Ride Back
“Ride Back” è un anime del 2009, dello studio Madhouse.
La storia inizia mostrandoci la nostra protagonista, ovvero Rin Ogata, una stella della danza classica, figlia di una famosissima ballerina, che purtroppo durante un’esibizione ha un grave infortunio, che le chiude definitivamente la carriera. I suoi genitori muoiono in un incidente, lasciando lei e suo fratello da soli con i nonni; Rin decide dopo il ritiro di iscriversi all'università, ma la passione per la danza le rimane sempre nel cuore. Un giorno, mentre si trova all'università e sta tornando verso casa, viene sorpresa da un nubifragio e decide di ripararsi nei pressi di un capannone; guardando dentro, vede una strana moto, il suo nome è Fuego, ed è una Ride Back (che dà il titolo all’opera), ovvero una moto trasformabile che diventa una specie di mecha, con due braccia e due gambe. Mentre è dentro il capannone, incontra Haruki Hishida, uno studente che fa parte del club dei Ride Back (il capannone è la sede del club), il quale spiega a Rin come funzionano le Ride Back e la invita a provarla; Rin trova un grande feeling con la moto. Haruki le chiede se vuole entrare a fare parte del club, e dice che il giorno dopo, col bel tempo, potrebbe fare un giro con Fuego, e lei accetta. Il giorno dopo Rin fa un giro con Fuego, ma avviene un problema: a causa di un errore della centralina della moto non riesce più a fermarla, allora Tenshirō Okakura, capo del club delle Ride Back, cerca di portarla in salvo, ma non ci riesce. Rin si sta dirigendo verso un precipizio, ma, usando delle tecniche da ballerina, riesce a far “volare” Fuego e ad atterrare senza danni per lei e per la moto. Rin è scossa dall'accaduto, ma capisce di avere molto feeling con la moto, e vuole continuare a guidarla, ma sia Tenshiro che Tamayo Kataoka (campionessa di Ride Back e altro membro del club) si oppongono, e quest’ultima decide di sfidarla: se Rin la batterà, lei potrà continuare a pilotare Ride Back e rimanere nel club, e persino partecipare alle gare. Dopo una sfida concitata, Rin riesce a battere Tamayo, e lei accetta questo fatto, vedendola come una degna rivale - anche se questa parte è molto tirata per i capelli e con molti cliché.
Nel frattempo in cui assistiamo a questi eventi, dobbiamo parlare di cosa succede nel mondo: l’opera è ambientata in un futuro prossimo al nostro (2025), ma con molte differenze geopolitiche. Esiste un gruppo paramilitare che sembra aver conquistato il mondo, grazie soprattutto a Ride Back di tipo militare, ma molte cose non vengono spiegate e sono molto forzate; il nome di questo gruppo è G.G.P., acronimo di Global Government Plan.
Esistono dei ribelli/terroristi che si oppongono a questa organizzazione; ora qualcuno potrebbe chiedersi cosa c’entrano dei ragazzi con vicende che riguardano politica, terrorismo, repressione ecc. Diciamo che gli eventi porteranno questi ragazzi e soprattutto Rin verso qualcosa più grande di loro.
Nell'opera una parte fondamentale della storia l’hanno le Ride Back: queste moto trasformabili verranno usate da moltissimi personaggi, non solo dalla protagonista, ma anche dai suoi alleati/amici e anche dagli antagonisti. Tali veicoli hanno molteplici usi, non solo come semplici mezzi di trasporto, ma anche come mezzi per la polizia e anche per l’esercito, per via della loro versatilità.
Tra la protagonista e la sua Ride Back “Fuego” si genererà un rapporto molto forte: lei porta al polso quello che noi oggi possiamo definire uno “smartwatch”, che si collega con la moto e che serve per l’accensione del veicolo. Fuego funge per la protagonista da sostituto per le gambe infortunate dall'incidente (lei non ha problemi a camminare o correre, ma non può più fare danza classica), infatti, sfruttando il fatto che le Ride Back possono stare su due gambe, lei le usa, per così dire, per danzare e volteggiare, per poter scappare e colpire i nemici, un po’ come fosse una specie di capoeira, anche se questa rimane sempre una cosa un po’ forzata.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il voto è positivo, ma bisogna fare delle precisazioni, soprattutto per quanto riguarda le animazioni: gli sfondi sono ben fatti, ma in alcune scene con le Ride Back soprattutto la CGI è un po’ legnosa, ma tutto sommato le animazioni vanno bene.
Le musiche sono ottime, soprattutto per quanto riguarda la colonna sonora e l’opening.
La caratterizzazione dei personaggi è così così, la protagonista Rin è ben fatta, e su di lei troviamo anche una profonda riflessione psicologica; purtroppo non si può dire lo stesso degli altri personaggi, molti di loro sono abbastanza anonimi, e molti altri sono proprio dei cliché viventi, quindi questo è un aspetto dolente della serie.
Uno dei maggiori punti dolenti della serie è la trama: all'inizio uno si aspetta un anime sullo sport, dato che inizia con la danza, e poi vediamo questi veicoli; poi, andando avanti, pensiamo appunto alle gare motociclistiche, ma, senza fare spoiler, dico che dopo qualche episodio muta tutto, e ci troviamo dentro complotti e terroristi.
In poche parole non si capisce bene cosa questa serie vuole essere, col risultato che non è né carne né pesce, un ibrido mal riuscito; sarebbe stato meglio puntare tutto su un genere o su un altro, anche perché non si capisce qual era lo scopo degli autori.
In conclusione, ritengo “Ride Back” una discreta serie d’azione, che intrattiene lo spettatore, se esso non ha molte aspettative e se punta alle scene d’azione soprattutto, dato che è anche corta, e la narrazione è abbastanza veloce tranne negli ultimi episodi, senza essere troppo pesante.
La storia inizia mostrandoci la nostra protagonista, ovvero Rin Ogata, una stella della danza classica, figlia di una famosissima ballerina, che purtroppo durante un’esibizione ha un grave infortunio, che le chiude definitivamente la carriera. I suoi genitori muoiono in un incidente, lasciando lei e suo fratello da soli con i nonni; Rin decide dopo il ritiro di iscriversi all'università, ma la passione per la danza le rimane sempre nel cuore. Un giorno, mentre si trova all'università e sta tornando verso casa, viene sorpresa da un nubifragio e decide di ripararsi nei pressi di un capannone; guardando dentro, vede una strana moto, il suo nome è Fuego, ed è una Ride Back (che dà il titolo all’opera), ovvero una moto trasformabile che diventa una specie di mecha, con due braccia e due gambe. Mentre è dentro il capannone, incontra Haruki Hishida, uno studente che fa parte del club dei Ride Back (il capannone è la sede del club), il quale spiega a Rin come funzionano le Ride Back e la invita a provarla; Rin trova un grande feeling con la moto. Haruki le chiede se vuole entrare a fare parte del club, e dice che il giorno dopo, col bel tempo, potrebbe fare un giro con Fuego, e lei accetta. Il giorno dopo Rin fa un giro con Fuego, ma avviene un problema: a causa di un errore della centralina della moto non riesce più a fermarla, allora Tenshirō Okakura, capo del club delle Ride Back, cerca di portarla in salvo, ma non ci riesce. Rin si sta dirigendo verso un precipizio, ma, usando delle tecniche da ballerina, riesce a far “volare” Fuego e ad atterrare senza danni per lei e per la moto. Rin è scossa dall'accaduto, ma capisce di avere molto feeling con la moto, e vuole continuare a guidarla, ma sia Tenshiro che Tamayo Kataoka (campionessa di Ride Back e altro membro del club) si oppongono, e quest’ultima decide di sfidarla: se Rin la batterà, lei potrà continuare a pilotare Ride Back e rimanere nel club, e persino partecipare alle gare. Dopo una sfida concitata, Rin riesce a battere Tamayo, e lei accetta questo fatto, vedendola come una degna rivale - anche se questa parte è molto tirata per i capelli e con molti cliché.
