Automodelli - Mini 4WD
Guardavo "Mini 4WD" da piccolo, su tv regionali come Jtv e Italia7 Gold e non mi stancavo mai, tanto da chiamare le mie micro machines con i nomi dei modellini dell'anime e comprare io stesso delle Mini 4WD, ritrovandomi poi deluso perché, ovviamente, non seguivano le mie indicazioni vocali!
La serie è molto divertente e se leviamo l'assurdità che a tratti si propone (ho già detto che le macchinine dopo qualche episodio seguono le indicazioni del proprietario), ci godremo un buon anime, con sfide avvincenti e personaggi interessanti. I modellini "corrispondono" al proprietario, rispecchiandone la personalità nonché i tratti fisici. Abbiamo quindi diversi veicoli che si adattano a diverse situazioni, con il risultato che le corse sono avvincenti e appassionanti e tutte diverse. Tutto sommato la serie dura poco, quindi non ci si stufa per niente e la consiglio. Altro che "Let's & Go".
La serie è molto divertente e se leviamo l'assurdità che a tratti si propone (ho già detto che le macchinine dopo qualche episodio seguono le indicazioni del proprietario), ci godremo un buon anime, con sfide avvincenti e personaggi interessanti. I modellini "corrispondono" al proprietario, rispecchiandone la personalità nonché i tratti fisici. Abbiamo quindi diversi veicoli che si adattano a diverse situazioni, con il risultato che le corse sono avvincenti e appassionanti e tutte diverse. Tutto sommato la serie dura poco, quindi non ci si stufa per niente e la consiglio. Altro che "Let's & Go".
<i>Dash! Yonkuro</i> (in Italia, <i>Automodelli</i>) è una dei prodotti più caratteristici dell'animazione fine anni "80, oltre che l'ennesima riprova che un prodotto commerciale può comunque essere sostenuto da una buona storyline e da dei personaggi carismatici.
Tratto dall'omonimo manga creato da Saurus Tokuda (autore che è purtroppo venuto a mancare nel 2006), la storia ruota attorno a un gruppo di ragazzi che gareggia in corse di Mini 4WD, piccoli modelli automobilistici elettrici che si sfidano in velocità su percorsi a ostacoli in cui dovranno contare sulla preparazione del motore quanto del cuore dei piloti che seguiranno i modellini correndo sul campo con un bastone da guida. I personaggi principali sono fondamentalmente cinque, ci riferiamo alla squadra dei Dash Warriors (nell'edizione italiana Nobili Guerrieri):
- il capitano, Yonkuro (Alan), che sogna di partecipare al Rally Infernale, competizione che vede in gioco i piloti nelle condizioni più impervie a bordo di 4x4, al fine di raggiungere il padre, disperso nel deserto; contraddistinto da un animo nobile e dalla forza di volontà, è il proprietario della Dash Emperor (Numero 1);
- Dankuro/"Tankuro" (Ciccio Sprint), corpulento e goloso omaccione, è il primo ad entrare in rivalità con Yonkuro per poi diventare il suo miglior amico; la sua auto è Burning Sun (Astro di Fuoco);
- Shinkuro (Davide), bello, elegante e di famiglia ricca e nobile, ha intere piste e circuiti di allenamento nel giardino della sua reggia; pieno di ammiratrici è il pilota di Shooting Star (Regina delle Corse);
- Koji "Pankuro" (Ted), miglior amico di Yonkuro, occhialuto nerd vittima dei soprusi dei teppisti, manifesta la propria personalità quando si arma di trucco, gel e lenti a contatto; la sua vettura è Cannon Ball (Palla di Cannone;
- Rinko (Stella), unica componente femminile del team e sorella minore del manager nonché miglior amico del padre di Yonkuro, guida Dancind Doll (Ballerina).
La storia mostrerà l'origine del team, le ambizioni e i sogni di ognuno dei componenti nonché l'evoluzione caratteriale che ne contraddistinguerà la crescita come uomini e abili piloti. Non si sprecheranno flashback, momenti d'ilarità, lezioni di vita trita e ritrita e antagonisti interessanti. La serie che nasce in modo semplice, e al contempo cresce in maniera originale e articolata, conosce i suoi limiti nella controparte animata ridotta all'osso rispetto al cartaceo in 14 volumi, ma è comunque godibile. In ciò è complice Tamiya, onnipresente sponsor anche in Italia che al momento della messa in onda su JTV importò nel nostro paese anche i vari e bellissimi modellini usati dai protagonisti, dando il via a competizioni ufficiali e non anche nel nostro paese.
