L'indistruttibile Robot Trider G7
“Trider G7” è un anime robotico del 1980, appartenente alla fase classica già più tarda del boom del genere. Come robot è sicuramente ben riuscito, sia nella sua estetica (a mio avviso, e credo sia una opinione condivisa da molti fan dei robottoni, esso è uno dei super robot più belli) sia per armi di un certo impatto, dal tridente al colpo finale dell’Uccello di fuoco; anche i vari eroi protagonisti, dal giovanissimo pilota Watta alla squadra che lo affianca, sono simpatici e ben disegnati.
Si tratta di una serie però più infantile di altre del genere, lo stesso Watta è un ragazzino preadolescente e la storia è strutturata in una forma di commistione con elementi comedy. Essa è ambientata in un prossimo futuro, non specificato, in cui Marte è stato colonizzato e c’è una sorta di organizzazione piratesca spaziale che ostacola la colonizzazione per cercare di schiavizzare la Terra. I nemici non sono molto memorabili e le lotte con i robot avversari paiono poco coinvolgenti, mentre è più divertente la parte comedy, in cui vediamo Watta alle prese con problemi quotidiani a scuola e con la sua famiglia o i suoi amici. Particolare la puntata finale, con happy end per tutti in un clima sempre edificante e propositivo.
Resta una serie che regala in ogni episodio una ventina di minuti spensierati, belle le musiche e la sigla italiana, per cui il mio voto è 8,5.
Si tratta di una serie però più infantile di altre del genere, lo stesso Watta è un ragazzino preadolescente e la storia è strutturata in una forma di commistione con elementi comedy. Essa è ambientata in un prossimo futuro, non specificato, in cui Marte è stato colonizzato e c’è una sorta di organizzazione piratesca spaziale che ostacola la colonizzazione per cercare di schiavizzare la Terra. I nemici non sono molto memorabili e le lotte con i robot avversari paiono poco coinvolgenti, mentre è più divertente la parte comedy, in cui vediamo Watta alle prese con problemi quotidiani a scuola e con la sua famiglia o i suoi amici. Particolare la puntata finale, con happy end per tutti in un clima sempre edificante e propositivo.
Resta una serie che regala in ogni episodio una ventina di minuti spensierati, belle le musiche e la sigla italiana, per cui il mio voto è 8,5.
Il 1980 è un anno di forte evoluzione per il genere del super robot. Il canovaccio del super robot classico, tutto incentrato sui combattimenti con il mostro della settimana è alle corde e gli autori, stanchi di ripetere per l'ennesima volta le stesse trame, cercano di andare in nuove direzioni, pur rimanendo ancorati al canone. Tutti i robotici del 1980 (Trider, God Sigma, Ideon e Baldios) riservano molto meno spazio ai combattimenti rispetto ai robotici precedenti e cercano di interessare il pubblico seguendo altre vie. Vie che non sono non ancora dettate da Gundam e dal real robot - l'anime del 1979 fu fiasco e la sua influenza si comincerà a sentire solo dal 1981, l'anno del successo del primo film. Nel 1980, seguendo questa voglia di tentare strade nuove, vengono realizzate due tra le serie robotiche più tristi della storia (Ideon e Baldios), ma anche una delle serie più allegre e solari, per l'appunto Trider G7 (God Sigma sta in mezzo, umoristico e ricco di fan service nella prima metà della serie, tragico e drammatico nella seconda metà).
Trider G7 vince la palma di robotico più scanzonato, battendo Daitarn III di buona misura. Scordatevi qualunque concessione alla drammaticità: l'interesse dell'anime non è certo nei combattimenti robotici, ma nella vita scolastica del suo pilota, il tredicenne Watta, che ha eredito il robot e l'azienda paterna. Watta non combatte per nobili motivi, ma semplicemente per mandare avanti la baracca: il carburante e le parti di ricambio di un robot gigante costano un occhio della testa e bisogna pur pagare gli stipendi degli sgangherati dipendenti della Compagnia di Trasporti Spaziali Takeo. La comicità della serie sta soprattutto nel cast di comprimari, siano i compagni di classe e gli insegnanti di Watta, siano i suoi dipendenti. Dipendenti di cui ricorderò i nomi: inanzitutto l'anziano signor Kakikoji, che ricorderemo sempre a cavallo della sua bicicletta, urlando "Capo, capo!" quando va a prendere Watta a scuola per avvisarlo dell'arrivo di qualche megarobot da combattere con il Trider; la bionda signorina Ikue, segreteria tuttofare; il signor Kinoshita dal ciuffo ribelle e il meccanico Atzui. Non poca della simpatia dei personaggi è dovuta al doppiaggio italiano, in cui le voci sono state volutamente alterate con un riuscitissimo effetto umoristico. Vale la pena quindi di nominare i bravissimi doppiatori, ognuno dei quali ha interpretato più ruoli nella serie, come tipico nei doppiaggi dei quegli anni: Rodolfo Bianchi, Rino Bolognesi, Anna Rosa Garatti, Sonia Scotti e Massimo Corizza.
