La Ricompensa del Gatto
"La Ricompensa del Gatto" si è dimostrato un film che incarna pienamente i canoni più classici dello Studio Ghibli, ma che tuttavia non risulta né come tecnica né come spunto e trama proposta così appariscente e significativo nella filmografia dello studio di animazione. Si tratta di uno spin-off, o perlomeno un contributo, a un personaggio che potete trovare nel superiore "I sospiri dei mio Cuore". Forse per questo motivo risulta un film un po' atipico, dalla durata piuttosto limitata e probabilmente un budget non al livello di altre produzioni.
La trama è semplice e vede come protagonista una ragazza che salva la vita di un gatto e che riceve, per questo, una ricompensa che si dimostra essere subito un po' sproporzionata e non gradita. Le cose arriveranno a un'escalation, che scoprirete guardandolo.
Dal punto di vista tecnico è ben realizzato, ma non eccede nella cura né il character design spicca in qualcosa. Stesso discorso per le musiche e le animazioni, che fanno bene quello che devono fare. Non male invece l'incedere e il ritmo narrativo: il film non annoia mai, anche se lo sviluppo degli eventi è lineare e per molte cose prevedibile.
C'è anche un tenue messaggio che si vuole lasciare allo spettatore, una sorta di morale, ma è appena accennata e viene percepita secondo me in modo debole.
Nonostante tutto, comunque, il film offre quel pizzico di magia che stuzzica l'attenzione dello spettatore e lo rende una visione leggera, ma davvero piacevole. Ve lo consiglio.
La trama è semplice e vede come protagonista una ragazza che salva la vita di un gatto e che riceve, per questo, una ricompensa che si dimostra essere subito un po' sproporzionata e non gradita. Le cose arriveranno a un'escalation, che scoprirete guardandolo.
Dal punto di vista tecnico è ben realizzato, ma non eccede nella cura né il character design spicca in qualcosa. Stesso discorso per le musiche e le animazioni, che fanno bene quello che devono fare. Non male invece l'incedere e il ritmo narrativo: il film non annoia mai, anche se lo sviluppo degli eventi è lineare e per molte cose prevedibile.
C'è anche un tenue messaggio che si vuole lasciare allo spettatore, una sorta di morale, ma è appena accennata e viene percepita secondo me in modo debole.
Nonostante tutto, comunque, il film offre quel pizzico di magia che stuzzica l'attenzione dello spettatore e lo rende una visione leggera, ma davvero piacevole. Ve lo consiglio.
"La ricompensa del gatto" è un film d'animazione del 2002, spin-off de "I sospiri del mio cuore", prodotto dallo Studio Ghibli e diretto da Hiroyuki Morita.
Haru è una giovane ragazza, che ha salvato un gatto che stava per essere investito. Si scoprirà che la ragazza ha salvato il principe dei gatti, e il re, per ringraziarla, le darà una strana ricompensa, che consiste nello sposare il principe e nel diventare a sua volta un gatto.
Ci troviamo davanti a un classico film di formazione, dove la protagonista, un'adolescente un po' impacciata, insicura di sé e con i tipici problemi dovuti alla sua età, si ritroverà ad affrontare un problema inaspettato. Ad aiutarla ci saranno Barone, il gatto che abbiamo conosciuto nel racconto dei "I sospiri del mio cuore", che in questo caso sarà l'eroe che aiuterà Haru nel fuggire dal regno dei gatti, e Muta, un grosso gatto bianco all'apparenza scorbutico, ma in realtà dall'animo nobile, che non si tirerà indietro ad aiutare il barone e Haru nei momenti più difficili. La storia, dopo una prima parte introduttiva, entra nel vivo proprio quando ci troviamo nel mondo dei gatti, un regno dove il re è un vero e proprio tiranno, che non si farà scrupoli a maltrattare i propri sudditi, per il proprio tornaconto, arrivando addirittura a uccidere dei gatti, solo perché non sapevano intrattenerlo durante la festa di celebrazione per l'arrivo di Haru. Il film saprà intrattenere per tutta la sua durata, grazie ai temi trattati, che comunque un po' tutti hanno vissuto a quell'età, e ad un tono spensierato e divertente. Non mancheranno infatti siparietti comici, anche durante i momenti più concitati, come ad esempio quando il barone e Haru stanno scappando dalle guardie del re.
Il comparto tecnico è buono, anche se non ci troviamo sicuramente di fronte al miglior lavoro dello studio. Ho trovato ottimi gli sfondi, semplici ma molto belli da vedere, e in generale anche com'è stato reso il regno dei gatti, con dei colori molto più vivaci rispetto a quelli del mondo reale. Le musiche accompagnano bene ogni momento del film, ma non sono certo memorabili.
In conclusione, "La ricompensa del gatto" è un buon film di formazione, che, in maniera minore, incarna tutte le caratteristiche tipiche dello Studio Ghibli. Consigliato quindi a chi apprezza lo studio o in generale a coloro a cui piacciono le storie leggere con una bella morale finale.
Haru è una giovane ragazza, che ha salvato un gatto che stava per essere investito. Si scoprirà che la ragazza ha salvato il principe dei gatti, e il re, per ringraziarla, le darà una strana ricompensa, che consiste nello sposare il principe e nel diventare a sua volta un gatto.