Il design è molto gradevole e rotondeggiante, i personaggi molto ben caratterizzati e non v'è traccia di nessuna rotazione dei disegnatori visto che per tutta la durata della serie ci si attesta su un buon livello. Buona anche la colonna sonora che ci regala un opening theme carismatico qual è <i>To Be Top</i> e un'ending in linea con lo spessore di altri prodotti di quegli anni. Molta cura è stata data anche alla realizzazione dei modellini, dettagliati, vari e particolareggiati per quanto concerne aspetto, stile e colore.
Se cercate quindi una serie animata leggera, coinvolgente e godibile, <i>Dash! Yonkuro</i> fa senz'altro al caso vostro.
Tratto dall'omonimo manga creato da Saurus Tokuda (autore che è purtroppo venuto a mancare nel 2006), la storia ruota attorno a un gruppo di ragazzi che gareggia in corse di Mini 4WD, piccoli modelli automobilistici elettrici che si sfidano in velocità su percorsi a ostacoli in cui dovranno contare sulla preparazione del motore quanto del cuore dei piloti che seguiranno i modellini correndo sul campo con un bastone da guida. I personaggi principali sono fondamentalmente cinque, ci riferiamo alla squadra dei Dash Warriors (nell'edizione italiana Nobili Guerrieri):
- il capitano, Yonkuro (Alan), che sogna di partecipare al Rally Infernale, competizione che vede in gioco i piloti nelle condizioni più impervie a bordo di 4x4, al fine di raggiungere il padre, disperso nel deserto; contraddistinto da un animo nobile e dalla forza di volontà, è il proprietario della Dash Emperor (Numero 1);
- Dankuro/"Tankuro" (Ciccio Sprint), corpulento e goloso omaccione, è il primo ad entrare in rivalità con Yonkuro per poi diventare il suo miglior amico; la sua auto è Burning Sun (Astro di Fuoco);
- Shinkuro (Davide), bello, elegante e di famiglia ricca e nobile, ha intere piste e circuiti di allenamento nel giardino della sua reggia; pieno di ammiratrici è il pilota di Shooting Star (Regina delle Corse);
- Koji "Pankuro" (Ted), miglior amico di Yonkuro, occhialuto nerd vittima dei soprusi dei teppisti, manifesta la propria personalità quando si arma di trucco, gel e lenti a contatto; la sua vettura è Cannon Ball (Palla di Cannone;
- Rinko (Stella), unica componente femminile del team e sorella minore del manager nonché miglior amico del padre di Yonkuro, guida Dancind Doll (Ballerina).
La storia mostrerà l'origine del team, le ambizioni e i sogni di ognuno dei componenti nonché l'evoluzione caratteriale che ne contraddistinguerà la crescita come uomini e abili piloti. Non si sprecheranno flashback, momenti d'ilarità, lezioni di vita trita e ritrita e antagonisti interessanti. La serie che nasce in modo semplice, e al contempo cresce in maniera originale e articolata, conosce i suoi limiti nella controparte animata ridotta all'osso rispetto al cartaceo in 14 volumi, ma è comunque godibile. In ciò è complice Tamiya, onnipresente sponsor anche in Italia che al momento della messa in onda su JTV importò nel nostro paese anche i vari e bellissimi modellini usati dai protagonisti, dando il via a competizioni ufficiali e non anche nel nostro paese.
Il design è molto gradevole e rotondeggiante, i personaggi molto ben caratterizzati e non v'è traccia di nessuna rotazione dei disegnatori visto che per tutta la durata della serie ci si attesta su un buon livello. Buona anche la colonna sonora che ci regala un opening theme carismatico qual è <i>To Be Top</i> e un'ending in linea con lo spessore di altri prodotti di quegli anni. Molta cura è stata data anche alla realizzazione dei modellini, dettagliati, vari e particolareggiati per quanto concerne aspetto, stile e colore.
Se cercate quindi una serie animata leggera, coinvolgente e godibile, <i>Dash! Yonkuro</i> fa senz'altro al caso vostro.
"Dash! Yonkuro" è una serie tv che per quanto mi riguarda è intrisa di affetto personale e perenne adulazione. Per farne una giusta recensione devo però diventare obiettivo e raccontare quello che è la serie veramente.
