Kara no kyoukai 4: Void Shrine
Mai come in questo film risulta evidente la difficoltà di recensire i film di "Kara no Kyoukai", e quanto sia forte la tentazione di dire troppo o troppo poco. In ogni caso, mai come in questo è necessaria la sintesi. Un passo avanti e uno indietro: ora si torna al secondo film, di cui il quarto è la diretta prosecuzione. Dopo due anni di coma dovuto a un incidente stradale, Shiki ritorna finalmente tra noi e fa la conoscenza di Touko Aozaki. Ma anche delle linee della morte. In un episodio fondato esclusivamente su di lei, in cui Kokutou non conterà nulla, la ragazza dovrà fare i conti con sé stessa e il suo passato, con una personalità che non c'è più e il vuoto interiore insopportabile, che riempirebbe con qualsiasi cosa. Ma Touko è più saggia di lei e le mostra come l'unico modo di riempire il santuario della propria anima sia proprio quello di non cercare il passato, ma di costruire il presente e il futuro su ciò che abbiamo ora.
La grafica, la regia e le musiche sono perfette, come sempre, e i temi trattati sono profondi e affascinanti. Ma, come detto in apertura, una parola è poca e due sono troppe, e mai come in questo film è necessario vedere per capire.
Voto: 10
La grafica, la regia e le musiche sono perfette, come sempre, e i temi trattati sono profondi e affascinanti. Ma, come detto in apertura, una parola è poca e due sono troppe, e mai come in questo film è necessario vedere per capire.
Voto: 10
Void Shrine è il quarto film della serie Kara no Kyoukai, che ritorna ancora una volta nel passato, mostrandoci eventi inerenti alla protagonista Shiki. Il film si pone cronologicamente prima del terzo e del primo film, e dopo il secondo film.
La trama si concentra ancora su Shiki, precisamente dopo le vicende del secondo film, dove la protagonista è ricoverata in ospedale; Kokuto le fa regolarmente visita, ma lei non vuole vedere nessuno, in quanto incomincia a intravedere strane cose attraverso i propri occhi. Touko Aozaki si presenta per la prima volta a Shiki, proponendole di aiutarla a gestire il suo potere oculare; in cambio la nostra protagonista dovrà unirsi a lei nelle investigazioni dell'occulto.
Il film ha uno sviluppo molto meno convincente rispetto al precedente film, che mi aveva fatto riaccendere la fiamma spenta in precedenza; infatti la sceneggiatura presenta troppi dialoghi e poca azione, diventando fin da subito molto pesante e difficile da seguire. Tuttavia la trama è molto importante, perché cronologicamente ci mostra molti aspetti fondamentali della serie, come il primo incontro tra Shiki e Touko, e l'attivazione del potere oculare della protagonista, ovvero gli occhi mistici, che vedremo in azione solo nel finale, purtroppo. Solo la parte finale del film mi è piaciuta molto, in quanto finalmente c'è un po' di azione e non solo: vi consiglio di non interrompere il film prima del termine dei titoli di coda, infatti dopo il finale vedremo una piccola scena importantissima della trama generale di Kara no Kyoukai.
La grafica è sempre uno dei punti forti della serie ed è sempre un piacere notarlo, mentre questa volta il comparto sonoro ha fatto qualche passo in avanti; la colonna sonora è sempre la stessa, ma questa volta si concentra bene su ogni scena, amplificando l'atmosfera.
Alla fine è un altro film abbastanza piacevole di questa serie, che dà appuntamento al successivo titolo, in cui si prevede un grande sviluppo di trama.
La trama si concentra ancora su Shiki, precisamente dopo le vicende del secondo film, dove la protagonista è ricoverata in ospedale; Kokuto le fa regolarmente visita, ma lei non vuole vedere nessuno, in quanto incomincia a intravedere strane cose attraverso i propri occhi. Touko Aozaki si presenta per la prima volta a Shiki, proponendole di aiutarla a gestire il suo potere oculare; in cambio la nostra protagonista dovrà unirsi a lei nelle investigazioni dell'occulto.