Nel frattempo in cui assistiamo a questi eventi, dobbiamo parlare di cosa succede nel mondo: l’opera è ambientata in un futuro prossimo al nostro (2025), ma con molte differenze geopolitiche. Esiste un gruppo paramilitare che sembra aver conquistato il mondo, grazie soprattutto a Ride Back di tipo militare, ma molte cose non vengono spiegate e sono molto forzate; il nome di questo gruppo è G.G.P., acronimo di Global Government Plan.
Esistono dei ribelli/terroristi che si oppongono a questa organizzazione; ora qualcuno potrebbe chiedersi cosa c’entrano dei ragazzi con vicende che riguardano politica, terrorismo, repressione ecc. Diciamo che gli eventi porteranno questi ragazzi e soprattutto Rin verso qualcosa più grande di loro.
Nell'opera una parte fondamentale della storia l’hanno le Ride Back: queste moto trasformabili verranno usate da moltissimi personaggi, non solo dalla protagonista, ma anche dai suoi alleati/amici e anche dagli antagonisti. Tali veicoli hanno molteplici usi, non solo come semplici mezzi di trasporto, ma anche come mezzi per la polizia e anche per l’esercito, per via della loro versatilità.
Tra la protagonista e la sua Ride Back “Fuego” si genererà un rapporto molto forte: lei porta al polso quello che noi oggi possiamo definire uno “smartwatch”, che si collega con la moto e che serve per l’accensione del veicolo. Fuego funge per la protagonista da sostituto per le gambe infortunate dall'incidente (lei non ha problemi a camminare o correre, ma non può più fare danza classica), infatti, sfruttando il fatto che le Ride Back possono stare su due gambe, lei le usa, per così dire, per danzare e volteggiare, per poter scappare e colpire i nemici, un po’ come fosse una specie di capoeira, anche se questa rimane sempre una cosa un po’ forzata.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il voto è positivo, ma bisogna fare delle precisazioni, soprattutto per quanto riguarda le animazioni: gli sfondi sono ben fatti, ma in alcune scene con le Ride Back soprattutto la CGI è un po’ legnosa, ma tutto sommato le animazioni vanno bene.
Le musiche sono ottime, soprattutto per quanto riguarda la colonna sonora e l’opening.
La caratterizzazione dei personaggi è così così, la protagonista Rin è ben fatta, e su di lei troviamo anche una profonda riflessione psicologica; purtroppo non si può dire lo stesso degli altri personaggi, molti di loro sono abbastanza anonimi, e molti altri sono proprio dei cliché viventi, quindi questo è un aspetto dolente della serie.
Uno dei maggiori punti dolenti della serie è la trama: all'inizio uno si aspetta un anime sullo sport, dato che inizia con la danza, e poi vediamo questi veicoli; poi, andando avanti, pensiamo appunto alle gare motociclistiche, ma, senza fare spoiler, dico che dopo qualche episodio muta tutto, e ci troviamo dentro complotti e terroristi.
In poche parole non si capisce bene cosa questa serie vuole essere, col risultato che non è né carne né pesce, un ibrido mal riuscito; sarebbe stato meglio puntare tutto su un genere o su un altro, anche perché non si capisce qual era lo scopo degli autori.
In conclusione, ritengo “Ride Back” una discreta serie d’azione, che intrattiene lo spettatore, se esso non ha molte aspettative e se punta alle scene d’azione soprattutto, dato che è anche corta, e la narrazione è abbastanza veloce tranne negli ultimi episodi, senza essere troppo pesante.
Sono stato attirato da "Ride Back" dal character design della protagonista Ogata Rin e dalla strana immagine in cui lei guida una strana motocicletta con le braccia, tutto molto sgraziato e spigoloso, segno di una ricerca di verosimiglianza con la realtà che è stata compiuta dal mecha designer. Questi due elementi da soli valgono la visione, anche se dopo qualche episodio iniziano i punti dolenti e un po' di delusione. "Ride Back" è realizzato molto bene sotto il profilo tecnico, ottimo è l'accompagnamento musicale, buono il character design della protagonista, interessante il mecha design.
I primi episodi danno l'idea di un anime su di una ragazza (Ogata Rin, ballerina figlia d'arte) che cerca un senso e uno stimolo da dare alla sua esistenza che rischia di rimanere sempre l'ombra della madre. Rin sembra trovare questo stimolo correndo con Fuego, una moto antropomorfa con le braccia, molto particolare e insolita, con la quale instaura un legame empatico dovuto alla sua predisposizione o talento naturale a pilotarla. Come sottofondo ai primi episodi tipicamente scolastici e alla conoscenza del club di ride back, vi sono notizie date dal telegiornale sul classico ipotetico futuro in cui è successo qualcosa, e qualcos'altro deve ancora accadere a causa di qualche organizzazione che ha usato una tecnologia avveniristica e si pone l'obiettivo di "pacificare" il mondo; questo sottofondo diverrà dominante nella seconda parte dell'anime. Tornando al club scolastico di ride back, ritengo sia un po' inverosimile, alta tecnologia alla portata di tutti, un po' troppo tirata per i capelli questa cosa, anche se una spiegazione viene data. Dal 4° episodio in poi l'anime prende una piega diversa e diventa qualcosa di diverso, forse troppo rispetto ai primi 3 episodi.
<b>Attenzione spoiler</b> Ammettiamolo, chi di noi se la sua amica è in pericolo trattenuta da dei terroristi all'interno di un palazzo circondato da forze militari di sicurezza, non inforcherebbe il suo fiammante motorino rosso (la Fuego!), guiderebbe come un pazzo per mezza città sopra alla linea della metropolitana, salterebbe un posto di blocco degli agenti, irromperebbe all'interno del palazzo rompendo una vetrata, salverebbe l'amica in pericolo che fortunatamente non era ostaggio, ma era solo nascosta in un camerino, e, dulcis in fundo, invece di dare spiegazione alla polizia della bravata ("ero in pensiero per la mia amica e ho combinato un casino"), si metterebbe a duellare con le forze dell'ordine, compiendo piroette, saltando come una cavalletta i posti di blocco, schivando i proiettili e, vedendosi braccata dalla polizia, invece di arrendersi si darebbe alla fuga aiutato pure da un terrorista? My God, ma questo è Tekkaman o una ragazza che fino a due giorni prima faceva la ballerina? Ebbene, non è Tekkaman né Ken l'aquila, è Ride back! <b>Fine spoiler</b>
Dall'episodio 4 in poi l'anime entra nel vivo, ma se solo l'episodio 4 appena riassunto fosse stato un po' meno forzato avrei un'opinione superiore di quest'anime che purtroppo non è né carne né pesce. Peccato per certe forzature, speravo meglio.
I primi episodi danno l'idea di un anime su di una ragazza (Ogata Rin, ballerina figlia d'arte) che cerca un senso e uno stimolo da dare alla sua esistenza che rischia di rimanere sempre l'ombra della madre. Rin sembra trovare questo stimolo correndo con Fuego, una moto antropomorfa con le braccia, molto particolare e insolita, con la quale instaura un legame empatico dovuto alla sua predisposizione o talento naturale a pilotarla. Come sottofondo ai primi episodi tipicamente scolastici e alla conoscenza del club di ride back, vi sono notizie date dal telegiornale sul classico ipotetico futuro in cui è successo qualcosa, e qualcos'altro deve ancora accadere a causa di qualche organizzazione che ha usato una tecnologia avveniristica e si pone l'obiettivo di "pacificare" il mondo; questo sottofondo diverrà dominante nella seconda parte dell'anime. Tornando al club scolastico di ride back, ritengo sia un po' inverosimile, alta tecnologia alla portata di tutti, un po' troppo tirata per i capelli questa cosa, anche se una spiegazione viene data. Dal 4° episodio in poi l'anime prende una piega diversa e diventa qualcosa di diverso, forse troppo rispetto ai primi 3 episodi.
