Kurozuka
Il difetto principale di "Kurozuka" è quello di essersi discostato completamente dal manga. I primi episodi sono abbastanza fedeli, ma, un volta terminato il primo arco, dove ci vengono presentati i tre protagonisti, l'opera originale viene stravolta, prendendo scelte narrative che nulla hanno a che fare con la storia originale.
In verità, parlare di scelte narrative è un bel complimento, in quanto non si tratta di una vera e propria rielaborazione alternativa della storia, ma solo di un insieme di vicende senza apparente capo né coda. Infatti quasi nulla viene spiegato dei misteri presentati all'inizio e che riguardano Kuromitsu, uno dei protagonisti.
"Kurozuka" è una delle serie animate viste che maggiormente si discostano dalla controparte cartacea, infatti tutta la parte ambientata nel futuro viene stravolta sia per quanto riguarda gli avvenimenti sia per quanto riguarda gli antagonisti. L'anime da questo punto in poi diventa via via sempre più insensato e surreale, per poi concludersi in modo assolutamente inconcludente. Solo un episodio ho apprezzato veramente verso metà stagione, davvero psicogeno e ben riuscito tra tanta spazzatura.
Le ambientazioni sono belle e spaziano dal gotico al post-apocalittico; anche i personaggi meritano attenzione e in particolare Kuromitsu, Cuon e alcuni antagonisti, che ben si inseriscono nel contesto.
Il mio consiglio è quello di leggersi il manga e di lasciar perdere questo surrogato improponibile, perché l'esistenza di questi episodi non ha davvero nessun significato, oltre a quello di far perdere minuti allo spettatore. In più, dopo la visione di quest'anime, esiste anche il grosso rischio di essere delusi al punto tale da non dare possibilità alla versione cartacea, che al contrario è molto ben riuscita.
In verità, parlare di scelte narrative è un bel complimento, in quanto non si tratta di una vera e propria rielaborazione alternativa della storia, ma solo di un insieme di vicende senza apparente capo né coda. Infatti quasi nulla viene spiegato dei misteri presentati all'inizio e che riguardano Kuromitsu, uno dei protagonisti.
"Kurozuka" è una delle serie animate viste che maggiormente si discostano dalla controparte cartacea, infatti tutta la parte ambientata nel futuro viene stravolta sia per quanto riguarda gli avvenimenti sia per quanto riguarda gli antagonisti. L'anime da questo punto in poi diventa via via sempre più insensato e surreale, per poi concludersi in modo assolutamente inconcludente. Solo un episodio ho apprezzato veramente verso metà stagione, davvero psicogeno e ben riuscito tra tanta spazzatura.
Le ambientazioni sono belle e spaziano dal gotico al post-apocalittico; anche i personaggi meritano attenzione e in particolare Kuromitsu, Cuon e alcuni antagonisti, che ben si inseriscono nel contesto.
Il mio consiglio è quello di leggersi il manga e di lasciar perdere questo surrogato improponibile, perché l'esistenza di questi episodi non ha davvero nessun significato, oltre a quello di far perdere minuti allo spettatore. In più, dopo la visione di quest'anime, esiste anche il grosso rischio di essere delusi al punto tale da non dare possibilità alla versione cartacea, che al contrario è molto ben riuscita.
Siamo in Giappone, nell'epoca feudale attorno all'anno mille, e Kuro, questo è il nome del protagonista, insieme a un suo discepolo è inseguito e braccato da demoni misteriosi. Quando giunge a una misteriosa casa nel bosco, ne incontra la padrona, Kuromitsu, che gli concede ospitalità per la notte a una strana condizione, e cioè promettere di non sbirciare nella sua camera per nessuna ragione. Ma quando il protagonista rompe la promessa, si accorge che la splendida padrona di casa è un vampiro. Sarà proprio Kuromitsu a trasformare il nobile Kuro in un vampiro come lei e ad allacciare tra di loro un legame profondo. Ma questo è solo l'inizio...
Una storia abbastanza originale, fatta d'amore, di combattimenti, di mistero e horror, che appassionano dalla prima puntata alla fine, capace di non allentare mai la soglia dell'interesse suscitato nello spettatore. La narrazione non segue una normale linea temporale, ma è costituita da spostamenti della storia avanti e indietro nel tempo, tramite ricordi e flashback, scelta che aumenta certamente il valore dell'opera ma anche che rende più complicata la comprensione della trama stessa. Trama che troverà poi il suo epilogo in modo tale da non accontentare sicuramente tutti, ma qui è bene non dilungarsi troppo per non rovinare la visione a nessuno.
Passando al lato tecnico devo dire che i disegni sono molto ben realizzati e ben colorati, rendendo i personaggi ancor più interessanti e affascinanti; è il caso per esempio di Kuromitsu, uno dei personaggi femminili certamente più belli di sempre.
Per quanto riguarda invece l'animazione, si può dire che svolge il suo compito in maniera più che soddisfacente, soprattutto nelle scene di combattimento; nulla di cui stupirsi o di sensazionale, ma sicuramente efficace e all'altezza della situazione.
Interessanti le musiche, belle quelle di contorno alle scene dell'anime, sempre appropriate e di atmosfera, mentre è degna di nota la sigla di apertura, originale e sperimentale, un misto tra metal ed elettronica, qualcosa di forte ma sicuramente adatto all'occasione.