L'anime è basato su un fumetto, credo inedito in Italia, pubblicato su una rivista giapponese, che traslitterata dovrebbe scriversi "Koko Koro", la quale, sebbene in passato ho cercato senza successo, dovrebbe essere una rivista per bambini.
Su questa rivista sono state pubblicate tutte le serie, dalla prima, la serie "automodelli" per l'appunto, fino a passare a "Lets's & go'. Ma da dove nasce tale serie?
La Tamiya è una casa modellistica giapponese, che produce tuttora auto, aerei, moto, navi, mezzi militari etc ., per collezionisti di modellismo statico, ma fa anche RC (auto radiocomandate) a gas ed elettriche. Negli anni '80 la Tamiya ha messo in vendita dei modelli di modellismo dinamico adatti a un pubblico di bambini/adolescenti: questi modelli sono noti tutt'ora anche da noi con il nome "mini 4wd".
Queste auto sono vetture elettriche, alimentate da due batterie stilo AA molto comuni dalle dimensioni ridotte (14-15 cm di lunghezza) e riproducevano auto sportive dal design originale o talvolta veicoli esistenti. Da qui la nascita di tale serie, di fatto una pubblicità di 25 episodi del loro prodotto oltre al fumetto stesso, ben più lungo.
Difatti tutta la trama è incentrata su questi "modellini" di auto e cerca di avvicinare i bambini all'acquisto delle mini4wd, nel sottoscritto a suo tempo con <i>ottimi</i> risultati. Ovviamente la fantasia dell'anime permette a questi modelli di essere "guidati" con mazze da hockey, di compiere salti pazzeschi, di correre come auto vere o di fare mille altre cose che la fantasia degli autori ha saputo inventare.
Ma la verità supera sempre la fantasia: le mini4wd, sdoganate dall'anime anche in Italia, hanno creato una nicchia di giocatori delle più disparate età, i quali ne hanno fatto un "hobby". Le auto, come nell'anime, avevano degli optional, erano da montare, e potevi cambiare i rapporti o "settare" la tua mini4wd come potevi, oltre che potenziare il motore in ripresa o velocità etc., il tutto però su incredibili e tortuose piste costruite su misura dalla Tamiya.
Uscendo da questa premessa che non sto ad allungare ulteriormente (basta digitare mini4wd per vedere cosa negli anni è diventato e scoprire quanta gente ancora in Giappone, ma anche in Italia, ci "gioca"), la serie rimane a livello di trama mediocre. Un gruppo di ragazzi dai nomi italianizzati creano un gruppo i "nobili guerriri", o dash warriors, che con un managrer adulto, fratello dell'unica ragazza del gruppo, affrontano in svariati tornei gruppi sempre più forti di avversari cercando di uscirne sempre vittoriosi con espedienti a volte incredibili. Nota per chi ha visto la serie: ricordate gli spilloni della nonna? O il "circuito condensatore" che fa sorridere tutti i conoscitori di un minimo di fisica?
La serie di fatto segue il "canone" di uno shonen, la crescita del protagonista stavolta è legata alla propria mini4wd invece che nel personaggio vero, infatti nella serie completa a fumetti la "numero 1" del protagonista, come le auto dei suoi compagni, verrà via via sostituite con la "super nr. 1" etc.
Secondo canone, gli avversari a crescita "esponenziale" di forza incitano nella loro crescita i protagonisti, che migliorano le proprie auto con assetti e motori potenziati, se non addirittura raggiungono una disfatta totale che obbliga la costruzione di una vettura completamente nuova.
Questa serie credo sia stata la prima, o una delle prime, del genere, "padre" di altre come Beyblade e Bakugan solo per citare due delle più recenti, nate per "sponsorizzare" un prodotto. Automodelli forse differisce da queste ultime per il successo (rimanendo sempre in una nicchia) del prodotto che ha creato in gente come me, che ha vissuto in quel decennio l'effetto "cult" di questa prima serie, la quale mi ha portato a conservare ancora oggi i modelli della "numero 1" (emperor), di "astro di fuoco" (burning star), di "regina delle corse" (shotting star), di "palla di cannone" (cannonball), di "ballerina" (dancing doll) e di quella rappresentata nella serie simile a un mito, la "Horizon" (horizon emperor), come dei veri e propri cimeli. Inoltre la serie mi ha regalato anni di divertimento, spingendomi a partecipare ai tornei regionali e nazionali che negli anni '90, e ancora oggi, si svolgevano in merito.
