secondo me, i disegni e le animazioni proposte non sono male invece). Le buone musiche non riescono a rimediare alla carenza grafica, che comunque può anche piacere (a me è piaciuta infatti, ma posso capire che non piaccia un disegno così sempliciotto). Leggo che i robottoni e mecha presenti nell'anime non sono molto apprezzati, io vorrei spezzare una lancia a favore di Bokurano, perchè personalmente a me sono piaciuti i mecha presenti, nonostante solitamente detesti fortemente i robottoni, ma questi di Bokurano mi sono sembrati ben fatti e realistici, inoltre fanno anche un certo effetto, e amplificano il senso di paura e angoscia presenti nell'anime. Detto ciò, sia il disegno, che l'animazione, che la crudezza della storia, ricordano fortemente Narutaru, che non a caso è stato fatto dallo stesso mangaka. Si potrebbe quasi dire che Bokurano sia una sorta di evoluzione di Narutaru, alzando i livelli degli stessi sentimenti che entrambi condividono. Per il resto, l'anime trova vere coincidenze davvero in pochi altri anime. Si può aggiungere che Mahou Shoujo Madoka★Magica abbia probabilmente preso spunto da qualche elemento di Bokurano, e ciò si può capire facilmente guardandoli entrambi, in che cosa assomigliano.
Nonostante la presenza dei mecha (che comunque in questo caso mi sono piaciuti), l'anime rientra fortemente nel mio genere, la combinazione della vicenda proposta, unita a soggetti così giovani, è quasi sempre qualcosa che mi affascina molto, anche per il coraggio che hanno avuto gli autori dell'anime, a proporre una storia del genere, devo ammettere che è uscita fuori una gran bell'opera, che sicuramente non può piacere a molti. Un anime che è soprattutto anche drammatico e psicologico, a mio avviso non può essere definito uno shounen, e anzi ha gli elementi per essere considerato un seinen, e di alto livello per giunta.
Bokurano è un anime difficile da vedere, non è consigliabile a tutti, e anzi, lo consiglierei solo a coloro che cercano un anime con forti emozioni negative, con un pesante tormento psicologico, e con l'assenza di un lieto fine.
In ogni sua parte, l'anime si rivela assai triste, talvolta scioccante o deprimente, alcuni dei ragazzi nascondono verità davvero tremende, nel loro passato e/o nel loro presente. E allora perchè scegliere dei soggetti così giovani? Il motivo mi sembra abbastanza chiaro, poichè in questo modo l'anime risulta più impressionante, con dei soggetti adulti, tutta la storia resterebbe interessante, ma sicuramente meno sconvolgente.
Ammetto che è davvero difficile raccontare l'anime senza spoilerarlo, perciò passerò subito al suo lato tecnico. Purtroppo Bokurano non gode di un bel disegno, e anche l'animazione non è delle migliori (anche se secondo me, i disegni e le animazioni proposte non sono male invece). Le buone musiche non riescono a rimediare alla carenza grafica, che comunque può anche piacere (a me è piaciuta infatti, ma posso capire che non piaccia un disegno così sempliciotto). Leggo che i robottoni e mecha presenti nell'anime non sono molto apprezzati, io vorrei spezzare una lancia a favore di Bokurano, perchè personalmente a me sono piaciuti i mecha presenti, nonostante solitamente detesti fortemente i robottoni, ma questi di Bokurano mi sono sembrati ben fatti e realistici, inoltre fanno anche un certo effetto, e amplificano il senso di paura e angoscia presenti nell'anime. Detto ciò, sia il disegno, che l'animazione, che la crudezza della storia, ricordano fortemente Narutaru, che non a caso è stato fatto dallo stesso mangaka. Si potrebbe quasi dire che Bokurano sia una sorta di evoluzione di Narutaru, alzando i livelli degli stessi sentimenti che entrambi condividono. Per il resto, l'anime trova vere coincidenze davvero in pochi altri anime. Si può aggiungere che Mahou Shoujo Madoka★Magica abbia probabilmente preso spunto da qualche elemento di Bokurano, e ciò si può capire facilmente guardandoli entrambi, in che cosa assomigliano.
Nonostante la presenza dei mecha (che comunque in questo caso mi sono piaciuti), l'anime rientra fortemente nel mio genere, la combinazione della vicenda proposta, unita a soggetti così giovani, è quasi sempre qualcosa che mi affascina molto, anche per il coraggio che hanno avuto gli autori dell'anime, a proporre una storia del genere, devo ammettere che è uscita fuori una gran bell'opera, che sicuramente non può piacere a molti. Un anime che è soprattutto anche drammatico e psicologico, a mio avviso non può essere definito uno shounen, e anzi ha gli elementi per essere considerato un seinen, e di alto livello per giunta.
Bokurano è un anime difficile da vedere, non è consigliabile a tutti, e anzi, lo consiglierei solo a coloro che cercano un anime con forti emozioni negative, con un pesante tormento psicologico, e con l'assenza di un lieto fine.
Premetto che Mohiro Kitoh è un mangaka decisamente controverso. Le sue opere più note, tali "Narutaru" e "Bokurano", contengono un'innata carica di cattiveria pura e di cinismo; senza parlare poi dell'elevato numero di stupri su minori, di eventi raccapriccianti e di stermìni di massa che potrebbero far torcere le budella ai lettori più sensibili. Ma il peggio è che questa "cattiveria malata" del mangaka non è gratuita, ma ontologica: essa si fonda su un coerente pensiero nichilistico di fondo, sull'elevamento a postulato del principio "homo homini lupus" di Hobbes, sulla critica alla selettiva società giapponese e ai suoi eccessi, sull'odio viscerale verso gli americani. E' chiaro che adattare dei manga del genere a degli anime da mandare in onda sia una cosa ben difficile, sopratutto quando si tratta di estetizzazione della violenza, anche verso minorenni, e di "coltellate" autoriali supportate da strane e affascinanti commistioni tra macabro e misticismo orientale. Ci avevano provato con "Narutaru", ma si sono dovuti ricredere: la serie infatti fu troncata alla tredicesima puntata, prima del (devastante) finale del manga. Con "Bokurano" ci hanno riprovato ancora, ma ahimé il regista odiava il manga originale: odiava la sua ferocia, la sua crudeltà, il suo finale narrativamente perfetto, con tutta la sua filosofia pessimista, e senza speranza, degna di un Schopenauer in piena crisi depressiva. Inutile dire che per me il manga di "Bokurano sia un capolavoro, formalmente coerente fino alla fine, con il suo truce messaggio e la sua matematica freddezza.
Il punto è: cosa può venire fuori da un adattamento, già problematico a priori, di un manga odiato dal regista responsabile dell'omonimo anime? Ovviamente verrà fuori una cosa diversa, molto meno autoriale e più "normale", in cui l'umanità potrà ancora redimersi, in cui ci sarà ancora un cattivo da distruggere per potersi salvare dall'oblio, scaricando su di lui la colpa di tutti i mali del mondo. Infatti nei manga di Kitoh il vero cattivo è l'uomo stesso, la "natura" stessa: non ci sono esseri nascosti da qualche parte dell'universo da cui liberarsi. La libertà non è contemplata dal copione dei suoi manga: guardacaso i suoi personaggi assomigliano tutti a delle bambole di legno mosse da dei fili invisibili.
Ma dove voglio arrivare con tutte queste considerazioni? E' semplice: l'anime di "Bokurano" è abbastanza fedele al manga (con tutte le opportune censure da messa in onda) fino alla quattordicesima puntata, poi diventa tutt'altro: un'opera infarcita di politica, con addirittura vicende legate alla mafia, che pare essere composta interamente da buoni samaritani (infatti si fa una figura migliore della pubblica amministrazione giapponese). La fredda critica alla società del manga si trasforma in un'invettiva contro i politici e la classe dirigente; ci sono strane cospirazioni e misteri, alcuni dei quali lasciati addirittura in sospeso dal finale. Il mostricciatolo cinico e calcolatore, tale Dung Beetle, è diventato un cattivo tout court da sconfiggere, non ha più quelle sfaccettature e quell'ambivalenza che aveva nella storia originale (si potrebbe dire che il vero protagonista del manga sia proprio lui). Inoltre si vede che il regista ha fatto di tutto per cambiare il finale originale, introducendo degli spunti e delle circostanze che risultano ridondanti e leggermente fuori luogo. La sceneggiatura della seconda parte risente abbastanza di tali modifiche, risultando molto più prolissa della prima parte, che rimane abbastanza fedele al cartaceo.
Volendo per un'attimo dimenticare il manga, ammetto che comunque "Bokurano" è un buon anime: è serio, drammatico e basato sulle relazioni tra personaggi, senza molti eccessi e con un'insolito ottimismo di fondo. In esso c'è un'atmosfera dolce/amara, c'è l'amore (cosa assente nelle opere di Kitoh), ci sono tanti dialoghi e una trama da tipico anime robotico moderno, se si esclude la morte dei protagonisti dopo ciascuno scontro: dalla quattordicesima puntata in poi comparirà nel plot pure un "centro di ricerca robotico-cognitivo" (!), mentre il manga, essendo una decostruzione del genere, di robotico non ha praticamente nulla, a parte il gigante nero.
Tecnicamente quando si parla di Gonzo si parla anche di rozza computer grafica da playstation anni '90: il robottone è veramente orripilante, nemici compresi: il divario tra 2D e 3D salta subito agli occhi e potrebbe far inorridire i puristi degli aspetti visuali. Meno male che gli scontri durano pochissimo, e che lo spazio è lasciato quasi tutto ai protagonisti (e alle invettive del regista contro la classe politica!). Le animazioni in 2D fanno il loro mestiere, si tratta comunque di un'anime basato su personaggi e dialoghi. Il character design è abbastanza fedele a quello originale di Kitoh, mentre il mecha è nettamente inferiore e privo di dettagli. Buono il lavoro di ombreggiature e di riflessi di luce sulle facce dei personaggi.
In conclusione, ho voluto focalizzare la mia recensione sulle numerose differenze tra "Bokurano" anime e "Bokurano" manga. Esse sono talmente marcate che chi non aprezza Kitoh potrebbe adorare l'anime di "Bokurano" e viceversa. Tutto sommato questa è una serie nella media, con uno script un po' incasinato, e a tratti incoerente, nella seconda parte (ovviamente quella diversa dal manga). I personaggi sono molto realistici e ben caratterizzati, e incarnano perfettamente gli stereotipi dell'adolescente giapponese moderno. Molto belle le sigle di apertura e chiusura, tra cui spicca l'evocativa "Uninstall", che apre degnamente questo viaggio a base di dimensioni parallele, di drammi familiari, di critiche poco costruttive alla politica giapponese e di misteriosi esseri che tramano chissà-che-cosa negli angoli più sperduti dell'universo.
Il punto è: cosa può venire fuori da un adattamento, già problematico a priori, di un manga odiato dal regista responsabile dell'omonimo anime? Ovviamente verrà fuori una cosa diversa, molto meno autoriale e più "normale", in cui l'umanità potrà ancora redimersi, in cui ci sarà ancora un cattivo da distruggere per potersi salvare dall'oblio, scaricando su di lui la colpa di tutti i mali del mondo. Infatti nei manga di Kitoh il vero cattivo è l'uomo stesso, la "natura" stessa: non ci sono esseri nascosti da qualche parte dell'universo da cui liberarsi. La libertà non è contemplata dal copione dei suoi manga: guardacaso i suoi personaggi assomigliano tutti a delle bambole di legno mosse da dei fili invisibili.
Ma dove voglio arrivare con tutte queste considerazioni? E' semplice: l'anime di "Bokurano" è abbastanza fedele al manga (con tutte le opportune censure da messa in onda) fino alla quattordicesima puntata, poi diventa tutt'altro: un'opera infarcita di politica, con addirittura vicende legate alla mafia, che pare essere composta interamente da buoni samaritani (infatti si fa una figura migliore della pubblica amministrazione giapponese). La fredda critica alla società del manga si trasforma in un'invettiva contro i politici e la classe dirigente; ci sono strane cospirazioni e misteri, alcuni dei quali lasciati addirittura in sospeso dal finale. Il mostricciatolo cinico e calcolatore, tale Dung Beetle, è diventato un cattivo tout court da sconfiggere, non ha più quelle sfaccettature e quell'ambivalenza che aveva nella storia originale (si potrebbe dire che il vero protagonista del manga sia proprio lui). Inoltre si vede che il regista ha fatto di tutto per cambiare il finale originale, introducendo degli spunti e delle circostanze che risultano ridondanti e leggermente fuori luogo. La sceneggiatura della seconda parte risente abbastanza di tali modifiche, risultando molto più prolissa della prima parte, che rimane abbastanza fedele al cartaceo.
Volendo per un'attimo dimenticare il manga, ammetto che comunque "Bokurano" è un buon anime: è serio, drammatico e basato sulle relazioni tra personaggi, senza molti eccessi e con un'insolito ottimismo di fondo. In esso c'è un'atmosfera dolce/amara, c'è l'amore (cosa assente nelle opere di Kitoh), ci sono tanti dialoghi e una trama da tipico anime robotico moderno, se si esclude la morte dei protagonisti dopo ciascuno scontro: dalla quattordicesima puntata in poi comparirà nel plot pure un "centro di ricerca robotico-cognitivo" (!), mentre il manga, essendo una decostruzione del genere, di robotico non ha praticamente nulla, a parte il gigante nero.
Tecnicamente quando si parla di Gonzo si parla anche di rozza computer grafica da playstation anni '90: il robottone è veramente orripilante, nemici compresi: il divario tra 2D e 3D salta subito agli occhi e potrebbe far inorridire i puristi degli aspetti visuali. Meno male che gli scontri durano pochissimo, e che lo spazio è lasciato quasi tutto ai protagonisti (e alle invettive del regista contro la classe politica!). Le animazioni in 2D fanno il loro mestiere, si tratta comunque di un'anime basato su personaggi e dialoghi. Il character design è abbastanza fedele a quello originale di Kitoh, mentre il mecha è nettamente inferiore e privo di dettagli. Buono il lavoro di ombreggiature e di riflessi di luce sulle facce dei personaggi.
In conclusione, ho voluto focalizzare la mia recensione sulle numerose differenze tra "Bokurano" anime e "Bokurano" manga. Esse sono talmente marcate che chi non aprezza Kitoh potrebbe adorare l'anime di "Bokurano" e viceversa. Tutto sommato questa è una serie nella media, con uno script un po' incasinato, e a tratti incoerente, nella seconda parte (ovviamente quella diversa dal manga). I personaggi sono molto realistici e ben caratterizzati, e incarnano perfettamente gli stereotipi dell'adolescente giapponese moderno. Molto belle le sigle di apertura e chiusura, tra cui spicca l'evocativa "Uninstall", che apre degnamente questo viaggio a base di dimensioni parallele, di drammi familiari, di critiche poco costruttive alla politica giapponese e di misteriosi esseri che tramano chissà-che-cosa negli angoli più sperduti dell'universo.
Un gruppo di studenti appartenenti a una scuola estiva decide di esplorare una grotta in riva al mare. All'interno trova con sorpresa numerose apparecchiature elettroniche e il proprietario di queste, che si presenta come Kokopelli, invita i ragazzi a partecipare al gioco elettronico a cui sta lavorando, ovvero un gioco di combattimenti tra robot, che però sembra essere fin troppo reale...
"Bokurano" è un anime che non ha un personaggio principale, tutti i ragazzi che parteciperanno al gioco sono a turno analizzati, e sviluppano storie a sé pur rimanendo all'interno di una linea narrativa comune.
Si tratta di un anime di fantascienza, dove grandi robot combattono per salvare la propria terra e la propria realtà, ma anche di un anime con lineamenti drammatici e con tematiche profonde, come il senso di responsabilità e di sacrificio personale a favore della collettività. I cattivi di turno non sono i classici invasori alieni, ma gli uomini stessi, in cerca di guadagno anche di fronte a grandi catastrofi, che non si arrestano davanti a nulla in nome del potere, pronti a sacrificare i loro simili.
Una cosa che mi ha stupito di "Bokurano" è l'assenza di gag o di scene simpatiche che facciano in qualche modo sorridere, scene che si possono trovare in anime di qualunque tipo, ma non quI, dove l'atmosfera resta sempre seriosa e tesa.
Parlando dell'aspetto tecnico va segnalata l'ottima colonna sonora, con musiche sempre adatte, con una buona opening e ottime ending.
I disegni sono eccellenti, carino il mecha design, che secondo me risulta anche abbastanza originale, e valide le animazioni nel complesso, anche se qualitativamente un po' altalenanti.
Personalmente ho apprezzato molto "Bokurano" per la sua originalità e per le tematiche affrontate, è qualcosa di diverso che conviene vedere, e anche se i primi episodi possono sembrare banalotti, con il proseguo della serie tutto torna al suo posto e acquista senso.
"Bokurano" è un anime che non ha un personaggio principale, tutti i ragazzi che parteciperanno al gioco sono a turno analizzati, e sviluppano storie a sé pur rimanendo all'interno di una linea narrativa comune.
Si tratta di un anime di fantascienza, dove grandi robot combattono per salvare la propria terra e la propria realtà, ma anche di un anime con lineamenti drammatici e con tematiche profonde, come il senso di responsabilità e di sacrificio personale a favore della collettività. I cattivi di turno non sono i classici invasori alieni, ma gli uomini stessi, in cerca di guadagno anche di fronte a grandi catastrofi, che non si arrestano davanti a nulla in nome del potere, pronti a sacrificare i loro simili.
Una cosa che mi ha stupito di "Bokurano" è l'assenza di gag o di scene simpatiche che facciano in qualche modo sorridere, scene che si possono trovare in anime di qualunque tipo, ma non quI, dove l'atmosfera resta sempre seriosa e tesa.