Il film ha uno sviluppo molto meno convincente rispetto al precedente film, che mi aveva fatto riaccendere la fiamma spenta in precedenza; infatti la sceneggiatura presenta troppi dialoghi e poca azione, diventando fin da subito molto pesante e difficile da seguire. Tuttavia la trama è molto importante, perché cronologicamente ci mostra molti aspetti fondamentali della serie, come il primo incontro tra Shiki e Touko, e l'attivazione del potere oculare della protagonista, ovvero gli occhi mistici, che vedremo in azione solo nel finale, purtroppo. Solo la parte finale del film mi è piaciuta molto, in quanto finalmente c'è un po' di azione e non solo: vi consiglio di non interrompere il film prima del termine dei titoli di coda, infatti dopo il finale vedremo una piccola scena importantissima della trama generale di Kara no Kyoukai.
La grafica è sempre uno dei punti forti della serie ed è sempre un piacere notarlo, mentre questa volta il comparto sonoro ha fatto qualche passo in avanti; la colonna sonora è sempre la stessa, ma questa volta si concentra bene su ogni scena, amplificando l'atmosfera.
Alla fine è un altro film abbastanza piacevole di questa serie, che dà appuntamento al successivo titolo, in cui si prevede un grande sviluppo di trama.
"Kara no kyoukai: Void Shrine", tradotto letteralmente "Il confine del vuoto: il santuario vuoto ", è il quarto capitolo dedicato alla saga di "Kara no Kyoukai", e si colloca cronologicamente fra il secondo e il terzo film.
Si ritorna inaspettatamente alla notte in cui Shiki tenta di uccidere Kokutou, ma all'interno di un'ambulanza, nella quale colui che era la vittima sta assistendo la carnefice, che si trova inspiegabilmente in fin di vita. Dopo un lungo periodo passato in coma, Shiki si risveglia trovandosi in possesso di una nuova e terribile facoltà oculare che non le darà pace; ed è proprio nell'ospedale che avverrà il suo primo incontro con Touko Aozaki, un personaggio del quale non è ancora stato svelato nulla, tanto meno la sua professione.
Decisamente uno degli episodi più interessanti proposti sino ad ora, dove finalmente iniziano ad arrivare delle risposte che rendono il tutto più chiaro e comprensibile. Si scopre, almeno in parte, il ruolo e l'identità di Touko, l'origine del potere di Shiki, la sua funzione e il suo lato oscuro. La storia inizia finalmente a prendere forma, i personaggi vengono analizzati sempre più approfonditamente, ma nonostante tutto la trama sembra dover ancora decollare. Questi primi quattro episodi appaiono più come una sorta di introduzione, ed adesso i presupposti per creare un'opera di alto livello sono finalmente pronti.
Tecnicamente è un altro piccolo gioiello, forse addirittura migliore dei suoi predecessori, almeno per quanto riguarda la regia. Il comparto grafico si mantiene su livelli altissimi, e seppur di azione ve ne sia sostanzialmente poca, esso riesce a far risaltare ugualmente le proprie indiscusse qualità attraverso dei giochi di luce e degli effetti speciali di prim'ordine.
In conclusione, credo che con questo quarto capitolo la pista sia finalmente spianata. Nel loro insieme i primi quattro episodi hanno fornito un'introduzione più che esaustiva, presentando ottimamente i personaggi, coinvolgendo lo spettatore e spiegando i meccanismi che regolano il mondo in cui è ambientata l'opera. Le aspettative per il quinto atto non possono che essere elevate.
Si ritorna inaspettatamente alla notte in cui Shiki tenta di uccidere Kokutou, ma all'interno di un'ambulanza, nella quale colui che era la vittima sta assistendo la carnefice, che si trova inspiegabilmente in fin di vita. Dopo un lungo periodo passato in coma, Shiki si risveglia trovandosi in possesso di una nuova e terribile facoltà oculare che non le darà pace; ed è proprio nell'ospedale che avverrà il suo primo incontro con Touko Aozaki, un personaggio del quale non è ancora stato svelato nulla, tanto meno la sua professione.