In conclusione, a livello tecnico Automodelli aveva delle buone animazioni, dei disegni curati ma palesemente pensati per un pubblico infantile, e a volte delle "gag" talmente forzate che marcano ancora di più il target. La storia appare troncata nel finale in quanto vi erano numerose serie - di cui sono da anni alla disperata ricerca - e credo, a giudicare dai modelli pubblicati dalla casa Tamiya, slegati dai 5 protagonisti, anche molti spin-off di cui a noi è arrivato in incredibile ritardo solo la serie che io denomino "delle saber", ovvero Let's and go.
L'anime è basato su un fumetto, credo inedito in Italia, pubblicato su una rivista giapponese, che traslitterata dovrebbe scriversi "Koko Koro", la quale, sebbene in passato ho cercato senza successo, dovrebbe essere una rivista per bambini.
Su questa rivista sono state pubblicate tutte le serie, dalla prima, la serie "automodelli" per l'appunto, fino a passare a "Lets's & go'. Ma da dove nasce tale serie?
La Tamiya è una casa modellistica giapponese, che produce tuttora auto, aerei, moto, navi, mezzi militari etc ., per collezionisti di modellismo statico, ma fa anche RC (auto radiocomandate) a gas ed elettriche. Negli anni '80 la Tamiya ha messo in vendita dei modelli di modellismo dinamico adatti a un pubblico di bambini/adolescenti: questi modelli sono noti tutt'ora anche da noi con il nome "mini 4wd".
Queste auto sono vetture elettriche, alimentate da due batterie stilo AA molto comuni dalle dimensioni ridotte (14-15 cm di lunghezza) e riproducevano auto sportive dal design originale o talvolta veicoli esistenti. Da qui la nascita di tale serie, di fatto una pubblicità di 25 episodi del loro prodotto oltre al fumetto stesso, ben più lungo.
Difatti tutta la trama è incentrata su questi "modellini" di auto e cerca di avvicinare i bambini all'acquisto delle mini4wd, nel sottoscritto a suo tempo con <i>ottimi</i> risultati. Ovviamente la fantasia dell'anime permette a questi modelli di essere "guidati" con mazze da hockey, di compiere salti pazzeschi, di correre come auto vere o di fare mille altre cose che la fantasia degli autori ha saputo inventare.
Ma la verità supera sempre la fantasia: le mini4wd, sdoganate dall'anime anche in Italia, hanno creato una nicchia di giocatori delle più disparate età, i quali ne hanno fatto un "hobby". Le auto, come nell'anime, avevano degli optional, erano da montare, e potevi cambiare i rapporti o "settare" la tua mini4wd come potevi, oltre che potenziare il motore in ripresa o velocità etc., il tutto però su incredibili e tortuose piste costruite su misura dalla Tamiya.
Uscendo da questa premessa che non sto ad allungare ulteriormente (basta digitare mini4wd per vedere cosa negli anni è diventato e scoprire quanta gente ancora in Giappone, ma anche in Italia, ci "gioca"), la serie rimane a livello di trama mediocre. Un gruppo di ragazzi dai nomi italianizzati creano un gruppo i "nobili guerriri", o dash warriors, che con un managrer adulto, fratello dell'unica ragazza del gruppo, affrontano in svariati tornei gruppi sempre più forti di avversari cercando di uscirne sempre vittoriosi con espedienti a volte incredibili. Nota per chi ha visto la serie: ricordate gli spilloni della nonna? O il "circuito condensatore" che fa sorridere tutti i conoscitori di un minimo di fisica?
La serie di fatto segue il "canone" di uno shonen, la crescita del protagonista stavolta è legata alla propria mini4wd invece che nel personaggio vero, infatti nella serie completa a fumetti la "numero 1" del protagonista, come le auto dei suoi compagni, verrà via via sostituite con la "super nr. 1" etc.
Secondo canone, gli avversari a crescita "esponenziale" di forza incitano nella loro crescita i protagonisti, che migliorano le proprie auto con assetti e motori potenziati, se non addirittura raggiungono una disfatta totale che obbliga la costruzione di una vettura completamente nuova.