Parlando dell'aspetto tecnico va segnalata l'ottima colonna sonora, con musiche sempre adatte, con una buona opening e ottime ending.
I disegni sono eccellenti, carino il mecha design, che secondo me risulta anche abbastanza originale, e valide le animazioni nel complesso, anche se qualitativamente un po' altalenanti.
Personalmente ho apprezzato molto "Bokurano" per la sua originalità e per le tematiche affrontate, è qualcosa di diverso che conviene vedere, e anche se i primi episodi possono sembrare banalotti, con il proseguo della serie tutto torna al suo posto e acquista senso.
"Bokurano" dal punto di vista tecnico non è eccelso. Graficamente è semplice sia per quanto riguarda i personaggi sia per i robottoni, che non verranno certo ricordati per il loro design. Le musiche sono buone e azzeccate: non stonano per nulla, ma anche queste non verranno ricordate a lungo.
Il punto di forza di "Bokurano" non è sicuramente questo, ma tutto il resto. Il primo è che si tratta di un anime estremamente psicologico, anche se non raggiunge i livelli fin eccessivi di Evangelion. Se dal punto di vista grafico, come già detto, i personaggi non sono niente di che, lo stesso non si può dire della loro caratterizzazione. Ci si affeziona a tutti, anche a quelli che compaiono per pochissimi episodi. Ognuno ha la sua storia, il suo passato, che sicuramente non è né allegro né spensierato. "Bokurano" è un anime drammatico come pochi altri ne ho visti, e, se vogliamo, cinico e crudele.
I protagonisti sono quindici ragazzini troppo giovani per avere sulle spalle la responsabilità della salvezza del mondo, troppo giovani per avere la consapevolezza di morire in ogni caso, perché questo è il loro destino. Dove trovano il coraggio di salire su un robot e di combattere, pur conscendo a cosa andranno incontro? La risposta è banale: non ci sono altre vie d'uscita e questa è l'unica strada percorribile.
24 episodi e nessuno mi ha annoiato (l'unico è quello classico riepilogativo a metà serie): una trama solo in apparenza lineare ma piena, al contrario di colpi di scena e alcuni di questi lasciano davvero a bocca aperta.
Insomma, "Bokurano" è uno dei migliori anime in circolazione di genere mecha che consiglio caldamente di vedere. Voto 8 solo perché dal punto di vista grafico si sarebbe potuto fare un lavoro migliore.
Il punto di forza di "Bokurano" non è sicuramente questo, ma tutto il resto. Il primo è che si tratta di un anime estremamente psicologico, anche se non raggiunge i livelli fin eccessivi di Evangelion. Se dal punto di vista grafico, come già detto, i personaggi non sono niente di che, lo stesso non si può dire della loro caratterizzazione. Ci si affeziona a tutti, anche a quelli che compaiono per pochissimi episodi. Ognuno ha la sua storia, il suo passato, che sicuramente non è né allegro né spensierato. "Bokurano" è un anime drammatico come pochi altri ne ho visti, e, se vogliamo, cinico e crudele.
I protagonisti sono quindici ragazzini troppo giovani per avere sulle spalle la responsabilità della salvezza del mondo, troppo giovani per avere la consapevolezza di morire in ogni caso, perché questo è il loro destino. Dove trovano il coraggio di salire su un robot e di combattere, pur conscendo a cosa andranno incontro? La risposta è banale: non ci sono altre vie d'uscita e questa è l'unica strada percorribile.
24 episodi e nessuno mi ha annoiato (l'unico è quello classico riepilogativo a metà serie): una trama solo in apparenza lineare ma piena, al contrario di colpi di scena e alcuni di questi lasciano davvero a bocca aperta.
Insomma, "Bokurano" è uno dei migliori anime in circolazione di genere mecha che consiglio caldamente di vedere. Voto 8 solo perché dal punto di vista grafico si sarebbe potuto fare un lavoro migliore.
"Bokurano" è un anime che unisce magistralmente i combattimenti tra robot giganti e storie di vita, di legami sentimentali e di profondi viaggi introspettivi nell'animo umano, a testimonianza che non è tanto importante distinguere tra mecha, shounen, shoujo, e via dicendo, ma tra anime fatti bene e anime fatti male. Tra Anime con la A maiuscola e anime dozzinali, stereotipati, ridondanti nelle espressioni e nelle immagini. Cliché di cliché già visti e rivisti. Non è, ovviamente, il caso di "Bokurano".
Inizialmente notavo troppe assonanze con "Evangelion", come un tentativo maldestro di parafrasare nelle idee un anime che ha fatto la storia. In realtà ho capito ben presto che mi sbagliavo. Mi sono trovato di fronte a un anime che proponeva qualcosa di nuovo, che attraverso lo scontro tra robot voleva mandare messaggi, comunicare cose, parlare di vita; di vita vera. E credo ci sia riuscito.
A volte "tra le righe", a volte in modo manifesto, "Bokurano" ci dice tanto dell'esistenza, definita in qualche modo fragile nelle sue singole vite, ma allo stesso tempo forte e meravigliosa. Bisogna rispettare ogni vita e ogni vita è degna di essere vissuta fino in fondo. Per sé stessi, ma soprattutto per gli altri. Grazie a messaggi come questo "Bokurano" alza l'asticella della qualità portandola a livelli molto alti.
I personaggi sono tanti e in alcuni casi troppo fugaci nelle loro apparizioni, tanto che all'inizio si fa fatica a ricordare i particolari utili a distinguerli l'uno dall'altro. Con il trascorrere delle puntate il compito si semplifica (per ovvie ragioni) e tutto si fa più chiaro e più facilmente seguibile. Alcuni personaggi sono ben pensati, altri più comuni e banali, ma tutti comunque con un tratto chiaramente unico, a testimoniare in qualche modo le diversità tra i singoli uomini.
Un cenno doveroso va fatto per l'intro: Unistall. Credo che sia entrata a pieno titolo nella mia top three delle sigle degli anime. Fantastica, evocativa, nelle immagini e nei suoni. Una di quelle che a distanza di mesi vai su youtube per risentirti ed è come se ti facesse rivivere le stesse emozioni che hai provato durante la visione dell'anime. Anche le ending sono ben fatte, soprattutto la seconda.
Che dire per concludere. "Bokurano" è un anime trasversale, adatto a tutti coloro che amano gli anime, indipendentemente dal genere con il quale si identificano maggiormente. Voto otto. Un otto pieno. Un otto per me meritato.
Inizialmente notavo troppe assonanze con "Evangelion", come un tentativo maldestro di parafrasare nelle idee un anime che ha fatto la storia. In realtà ho capito ben presto che mi sbagliavo. Mi sono trovato di fronte a un anime che proponeva qualcosa di nuovo, che attraverso lo scontro tra robot voleva mandare messaggi, comunicare cose, parlare di vita; di vita vera. E credo ci sia riuscito.
A volte "tra le righe", a volte in modo manifesto, "Bokurano" ci dice tanto dell'esistenza, definita in qualche modo fragile nelle sue singole vite, ma allo stesso tempo forte e meravigliosa. Bisogna rispettare ogni vita e ogni vita è degna di essere vissuta fino in fondo. Per sé stessi, ma soprattutto per gli altri. Grazie a messaggi come questo "Bokurano" alza l'asticella della qualità portandola a livelli molto alti.
I personaggi sono tanti e in alcuni casi troppo fugaci nelle loro apparizioni, tanto che all'inizio si fa fatica a ricordare i particolari utili a distinguerli l'uno dall'altro. Con il trascorrere delle puntate il compito si semplifica (per ovvie ragioni) e tutto si fa più chiaro e più facilmente seguibile. Alcuni personaggi sono ben pensati, altri più comuni e banali, ma tutti comunque con un tratto chiaramente unico, a testimoniare in qualche modo le diversità tra i singoli uomini.
Un cenno doveroso va fatto per l'intro: Unistall. Credo che sia entrata a pieno titolo nella mia top three delle sigle degli anime. Fantastica, evocativa, nelle immagini e nei suoni. Una di quelle che a distanza di mesi vai su youtube per risentirti ed è come se ti facesse rivivere le stesse emozioni che hai provato durante la visione dell'anime. Anche le ending sono ben fatte, soprattutto la seconda.
Che dire per concludere. "Bokurano" è un anime trasversale, adatto a tutti coloro che amano gli anime, indipendentemente dal genere con il quale si identificano maggiormente. Voto otto. Un otto pieno. Un otto per me meritato.
Un anime davvero stranissimo. Difficile recensirlo, specie visto che è già stato fatto molte volte. Si vorrebbe dire qualcosa di nuovo, ma come fare?
Non si può dire che abbia disegni eccelsi: vero che musicalmente opening ed ending sono molto pregevoli, ma il chara design è semplificato, gli sfondi sono a volte appena abbozzati, le animazioni spesso carenti, i robottoni... beh, i robottoni sono anche peggio dei Fafner, ed è tutto dire. Eppure, come non rimanere affascinati da questa storia?
Tanto per cominciare, ha più di un punto in comune con quella di "Soukyuu no Fafner - Dead Aggressor"; avendoli visti uno dietro l'altro, non si può fare a meno di fare paragoni. E se già pensavo che "Fafner" fosse tragico e terribile, qui si raggiungono punte di sadismo puro. Anche se, bisogna dire, qualcuno potrebbe preferire un bel taglio netto a una lunga agonia.
Detto questo, ho trovato piuttosto discutibile, e non solo dal punto di vista morale, che i personaggi fossero così giovani. Dodici/tredici anni è un po' presto per disquisire della vita e dell'universo, con le parole, i pensieri, le azioni e le soluzioni che vengono proposti qui. Non so quanto i ragazzini dell'età dei protagonisti abbiano potuto apprezzare l'opera: a quell'età mi sa di morboso. Anche perché, diamine, di tutti i protagonisti non ne ricordo uno che non abbia avuto una vita familiare come minimo travagliata. E' possibile che questa scelta d'età sia stata effettuata per aumentare l'orrore di chi guarda?
Ho visto che alcuni si sono lamentati del fatto che, verso la metà della serie, si sia passati a dedicare più tempo alle beghe economico/politico/finanziarie che ai personaggi che si alternavano alla guida del robot. Devo dire che personalmente non mi ha dato fastidio. In fondo, se vogliamo, è un atto dovuto: non si può certo pensare che combattimenti di questa portata, anche in termini di devastazione, potessero passare inosservati. Naturalissimo anche che qualcuno cercasse di trarne vantaggio. E, in qualche modo, ci deve pur essere spiegato perché le lotte avvengano. Infatti, se nelle prime puntate continuiamo a chiederci da dove vengano questi brutti robot, perché si combatta, e per cosa, è dopo la metà della serie che cominciamo ad avere delle risposte.
Devo segnalare anche qui la presenza del brutto vizio di inserire una puntata di riassunto: non ricordo il numero, ma verso la metà c'è un intero episodio dedicato solo ed esclusivamente al ripescaggio di scene precedenti. Uff.
Pur con i comprensibili alti e bassi, l'unico episodio che veramente mi ha annoiato è stato il penultimo, per il resto, è una visione tirata e convincente, sospendendo il giudizio sull'età dei personaggi.
Quella che si respira lungo tutto l'anime è un'aria soffocante, di collosa tragedia. I personaggi sono invischiati in un gioco più grande di qualsiasi immaginazione, persi nel proprio fato senza possibilità di scampo. Anche quando parlano di speranza di liberazione dal contratto - perché i giovanissimi protagonisti hanno sottoscritto inconsapevolmente un contratto - in realtà sanno benissimo, come lo sa lo spettatore, che tale speranza è illusoria. Non ci crede proprio nessuno. E quello che si apprezza molto in quest'anime è che sia coerente con se stesso: se si pensa d'incontrare qualche scena umoristica qua e là per alleviare la pesante cappa di tensione, ci si ricreda in fretta. "Bokurano" non è una favoletta per la buonanotte, no.
I robottoni sono brutti, brutti, brutti, e non solo nell'aspetto. Si muovono con pesantezza, con effetti anni '70. In fondo, sono guidati con il pensiero da piloti che non hanno mai fatto uno straccio di prova e si combattono spesso a colpi di braccia che sembrano chele. Ma il combattimento non è certo la parte più importante dell'anime. Non lo è nemmeno il robottone che, alto 500 metri, il nome di robottone, se lo merita proprio. La parte importante è la disperazione del pilota di turno, il suo passato, la motivazione che lo spinge a combattere, pur essendo stato costretto con l'inganno. La motivazione che lo spinge, coscientemente, a uccidere. Sarà anche un mecha, ma è una storia di "persone".
Si dipana in modo se vogliamo prevedibile, anche nel finale, che è difficile definire lieto. Non c'è nulla di lieto, in quest'anime, mai. Eppure, non guardarlo sarebbe forse un errore.
Non dico che sia un capolavoro, non lo è. Però non merita di essere scartato. Da lì a dare come giudizio 8 c'è un po' di differenza, lo capisco. Se il robot fa schifo, i disegni sono anonimi e i combattimenti assenti, come si fa ad assegnare un 8? Si può perché fin dall'inizio ci si sente afferrare al cuore da una stretta potente. Ecco, quella stretta è quella che fa gridare 8. Ed esserne convinti.
Non si può dire che abbia disegni eccelsi: vero che musicalmente opening ed ending sono molto pregevoli, ma il chara design è semplificato, gli sfondi sono a volte appena abbozzati, le animazioni spesso carenti, i robottoni... beh, i robottoni sono anche peggio dei Fafner, ed è tutto dire. Eppure, come non rimanere affascinati da questa storia?
Tanto per cominciare, ha più di un punto in comune con quella di "Soukyuu no Fafner - Dead Aggressor"; avendoli visti uno dietro l'altro, non si può fare a meno di fare paragoni. E se già pensavo che "Fafner" fosse tragico e terribile, qui si raggiungono punte di sadismo puro. Anche se, bisogna dire, qualcuno potrebbe preferire un bel taglio netto a una lunga agonia.
Detto questo, ho trovato piuttosto discutibile, e non solo dal punto di vista morale, che i personaggi fossero così giovani. Dodici/tredici anni è un po' presto per disquisire della vita e dell'universo, con le parole, i pensieri, le azioni e le soluzioni che vengono proposti qui. Non so quanto i ragazzini dell'età dei protagonisti abbiano potuto apprezzare l'opera: a quell'età mi sa di morboso. Anche perché, diamine, di tutti i protagonisti non ne ricordo uno che non abbia avuto una vita familiare come minimo travagliata. E' possibile che questa scelta d'età sia stata effettuata per aumentare l'orrore di chi guarda?
Ho visto che alcuni si sono lamentati del fatto che, verso la metà della serie, si sia passati a dedicare più tempo alle beghe economico/politico/finanziarie che ai personaggi che si alternavano alla guida del robot. Devo dire che personalmente non mi ha dato fastidio. In fondo, se vogliamo, è un atto dovuto: non si può certo pensare che combattimenti di questa portata, anche in termini di devastazione, potessero passare inosservati. Naturalissimo anche che qualcuno cercasse di trarne vantaggio. E, in qualche modo, ci deve pur essere spiegato perché le lotte avvengano. Infatti, se nelle prime puntate continuiamo a chiederci da dove vengano questi brutti robot, perché si combatta, e per cosa, è dopo la metà della serie che cominciamo ad avere delle risposte.
Devo segnalare anche qui la presenza del brutto vizio di inserire una puntata di riassunto: non ricordo il numero, ma verso la metà c'è un intero episodio dedicato solo ed esclusivamente al ripescaggio di scene precedenti. Uff.
Pur con i comprensibili alti e bassi, l'unico episodio che veramente mi ha annoiato è stato il penultimo, per il resto, è una visione tirata e convincente, sospendendo il giudizio sull'età dei personaggi.
Quella che si respira lungo tutto l'anime è un'aria soffocante, di collosa tragedia. I personaggi sono invischiati in un gioco più grande di qualsiasi immaginazione, persi nel proprio fato senza possibilità di scampo. Anche quando parlano di speranza di liberazione dal contratto - perché i giovanissimi protagonisti hanno sottoscritto inconsapevolmente un contratto - in realtà sanno benissimo, come lo sa lo spettatore, che tale speranza è illusoria. Non ci crede proprio nessuno. E quello che si apprezza molto in quest'anime è che sia coerente con se stesso: se si pensa d'incontrare qualche scena umoristica qua e là per alleviare la pesante cappa di tensione, ci si ricreda in fretta. "Bokurano" non è una favoletta per la buonanotte, no.
I robottoni sono brutti, brutti, brutti, e non solo nell'aspetto. Si muovono con pesantezza, con effetti anni '70. In fondo, sono guidati con il pensiero da piloti che non hanno mai fatto uno straccio di prova e si combattono spesso a colpi di braccia che sembrano chele. Ma il combattimento non è certo la parte più importante dell'anime. Non lo è nemmeno il robottone che, alto 500 metri, il nome di robottone, se lo merita proprio. La parte importante è la disperazione del pilota di turno, il suo passato, la motivazione che lo spinge a combattere, pur essendo stato costretto con l'inganno. La motivazione che lo spinge, coscientemente, a uccidere. Sarà anche un mecha, ma è una storia di "persone".
Si dipana in modo se vogliamo prevedibile, anche nel finale, che è difficile definire lieto. Non c'è nulla di lieto, in quest'anime, mai. Eppure, non guardarlo sarebbe forse un errore.