Ci troviamo davanti a un classico film di formazione, dove la protagonista, un'adolescente un po' impacciata, insicura di sé e con i tipici problemi dovuti alla sua età, si ritroverà ad affrontare un problema inaspettato. Ad aiutarla ci saranno Barone, il gatto che abbiamo conosciuto nel racconto dei "I sospiri del mio cuore", che in questo caso sarà l'eroe che aiuterà Haru nel fuggire dal regno dei gatti, e Muta, un grosso gatto bianco all'apparenza scorbutico, ma in realtà dall'animo nobile, che non si tirerà indietro ad aiutare il barone e Haru nei momenti più difficili. La storia, dopo una prima parte introduttiva, entra nel vivo proprio quando ci troviamo nel mondo dei gatti, un regno dove il re è un vero e proprio tiranno, che non si farà scrupoli a maltrattare i propri sudditi, per il proprio tornaconto, arrivando addirittura a uccidere dei gatti, solo perché non sapevano intrattenerlo durante la festa di celebrazione per l'arrivo di Haru. Il film saprà intrattenere per tutta la sua durata, grazie ai temi trattati, che comunque un po' tutti hanno vissuto a quell'età, e ad un tono spensierato e divertente. Non mancheranno infatti siparietti comici, anche durante i momenti più concitati, come ad esempio quando il barone e Haru stanno scappando dalle guardie del re.
Il comparto tecnico è buono, anche se non ci troviamo sicuramente di fronte al miglior lavoro dello studio. Ho trovato ottimi gli sfondi, semplici ma molto belli da vedere, e in generale anche com'è stato reso il regno dei gatti, con dei colori molto più vivaci rispetto a quelli del mondo reale. Le musiche accompagnano bene ogni momento del film, ma non sono certo memorabili.
In conclusione, "La ricompensa del gatto" è un buon film di formazione, che, in maniera minore, incarna tutte le caratteristiche tipiche dello Studio Ghibli. Consigliato quindi a chi apprezza lo studio o in generale a coloro a cui piacciono le storie leggere con una bella morale finale.
Chi non vorrebbe poter sentire dei gatti parlare e averli al proprio servizio? Haru, la protagonista dell'opera, non sarebbe molto d'accordo con voi.
Haru è la classica ragazzina pasticciona ma sempre pronta ad aiutare il prossimo; un giorno, mentre vive tranquillamente la sua vita, assiste a una vicenda che non la lascia indifferente. Un povero gattino sta per essere investito da un camion, ma viene salvato dalla nostra eroina che con prontezza di spirito si getta davanti al mezzo per salvare il malcapitato. Da quel momento la sua vita subirà un drastico cambiamento, in quanto, quella notte, una processione di gatti si presenterà davanti a casa sua per ringraziarla di aver salvato niente meno che... il loro principe! Da lì per Haru inizieranno tanti guai, che la faranno dubitare di aver fatto la cosa giusta, salvando il principe dei gatti, ma grazie all'aiuto del gattone Muta e del raffinato barone Humbert von Gikkingen riuscirà a tirarsene fuori.
Il film ti immerge in un'atmosfera decisamente surreale, dove tutto è possibile, anche diventare un gatto e sposare il principe del loro regno. Idea divertente e ben sviluppata, che ti tiene incollato allo schermo per un'ora e un quarto senza mai farti perdere l'attenzione o la voglia di guardarlo.
Il film è uno spin-off di un'opera del 1995, "I sospiri del mio cuore" (conosciuto anche con il nome di "Whisper of the Heart"), da cui riprende i personaggi di Muta e del Barone, ma cambia lo stile, diventando più astratto e incentrato su un mondo di sogni piuttosto che sulla realtà.
Sostanzialmente è un bel film adatto a tutti, dove non c'è una morale profonda, ma permette a tutti di rilassarsi e divertirsi senza dover pensare troppo alla trama del film o ai suoi significati profondi.
Consigliato soprattutto agli amanti dei gatti, che sicuramente saranno ben felici di godersi questo film dove i felini sono i protagonisti indiscussi!
Haru è la classica ragazzina pasticciona ma sempre pronta ad aiutare il prossimo; un giorno, mentre vive tranquillamente la sua vita, assiste a una vicenda che non la lascia indifferente. Un povero gattino sta per essere investito da un camion, ma viene salvato dalla nostra eroina che con prontezza di spirito si getta davanti al mezzo per salvare il malcapitato. Da quel momento la sua vita subirà un drastico cambiamento, in quanto, quella notte, una processione di gatti si presenterà davanti a casa sua per ringraziarla di aver salvato niente meno che... il loro principe! Da lì per Haru inizieranno tanti guai, che la faranno dubitare di aver fatto la cosa giusta, salvando il principe dei gatti, ma grazie all'aiuto del gattone Muta e del raffinato barone Humbert von Gikkingen riuscirà a tirarsene fuori.
Il film ti immerge in un'atmosfera decisamente surreale, dove tutto è possibile, anche diventare un gatto e sposare il principe del loro regno. Idea divertente e ben sviluppata, che ti tiene incollato allo schermo per un'ora e un quarto senza mai farti perdere l'attenzione o la voglia di guardarlo.
Il film è uno spin-off di un'opera del 1995, "I sospiri del mio cuore" (conosciuto anche con il nome di "Whisper of the Heart"), da cui riprende i personaggi di Muta e del Barone, ma cambia lo stile, diventando più astratto e incentrato su un mondo di sogni piuttosto che sulla realtà.
Sostanzialmente è un bel film adatto a tutti, dove non c'è una morale profonda, ma permette a tutti di rilassarsi e divertirsi senza dover pensare troppo alla trama del film o ai suoi significati profondi.
Consigliato soprattutto agli amanti dei gatti, che sicuramente saranno ben felici di godersi questo film dove i felini sono i protagonisti indiscussi!