Questa serie credo sia stata la prima, o una delle prime, del genere, "padre" di altre come Beyblade e Bakugan solo per citare due delle più recenti, nate per "sponsorizzare" un prodotto. Automodelli forse differisce da queste ultime per il successo (rimanendo sempre in una nicchia) del prodotto che ha creato in gente come me, che ha vissuto in quel decennio l'effetto "cult" di questa prima serie, la quale mi ha portato a conservare ancora oggi i modelli della "numero 1" (emperor), di "astro di fuoco" (burning star), di "regina delle corse" (shotting star), di "palla di cannone" (cannonball), di "ballerina" (dancing doll) e di quella rappresentata nella serie simile a un mito, la "Horizon" (horizon emperor), come dei veri e propri cimeli. Inoltre la serie mi ha regalato anni di divertimento, spingendomi a partecipare ai tornei regionali e nazionali che negli anni '90, e ancora oggi, si svolgevano in merito.
In conclusione, a livello tecnico Automodelli aveva delle buone animazioni, dei disegni curati ma palesemente pensati per un pubblico infantile, e a volte delle "gag" talmente forzate che marcano ancora di più il target. La storia appare troncata nel finale in quanto vi erano numerose serie - di cui sono da anni alla disperata ricerca - e credo, a giudicare dai modelli pubblicati dalla casa Tamiya, slegati dai 5 protagonisti, anche molti spin-off di cui a noi è arrivato in incredibile ritardo solo la serie che io denomino "delle saber", ovvero Let's and go.
Apparentemente Automodelli potrebbe sembrare una serie destinata a un pubblico di soli bambini, ma non è così.
E', infatti, un prodotto di qualità a parere mio bella altina; presenta una trama curatissima, che non si ferma alle gare avvincenti, ma si allarga anche <b>[ATTENZIONE! SPOILER!]</b> al mistero legato alla presunta morte del padre di Alan, alle sofferenze di Stella per il fatto che è l'unica femmina a correre con le mini 4WD, e al misterioso modellino dell'Horizon.<b>[FINE SPOILER]</b>
I disegni sono abbastanza carini, tondeggianti e spigolosi al punto giusto; i percorsi fantasiosi come labirinti, piramidi, distese di sabbia ecc. sono abbastanza curati.
Automodelli per me è una serie stupenda, un capolavoro.Da vedere assolutamente, mi raccomando!
Una curiosità: l'anime prende in considerazione solo una parte del manga cartaceo suddiviso in 14 tankobon (mai pubblicato in Italia), ovvero quella delle eliminatorie regionali.
E', infatti, un prodotto di qualità a parere mio bella altina; presenta una trama curatissima, che non si ferma alle gare avvincenti, ma si allarga anche <b>[ATTENZIONE! SPOILER!]</b> al mistero legato alla presunta morte del padre di Alan, alle sofferenze di Stella per il fatto che è l'unica femmina a correre con le mini 4WD, e al misterioso modellino dell'Horizon.<b>[FINE SPOILER]</b>
I disegni sono abbastanza carini, tondeggianti e spigolosi al punto giusto; i percorsi fantasiosi come labirinti, piramidi, distese di sabbia ecc. sono abbastanza curati.
Automodelli per me è una serie stupenda, un capolavoro.Da vedere assolutamente, mi raccomando!
Una curiosità: l'anime prende in considerazione solo una parte del manga cartaceo suddiviso in 14 tankobon (mai pubblicato in Italia), ovvero quella delle eliminatorie regionali.
Recensendo questo anime, la nostalgia mi assale più che mai. Da considerarsi una vera e propria opera pionieristica, “Dash!Yonkuro” è arrivato in Italia col nome semplice e inequivocabile di “Automodelli”. Trasmesso sempre e solo sulle, allora molto prolifere, reti private, nonostante tutto ha riscosso un buon successo tra i ragazzini dell’epoca.
Palesemente ispirate alle Gig Nikko e alle Hot Wheels, le “macchinine” (passatemi il termine amarcord) protagoniste indiscusse di quest’anime hanno appassionato una nazione intera al modellismo; hobby che ancora oggi è molto consolidato. Per quanto riguarda il modo di sviluppare la trama, quest’opera non ha nulla a che vedere con le trovate commerciali dei giorni nostri; se pur senza pretese, i lato tecnici e grafici risultano godibili e la storia è ben sviluppata.
Percorsi inverosimili, leggi fisiche stravolte oltre i limiti, personaggi che diventano come dei nostri amici puntata per puntata, Dash Yonkuro è un vero e proprio cult del suo genere e canali come Junior Tv, Italia7 e Odeon lo avevano capito fin da subito. Pochi episodi ma buoni, legame affettivo a parte: voto 7!