Non dico che sia un capolavoro, non lo è. Però non merita di essere scartato. Da lì a dare come giudizio 8 c'è un po' di differenza, lo capisco. Se il robot fa schifo, i disegni sono anonimi e i combattimenti assenti, come si fa ad assegnare un 8? Si può perché fin dall'inizio ci si sente afferrare al cuore da una stretta potente. Ecco, quella stretta è quella che fa gridare 8. Ed esserne convinti.
I robot giganti fanno parte del DNA dell'animazione giapponese. Questo, l'ho pensato più volte, vedendoli comparire in opere che non sembrerebbero avere nulla a che fare con il genere robotico. L'ho pensato anche guardando 'Bokurano'. 'Bokurano' è un dramma psicologico, un anime pessimista e nichilista, assai lontano dalle atmosfere del robotico tradizionale, eppure anche qui la salvezza della Terra dipende da duelli tra robot giganti, alti ben 500 metri e contro i quali la tecnologia terrestre è assolutamente impotente. Le atmosfere apocalittiche e le scene di distruzione di città non deluderanno gli appassionati di mecha, ma qui l'attenzione è rivolta da tutt'altra parte.
La Morte, quella con la M maiuscola. Questo è il tema principale di 'Bokurano'. Nel paese dei kamikaze, morire per salvare gli appartenenti al proprio gruppo di appartenenza, che sia la famiglia, il clan, la nazione o l'intero pianeta, è una tematica molto sentita. 'Bokurano' spende tutte le sue energie cercando di dirimere il nodo morale se il mondo meriti di essere salvato a costo della propria vita o se sia meglio lasciarlo sparire. L'anime è tratto dal manga originale di Mohiro Kitoh ma se ne differenzia in vari punti, in quanto il regista Hiroyuki Morita ha scelto di alleggerire varie situazioni e il finale, con il consenso di Kitoh.
Mohiro Kitoh è famoso per i manga 'Narutaru' e le 'Ali di Vendemiaire'. Non posso dire di essere un suo grande estimatore perché vedo nelle sue opere delle grosse pecche. La prima pecca è quella di concentrarsi ossessivamente sul peggio dell'animo umano, su situazioni estreme: è difficile trovare un personaggio di Kitoh che non sia in preda all'angoscia per qualche motivo. Sono un concentrato di disgrazie: quasi sempre i suoi ragazzi sono orfani di un genitore o dell'altro, se non di entrambi; se hanno i genitori questi possono trascurarli per il lavoro, oppure possono aver tradito la famiglia, abbandonando il coniuge per un amante; può capitare di essere figli di una prostituta, oppure di un boss mafioso, oppure di essere semplicemente figli adottivi. Sembra che, di famiglie normali, non ne esistano in 'Bokurano'. Ma non sono tanto le situazioni al limite a dare fastidio, quanto le atmosfere soffocanti e senza speranza: i personaggi sono quasi sempre passivi e sembra che non possano fare nulla per liberarsi dalla propria situazione tranne morire.
A tutto questo si aggiunga la scelta discutibile di usare come protagonisti dei ragazzini in età prepuberale (11-12 anni in 'Narutaru', 12-13 in 'Bokurano') e farli ragionare come persone molto più grandi della loro età, in particolare per quanto riguarda gli aspetti sessuali. Nella mia esperienza un maschio dodicenne non pensa molto all'altro sesso e certamente non cerca di violentare le sue compagne di classe. E questo non l'ho visto succedere neanche a 13 anni. Inoltre non si fa tutte le paranoie esistenziali che si fanno i personaggi di Kitoh. Se la loro età fosse di 15-16 anni non direi nulla ma stando così le cose non posso trovare credibili le psicologie di alcuni personaggi.
Tolte queste due grosse pecche però devo dire che Kitoh è un autore originale e capace. 'Bokurano' è la sua opera che mi è piaciuta di più. Ho il sospetto che il motivo siano i cambi apportati dal regista dell'anime, perché mi pare un'opera meno morbosa del solito e più mainstream, per quanto sia possibile per un'opera di questo tipo, che sicuramente non si può accusare di essere conformista e commerciale. Tutt'altro. Potete sognarvi fan service e siparietti umoristici in 'Bokurano', è un'opera serissima e tutta soffusa di tristezza esistenziale.
Anche dal punto di vista tecnico, colori, animazioni, musiche, chara, è tutto impostato verso un'essenzialità assoluta, tanto che l'anime sembra essere stato realizzato ben prima del 2007. I robot giganti realizzati in una CGI piuttosto povera sono tutto tranne che entusiasmanti: ma questo è certamente voluto e lo considererei un punto di merito più che un punto di demerito, perché è consistente con le atmosfere della storia. L'unica delega al grigiore imperante è nella stupenda opening, "Uninstall", che ho trovato davvero evocativa e affascinante. Tecnicamente è la parte migliore della serie che per il resto si basa tutta sulla trama e sulle psicologie dei personaggi.
Trama e personaggi comunque sono buoni, anche molto buoni in vari punti, si tratta di una serie che sicuramente è in grado di appassionare lo spettatore. Inizialmente pensavo che mi aspettasse una serie di 15 battaglie tutte uguali, ma ogni storia è leggermente diversa, vi sono dei colpi di scena inaspettati e non è assolutamente una serie che qualificherei ripetitiva, pur nel suo format molto stringente: si narra la tragica storia di uno dei piloti del robot, che alla fine (quasi sempre) trova la determinazione nel morire per combattere e difendere la Terra. Non si tratta affatto di una storia di eroismo tradizionale comunque.
Nella seconda parte della serie l'attenzione si sposta di più sugli aspetti sociali (politici e uomini d'affari che cercano di trarre vantaggi economici dalla tecnologia del robot alieno, infischiandosi delle vite umane) e a mio avviso è effettivamente un po' inferiore alla prima parte. Il personaggio dell'ultimo pilota, quello che viene descritto più in dettaglio, non è il più indovinato dell'anime: avrei preferito che gli si dedicasse meno tempo e sapere qualcosa di più di Kanji Yoshikawa e di sua madre, un rapporto che è stato alquanto trascurato. Inoltre non si capisce il ruolo dell'ufficiale dell'esercito Seki, né il ruolo degli esseri supremi che vengono citati nelle ultime puntate ma poi scompaiono. Insomma il finale è troncato e leggermente inconsistente con le atmosfere della serie, è senz'altro opera del regista. Conoscendo Kitoh mi aspetto che il finale del manga sia molto più tragico.
La Morte, quella con la M maiuscola. Questo è il tema principale di 'Bokurano'. Nel paese dei kamikaze, morire per salvare gli appartenenti al proprio gruppo di appartenenza, che sia la famiglia, il clan, la nazione o l'intero pianeta, è una tematica molto sentita. 'Bokurano' spende tutte le sue energie cercando di dirimere il nodo morale se il mondo meriti di essere salvato a costo della propria vita o se sia meglio lasciarlo sparire. L'anime è tratto dal manga originale di Mohiro Kitoh ma se ne differenzia in vari punti, in quanto il regista Hiroyuki Morita ha scelto di alleggerire varie situazioni e il finale, con il consenso di Kitoh.
Mohiro Kitoh è famoso per i manga 'Narutaru' e le 'Ali di Vendemiaire'. Non posso dire di essere un suo grande estimatore perché vedo nelle sue opere delle grosse pecche. La prima pecca è quella di concentrarsi ossessivamente sul peggio dell'animo umano, su situazioni estreme: è difficile trovare un personaggio di Kitoh che non sia in preda all'angoscia per qualche motivo. Sono un concentrato di disgrazie: quasi sempre i suoi ragazzi sono orfani di un genitore o dell'altro, se non di entrambi; se hanno i genitori questi possono trascurarli per il lavoro, oppure possono aver tradito la famiglia, abbandonando il coniuge per un amante; può capitare di essere figli di una prostituta, oppure di un boss mafioso, oppure di essere semplicemente figli adottivi. Sembra che, di famiglie normali, non ne esistano in 'Bokurano'. Ma non sono tanto le situazioni al limite a dare fastidio, quanto le atmosfere soffocanti e senza speranza: i personaggi sono quasi sempre passivi e sembra che non possano fare nulla per liberarsi dalla propria situazione tranne morire.
A tutto questo si aggiunga la scelta discutibile di usare come protagonisti dei ragazzini in età prepuberale (11-12 anni in 'Narutaru', 12-13 in 'Bokurano') e farli ragionare come persone molto più grandi della loro età, in particolare per quanto riguarda gli aspetti sessuali. Nella mia esperienza un maschio dodicenne non pensa molto all'altro sesso e certamente non cerca di violentare le sue compagne di classe. E questo non l'ho visto succedere neanche a 13 anni. Inoltre non si fa tutte le paranoie esistenziali che si fanno i personaggi di Kitoh. Se la loro età fosse di 15-16 anni non direi nulla ma stando così le cose non posso trovare credibili le psicologie di alcuni personaggi.
Tolte queste due grosse pecche però devo dire che Kitoh è un autore originale e capace. 'Bokurano' è la sua opera che mi è piaciuta di più. Ho il sospetto che il motivo siano i cambi apportati dal regista dell'anime, perché mi pare un'opera meno morbosa del solito e più mainstream, per quanto sia possibile per un'opera di questo tipo, che sicuramente non si può accusare di essere conformista e commerciale. Tutt'altro. Potete sognarvi fan service e siparietti umoristici in 'Bokurano', è un'opera serissima e tutta soffusa di tristezza esistenziale.
Anche dal punto di vista tecnico, colori, animazioni, musiche, chara, è tutto impostato verso un'essenzialità assoluta, tanto che l'anime sembra essere stato realizzato ben prima del 2007. I robot giganti realizzati in una CGI piuttosto povera sono tutto tranne che entusiasmanti: ma questo è certamente voluto e lo considererei un punto di merito più che un punto di demerito, perché è consistente con le atmosfere della storia. L'unica delega al grigiore imperante è nella stupenda opening, "Uninstall", che ho trovato davvero evocativa e affascinante. Tecnicamente è la parte migliore della serie che per il resto si basa tutta sulla trama e sulle psicologie dei personaggi.
Trama e personaggi comunque sono buoni, anche molto buoni in vari punti, si tratta di una serie che sicuramente è in grado di appassionare lo spettatore. Inizialmente pensavo che mi aspettasse una serie di 15 battaglie tutte uguali, ma ogni storia è leggermente diversa, vi sono dei colpi di scena inaspettati e non è assolutamente una serie che qualificherei ripetitiva, pur nel suo format molto stringente: si narra la tragica storia di uno dei piloti del robot, che alla fine (quasi sempre) trova la determinazione nel morire per combattere e difendere la Terra. Non si tratta affatto di una storia di eroismo tradizionale comunque.
Nella seconda parte della serie l'attenzione si sposta di più sugli aspetti sociali (politici e uomini d'affari che cercano di trarre vantaggi economici dalla tecnologia del robot alieno, infischiandosi delle vite umane) e a mio avviso è effettivamente un po' inferiore alla prima parte. Il personaggio dell'ultimo pilota, quello che viene descritto più in dettaglio, non è il più indovinato dell'anime: avrei preferito che gli si dedicasse meno tempo e sapere qualcosa di più di Kanji Yoshikawa e di sua madre, un rapporto che è stato alquanto trascurato. Inoltre non si capisce il ruolo dell'ufficiale dell'esercito Seki, né il ruolo degli esseri supremi che vengono citati nelle ultime puntate ma poi scompaiono. Insomma il finale è troncato e leggermente inconsistente con le atmosfere della serie, è senz'altro opera del regista. Conoscendo Kitoh mi aspetto che il finale del manga sia molto più tragico.
Tratto dall'omonimo manga di Mohiro Kitoh, creatore del cattivissimo e pluricensurato "Narutaru", "Bokurano" smonta, sviscera e mette in discussione le caratteristiche principali del suo genere di appartenenza. Robottoni alti cinquecento metri, un pizzico di Beam Spam, un uso più che generoso della CG, tonnellate di eroici schermi blu della morte, rivelazioni alla "Star Wars", oscuri piani degni di David Xanatos, un cast giovanissimo e variegato... la carne al fuoco è tanta, insomma, e riuscire a rendere giustizia a ogni singolo aspetto di questa crudele fiaba contemporanea non è un'impresa da poco. Il risultato? Un prodotto interessante ma non esente da sbavature, di cui bisognerebbe iniziare la visione soltanto dopo essersi debitamente informati. In caso contrario, infatti, si rischia di liquidarlo come il solito mecha disfattista nato dalla costola di "Evangelion", da cui trae sì molti spunti, ma senza per questo rinunciare a sviluppare e proteggere una propria identità.
Le vacanze stanno finendo e con esse anche la scuola estiva frequentata dai nostri quindici protagonisti; dopodiché, presumibilmente, ognuno di loro tornerà alla propria vita e il gruppo si disperderà. Nel corso di una gita sulla spiaggia decidono di esplorare una grotta poco distante, all'interno della quale troveranno svariate apparecchiature elettroniche e uno strano leggio blu. Colti sul fatto dal loro proprietario, tale Kokopelli, invece di essere rimproverati per la loro invadenza ricevono una proposta all'apparenza innocua: fungere da beta testers per il gioco a cui l'uomo sta lavorando. Un gioco in cui ciascuno dei ragazzi dovrà proteggere per mezzo di un robot il pianeta dagli attacchi di altre macchine.
Ora, qual è una delle prime cose che ci vengono insegnate da bambini? Non parlare con gli sconosciuti e soprattutto non farsi corrompere da eventuali caramelle, giocattoli o altri simili doni. Impossibile, quindi, non trovare sconfortante la facilità con cui i protagonisti si lasciano convincere a provare il gioco, indipendentemente dalle imprevedibili conseguenze dello stesso. Alla luce di quanto emerge riguardo al passato di ognuno, poi, una simile leggerezza risulta ancora più inspiegabile dal momento che alcuni sono stati più volte raggirati o delusi da delle figure adulte a loro vicine, aspetto che costituisce uno dei cardini delle opere di Kitoh - anche se molte di queste storie sono state spogliate della morbosità che le caratterizzava nel manga.
Possibile che l'esigenza di sentirsi parte del gruppo, notoriamente percepita dall'adolescente come un bisogno quasi fisiologico, sia più forte di tutto questo? Capisco che in qualche modo la vicenda avesse bisogno di una spintarella per entrare nel vivo, ma un pizzico di veridicità in più non avrebbe guastato. Se in alcuni casi un simile comportamento è ancora accettabile, quindi, in altri non lo è nella maniera più assoluta.
Dunque, dicevamo: i ragazzi accettano di fare da cavie per Kokopelli, il buon senso è uccel di bosco, e non passerà molto tempo prima che i nostri eroi scoprano di avere commesso un errore madornale. Non solo le battaglie a bordo dello Zearth - nome con il quale ribattezzano il gigantesco robot da loro governato - sono reali al cento per cento, non solo il destino della Terra è nelle loro mani, ma una volta assolto il proprio compito il pilota di turno è destinato a morire sotto agli occhi dei propri compagni. Serve forse che vi dica che una volta stipulato il contratto è impossibile sottrarsi agli obblighi che comporta? Avanti, non lasciate che la vostra intelligenza venga insultata in questo modo: è un soggetto di Kitoh, non un libro di "Winnie The Pooh". Sotto la deprecabile guida di Koemushi, essere repellente dagli occhi come due monete e il sorriso di una tagliola (cit.), ai ragazzi non resta che vivere il più degnamente possibile i loro ultimi giorni e di cercare dentro di sé un motivo per cui combattere, nella vana ma comprensibilmente speranza che ciò non si renda necessario.
Non vedete l'ora si assistere a coreografici combattimenti tra robot che se le suonano di santa ragione, non è vero? In tal caso mi dispiace, ma "Bokurano" non è l'anime che fa per voi. Eccezion fatta per l'ultimo scontro, infatti - e vorrei anche vedere - generalmente le varie battaglie si risolvono in pochi minuti, mentre il resto della puntata è dedicata al passato del pilota del giorno, e/o agli sforzi compiuti dai pochi adulti a cui importi qualcosa della sorte a cui vanno incontro i quindici infelici per liberarli dal giogo del diabolico contratto.
Un'altra delusione è in arrivo per gli amanti del mecha "alla vecchia maniera": mentre lo Zearth assomiglia in maniera sospetta alle leggendarie Unità EVA, ma del tutto privo del medesimo appeal, i suoi avversari sono perlopiù di forma insettoide o comunque inusuale per il ruolo che ricoprono, per certi versi non dissimile a quello degli angeli della serie di Anno. Abbiamo funghi gemelli, ragni, tronchi d'albero e molto altro ancora, più qualche sparuto esemplare più canonico ma non per questo meno bizzarro.
Essendo pilotato da ragazzini di dodici-tredici anni sotto forte pressione psicologica ai quali non è stato impartito il minimo addestramento, inoltre, le gesta dello Zearth risultano ben lontane dall'ideale di performance robotica a cui decenni di animazione a tema ci hanno abituati. In altre parole i nostri eroi possono fare affidamento soltanto sulle proprie forze, letteralmente. Fortuna che i nemici sembrano avere lo stesso problema, altrimenti sarebbe stato davvero difficile per i protagonisti collezionare il numero di vittorie necessario. Non importa quanto possano essere tosti gli avversari - nella maggior parte dei casi si tagliano con un grissino, come il tonno di una nota pubblicità -, non importa quanto sia scombinata la vita della pilota in questione: lo spettatore sa già che lo Zearth vincerà, almeno fino all'ultima lotta che, giustamente, deve per forza di cose tenere con il fiato sospeso. La battaglia più importante, infatti, è quella che ciascuno dei protagonisti combatte con se stesso, al fine di trovare la forza necessaria per immolarsi senza rimpianti, e sotto questo aspetto l'anime non delude.