<b>Attenzione spoiler</b> Ammettiamolo, chi di noi se la sua amica è in pericolo trattenuta da dei terroristi all'interno di un palazzo circondato da forze militari di sicurezza, non inforcherebbe il suo fiammante motorino rosso (la Fuego!), guiderebbe come un pazzo per mezza città sopra alla linea della metropolitana, salterebbe un posto di blocco degli agenti, irromperebbe all'interno del palazzo rompendo una vetrata, salverebbe l'amica in pericolo che fortunatamente non era ostaggio, ma era solo nascosta in un camerino, e, dulcis in fundo, invece di dare spiegazione alla polizia della bravata ("ero in pensiero per la mia amica e ho combinato un casino"), si metterebbe a duellare con le forze dell'ordine, compiendo piroette, saltando come una cavalletta i posti di blocco, schivando i proiettili e, vedendosi braccata dalla polizia, invece di arrendersi si darebbe alla fuga aiutato pure da un terrorista? My God, ma questo è Tekkaman o una ragazza che fino a due giorni prima faceva la ballerina? Ebbene, non è Tekkaman né Ken l'aquila, è Ride back! <b>Fine spoiler</b>
Dall'episodio 4 in poi l'anime entra nel vivo, ma se solo l'episodio 4 appena riassunto fosse stato un po' meno forzato avrei un'opinione superiore di quest'anime che purtroppo non è né carne né pesce. Peccato per certe forzature, speravo meglio.
Prodotto dallo studio Madhouse nel 2009, <i>Ride Back</i> è uno di quegli anime che fanno molta fatica a conquistarsi i favori del grande pubblico, un po' per via di propositi non troppo eclatanti, ma anche a causa di una certa superficialità. In termini scolastici, potremmo definire Ride Back come il classico "studente intelligente, ma che potrebbe dare di più". E, in effetti, gli autori di questa serie non avevano intenzioni banali, viste le tematiche verso le quali, giustamente, poggiavano le proprie speranze. Il problema fondamentale rimane il solito, condiviso con molte altre opere sottovalutate, vale a dire l'impossibilità di equilibrare e fondere insieme, con efficacia, tutti gli spunti presenti, purtroppo sprecati a conti fatti, per quanto validi possano essere. Partendo dalla consapevolezza che il titolo non riesca a collocarsi in un genere ben preciso, diventerebbe un'impresa ardua armonizzare il tutto, senza rischiare di compromettere né la trama, né i concetti in essa contenuti, col rischio di lasciare lo spettatore un po' perplesso. Purtroppo questa serie non rappresenta un'eccezione alla regola e, pur presentando elementi di ogni tipo (mecha, fantascienza, politica, terrorismo, sport), difetta d’insicurezza e di poca incisività. Si dà poco spazio "al sodo", lasciando spesso gli episodi in balìa dell'inconcludenza, a eccezione di qualche irruzione o colpo di scena particolari.
Poco incisivi sono, come le vicende, anche i personaggi che le contornano, già non molto agevolati dal chara-design piuttosto blando, ad esclusione, per fortuna, della figura più importante in scena, quella di Rin, protagonista bella, forte e carismatica.
La realizzazione tecnica è decisamente sotto gli standard cui Madhouse ci ha praticamente abituati, sebbene si parli di una produzione di recente annata. Certo, la computer grafica fa il suo lavoro, rendendo lampanti le scene d'azione, le sezioni di guida e gli inseguimenti in primis, ma la netta discrepanza con le animazioni restanti si nota molto.
La colonna sonora è molto, molto notevole, da lasciarci il segno: spazia dall'elettronica alla classica senza forzature, anzi, non capita una sola volta che si adatti male alle circostanze.
Sufficienza piena dunque, malgrado i difetti.
Poco incisivi sono, come le vicende, anche i personaggi che le contornano, già non molto agevolati dal chara-design piuttosto blando, ad esclusione, per fortuna, della figura più importante in scena, quella di Rin, protagonista bella, forte e carismatica.
La realizzazione tecnica è decisamente sotto gli standard cui Madhouse ci ha praticamente abituati, sebbene si parli di una produzione di recente annata. Certo, la computer grafica fa il suo lavoro, rendendo lampanti le scene d'azione, le sezioni di guida e gli inseguimenti in primis, ma la netta discrepanza con le animazioni restanti si nota molto.
La colonna sonora è molto, molto notevole, da lasciarci il segno: spazia dall'elettronica alla classica senza forzature, anzi, non capita una sola volta che si adatti male alle circostanze.
Sufficienza piena dunque, malgrado i difetti.
Appena finito di visionare questa serie ed eccomi qua a recensirla. Beh, che dire, sinceramente mi aspettavo molto di più. Dai trailer e dalle informazioni che avevo mi immaginavo tutta un'altra storia, sicuramente più movimentata e appassionante, purtroppo però non è stato cosi. In generale le varie vicende non mi hanno coinvolto e la visione dei vari episodi è stata spinta solo dalla voglia di scoprire perlomeno qualche svolta nella trama, che però, arrivando alla conclusione, si è rilevata abbastanza piatta e lineare, senza grandi colpi di scena.
Ogata Rin è una giovane e bella ragazza liceale, esperta nella danza, che ha ereditato la sua enorme passione dalla madre, campionessa a livello mondiale di ballo. Un giorno durante un'esibizione, un piccolo errore gli causa un grave infortunio alla caviglia per il quale Rin è costretta ad abbandonare il suo sogno. Passati alcuni mesi, durante una giornata di pioggia, Rin trova rifugio all'interno di un capannone. Incuriosita da un mezzo apparentemente insolito, viene a conoscenza di un gruppo di giovani appassionati di corse su due ruote, i cosiddetti "Ride Back", una sorta di ibrido tra una motocicletta e un mecha. Le viene fatto provare un prototipo di nome "Fuego", grazie al quale sembra trovarsi talmente a suo agio da compiere straordinarie acrobazie. Di fronte a tutto ciò i membri del club gli propongono di unirsi a loro. Inizialmente Rin sembra essere un po' titubante ma qualcosa da quando è salita su Fuego è cambiato: sente che in qualche modo può ancora "danzare" e forse il suo sogno non è ancora svanito.
Tecnicamente parlando, Ride Back è uno spettacolo vero e proprio, con disegni eccezionali, fondali magnificamente dettagliati e intrisi di moltissimi particolari, il tutto gestito da un'animazione di alto livello.
Forse in alcuni punti la computer grafica è un po' troppo invasiva, sopratutto nelle scene di corsa, causando un divario troppo accentuato tra i Ride Back e i fondali. Le musiche sono belle, con un'opening che regna su tutto, dando veramente un senso di carica bestiale.
Concludendo, più del 7 non riesco a dargli, anche se comunque in generale la serie risulta carina e gradevole. Peccato, perché se il tutto fosse stato gestito in maniera differente si sarebbero potuti ottenere risultati sicuramente migliori.