Palesemente ispirate alle Gig Nikko e alle Hot Wheels, le “macchinine” (passatemi il termine amarcord) protagoniste indiscusse di quest’anime hanno appassionato una nazione intera al modellismo; hobby che ancora oggi è molto consolidato. Per quanto riguarda il modo di sviluppare la trama, quest’opera non ha nulla a che vedere con le trovate commerciali dei giorni nostri; se pur senza pretese, i lato tecnici e grafici risultano godibili e la storia è ben sviluppata.
Percorsi inverosimili, leggi fisiche stravolte oltre i limiti, personaggi che diventano come dei nostri amici puntata per puntata, Dash Yonkuro è un vero e proprio cult del suo genere e canali come Junior Tv, Italia7 e Odeon lo avevano capito fin da subito. Pochi episodi ma buoni, legame affettivo a parte: voto 7!
Un cartone che si può benissimo definire "anime gig nikko" (ovviamente sapete tutti cosa sono le gig nikko, no?) !
E' uno dei primi esperimenti in assoluto dove un cartone di sport può essere guardato oltre le 2 dimensioni, per come è ben fatto sembra che le mini 4wd siano vere ed entrino nel nostro schermo in maniera prepotente.
Un cartone che conserva i tratti dei chara giapponesi già visti in precedenza in altre serie, ovvero lo spirito di competizione, la fiducia nei propri mezzi e una grande amicizia che unisce i protagonisti, seppur a volte avversari.
La cosa più divertente di questo cartone sono senza dubbio il Cicciosprint e i telecronisti, senza di loro il cartone sarebbe di un piattismo assurdo.
La cosa fondamentale che emerge però da questo anime è l'invito a rispettare le regole, perchè senza di esse vivremmo tutti come dei bulletti da quattro soldi senza onore né rispetto, è importante dal punto di vista dell'autore che emerga questo aspetto sportivo fin da quando si è bambini, ovviamente questa è una mia impressione.
Difatti è il concetto di sport il motore con cui si dà vita a questo anime, si dà motore, appunto, si scopre che le macchinine da corsa hanno qualcosa in più della voglia di vincere di chi le telecomanda e del fatto di essere dei gingilli sofisticati, hanno lo spirito del campione.
Per campione solitamente intendiamo uno sportivo affermatissimo, ma spesso dimentichiamo che è uno sportivo che prima di tutto è un essere umano come tutti noi, capace di provare gli stessi sentimenti, quei sentimenti che mette a disposizione anche in gara, soprattutto in gara, quando si dice dare tutto sé stessi.
E il significato lo riscopriamo proprio in quest'opera, che sembra destinata solo ai piccini, ma l'apparenza inganna, visto che sono i più grandicelli che dovrebbero fare tesoro di certi insegnamenti, visto che sono i primi a non rispettarli, grandicelli che a volte sono adulti, e danno il pessimo esempio ai bambini, ed è qui che scopriamo la vera morale dell'opera, ovvero che il più delle volte è il carattere e lo spirito dei bambini che è superiore a quello degli adulti, e il motivo sta sul perchè hanno imparato in quel po' di vita, ma dandone una interpretazione tutta loro, viene a mancare lo spirito e l'istinto in un adulto, sostituendolo con la ragione, ma una ragione il più delle volte a senso unico.
E' uno dei primi esperimenti in assoluto dove un cartone di sport può essere guardato oltre le 2 dimensioni, per come è ben fatto sembra che le mini 4wd siano vere ed entrino nel nostro schermo in maniera prepotente.
Un cartone che conserva i tratti dei chara giapponesi già visti in precedenza in altre serie, ovvero lo spirito di competizione, la fiducia nei propri mezzi e una grande amicizia che unisce i protagonisti, seppur a volte avversari.
La cosa più divertente di questo cartone sono senza dubbio il Cicciosprint e i telecronisti, senza di loro il cartone sarebbe di un piattismo assurdo.
La cosa fondamentale che emerge però da questo anime è l'invito a rispettare le regole, perchè senza di esse vivremmo tutti come dei bulletti da quattro soldi senza onore né rispetto, è importante dal punto di vista dell'autore che emerga questo aspetto sportivo fin da quando si è bambini, ovviamente questa è una mia impressione.
Difatti è il concetto di sport il motore con cui si dà vita a questo anime, si dà motore, appunto, si scopre che le macchinine da corsa hanno qualcosa in più della voglia di vincere di chi le telecomanda e del fatto di essere dei gingilli sofisticati, hanno lo spirito del campione.