A me questo "Kurozuka" è piaciuto moltissimo e mi sento di consigliarlo a tutti coloro che sono appassionati di mistero, combattimenti, horror e soprannaturale, sicuramente non a coloro che si impressionano con scene splatter, visto che ce ne sono, e il voto che gli assegno è sicuramente alto, anche se sarebbe potuto essere ancora più alto se il finale, come detto, fosse stato differente e in grado di accontentare un po' tutti.
Una storia abbastanza originale, fatta d'amore, di combattimenti, di mistero e horror, che appassionano dalla prima puntata alla fine, capace di non allentare mai la soglia dell'interesse suscitato nello spettatore. La narrazione non segue una normale linea temporale, ma è costituita da spostamenti della storia avanti e indietro nel tempo, tramite ricordi e flashback, scelta che aumenta certamente il valore dell'opera ma anche che rende più complicata la comprensione della trama stessa. Trama che troverà poi il suo epilogo in modo tale da non accontentare sicuramente tutti, ma qui è bene non dilungarsi troppo per non rovinare la visione a nessuno.
Passando al lato tecnico devo dire che i disegni sono molto ben realizzati e ben colorati, rendendo i personaggi ancor più interessanti e affascinanti; è il caso per esempio di Kuromitsu, uno dei personaggi femminili certamente più belli di sempre.
Per quanto riguarda invece l'animazione, si può dire che svolge il suo compito in maniera più che soddisfacente, soprattutto nelle scene di combattimento; nulla di cui stupirsi o di sensazionale, ma sicuramente efficace e all'altezza della situazione.
Interessanti le musiche, belle quelle di contorno alle scene dell'anime, sempre appropriate e di atmosfera, mentre è degna di nota la sigla di apertura, originale e sperimentale, un misto tra metal ed elettronica, qualcosa di forte ma sicuramente adatto all'occasione.
A me questo "Kurozuka" è piaciuto moltissimo e mi sento di consigliarlo a tutti coloro che sono appassionati di mistero, combattimenti, horror e soprannaturale, sicuramente non a coloro che si impressionano con scene splatter, visto che ce ne sono, e il voto che gli assegno è sicuramente alto, anche se sarebbe potuto essere ancora più alto se il finale, come detto, fosse stato differente e in grado di accontentare un po' tutti.
La seconda serie animata diretta da Araki Tetsurou, dopo Death Note, s'intitola Kurozuka, ed è tratta da un manga del 2003, a sua volta ispirato a un romanzo giapponese. Andata in onda nel 2008, l'opera della Madhouse si presenta immediatamente come un amalgama di tradizione e modernità, sia che si parli di trama sia di stile di rappresentazione. Ogni episodio è infatti introdotto prima dal cantato di una maschera tipica del teatro Nō, poi da un aggressivo brano d'apertura in chiave electro-rock: il contrasto tra due mondi completamente diversi si evidenzierà allo stesso modo nel racconto seguente, rispecchiandosi in un improvviso cambio di ambientazione. Nel Giappone del dodicesimo secolo, il protagonista, un samurai di nome Kuro (alias Minamoto no Yoshitsune), sarà eliminato a tradimento da un suo sottoposto, ma Kuromitsu, una donna-vampiro, trasferirà in lui il suo sangue, rendendolo immortale come lei. Al suo risveglio si ritroverà in un futuro post-apocalittico, ancora vivo: cosa è realmente successo, ovviamente, lo realizzeremo molto più in là.
La smisurata mutazione dello scenario rende di colpo molto più accattivante la ricezione delle vicende, sebbene, a lungo andare, con l'abusare di salti spazio-temporali e un assottigliamento sempre maggiore della soglia realtà-illusione, si finisca per sorbirsi una rappresentazione molto più astratta di quanto sarebbe potuto bastare. Ed è un peccato appurare quanto questo ingranaggio da potenziale gioiellino dell'animazione, vada via via inceppandosi per via di alcune forzature evitabili, o arrugginendosi a causa di un proponimento di situazioni sempre più monotone e affini a un comune shounen di combattimenti.
Altro degli ingredienti più corposi di Kurozuka è sicuramente lo splatter, la cui presenza è sì eccessiva, ma scagionata in parte dalla natura alterata di quasi tutti i personaggi principali, che un bagno di sangue se lo potranno sempre concedere. E mi riferisco soprattutto al nostro Kuro, versione vampiresco-antieroistica del samurai che, del carisma di un protagonista che si rispetti, mostrerà tuttavia ben poco: decisamente troppo freddo, esanime, malgrado le personali vicissitudini mnemoniche, grosso modo influenti sulla caratterizzazione.
Graficamente Kurozuka non si contraddistingue molto, ma il lavoro svolto è comunque di ottimo livello, specialmente nei disegni e nella colorazione. Anche la bravura del regista si riconosce, e sta tutta nell'aver occultato le lacune di un'animazione complessivamente poco fluida. Lo si nota specialmente durante i combattimenti, sostanzialmente statici, ma 'migliorati' da innumerevoli effetti - come invece non aveva fatto Hamasaki in Shigurui (ancora Madhouse), proprio un anno prima.