Trider G7 è un anime Sunrise, e la somiglianza del mecha design con anime precedenti della casa è evidente (Raideen, Zambot, Daitarn): si vede che ci ha prestato mano Kunio Okawara, il primo e più grande mecha designer della storia. È anche di grandissimo impatto il colpo finale del Trider G7, l'aquila di Trider, forse il colpo finale più spettacolare di quegli anni. Tanto più notevole visto che si tratta di una serie in cui i combattimenti rivestono un ruolo del tutto secondario. Per dare un'idea di quanto la serie sia scanzonata, ricorderò che nell'ultima puntata non avviene nessun combattimento, gli invasori spaziali decidono semplicemente che non vale la pena conquistare la Terra e partono in cerca di un altro mondo. Tutta la puntata è dedicata ai comprimari della serie. Finalmente gli insegnanti di Watta (il signor Daimon e la signorina Mieko) decidono di sposarsi, il signor Kakikoji annuncia di essere in attesa del quattordicesimo figlio alla matura età di 65 anni, Watta e la sua classe ricevono il diploma di scuola media e la serie finisce così come era iniziata, in un'atmosfera di allegria e buoni sentimenti. Forse questo è il miglior esempio di robotico solare mai realizzato, da consigliare a grandi e piccini.
Trider G7 vince la palma di robotico più scanzonato, battendo Daitarn III di buona misura. Scordatevi qualunque concessione alla drammaticità: l'interesse dell'anime non è certo nei combattimenti robotici, ma nella vita scolastica del suo pilota, il tredicenne Watta, che ha eredito il robot e l'azienda paterna. Watta non combatte per nobili motivi, ma semplicemente per mandare avanti la baracca: il carburante e le parti di ricambio di un robot gigante costano un occhio della testa e bisogna pur pagare gli stipendi degli sgangherati dipendenti della Compagnia di Trasporti Spaziali Takeo. La comicità della serie sta soprattutto nel cast di comprimari, siano i compagni di classe e gli insegnanti di Watta, siano i suoi dipendenti. Dipendenti di cui ricorderò i nomi: inanzitutto l'anziano signor Kakikoji, che ricorderemo sempre a cavallo della sua bicicletta, urlando "Capo, capo!" quando va a prendere Watta a scuola per avvisarlo dell'arrivo di qualche megarobot da combattere con il Trider; la bionda signorina Ikue, segreteria tuttofare; il signor Kinoshita dal ciuffo ribelle e il meccanico Atzui. Non poca della simpatia dei personaggi è dovuta al doppiaggio italiano, in cui le voci sono state volutamente alterate con un riuscitissimo effetto umoristico. Vale la pena quindi di nominare i bravissimi doppiatori, ognuno dei quali ha interpretato più ruoli nella serie, come tipico nei doppiaggi dei quegli anni: Rodolfo Bianchi, Rino Bolognesi, Anna Rosa Garatti, Sonia Scotti e Massimo Corizza.