Ogata Rin è una giovane e bella ragazza liceale, esperta nella danza, che ha ereditato la sua enorme passione dalla madre, campionessa a livello mondiale di ballo. Un giorno durante un'esibizione, un piccolo errore gli causa un grave infortunio alla caviglia per il quale Rin è costretta ad abbandonare il suo sogno. Passati alcuni mesi, durante una giornata di pioggia, Rin trova rifugio all'interno di un capannone. Incuriosita da un mezzo apparentemente insolito, viene a conoscenza di un gruppo di giovani appassionati di corse su due ruote, i cosiddetti "Ride Back", una sorta di ibrido tra una motocicletta e un mecha. Le viene fatto provare un prototipo di nome "Fuego", grazie al quale sembra trovarsi talmente a suo agio da compiere straordinarie acrobazie. Di fronte a tutto ciò i membri del club gli propongono di unirsi a loro. Inizialmente Rin sembra essere un po' titubante ma qualcosa da quando è salita su Fuego è cambiato: sente che in qualche modo può ancora "danzare" e forse il suo sogno non è ancora svanito.
Tecnicamente parlando, Ride Back è uno spettacolo vero e proprio, con disegni eccezionali, fondali magnificamente dettagliati e intrisi di moltissimi particolari, il tutto gestito da un'animazione di alto livello.
Forse in alcuni punti la computer grafica è un po' troppo invasiva, sopratutto nelle scene di corsa, causando un divario troppo accentuato tra i Ride Back e i fondali. Le musiche sono belle, con un'opening che regna su tutto, dando veramente un senso di carica bestiale.
Concludendo, più del 7 non riesco a dargli, anche se comunque in generale la serie risulta carina e gradevole. Peccato, perché se il tutto fosse stato gestito in maniera differente si sarebbero potuti ottenere risultati sicuramente migliori.
Ride Back è una serie un po' strana, che spazia tra vari argomenti, e finisce per essere nè carne, nè pesce.
Parte con un balletto di danza classica, passa poi ad un'ambientazione studentesca e sembra trasformarsi in un titolo di gare automobilistiche (in questo caso, di Rideback). Si passa poi alla politica e al terrorismo, argomentazione questa che rimane la principale, anche se tutti gli intrighi vengono visti in modo un po' distaccato e senza eccessivi approfondimenti. Sono quindi offerte alcune sequenze di azione, e parecchia introspezione dello stato d'animo della protagonista, che si trova coinvolta in qualcosa più grande di lei.
Ride Back parte molto bene, continua in modo un po' incerto, e termina in modo solo discreto. Tirando le somme, lo trovo un titolo di medio livello, che si lascia ben vedere, ma che non risulta nè particolarmente ispirato, nè innovativo. Anche a livello di ritmo, lo trovo mal strutturato: sebbene la serie sia breve, solo 12 episodi, e proponga molta carne al fuoco, rallenta in modo eccessivo nella parte finale, arrivando lunga verso alla fine, dove viene a mancare quell'azione e quel patos che attendevo, che si concentra in circa mezzo episodio. Troppo poco dal mio punto di vista, considerando anche una fine un po' troppo all'acqua di rose. L'unico evento drammatico risulta prevedibile, mentre alcune personaggi interessanti non vengono adeguatamente sviluppati.
Dal punto di vista tecnico la serie offre un ottimo character design e i Ride Back sono davvero una bella trovata, realizzati in modo molto accattivante. Le musiche non sono nulla di speciale, così come le animazioni, molto ben sfruttate dalla regia, ma non particolarmente ben fatte.
La trama racconta l'avventura di un astro nascente della danza classica, figlia di una famosissima ballerina morta in un tragico incidente. Obbligata a lasciare la sua passione trova in un club scolastico la sua strada: prova un Ride Back e si dimostra incredibilmente dotata, inizia a fare delle gare, ma a seguito di un attentato terroristico si trova coinvolta in qualcosa di pericoloso e diventa sua malgrado simbolo di una libertà che la società moderna non riesce più a garantire.
L'ambientazione fantascientifica è piuttosto prossima al nostro presente, sebbene tra gli stati ci siano ben altri equilibri.
Mi aspettavo qualcosa di più, viste le premesse iniziali.
Peccato.
Parte con un balletto di danza classica, passa poi ad un'ambientazione studentesca e sembra trasformarsi in un titolo di gare automobilistiche (in questo caso, di Rideback). Si passa poi alla politica e al terrorismo, argomentazione questa che rimane la principale, anche se tutti gli intrighi vengono visti in modo un po' distaccato e senza eccessivi approfondimenti. Sono quindi offerte alcune sequenze di azione, e parecchia introspezione dello stato d'animo della protagonista, che si trova coinvolta in qualcosa più grande di lei.
Ride Back parte molto bene, continua in modo un po' incerto, e termina in modo solo discreto. Tirando le somme, lo trovo un titolo di medio livello, che si lascia ben vedere, ma che non risulta nè particolarmente ispirato, nè innovativo. Anche a livello di ritmo, lo trovo mal strutturato: sebbene la serie sia breve, solo 12 episodi, e proponga molta carne al fuoco, rallenta in modo eccessivo nella parte finale, arrivando lunga verso alla fine, dove viene a mancare quell'azione e quel patos che attendevo, che si concentra in circa mezzo episodio. Troppo poco dal mio punto di vista, considerando anche una fine un po' troppo all'acqua di rose. L'unico evento drammatico risulta prevedibile, mentre alcune personaggi interessanti non vengono adeguatamente sviluppati.
Dal punto di vista tecnico la serie offre un ottimo character design e i Ride Back sono davvero una bella trovata, realizzati in modo molto accattivante. Le musiche non sono nulla di speciale, così come le animazioni, molto ben sfruttate dalla regia, ma non particolarmente ben fatte.
La trama racconta l'avventura di un astro nascente della danza classica, figlia di una famosissima ballerina morta in un tragico incidente. Obbligata a lasciare la sua passione trova in un club scolastico la sua strada: prova un Ride Back e si dimostra incredibilmente dotata, inizia a fare delle gare, ma a seguito di un attentato terroristico si trova coinvolta in qualcosa di pericoloso e diventa sua malgrado simbolo di una libertà che la società moderna non riesce più a garantire.
L'ambientazione fantascientifica è piuttosto prossima al nostro presente, sebbene tra gli stati ci siano ben altri equilibri.
Mi aspettavo qualcosa di più, viste le premesse iniziali.
Peccato.
Attenzione, qualche spoiler (ma nulla di che)
Ero in cerca di una serie d’azione godibile, disimpegnata e non troppo lunga e le numerose lodi che ho trovato in rete mi hanno spinto verso questo Rideback, anime di 12 episodi targato Madhouse la cui protagonista è Rin Ogata, ex ballerina che scopre di avere un innato talento nel guidare le futuristiche moto del titolo, talento che attirerà l’attenzione di molte persone, non tutte interessate da un punto di vista sportivo.
Ebbene, la serie è effettivamente corta e non impegnativa - anche se è evidente il tentativo, fallito alla grande, di dare spessore con l’introduzione di tematiche sociali -, ma il divertimento e l’interesse che ho provato durante la visione sono prossimi allo zero. Oltre a essere molto noioso (probabilmente l’avrei interrotto prima della fine se gli episodi fossero stati 24 invece di 12), questo anime mi ha dato la netta sensazione di non avere affatto le idee chiare su dove volesse andare a parare.
La prima puntata non è che l’ennesima rielaborazione di uno dei più abusati cliché dell’animazione giapponese: la protagonista, che inizialmente manco sa cosa sia un Rideback (anche se un paio di puntate dopo le sovviene di avere un fratellino fanatico di tali veicoli...), si ritrova per caso a pilotarne uno, scoprendo così di avere un eccezionale talento per questo sport. Come partenza non è il massimo, tuttavia poteva essere interessante analizzare la psicologia di un’atleta che, dopo aver dovuto abbandonare la sua disciplina, ne scopre una nuova.