Decisamente uno degli episodi più interessanti proposti sino ad ora, dove finalmente iniziano ad arrivare delle risposte che rendono il tutto più chiaro e comprensibile. Si scopre, almeno in parte, il ruolo e l'identità di Touko, l'origine del potere di Shiki, la sua funzione e il suo lato oscuro. La storia inizia finalmente a prendere forma, i personaggi vengono analizzati sempre più approfonditamente, ma nonostante tutto la trama sembra dover ancora decollare. Questi primi quattro episodi appaiono più come una sorta di introduzione, ed adesso i presupposti per creare un'opera di alto livello sono finalmente pronti.
Tecnicamente è un altro piccolo gioiello, forse addirittura migliore dei suoi predecessori, almeno per quanto riguarda la regia. Il comparto grafico si mantiene su livelli altissimi, e seppur di azione ve ne sia sostanzialmente poca, esso riesce a far risaltare ugualmente le proprie indiscusse qualità attraverso dei giochi di luce e degli effetti speciali di prim'ordine.
In conclusione, credo che con questo quarto capitolo la pista sia finalmente spianata. Nel loro insieme i primi quattro episodi hanno fornito un'introduzione più che esaustiva, presentando ottimamente i personaggi, coinvolgendo lo spettatore e spiegando i meccanismi che regolano il mondo in cui è ambientata l'opera. Le aspettative per il quinto atto non possono che essere elevate.
È questa la morte?
Tornati alla notte del tentato omicidio da parte di Shiki ai danni di Mikiya, al termine di Satsujin Kousatsu (Zen) quindi, i due protagonisti si trovano in un'ambulanza; Shiki è in condizioni critiche e Mikiya assiste la ragazza che pochi istanti prima aveva tentato di ucciderlo. Cosa sia successo in quel beve frangente di tempo, allo spettatore non è dato sapersi, ancora. Shiki cade in coma, un lungo coma che si protrae per ben due anni, durante i quali Mikiya fa visita alla sua stanza d'ospedale una volta a settimana, portando sempre dei fiori; nello stesso periodo inizia il rapporto di lavoro tra il ragazzo, ora universitario, e Touko Aozaki, maga di professione e artista di bambole come copertura. Questa la sinossi di Kara no Kyoukai - Garan no dou.
Giunti al quarto film ancora si sa poco di cosa sia Il confine del vuoto, sebbene, già nel primo capitolo della light novel, Shiki stessa dia una spiegazione piuttosto esaustiva di tale concetto; e giunti a questo punto della narrazione è giusto esprimere qualche riflessione a riguardo.
Due anni di oblio mi hanno portato, se non alla vacuità, a qualcosa di ben simile ad essa. Tutto ciò che provavo dentro è andato perduto, e si è recisa qualunque connessione esistesse tra i miei ricordi e la mia personalità attuale, durante questi due anni "vissuti" come un guscio, al confine del vuoto.
Il passo citato, cui si faceva riferimento prima, allude chiaramente agli avvenimenti narrati in questo film, in particolare alla prima parte. Il confine del vuoto si rivela essere lo stato d'animo, o meglio, la condizione di non-vita e non-morte di Shiki durante e dopo il coma, ove tutti i suoi ricordi sono perduti ed essa si ritrova a recitare la parte di una Shiki Ryougi che neanche lei stessa riconosce; sempre nel libro viene portato l'esempio di chi, di fronte a uno specchio d'acqua, non capisce se stia generando lui l'immagine oppure sia egli stesso solo immagine riflessa. Nell'anime questo stato psichico della protagonista viene rappresentato mediante un cerchio nero, bordato di blu, che si staglia nella mente della ragazza per tutta la durata del coma. Il cerchio è chiaramente vuoto, è un guscio che in seguito al trauma cranico dovuto all'incidente e alla scomparsa improvvisa di SHIKI ha perso ogni suo contenuto; la bordatura azzurra, rappresentata da Shiki stessa, ne è il confine. Shiki è vuota e come un burattino non riesce a sentire nulla. In ultima analisi, il confine del vuoto e il vuoto che contiene vengono a coincidere con la stessa Shiki.
Ma questo trauma fa sì che qualcosa cambi in Shiki; ad esso è dovuto il risveglio degli Occhi Mistici della Percezione della Morte, che permettono alla protagonista di vedere i difetti di cui tutte le cose sono dotate, in parole povere le permettono di porre fine all'esistenza di qualunque cosa essa riesca a vedere, che sia essa fisica o spirituale - si ricordi che nel terzo film, Shiki riesce a tagliare e nullificare la magia di Fujino Asagami.