A mio avviso, una sceneggiatura meno inusuale e inconcludente (sul finale meglio non esprimersi) e un protagonista meno scorbutico non avrebbero rovinato un'idea di base molto interessante come questa. Niente di speciale, dunque, anche se inizialmente m'era parso il contrario.
La smisurata mutazione dello scenario rende di colpo molto più accattivante la ricezione delle vicende, sebbene, a lungo andare, con l'abusare di salti spazio-temporali e un assottigliamento sempre maggiore della soglia realtà-illusione, si finisca per sorbirsi una rappresentazione molto più astratta di quanto sarebbe potuto bastare. Ed è un peccato appurare quanto questo ingranaggio da potenziale gioiellino dell'animazione, vada via via inceppandosi per via di alcune forzature evitabili, o arrugginendosi a causa di un proponimento di situazioni sempre più monotone e affini a un comune shounen di combattimenti.
Altro degli ingredienti più corposi di Kurozuka è sicuramente lo splatter, la cui presenza è sì eccessiva, ma scagionata in parte dalla natura alterata di quasi tutti i personaggi principali, che un bagno di sangue se lo potranno sempre concedere. E mi riferisco soprattutto al nostro Kuro, versione vampiresco-antieroistica del samurai che, del carisma di un protagonista che si rispetti, mostrerà tuttavia ben poco: decisamente troppo freddo, esanime, malgrado le personali vicissitudini mnemoniche, grosso modo influenti sulla caratterizzazione.
Graficamente Kurozuka non si contraddistingue molto, ma il lavoro svolto è comunque di ottimo livello, specialmente nei disegni e nella colorazione. Anche la bravura del regista si riconosce, e sta tutta nell'aver occultato le lacune di un'animazione complessivamente poco fluida. Lo si nota specialmente durante i combattimenti, sostanzialmente statici, ma 'migliorati' da innumerevoli effetti - come invece non aveva fatto Hamasaki in Shigurui (ancora Madhouse), proprio un anno prima.
A mio avviso, una sceneggiatura meno inusuale e inconcludente (sul finale meglio non esprimersi) e un protagonista meno scorbutico non avrebbero rovinato un'idea di base molto interessante come questa. Niente di speciale, dunque, anche se inizialmente m'era parso il contrario.
Sinceramente non capisco come si faccia a dire che il finale non conclude nulla e che lascia l'amaro in bocca! Certo l'amaro lo lascia, ma non perchè non vengano svelati gli interrogativi che lo spettatore si poneva, ma proprio perchè vengono svelati in un modo totalmente inaspettato e per questo per nulla scontato. Il finale, così come ogni episodio è soffocante, nel senso letterale del termine. Lo spettatore percepisce la drammaticità della situazione del protagonista e l'assenza di vie di fuga, come una maledizione si abbatte sul protagonista prostrandolo e con lui l'inerme spettatore.
La grafica e la regia sono unici nel loro genere, soprattutto quest'ultima grazie alla quale l'effetto precedentemente descritto viene reso magistralmente. I disegni superlativi e i colori... beh... un capolavoro!!
Da vedere! (consigliato a chi ha una certa conoscenza di animazione ed è aperto a nuove sperimentazioni) Se siete delle persone originali lo amerete sicuramente!
La grafica e la regia sono unici nel loro genere, soprattutto quest'ultima grazie alla quale l'effetto precedentemente descritto viene reso magistralmente. I disegni superlativi e i colori... beh... un capolavoro!!
Da vedere! (consigliato a chi ha una certa conoscenza di animazione ed è aperto a nuove sperimentazioni) Se siete delle persone originali lo amerete sicuramente!
Ancora una volta la mia curiosità in un titolo ha dato i suoi frutti in questa stagione - questo è stato uno spettacolo terribile, dall'inizio alla fine. tutto ciò che si può desidera in una serie. La nostra storia inizia con due uomini, uno è il fratello dello shogun del luogo, fuggono ma si presentano problemi in forma di guerrieri armati. La coppia è abbastanza sicura che questi guerrieri non siano stati mandati dallo shogun, anche se lo shogun vuole il suo fratello morto, perché questi non sono effettivamente guerrieri umani. Dopo aver spento l'ultimo attacco scenderanno in una casa su di una collina immersa nel bosco, la padrona di casa consente loro di rimanere dicendogli che loro due possono rimanere, a una condizione, che nessuno di loro vada sul retro della casa a guardare dentro la stanza che sta sul fondo. Sappiamo che ogni volta che qualcuno dice di non fare qualcosa andrà poi che qualcuno farà, questa volta non è diverso.
Questo anime è una combinazione di CG e animazione tradizionale. Un buon lavoro è stato fatto per creare alcune scene veramente piacevoli. Le opere d'arte e gli sfondi sono per la maggior parte oscuri dando un senso di tenebrosità. Questo è un contrasto davvero brillante e appare nelle sequenze d'azione (ep. 6 la lotta nella scena finale è la mia preferita). L'azione è veramente veloce e che ricorda molto le scene dal film Ninja Scroll; Inoltre, il personaggio principale Kuro piace urlare ... ... .. molto al punto in cui si comincia a dire, grida di nuovo. C'è anche una buona dose di salti di teste, molte le occasionali di spruzzi di sangue che spara alto circa 7 metri in aria (ala Takashi MIIKE). C'è un sacco di dinamica nelle scene, è molto divertente da guardare.