Per campione solitamente intendiamo uno sportivo affermatissimo, ma spesso dimentichiamo che è uno sportivo che prima di tutto è un essere umano come tutti noi, capace di provare gli stessi sentimenti, quei sentimenti che mette a disposizione anche in gara, soprattutto in gara, quando si dice dare tutto sé stessi.
E il significato lo riscopriamo proprio in quest'opera, che sembra destinata solo ai piccini, ma l'apparenza inganna, visto che sono i più grandicelli che dovrebbero fare tesoro di certi insegnamenti, visto che sono i primi a non rispettarli, grandicelli che a volte sono adulti, e danno il pessimo esempio ai bambini, ed è qui che scopriamo la vera morale dell'opera, ovvero che il più delle volte è il carattere e lo spirito dei bambini che è superiore a quello degli adulti, e il motivo sta sul perchè hanno imparato in quel po' di vita, ma dandone una interpretazione tutta loro, viene a mancare lo spirito e l'istinto in un adulto, sostituendolo con la ragione, ma una ragione il più delle volte a senso unico.
Questa è una di quelle serie che mi hanno divertito di più negli anni ottanta, nonostante sia stata una delle meno rilevanti e sicuramente è passata inosservata per vari motivi, vedi serie importate in Italia più importanti e rinomate, vedi le reti che la trasmettevano (se qualcosa la mandava in onda la innovativa e fiorente mediaset degli anni 80 era un altro bel paio di maniche).
Eppure, chi come me era affezionatissimo ai "cartoni animati" mandati in onda dalla buona vecchia Junior Tv (e simili reti dello stesso livello regionale) sicuramente si sarà imbattuto in questo prodotto. Penso che come idea sia stata un perfetto connubio fra idea di realizzazione e approccio al mercato, perchè le ormai celeberrime Mini4WD, almeno dove ho passato la mia infanzia, spopolarono in un modo incredibile e ancora oggi hanno i loro assidui e discreti fans. Poter giocare, gareggiare e divertirsi con gli stessi identici modelli della serie animata (dopo averli attentamente costruiti e montato un piccolo motore) è stato uno dei miei divertimenti più grandi, non che un approccio al vasto e complicato mondo del modellismo più serio.
Automodelli non è che goda di una trama particolarmente articolata, come gli anime di quel periodo possiede una schiera ristretta di protagonisti che in questo caso si cimenta in gare di modelli automobilistici e che guida i piccoli, mirabolanti veicoli con una sorta di mazza da hockey, o da golf, (assomiglia ad entrambe) lungo percorsi intricati, pieni di ostacoli a volte fin troppo esagerati e a velocità assurde per mezzucci del genere. Ovviamente il senso della competizione insito in questo tipo di anime dilata il senso di antagonismo fra i rivali che fanno parte della storia, e gli automodelli talvolta compiono acrobazie, seguono dinamiche e sono soggette a forze di gravità al limite del realistico, e forse è proprio questo il bello.
Tutto sommato si tratta di un prodotto per la televisione semplice e diretto, ma che come molti altri anime di competizione (quasi tutti sportivi, di solito) è riuscito ad appassionare tanti giovani spettatori, con grande gioia anche della Tamiya.
Il lato tecnico è comunque del tutto trascurabile, non c'è nulla da sottolineare di particolarmente curato o notevole, si tratta di animazioni semplici, tratto grafico classico del periodo che a suo tempo né stupì né inorridì, per intenderci, ma le sequenze di corsa più concitate e i vari, fantasmagorici incedenti a cui gli automodelli erano soggetti sono il punto di forza di quest'anime.
Niente di esagerato, eppure molto piacevole e divertente, a riprova che non sempre si deve stupire o sconvolgere per ottenere buoni risultati.
Eppure, chi come me era affezionatissimo ai "cartoni animati" mandati in onda dalla buona vecchia Junior Tv (e simili reti dello stesso livello regionale) sicuramente si sarà imbattuto in questo prodotto. Penso che come idea sia stata un perfetto connubio fra idea di realizzazione e approccio al mercato, perchè le ormai celeberrime Mini4WD, almeno dove ho passato la mia infanzia, spopolarono in un modo incredibile e ancora oggi hanno i loro assidui e discreti fans. Poter giocare, gareggiare e divertirsi con gli stessi identici modelli della serie animata (dopo averli attentamente costruiti e montato un piccolo motore) è stato uno dei miei divertimenti più grandi, non che un approccio al vasto e complicato mondo del modellismo più serio.