Beh, diciamo che non delude quasi mai, via. Alcune storie coinvolgono più di altre - del resto è inevitabile - mentre a una buona metà dei ragazzi viene dato pochissimo spazio in favore della sotto-trama che si viene a creare a partire da metà della serie. A questo punto, infatti, l'attenzione si sposta dai piccoli martiri alla controversia di cui sono oggetto, con l'opinione pubblica che si deve accontentare delle briciole e con politici, scienziati e imprenditori che fanno il punto della situazione, chiedendosi se non sia possibile trarre profitto dalla vicenda. Inutile dire che il benessere dei ragazzi è, nella migliore delle ipotesi, all'ultimo posto nella lista delle rispettive priorità.
Una delle più illustri eccezioni a questa regola, naturalmente, è costituita dall'ultimo pilota, a cui forse viene dedicato fin troppo spazio: ho trovato la sua storia piuttosto deludente e il suo profilo psicologico altrettanto insoddisfacente, dallo sviluppo tardivo e mal contestualizzato. Nel complesso, tuttavia, direi che si è raggiunto un compromesso più che buono tra il manga e la sua trasposizione animata, anche si sarebbe potuto fare di più e meglio. Il personaggio meglio caratterizzato, tuttavia, è senza dubbio Koemushi: merito dell'ottimo doppiaggio di Akira Ishida, già voce di Kaworu Nagisa in "Evangelion". Buffa coincidenza, non trovate? Se pensate che Kyuubey di "Mahou Shoujo ★ Madoka Magica" sia la più odiosa mascotte della storia degli anime non avete ancora visto niente.
Dal punto di vista estetico il comparto tecnico è decisamente imbarazzante per un anime del 2007: il character design è incredibilmente piatto, quasi più della sua controparte cartacea, e l'utilizzo della CG lascia molto a desiderare. Va bene che i combattimenti sono più che altro una metafora - se siete arrivati alla fine dell'anime e non avete ancora capito di cosa, è il caso di fare un bel ripasso -, ma qui si esagera! Fortuna che il doppiaggio e il sonoro in generale riservano molte più soddisfazioni, in particolare la colonna sonora che, a parte qualche pezzo dimenticabile, si rivela quasi sempre all'altezza della situazione. L'opening è la struggente ed evocativa Uninstall di Chiaki Ishikawa, che cura anche le due sigle di chiusura: Little Bird, la cui protagonista è una madre che tenta di proteggere il figlio dalle insidie del mondo, e Vermillion, la cui attinenza con le tematiche dell'anime è ulteriormente sottolineata dall'unica sequenza da cui è composta la parte visiva, ossia una panoramica dei protagonisti che fluttuano nello spazio tenendosi per mano con il sorriso sulle labbra, in un ordine che in parte rispecchia quello in cui li abbiamo visti pilotare lo Zearth.
In conclusione: se avete un debole per le opere capaci di reinterpretare in maniera efficace i tratti distintivi del genere a cui fanno riferimento, se avete voglia di una storia con una certa profondità o più semplicemente di un mecha diverso, "Bokurano" potrebbe fare al caso vostro. Non posso garantirvi che vi piacerà, ma senza dubbio ne ricaverete due importanti lezioni: la prima è che la mamma aveva ragione a farvi una testa così sull'importanza di non rivolgere la parola agli estranei; la seconda che cambiare periodicamente la sedia che si usa abitualmente non può fare che bene.
Le vacanze stanno finendo e con esse anche la scuola estiva frequentata dai nostri quindici protagonisti; dopodiché, presumibilmente, ognuno di loro tornerà alla propria vita e il gruppo si disperderà. Nel corso di una gita sulla spiaggia decidono di esplorare una grotta poco distante, all'interno della quale troveranno svariate apparecchiature elettroniche e uno strano leggio blu. Colti sul fatto dal loro proprietario, tale Kokopelli, invece di essere rimproverati per la loro invadenza ricevono una proposta all'apparenza innocua: fungere da beta testers per il gioco a cui l'uomo sta lavorando. Un gioco in cui ciascuno dei ragazzi dovrà proteggere per mezzo di un robot il pianeta dagli attacchi di altre macchine.
Ora, qual è una delle prime cose che ci vengono insegnate da bambini? Non parlare con gli sconosciuti e soprattutto non farsi corrompere da eventuali caramelle, giocattoli o altri simili doni. Impossibile, quindi, non trovare sconfortante la facilità con cui i protagonisti si lasciano convincere a provare il gioco, indipendentemente dalle imprevedibili conseguenze dello stesso. Alla luce di quanto emerge riguardo al passato di ognuno, poi, una simile leggerezza risulta ancora più inspiegabile dal momento che alcuni sono stati più volte raggirati o delusi da delle figure adulte a loro vicine, aspetto che costituisce uno dei cardini delle opere di Kitoh - anche se molte di queste storie sono state spogliate della morbosità che le caratterizzava nel manga.
Possibile che l'esigenza di sentirsi parte del gruppo, notoriamente percepita dall'adolescente come un bisogno quasi fisiologico, sia più forte di tutto questo? Capisco che in qualche modo la vicenda avesse bisogno di una spintarella per entrare nel vivo, ma un pizzico di veridicità in più non avrebbe guastato. Se in alcuni casi un simile comportamento è ancora accettabile, quindi, in altri non lo è nella maniera più assoluta.
Dunque, dicevamo: i ragazzi accettano di fare da cavie per Kokopelli, il buon senso è uccel di bosco, e non passerà molto tempo prima che i nostri eroi scoprano di avere commesso un errore madornale. Non solo le battaglie a bordo dello Zearth - nome con il quale ribattezzano il gigantesco robot da loro governato - sono reali al cento per cento, non solo il destino della Terra è nelle loro mani, ma una volta assolto il proprio compito il pilota di turno è destinato a morire sotto agli occhi dei propri compagni. Serve forse che vi dica che una volta stipulato il contratto è impossibile sottrarsi agli obblighi che comporta? Avanti, non lasciate che la vostra intelligenza venga insultata in questo modo: è un soggetto di Kitoh, non un libro di "Winnie The Pooh". Sotto la deprecabile guida di Koemushi, essere repellente dagli occhi come due monete e il sorriso di una tagliola (cit.), ai ragazzi non resta che vivere il più degnamente possibile i loro ultimi giorni e di cercare dentro di sé un motivo per cui combattere, nella vana ma comprensibilmente speranza che ciò non si renda necessario.
Non vedete l'ora si assistere a coreografici combattimenti tra robot che se le suonano di santa ragione, non è vero? In tal caso mi dispiace, ma "Bokurano" non è l'anime che fa per voi. Eccezion fatta per l'ultimo scontro, infatti - e vorrei anche vedere - generalmente le varie battaglie si risolvono in pochi minuti, mentre il resto della puntata è dedicata al passato del pilota del giorno, e/o agli sforzi compiuti dai pochi adulti a cui importi qualcosa della sorte a cui vanno incontro i quindici infelici per liberarli dal giogo del diabolico contratto.
Un'altra delusione è in arrivo per gli amanti del mecha "alla vecchia maniera": mentre lo Zearth assomiglia in maniera sospetta alle leggendarie Unità EVA, ma del tutto privo del medesimo appeal, i suoi avversari sono perlopiù di forma insettoide o comunque inusuale per il ruolo che ricoprono, per certi versi non dissimile a quello degli angeli della serie di Anno. Abbiamo funghi gemelli, ragni, tronchi d'albero e molto altro ancora, più qualche sparuto esemplare più canonico ma non per questo meno bizzarro.
Essendo pilotato da ragazzini di dodici-tredici anni sotto forte pressione psicologica ai quali non è stato impartito il minimo addestramento, inoltre, le gesta dello Zearth risultano ben lontane dall'ideale di performance robotica a cui decenni di animazione a tema ci hanno abituati. In altre parole i nostri eroi possono fare affidamento soltanto sulle proprie forze, letteralmente. Fortuna che i nemici sembrano avere lo stesso problema, altrimenti sarebbe stato davvero difficile per i protagonisti collezionare il numero di vittorie necessario. Non importa quanto possano essere tosti gli avversari - nella maggior parte dei casi si tagliano con un grissino, come il tonno di una nota pubblicità -, non importa quanto sia scombinata la vita della pilota in questione: lo spettatore sa già che lo Zearth vincerà, almeno fino all'ultima lotta che, giustamente, deve per forza di cose tenere con il fiato sospeso. La battaglia più importante, infatti, è quella che ciascuno dei protagonisti combatte con se stesso, al fine di trovare la forza necessaria per immolarsi senza rimpianti, e sotto questo aspetto l'anime non delude.
Beh, diciamo che non delude quasi mai, via. Alcune storie coinvolgono più di altre - del resto è inevitabile - mentre a una buona metà dei ragazzi viene dato pochissimo spazio in favore della sotto-trama che si viene a creare a partire da metà della serie. A questo punto, infatti, l'attenzione si sposta dai piccoli martiri alla controversia di cui sono oggetto, con l'opinione pubblica che si deve accontentare delle briciole e con politici, scienziati e imprenditori che fanno il punto della situazione, chiedendosi se non sia possibile trarre profitto dalla vicenda. Inutile dire che il benessere dei ragazzi è, nella migliore delle ipotesi, all'ultimo posto nella lista delle rispettive priorità.
Una delle più illustri eccezioni a questa regola, naturalmente, è costituita dall'ultimo pilota, a cui forse viene dedicato fin troppo spazio: ho trovato la sua storia piuttosto deludente e il suo profilo psicologico altrettanto insoddisfacente, dallo sviluppo tardivo e mal contestualizzato. Nel complesso, tuttavia, direi che si è raggiunto un compromesso più che buono tra il manga e la sua trasposizione animata, anche si sarebbe potuto fare di più e meglio. Il personaggio meglio caratterizzato, tuttavia, è senza dubbio Koemushi: merito dell'ottimo doppiaggio di Akira Ishida, già voce di Kaworu Nagisa in "Evangelion". Buffa coincidenza, non trovate? Se pensate che Kyuubey di "Mahou Shoujo ★ Madoka Magica" sia la più odiosa mascotte della storia degli anime non avete ancora visto niente.
Dal punto di vista estetico il comparto tecnico è decisamente imbarazzante per un anime del 2007: il character design è incredibilmente piatto, quasi più della sua controparte cartacea, e l'utilizzo della CG lascia molto a desiderare. Va bene che i combattimenti sono più che altro una metafora - se siete arrivati alla fine dell'anime e non avete ancora capito di cosa, è il caso di fare un bel ripasso -, ma qui si esagera! Fortuna che il doppiaggio e il sonoro in generale riservano molte più soddisfazioni, in particolare la colonna sonora che, a parte qualche pezzo dimenticabile, si rivela quasi sempre all'altezza della situazione. L'opening è la struggente ed evocativa Uninstall di Chiaki Ishikawa, che cura anche le due sigle di chiusura: Little Bird, la cui protagonista è una madre che tenta di proteggere il figlio dalle insidie del mondo, e Vermillion, la cui attinenza con le tematiche dell'anime è ulteriormente sottolineata dall'unica sequenza da cui è composta la parte visiva, ossia una panoramica dei protagonisti che fluttuano nello spazio tenendosi per mano con il sorriso sulle labbra, in un ordine che in parte rispecchia quello in cui li abbiamo visti pilotare lo Zearth.
In conclusione: se avete un debole per le opere capaci di reinterpretare in maniera efficace i tratti distintivi del genere a cui fanno riferimento, se avete voglia di una storia con una certa profondità o più semplicemente di un mecha diverso, "Bokurano" potrebbe fare al caso vostro. Non posso garantirvi che vi piacerà, ma senza dubbio ne ricaverete due importanti lezioni: la prima è che la mamma aveva ragione a farvi una testa così sull'importanza di non rivolgere la parola agli estranei; la seconda che cambiare periodicamente la sedia che si usa abitualmente non può fare che bene.
Quello "mecha" è un genere che, inutile dirlo, ha fatto la storia dell'animazione giapponese. Durante gli anni settanta-ottanta, anzi, i termini anime e robot venivano usati in occidente quasi come sinonimi: e in effetti la produzione di serie "robotiche", in virtù anche del grandissimo successo che riscuotevano un po' ovunque, era davvero enorme.
Con il passare degli anni si è assistito ad un evidente quanto inevitabile calo d'interesse verso prodotti di questo tipo riconducibile, a mio avviso, a due cause principali: una specie di reazione post-sbornia da parte del pubblico e una sostanziale incapacità del genere di rinnovarsi e di abbandonare un canovaccio ormai trito e ritrito che, francamente, non interessava più a nessuno. Finché, nel 1995, fece la sua comparsa un nuovo anime mecha destinato a diventare una pietra miliare non solo del suo genere ma del mondo degli anime in generale: Neon Genesis Evangelion.
Oltre a presentare una grafica molto più moderna rispetto a quella dei suoi predecessori, l'introduzione di una componente decisamente più introspettiva nei suoi personaggi e di una trama molto più complessa rispetto alla classica, semplice lotta fra buoni e cattivi furono la base di un successo che raggiunse livelli planetari. E ovviamente Evangelion divenne il nuovo modello a cui ispirarsi per tutti gli appassionati di mecha.
Anche Bokurano può essere considerato come un clone di Evangelion. Gli elementi in comune sono tantissimi e non possono sfuggire nemmeno allo spettatore più distratto: secondo me lo Zearth assomiglia molto ai vari Eva ed è pilotato, anch'esso, da bambini; gli avversari dello Zearth hanno quella forma insolita che caratterizzava i vari angeli; l'esistenza d'interessi occulti legati all'attività del robot; la sorte dei pianeti sconfitti ricorda vagamente il "Second Impact"; c'è grande somiglianza di diversi personaggi con quelli presenti in Evangelion ecc. ecc.
Tutte queste evidenti verosimiglianze dovrebbero, in teoria, pesare come un macigno sulla valutazione finale di questo anime che, a prima vista, potrebbe apparire come una mera scopiazzatura della celebre opera di Hideaki Anno; e, invece, con mia grande sorpresa, "Bokurano" si dimostra come un prodotto di primissimo livello, a mio parere capace di competere perfino con il suo più illustre predecessore.
Un breve accenno alla trama: quindici ragazzini, durante un campo estivo, vengono convinti con l'inganno a sottoscrivere uno strano contratto: a bordo del loro robot, lo Zearth appunto, a turno dovranno abbattere un avversario pena la distruzione del pianeta. A rendere tutto ancora più drammatico c'è però una ulteriore controindicazione: lo Zearth funziona consumando l'energia vitale del pilota, per cui...
Anche in Bokurano l'elemento psicologico è parte fondante della trama; a differenza di Evangelion però non si avverte mai l'esigenza di un "traduttore". I personaggi sono sicuramente più "umani" e il loro travaglio interiore è perciò facilmente comprensibile dallo spettatore medio che anzi finisce per condividere le loro paure e i loro problemi fino a sentirsi partecipe anche dei loro difetti.
La vena pessimistica dell'autore è, a mio avviso, addirittura più radicale: dai diversi tipi di comportamenti osservati si evince la convinzione di vivere nel peggiore dei mondi possibili e che la nostra salvezza avverrà a danno di altri che sicuramente ne avrebbero avuto maggior diritto.
Insomma "Bokurano" è un titolo che a me piaciuto tantissimo e che mi sento vivamente di consigliare anche ai non amanti del genere: le scene di lotta fra i diversi robot non sono molto lunghe e quindi passabili. Unica controindicazione: vi verrà voglia di cambiare il posto su cui siete soliti appoggiare il sedere molto spesso dopo la visione di quest'anime.
Con il passare degli anni si è assistito ad un evidente quanto inevitabile calo d'interesse verso prodotti di questo tipo riconducibile, a mio avviso, a due cause principali: una specie di reazione post-sbornia da parte del pubblico e una sostanziale incapacità del genere di rinnovarsi e di abbandonare un canovaccio ormai trito e ritrito che, francamente, non interessava più a nessuno. Finché, nel 1995, fece la sua comparsa un nuovo anime mecha destinato a diventare una pietra miliare non solo del suo genere ma del mondo degli anime in generale: Neon Genesis Evangelion.
Oltre a presentare una grafica molto più moderna rispetto a quella dei suoi predecessori, l'introduzione di una componente decisamente più introspettiva nei suoi personaggi e di una trama molto più complessa rispetto alla classica, semplice lotta fra buoni e cattivi furono la base di un successo che raggiunse livelli planetari. E ovviamente Evangelion divenne il nuovo modello a cui ispirarsi per tutti gli appassionati di mecha.
Anche Bokurano può essere considerato come un clone di Evangelion. Gli elementi in comune sono tantissimi e non possono sfuggire nemmeno allo spettatore più distratto: secondo me lo Zearth assomiglia molto ai vari Eva ed è pilotato, anch'esso, da bambini; gli avversari dello Zearth hanno quella forma insolita che caratterizzava i vari angeli; l'esistenza d'interessi occulti legati all'attività del robot; la sorte dei pianeti sconfitti ricorda vagamente il "Second Impact"; c'è grande somiglianza di diversi personaggi con quelli presenti in Evangelion ecc. ecc.
Tutte queste evidenti verosimiglianze dovrebbero, in teoria, pesare come un macigno sulla valutazione finale di questo anime che, a prima vista, potrebbe apparire come una mera scopiazzatura della celebre opera di Hideaki Anno; e, invece, con mia grande sorpresa, "Bokurano" si dimostra come un prodotto di primissimo livello, a mio parere capace di competere perfino con il suo più illustre predecessore.
Un breve accenno alla trama: quindici ragazzini, durante un campo estivo, vengono convinti con l'inganno a sottoscrivere uno strano contratto: a bordo del loro robot, lo Zearth appunto, a turno dovranno abbattere un avversario pena la distruzione del pianeta. A rendere tutto ancora più drammatico c'è però una ulteriore controindicazione: lo Zearth funziona consumando l'energia vitale del pilota, per cui...