C'è un isola nel sud dell'arcipelago nipponico, Aoshima, abitata quasi esclusivamente da gatti e diventata famosa meta turistica per gattari e curiosi. Alcuni mesi fa tremila persone hanno partecipato ai funerali di Tama, il gatto per quasi dieci anni capostazione di Wakayama, oggi assurto a mascotte nazionale. Il maneki neko, il micio con la zampa alzata che fa capolino nelle vetrine dei negozi e negli ingressi di molte case giapponesi, è un oggetto molto diffuso come simbolo di benvenuto agli ospiti. Insomma, queste piccole curiosità ci confermano che il Giappone, col suo rarefatto senso estetico e la sua cultura millenaria, riserva alla felpata, elusiva creatura, un posto di tutto rilievo e un affetto molto particolare. Il lungometraggio "La ricompensa del gatto" ("Neko no Ongaeshi", 2002), prodotto dallo Studio Ghibli, celebre fucina di capolavori che hanno fatto il giro del mondo ("La città incantata", "Una tomba per le lucciole", "Il mio vicino Totoro"), è solo una delle tante manifestazioni di un'affinità elettiva ormai consolidata fra il Paese del Sol Levante e il più sornione degli animali domestici. In Italia il film è stato proiettato per la prima volta durante il Future Film Festival del 2005 e distribuito nelle sale il 9 e il 10 febbraio 2016 nell'ambito della serie di eventi a tema Studio Ghibli, promossi da Lucky Red.
<b>Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler</b>
Trama: Haru è un'adolescente timida e insicura che un giorno, mentre torna da scuola, ha la prontezza e il coraggio di salvare un gatto che sta per essere investito da un grosso camion. Non è la prima volta che la ragazza salva un gatto, già da bambina aveva soccorso una gattina affamata cedendole la sua merendina. Questa volta però le cose sono diverse e il suo gesto avrà delle conseguenze inaspettate. Il felino salvato si rivela infatti il figlio del Re dei re dei gatti, sovrano di un misterioso mondo parallelo che Haru, novella Alice, scopre con somma meraviglia quando suo malgrado viene rapita e ivi trasportata. Per riconoscenza l'eccelso Re vuol far sposare Haru con il principe, ma lei è ovviamente contraria, benché si stia pian piano trasformando ella stessa in un gatto, con tanto di coda, orecchie e muso felino. Solo grazie all'aiuto del nobile ed eroico Baron, dell'irascibile Muta e del corvo Toto, Haru potrà sfuggire al matrimonio combinato e fare ritorno a casa. Oltretutto il giovane principe dei gatti si era già fidanzato, all'insaputa del genitore, proprio con la gattina bianca che Haru aveva sfamato tanto tempo prima. La mattina seguente Haru si risveglia nel suo letto: sarà stato tutto un sogno? Chissà? Di sicuro da quel momento in poi la ragazza acquisterà maggiore sicurezza e consapevolezza di sé.
<b>Fine paragrafo contenente spoiler</b>
I fan di vecchia data dello Studio Ghibli ricorderanno senz'altro il toccante capolavoro "I sospiri del mio cuore" (1995), unico film da regista di Yoshifumi Kondo, in cui compariva per la prima volta la scultura di un elegante gatto bipede destinata, in determinate occasioni, a prendere vita. La protagonista, Shizuku, ispirata dall'incontro con Seji, decideva allora di mettersi alla prova scrivendo un romanzo che aveva come protagonista lo stesso Baron, il misterioso gatto antropomorfo protagonista de "La ricompensa del gatto". Hiroyuki Morita, esperto animatore di opere memorabili tra cui "Kiki: Consegne a domicilio" (1989) e "La storia della principessa splendente" (2013), costruisce attorno a questo personaggio una fiaba a sé stante, impiantandola in una struttura a metà tra i classici "Alice nel paese delle meraviglie" e "Il principe schiaccianoci". Il ritmo del racconto è calibrato sapientemente, senza tempi morti o divagazioni su tematiche particolarmente impegnative. In effetti il film non ha il respiro universale e i contenuti profondi di certo cinema di Miyazaki e Takahata, punta decisamente più in basso, ma riesce comunque a stupire e ad emozionare con la sua semplicità e la sua discrezione, con il suo approccio un po' infantile che fa leva sulla comicità slapstick e sulle raffinate animazioni, frutto di quell'artigianato d'eccellenza da sempre praticato in casa Ghibli.
Un punto di forza del film è la marcata caratterizzazione dei personaggi, tutti magnificamente tratteggiati. Al centro della scena c'è Haru: ci si affeziona subito alla sua condizione di vittima predestinata e ci ricorda che nessuna buona azione resta impunita! Il suo personaggio, in apparenza incolore al confronto con le eroiche protagoniste femminili di ghibliana memoria, rimanda piuttosto all'ingenuità e all'innocenza di "Pinocchio nel Paese dei balocchi" (con tanto di inquietante metamorfosi!), il suo è anche un viaggio allegorico sul passaggio all'età adulta e sulla ricerca di una coscienza individuale. Al suo fianco una strana coppia davvero ben assortita. Baron, alias Humbert von Gikkingen, è semplicemente il più cool; colto e raffinato dandy, sembra uscito da una tela di Balthus. Di contrasto il suo voluminoso quanto irritabile compare, Muta, alias Renaldo Moon, fa ridere ogni volta che apre la sua bocca pelosa. I due rubano letteralmente la scena, spalleggiati dal corvo Toto, il gargoyle con un'anima che si ritaglia una parte importante sul finale. Completa il cast una variegata galleria di personaggi minori altrettanto caratterizzati e divertenti, su tutti il simpatico "cattivo" Re dei re dei gatti, con il suo zelo ostinato e la sua incredibile corte di tirapiedi devoti e servili.
Dal punto di vista tecnico le capacità di Morita sono indiscusse, tutti i suoi personaggi sono adorabili, scritti e disegnati con grazia ed eleganza su scenari da favola animati in computer grafica. In molte scene si rimane colpiti dalle vedute dettagliate di Tokyo, al punto da poter riconoscere le singole strade. D'altro canto il Regno dei Gatti è meravigliosamente surreale in un sofisticato stile fantasy. L'uso della CGI è piuttosto discreto e l'effetto complessivo è molto simile a quello prodotto dalla tradizionale animazione in cel. L'accompagnamento musicale è leggero e capriccioso in linea con il tono da commedia del film, rimane sullo sfondo senza mai essere invadente, salvo emergere in primo piano come nella poetica sequenza della danza fra Haru e Baron su un malinconico assolo di fisarmonica a tempo di valzer.
