Power Stone
In un diciannovesimo secolo fittizio, il giovane Edward Falcon, rampollo di una ricca famiglia, comincia un’incredibile viaggio sulle tracce del padre, il bizzarro antropologo Pride Falcon, scomparso per mettersi alla ricerca di antichi miti.
Causa scatenante di questi viaggi sono le Power Stone, sette pietre leggendarie capaci di donare miracolosi poteri a chi le possiede. C’è chi, come Pride, le cerca per puro interesse culturale, c’è chi, come Edward, se ne trova inaspettatamente una fra capo e collo e dovrà difenderla da mille insidie, e ci sono anche malintenzionati che le desiderano per ottenere il potere di dominare il mondo.
Comincia così l’avventura del giovane Edward, che, accompagnato dal maldestro e sin troppo zelante maggiordomo Apollo, si troverà ad affrontare mille e più nemici, come il misterioso ladro Jack o la bizzarra ciurma di pirati di Capitan Kraken, ma anche ad incontrare compagni fidati come l’impacciato samurai Ryoma, la bellissima chiaroveggente Rouge, l’allegra ninja Ayame, il cuoco esperto di arti marziali Wang Tang, il gigantesco minatore dal cuore tenero Gunrock o il possente e valoroso guerriero pellerossa Galuda.
I destini di tutte queste persone, legati dal potere magico delle Power Stone, daranno il via ad una storia incredibile…
Tratto da un videogioco di successo della Capcom, Power Stone ci cala in un mondo di straordinaria intensità. Un diciannovesimo secolo che si sviluppa in luoghi dai nomi esotici come Terra del fuoco, Terra dell’acqua, Terra della luna e in città dai nomi fittizi ma chiaramente riconoscibili come luoghi del mondo reale, come Londo, Manches o Oedo.
Nonostante si tratti di un mondo di fantasia, i rimandi al nostro reale diciannovesimo secolo sono tanti e palesi, e l’universo narrativo di Power Stone si dimostra così essere sapientemente costruito, pieno di rimandi ai romanzi dell’epoca, agli stereotipi che normalmente si attribuiscono a quel periodo e al modo un po’ fiabesco in cui i romanzieri dell’epoca dipingevano paesi lontani come la Cina, il Giappone, le Americhe o l’Arabia, alla storia giapponese di fine 1800, nonché alle produzioni nipponiche a cartoni animati che in passato hanno esplorato quel particolare periodo storico, in primis "Il Mistero della Pietra Azzurra" a cui è possibile ritrovare numerosi riferimenti.
La sensazione, fra un episodio e l’altro della serie, è quindi quella di un incredibile viaggio, che coinvolge tanto i personaggi quanto lo spettatore mostrandogli una girandola di luoghi, personaggi, culture ed avventure che rendono la visione mai noiosa e sempre interessante.
Chiariamo, la storia di base di Power Stone è semplice, semplicissima. Una vicenda dallo svolgimento quasi elementare, in cui è possibile sin da subito prevedere risvolti narrativi e colpi di scena e in cui la risoluzione delle varie vicende avviene molto spesso in maniera semplice e veloce, senza troppi fronzoli. Del resto, è pur sempre l’adattamento di un picchiaduro da sala giochi e si sviluppa oltretutto in soli 26 episodi, non ci si poteva aspettare chissà quale capolavoro.
Power Stone non è un capolavoro e non vuole esserlo, ma racconta e chiude le sue vicende in maniera convincente, senza che lo spettatore rimanga deluso.
Si nota, nonostante la semplicità della trama di base, una grandissima cura non soltanto nelle ambientazioni ma anche nella costruzione e nello sviluppo dei personaggi. Nonostante il moderato numero di episodi, alla fine della visione, non ci sarà nessun personaggio di cui dovremo dire “È stato buttato lì solo perché era presente nel gioco e dovevano metterlo per contratto in un paio di scene a caso”. Il gruppo dei protagonisti consta di ben sette elementi. C’è chi si vede sin dall’inizio e chi si unirà in un secondo momento, chi si vede di più e chi si vede di meno, ma a rotazione saranno tutti presenti e delineati e nell’arco finale della serie questi personaggi saranno insieme a combattere, ognuno secondo le proprie capacità.