Anche in Bokurano l'elemento psicologico è parte fondante della trama; a differenza di Evangelion però non si avverte mai l'esigenza di un "traduttore". I personaggi sono sicuramente più "umani" e il loro travaglio interiore è perciò facilmente comprensibile dallo spettatore medio che anzi finisce per condividere le loro paure e i loro problemi fino a sentirsi partecipe anche dei loro difetti.
La vena pessimistica dell'autore è, a mio avviso, addirittura più radicale: dai diversi tipi di comportamenti osservati si evince la convinzione di vivere nel peggiore dei mondi possibili e che la nostra salvezza avverrà a danno di altri che sicuramente ne avrebbero avuto maggior diritto.
Insomma "Bokurano" è un titolo che a me piaciuto tantissimo e che mi sento vivamente di consigliare anche ai non amanti del genere: le scene di lotta fra i diversi robot non sono molto lunghe e quindi passabili. Unica controindicazione: vi verrà voglia di cambiare il posto su cui siete soliti appoggiare il sedere molto spesso dopo la visione di quest'anime.
Quindici ragazzi, durante una vacanza estiva sulla spiaggia, s'imbattono in una strana caverna e spinti dalla curiosità entrano a esplorarla. Qui s'imbattono in uno strano tipo che si fa chiamare Kokopelli, che li invita a partecipare a un gioco, naturalmente essendo ragazzini accettano senza pensarci due volte. Purtroppo non si rendono conto che quello a cui hanno deciso di partecipare non e un semplice gioco ma una guerra che deciderà le sorti dell'intero pianeta.
Bokurano per me è un anime fantastico, ricco di azione e di colpi di scena. I disegni sono a mio parere bellissimi e i personaggi sono curati benissimo in ogni minimo dettaglio, sia per quando riguarda il loro aspetto fisico, sia per quando riguarda il loro modo di comportarsi.
La trama e molto originale, anche se dopo qualche episodio diventa un po' ripetitiva, ma si aggiusta alla fine.
Ammiro moltissimo questi quindici ragazzini, che nonostante sanno che dopo ogni combattimento devono morire continuano lo stesso la loro battaglia per la salvezza del loro pianeta, sinceramente io non sarei mai andato avanti con questa battaglia sapendo che dovevo morire.
Non mi resta che consigliare quest'anime a tutti gli appassionati di questo genere di animazione. Complimenti agli autori e buona visione a tutti gli interessati.
Bokurano per me è un anime fantastico, ricco di azione e di colpi di scena. I disegni sono a mio parere bellissimi e i personaggi sono curati benissimo in ogni minimo dettaglio, sia per quando riguarda il loro aspetto fisico, sia per quando riguarda il loro modo di comportarsi.
La trama e molto originale, anche se dopo qualche episodio diventa un po' ripetitiva, ma si aggiusta alla fine.
Ammiro moltissimo questi quindici ragazzini, che nonostante sanno che dopo ogni combattimento devono morire continuano lo stesso la loro battaglia per la salvezza del loro pianeta, sinceramente io non sarei mai andato avanti con questa battaglia sapendo che dovevo morire.
Non mi resta che consigliare quest'anime a tutti gli appassionati di questo genere di animazione. Complimenti agli autori e buona visione a tutti gli interessati.
<b>ATTENZIONE! CONTIENE POSSIBILI SPOILER!</b>
Bokurano è un anime a dir poco curioso. L'idea era interessante, e poteva essere veramente un anime di altissimo livello, ma, purtroppo, è stato mal realizzato.
Trama.
15 ragazzi/e, durante una "gita" in spiaggia, esplorando una grotta s'imbattono in uno strano personaggio che si fa chiamare Kokopelli. Il quale, spiegando che si trovava lì per sviluppare un nuovo gioco basato su combattimenti tra robot, li convince a fare da "test-players". I ragazzi/e, esaltati, decidono di accettare, inconsapevoli di cosa significherà molto presto quella scelta.
Appena comprendono che ciò al quale stanno partecipando non è affatto un gioco, ma reali combattimenti violenti e crudeli, si troveranno a dover affrontare pericoli e situazioni a loro completamente estranee.
Ora, parlando un po' della storia, posso dire che fino all'episodio 12-13 è veramente ben costruita: 15 ragazzini/e che si ritrovano a dover combattere per il destino della Terra, il sacrificio che devono compiere ogni volta i "piloti" del gigantesco robot, far scoprire a poco a poco il passato di questi piccoli eroi, le amicizie, le delusioni e le sofferenze. Il problema (come spesso avviene) è che da metà serie, inspiegabilmente, tutto perde tono. Le storie diventano banali, poco coinvolgenti e spesso inutili; i personaggi diventano "piatti" - si sono giocati i migliori nelle prime puntate -, per non parlare di una conclusione molto enigmatica.
Passando ad analizzare la parte tecnica, non posso fare a meno di esprimere il mio disappunto per un character design di così basso livello. Cioè, stiamo scherzando? Bokurano è un anime del 2007. Presenta animazioni orribili, personaggi espressivi come una padella arrugginita, ambientazioni dipinte da un bambino di 5 anni.
Per quanto riguarda la colonna sonora posso dire che, anche se non è niente di eccezionale, è abbastanza azzeccata; fatta eccezione per l'opening, che ho trovato veramente stupenda.
In conclusione, quest'anime aveva veramente del potenziale, infatti nonostante tutto il mio voto sarebbe un 6, ma ripensando a quell'orribile chara design non mi sento di dargli più di 5 - e non capisco veramente come mai ci siano molte recensioni che lo valutano addirittura. Un vero peccato,poteva essere un vero successo.
Consiglio quest'anime a un cieco o comunque a chi non fa assolutamente caso alla qualità "grafica" di quello che guarda, a chi guarda solo metà serie e poi smette (in quel caso il 10 ci può stare) o a chi ha molto tempo libero e non sa cosa fare.
Bokurano è un anime a dir poco curioso. L'idea era interessante, e poteva essere veramente un anime di altissimo livello, ma, purtroppo, è stato mal realizzato.
Trama.
15 ragazzi/e, durante una "gita" in spiaggia, esplorando una grotta s'imbattono in uno strano personaggio che si fa chiamare Kokopelli. Il quale, spiegando che si trovava lì per sviluppare un nuovo gioco basato su combattimenti tra robot, li convince a fare da "test-players". I ragazzi/e, esaltati, decidono di accettare, inconsapevoli di cosa significherà molto presto quella scelta.
Appena comprendono che ciò al quale stanno partecipando non è affatto un gioco, ma reali combattimenti violenti e crudeli, si troveranno a dover affrontare pericoli e situazioni a loro completamente estranee.
Ora, parlando un po' della storia, posso dire che fino all'episodio 12-13 è veramente ben costruita: 15 ragazzini/e che si ritrovano a dover combattere per il destino della Terra, il sacrificio che devono compiere ogni volta i "piloti" del gigantesco robot, far scoprire a poco a poco il passato di questi piccoli eroi, le amicizie, le delusioni e le sofferenze. Il problema (come spesso avviene) è che da metà serie, inspiegabilmente, tutto perde tono. Le storie diventano banali, poco coinvolgenti e spesso inutili; i personaggi diventano "piatti" - si sono giocati i migliori nelle prime puntate -, per non parlare di una conclusione molto enigmatica.
Passando ad analizzare la parte tecnica, non posso fare a meno di esprimere il mio disappunto per un character design di così basso livello. Cioè, stiamo scherzando? Bokurano è un anime del 2007. Presenta animazioni orribili, personaggi espressivi come una padella arrugginita, ambientazioni dipinte da un bambino di 5 anni.
Per quanto riguarda la colonna sonora posso dire che, anche se non è niente di eccezionale, è abbastanza azzeccata; fatta eccezione per l'opening, che ho trovato veramente stupenda.
In conclusione, quest'anime aveva veramente del potenziale, infatti nonostante tutto il mio voto sarebbe un 6, ma ripensando a quell'orribile chara design non mi sento di dargli più di 5 - e non capisco veramente come mai ci siano molte recensioni che lo valutano addirittura. Un vero peccato,poteva essere un vero successo.
Consiglio quest'anime a un cieco o comunque a chi non fa assolutamente caso alla qualità "grafica" di quello che guarda, a chi guarda solo metà serie e poi smette (in quel caso il 10 ci può stare) o a chi ha molto tempo libero e non sa cosa fare.
Bokurano mi ha regalato una serie di emozioni come non riusciva a fare una serie da tempo, e in diverse occasioni ho messo in pausa per riflettere su una frase che mi aveva colpito. La sua forza sono la storia e soprattutto i personaggi, mentre il genere mecha - anche se ben condotto - non è niente più che un pretesto, o meglio, una metafora (vale la pena combattere per qualcosa sapendo che moriremo?). Dai primi 4 episodi Bokurano sembra una serie nella norma, magari anche ingenuotta, ma poi comincia a volare veramente alto.
Come già stato rivelato, i 15 prescelti muoiono uno dopo l'altro come "effetto collaterale" del pilotare il robot, tanto che un personaggio a un certo punto dice: «Mi chiedo se questi 15 ragazzi non siano i martiri ignoti del nuovo mondo». Ecco, secondo me lì si tocca il nervo vitale della serie: 15 martiri ignoti, sì, ma non perché "si sacrificano" da kamikaze, quanto piuttosto perché tutti si portano sulle spalle le situazioni conflittuali della propria famiglia (e chi non le ha?). E' il "martirio" che sopportano le nuove generazioni in Giappone, cercando nuovi motivi per vivere dopo l'implosione del vecchio modello sociale; e anche se Bokurano è una serie di robottoni, mostra uno spaccato sociale estremamente vario, senza mai scadere in quel sensazionalismo melodrammatico e un po' fine a se stesso di altre serie. Raccomandato, è una serie davvero rara.
PS: per chi cerca paragoni con altre serie, dirò solo che Bokurano è l'anti-Evangelion... Ci sono somiglianze epidermiche, ma si vira nella direzione opposta (vedi la sigla finale dopo il 13° episodio).
Come già stato rivelato, i 15 prescelti muoiono uno dopo l'altro come "effetto collaterale" del pilotare il robot, tanto che un personaggio a un certo punto dice: «Mi chiedo se questi 15 ragazzi non siano i martiri ignoti del nuovo mondo». Ecco, secondo me lì si tocca il nervo vitale della serie: 15 martiri ignoti, sì, ma non perché "si sacrificano" da kamikaze, quanto piuttosto perché tutti si portano sulle spalle le situazioni conflittuali della propria famiglia (e chi non le ha?). E' il "martirio" che sopportano le nuove generazioni in Giappone, cercando nuovi motivi per vivere dopo l'implosione del vecchio modello sociale; e anche se Bokurano è una serie di robottoni, mostra uno spaccato sociale estremamente vario, senza mai scadere in quel sensazionalismo melodrammatico e un po' fine a se stesso di altre serie. Raccomandato, è una serie davvero rara.
PS: per chi cerca paragoni con altre serie, dirò solo che Bokurano è l'anti-Evangelion... Ci sono somiglianze epidermiche, ma si vira nella direzione opposta (vedi la sigla finale dopo il 13° episodio).
Il voto 8 che assegno a quest'anime, che di fatto è una mattanza più che una serie, è il frutto di una media un po' particolare che mi sono ritrovata a fare. Poiché parte tremendamente bene, quest'anime, a cui si perdonano tante cose, ma la trama poi a precipita in danni non perdonabili, e quindi i voti alti scendono inesorabilmente. Forse un 7 sarebbe più giusto, ma do 8 perché l'idea di base merita e questo pregio non glielo toglie nessuno.
Bokurano (che significa Nostro) è senza dubbio un titolo azzeccato, difatti ciò che accade nell'anime è un problema "loro", ovvero dei quindici ragazzini protagonisti, e nessun intervento esterno cambierà questo fatto. I ragazzini infatti finiscono invischiati nel poco ortodosso contratto con un robot nero, che deve combattere con altri robot per definire la fine o la sopravvivenza della Terra.
<b>[ATTENZIONE! SPOILER!]</b>
La trama è senza dubbio il punto su cui tutto Bokurano si regge: ci sono quindici protagonisti che non sono spinti da nobili principi volti alla salvezza dell'umanità, ma sono costretti dal contratto che hanno stipulato sotto inganno, visto che credevano di partecipare a un test di un nuovo videogioco. Il contratto li obbliga a pilotare un gigantesco robot nero, che loro battezzeranno Zearth, in combattimenti contro altri robot. Il piccolo dettaglio che nessuno ha detto ai bimbi è che per fare funzionare il robot loro sono sia piloti che batterie (visto che lo Zearth prosciuga l'energia di chi lo controlla), e a fine combattimento il pilota di turno muove. Che dire, una scelta forte, pesantemente cinica, ma senza dubbio intrigante: stiamo parlando di ragazzini di seconda media che si ritrovano con il peso del mondo addosso, guidati da una specie di ratto mannaro/robotico con i denti da Stregatto che li tratta come carne da macello, ed è quindi per questo che le reazioni emotive e psicologiche la fanno da padrone.
Onestamente io qui sono troppo razionale, e trovo abbastanza assurdo che se al mare si trova uno mezzo stralunato in una grotta sperduta che dice "Bambini volete provare un bel videogioco?", tutti dicono "Sì". Però ammetto che l'effetto gregge non va dimenticato, sono due o tre che dicono "Sì", in effetti, e non realmente la totalità dei ragazzini. Ma anche lì, nessuno controcorrente? Strano. Però andiamo avanti.
Quando gli eroi non proprio volontari scoprono la verità su come funzionano le battaglie, inizia il vero momento topico della storia, perché si vedono le reazioni giustamente infantili e le influenze che il passato di questi ragazzini (tutti un po' troppo traumatizzati e/o complessati) hanno sulla scelta di combattere e morire, comunque vada il combattimento, e la pecca sta qui.
La vicenda ha in ciò il suo punto di forza, ma ineluttabilmente questo diventa anche un tallone d'Achille ché, se la situazione dei quindici sacrifici necessari e per niente volontari intriga, di contro ci si aspetta molto dall'analisi di questi quindici sfigati scelti dal fato crudele (leggasi un infame in una grotta): ci si aspetta di conoscerli a fondo, di capirli, di potere guardare dalla loro ottica per vedere cosa poi alla fine li spinga a guidare il dannato robot nero e a creparci sopra. I quindici sono troppi, ecco il problema. Sono troppi personaggi da gestire, tutti insieme e in singolo; gli episodi sono troppo concentrati, i combattimenti incalzano uno dietro l'altro, morto uno avanti il prossimo e gira la ruota, e non scherzo, è così che si sceglie il pilota di volta in volta: la sedia di ognuno di loro gira e quando si fermano una di queste si trova nel punto di selezione e lo sfigato di turno viene elevato al grado di sommo capretto sacrificale.
Che dire, secondo me qui si poteva ridurre il numero dei ragazzi a sette o otto e dare più tempo di analisi per ognuno, anche per i primi, che purtroppo vengono ineluttabilmente scartati da chi guarda l'anime, perché ci si deve ancora ambientare e i primi sulla sedia se ne vanno in un lampo, e non si fa nemmeno a tempo a valutarli.
Da sommare a questo vi è poi il dramma delle puntate dopo la prima dozzina, poiché qualcosa cambia pesantemente in peggio, si viene invasi dalle storielle secondarie di governo e affini, si smette l'analisi profonda dei personaggi piloti prima della morte e si dà solo una sorta di carrellata qualificativa. Così si arriva al dunque della fine con una certa scocciatura di fondo. Ok che la fine si capisce dal primo episodio, ma non per questo bisognava tirarla addosso allo spettatore così alla cavolo, come se ci si fosse stufati di sviluppare la psicologia dei personaggi, che sono comunque la dannata colonna portante della serie.
Nota della storia che voglio sottolineare è che l'intorno ha una coerenza forte e non la perde fino alla fine. Il governo ci prova a prendere il comando della situazione per non lasciare il destino del mondo nelle mani di uno stuolo di bambini; si vedono i giochini sottobanco e il tentativo di far fare loro quello che si vuole facendo finta di lasciarli autonomi, il che è assolutamente realistico. La rassegnazione arriva quando si capisce che non c'è modo di uscire dal "gioco" senza che a giocare siano gli sfigati del contratto. Molto bella è anche l'analisi della "potatura" del multiuniverso e del fatto che i bruttoni dall'altra parte sono sfigati di pari livello ai protagonisti.
Passiamo al comparto tecnico. L'anime evidentemente non è qui per scioccare dal punto di vista visivo. Il robottone è grosso, brutto e poco definito, e i cattivi sono altrettanto grossi, più brutti e peggio definiti (e anche piuttosto incapaci), ma non mi sento di contestare la cosa perché non sono gli scontri in sé il problema, e anche se i combattimenti sembrano un pochino statici, i movimenti dei robottoni - che si muovono per connessione telepatica con il pilota - sono un po' scoordinati e da paraplegici, poiché danno un senso di "non sono capace, sono un bambino", che sottolinea la situazione dei piloti. Pure sul piano della colonna sonora non mi sento di criticare: carine le canzoni d'inizio e fine e i vari accompagnamenti durante l'anime.
Tirando le somme direi che Bokurano merita una visione; ha una severa caduta dopo le prime 10-12 puntate, da cui però si risolleva per il gran finale. Anche se si sente la mancanza di episodi ben fatti prima della conclusione, questo non toglie il fatto che sia una serie notevole e molto originale. Consiglio di non fare paragoni con altri anime, questo non è Evangelion, non ci si turba come per Fafner, non lo si può pensare come Gundam e via dicendo; è Bokurano, punto e fine.