Nato da un progetto "minore" di Hayao Miyazaki, come "Porco Rosso" anche "La ricompensa del Gatto" era stato inizialmente concepito come corto, e solo in seguito promosso a lungometraggio per via del fascino dei suoi protagonisti. Il film che Morita confeziona attorno al personaggio di Baron rientra nella migliore tradizione dello Studio Ghibli. Sebbene distante dagli approfondimenti psicologici e da tematiche complesse, la pellicola riesce comunque a intrattenere egregiamente per un'ora e un quarto senza cedimenti, con un intreccio snello ma non banale, e soprattutto grazie alla forza dei personaggi, che sapranno lasciare una traccia profonda nel cuore di chi si avventurerà nella visione.
<b>Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler</b>
Trama: Haru è un'adolescente timida e insicura che un giorno, mentre torna da scuola, ha la prontezza e il coraggio di salvare un gatto che sta per essere investito da un grosso camion. Non è la prima volta che la ragazza salva un gatto, già da bambina aveva soccorso una gattina affamata cedendole la sua merendina. Questa volta però le cose sono diverse e il suo gesto avrà delle conseguenze inaspettate. Il felino salvato si rivela infatti il figlio del Re dei re dei gatti, sovrano di un misterioso mondo parallelo che Haru, novella Alice, scopre con somma meraviglia quando suo malgrado viene rapita e ivi trasportata. Per riconoscenza l'eccelso Re vuol far sposare Haru con il principe, ma lei è ovviamente contraria, benché si stia pian piano trasformando ella stessa in un gatto, con tanto di coda, orecchie e muso felino. Solo grazie all'aiuto del nobile ed eroico Baron, dell'irascibile Muta e del corvo Toto, Haru potrà sfuggire al matrimonio combinato e fare ritorno a casa. Oltretutto il giovane principe dei gatti si era già fidanzato, all'insaputa del genitore, proprio con la gattina bianca che Haru aveva sfamato tanto tempo prima. La mattina seguente Haru si risveglia nel suo letto: sarà stato tutto un sogno? Chissà? Di sicuro da quel momento in poi la ragazza acquisterà maggiore sicurezza e consapevolezza di sé.
<b>Fine paragrafo contenente spoiler</b>
I fan di vecchia data dello Studio Ghibli ricorderanno senz'altro il toccante capolavoro "I sospiri del mio cuore" (1995), unico film da regista di Yoshifumi Kondo, in cui compariva per la prima volta la scultura di un elegante gatto bipede destinata, in determinate occasioni, a prendere vita. La protagonista, Shizuku, ispirata dall'incontro con Seji, decideva allora di mettersi alla prova scrivendo un romanzo che aveva come protagonista lo stesso Baron, il misterioso gatto antropomorfo protagonista de "La ricompensa del gatto". Hiroyuki Morita, esperto animatore di opere memorabili tra cui "Kiki: Consegne a domicilio" (1989) e "La storia della principessa splendente" (2013), costruisce attorno a questo personaggio una fiaba a sé stante, impiantandola in una struttura a metà tra i classici "Alice nel paese delle meraviglie" e "Il principe schiaccianoci". Il ritmo del racconto è calibrato sapientemente, senza tempi morti o divagazioni su tematiche particolarmente impegnative. In effetti il film non ha il respiro universale e i contenuti profondi di certo cinema di Miyazaki e Takahata, punta decisamente più in basso, ma riesce comunque a stupire e ad emozionare con la sua semplicità e la sua discrezione, con il suo approccio un po' infantile che fa leva sulla comicità slapstick e sulle raffinate animazioni, frutto di quell'artigianato d'eccellenza da sempre praticato in casa Ghibli.
Un punto di forza del film è la marcata caratterizzazione dei personaggi, tutti magnificamente tratteggiati. Al centro della scena c'è Haru: ci si affeziona subito alla sua condizione di vittima predestinata e ci ricorda che nessuna buona azione resta impunita! Il suo personaggio, in apparenza incolore al confronto con le eroiche protagoniste femminili di ghibliana memoria, rimanda piuttosto all'ingenuità e all'innocenza di "Pinocchio nel Paese dei balocchi" (con tanto di inquietante metamorfosi!), il suo è anche un viaggio allegorico sul passaggio all'età adulta e sulla ricerca di una coscienza individuale. Al suo fianco una strana coppia davvero ben assortita. Baron, alias Humbert von Gikkingen, è semplicemente il più cool; colto e raffinato dandy, sembra uscito da una tela di Balthus. Di contrasto il suo voluminoso quanto irritabile compare, Muta, alias Renaldo Moon, fa ridere ogni volta che apre la sua bocca pelosa. I due rubano letteralmente la scena, spalleggiati dal corvo Toto, il gargoyle con un'anima che si ritaglia una parte importante sul finale. Completa il cast una variegata galleria di personaggi minori altrettanto caratterizzati e divertenti, su tutti il simpatico "cattivo" Re dei re dei gatti, con il suo zelo ostinato e la sua incredibile corte di tirapiedi devoti e servili.
Dal punto di vista tecnico le capacità di Morita sono indiscusse, tutti i suoi personaggi sono adorabili, scritti e disegnati con grazia ed eleganza su scenari da favola animati in computer grafica. In molte scene si rimane colpiti dalle vedute dettagliate di Tokyo, al punto da poter riconoscere le singole strade. D'altro canto il Regno dei Gatti è meravigliosamente surreale in un sofisticato stile fantasy. L'uso della CGI è piuttosto discreto e l'effetto complessivo è molto simile a quello prodotto dalla tradizionale animazione in cel. L'accompagnamento musicale è leggero e capriccioso in linea con il tono da commedia del film, rimane sullo sfondo senza mai essere invadente, salvo emergere in primo piano come nella poetica sequenza della danza fra Haru e Baron su un malinconico assolo di fisarmonica a tempo di valzer.