Questo anime è una combinazione di CG e animazione tradizionale. Un buon lavoro è stato fatto per creare alcune scene veramente piacevoli. Le opere d'arte e gli sfondi sono per la maggior parte oscuri dando un senso di tenebrosità. Questo è un contrasto davvero brillante e appare nelle sequenze d'azione (ep. 6 la lotta nella scena finale è la mia preferita). L'azione è veramente veloce e che ricorda molto le scene dal film Ninja Scroll; Inoltre, il personaggio principale Kuro piace urlare ... ... .. molto al punto in cui si comincia a dire, grida di nuovo. C'è anche una buona dose di salti di teste, molte le occasionali di spruzzi di sangue che spara alto circa 7 metri in aria (ala Takashi MIIKE). C'è un sacco di dinamica nelle scene, è molto divertente da guardare.
Titolo: Kurozuka
Anno: 2008 di 12 episodi
Genere: Storico, Soprannaturale, Azione
Trama
Il nobile Kuro accompagnato dal suo fidato seguace Benkei sono in fuga da una diatriba tra clan in un periodo del Giappone intorno all'anno 1000, nonostante la sua giovane età sembra che Kuro-sama sia il maestro di benkei (anche se non si capisce bene di cosa, forse di spada) e dopo l'ennesimo agguato nella foresta cercano riposo in una casa ben nascosta dagli alberi della foresta.
All'interno della casa dimora una donna di nome Kuromitsu che darà ospitalità ai nostri fuggiaschi, ad un unica condizione però: non dovranno mai entrare nella stanza di Kuromitsu per NESSUN motivo.
Kuro sembra non stare bene e Benkei andrà a cercare delle medicine ma si imbatterà in una serie di situazioni che lo vedranno successivamente come nemico di Kuro...
Nel frattempo casa di Kuromitsu verrà attaccata e ci sarà uno scontro, Kuro entrerà nella stanza "proibita" scoprendo così l'arcano segreto di Kuromitsu...
Nonostante la scoperta della reale entità della donna Kuro vuole starle accanto accettando così un destino eterno, di morte e sangue, che lo farà vivere tra epoche diverse fino ai giorni nostri nei quali si sveglierà e troverà il mondo cambiato... Da qui in poi cominceranno una serie di scene tra presente e passato (o forse dovrei dire passati viste le varie epoche che Kuro ricorderà...) che si intrecceranno facendo in modo che l'attenzione dello spettatore non cali mai per nessun motivo...
Considerazioni
L'anime parte benissimo con i primi 2 episodi presentando finalmente qualcosa di veramente poco scontato, intrigante e ben congegnato da un ottima regia con un sceneggiatura coinvolgente ed appassionante anche se si fa fatica a non perdersi nel corso della narrazione e quindi tra i vari passati ed il presente...
Il design è molto buono le animazioni non eccelse a mio avviso i fondali scuri cupi ed a volte criptici, che si intonano bene con il tipo di anime anche se a volte dei comportamenti di alcuni personaggi ed alcune vicende mi sono sembrati un po' improvvisati. Non so se questo possa derivare dai pochi episodi a disposizione oppure sia una scelta della regia, fatto sta che mi hanno lasciato un po' così.
Il vero problema è un po' il finale ed il succo di tutte le vicissitudini che vedono protagonisti Kuro e Kuromitsu mi è sembrano un po' come semplificare eccessivamente un qualcosa che fino alla fine sembrava voler essere qualcos'altro... So che non è chiarissimo come concetto ma senza spoilerare non è semplice esprimere un concetto relativo ad un anime di questo genere.
In definitiva un prodotto che consiglio di vedere per le sue peculiarità, gli scontri non mancano il sangue è presente a giuste dosi ecc.
Di certo non è uno dei migliori lavori di questo periodo però secondo me va premiata la "diversità" ogni tanto.
05/09
Koji
Anno: 2008 di 12 episodi
Genere: Storico, Soprannaturale, Azione
Trama
Il nobile Kuro accompagnato dal suo fidato seguace Benkei sono in fuga da una diatriba tra clan in un periodo del Giappone intorno all'anno 1000, nonostante la sua giovane età sembra che Kuro-sama sia il maestro di benkei (anche se non si capisce bene di cosa, forse di spada) e dopo l'ennesimo agguato nella foresta cercano riposo in una casa ben nascosta dagli alberi della foresta.
All'interno della casa dimora una donna di nome Kuromitsu che darà ospitalità ai nostri fuggiaschi, ad un unica condizione però: non dovranno mai entrare nella stanza di Kuromitsu per NESSUN motivo.
Kuro sembra non stare bene e Benkei andrà a cercare delle medicine ma si imbatterà in una serie di situazioni che lo vedranno successivamente come nemico di Kuro...
Nel frattempo casa di Kuromitsu verrà attaccata e ci sarà uno scontro, Kuro entrerà nella stanza "proibita" scoprendo così l'arcano segreto di Kuromitsu...
Nonostante la scoperta della reale entità della donna Kuro vuole starle accanto accettando così un destino eterno, di morte e sangue, che lo farà vivere tra epoche diverse fino ai giorni nostri nei quali si sveglierà e troverà il mondo cambiato... Da qui in poi cominceranno una serie di scene tra presente e passato (o forse dovrei dire passati viste le varie epoche che Kuro ricorderà...) che si intrecceranno facendo in modo che l'attenzione dello spettatore non cali mai per nessun motivo...