Purtroppo il mio già scarso entusiasmo diminuisce ulteriormente con i due episodi successivi, che abbandonano quest’unico spunto decente continuando invece a proporci un concentrato di stereotipi del genere sportivo: la nostra eroina trova un’amica/rivale (naturalmente bionda, bella e di buona famiglia oltre che fortissima), si lascia sfidare e riesce pure a tenerle testa, dopodiché si passa direttamente alle gare ufficiali con tanto di rimonte miracolose. Il tutto mentre sullo sfondo incominciano a prendere corpo intrighi e complotti politici che sembrano non c’entrare nulla col resto.
Fino a qui, l’impressione è di stare guardando qualcosa di decisamente banale: ogni avvenimento è estremamente prevedibile, le sfide coi Rideback sono tutto meno che esaltanti, inoltre, nonostante i co-protagonisti si ostinino a dire il contrario, Rin non dimostra affatto di avere una personalità forte e apprezzabile.
Tutto cambia con l’episodio 4: da qui in poi gli aspetti sportivi vengono completamente messi da parte in favore di una pasticciatissima vicenda fantapolitica a base di regimi autoritari, terroristi e scontri con la polizia. Ed è proprio a questo punto che la mia noia si trasforma in perplessità.
Ve lo dirò chiaramente: alla fine non sono mica riuscita a capire quali scopi questo anime si prefiggesse, ma, qualsiasi essi fossero, sono abbastanza sicura che non siano stati raggiunti.
Rideback parte come il più banale degli sportivi, per poi cambiare rotta e diventare… cosa?
Una serie in cui l’azione fa da padrona, in cui tutto ciò che accade è un mero pretesto per parlare dei Rideback e vederli all’opera?
Questo spiegherebbe la superficialità con cui viene gestita la trama e perché tali mezzi sembrino essere il centro dell’universo, ma in ogni caso ci sono troppi tempi morti per un titolo d’azione e le scene movimentate, oltre a non essere molte, non sono particolarmente coinvolgenti (qualche sgommata e un bel po’ di ralenti).
E se mi sbagliassi, se l’aspetto principale fosse invece la vicenda politica e le riflessioni che dovrebbe ispirare?
Beh, in questo caso la stroncatura è doppiamente giustificata! Mi spiace, ma se si vuole affrontare certi argomenti con serietà non si può mettere in piedi uno scenario socio-politico ridicolo anche per un action movie di serie B e gestirlo in maniera ancora più assurda! C’è ‘sto GGP che prende e perde il potere così, in 10 secondi perché la trama lo richiede, il ridicolissimo cattivone sembra uscito direttamente da un qualche vecchio film con Chuck Norris (gli mancava solo una svastica tatuata da qualche parte e una maglietta con scritto “Evil”), militari con la mira e l’intelligenza di un criceto, squadroni invincibili che si fanno disintegrare dalle piroette di una ragazzina… Con tutto il rispetto, mi sa che in un contesto tanto banale certi temi li può vedere solo chi vuol vederli a tutti i costi, a me non basta sentir pronunciare a caso parole come "terrorismo" o "repressione" per dire che si sono affrontate certe tematiche.
Ma forse sto di nuovo sbagliando: visto il ritmo lento di molti passaggi e i momenti di introspezione, questo anime puntava sull’approfondimento psicologico!
Già, ma in questo caso sarebbero serviti personaggi ben caratterizzati, non gente dalla personalità appena abbozzata e spesso senza motivazioni né scopi (non saprei nemmeno dire quali fossero i personaggi principali e quali i secondari!), e nemmeno la protagonista, lo ripeto, mi è sembrata molto interessante da un punto di vista psicologico, dopo un po' le sue riflessioni iniziano ad essere monotone - cara Rin, abbiamo capito che Fuego t’attizza perché sostituisce le tue gambe infortunate e che avevi paura di non riuscire a superare tua madre, quante volte ce lo devi ripetere?
Insomma, per farla breve questa mi pare la tipica serie né carne né pesce, che non sapendo quali spunti approfondire tra i molti che ha a disposizione prova a portarli avanti tutti, finendo col non trattarne nessuno in maniera soddisfacente e risultando quindi deludente sotto qualunque punto di vista la si voglia considerare.
Anche tecnicamente non c’è da gridare al miracolo. La CG è ben integrata, ne convengo, ed è animato benino, ma il design dei personaggi, a parte forse quello di Tamayo, non è un granché, mentre la colonna sonora alterna buoni brani ad altri piuttosto insignificanti. Bocciate le noiosissime sigle, che ho regolarmente skippato dalla terza puntata in avanti.
In definitiva, una serie poco riuscita e altrettanto poco convincente che ben presto nessuno ricorderà, non la consiglierei né per riflettere né come svago.
Io a dire il vero la sto già dimenticando: rileggendo il commento mi sono accorta di aver scritto “Ran” invece di “Rin” in ben due occasioni!
Ero in cerca di una serie d’azione godibile, disimpegnata e non troppo lunga e le numerose lodi che ho trovato in rete mi hanno spinto verso questo Rideback, anime di 12 episodi targato Madhouse la cui protagonista è Rin Ogata, ex ballerina che scopre di avere un innato talento nel guidare le futuristiche moto del titolo, talento che attirerà l’attenzione di molte persone, non tutte interessate da un punto di vista sportivo.
Ebbene, la serie è effettivamente corta e non impegnativa - anche se è evidente il tentativo, fallito alla grande, di dare spessore con l’introduzione di tematiche sociali -, ma il divertimento e l’interesse che ho provato durante la visione sono prossimi allo zero. Oltre a essere molto noioso (probabilmente l’avrei interrotto prima della fine se gli episodi fossero stati 24 invece di 12), questo anime mi ha dato la netta sensazione di non avere affatto le idee chiare su dove volesse andare a parare.
La prima puntata non è che l’ennesima rielaborazione di uno dei più abusati cliché dell’animazione giapponese: la protagonista, che inizialmente manco sa cosa sia un Rideback (anche se un paio di puntate dopo le sovviene di avere un fratellino fanatico di tali veicoli...), si ritrova per caso a pilotarne uno, scoprendo così di avere un eccezionale talento per questo sport. Come partenza non è il massimo, tuttavia poteva essere interessante analizzare la psicologia di un’atleta che, dopo aver dovuto abbandonare la sua disciplina, ne scopre una nuova.
Purtroppo il mio già scarso entusiasmo diminuisce ulteriormente con i due episodi successivi, che abbandonano quest’unico spunto decente continuando invece a proporci un concentrato di stereotipi del genere sportivo: la nostra eroina trova un’amica/rivale (naturalmente bionda, bella e di buona famiglia oltre che fortissima), si lascia sfidare e riesce pure a tenerle testa, dopodiché si passa direttamente alle gare ufficiali con tanto di rimonte miracolose. Il tutto mentre sullo sfondo incominciano a prendere corpo intrighi e complotti politici che sembrano non c’entrare nulla col resto.
Fino a qui, l’impressione è di stare guardando qualcosa di decisamente banale: ogni avvenimento è estremamente prevedibile, le sfide coi Rideback sono tutto meno che esaltanti, inoltre, nonostante i co-protagonisti si ostinino a dire il contrario, Rin non dimostra affatto di avere una personalità forte e apprezzabile.
Tutto cambia con l’episodio 4: da qui in poi gli aspetti sportivi vengono completamente messi da parte in favore di una pasticciatissima vicenda fantapolitica a base di regimi autoritari, terroristi e scontri con la polizia. Ed è proprio a questo punto che la mia noia si trasforma in perplessità.
Ve lo dirò chiaramente: alla fine non sono mica riuscita a capire quali scopi questo anime si prefiggesse, ma, qualsiasi essi fossero, sono abbastanza sicura che non siano stati raggiunti.
Rideback parte come il più banale degli sportivi, per poi cambiare rotta e diventare… cosa?
Una serie in cui l’azione fa da padrona, in cui tutto ciò che accade è un mero pretesto per parlare dei Rideback e vederli all’opera?