Nato da un progetto "minore" di Hayao Miyazaki, come "Porco Rosso" anche "La ricompensa del Gatto" era stato inizialmente concepito come corto, e solo in seguito promosso a lungometraggio per via del fascino dei suoi protagonisti. Il film che Morita confeziona attorno al personaggio di Baron rientra nella migliore tradizione dello Studio Ghibli. Sebbene distante dagli approfondimenti psicologici e da tematiche complesse, la pellicola riesce comunque a intrattenere egregiamente per un'ora e un quarto senza cedimenti, con un intreccio snello ma non banale, e soprattutto grazie alla forza dei personaggi, che sapranno lasciare una traccia profonda nel cuore di chi si avventurerà nella visione.
Ecco a voi il mondo felino visto dagli occhi dello studio Ghibli e del bravo Hiroyuki Morita.
"Neko No Ongaeshi" è la storia di Haru, ragazza un po' sfortunata nella sua scuola che, dimostrando spirito di condivisione e coraggio, salva la vita a uno strano gatto con una spiccata eterocromia oculare. Da quel momento in poi inizia l'avventura della piccola Haru-san, che si viene a trovare in una spirale strana, o quantomeno curiosa, che la porterà alla fine a giungere nel regno dei gatti, accompagnata da un grande (o grasso?) gatto bianco e da un personaggio che lega quest'anime in maniera imprescindibile alla bella storia de "I Sospiri del Mio Cuore", Barone. Regno dal quale poi, dovranno fuggire.
"Neko No Ongaeshi" è una storia sinuosa, leggera, sicuramente piacevole, anche nei disegni, che farà vivere agli appassionati dei felini come me una bella oretta e mezza di piacere puro. Gli animali infatti hanno comportamento e idee molto felini, sintomo comunque di uno studio, alla base, ben fatto su questi animali. Molto bella anche la resa degli stessi su due zampe, anche se questo fa loro prendere un po' troppo sembianze umanoidi che, personalmente, non ho proprio amato.
Geniale è il personaggio di Muta (il grasso gatto bianco), che sarà fondamentale nel proseguimento della storia e che rappresenta fin troppo bene la pigrizia e l'indolenza dei gatti, soprattutto quelli di casa, grassi e viziati. Insomma, "Neko No Ongaeshi" è uno spaccato di vita felina inedito e divertente.
Ovviamente detto così il mio voto non sarebbe giustificato, ma c'è, oltre alla sorpresa e alla bellezza dello scoprire Barone come comprimario importante di quest'anime, una bella trama morale dietro questa storia, un qualcosa che mi ha spinto a dare più della sufficienza a quest'anime, ovvero la ricerca dell'identità, la ricerca di se stessi. Sarà solo quando realmente la piccola Haru capirà chi è e cosa vuole, scoprirà i suoi sentimenti e la facilità di come sia facile parlarne, sarà solo in quel momento che la storia volgerà al termine: un finale forse troppo atteso ma non disilluso, e che lascia nell'animo la fragile certezza che si è guardato un bel film.
Detto questo, spendo ancora una parola sul disegno, più che sulla musica, infatti, avendo visto in successione "Mimi wo sumaseba" e "Neko no Ongaeshi", ho fin troppo facilmente notato la differenza di dettaglio e di cura nel disegno di Barone. Questo un po' mi è spiaciuto, anche perché avrei davvero sperato di ritrovare gli occhi "magici" sognati da Miyazaki… Forse era un sogno eccessivo, me ne rendo conto.
Non per questo comunque sconsiglio quest'anime, preparatevi comunque a una storia fresca, simpatica, divertente e certamente surreale, che non vi farà pentire neppure un attimo del bell'acquisto fatto.
"Neko No Ongaeshi" è la storia di Haru, ragazza un po' sfortunata nella sua scuola che, dimostrando spirito di condivisione e coraggio, salva la vita a uno strano gatto con una spiccata eterocromia oculare. Da quel momento in poi inizia l'avventura della piccola Haru-san, che si viene a trovare in una spirale strana, o quantomeno curiosa, che la porterà alla fine a giungere nel regno dei gatti, accompagnata da un grande (o grasso?) gatto bianco e da un personaggio che lega quest'anime in maniera imprescindibile alla bella storia de "I Sospiri del Mio Cuore", Barone. Regno dal quale poi, dovranno fuggire.
"Neko No Ongaeshi" è una storia sinuosa, leggera, sicuramente piacevole, anche nei disegni, che farà vivere agli appassionati dei felini come me una bella oretta e mezza di piacere puro. Gli animali infatti hanno comportamento e idee molto felini, sintomo comunque di uno studio, alla base, ben fatto su questi animali. Molto bella anche la resa degli stessi su due zampe, anche se questo fa loro prendere un po' troppo sembianze umanoidi che, personalmente, non ho proprio amato.
Geniale è il personaggio di Muta (il grasso gatto bianco), che sarà fondamentale nel proseguimento della storia e che rappresenta fin troppo bene la pigrizia e l'indolenza dei gatti, soprattutto quelli di casa, grassi e viziati. Insomma, "Neko No Ongaeshi" è uno spaccato di vita felina inedito e divertente.
Ovviamente detto così il mio voto non sarebbe giustificato, ma c'è, oltre alla sorpresa e alla bellezza dello scoprire Barone come comprimario importante di quest'anime, una bella trama morale dietro questa storia, un qualcosa che mi ha spinto a dare più della sufficienza a quest'anime, ovvero la ricerca dell'identità, la ricerca di se stessi. Sarà solo quando realmente la piccola Haru capirà chi è e cosa vuole, scoprirà i suoi sentimenti e la facilità di come sia facile parlarne, sarà solo in quel momento che la storia volgerà al termine: un finale forse troppo atteso ma non disilluso, e che lascia nell'animo la fragile certezza che si è guardato un bel film.