Considerazioni
L'anime parte benissimo con i primi 2 episodi presentando finalmente qualcosa di veramente poco scontato, intrigante e ben congegnato da un ottima regia con un sceneggiatura coinvolgente ed appassionante anche se si fa fatica a non perdersi nel corso della narrazione e quindi tra i vari passati ed il presente...
Il design è molto buono le animazioni non eccelse a mio avviso i fondali scuri cupi ed a volte criptici, che si intonano bene con il tipo di anime anche se a volte dei comportamenti di alcuni personaggi ed alcune vicende mi sono sembrati un po' improvvisati. Non so se questo possa derivare dai pochi episodi a disposizione oppure sia una scelta della regia, fatto sta che mi hanno lasciato un po' così.
Il vero problema è un po' il finale ed il succo di tutte le vicissitudini che vedono protagonisti Kuro e Kuromitsu mi è sembrano un po' come semplificare eccessivamente un qualcosa che fino alla fine sembrava voler essere qualcos'altro... So che non è chiarissimo come concetto ma senza spoilerare non è semplice esprimere un concetto relativo ad un anime di questo genere.
In definitiva un prodotto che consiglio di vedere per le sue peculiarità, gli scontri non mancano il sangue è presente a giuste dosi ecc.
Di certo non è uno dei migliori lavori di questo periodo però secondo me va premiata la "diversità" ogni tanto.
05/09
Koji
Attenzione, questa recensione va letta in recitativo cantilenato Noh.
Potopom! Nella notte della foresta oscura, due uomini persi all’incrocio delle vie, giungono in un ricovero solitario. Una donna dà loro l’accoglienza, dalla sua bocca esala incanto, la sua essenza è l’incantesimo della seduzione, ma il pegno dell’ospitalità è celato in un fondo buio. Il legame rosso si è formato, e il fuoco brucerà in eterno i tre spiriti, dove languore scarlatto sarà versato, per bere al calice della fonte dell’ossessione… E basta, mi sono rotto le palle! Perciò, questi autori malati hanno preso ’sta opera del teatro Noh – Kurozuka – e ne hanno tirato fuori una storia davvero figa. Ogni episodio inizia con tizio assurdo (che pare Blanka in kimono) che ci ammalia per dieci secondi con una filastrocca tradizionale giapponese presa dall’opera di cui sopra, nello stile di cui sopra, e lancia il suo immancabile ventaglio, stile Lo-dico-io-quando-si-inizia-yuuoou.
Quindi ci troviamo catapultati in un Giappone feudale che sa tanto di Onimusha, con la foresta ombrosa, i demoni in armatura rossa e tutto, con strani riti mistici e un sacco di sangue e squartamenti. Poi all’improvviso, alla terza puntata, ci si para davanti un risveglio in un mondo cyberpunk post-apocalittico – e qui mi sono sciolto in brodo di giuggiole!
Tutto questo per capire che il nostro Kuro è un appassionato di basette stile I-love-’68, e va allegramente in giro per i secoli a tranciare di brutto tutti i disgraziati che lo prendono in giro per le sue gambe a legnetto (davvero inguardabili!). Comunque, la trama è un continuo colpo di scena, con slittamenti temporali, amalgami di realtà e sogni un po’ osceni molto interessanti. I disegni sono assimilabili a quelli di Claymore, ma più approssimativi e meno curati, come le animazioni piuttosto rigide e imprecise. Tuttavia recupera con dei colori abbastanza buoni (soprattutto nelle eccezionali sequenze in toni acidi), delle musiche carine e dei cattivi eccezionali, che vanno dal Mr Bison cyberpunk, a una tartaruga ninja di 110 anni, alla psicopatica delle imitazioni col pollice verde e il ciuffone rosso, fino a un tizio dagli occhi che se ne vanno per conto loro. Belle pure le ambientazioni e i fondali, anche se la cura riservatavi non è eccessiva, e la CG è inguardabile, e tutto dà l’impressione di essere stato realizzato un po’ di corsa, per cui le idee sono molto buone, ma il risultato – per forza di cose – non può essere su livelli altissimi. Dove si impone prepotentemente, Kurozuka, è nel ritmo che non annoia mai e che tiene sempre alta la tensione e l’attenzione, e nell’atmosfera che riesce a creare e che affascina – molto suggestiva sia quella feudale che quella futuristica. Certo, Kuro non è proprio il massimo come protagonista, e non è molto carismatico, e per di più perde sempre la testa (letteralmente); ma Kuromitsu è un personaggio terribilmente ammaliante, e la storia in generale e il suo dipanarsi nei 12 episodi è sorprendentemente molto avvincente, come il lato vampiresco poco tradizionale e molto voluttuoso, e poi – essendo un malato del cyberpunk – in tutta la parte centrale sono andato in estasi, con tutti quei grovigli di cavi, luci al neon, palazzi decadenti, tecnologie e mecha tipicamente basso-futuro. Una storia che ruota tutta intorno alla fig… cioè, all’amore, e che spiega come gli uomini controllano il mondo, e le donne controllano gli uomini. Ed è così che la “farfalla” governa il mondo… yuuoou!