Dulcis in fundo, dopo i titoli di coda viene fornita un'importante spiegazione ai casi di Fujino Asagami e Kirie Fujou, anche se più che una risposta risulta essere un ulteriore interrogativo, per chi si appresti alla visione della saga per la prima volta.
Per concludere, sebbene non brilli per azione e tensione emotiva, Garan no dou grazie alla sua matrice prettamente introspettiva e alla nuova analisi del personaggio di Shiki, risulta essere piacevole e interessante a chi, grazie ai precedenti lungometraggi, abbia sviluppato interesse verso questa saga. E nonostante il titolo non brilli a confronto coi precedenti - e ancor meno coi successivi, a dire il vero - rimane in ogni caso un'opera di livello buono, necessaria per comprendere appieno la vicenda nel suo complesso e quindi imprescindibile nella visione di Kara no Kyoukai.
Tornati alla notte del tentato omicidio da parte di Shiki ai danni di Mikiya, al termine di Satsujin Kousatsu (Zen) quindi, i due protagonisti si trovano in un'ambulanza; Shiki è in condizioni critiche e Mikiya assiste la ragazza che pochi istanti prima aveva tentato di ucciderlo. Cosa sia successo in quel beve frangente di tempo, allo spettatore non è dato sapersi, ancora. Shiki cade in coma, un lungo coma che si protrae per ben due anni, durante i quali Mikiya fa visita alla sua stanza d'ospedale una volta a settimana, portando sempre dei fiori; nello stesso periodo inizia il rapporto di lavoro tra il ragazzo, ora universitario, e Touko Aozaki, maga di professione e artista di bambole come copertura. Questa la sinossi di Kara no Kyoukai - Garan no dou.
Giunti al quarto film ancora si sa poco di cosa sia Il confine del vuoto, sebbene, già nel primo capitolo della light novel, Shiki stessa dia una spiegazione piuttosto esaustiva di tale concetto; e giunti a questo punto della narrazione è giusto esprimere qualche riflessione a riguardo.
Due anni di oblio mi hanno portato, se non alla vacuità, a qualcosa di ben simile ad essa. Tutto ciò che provavo dentro è andato perduto, e si è recisa qualunque connessione esistesse tra i miei ricordi e la mia personalità attuale, durante questi due anni "vissuti" come un guscio, al confine del vuoto.
Il passo citato, cui si faceva riferimento prima, allude chiaramente agli avvenimenti narrati in questo film, in particolare alla prima parte. Il confine del vuoto si rivela essere lo stato d'animo, o meglio, la condizione di non-vita e non-morte di Shiki durante e dopo il coma, ove tutti i suoi ricordi sono perduti ed essa si ritrova a recitare la parte di una Shiki Ryougi che neanche lei stessa riconosce; sempre nel libro viene portato l'esempio di chi, di fronte a uno specchio d'acqua, non capisce se stia generando lui l'immagine oppure sia egli stesso solo immagine riflessa. Nell'anime questo stato psichico della protagonista viene rappresentato mediante un cerchio nero, bordato di blu, che si staglia nella mente della ragazza per tutta la durata del coma. Il cerchio è chiaramente vuoto, è un guscio che in seguito al trauma cranico dovuto all'incidente e alla scomparsa improvvisa di SHIKI ha perso ogni suo contenuto; la bordatura azzurra, rappresentata da Shiki stessa, ne è il confine. Shiki è vuota e come un burattino non riesce a sentire nulla. In ultima analisi, il confine del vuoto e il vuoto che contiene vengono a coincidere con la stessa Shiki.
Ma questo trauma fa sì che qualcosa cambi in Shiki; ad esso è dovuto il risveglio degli Occhi Mistici della Percezione della Morte, che permettono alla protagonista di vedere i difetti di cui tutte le cose sono dotate, in parole povere le permettono di porre fine all'esistenza di qualunque cosa essa riesca a vedere, che sia essa fisica o spirituale - si ricordi che nel terzo film, Shiki riesce a tagliare e nullificare la magia di Fujino Asagami.