Detto questo, spendo ancora una parola sul disegno, più che sulla musica, infatti, avendo visto in successione "Mimi wo sumaseba" e "Neko no Ongaeshi", ho fin troppo facilmente notato la differenza di dettaglio e di cura nel disegno di Barone. Questo un po' mi è spiaciuto, anche perché avrei davvero sperato di ritrovare gli occhi "magici" sognati da Miyazaki… Forse era un sogno eccessivo, me ne rendo conto.
Non per questo comunque sconsiglio quest'anime, preparatevi comunque a una storia fresca, simpatica, divertente e certamente surreale, che non vi farà pentire neppure un attimo del bell'acquisto fatto.
Haru è la classica eroina degli anime un po' pasticciona, ma di buon cuore. Un giorno salva un gatto che rischia di essere investito da un camion e dal quel momento gliene capiteranno di tutti i colori, fino a venire trascinata, suo malgrado, nel bizzarro regno dei gatti.
Di sicuro non si tratta di un anime con troppe pretese, a partire dalla durata di solo un'ora e un quarto. Infatti tutto, sia a livello di trama sia di realizzazione tecnica, risulta qualitativamente molto inferiore rispetto agli standard dello Studio Ghibli, anche se io in generale non sono molto amante delle opere di Miyazaki & Co. La storia nella sua semplicità appare più che altro come una piacevole fiaba moderna, senza una grande morale di sottofondo, né una particolare crescita interiore della protagonista. Come detto, anche dal punto di vista tecnico "Neko No Ongaeshi" non è chissà che.
In particolare ho trovato mediocre il character design, che non sembra quello di un film del 2002, ma che piuttosto mi fa pensare ai primi anni '90. Per quanto riguarda le musiche non ho notato nulla di particolare, a parte l'ending, molto carina e orecchiabile. Parlando del doppiaggio, non mi è piaciuta per niente la caratterizzazione di Haru, che la fa sembrare più stupida di quanto non sia in realtà il personaggio. I gatti invece mi sembrano ben caratterizzati da questo punto di vista e, in particolare, spicca l'interpretazione a opera dell'attore Tetsu Watanabe del grasso e scontroso (ma in realtà dal cuore tenero) Muta.
Per concludere, questo film è di sicuro consigliato agli amanti dei gatti (io personalmente li detesto) e a chi vuole passare un'oretta con un prodotto leggero e senza troppe pretese. Si tratta comunque di una bella fiaba che immerge lo spettatore in un mondo magico e onirico e che alla fine riesce lo stesso a strappare un bel sorriso.
Di sicuro non si tratta di un anime con troppe pretese, a partire dalla durata di solo un'ora e un quarto. Infatti tutto, sia a livello di trama sia di realizzazione tecnica, risulta qualitativamente molto inferiore rispetto agli standard dello Studio Ghibli, anche se io in generale non sono molto amante delle opere di Miyazaki & Co. La storia nella sua semplicità appare più che altro come una piacevole fiaba moderna, senza una grande morale di sottofondo, né una particolare crescita interiore della protagonista. Come detto, anche dal punto di vista tecnico "Neko No Ongaeshi" non è chissà che.
In particolare ho trovato mediocre il character design, che non sembra quello di un film del 2002, ma che piuttosto mi fa pensare ai primi anni '90. Per quanto riguarda le musiche non ho notato nulla di particolare, a parte l'ending, molto carina e orecchiabile. Parlando del doppiaggio, non mi è piaciuta per niente la caratterizzazione di Haru, che la fa sembrare più stupida di quanto non sia in realtà il personaggio. I gatti invece mi sembrano ben caratterizzati da questo punto di vista e, in particolare, spicca l'interpretazione a opera dell'attore Tetsu Watanabe del grasso e scontroso (ma in realtà dal cuore tenero) Muta.
Per concludere, questo film è di sicuro consigliato agli amanti dei gatti (io personalmente li detesto) e a chi vuole passare un'oretta con un prodotto leggero e senza troppe pretese. Si tratta comunque di una bella fiaba che immerge lo spettatore in un mondo magico e onirico e che alla fine riesce lo stesso a strappare un bel sorriso.
Haru è una ritardataria, timida e modesta studentessa delle superiori; un giorno, passeggiando con una sua amica, salva un gatto che rischia di essere investito da un camion in una strada trafficata: l’animale si erge quindi su due zampe e la ringrazia usando il linguaggio umano, dopodiché si dilegua rapidamente.
Quella notte, una processione di gatti che camminano e parlano come degli uomini va da Haru per ringraziarla di aver salvato quel gatto, che si rivela essere il principe del Regno dei Gatti. Alla ragazza viene consegnata una pergamena e le viene detto che tutti i gatti del regno faranno di tutto per ripagarla.
Dalla mattina seguente iniziano infatti a capitarle delle cose strane, come ad esempio trovare decine di topi nel suo armadietto scolastico; ma il peggio deve ancora venire, perché un gatto mandato dal re afferma che lei è destinata a sposare Lune, il principe gatto che aveva salvato…
Disperata a causa di questo spiacevole sviluppo, Haru sente una voce femminile, la quale le spiega che l’unico modo per lei di uscire da quella incresciosa situazione è di andare all’Ufficio dei Gatti, e che per farlo deve trovare un grasso gatto bianco di nome Muta.
Egli la conduce dal Barone Humbert Von Jikkingen, un gatto vestito molto elegante, e da Toto, un corvo; la ragazza fa appena in tempo a spiegare loro la situazione, che viene portata a forza nel Regno dei Gatti assieme a Muta.