Bokurano (che significa Nostro) è senza dubbio un titolo azzeccato, difatti ciò che accade nell'anime è un problema "loro", ovvero dei quindici ragazzini protagonisti, e nessun intervento esterno cambierà questo fatto. I ragazzini infatti finiscono invischiati nel poco ortodosso contratto con un robot nero, che deve combattere con altri robot per definire la fine o la sopravvivenza della Terra.
<b>[ATTENZIONE! SPOILER!]</b>
La trama è senza dubbio il punto su cui tutto Bokurano si regge: ci sono quindici protagonisti che non sono spinti da nobili principi volti alla salvezza dell'umanità, ma sono costretti dal contratto che hanno stipulato sotto inganno, visto che credevano di partecipare a un test di un nuovo videogioco. Il contratto li obbliga a pilotare un gigantesco robot nero, che loro battezzeranno Zearth, in combattimenti contro altri robot. Il piccolo dettaglio che nessuno ha detto ai bimbi è che per fare funzionare il robot loro sono sia piloti che batterie (visto che lo Zearth prosciuga l'energia di chi lo controlla), e a fine combattimento il pilota di turno muove. Che dire, una scelta forte, pesantemente cinica, ma senza dubbio intrigante: stiamo parlando di ragazzini di seconda media che si ritrovano con il peso del mondo addosso, guidati da una specie di ratto mannaro/robotico con i denti da Stregatto che li tratta come carne da macello, ed è quindi per questo che le reazioni emotive e psicologiche la fanno da padrone.
Onestamente io qui sono troppo razionale, e trovo abbastanza assurdo che se al mare si trova uno mezzo stralunato in una grotta sperduta che dice "Bambini volete provare un bel videogioco?", tutti dicono "Sì". Però ammetto che l'effetto gregge non va dimenticato, sono due o tre che dicono "Sì", in effetti, e non realmente la totalità dei ragazzini. Ma anche lì, nessuno controcorrente? Strano. Però andiamo avanti.
Quando gli eroi non proprio volontari scoprono la verità su come funzionano le battaglie, inizia il vero momento topico della storia, perché si vedono le reazioni giustamente infantili e le influenze che il passato di questi ragazzini (tutti un po' troppo traumatizzati e/o complessati) hanno sulla scelta di combattere e morire, comunque vada il combattimento, e la pecca sta qui.
La vicenda ha in ciò il suo punto di forza, ma ineluttabilmente questo diventa anche un tallone d'Achille ché, se la situazione dei quindici sacrifici necessari e per niente volontari intriga, di contro ci si aspetta molto dall'analisi di questi quindici sfigati scelti dal fato crudele (leggasi un infame in una grotta): ci si aspetta di conoscerli a fondo, di capirli, di potere guardare dalla loro ottica per vedere cosa poi alla fine li spinga a guidare il dannato robot nero e a creparci sopra. I quindici sono troppi, ecco il problema. Sono troppi personaggi da gestire, tutti insieme e in singolo; gli episodi sono troppo concentrati, i combattimenti incalzano uno dietro l'altro, morto uno avanti il prossimo e gira la ruota, e non scherzo, è così che si sceglie il pilota di volta in volta: la sedia di ognuno di loro gira e quando si fermano una di queste si trova nel punto di selezione e lo sfigato di turno viene elevato al grado di sommo capretto sacrificale.
Che dire, secondo me qui si poteva ridurre il numero dei ragazzi a sette o otto e dare più tempo di analisi per ognuno, anche per i primi, che purtroppo vengono ineluttabilmente scartati da chi guarda l'anime, perché ci si deve ancora ambientare e i primi sulla sedia se ne vanno in un lampo, e non si fa nemmeno a tempo a valutarli.
Da sommare a questo vi è poi il dramma delle puntate dopo la prima dozzina, poiché qualcosa cambia pesantemente in peggio, si viene invasi dalle storielle secondarie di governo e affini, si smette l'analisi profonda dei personaggi piloti prima della morte e si dà solo una sorta di carrellata qualificativa. Così si arriva al dunque della fine con una certa scocciatura di fondo. Ok che la fine si capisce dal primo episodio, ma non per questo bisognava tirarla addosso allo spettatore così alla cavolo, come se ci si fosse stufati di sviluppare la psicologia dei personaggi, che sono comunque la dannata colonna portante della serie.
Nota della storia che voglio sottolineare è che l'intorno ha una coerenza forte e non la perde fino alla fine. Il governo ci prova a prendere il comando della situazione per non lasciare il destino del mondo nelle mani di uno stuolo di bambini; si vedono i giochini sottobanco e il tentativo di far fare loro quello che si vuole facendo finta di lasciarli autonomi, il che è assolutamente realistico. La rassegnazione arriva quando si capisce che non c'è modo di uscire dal "gioco" senza che a giocare siano gli sfigati del contratto. Molto bella è anche l'analisi della "potatura" del multiuniverso e del fatto che i bruttoni dall'altra parte sono sfigati di pari livello ai protagonisti.
Passiamo al comparto tecnico. L'anime evidentemente non è qui per scioccare dal punto di vista visivo. Il robottone è grosso, brutto e poco definito, e i cattivi sono altrettanto grossi, più brutti e peggio definiti (e anche piuttosto incapaci), ma non mi sento di contestare la cosa perché non sono gli scontri in sé il problema, e anche se i combattimenti sembrano un pochino statici, i movimenti dei robottoni - che si muovono per connessione telepatica con il pilota - sono un po' scoordinati e da paraplegici, poiché danno un senso di "non sono capace, sono un bambino", che sottolinea la situazione dei piloti. Pure sul piano della colonna sonora non mi sento di criticare: carine le canzoni d'inizio e fine e i vari accompagnamenti durante l'anime.
Tirando le somme direi che Bokurano merita una visione; ha una severa caduta dopo le prime 10-12 puntate, da cui però si risolleva per il gran finale. Anche se si sente la mancanza di episodi ben fatti prima della conclusione, questo non toglie il fatto che sia una serie notevole e molto originale. Consiglio di non fare paragoni con altri anime, questo non è Evangelion, non ci si turba come per Fafner, non lo si può pensare come Gundam e via dicendo; è Bokurano, punto e fine.
Unico, un capolavoro. Le due prime parole che vengono in mente per descrivere quest'anime magnifico già dopo aver solamente visto un paio di puntate! Se non lo avete mai visto non vi lasciate condizionare dalle immagini della sigla, perchè non è affatto la classica storia di combattimenti tra robot, che si è già vista mille volte, è un anime unico, appassionante e, una volta che avrete iniziato a guardarlo, vi assicuro che non potrete più smettere. Anche lo stile di disegno è veramente molto bello e fa capire la serietà dell'anime. La sigla di apertura è magnifica, e ha anche un significato bellissimo, molto legato alla storia dell'anime. Le emozioni che quest'anime trasmette sono indescrivibili, gli stati d'animo dei personaggi sono molto realistici, tanto da riuscire a trasmetterli a chi guarda. Ogni puntata è emozionante, è un anime molto triste, ma probabilmente è anche questo fatto a renderlo tanto bello. Ve lo assicuro un capolavoro di questo genere non poteva meritarsi un voto minore al 10! Non dico nulla sulla trama perchè penso che di quest'anime non bisogni anticipare niente. Consiglio di guardarlo anche a chi non piacciono le storie di combattimenti tra robot, non ve ne pentirete! Buona visione!
Quest'anime è un capolavoro mancato!
L'idea centrale è buona e sviluppata alla perfezione fino circa alla 10° puntata, poi l'entusiasmo comincia a calare, dato che tra i primi a morire ci sono alcuni dei personaggi più interessanti... in pratica Bokurano gioca tutte le sue carte migliori nelle prime puntate, di conseguenza tutto lo "scarto" della trama si accumula verso la fine! Le vicende dei personaggi non sono più interessanti come prima e alcune sottotrame potevano essere evitate.
Non capisco tutte le critiche relative alla grafica: i disegni e le ambientazioni mi sembrano ben fatte, certo non il massimo degli ultimi tempi, ma fanno il loro dovere... e poi anche il mecha design non mi è dispiaciuto affatto (ho gusti un po' strani al riguardo!).
In definitiva sarebbe stato assolutamente perfetto per essere una serie di 12-13 episodi e avrebbe meritato il 10, ma il "brodo allungato" è il peggior difetto (e purtroppo anche il più comune) che un anime possa avere, e basta da solo per far scendere il voto da 10 a un 8 neanche pieno.
P.S.: Nota positiva per la sigla iniziale, davvero molto azzeccata
L'idea centrale è buona e sviluppata alla perfezione fino circa alla 10° puntata, poi l'entusiasmo comincia a calare, dato che tra i primi a morire ci sono alcuni dei personaggi più interessanti... in pratica Bokurano gioca tutte le sue carte migliori nelle prime puntate, di conseguenza tutto lo "scarto" della trama si accumula verso la fine! Le vicende dei personaggi non sono più interessanti come prima e alcune sottotrame potevano essere evitate.
Non capisco tutte le critiche relative alla grafica: i disegni e le ambientazioni mi sembrano ben fatte, certo non il massimo degli ultimi tempi, ma fanno il loro dovere... e poi anche il mecha design non mi è dispiaciuto affatto (ho gusti un po' strani al riguardo!).
In definitiva sarebbe stato assolutamente perfetto per essere una serie di 12-13 episodi e avrebbe meritato il 10, ma il "brodo allungato" è il peggior difetto (e purtroppo anche il più comune) che un anime possa avere, e basta da solo per far scendere il voto da 10 a un 8 neanche pieno.
P.S.: Nota positiva per la sigla iniziale, davvero molto azzeccata
Io trovo che quest'anime sia qualcosa di veramente unico nella sua intensità col la quale viene affrontata ogni puntata, la qualità che caratterizza quest'anime è la crudeltà della storia, dove già sai che vedrai molti personaggi morire, molte volte guardandolo mi sono domandato "e se anche io fossi uno di questi ragazzini come avrei preso il fatto di sapere che da un giorno all'altro morirò nonostante la mia giovane eta?", per questo non trovo affatto esagerato la frustrazione dei personaggi che ne sono coinvolti sapendo il destino che li accomuna. Forse l'unica pecca è che possibile che tutti siano accomunati da un infanzia difficile? Nonostante questo il mio voto se lo merita tutto... consigliato a chi vuole vedere qualcosa di nuovo.
Quindici ragazzi vengono scelti per pilotare un gigantesco robot, che in battaglie uno contro uno contro altri robot si giocherà il destino della Terra, distrutta in caso di sconfitta. Di contro, anche in caso di vittoria, il pilota di turno morirà, poiché il robot, soprannominato Zearth, si nutre della sua energia vitale.
Messi di fronte all'inevitabile morte, i ragazzi dovranno tirare le somme anzitempo sulla loro vita.
Di sicuro Bokurano (che vorrà dire, poi? boh) sceglie una trama ambiziosa, ottima se sviluppata con abilità, superficiale al contrario. Ci riesce? Si, ma con molte riserve.
In generale la trama regge bene, con altri eventi che s' intrecciano alla battaglia per la Terra, come gli interessi economici nelle multinazionali sullo Zearth. Quindi l' intreccio in sè non presenta problemi. Il vero problema, a mio avviso, è lo sviluppo dei personaggi. Quindici protagonisti (a cui se ne aggiungeranno altri nel corso della storia) sono tanti. Inevitabile quindi che certuni non ricevano il giusto spazio, o peggio, vengano sviluppati male (che senso ha la puntata nove? e la dieci poteva essere sviluppata con qualcosa di meglio del flashback, che se non sai usarlo rischia di essere fastidioso e basta). E quando lo sviluppo non è male, subentra il problema dello spazio. Personalmente ho trovato difficile affezionarmi a certi ragazzi, che nel giro di una sola puntata vengono TOTALMENTE sviluppati: vengono presentati, presentano i loro drammi (su quindici quanti non hanno nemmeno un trauma infantile? forse un paio), e muoiono. E mi ha un pò infastidito com'è che quasi tutti, all'improvviso, accettino di morire e combattano serenamente (tant'è che il mio preferito è Isao Kako, il più reale, secondo me). Comunque sia chiaro, la maggior parte viene sviluppata più o meno bene, e il cast in generale è molto affascinante, con Koemushi che brilla per carisma (o per bastardaggine, chissà...).
La realizzazione grafica è più che buona, e mi sento di spendere due parole sulla computer grafica per i robot, che pur non essendo nulla per cui strapparsi i capelli è comunque più che buona, e rende i combattimenti piuttosto soddisfacenti (se non fosse che i nemici, fatta eccezione per l'ultimo, sono delle pippe assurde, ma credo che sia soprattutto per le forme assurde che hanno. Lo Zearth mi sembra l' unico che sia stato inventato per combattere e vincere, non per farsi scassare).
Buono anche il comparto sonoro.
In definitiva il problema più grande di Bokurano, almeno secondo me, è che non riesce a reggere del tutto il peso di una storia potente ma difficile da gestire. Vale comunque la visione. Potrebbe sorprendervi.
Messi di fronte all'inevitabile morte, i ragazzi dovranno tirare le somme anzitempo sulla loro vita.
Di sicuro Bokurano (che vorrà dire, poi? boh) sceglie una trama ambiziosa, ottima se sviluppata con abilità, superficiale al contrario. Ci riesce? Si, ma con molte riserve.
In generale la trama regge bene, con altri eventi che s' intrecciano alla battaglia per la Terra, come gli interessi economici nelle multinazionali sullo Zearth. Quindi l' intreccio in sè non presenta problemi. Il vero problema, a mio avviso, è lo sviluppo dei personaggi. Quindici protagonisti (a cui se ne aggiungeranno altri nel corso della storia) sono tanti. Inevitabile quindi che certuni non ricevano il giusto spazio, o peggio, vengano sviluppati male (che senso ha la puntata nove? e la dieci poteva essere sviluppata con qualcosa di meglio del flashback, che se non sai usarlo rischia di essere fastidioso e basta). E quando lo sviluppo non è male, subentra il problema dello spazio. Personalmente ho trovato difficile affezionarmi a certi ragazzi, che nel giro di una sola puntata vengono TOTALMENTE sviluppati: vengono presentati, presentano i loro drammi (su quindici quanti non hanno nemmeno un trauma infantile? forse un paio), e muoiono. E mi ha un pò infastidito com'è che quasi tutti, all'improvviso, accettino di morire e combattano serenamente (tant'è che il mio preferito è Isao Kako, il più reale, secondo me). Comunque sia chiaro, la maggior parte viene sviluppata più o meno bene, e il cast in generale è molto affascinante, con Koemushi che brilla per carisma (o per bastardaggine, chissà...).
La realizzazione grafica è più che buona, e mi sento di spendere due parole sulla computer grafica per i robot, che pur non essendo nulla per cui strapparsi i capelli è comunque più che buona, e rende i combattimenti piuttosto soddisfacenti (se non fosse che i nemici, fatta eccezione per l'ultimo, sono delle pippe assurde, ma credo che sia soprattutto per le forme assurde che hanno. Lo Zearth mi sembra l' unico che sia stato inventato per combattere e vincere, non per farsi scassare).
Buono anche il comparto sonoro.
In definitiva il problema più grande di Bokurano, almeno secondo me, è che non riesce a reggere del tutto il peso di una storia potente ma difficile da gestire. Vale comunque la visione. Potrebbe sorprendervi.
È stato davvero difficile attribuire un voto numerico a questa serie: durante la prima metà ci sono stati momenti in cui ho pensato che meritasse addirittura un 10, purtroppo col passare degli episodi hanno trovato sempre più spazio sottotrame, personaggi e comportamenti molto poco convincenti che hanno in parte compromesso quanto di buono si era visto in precedenza e fatto scendere il voto fino ad un ben più modesto 7,5.
Il maggior pregio di Bokurano è senza dubbio la sua trama.
Pensando di testare un qualche tipo di videogame, quindici ragazzini accettano di partecipare al “gioco” proposto loro da un misterioso individuo, ovvero pilotare un robot per difendere la Terra da nemici che vogliono distruggerla. Con loro grande sorpresa si ritrovano per davvero alla guida di un gigantesco mecha, ma l’ingenua sensazione che tutto ciò sia qualcosa di estremamente figo ben presto scompare: l’ostilità dei nemici è reale, così come sono reali le vittime e i danni causati involontariamente durante gli scontri, ma saranno l’arrivo e le spiegazioni del perfido Koemushi (una sorta di bastardissima guida) a far capire ai protagonisti che il contratto da loro sottoscritto li lega a qualcosa che tutto è meno che un gioco. Pilotando il robot a turno, dovranno affrontare quindici combattimenti contro altrettanti nemici e basterà perderne uno perché la Terra sia distrutta, ma l’aspetto più drammatico è che, qualunque sia l’esito dello scontro, il pilota morirà comunque: il robot ne risucchia l’energia vitale per muoversi!
Per quanto mi riguarda questa idea, nella sua cinica semplicità, si è dimostrata dannatamente efficace: non ci troviamo di fronte alla solita storia in cui i protagonisti scelgono di rischiare la vita per la salvezza dell’umanità, qui sono obbligati a lottare sapendo di andare incontro a una morte certa. Come si può affrontare una situazione simile? Ragionamenti del tipo: “Tanto morirei comunque entro breve insieme al resto del mondo” o il fatto di essere costretti dal contratto non sono certo sufficienti per trovare la determinazione per combattere e vincere. Difatti, ognuno dei ragazzi dovrà cercare dentro di sé una motivazione per accettare di sacrificarsi: ci sarà chi prenderà il tutto come una sfida con sé stesso, chi desidera proteggere la famiglia, chi semplicemente non vuole sprecare quanto fatto degli altri, ma non mancherà chi perderà la testa.