Potopom! Nella notte della foresta oscura, due uomini persi all’incrocio delle vie, giungono in un ricovero solitario. Una donna dà loro l’accoglienza, dalla sua bocca esala incanto, la sua essenza è l’incantesimo della seduzione, ma il pegno dell’ospitalità è celato in un fondo buio. Il legame rosso si è formato, e il fuoco brucerà in eterno i tre spiriti, dove languore scarlatto sarà versato, per bere al calice della fonte dell’ossessione… E basta, mi sono rotto le palle! Perciò, questi autori malati hanno preso ’sta opera del teatro Noh – Kurozuka – e ne hanno tirato fuori una storia davvero figa. Ogni episodio inizia con tizio assurdo (che pare Blanka in kimono) che ci ammalia per dieci secondi con una filastrocca tradizionale giapponese presa dall’opera di cui sopra, nello stile di cui sopra, e lancia il suo immancabile ventaglio, stile Lo-dico-io-quando-si-inizia-yuuoou.
Quindi ci troviamo catapultati in un Giappone feudale che sa tanto di Onimusha, con la foresta ombrosa, i demoni in armatura rossa e tutto, con strani riti mistici e un sacco di sangue e squartamenti. Poi all’improvviso, alla terza puntata, ci si para davanti un risveglio in un mondo cyberpunk post-apocalittico – e qui mi sono sciolto in brodo di giuggiole!
Tutto questo per capire che il nostro Kuro è un appassionato di basette stile I-love-’68, e va allegramente in giro per i secoli a tranciare di brutto tutti i disgraziati che lo prendono in giro per le sue gambe a legnetto (davvero inguardabili!). Comunque, la trama è un continuo colpo di scena, con slittamenti temporali, amalgami di realtà e sogni un po’ osceni molto interessanti. I disegni sono assimilabili a quelli di Claymore, ma più approssimativi e meno curati, come le animazioni piuttosto rigide e imprecise. Tuttavia recupera con dei colori abbastanza buoni (soprattutto nelle eccezionali sequenze in toni acidi), delle musiche carine e dei cattivi eccezionali, che vanno dal Mr Bison cyberpunk, a una tartaruga ninja di 110 anni, alla psicopatica delle imitazioni col pollice verde e il ciuffone rosso, fino a un tizio dagli occhi che se ne vanno per conto loro. Belle pure le ambientazioni e i fondali, anche se la cura riservatavi non è eccessiva, e la CG è inguardabile, e tutto dà l’impressione di essere stato realizzato un po’ di corsa, per cui le idee sono molto buone, ma il risultato – per forza di cose – non può essere su livelli altissimi. Dove si impone prepotentemente, Kurozuka, è nel ritmo che non annoia mai e che tiene sempre alta la tensione e l’attenzione, e nell’atmosfera che riesce a creare e che affascina – molto suggestiva sia quella feudale che quella futuristica. Certo, Kuro non è proprio il massimo come protagonista, e non è molto carismatico, e per di più perde sempre la testa (letteralmente); ma Kuromitsu è un personaggio terribilmente ammaliante, e la storia in generale e il suo dipanarsi nei 12 episodi è sorprendentemente molto avvincente, come il lato vampiresco poco tradizionale e molto voluttuoso, e poi – essendo un malato del cyberpunk – in tutta la parte centrale sono andato in estasi, con tutti quei grovigli di cavi, luci al neon, palazzi decadenti, tecnologie e mecha tipicamente basso-futuro. Una storia che ruota tutta intorno alla fig… cioè, all’amore, e che spiega come gli uomini controllano il mondo, e le donne controllano gli uomini. Ed è così che la “farfalla” governa il mondo… yuuoou!
Serie tv dalle ottime vedute artistiche nell'episodio d'apertura e di chiusura. lo stile in action delle scene è brillante ma sono pezzi narrati con eccessiva pomposità e poca originalità visiva e nel montaggio. Il primo episodio mostra delle scene e di scoperta del personaggio (chi sono e dove sono diretto) ben sposate con dialoghi semplici ma intimi e intensi, mentre negli episodi successivi il filo conduttore della ricerca del proprio passato non si avvicina alla riflessione intima del personaggio principale; Il montaggio risente molto perché riempie lo schermo e poche volte con brillante soluzione potenzia l'immagine e si unisce ad un narrare la storia e il personaggio principale degno di nota. I personaggi minori restano minori , mentre sorprende la donna vampiro che emotivamente porta in primo piano i suoi perché (essere cercata da qualcuno) e che giustificano la sua esistenza nell'opera: esiste perché ha bisogno d'essere cercata da un compagno e quindi d'essere amata. Compreso questo nodo filmico, l'opera è già conclusa.
<b>ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER SUL FINALE</b>
L'anime si apre con una scena di fuga, ambientata nel dodicesimo secolo in Giappone, dove si vedono il nobile Kuro Yoshitsune e il suo servo Benkei, inseguiti da degli strani guerrieri demoniaci, trovare riparo per la notte in una casa spersa nella foresta abitata solo da un'affascinante e misteriosa donna di nome Kuromitsu. Ben presto si scopre la vera natura della donna, cioè quella di essere immortale che si nutre di sangue umano (vampiro?), e per questo anche lei è ricercata da un clan che vuole scoprire il suo segreto. Kuro e Kuromitsu vengono travolti da un passione reciproca che non si ferma neanche davanti alla verità sulla natura della donna, che per non lasciar morire il giovane gli dona il suo sangue, rendendolo così immortale, e dando il via ad un amore impossibile che attraverserà i millenni. La scena seguente infatti vede Kuro risvegliarsi mille anni dopo in un futuro post-atomico, senza memoria se non con l'immagine nella mente della donna che ama e che vuol ritrovare. Da qui parte tutta l'avventura in un susseguirsi di squartamenti e ricordi che affiorano, componendo un mosaico che solo alla fine acquisterà senso, sia agli occhi di Kuro che a quelli dello spettatore.