Nel castello del re, Haru comincia lentamente ma inesorabilmente a trasformarsi in gatta: le sue mani diventano zampe, le sue orecchie diventano triangolari, le crescono i baffi e i peli, inizia a dire “miao” ogni tre parole… insomma, rischia di perdere la sua identità di umana perché attratta dalle prelibatezze e dalle comodità della vita felina. Dovrà quindi cercare di sopprimere la sua avidità e gola, e dovrà cercare di ricordare che lei è umana.
I due personaggi di Muta e del Barone sono ripresi da un altro film: Whisper of the heart; esso non è un prequel di The cat returns, ma mostra semplicemente questi due personaggi in modo diverso; probabilmente siccome i due gatti avevano incantato il pubblico si è deciso di fare un film in cui essi acquistano facoltà umanoidi.
La morale di questo film potrebbe essere che non bisogna dimenticare chi si è veramente. L’avventura di Haru può essere interpretata come un viaggio alla ricerca di lei stessa, o semplicemente un’occasione di crescita.
Comunque è inutile cercare significati profondi; bisogna solo godersi un’ora e un quarto di divertimento e avventura in un mondo magico e coloratissimo; se si è amanti dei gatti il piacere nella visione sarà ancora maggiore.
Quella notte, una processione di gatti che camminano e parlano come degli uomini va da Haru per ringraziarla di aver salvato quel gatto, che si rivela essere il principe del Regno dei Gatti. Alla ragazza viene consegnata una pergamena e le viene detto che tutti i gatti del regno faranno di tutto per ripagarla.
Dalla mattina seguente iniziano infatti a capitarle delle cose strane, come ad esempio trovare decine di topi nel suo armadietto scolastico; ma il peggio deve ancora venire, perché un gatto mandato dal re afferma che lei è destinata a sposare Lune, il principe gatto che aveva salvato…
Disperata a causa di questo spiacevole sviluppo, Haru sente una voce femminile, la quale le spiega che l’unico modo per lei di uscire da quella incresciosa situazione è di andare all’Ufficio dei Gatti, e che per farlo deve trovare un grasso gatto bianco di nome Muta.
Egli la conduce dal Barone Humbert Von Jikkingen, un gatto vestito molto elegante, e da Toto, un corvo; la ragazza fa appena in tempo a spiegare loro la situazione, che viene portata a forza nel Regno dei Gatti assieme a Muta.
Nel castello del re, Haru comincia lentamente ma inesorabilmente a trasformarsi in gatta: le sue mani diventano zampe, le sue orecchie diventano triangolari, le crescono i baffi e i peli, inizia a dire “miao” ogni tre parole… insomma, rischia di perdere la sua identità di umana perché attratta dalle prelibatezze e dalle comodità della vita felina. Dovrà quindi cercare di sopprimere la sua avidità e gola, e dovrà cercare di ricordare che lei è umana.
I due personaggi di Muta e del Barone sono ripresi da un altro film: Whisper of the heart; esso non è un prequel di The cat returns, ma mostra semplicemente questi due personaggi in modo diverso; probabilmente siccome i due gatti avevano incantato il pubblico si è deciso di fare un film in cui essi acquistano facoltà umanoidi.
La morale di questo film potrebbe essere che non bisogna dimenticare chi si è veramente. L’avventura di Haru può essere interpretata come un viaggio alla ricerca di lei stessa, o semplicemente un’occasione di crescita.
Comunque è inutile cercare significati profondi; bisogna solo godersi un’ora e un quarto di divertimento e avventura in un mondo magico e coloratissimo; se si è amanti dei gatti il piacere nella visione sarà ancora maggiore.
Un film decisamente inconsueto per lo Studio Ghibli... vi ricordate lavori immortali come "Totoro", "Pom Poko" o "Princess Mononoke"? Solitamente nei lavori made in Ghibli sono presenti tre caratteristiche costanti:
- un immaginario narrativo surreale e pieno di creatività, in cui sono presenti molti riferimenti riferimenti alla grande narrativa fantastica come Lewis Carrol e Antoine de Saint-Exùpery, nonché alla tradizione popolare.
- un messaggio di formazione umana, dai toni adulti ed approfonditi, che spesso riguarda, come in "Kiki's Delivery's Service" o ne "La Città Incantata", la crescita interiore dell'individuo che cerca di trovare il suo posto in un mondo nuovo e sconosciuto.
- una realizzazione tecnica estremamente curata, attenta a ogni dettaglio, che sa offrire sia scene di grande realismo che momenti di visionarietà strabordante.
Ebbene, in "The Cat Returns", il secondo e il terzo elemento vengono a mancare. Rimane l'immaginario fantastico, ma non c'è una morale propriamente adulta e i disegni sono decisamente più simili agli anime comuni, soprattutto nel character design dei personaggi umani. Ciò però non vuol dire che questo film sia da scartare, anzi, secondo me funziona davvero bene: è un ottimo prodotto per famiglie, assolutamente fiabesco e non particolarmente impegnativo. Col suo mix di leggerezza, comicità e fantasia, "The Cat Returns" cattura e diverte, senza risultare mai troppo puerile o banale.
Il personaggio del Barone aveva già fatto la sua comparsa in un altro film dello Studio Ghibli, "Whisper of the Heart". Così come allora, egli è una statuina raffigurante un gatto antropomorfo, questa volta però possiede un anima e sarà il principale protagonista della vicenda assieme ad Haru.
Gli altri personaggi potranno sembrare forse stereotipati, ma in fondo come potrebbero essere i protagonisti di una fiaba? Ogni personaggio è nel suo posto, con il suo ben preciso carattere, perfetto per svolgere il suo ruolo nella vicenda.
Consiglio la visione a tutti gli amanti dei film Ghibli, anche perché dura solo un'ora e dieci e passa in fretta. Perfetto per passare la serata in tranquillità e ritrovare un po' del bambino che è in noi.