Questo spiegherebbe la superficialità con cui viene gestita la trama e perché tali mezzi sembrino essere il centro dell’universo, ma in ogni caso ci sono troppi tempi morti per un titolo d’azione e le scene movimentate, oltre a non essere molte, non sono particolarmente coinvolgenti (qualche sgommata e un bel po’ di ralenti).
E se mi sbagliassi, se l’aspetto principale fosse invece la vicenda politica e le riflessioni che dovrebbe ispirare?
Beh, in questo caso la stroncatura è doppiamente giustificata! Mi spiace, ma se si vuole affrontare certi argomenti con serietà non si può mettere in piedi uno scenario socio-politico ridicolo anche per un action movie di serie B e gestirlo in maniera ancora più assurda! C’è ‘sto GGP che prende e perde il potere così, in 10 secondi perché la trama lo richiede, il ridicolissimo cattivone sembra uscito direttamente da un qualche vecchio film con Chuck Norris (gli mancava solo una svastica tatuata da qualche parte e una maglietta con scritto “Evil”), militari con la mira e l’intelligenza di un criceto, squadroni invincibili che si fanno disintegrare dalle piroette di una ragazzina… Con tutto il rispetto, mi sa che in un contesto tanto banale certi temi li può vedere solo chi vuol vederli a tutti i costi, a me non basta sentir pronunciare a caso parole come "terrorismo" o "repressione" per dire che si sono affrontate certe tematiche.
Ma forse sto di nuovo sbagliando: visto il ritmo lento di molti passaggi e i momenti di introspezione, questo anime puntava sull’approfondimento psicologico!
Già, ma in questo caso sarebbero serviti personaggi ben caratterizzati, non gente dalla personalità appena abbozzata e spesso senza motivazioni né scopi (non saprei nemmeno dire quali fossero i personaggi principali e quali i secondari!), e nemmeno la protagonista, lo ripeto, mi è sembrata molto interessante da un punto di vista psicologico, dopo un po' le sue riflessioni iniziano ad essere monotone - cara Rin, abbiamo capito che Fuego t’attizza perché sostituisce le tue gambe infortunate e che avevi paura di non riuscire a superare tua madre, quante volte ce lo devi ripetere?
Insomma, per farla breve questa mi pare la tipica serie né carne né pesce, che non sapendo quali spunti approfondire tra i molti che ha a disposizione prova a portarli avanti tutti, finendo col non trattarne nessuno in maniera soddisfacente e risultando quindi deludente sotto qualunque punto di vista la si voglia considerare.
Anche tecnicamente non c’è da gridare al miracolo. La CG è ben integrata, ne convengo, ed è animato benino, ma il design dei personaggi, a parte forse quello di Tamayo, non è un granché, mentre la colonna sonora alterna buoni brani ad altri piuttosto insignificanti. Bocciate le noiosissime sigle, che ho regolarmente skippato dalla terza puntata in avanti.
In definitiva, una serie poco riuscita e altrettanto poco convincente che ben presto nessuno ricorderà, non la consiglierei né per riflettere né come svago.
Io a dire il vero la sto già dimenticando: rileggendo il commento mi sono accorta di aver scritto “Ran” invece di “Rin” in ben due occasioni!
Una nuova stella splende nel firmamento degli anime. Rideback, un manga di Tetsuro Kasahara, animato dalla Madhouse per la regia di Atsushi Takahashi , che debutta come regista dell’intera serie dopo aver firmato alcune puntate di Paranoia Agent.
Rin Ogata, una delle più promettenti ballerine del mondo, lascia per sempre il palcoscenico dopo un infortunio. Si iscrive quindi con Shouko, l’amica del cuore, all’università dove incontra per caso il club di Rideback (una sorta di mecha-moto) e si lascia convincere a pilotare uno dei bolidi. L’amore che scaturisce per la macchina è immenso, tanto che a Rin, pilotandola, sembra quasi di tornare a ballare. Ma una minaccia alla tranquilla vita del campus incombe all’orizzonte. L’organizzazione paramilitare GGP si è impadronita del mondo, dislocando sue cellule in tutti i governi e le autorità di polizia. Un nucleo di rivoltosi si oppone con fermezza a questo regime…
Insomma, un anime che parla di motori, di politica e del rapporto che ha l’uomo con coloro che lo comandano. Il fatto che il comandante del GGP sfrutti i media bollando come “terroristi” tutti coloro che osano opporsi ai suoi piani e come “operazioni di sicurezza” gli atti volti a far tacere queste cellule rivoltose suona tremendamente attuale. Questo è Rideback, con le sue disquisizioni morali e politiche questo anime spinge lo spettatore a riflettere. Due domande permeano l’intera produzione : Fino a che punto siamo disposti a sacrificare la nostra libertà in virtù della sicurezza? E poi ancora, questa sicurezza paventata da chi comanda è realmente tale o solo un teatrale meccanismo ben oliato per mettere a tacere le opposizioni? Una cosa è certa e Rideback la evidenzia sin dall’inizio : un discreto controllo mediatico permette di far passare chiunque come una minaccia. I toni truci usati dai giornalisti : “terroristi”, “assassini”, “ricercati” mostra senza ombra di volto di un potere che, per continuare a restare tale, ha bisogno di maschere e illusioni. La trasparenza, che tanto si augurano i popoli nei confronti dei loro governi, è sostituita da uno spettacolo pirotecnico mediatico, volto ad abbagliare gli occhi e confondere le menti.
Nonostante il tema mecha sia ormai trito e ritrito, nonostante sia difficile trarne degli spunti originali, Rideback fa leva non sull’originalità della tecnologia (ambientato nel 2029 questa è poco diversa dalla nostra) ma sul messaggio politico intrinseco alla storia. Rin, la protagonista, mediterà spesso su quanto le sue azioni possano essere determinanti ed evidenzia come l’agire di un singolo può smuovere montagne. Per questo Rideback , oltre che attuale è davvero credibile. Una bellissima storia, ambientata in un futuro non troppo lontano che paventa un possibile scenario di ciò che potrà essere.
Il disegno è sublime. Parecchio di ciò che si vede è affidato alla computer grafica, ma paesaggi, luci e colori sono davvero stupendi. I personaggi sono tutti ben disegnati, caratterizzati, unici. Grande rilievo è dato anche al paesaggio in movimento, mentre i Rideback sfrecciano veloci il paesaggio, le luci e i colori ruotano, mutano, cambiano forma, in una prospettiva reale e credibile.
In sostanza un titolo davvero imperdibile, che spinge a riflettere e che merita sicuramenete più visibilità. Dieci.
Rin Ogata, una delle più promettenti ballerine del mondo, lascia per sempre il palcoscenico dopo un infortunio. Si iscrive quindi con Shouko, l’amica del cuore, all’università dove incontra per caso il club di Rideback (una sorta di mecha-moto) e si lascia convincere a pilotare uno dei bolidi. L’amore che scaturisce per la macchina è immenso, tanto che a Rin, pilotandola, sembra quasi di tornare a ballare. Ma una minaccia alla tranquilla vita del campus incombe all’orizzonte. L’organizzazione paramilitare GGP si è impadronita del mondo, dislocando sue cellule in tutti i governi e le autorità di polizia. Un nucleo di rivoltosi si oppone con fermezza a questo regime…
Insomma, un anime che parla di motori, di politica e del rapporto che ha l’uomo con coloro che lo comandano. Il fatto che il comandante del GGP sfrutti i media bollando come “terroristi” tutti coloro che osano opporsi ai suoi piani e come “operazioni di sicurezza” gli atti volti a far tacere queste cellule rivoltose suona tremendamente attuale. Questo è Rideback, con le sue disquisizioni morali e politiche questo anime spinge lo spettatore a riflettere. Due domande permeano l’intera produzione : Fino a che punto siamo disposti a sacrificare la nostra libertà in virtù della sicurezza? E poi ancora, questa sicurezza paventata da chi comanda è realmente tale o solo un teatrale meccanismo ben oliato per mettere a tacere le opposizioni? Una cosa è certa e Rideback la evidenzia sin dall’inizio : un discreto controllo mediatico permette di far passare chiunque come una minaccia. I toni truci usati dai giornalisti : “terroristi”, “assassini”, “ricercati” mostra senza ombra di volto di un potere che, per continuare a restare tale, ha bisogno di maschere e illusioni. La trasparenza, che tanto si augurano i popoli nei confronti dei loro governi, è sostituita da uno spettacolo pirotecnico mediatico, volto ad abbagliare gli occhi e confondere le menti.