Ed è proprio sull’analisi dei pensieri e dei sentimenti dei protagonisti che Bokurano si concentra, perlomeno nella prima parte: ogni volta che viene sorteggiato un pilota l’attenzione si sposta su di lui/lei, ci viene mostrata la sua vita, il suo passato, impariamo a conoscerne la personalità, finché, giunti al momento dello scontro, il personaggio in questione, che in molti casi aveva fatto da tappezzeria fino alla puntata precedente, non sarà più uno sconosciuto per noi, ma potremo comprenderne le motivazioni e commuoverci per la sua sorte.
Seguendo questo schema Bokurano funziona alla grande per circa 13 episodi.
Non che siano tutte rose e fiori: oltre alle ovvie considerazioni sulla sfiga molesta che perseguita i protagonisti (non solo si ritrovano in mano un biglietto per l'altro mondo da timbrare a breve, ma anche le loro vicende personali sono caratterizzate da dosi massicce di drammi, traumi e problemi esistenziali!), si segnalano alcuni comportamenti poco realistici e qualche personaggio decisamente meno interessante di altri; per esempio la storia della giovane sarta mi è sembrata una scemenza, messa insieme per dare un senso alle considerazioni che la ragazza fa all’inizio e alla fine del suo scontro. Si tratta però di piccolezze facilmente perdonabili pensando alle emozioni e al coinvolgimento che la serie riesce a offrire.
Gli unici problemi riscontrati fino a questo punto sono di altra natura. Leggo nelle recensioni precedenti che uno dei difetti più stigmatizzati è la scadente realizzazione tecnica, e onestamente questa critica è tutto tranne che infondata: si salva la colonna sonora - buona, ma non rimarrà di certo negli annali -, per il resto si fatica a credere di trovarsi di fronte a un anime del 2007.
Animazioni scadenti, tipica CG “gonza” non sempre ben integrata che rende le scene d’azione sgradevoli e poco avvincenti (va bene che la serie non mira a sorprendere con effetti speciali, ma un po’ di impegno in più sarebbe stato gradito!), ma ciò che proprio non mi piace è il chara-design: sarà fedele al manga originale, sarà che si voleva attirare l’attenzione sui contenuti e non sull’apparenza, tutto quel che volete, ma non c’è stato un singolo episodio in cui non mi sia ritrovata a pensare a quanto fossero esteticamente brutti i personaggi. Brutti e poco espressivi!
In ogni caso non sono le imperfezioni tecniche a determinare il voto, il vero problema è che, a circa 10 puntate dalla fine, la serie… beh, usando un termine estremamente tecnico e raffinato, possiamo dire che svacca di brutto!
Prima ho detto che c’era qualche comportamento inverosimile? Ora si vedono reazioni assurde in ogni episodio, anche se forse sarebbe più corretto parlare di non-reazioni, e badate, non mi sto riferendo alla cinica indifferenza mostrata da alcuni dei ragazzi in certi frangenti, bensì alla totale mancanza di qualunque genere di coinvolgimento emotivo davanti a situazioni davvero troppo grosse. E questo è molto grave per un anime che fino a poco prima si era basato molto sull’approfondimento psicologico.
D'altronde, la serie non fa nulla per nascondere il fatto di non essere più interessata ad analisi di questo tipo: agli ultimi piloti - ad eccezione del quindicesimo, di cui si parla fin troppo - viene dedicato pochissimo spazio, mentre l’attenzione si sposta su trame e sottotrame apertesi nel frattempo che, purtroppo, non valgono nulla.
Tutta la storia del complotto politico e delle speculazioni fatte sulla tragedia ci poteva anche stare, ma viene sviluppata con una superficialità incredibile, se il suo scopo era far riflettere su determinati argomenti ha fallito alla grande. Anche il racconto dei legami con la yakuza di un certo personaggio mi lascia perplessa: una sottotrama inutile e fuori luogo che poteva essere risolta in 5 minuti, per cui invece si spreca un intero episodio.
Insomma, anche se non manca qualche buon momento, questa seconda parte di Bokurano nel complesso delude, riprendendosi solo nel finale, il quale è molto prevedibile (chi sarebbe stato l’ultimo pilota e cosa avrebbe protetto si intuiva da subito) ma ci sta tutto.
Manca solo il voto dunque, e mai come in questo caso avrei bisogno dei mezzi punti: sta un gradino sopra al 7, ma ha sprecato troppo per meritarsi un 8 pieno.
Forse avrei dovuto arrotondare per difetto pensando agli orridi disegni, ma per questa volta ho preferito esser buona, perché, nonostante tutto, la serie ha saputo coinvolgermi ed emozionarmi, per cui non ritengo di aver perso tempo seguendola.
Quindi consiglio di darle un’occhiata, ma non con aspettative esagerate, Bokurano ha troppi difetti per avvicinarsi anche solo lontanamente allo status di capolavoro. Ha provato a proporre qualcosa di valido riuscendoci solo in parte, starà a voi scegliere se apprezzare lo sforzo o lamentarvi per l’occasione mancata.
Il maggior pregio di Bokurano è senza dubbio la sua trama.
Pensando di testare un qualche tipo di videogame, quindici ragazzini accettano di partecipare al “gioco” proposto loro da un misterioso individuo, ovvero pilotare un robot per difendere la Terra da nemici che vogliono distruggerla. Con loro grande sorpresa si ritrovano per davvero alla guida di un gigantesco mecha, ma l’ingenua sensazione che tutto ciò sia qualcosa di estremamente figo ben presto scompare: l’ostilità dei nemici è reale, così come sono reali le vittime e i danni causati involontariamente durante gli scontri, ma saranno l’arrivo e le spiegazioni del perfido Koemushi (una sorta di bastardissima guida) a far capire ai protagonisti che il contratto da loro sottoscritto li lega a qualcosa che tutto è meno che un gioco. Pilotando il robot a turno, dovranno affrontare quindici combattimenti contro altrettanti nemici e basterà perderne uno perché la Terra sia distrutta, ma l’aspetto più drammatico è che, qualunque sia l’esito dello scontro, il pilota morirà comunque: il robot ne risucchia l’energia vitale per muoversi!
Per quanto mi riguarda questa idea, nella sua cinica semplicità, si è dimostrata dannatamente efficace: non ci troviamo di fronte alla solita storia in cui i protagonisti scelgono di rischiare la vita per la salvezza dell’umanità, qui sono obbligati a lottare sapendo di andare incontro a una morte certa. Come si può affrontare una situazione simile? Ragionamenti del tipo: “Tanto morirei comunque entro breve insieme al resto del mondo” o il fatto di essere costretti dal contratto non sono certo sufficienti per trovare la determinazione per combattere e vincere. Difatti, ognuno dei ragazzi dovrà cercare dentro di sé una motivazione per accettare di sacrificarsi: ci sarà chi prenderà il tutto come una sfida con sé stesso, chi desidera proteggere la famiglia, chi semplicemente non vuole sprecare quanto fatto degli altri, ma non mancherà chi perderà la testa.
Ed è proprio sull’analisi dei pensieri e dei sentimenti dei protagonisti che Bokurano si concentra, perlomeno nella prima parte: ogni volta che viene sorteggiato un pilota l’attenzione si sposta su di lui/lei, ci viene mostrata la sua vita, il suo passato, impariamo a conoscerne la personalità, finché, giunti al momento dello scontro, il personaggio in questione, che in molti casi aveva fatto da tappezzeria fino alla puntata precedente, non sarà più uno sconosciuto per noi, ma potremo comprenderne le motivazioni e commuoverci per la sua sorte.
Seguendo questo schema Bokurano funziona alla grande per circa 13 episodi.
Non che siano tutte rose e fiori: oltre alle ovvie considerazioni sulla sfiga molesta che perseguita i protagonisti (non solo si ritrovano in mano un biglietto per l'altro mondo da timbrare a breve, ma anche le loro vicende personali sono caratterizzate da dosi massicce di drammi, traumi e problemi esistenziali!), si segnalano alcuni comportamenti poco realistici e qualche personaggio decisamente meno interessante di altri; per esempio la storia della giovane sarta mi è sembrata una scemenza, messa insieme per dare un senso alle considerazioni che la ragazza fa all’inizio e alla fine del suo scontro. Si tratta però di piccolezze facilmente perdonabili pensando alle emozioni e al coinvolgimento che la serie riesce a offrire.
Gli unici problemi riscontrati fino a questo punto sono di altra natura. Leggo nelle recensioni precedenti che uno dei difetti più stigmatizzati è la scadente realizzazione tecnica, e onestamente questa critica è tutto tranne che infondata: si salva la colonna sonora - buona, ma non rimarrà di certo negli annali -, per il resto si fatica a credere di trovarsi di fronte a un anime del 2007.
Animazioni scadenti, tipica CG “gonza” non sempre ben integrata che rende le scene d’azione sgradevoli e poco avvincenti (va bene che la serie non mira a sorprendere con effetti speciali, ma un po’ di impegno in più sarebbe stato gradito!), ma ciò che proprio non mi piace è il chara-design: sarà fedele al manga originale, sarà che si voleva attirare l’attenzione sui contenuti e non sull’apparenza, tutto quel che volete, ma non c’è stato un singolo episodio in cui non mi sia ritrovata a pensare a quanto fossero esteticamente brutti i personaggi. Brutti e poco espressivi!
In ogni caso non sono le imperfezioni tecniche a determinare il voto, il vero problema è che, a circa 10 puntate dalla fine, la serie… beh, usando un termine estremamente tecnico e raffinato, possiamo dire che svacca di brutto!
Prima ho detto che c’era qualche comportamento inverosimile? Ora si vedono reazioni assurde in ogni episodio, anche se forse sarebbe più corretto parlare di non-reazioni, e badate, non mi sto riferendo alla cinica indifferenza mostrata da alcuni dei ragazzi in certi frangenti, bensì alla totale mancanza di qualunque genere di coinvolgimento emotivo davanti a situazioni davvero troppo grosse. E questo è molto grave per un anime che fino a poco prima si era basato molto sull’approfondimento psicologico.
D'altronde, la serie non fa nulla per nascondere il fatto di non essere più interessata ad analisi di questo tipo: agli ultimi piloti - ad eccezione del quindicesimo, di cui si parla fin troppo - viene dedicato pochissimo spazio, mentre l’attenzione si sposta su trame e sottotrame apertesi nel frattempo che, purtroppo, non valgono nulla.
Tutta la storia del complotto politico e delle speculazioni fatte sulla tragedia ci poteva anche stare, ma viene sviluppata con una superficialità incredibile, se il suo scopo era far riflettere su determinati argomenti ha fallito alla grande. Anche il racconto dei legami con la yakuza di un certo personaggio mi lascia perplessa: una sottotrama inutile e fuori luogo che poteva essere risolta in 5 minuti, per cui invece si spreca un intero episodio.
Insomma, anche se non manca qualche buon momento, questa seconda parte di Bokurano nel complesso delude, riprendendosi solo nel finale, il quale è molto prevedibile (chi sarebbe stato l’ultimo pilota e cosa avrebbe protetto si intuiva da subito) ma ci sta tutto.
Manca solo il voto dunque, e mai come in questo caso avrei bisogno dei mezzi punti: sta un gradino sopra al 7, ma ha sprecato troppo per meritarsi un 8 pieno.
Forse avrei dovuto arrotondare per difetto pensando agli orridi disegni, ma per questa volta ho preferito esser buona, perché, nonostante tutto, la serie ha saputo coinvolgermi ed emozionarmi, per cui non ritengo di aver perso tempo seguendola.
Quindi consiglio di darle un’occhiata, ma non con aspettative esagerate, Bokurano ha troppi difetti per avvicinarsi anche solo lontanamente allo status di capolavoro. Ha provato a proporre qualcosa di valido riuscendoci solo in parte, starà a voi scegliere se apprezzare lo sforzo o lamentarvi per l’occasione mancata.
Beh che dire, la prima volta che ho visto lo Zearth, il maxi robottone gigante coprotagonista della serie ho pensato "Questo robot stimola il mio regolare movimento intestinale" però sotto consiglio di un mio amico ho continuato a guardarlo. E che dire... robottone a parte, il resto dell'anime è una figata assurda. La caratterizzazione dei personaggi è fantastica, ogni uno ragiona in un modo differente, e vedere come ogni ragazzo affronta l'idea di morire per guidare il robot è veramente bello. Tra scleri complessivi, sadicità e cinismo, questo anime vi farà fare un bel viaggio nella mente umana... voto 10
Più che un anime l'impressione è quella di assistere ad un massacro.
Ma dall'autore era difficile aspettarsi altro; sotto molti punti di vista migliore di Narutaru, anche se il dubbio che la violenza sia usata come una sorta di marchio di fabbrica per attirare l'attenzione fa pensare male.
Certo è che si ha a che fare con una raffica di pugni nello stomaco se si ha la brutta abitudine di "simpatizzare" per i protagonisti, ma devo dire che nonostante una intrinseca pesantezza della trama l'ho guardato in 3 sole "sedute" a blocchi di 8 episodi, interrotti solo per l'ora tarda e non per noia.
<b>Tolti riferimenti ad altre recensioni.</b>
Non è per nulla noioso anzi, è che il ritmo a volte viene a mancare e se è vero che in alcuni punti si perde un po' per strada il filo della trama, questa atmosfera di disturbante calma è perfetta per la storia.
Ed anche le paranoie dei ragazzini sono quasi giustificabili nell'ottica di chi si è trovato ad aver a che fare da un momento all'altro con un "YOU DIE!" a caratteri cubitali in un età in cui di rado o mai si pensa alla morte. Ecco si poi a volte mi ha fatto cascare le braccia la rappresentazione di 12-13 enni con una morale come dire... assente, proni a stupro, violenza, egoismi insensati... ed altri soggetti con la responsabilità di un 50enne. Evidentemente l'autore era un bambino molto strano :-p
Grafica brutta? Non ha senso parlarne ai fini del voto, a volte ci sono degli orrori di proporzione o movimenti "ffwd" che stan proprio male, ma la buona integrazione della cg bilancia questa pecca, lo stile poi essendo particolare può piacere come non piacere, personalmente l'ho trovato più che adatto, ed anche per la scelta cromatica siamo ok, niente orge di colori improponibili fortunatamente e il risultato è ottimo e non stancante per gli occhi.
Da vedere assolutamente.
Soprattutto se siete dei bastardi cinici vi piacerà parecchio. Ed anche agli altri una buona iniezione di sofferenza e disperazione farà bene dopo tutto il buonismo mieloso circolante. Io amo i finali "positivi" dove finisce tutto bene, ma pure in questo caso, dove fin quasi dall'inizio si capisce come andrà a finire tutto male (beh dai non proprio la peggiore opzione possibile alla fin dei conti...) mette nello spirito giusto per seguire senza distrazioni gli avvenimenti.
Cosa non lo porta sopra il 7? Troppe incongruenze e parti ficcate dentro a forza o appena appoggiate li per dare un senso al tutto ma con il risultato di incasinare altre cose. E questo purtroppo non è soprassedibile.
E poi alcuni muoiono proprio da imbecilli... insopportabile l'illogicità di alcuni comportamenti, specie quando di fronte alla scelta tra Morte e Morte+Apocalisse non dovrebbero esserci dubbi di nessun genere.
Forse anch'io ero un bambino strano... ;-)
Ma dall'autore era difficile aspettarsi altro; sotto molti punti di vista migliore di Narutaru, anche se il dubbio che la violenza sia usata come una sorta di marchio di fabbrica per attirare l'attenzione fa pensare male.
Certo è che si ha a che fare con una raffica di pugni nello stomaco se si ha la brutta abitudine di "simpatizzare" per i protagonisti, ma devo dire che nonostante una intrinseca pesantezza della trama l'ho guardato in 3 sole "sedute" a blocchi di 8 episodi, interrotti solo per l'ora tarda e non per noia.
<b>Tolti riferimenti ad altre recensioni.</b>
Non è per nulla noioso anzi, è che il ritmo a volte viene a mancare e se è vero che in alcuni punti si perde un po' per strada il filo della trama, questa atmosfera di disturbante calma è perfetta per la storia.
Ed anche le paranoie dei ragazzini sono quasi giustificabili nell'ottica di chi si è trovato ad aver a che fare da un momento all'altro con un "YOU DIE!" a caratteri cubitali in un età in cui di rado o mai si pensa alla morte. Ecco si poi a volte mi ha fatto cascare le braccia la rappresentazione di 12-13 enni con una morale come dire... assente, proni a stupro, violenza, egoismi insensati... ed altri soggetti con la responsabilità di un 50enne. Evidentemente l'autore era un bambino molto strano :-p
Grafica brutta? Non ha senso parlarne ai fini del voto, a volte ci sono degli orrori di proporzione o movimenti "ffwd" che stan proprio male, ma la buona integrazione della cg bilancia questa pecca, lo stile poi essendo particolare può piacere come non piacere, personalmente l'ho trovato più che adatto, ed anche per la scelta cromatica siamo ok, niente orge di colori improponibili fortunatamente e il risultato è ottimo e non stancante per gli occhi.
Da vedere assolutamente.
Soprattutto se siete dei bastardi cinici vi piacerà parecchio. Ed anche agli altri una buona iniezione di sofferenza e disperazione farà bene dopo tutto il buonismo mieloso circolante. Io amo i finali "positivi" dove finisce tutto bene, ma pure in questo caso, dove fin quasi dall'inizio si capisce come andrà a finire tutto male (beh dai non proprio la peggiore opzione possibile alla fin dei conti...) mette nello spirito giusto per seguire senza distrazioni gli avvenimenti.