Automodelli non è che goda di una trama particolarmente articolata, come gli anime di quel periodo possiede una schiera ristretta di protagonisti che in questo caso si cimenta in gare di modelli automobilistici e che guida i piccoli, mirabolanti veicoli con una sorta di mazza da hockey, o da golf, (assomiglia ad entrambe) lungo percorsi intricati, pieni di ostacoli a volte fin troppo esagerati e a velocità assurde per mezzucci del genere. Ovviamente il senso della competizione insito in questo tipo di anime dilata il senso di antagonismo fra i rivali che fanno parte della storia, e gli automodelli talvolta compiono acrobazie, seguono dinamiche e sono soggette a forze di gravità al limite del realistico, e forse è proprio questo il bello.
Tutto sommato si tratta di un prodotto per la televisione semplice e diretto, ma che come molti altri anime di competizione (quasi tutti sportivi, di solito) è riuscito ad appassionare tanti giovani spettatori, con grande gioia anche della Tamiya.
Il lato tecnico è comunque del tutto trascurabile, non c'è nulla da sottolineare di particolarmente curato o notevole, si tratta di animazioni semplici, tratto grafico classico del periodo che a suo tempo né stupì né inorridì, per intenderci, ma le sequenze di corsa più concitate e i vari, fantasmagorici incedenti a cui gli automodelli erano soggetti sono il punto di forza di quest'anime.
Niente di esagerato, eppure molto piacevole e divertente, a riprova che non sempre si deve stupire o sconvolgere per ottenere buoni risultati.
Anche questa è un'opera vista tanti anni fa, quand'ero ancora bambinetto, su Italia 7 gold. Personaggi simpatici, trama non incredibile ma non per questo brutta (almeno all'epoca!!). Mi piaceva l'idea di questo tipo di gare con le macchinine elettriche che potevano essere guidate con l'ausilio della mazza da hockey. Simpatici anche i commentatori dei vari tornei!!!
Le animazioni, invece sono quelle tipiche dei prodotti giapponesi, con musiche e suoni nella media, utili a rendere l'idea di quello che si sta vedendo. Serie consigliata a un target di soli giovanissimi. Chi cerca lavori più riflessivi, lasci stare.
Le animazioni, invece sono quelle tipiche dei prodotti giapponesi, con musiche e suoni nella media, utili a rendere l'idea di quello che si sta vedendo. Serie consigliata a un target di soli giovanissimi. Chi cerca lavori più riflessivi, lasci stare.
Come già scritto prima di "Let's & Go" in Italia
fece capolino nei primi anni 90 questa divertente e godibile serie che aveva dei simpatici protagonisti e qualche, tipo il leader dell' ultima squadra che affrontano, personaggio accattivante. A momenti umoristici si alternavano quelli "seriosi" e di tensione delle gare. Tutte le volte che ho avuto modo di vederla, ha saputo sempre coinvolgermi e divertirmi.
Sinceramente non ricordo se ho visto tutti gli episodi o meno.
Senza far polemica...
[nota del mod] Tolti riferimenti ad altre recensioni [/nota del mod]
fece capolino nei primi anni 90 questa divertente e godibile serie che aveva dei simpatici protagonisti e qualche, tipo il leader dell' ultima squadra che affrontano, personaggio accattivante. A momenti umoristici si alternavano quelli "seriosi" e di tensione delle gare. Tutte le volte che ho avuto modo di vederla, ha saputo sempre coinvolgermi e divertirmi.
Sinceramente non ricordo se ho visto tutti gli episodi o meno.
Senza far polemica...
[nota del mod] Tolti riferimenti ad altre recensioni [/nota del mod]
Dimenticatevi Let's & Go. Alan, Aldo, Davide, Ciccio Sprint il mito e la dolce Stella sono i simpatici protagonisti di questa piccola perla anni 80. Era strapieno di esagerazioni, tipico dell'epoca a mio parere, ma comunque erano i suoi punti di forza. Anche la simpatia di TUTTI i personaggi, tra cui i folli telecronisti, era un altro punto a favore. In parole povere una perla da riscoprire e bruciare Let's & Go.
Curiosità: Tra le tante squadre avversarie ce ne stava una chiamata U2. Sconvolgente è dir poco.
Curiosità: Tra le tante squadre avversarie ce ne stava una chiamata U2. Sconvolgente è dir poco.