L'anime è decisamente orientato verso l'azione, anche se la vena drammatica di tutta la storia spesso si fa sentire, ed è un azione che non ci risparmia ettolitri di sangue e tagliamenti di testa vari.
Kuro, oltre ad aver acquisito una specie di immortalità è diventato anche parecchio veloce e potente in modo tale che può tagliare con la sua spada qualsiasi cosa si trovi di fronte e, purtroppo per noi, questo rende l'azione parecchio noiosa a lungo andare (tranne per due o tre scontri con i “boss” diciamo).
La qualità della realizzazione è medio-alta sia per le animazioni che per lo stile e riesce a mantenersi costante per tutta la serie. Personalmente sia lo stile che l'azione non mi hanno colpito in modo particolare. Forse questo è il problema dell'intero lavoro; le singole unità sono ben realizzate, ma nel complesso la serie non funziona, gli elementi non si fondono e non acquistano profondità, risultando così un prodotto mediocre.
Giusto per fare il figo e andare contro le altre recensioni dico che il finale mi è decisamente piaciuto. Non si può dire che la serie riparta o che il finale sia un principio, perché il significato sotteso è che l'amore tra i due protagonisti è un amore impossibile, e che in questo inseguirsi eterno acquista il suo significato.
Ultima cosa, la serie si ispira ad un romanzo ucronico di Baku Yumemakura, quindi prende il via dalla storia vera del nobile detto Kuro che dopo aver perso la sfida con il fratello per lo shogunato fugge nelle montagne e si suicida... Beh, si sarebbe risparmiato parecchie beghe.
L'anime si apre con una scena di fuga, ambientata nel dodicesimo secolo in Giappone, dove si vedono il nobile Kuro Yoshitsune e il suo servo Benkei, inseguiti da degli strani guerrieri demoniaci, trovare riparo per la notte in una casa spersa nella foresta abitata solo da un'affascinante e misteriosa donna di nome Kuromitsu. Ben presto si scopre la vera natura della donna, cioè quella di essere immortale che si nutre di sangue umano (vampiro?), e per questo anche lei è ricercata da un clan che vuole scoprire il suo segreto. Kuro e Kuromitsu vengono travolti da un passione reciproca che non si ferma neanche davanti alla verità sulla natura della donna, che per non lasciar morire il giovane gli dona il suo sangue, rendendolo così immortale, e dando il via ad un amore impossibile che attraverserà i millenni. La scena seguente infatti vede Kuro risvegliarsi mille anni dopo in un futuro post-atomico, senza memoria se non con l'immagine nella mente della donna che ama e che vuol ritrovare. Da qui parte tutta l'avventura in un susseguirsi di squartamenti e ricordi che affiorano, componendo un mosaico che solo alla fine acquisterà senso, sia agli occhi di Kuro che a quelli dello spettatore.
L'anime è decisamente orientato verso l'azione, anche se la vena drammatica di tutta la storia spesso si fa sentire, ed è un azione che non ci risparmia ettolitri di sangue e tagliamenti di testa vari.
Kuro, oltre ad aver acquisito una specie di immortalità è diventato anche parecchio veloce e potente in modo tale che può tagliare con la sua spada qualsiasi cosa si trovi di fronte e, purtroppo per noi, questo rende l'azione parecchio noiosa a lungo andare (tranne per due o tre scontri con i “boss” diciamo).
La qualità della realizzazione è medio-alta sia per le animazioni che per lo stile e riesce a mantenersi costante per tutta la serie. Personalmente sia lo stile che l'azione non mi hanno colpito in modo particolare. Forse questo è il problema dell'intero lavoro; le singole unità sono ben realizzate, ma nel complesso la serie non funziona, gli elementi non si fondono e non acquistano profondità, risultando così un prodotto mediocre.
Giusto per fare il figo e andare contro le altre recensioni dico che il finale mi è decisamente piaciuto. Non si può dire che la serie riparta o che il finale sia un principio, perché il significato sotteso è che l'amore tra i due protagonisti è un amore impossibile, e che in questo inseguirsi eterno acquista il suo significato.
Ultima cosa, la serie si ispira ad un romanzo ucronico di Baku Yumemakura, quindi prende il via dalla storia vera del nobile detto Kuro che dopo aver perso la sfida con il fratello per lo shogunato fugge nelle montagne e si suicida... Beh, si sarebbe risparmiato parecchie beghe.