La multiculturalità dell’ambientazione si riflette anche nei personaggi, ognuno di questi proveniente da un diverso paese e quindi avente determinate caratteristiche a livello di abbigliamento, di carattere, di fisicità, di comportamenti, di attitudini. Persino i poteri derivanti dalle pietre magiche donano caratteristiche uniche ad ogni personaggio in combattimento, in accordo col suo carattere, col suo aspetto fisico o con le tradizioni della sua nazione di provenienza.
Così facendo, si ottiene una girandola di personaggi ognuno unico e inimitabile, a suo modo originale a livello di design e sarà possibile per ogni spettatore trovare il suo preferito, nonostante alla fine si tenda ad amarli tutti, tanto bene sono descritti i loro caratteri e il modo in cui i vari personaggi interagiscono fra loro con gags, simpatici risvolti sentimentali e dialoghi ben costruiti.
Power Stone non passerà alla storia per l’originalità della trama, ma comunque questa risulta ben condotta e appassionante e si fa seguire con piacere, anche in virtù della gran cura spesa per caratterizzare le ambientazioni e la trascinante simpatia dei personaggi, che riescono a far dimenticare quei piccoli difetti dovuti al fatto di essere una produzione per un pubblico giovane come i combattimenti poco dettagliati o la troppo semplice risoluzione di alcune vicende.
Da apprezzare è anche la resa grafica del tutto. Power Stone è colorato, acceso, vivace, “animato”, raccontato con uno stile di disegno particolarissimo che rende ogni personaggio coinvolto unico e diverso dagli altri e che si dimostra fedelissimo agli artwork originali del videogioco.
Anche il doppiaggio nostrano è molto ben realizzato, con diversi, professionalissimi, grandi nomi a dar voce ai personaggi e con gli unici nei di un paio di doppiatori dalla voce non troppo incisiva e un po’ sgradevole e un riciclo di voci per caratterizzare i personaggi di contorno o le comparse (cosa comunque di poco conto, data la gran professionalità di queste voci).
Purtroppo, esistono anche dei difetti piuttosto gravi, che mi fanno un po’ togliere punti al buon Power Stone. Va detto però che questi difetti non dipendono dall’anime in sé ma dalla versione nostrana, quella da me visionata.
È purtroppo palese che la versione italiana è semplicemente un doppiaggio di quella già riadattata per il mercato americano, e questo si nota ad esempio da come sono state riadattate le scritte in missive o libri, rifatte in inglese con un pessimo effetto Paint. Ciò che dà più fastidio, però, è la colonna sonora. Una piattissima nenia elettronica ripetuta all’infinito per tre quarti dell’episodio, a coprire i combattimenti e i momenti clou della storia, i quali avrebbero potuto essere ben più emozionanti con un adeguato sottofondo che presumo nella versione originale fosse presente.
Pareva strano, infatti, che le musiche di sottofondo fossero così brutte, sapendo che dietro a Power Stone si cela la mia amata Avex Trax, da sempre fucina di colonne sonore frizzanti e particolarmente belle. Infatti, guardando le due bellissime sigle d’apertura giapponesi, fra cui la scanzonata e trascinante “Rise in my heart”, ci si può fare un’idea, purtroppo soltanto vaga di quanto la colonna sonora originale di Power Stone possa essere molto migliore e giovare maggiomente ad una serie che purtroppo, dopo i rimaneggiamenti americani, perde diversi punti quanto a intensità.
Ciò non toglie che si tratta comunque di una serie molto, molto gradevole da seguire, con dei personaggi veramente ottimi che non passeranno alla storia, ma sarà difficile dimenticare, a livello personale.