Trider G7 è un anime Sunrise, e la somiglianza del mecha design con anime precedenti della casa è evidente (Raideen, Zambot, Daitarn): si vede che ci ha prestato mano Kunio Okawara, il primo e più grande mecha designer della storia. È anche di grandissimo impatto il colpo finale del Trider G7, l'aquila di Trider, forse il colpo finale più spettacolare di quegli anni. Tanto più notevole visto che si tratta di una serie in cui i combattimenti rivestono un ruolo del tutto secondario. Per dare un'idea di quanto la serie sia scanzonata, ricorderò che nell'ultima puntata non avviene nessun combattimento, gli invasori spaziali decidono semplicemente che non vale la pena conquistare la Terra e partono in cerca di un altro mondo. Tutta la puntata è dedicata ai comprimari della serie. Finalmente gli insegnanti di Watta (il signor Daimon e la signorina Mieko) decidono di sposarsi, il signor Kakikoji annuncia di essere in attesa del quattordicesimo figlio alla matura età di 65 anni, Watta e la sua classe ricevono il diploma di scuola media e la serie finisce così come era iniziata, in un'atmosfera di allegria e buoni sentimenti. Forse questo è il miglior esempio di robotico solare mai realizzato, da consigliare a grandi e piccini.
Mamma mia quanti ricordi! Credo che trider g7 sia entrato nel cuore di molti fan! E' una serie, a mio parere, che si discosta per molti particolari dagli altri anime-mecha, ma non si tratta di dettagli di poco conto in quanto cambia decisamente il rapporto dello spettatore con la serie.
Innanzitutto il tono canzonatorio e allegro che domina tutti gli episodi relega, nelle puntate iniziali, lo scontro con il robot nemico alla parte finale, mentre più di metà del tempo viene dedicato alla vita quotidiana del piccolo protagonista. Trider g7 quindi è un anime capace di divertire ed affascinare allo stesso tempo. Bellissimo!!!
Innanzitutto il tono canzonatorio e allegro che domina tutti gli episodi relega, nelle puntate iniziali, lo scontro con il robot nemico alla parte finale, mentre più di metà del tempo viene dedicato alla vita quotidiana del piccolo protagonista. Trider g7 quindi è un anime capace di divertire ed affascinare allo stesso tempo. Bellissimo!!!
Cosa ci può essere di più bello per un bambino, se non l'avere un proprio Super Robot gigante? Poche cose. Cosa può essere talmente brutto da rovinare un desiderio del genere? Beh, il fatto che pilotare il robot sia un dovere ed un obbligo al pari dell'andare a scuola o fare i compiti, a discapito degli altri divertimenti. Watta Takeo è in questa situazione. Ambientato in un futuro prossimo, la serie narra le vicende di una piccola attività imprenditoriale (la Takeo General), che opera in campo spaziale e della quale il giovane Watta ha ereditato la presidenza dal defunto padre. La serie vanta un cast di personaggi molto ben caratterizzati, a partire dagli impiegati della Takeo General, ognuno coi propri problemi personali e familiari spesso causati dal costante spettro della disoccupazione (la Takeo General non è una ditta ricca e spesso fatica a mantenere il bilancio), per non parlare dei loro salti mortali per convincere continuamente un bambino a prendersi necessariamente delle responsabilità da adulto (ma che gradualmente, faranno acquisire a Watta più consapevolezza verso i propri doveri). Per quanto scanzonata e leggera, la serie si fa pregio del trattare con serietà queste tematiche purtroppo ancora attualissime, che rendono Trider G7 un cartone animato ancora ampiamente fruibile, purtroppo penalizzato da un grafica che sente inevitabilmente il peso degli anni (comunque restando milioni di anni luce meglio delle porcate americane trasmesse in tv oggi).
Adoravo negli anni '80 Trider G7! Era davvero un gran prodotto! Certo con l'età è invecchiato e ha perso molto dello smalto che aveva all'epoca ma, in quel periodo, era uno dei miei preferiti per un motivo semplicissimo: non si prendeva sul serio! Era, insieme a Daitarn 3, il più spiritoso tra gli anime robotici. Non mi dilungherò a descrivere la trama dato che era uguale a quella di quasi tutti gli altri anime robotici di quel periodo. L'originalità era quella che vedeva la gestione del robot e dei suoi armamenti affidata ad una piccola impresa familiare che il piccolo Watta ha ereditato dal padre. Watta è anche il pilota del potentissimo robot Trider G7 con cui combatte i malvagi alieni guidati da Ondron. I combattimenti ovviamente finivano sempre con l'uso dell' "arma finale" che non lasciava scampo ai cattivi. I siparietti spassosi erano numerosissimi ad adoravo il contabile della ditta che sgridava Watta quando lanciava i missili gridandogli "Ma non sai quanto costano?!? Cerca di lanciarne di meno!".