Dulcis in fundo, dopo i titoli di coda viene fornita un'importante spiegazione ai casi di Fujino Asagami e Kirie Fujou, anche se più che una risposta risulta essere un ulteriore interrogativo, per chi si appresti alla visione della saga per la prima volta.
Per concludere, sebbene non brilli per azione e tensione emotiva, Garan no dou grazie alla sua matrice prettamente introspettiva e alla nuova analisi del personaggio di Shiki, risulta essere piacevole e interessante a chi, grazie ai precedenti lungometraggi, abbia sviluppato interesse verso questa saga. E nonostante il titolo non brilli a confronto coi precedenti - e ancor meno coi successivi, a dire il vero - rimane in ogni caso un'opera di livello buono, necessaria per comprendere appieno la vicenda nel suo complesso e quindi imprescindibile nella visione di Kara no Kyoukai.
Kara no kyoukai 4: Void Shrine, Il santuario vuoto: Il giardino dei peccatori è il quarto film realizzato dal cast dei precedenti, tratto da un opera della Type-Moon, animato dalla Ufotable, andato per la prima volta in onda il 17 dicembre 2008.
Piccolo salto indietro nel tempo: siamo nel Luglio del 1996, Shiki si ritrova nel letto di un ospedale, appena svegliata da un lungo coma. Apre gli occhi e vede il mondo perire, grazie ad un potente dono fattogli dalla sorte "gli Occhi Mistici della Percezione della Morte". Poco dopo farà la conoscenza con Touko Aozaki, che l'aiuterà nel difficile compito di ritrovare se stessa. In cambio di ciò, chiede a Shiki di lavorare per lei nella sua particolare agenzia investigativa chiamata Garan no Dou.
Episodio completamente diverso dai precedenti, con assoluta protagonista Shiki e la scoperta di se stessa, un viaggio arduo e tortuoso; capiremo infine perché lei è quella che è.
Risvegliata dal suo lungo sonno, nella sua incompletezza, come un barattolo vuoto pronto per essere riempito, si ritrova con un enorme voragine nel petto, senza sapere come riempirla, ma conoscendo cosa le manca, desiderosa solo di porre fine alle sue sofferenze; la nostra Shiki dovrà riedificare il suo santuario, ma ciò attira anche esseri senza dimora, mille spiriti e creature oscure attratti da un corpo sano alla ricerca di un luogo dove stare, per poter avere privilegi che come esseri immateriali non hanno.
Si darà maggior rilevanza anche al personaggio di Touko Aozaki, scopriremo chi è, come ha conosciuto la protagonista e intravederemo la sua personalità.
La grafica è spettacolare come sempre, il chara ovviamente è il solito. La soundtrack onnipresente in quest'opera è tra le mie preferite in assoluto, la ending è stupenda, realizzata anche essa come le altre dalle Kalafina "Aria".
Pur non regalando grandi momenti d'azione, l'ho trovato piacevole, e come di consueto, molto introspettivo!
Il finale inoltre è quanto di meglio ci si possa aspettare, rivela segreti, e risponde ad una delle domande più importanti, pur mantenendo molto vaga questa sua risposta!
Promosso e consigliatissimo.
Piccolo salto indietro nel tempo: siamo nel Luglio del 1996, Shiki si ritrova nel letto di un ospedale, appena svegliata da un lungo coma. Apre gli occhi e vede il mondo perire, grazie ad un potente dono fattogli dalla sorte "gli Occhi Mistici della Percezione della Morte". Poco dopo farà la conoscenza con Touko Aozaki, che l'aiuterà nel difficile compito di ritrovare se stessa. In cambio di ciò, chiede a Shiki di lavorare per lei nella sua particolare agenzia investigativa chiamata Garan no Dou.
Episodio completamente diverso dai precedenti, con assoluta protagonista Shiki e la scoperta di se stessa, un viaggio arduo e tortuoso; capiremo infine perché lei è quella che è.
Risvegliata dal suo lungo sonno, nella sua incompletezza, come un barattolo vuoto pronto per essere riempito, si ritrova con un enorme voragine nel petto, senza sapere come riempirla, ma conoscendo cosa le manca, desiderosa solo di porre fine alle sue sofferenze; la nostra Shiki dovrà riedificare il suo santuario, ma ciò attira anche esseri senza dimora, mille spiriti e creature oscure attratti da un corpo sano alla ricerca di un luogo dove stare, per poter avere privilegi che come esseri immateriali non hanno.