- un immaginario narrativo surreale e pieno di creatività, in cui sono presenti molti riferimenti riferimenti alla grande narrativa fantastica come Lewis Carrol e Antoine de Saint-Exùpery, nonché alla tradizione popolare.
- un messaggio di formazione umana, dai toni adulti ed approfonditi, che spesso riguarda, come in "Kiki's Delivery's Service" o ne "La Città Incantata", la crescita interiore dell'individuo che cerca di trovare il suo posto in un mondo nuovo e sconosciuto.
- una realizzazione tecnica estremamente curata, attenta a ogni dettaglio, che sa offrire sia scene di grande realismo che momenti di visionarietà strabordante.
Ebbene, in "The Cat Returns", il secondo e il terzo elemento vengono a mancare. Rimane l'immaginario fantastico, ma non c'è una morale propriamente adulta e i disegni sono decisamente più simili agli anime comuni, soprattutto nel character design dei personaggi umani. Ciò però non vuol dire che questo film sia da scartare, anzi, secondo me funziona davvero bene: è un ottimo prodotto per famiglie, assolutamente fiabesco e non particolarmente impegnativo. Col suo mix di leggerezza, comicità e fantasia, "The Cat Returns" cattura e diverte, senza risultare mai troppo puerile o banale.
Il personaggio del Barone aveva già fatto la sua comparsa in un altro film dello Studio Ghibli, "Whisper of the Heart". Così come allora, egli è una statuina raffigurante un gatto antropomorfo, questa volta però possiede un anima e sarà il principale protagonista della vicenda assieme ad Haru.
Gli altri personaggi potranno sembrare forse stereotipati, ma in fondo come potrebbero essere i protagonisti di una fiaba? Ogni personaggio è nel suo posto, con il suo ben preciso carattere, perfetto per svolgere il suo ruolo nella vicenda.
Consiglio la visione a tutti gli amanti dei film Ghibli, anche perché dura solo un'ora e dieci e passa in fretta. Perfetto per passare la serata in tranquillità e ritrovare un po' del bambino che è in noi.
Film abbastanza carino.
La storia è alquanto surreale e fantastica (i gatti che parlano, il regno dei gatti e tutto il resto), ma riesce a immergere in maniera notevole lo spettatore; tuttavia non è certo qualcosa di rivoluzionario e a tratti forse un po' banale. Tuttavia il modo con cui viene rappresentata è abbastanza gradevole nel complesso.
I disegni e le animazioni sono più che avvincenti, così come i colori.
Il doppiaggio (giapponese ovviamente, poichè in Italia non è disponibile se non con sottotitoli amatoriali) è anche davvero ben fatto.
I personaggi sono molto simpatici e carismatici, anche se non molto originali, purtroppo (anche se il re dei gatti lo trovo abbastanza particolare).
La colonna sonora discreta.
La maggior parte dei meriti secondo me però spettano al finale: davvero carino e riflessivo.
Tutto sommato quindi un buon film, da 8 un po' abbondante anche.
Consigliato agli amanti dei gatti. ^^
La storia è alquanto surreale e fantastica (i gatti che parlano, il regno dei gatti e tutto il resto), ma riesce a immergere in maniera notevole lo spettatore; tuttavia non è certo qualcosa di rivoluzionario e a tratti forse un po' banale. Tuttavia il modo con cui viene rappresentata è abbastanza gradevole nel complesso.
I disegni e le animazioni sono più che avvincenti, così come i colori.
Il doppiaggio (giapponese ovviamente, poichè in Italia non è disponibile se non con sottotitoli amatoriali) è anche davvero ben fatto.
I personaggi sono molto simpatici e carismatici, anche se non molto originali, purtroppo (anche se il re dei gatti lo trovo abbastanza particolare).
La colonna sonora discreta.
La maggior parte dei meriti secondo me però spettano al finale: davvero carino e riflessivo.
Tutto sommato quindi un buon film, da 8 un po' abbondante anche.
Consigliato agli amanti dei gatti. ^^
E' una commedia surreale dal peso drammaturgico di molto inferiori alle produzioni ghibli. Lo stile grafico è quello già conosciuto ma i personaggi sono leggeri, storia intelligente, poco profonda, a tratti comica a tratti fantasy ma è il gatto Muta a catturare la curiosità dello spettatore. Bel ruolo e bel personaggio. Camera e montaggio zoppicano e la colonna sonora anche. disegni grezzi per scelta di mezzi economici e non artistica (a livello artistico non mira a livelli particolarmente nobili) .Dicevo inquadrature spesso a mezzo busto o primissimo piano con tempi molto lunghi per i canoni filmici che rallentano l'opera narrativa, ma riempiono il prodotto :aggiungono minuti al film. Quindi da vedere ma senza particolari aspettative. Ancora molto bella l'ambientazione della casa del gatto Muta, molto familiare e questo significato è simbolizzato in quell'ambiente interno.
La trama è originalissima, i disegni sono fantastici, insomma Studio Ghibli ha sfornato l'ennesimo capolavoro!
Fa sognare ad occhi aperti, sembra quasi di vivere con la protagonista le sue avventure con i gatti.
Lo consiglio a tutti, grandi e piccini, anche se solo sottotitolato piacerà comunque perchè è veramente bellissimo!
Fa sognare ad occhi aperti, sembra quasi di vivere con la protagonista le sue avventure con i gatti.
Lo consiglio a tutti, grandi e piccini, anche se solo sottotitolato piacerà comunque perchè è veramente bellissimo!
Non è che ci sia molto da dire, la trama è delle più semplici e lineari che ci siano come ogni prodotto marchiato Studio Ghibli, e come ogni cartone sprizza magia da ogni poro, la fantasia e il tono favolesco regnano sovrani.
Belli i colori, bella la colonna sonora, belle le ambientazioni... Insomma sicuramente da vedere!
Belli i colori, bella la colonna sonora, belle le ambientazioni... Insomma sicuramente da vedere!