Nonostante il tema mecha sia ormai trito e ritrito, nonostante sia difficile trarne degli spunti originali, Rideback fa leva non sull’originalità della tecnologia (ambientato nel 2029 questa è poco diversa dalla nostra) ma sul messaggio politico intrinseco alla storia. Rin, la protagonista, mediterà spesso su quanto le sue azioni possano essere determinanti ed evidenzia come l’agire di un singolo può smuovere montagne. Per questo Rideback , oltre che attuale è davvero credibile. Una bellissima storia, ambientata in un futuro non troppo lontano che paventa un possibile scenario di ciò che potrà essere.
Il disegno è sublime. Parecchio di ciò che si vede è affidato alla computer grafica, ma paesaggi, luci e colori sono davvero stupendi. I personaggi sono tutti ben disegnati, caratterizzati, unici. Grande rilievo è dato anche al paesaggio in movimento, mentre i Rideback sfrecciano veloci il paesaggio, le luci e i colori ruotano, mutano, cambiano forma, in una prospettiva reale e credibile.
In sostanza un titolo davvero imperdibile, che spinge a riflettere e che merita sicuramenete più visibilità. Dieci.
Serie fresca-fresca di inizio 2009, che piacerà a tutti i fan sentimentali di pupe e moto. Ma moto decisamente avveniristiche, simil transformer, con un design computerizzato ipersportivo e dalle prestazioni fuori dal comune. A ritrovarsi in sella a uno di ’sti bestioni è Rin Ogata, ex ballerina che ha mollato la sua passione – la danza classica – per un infortunio (brutta cosa, per chi ci è passato), e che in un giorno di pioggia si va a riparare dentro il capannone dei fanatici dei Ride Back, finendo per entrare a far parte del club comandato da tale Goblin – un body-builder con gli occhietti da talpa. Così inizialmente la nostra protagonista ritroverà il sorriso saltellando allegramente per la città a cavallo di Fuego (il Ride Back fuori serie che l’ha stregata), e successivamente verrà coinvolta nelle tensioni fantapolitiche fra il GGP (Governo dei Generali Pazzi. Ovvero: Il mondo è nostro) e i terroristi che lo avversano. E da qui inizieranno casini su casini che faranno versare un sacco di lacrime e tanto sangue e porteranno a cataste di morti ammazzati, introducendo tra le altre cose personaggi più o meno secondari che arricchiranno la vicenda con un sacco di tett… ehm, pardon, con delle presenza femminili di peso e delle figure maschili più o meno psicopatiche.
Visivamente parlando siamo su livelli discreti, con i pregi (colori e luci brillanti) e i difetti (animazioni legnose e disegni angolosi e rigidi) tipici delle serie Madhaouse, e con la CG utilizzata per i velivoli abbastanza ben curata e ricca di particolari e riflessi metallici. Carine le musiche e soprattutto molto belli alcuni pezzi stile dance fine anni ’90 (quanto ci piaceva… quanta nostalgia) che risultano decisamente ispirati.
Ora, la storia in sé è piuttosto risibile, dato che la futura situazione politica globale messa in scena è del tutto irrealistica, e gli sviluppi di governo che viene ad assumere sono assolutamente assurdi (una castrazione della libertà mondiale da parte di un nuovo Reich? Un esercito che sconfigge gli Usa e poi si fa battere da quattro gatti di terroristi sbandati? E tutto il popolo, i media e i governi del pianeta che non fanno niente?). Tuttavia, malgrado questo, i personaggi sono piuttosto ben delineati e affrontano con i loro caratteri peculiari le situazioni in cui restano coinvolti, maturando in modo coerente e non del tutto scontato ed effettuando delle scelte sempre conformi a quelle che sono le loro personalità. In particolare Rin si discosta da quelli che potevano essere i canonici sentimenti di rancore (anche giustificato), mostrando un senso di responsabilità che a tratti sfocia anche in complessi di colpevolezza, e rivelandosi non la tipica studentessa piagnucolosa ma una ragazza decisa e a tratti anche forte. Magari se avessero lasciato perdere tutta la questione dell’oppressione sociale (davvero una forzatura sconclusionata) e si fossero concentrati sulla riflessione riguardo alle diverse possibilità d’applicazione offerte dai Ride Back, e alla scoperta della gioia di guidare di Rin, sarebbe stato decisamente meglio. Ma tutto sommato non dispiace e risulta anche emotivamente coinvolgente.
Visivamente parlando siamo su livelli discreti, con i pregi (colori e luci brillanti) e i difetti (animazioni legnose e disegni angolosi e rigidi) tipici delle serie Madhaouse, e con la CG utilizzata per i velivoli abbastanza ben curata e ricca di particolari e riflessi metallici. Carine le musiche e soprattutto molto belli alcuni pezzi stile dance fine anni ’90 (quanto ci piaceva… quanta nostalgia) che risultano decisamente ispirati.
Ora, la storia in sé è piuttosto risibile, dato che la futura situazione politica globale messa in scena è del tutto irrealistica, e gli sviluppi di governo che viene ad assumere sono assolutamente assurdi (una castrazione della libertà mondiale da parte di un nuovo Reich? Un esercito che sconfigge gli Usa e poi si fa battere da quattro gatti di terroristi sbandati? E tutto il popolo, i media e i governi del pianeta che non fanno niente?). Tuttavia, malgrado questo, i personaggi sono piuttosto ben delineati e affrontano con i loro caratteri peculiari le situazioni in cui restano coinvolti, maturando in modo coerente e non del tutto scontato ed effettuando delle scelte sempre conformi a quelle che sono le loro personalità. In particolare Rin si discosta da quelli che potevano essere i canonici sentimenti di rancore (anche giustificato), mostrando un senso di responsabilità che a tratti sfocia anche in complessi di colpevolezza, e rivelandosi non la tipica studentessa piagnucolosa ma una ragazza decisa e a tratti anche forte. Magari se avessero lasciato perdere tutta la questione dell’oppressione sociale (davvero una forzatura sconclusionata) e si fossero concentrati sulla riflessione riguardo alle diverse possibilità d’applicazione offerte dai Ride Back, e alla scoperta della gioia di guidare di Rin, sarebbe stato decisamente meglio. Ma tutto sommato non dispiace e risulta anche emotivamente coinvolgente.
[<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!</b>]
E’ la storia di Rin-san, una giovane promessa della danza. Ha ereditato il talento di sua madre e lo vuole mettere a frutto. Però in uno spettacolo si infortuna e rinuncia alla sua carriera. In un giorno piovoso però Rin per non bagnarsi entra in un garage e nota una moto rossa dalle insolite forme. Da questo momento in poi la protagonista intreccia una meravigliosa amicizia con i proprietari della moto. Con il rideback chiamato “Fuego” la ex-ballerina ritrova la gioia. Dopo diverse peripezie (lei e suo fratello in prigione, poi successivamente liberati, la morte di una sua carissima amica) ha il coraggio e la voglia di ritornare a ballare. Bella e commovente la scena quando inseguita dai rideback bianchi della polizia antiterrorismo, riesce a farli fuori con il Fuego uno a uno a ritmo di danza.