Cosa non lo porta sopra il 7? Troppe incongruenze e parti ficcate dentro a forza o appena appoggiate li per dare un senso al tutto ma con il risultato di incasinare altre cose. E questo purtroppo non è soprassedibile.
E poi alcuni muoiono proprio da imbecilli... insopportabile l'illogicità di alcuni comportamenti, specie quando di fronte alla scelta tra Morte e Morte+Apocalisse non dovrebbero esserci dubbi di nessun genere.
Forse anch'io ero un bambino strano... ;-)
<b>ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER</b>
Si può davvero definire Bokurano come il nuovo Evangelion?
Assolutamente no.
Il prodotto Bokurano è diverso da quello di Eva, come lo è da quello di Fafner, Code Geass e tutte le ultime serie robotiche messe in circolazione nel paese del Sol Levante.
Per la verità non è nemmeno giustissimo parlare di serie mecha, almeno non in senso stretto.
Bokurano è un turbine, un buco nero che risucchia tutto: robot, umani, sentimenti, storie.
Un mix coinvolgente, tamburellante, e talvolta opprimente.
Ci si sente davvero impotenti difronte a questa storia, di cui si capisce il finale già dopo le primissime puntate. E allora se si capisce da subito il finale, a che serve guardarlo tutto?
La risposta dovrete darvela voi stessi, perché Bokurano è il genere di anime che si può amare o odiare, non ci sono vie di mezzo, non vi sono compromessi.
Quindici ragazzi stanno trascorrendo le loro vacanze felici in spiaggia, come fanno tutti i gruppi di ragazzini di oggi. Non si conoscono molto, ma infondo quelle vacanze stanno per finire, e dopo quelle sarà difficile rivedersi tutti.
... E poi si scopre una caverna... ma non una caverna qualsiasi, ma una con all'interno pc, macchinari e un curioso leggio metallico al centro.
... E poi arriva uno strano tipo, faccia amichevole, capelli bianchi e lunghi, che dice di essere un programmatore di videogiochi e invita i giovani vacanzieri a partecipare al suo giochino.
... E poi tutti decidono di accettare la proposta e di mettere la mano sul leggio che li registra, e nemmeno il tempo di respirare ci si ritrova su un robottone immenso che il simpatico signore sta guidando.
... E poi finito il combattimento tutto diventa buio e ci si ritrova a terra, passa poco tempo e tutti vengono richiamati nel robottone, si combatte dinuovo e stavolta è uno dei giovanotti a muoverlo. Che fatica sconfiggere i nemici invasori di un gioco.
.. E poi... e poi si finisce il gioco, ma quando termina questo, termina anche la vita.
Come reagisce un bambino quando sa che da un momento all'altro dovrà combattere e morire?
Più che la trama è l'aspetto psicologico dei vari piloti che incuriosisce, le loro vicende, le loro piccole vite, coi loro piccoli problemi.
E in tutta questa piccolezza, riusciranno a trovare un motivo per combattere nonostante l'inevitabile fine?
Si può davvero definire Bokurano come il nuovo Evangelion?
Assolutamente no.
Il prodotto Bokurano è diverso da quello di Eva, come lo è da quello di Fafner, Code Geass e tutte le ultime serie robotiche messe in circolazione nel paese del Sol Levante.
Per la verità non è nemmeno giustissimo parlare di serie mecha, almeno non in senso stretto.
Bokurano è un turbine, un buco nero che risucchia tutto: robot, umani, sentimenti, storie.
Un mix coinvolgente, tamburellante, e talvolta opprimente.
Ci si sente davvero impotenti difronte a questa storia, di cui si capisce il finale già dopo le primissime puntate. E allora se si capisce da subito il finale, a che serve guardarlo tutto?
La risposta dovrete darvela voi stessi, perché Bokurano è il genere di anime che si può amare o odiare, non ci sono vie di mezzo, non vi sono compromessi.
Quindici ragazzi stanno trascorrendo le loro vacanze felici in spiaggia, come fanno tutti i gruppi di ragazzini di oggi. Non si conoscono molto, ma infondo quelle vacanze stanno per finire, e dopo quelle sarà difficile rivedersi tutti.
... E poi si scopre una caverna... ma non una caverna qualsiasi, ma una con all'interno pc, macchinari e un curioso leggio metallico al centro.
... E poi arriva uno strano tipo, faccia amichevole, capelli bianchi e lunghi, che dice di essere un programmatore di videogiochi e invita i giovani vacanzieri a partecipare al suo giochino.
... E poi tutti decidono di accettare la proposta e di mettere la mano sul leggio che li registra, e nemmeno il tempo di respirare ci si ritrova su un robottone immenso che il simpatico signore sta guidando.
... E poi finito il combattimento tutto diventa buio e ci si ritrova a terra, passa poco tempo e tutti vengono richiamati nel robottone, si combatte dinuovo e stavolta è uno dei giovanotti a muoverlo. Che fatica sconfiggere i nemici invasori di un gioco.
.. E poi... e poi si finisce il gioco, ma quando termina questo, termina anche la vita.
Come reagisce un bambino quando sa che da un momento all'altro dovrà combattere e morire?
Più che la trama è l'aspetto psicologico dei vari piloti che incuriosisce, le loro vicende, le loro piccole vite, coi loro piccoli problemi.
E in tutta questa piccolezza, riusciranno a trovare un motivo per combattere nonostante l'inevitabile fine?
Scusate non vorrei fare il guasta feste ma sono l'unico a trovare questa serie un aborto? Lasciamo perdere il desing dei mecha, lasciamo perdere che il ritmo è di una ninna nanna (ma di quelle che ti tengono gli occhi aperti dal nervoso), lasciamo perdere i personaggi che definire apatici è poco, ma non doveva essere un anime psicologico e profondo? Io ho trovato le reazioni dei ragazzi molto innaturali e prive di quelle emozioni che un anime del genere dovrebbe trasmettere. Non ho guardato la serie fino alla fine ma non ce l'ho fatta...
Premetto che questa è la prima recensione che scrivo e ho voluto iniziare proprio con questo anime alquanto particolare. Di serie robotiche ce ne sono tante (fin troppo simili a volte), ma "Bokurano" si distacca da loro per vari aspetti: dal punto di vista grafico siamo lontani anni luce dagli anime degli ultimi anni (all'inizio per me è stato quasi un trauma, ma poi non ci ho fatto più caso), tuttavia questa, a mio parere, è stata una scelta voluta appositamente per focalizzare l'attenzione esclusivamente sull'aspetto drammatico, sulla caratterizzazione di questi quindici giovani ragazzi che si ritrovano a combattere per salvare la Terra con il robottone di turno chiamato da loro Zearth, che impressiona per l'altezza ma non certo per il design (la stessa cosa vale per i nemici). Un altro aspetto importante è che tale robot non dà minimamente l'impressione di poter vincere facilmente in ogni scontro, non ha tecniche speciali particolari, a indicare che la vittoria è determinata non dal robot ma da chi lo guida. Per quanto riguarda la trama, non ho molto da aggiungere, ma posso confermare che ciò che piacerà allo spettatore è lo sviluppo della storia. Consiglio di vedere almeno le prime tre puntate prima di decidere se continuare a guardarlo o no, perché potrebbe appassionare anche chi magari non ama le serie robotiche o eccessivamente drammatiche. Gli avrei dato un 9 come giudizio finale, tuttavia sono rimasto deluso dalle ultime due puntate, a mio parere scontate. Complessivamente, non è un capolavoro, ma sicuramente, come storia, sa catturarti più di altri anime più blasonati.
Innanzitutto bisogna dire che non è un anime robotico inteso come Goldrake e co., ci sono si battaglie fra giganti di metallo ma sono solo il mezzo per lo sviluppo della trama che è assai intensa! Ho visto per il momento 23 episodi e devo dire che è difficile staccarsi dal video! Ogni personaggio ha una propria identità ben sviluppata. Assolutamente da vedere. Imperdibile! Il susseguirsi degli eventi sottolinea la vera tragedia che accomuna tutti i protagonisti... la paura di morire! Le premesse per quanto riguarda il finale sono positive sperando non faccia la fine di NARUTARU!
Trama
Quindici ragazzi che frequentano la seconda media stanno frequentando un corso estivo presso una pensione. Durante un'escursione di studio sulla spiaggia vengono incuriositi da una grotta e decidono di andare ad esplorarla. All'interno trovano una specie di laboratorio che, si scoprirà poi, è il luogo dove un programmatore, un certo Kokopelli, sta realizzando un video gioco. Egli approfitta della loro presenza per far loro testare il gioco: pilotare un gigantesco robot contro altri quindici robot, al fine di proteggere la terra. Dopo essersi "registrati" nel gioco, senza alcun motivo si ritrovano stesi sulla spiaggia e poco dopo essere rientrati nella pensione, sulla città compare un gigantesco robot nero; da qui i ragazzi cominciano a pensare che il "loro gioco" sia più reale di quanto abbiano mai immaginato... e non immaginano neppure le conseguenze del "gioco"...
Personaggi
I protagonisti sono appunto i quindici ragazzi, ognuno con la propria storia alle spalle. I caratteri sono molto ben definiti e come noto, il maestro Mohiro Kitoh, riesce a conferire ai suoi personaggi spesso bambini, una personalità molto realistica senza alcun filtro, spesso evidenziando quanto i bambini non siano "bambini". I primi personaggi non hanno potuto aver modo di essere approfonditi, come presto capirete dalla storia, ma nel complesso ogni personaggio ha un ruolo ben stabilito nella storia.
Lo stile grafico è quello proprio di Kitoh, ossia figure esile e magre senza curve esagerate.
Mecha
I robot sono giganteschi, si parla di almeno 500 m di altezza. Il robot pilotato dai protagonisti, da loro chiamato Zearth, viene manovrato per via telepatica da uno di loro, però nell'abitacolo sono presenti tutti gli altri piloti.
Lo Zearth ed il robot nemico viene all'inizio ed alla fine di ogni combattimento, teletrasportato da non si sa chi, e spesso il combattimento si volge in centri abitati, causando non pochi disastri.
La realizzazione tramite CG 3D è ben curata e si adatta molto bene con la classica grafica 2D. Anche il mecha 2D è molto curato e ben realizzato.
Nota personale
Molti criticano questo anime ed anche "Narutaru" dicendo: un anime del 2008 con animazioni del 1990 - dal mio punto di vista in particolare in questo anime Mohiro Kitoh ha voluto realizzare i robot in maniera così lontana da canoni per concentrare l'attenzione sui personaggi e non sui vari combattimenti, anche perché se cercate una serie su "robottoni" che si danno di santa ragione questa non è certo quella.
All'inizio la storia sembra banale e scontata, ma con l'andare avanti non si può non fare a meno di continuare...
Attenzione questa parte contiene spoiler
Come per "Narutaru", Mohiro Kitoh, ha usato come protagonisti dei bambini, i quali si trovano in situazioni estreme e, in questo caso, senza via d'uscita. Vedremo i vari ragazzi comportarsi e reagire in maniera diversa alla stessa tragica vicenda: il robot si muove solo grazie all'energia vitale del pilota, che dopo ogni combattimento inevitabilmente muore - ma se non combatte morirà comunque perché se perde lo scontro con l'altro robot, la terra è destinata a scomparire per sempre.
Le reazioni dei protagonisti sono vere e tangibili, qui non troverete il solito ragazzino figo che pilota il mega robot contro i cattivi, ma dei bambini costretti a dover combattere sapendo di dover dopo morire con la possibilità di uccidere molte persone durante il loro combattimento.
Quindici ragazzi che frequentano la seconda media stanno frequentando un corso estivo presso una pensione. Durante un'escursione di studio sulla spiaggia vengono incuriositi da una grotta e decidono di andare ad esplorarla. All'interno trovano una specie di laboratorio che, si scoprirà poi, è il luogo dove un programmatore, un certo Kokopelli, sta realizzando un video gioco. Egli approfitta della loro presenza per far loro testare il gioco: pilotare un gigantesco robot contro altri quindici robot, al fine di proteggere la terra. Dopo essersi "registrati" nel gioco, senza alcun motivo si ritrovano stesi sulla spiaggia e poco dopo essere rientrati nella pensione, sulla città compare un gigantesco robot nero; da qui i ragazzi cominciano a pensare che il "loro gioco" sia più reale di quanto abbiano mai immaginato... e non immaginano neppure le conseguenze del "gioco"...
Personaggi
I protagonisti sono appunto i quindici ragazzi, ognuno con la propria storia alle spalle. I caratteri sono molto ben definiti e come noto, il maestro Mohiro Kitoh, riesce a conferire ai suoi personaggi spesso bambini, una personalità molto realistica senza alcun filtro, spesso evidenziando quanto i bambini non siano "bambini". I primi personaggi non hanno potuto aver modo di essere approfonditi, come presto capirete dalla storia, ma nel complesso ogni personaggio ha un ruolo ben stabilito nella storia.
Lo stile grafico è quello proprio di Kitoh, ossia figure esile e magre senza curve esagerate.
Mecha
I robot sono giganteschi, si parla di almeno 500 m di altezza. Il robot pilotato dai protagonisti, da loro chiamato Zearth, viene manovrato per via telepatica da uno di loro, però nell'abitacolo sono presenti tutti gli altri piloti.
Lo Zearth ed il robot nemico viene all'inizio ed alla fine di ogni combattimento, teletrasportato da non si sa chi, e spesso il combattimento si volge in centri abitati, causando non pochi disastri.
La realizzazione tramite CG 3D è ben curata e si adatta molto bene con la classica grafica 2D. Anche il mecha 2D è molto curato e ben realizzato.
Nota personale
Molti criticano questo anime ed anche "Narutaru" dicendo: un anime del 2008 con animazioni del 1990 - dal mio punto di vista in particolare in questo anime Mohiro Kitoh ha voluto realizzare i robot in maniera così lontana da canoni per concentrare l'attenzione sui personaggi e non sui vari combattimenti, anche perché se cercate una serie su "robottoni" che si danno di santa ragione questa non è certo quella.
All'inizio la storia sembra banale e scontata, ma con l'andare avanti non si può non fare a meno di continuare...
Attenzione questa parte contiene spoiler
Come per "Narutaru", Mohiro Kitoh, ha usato come protagonisti dei bambini, i quali si trovano in situazioni estreme e, in questo caso, senza via d'uscita. Vedremo i vari ragazzi comportarsi e reagire in maniera diversa alla stessa tragica vicenda: il robot si muove solo grazie all'energia vitale del pilota, che dopo ogni combattimento inevitabilmente muore - ma se non combatte morirà comunque perché se perde lo scontro con l'altro robot, la terra è destinata a scomparire per sempre.
Le reazioni dei protagonisti sono vere e tangibili, qui non troverete il solito ragazzino figo che pilota il mega robot contro i cattivi, ma dei bambini costretti a dover combattere sapendo di dover dopo morire con la possibilità di uccidere molte persone durante il loro combattimento.
Solo nel paese dei kamikaze poteva essere concepita una storia del genere, estrema, conturbante e spietata...
15 ragazzini vengono scelti da una civiltà molto superiore alla nostra (nei confronti della quale non siamo davvero altro che povere scimmie decerebrate) per guidare un robot che dovrà sconfiggere 15 simili avversari. Ad ogni incontro, se perdono la Terra scomparirà; se vincono, il pilota vincitore morirà comunque.
La forza della serie sta nel suo realismo e nella profondità dei personaggi, che infatti reagiscono nelle maniere più inaspettate (provate a pensare come VOI reagireste a una morte certa e incombente!) e nel messaggio di SPERANZA che sottende ogni episodio: se infatti quasi nessuno dei ragazzini accetta inizialmente la sua sorte, ognuno troverà alla fine un buon motivo per sacrificarsi... Il tutto però senza una punta di mielismo: dalle bocche di questi ragazzi escono frasi di un cinismo REALE e lancinante quanto riflessioni intense, mature e strazianti.
Se ne avete il coraggio (ce ne vuole, sappiatelo) entrate nell'universo di questi quindici indimenticabili eroi per caso.
15 ragazzini vengono scelti da una civiltà molto superiore alla nostra (nei confronti della quale non siamo davvero altro che povere scimmie decerebrate) per guidare un robot che dovrà sconfiggere 15 simili avversari. Ad ogni incontro, se perdono la Terra scomparirà; se vincono, il pilota vincitore morirà comunque.
La forza della serie sta nel suo realismo e nella profondità dei personaggi, che infatti reagiscono nelle maniere più inaspettate (provate a pensare come VOI reagireste a una morte certa e incombente!) e nel messaggio di SPERANZA che sottende ogni episodio: se infatti quasi nessuno dei ragazzini accetta inizialmente la sua sorte, ognuno troverà alla fine un buon motivo per sacrificarsi... Il tutto però senza una punta di mielismo: dalle bocche di questi ragazzi escono frasi di un cinismo REALE e lancinante quanto riflessioni intense, mature e strazianti.
Se ne avete il coraggio (ce ne vuole, sappiatelo) entrate nell'universo di questi quindici indimenticabili eroi per caso.
Una serie da record! Ha soffiato a Danguard il record del robot più alto, a Groiser quello del robot più brutto e ad Evangelion quello della demenza dei piloti(Shinji in confronto è Ryoma Nagare loool) e a Fafner quello degli effetti collaterali da pilotaggio (qua si schiatta diretti^^). Adesso dopo 2 episodi abbastanza fiacchetti la serie sembra che stia per entrare nel vivo. In particolare per il fatto che la scelta del pilota dalla prossima battaglia in avanti si trasformerà da ruota della fortuna a roulette russa). In sintesi l'autore è un sadico patentato.