Ecco un altro esempio di capolavoro mancato! Le prime sei/sette puntate sono splendide, poi si passa dalla 8 alla 10 le quali si crede siano senza senso, per poi passare alla puntata n° 11 che ti fa capire tutta la storia, comprese le puntate precedenti, e ti dici: "Stupendo!"...Ahi ahi ahi, il finale! Purtroppo è ormai da molto tempo che c'è la moda del finale senza fine cioè la storia finisce che si ricomincia 'daccapo' oppure è stato tutto un sogno. Ecchepalle! Niente da dire, come menzionato da altri, sullo stile grafico e la storia, ma un capolavoro per essere tale deve soddisfare a 360°, e se poi alla fine ti lascia un po' di amaro in bocca... o hai messo poco zucchero nel tuo caffè oppure non è quella grande opera che ti aspettavi! Comunque è da vedere! Il mio voto è 'contaminato' da un finale di basso livello, scontato e patetico, già visto in altre sedi! Mi aspettavo di più, molto di più!
Operazione molto interessante questo "Kurozuka". La Madhouse ha cercato di costruire qualcosa di diverso dal solito: sangue e violenza in discrete quantità fanno da contorno a una trama veramente curiosa. Lo spettatore non si annoia mai, costantemente attento a non perdersi neanche un particolare della vicenda. Bello soprattutto il fatto che non c'è nulla di scontato, di già visto. A livello di realizzazione tecnica siamo su livelli decisamente molto alti, disegni e colori solo stupendi.
Se proprio devo trovare un piccolo neo, il finale avrebbe forse meritato un paio di puntate in più...
Se proprio devo trovare un piccolo neo, il finale avrebbe forse meritato un paio di puntate in più...
Il nobile Kuro, in fuga dalla guerra di successione per la guida del clan scatenata dal fratello, si imbatte in uno strano guerriero che una volta sconfitto si dissolve prendendo fuoco sotto i suoi occhi. Stremato per il combattimento Kuro, insieme al fedele servo Benkei, cerca rifugio in una casa abitata da una misteriosa donna di nome Kuromitsu che accetta di ospitare i due viandanti ad una condizione: per nessun motivo dovranno entrare nella stanza posta sul retro della casa.
Benkei preoccupato per le condizioni di Kuro affida il giovane padrone alle cure di Kuromitsu e parte alla ricerca di un villaggio dove poter acquistare dei medicinali per curare il ragazzo.
Kuro sembra da subito quasi stregato dal fascino della bella Kuromitsu e non sa resistere alla tentazione di spiare all'interno della stanza della donna scoprendo il suo segreto. Durante la notte però alcuni guerrieri simili a quello sconfitto da Kuro, attaccano la casa di Kuromitsu riducendo il giovane in fin di vita. Kuromitsu salva il ragazzo di cui sembra essersi innamorata donandogli il suo stesso potere, ma al termine della battaglia Kuro viene sconfitto e cade in un sonno profondo che durerà mille anni.
Regia surreale e bastarda abilmente costruita da Tetsuro Araki (regista di Death Note e Black Lagoon)che non si limita all'uso di flashback e sconvolgimenti della timeline, ma si avventura in un'intricata architettura della narrazione fatta di scatole cinesi fino ad addentrarsi nel subconscio dei personaggi stessi.
Character Kawajiriano molto curato ed accattivante, animazioni fluide dai colori a volte molto forti e contrastanti, bellissima la luce e le fluorescenze ultrasature di alcune scene.
Le introduzioni Nho contribuiscono a creare un'atmosfera cupa ed evocativa, senza stonare con l'ambientazione cyber-postatomica degli episodi.
Decisamente una serie molto interessante che probilmente ambisce a muoversi attraverso più generi senza soffermarsi troppo sugli stereotipi classici di questo tipo di anime, alla ricerca di uno stile più personale.
Opening al vetriolo di Ryo dei Maximum The Hormone.
Benkei preoccupato per le condizioni di Kuro affida il giovane padrone alle cure di Kuromitsu e parte alla ricerca di un villaggio dove poter acquistare dei medicinali per curare il ragazzo.
Kuro sembra da subito quasi stregato dal fascino della bella Kuromitsu e non sa resistere alla tentazione di spiare all'interno della stanza della donna scoprendo il suo segreto. Durante la notte però alcuni guerrieri simili a quello sconfitto da Kuro, attaccano la casa di Kuromitsu riducendo il giovane in fin di vita. Kuromitsu salva il ragazzo di cui sembra essersi innamorata donandogli il suo stesso potere, ma al termine della battaglia Kuro viene sconfitto e cade in un sonno profondo che durerà mille anni.
Regia surreale e bastarda abilmente costruita da Tetsuro Araki (regista di Death Note e Black Lagoon)che non si limita all'uso di flashback e sconvolgimenti della timeline, ma si avventura in un'intricata architettura della narrazione fatta di scatole cinesi fino ad addentrarsi nel subconscio dei personaggi stessi.
Character Kawajiriano molto curato ed accattivante, animazioni fluide dai colori a volte molto forti e contrastanti, bellissima la luce e le fluorescenze ultrasature di alcune scene.
Le introduzioni Nho contribuiscono a creare un'atmosfera cupa ed evocativa, senza stonare con l'ambientazione cyber-postatomica degli episodi.
Decisamente una serie molto interessante che probilmente ambisce a muoversi attraverso più generi senza soffermarsi troppo sugli stereotipi classici di questo tipo di anime, alla ricerca di uno stile più personale.
Opening al vetriolo di Ryo dei Maximum The Hormone.