E’ la storia di Rin-san, una giovane promessa della danza. Ha ereditato il talento di sua madre e lo vuole mettere a frutto. Però in uno spettacolo si infortuna e rinuncia alla sua carriera. In un giorno piovoso però Rin per non bagnarsi entra in un garage e nota una moto rossa dalle insolite forme. Da questo momento in poi la protagonista intreccia una meravigliosa amicizia con i proprietari della moto. Con il rideback chiamato “Fuego” la ex-ballerina ritrova la gioia. Dopo diverse peripezie (lei e suo fratello in prigione, poi successivamente liberati, la morte di una sua carissima amica) ha il coraggio e la voglia di ritornare a ballare. Bella e commovente la scena quando inseguita dai rideback bianchi della polizia antiterrorismo, riesce a farli fuori con il Fuego uno a uno a ritmo di danza.
Straordinario! Bello bello bello! Ho appena finito di vederlo, è l’una di notte e mi sento piena di energia! Questo anime è capace di infondere grandissimo entusiasmo ed è sbalorditivo come sia trascinante. Ma facciamo un po’di ordine. Innanzitutto la trama: Rin è una promessa della danza classica ma in seguito ad un infortunio durante un’esibizione rinuncia a ballare. Rin fino a quel momento ha vissuto come se le cose del mondo esterno non la toccassero ma si rende conto invece di come il cambiamento sia sempre dietro l’angolo e di come le cose non vadano quasi mai come si vorrebbe andassero. Una volta all’università, in un giorno di pioggia, si avvicina per caso all’officina del club dei Raidback, delle macchine mezze moto e mezze robot, e uno dei membri del club la invita a provare a guidarne uno mentre aspetta che smetta di piovere, sorprendentemente Rin si scopre una pilota fuori dal comune ed inizia la sua avventura a bordo di Fuego (questo il nome del Rideback). La trama in seguito si complica, per non fare spoiler mi limito a dire che nonostante l’ambientazione sia quella dei giorni nostri, forse qualche anno più avanti (vedi i telefonini), il mondo ha visto salire al potere un’organizzazione chiamata GGP che progressivamente si è impossessata del comando ed è arrivata ad avere influenza anche sul governo, tale organizzazione è contrastata da un gruppo di terroristi (ma lo sono davvero?) che combatte a bordo proprio dei Raidback…
Sicuramente ciò che rende speciale questo anime è l’idea dei Raidback, non si arriva alla fine della prima puntata senza desiderarne uno! Ma che dico, non si arriva nemmeno alla fine della sigla iniziale! Le corse con i Raidback sono appassionanti, le scene con gli inseguimenti si susseguono numerose e sono sempre innovative e ricche di colpi di scena. I Raidback e le macchine in generale spesso sono disegnati con la computer grafica ma questa si amalgama a dovere con gli altri disegni e con i fondali. Sicuramente è d’effetto l’accostamento tra le macchine e la danza classica, bellissima nel primo episodio la scena in cui Rin fa ballare il suo Fuego, ovviamente le animazioni sono ottime. La colonna sonora è eccezionale, accompagna egregiamente ogni scena, dalle sparatorie alle fughe ai momenti tristi. Mi sono innamorata di entrambe le sigle, finale ed iniziale, già dalle prime note. La sigla finale è cantata da Younha che canta anche la sigla Houki Boshi di Bleach.
Innovativi anche i temi trattati che oltre all’amicizia toccano argomenti a volte delicati come quello dell’abuso di potere e della morte. Questo anime è in grado di scatenare le più disparate emozioni, dallo stupore all’esaltazione fino all’indignazione. Non metto il voto massimo perché per essere perfetto per i miei gusti manca un elemento: la storia d’amore! Ma credo che alla maggior parte del pubblico la cosa non importerà per nulla. In conclusione straultra consigliato! Guardatelo e non ve ne pentirete affatto!
Sicuramente ciò che rende speciale questo anime è l’idea dei Raidback, non si arriva alla fine della prima puntata senza desiderarne uno! Ma che dico, non si arriva nemmeno alla fine della sigla iniziale! Le corse con i Raidback sono appassionanti, le scene con gli inseguimenti si susseguono numerose e sono sempre innovative e ricche di colpi di scena. I Raidback e le macchine in generale spesso sono disegnati con la computer grafica ma questa si amalgama a dovere con gli altri disegni e con i fondali. Sicuramente è d’effetto l’accostamento tra le macchine e la danza classica, bellissima nel primo episodio la scena in cui Rin fa ballare il suo Fuego, ovviamente le animazioni sono ottime. La colonna sonora è eccezionale, accompagna egregiamente ogni scena, dalle sparatorie alle fughe ai momenti tristi. Mi sono innamorata di entrambe le sigle, finale ed iniziale, già dalle prime note. La sigla finale è cantata da Younha che canta anche la sigla Houki Boshi di Bleach.
Innovativi anche i temi trattati che oltre all’amicizia toccano argomenti a volte delicati come quello dell’abuso di potere e della morte. Questo anime è in grado di scatenare le più disparate emozioni, dallo stupore all’esaltazione fino all’indignazione. Non metto il voto massimo perché per essere perfetto per i miei gusti manca un elemento: la storia d’amore! Ma credo che alla maggior parte del pubblico la cosa non importerà per nulla. In conclusione straultra consigliato! Guardatelo e non ve ne pentirete affatto!
La caratteristica principale di questo anime è la presenza di questi veicoli antropomorfi, RideBack appunto, che fin dalla sigla iniziale sono gli assoluti protagonisti della vicenda narrata. La storia non è originalissima ma ben articolata con vari colpi di scena che tendono ad aumentare in modo piacevole l'interesse per l'evolversi delle vicende. Un punto, a mio avviso, a favore della trama, è l'affievolirsi delle vicende di Rin nel corso della serie dando molto spazio a personaggi secondari,cosa rara a vedersi,per poi riprendere "la scena" negli episodi conclusivi. La caratterizzazione e il design dei personaggi sono particolari ma fatti bene, i RideBack sono bellissimi (la opening con Fuego è STUPENDA) e come motociclista spero che vedano la luce veramente in un futuro non troppo lontano. Byez.
Fin da bambina Rin Ogata ha dedicato tutta sé stessa alla danza classica, nella speranza di riuscire un giorno a ricoprire come sua madre il ruolo di prima ballerina. Purtroppo però un grave infortunio la costringe ad abbandonare la danza, proprio nel giorno del suo debutto. Qualche anno più tardi Rin si avvicina casualmente ad un club di Rideback, veicoli antropomorfi simili a motociclette e dopo aver rivelato un inaspettato talento per le corse, ritrova a bordo della potentissima Fuego la sensazione di libertà e appagamento che fino a quel momento aveva provato solo sul palcoscenico.
Dopo i primi episodi abbastanza leggeri, in cui si vede Rin avvicinarsi al club di Rideback, la serie prende una piega del tutto differente ed inizia ad affrontare temi piuttosto impegnativi come il terrorismo globale e la guerra, senza assumere tuttavia un tono pedante o ideologizzato.
Il Mondo cambia in continuazione e spesso questi cambiamenti non lasciano scampo, spazzando via l'illusione di non essere coinvolti.
Dopo i primi episodi abbastanza leggeri, in cui si vede Rin avvicinarsi al club di Rideback, la serie prende una piega del tutto differente ed inizia ad affrontare temi piuttosto impegnativi come il terrorismo globale e la guerra, senza assumere tuttavia un tono pedante o ideologizzato.
Il Mondo cambia in continuazione e spesso questi cambiamenti non lasciano scampo, spazzando via l'illusione di non essere coinvolti.