Si darà maggior rilevanza anche al personaggio di Touko Aozaki, scopriremo chi è, come ha conosciuto la protagonista e intravederemo la sua personalità.
La grafica è spettacolare come sempre, il chara ovviamente è il solito. La soundtrack onnipresente in quest'opera è tra le mie preferite in assoluto, la ending è stupenda, realizzata anche essa come le altre dalle Kalafina "Aria".
Pur non regalando grandi momenti d'azione, l'ho trovato piacevole, e come di consueto, molto introspettivo!
Il finale inoltre è quanto di meglio ci si possa aspettare, rivela segreti, e risponde ad una delle domande più importanti, pur mantenendo molto vaga questa sua risposta!
Promosso e consigliatissimo.
Il quarto film della serie, "Kara no kyoukai 4: Void Shrine" (il santuario vuoto), è molto meno vivace rispetto agli episodi precedenti, infatti per quasi tutta la sua durata ci ritroveremo in un ospedale dove la nostra protagonista è rimasta ricoverata per due anni, in seguito agli eventi accaduti nel secondo episodio. Shiki, dopo due anni passati in coma, miracolosamente si risveglia e nota subito qualcosa che non va; infatti riesce a vedere la morte e riesce perfino a toccarla. Inizialmente è spaventata, ma poi fa la sua comparsa Touko, la ragazza di cui non sapevamo praticamente nulla fino ad ora, che dice di essere una maga e che può insegnargli ad utilizzare il suo nuovo potere, "la percezione della morte". In cambio però, lei dovrà aiutarla nel suo lavoro.
Quindi in questo episodio ci si concentra più sul passato e i rapporti fra i personaggi, Shiki e Touko in questo caso. E' uno di quegli episodi che in un certo qual modo sono tediosi, ma necessari per lo sviluppo e l'avanzare della trama.
Nonostante non succeda nulla di eclatante il comparto tecnico resta ai massimi livelli. Grafica, animazioni e musiche perfette. Ennesima ending ben riuscita.
In conclusione, potrà anche non essere stato spettacolare ma ha aggiunto altra carne al fuoco e molti particolari che prima ci erano oscuri. L'interesse rimane molto alto. Dovendo dare un giudizio sul singolo episodio, il mio voto è 6.
Quindi in questo episodio ci si concentra più sul passato e i rapporti fra i personaggi, Shiki e Touko in questo caso. E' uno di quegli episodi che in un certo qual modo sono tediosi, ma necessari per lo sviluppo e l'avanzare della trama.
Nonostante non succeda nulla di eclatante il comparto tecnico resta ai massimi livelli. Grafica, animazioni e musiche perfette. Ennesima ending ben riuscita.
In conclusione, potrà anche non essere stato spettacolare ma ha aggiunto altra carne al fuoco e molti particolari che prima ci erano oscuri. L'interesse rimane molto alto. Dovendo dare un giudizio sul singolo episodio, il mio voto è 6.
"Kara no kyoukai" arriva al suo quarto episodio e lo fa proponendo un nuovo viaggio nel passato, riprendendo a narrare la storia di Shiki e compagni, ripartendo da dove ci si era fermati alla fine del secondo episodio.
Shiki, dopo ben due anni passati in coma, finalmente si risveglia. E' costretta, però, a portare una benda davanti agli occhi in quanto, pur essendo perfettamente funzionanti, le immagini che questi percepiscono risultano essere distorte; in realtà non c'è nessun malfunzionamento del suo apparato visivo, ma la ragazza avrà acquisito un nuovo potere, ossia quello di "vedere la morte", il cui uso dovrà essere imparato un po' alla volta. A sostenerla in questa fase è Touko Aozaki che fa la sua apparizione sulla scena spacciandosi in primis per una logopedista e poi rivelando a Shiki la sua vera natura di stregone.
Questo episodio è molto meno movimentato degli altri e non propone grandi dilemmi filosofici o esistenziali; la convalescenza di Shiki diviene il pretesto per fare conoscere un po' meglio la figura di Touko Aozaki, che nei tre film precedenti appare senza dare alcuna spiegazione né riguardo le sue origini né riguardo la natura del rapporto che la lega ai due ragazzi con cui condivide il lavoro in agenzia. Anche su questo punto, dunque viene finalmente fatta un po' di chiarezza; tuttavia sono ancora tanti gli aspetti oscuri presenti nella vicenda: ultima della serie è la comparsa di un personaggio inedito su cui ancora nulla è dato sapere. Ciò a tutto vantaggio della narrazione che non perde mai interesse ma che, anzi, stimola la curiosità dello spettatore al punto da tenerlo incollato alla poltrona.
Il livello grafico di questo "Void Shrine" è come al solito superbo, e compensa la minore vivacità di una trama che tende a spegnersi qua e là rendendo quest'episodio come il meno spettacolare fra quelli finora visionati.
Ripeto, è molto difficile dare una valutazione episodio per episodio; tutte le serie, anche le più gettonate, hanno degli alti e bassi, spesso funzionali a una corretta rappresentazione della trama. Questi episodi "di collegamento" possono apparire, almeno in parte, noiosi, ma ciò è necessario affinché ogni aspetto della trama trovi la sua giusta collocazione.
In definitiva confermo la valutazione data ai precedenti capitoli di "Kara no Kyoukai", in quanto anche quest'episodio conferma tutte le mie impressioni su una serie che si sta dimostrando essere di buon livello. Resto, però, sempre in attesa di quella fatidica "scintilla" (fino a questo momento assente) capace di fare distinguere questo titolo rispetto alla massa.
Shiki, dopo ben due anni passati in coma, finalmente si risveglia. E' costretta, però, a portare una benda davanti agli occhi in quanto, pur essendo perfettamente funzionanti, le immagini che questi percepiscono risultano essere distorte; in realtà non c'è nessun malfunzionamento del suo apparato visivo, ma la ragazza avrà acquisito un nuovo potere, ossia quello di "vedere la morte", il cui uso dovrà essere imparato un po' alla volta. A sostenerla in questa fase è Touko Aozaki che fa la sua apparizione sulla scena spacciandosi in primis per una logopedista e poi rivelando a Shiki la sua vera natura di stregone.
Questo episodio è molto meno movimentato degli altri e non propone grandi dilemmi filosofici o esistenziali; la convalescenza di Shiki diviene il pretesto per fare conoscere un po' meglio la figura di Touko Aozaki, che nei tre film precedenti appare senza dare alcuna spiegazione né riguardo le sue origini né riguardo la natura del rapporto che la lega ai due ragazzi con cui condivide il lavoro in agenzia. Anche su questo punto, dunque viene finalmente fatta un po' di chiarezza; tuttavia sono ancora tanti gli aspetti oscuri presenti nella vicenda: ultima della serie è la comparsa di un personaggio inedito su cui ancora nulla è dato sapere. Ciò a tutto vantaggio della narrazione che non perde mai interesse ma che, anzi, stimola la curiosità dello spettatore al punto da tenerlo incollato alla poltrona.
Il livello grafico di questo "Void Shrine" è come al solito superbo, e compensa la minore vivacità di una trama che tende a spegnersi qua e là rendendo quest'episodio come il meno spettacolare fra quelli finora visionati.
Ripeto, è molto difficile dare una valutazione episodio per episodio; tutte le serie, anche le più gettonate, hanno degli alti e bassi, spesso funzionali a una corretta rappresentazione della trama. Questi episodi "di collegamento" possono apparire, almeno in parte, noiosi, ma ciò è necessario affinché ogni aspetto della trama trovi la sua giusta collocazione.
In definitiva confermo la valutazione data ai precedenti capitoli di "Kara no Kyoukai", in quanto anche quest'episodio conferma tutte le mie impressioni su una serie che si sta dimostrando essere di buon livello. Resto, però, sempre in attesa di quella fatidica "scintilla" (fino a questo momento assente) capace di fare distinguere questo titolo rispetto alla massa.
"Void Shrine" è il quarto film della saga di "Kara no Kyoukai" che si colloca cronologicamente subito dopo le vicende del secondo film.
Nei primi due film abbiamo assistito a un cambiamento di genere, il primo infatti possiamo definirlo come thriller paranormale mentre il secondo è puramente una storia d'amore.
Questo terzo film si colloca a metà tra i due dividendo letteralmente a metà la pellicola; nella prima parte prosegue la storia d'amore tra Kokuto che va a visitare Shiki all'ospedale (ci è finita dopo le vicende del secondo film, che ovviamente non spiego), mentre nella seconda parte riprende le caratteristiche che aveva nel primo episodio.
Shiki, dopo il risveglio, ha ottenuto il potere degli "occhi della morte" che le permettono di vedere la morte. La dottoressa Kouto le spiegherà come usarli se Shiki lavorerà per lei.
Grazie a questo potere Shiki riesce a vedere gli spiriti e quindi anche a ucciderli. Ora si spiega ciò che succede nel primo e nel terzo film, riuscendo a capire un po' meglio la storia.
La trama è piuttosto semplice, non è molto intricata ma è piacevole da seguire come del resto anche nei film precedenti.
Una cosa non riesco a spiegarmi: Shiki ha ammazzato sei persone, possibile che né Kokuto né Kouto se ne siano accorti? Kokuto la ama, ma non può sorvolare su ciò. Uscita dall'ospedale sono tutti felici e contenti ma a nessuno interessa se lo siano anche le famiglie di quei sei morti.
Sinceramente, in un anime così curato da molti punti di vista qualche rimorso o senso di giustizia ci sarebbe stato bene; a Kokuto non passa minimamente per la testa di chiamare la polizia...
Tralasciando questo piccolo difetto il resto scorre liscio come l'acqua.
La grafica è ancora una volta curatissima, i personaggi sono realizzati veramente bene e gli sfondi in CG sono altrettanto belli, conditi con dei colori cupi e tristi, in puro stile con il film.
Le musiche riprendono lo stile degli altri film, con toni leggeri e dolci in puro contrasto con la violenza e il sangue che scorrono a litri.
Concludendo, questo quarto film si attesta sui livelli del primo, è bello ma non bellissimo, ancora lontano dai livelli del secondo, per ora il migliore.
Nei primi due film abbiamo assistito a un cambiamento di genere, il primo infatti possiamo definirlo come thriller paranormale mentre il secondo è puramente una storia d'amore.
Questo terzo film si colloca a metà tra i due dividendo letteralmente a metà la pellicola; nella prima parte prosegue la storia d'amore tra Kokuto che va a visitare Shiki all'ospedale (ci è finita dopo le vicende del secondo film, che ovviamente non spiego), mentre nella seconda parte riprende le caratteristiche che aveva nel primo episodio.
Shiki, dopo il risveglio, ha ottenuto il potere degli "occhi della morte" che le permettono di vedere la morte. La dottoressa Kouto le spiegherà come usarli se Shiki lavorerà per lei.
Grazie a questo potere Shiki riesce a vedere gli spiriti e quindi anche a ucciderli. Ora si spiega ciò che succede nel primo e nel terzo film, riuscendo a capire un po' meglio la storia.
La trama è piuttosto semplice, non è molto intricata ma è piacevole da seguire come del resto anche nei film precedenti.
Una cosa non riesco a spiegarmi: Shiki ha ammazzato sei persone, possibile che né Kokuto né Kouto se ne siano accorti? Kokuto la ama, ma non può sorvolare su ciò. Uscita dall'ospedale sono tutti felici e contenti ma a nessuno interessa se lo siano anche le famiglie di quei sei morti.
Sinceramente, in un anime così curato da molti punti di vista qualche rimorso o senso di giustizia ci sarebbe stato bene; a Kokuto non passa minimamente per la testa di chiamare la polizia...
Tralasciando questo piccolo difetto il resto scorre liscio come l'acqua.
La grafica è ancora una volta curatissima, i personaggi sono realizzati veramente bene e gli sfondi in CG sono altrettanto belli, conditi con dei colori cupi e tristi, in puro stile con il film.
Le musiche riprendono lo stile degli altri film, con toni leggeri e dolci in puro contrasto con la violenza e il sangue che scorrono a litri.
Concludendo, questo quarto film si attesta sui livelli del primo, è bello ma non bellissimo, ancora lontano dai livelli del secondo, per ora il migliore.