Consiglio Power Stone quindi agli amanti dei videogiochi, che possono ritrovarne qui un buon esponente animato, a chi non disdegna le storie con elementi fantasy, ma soprattutto agli amanti delle avventure, perché con Power Stone avrà pane per i suoi denti. Visionare la versione originale, nonostante il buon doppiaggio italiano, sarebbe l'ideale, ma in mancanza di questa anche in versione italiana ci si può godere una bella storia.
Causa scatenante di questi viaggi sono le Power Stone, sette pietre leggendarie capaci di donare miracolosi poteri a chi le possiede. C’è chi, come Pride, le cerca per puro interesse culturale, c’è chi, come Edward, se ne trova inaspettatamente una fra capo e collo e dovrà difenderla da mille insidie, e ci sono anche malintenzionati che le desiderano per ottenere il potere di dominare il mondo.
Comincia così l’avventura del giovane Edward, che, accompagnato dal maldestro e sin troppo zelante maggiordomo Apollo, si troverà ad affrontare mille e più nemici, come il misterioso ladro Jack o la bizzarra ciurma di pirati di Capitan Kraken, ma anche ad incontrare compagni fidati come l’impacciato samurai Ryoma, la bellissima chiaroveggente Rouge, l’allegra ninja Ayame, il cuoco esperto di arti marziali Wang Tang, il gigantesco minatore dal cuore tenero Gunrock o il possente e valoroso guerriero pellerossa Galuda.
I destini di tutte queste persone, legati dal potere magico delle Power Stone, daranno il via ad una storia incredibile…
Tratto da un videogioco di successo della Capcom, Power Stone ci cala in un mondo di straordinaria intensità. Un diciannovesimo secolo che si sviluppa in luoghi dai nomi esotici come Terra del fuoco, Terra dell’acqua, Terra della luna e in città dai nomi fittizi ma chiaramente riconoscibili come luoghi del mondo reale, come Londo, Manches o Oedo.
Nonostante si tratti di un mondo di fantasia, i rimandi al nostro reale diciannovesimo secolo sono tanti e palesi, e l’universo narrativo di Power Stone si dimostra così essere sapientemente costruito, pieno di rimandi ai romanzi dell’epoca, agli stereotipi che normalmente si attribuiscono a quel periodo e al modo un po’ fiabesco in cui i romanzieri dell’epoca dipingevano paesi lontani come la Cina, il Giappone, le Americhe o l’Arabia, alla storia giapponese di fine 1800, nonché alle produzioni nipponiche a cartoni animati che in passato hanno esplorato quel particolare periodo storico, in primis "Il Mistero della Pietra Azzurra" a cui è possibile ritrovare numerosi riferimenti.
La sensazione, fra un episodio e l’altro della serie, è quindi quella di un incredibile viaggio, che coinvolge tanto i personaggi quanto lo spettatore mostrandogli una girandola di luoghi, personaggi, culture ed avventure che rendono la visione mai noiosa e sempre interessante.
Chiariamo, la storia di base di Power Stone è semplice, semplicissima. Una vicenda dallo svolgimento quasi elementare, in cui è possibile sin da subito prevedere risvolti narrativi e colpi di scena e in cui la risoluzione delle varie vicende avviene molto spesso in maniera semplice e veloce, senza troppi fronzoli. Del resto, è pur sempre l’adattamento di un picchiaduro da sala giochi e si sviluppa oltretutto in soli 26 episodi, non ci si poteva aspettare chissà quale capolavoro.
Power Stone non è un capolavoro e non vuole esserlo, ma racconta e chiude le sue vicende in maniera convincente, senza che lo spettatore rimanga deluso.
Si nota, nonostante la semplicità della trama di base, una grandissima cura non soltanto nelle ambientazioni ma anche nella costruzione e nello sviluppo dei personaggi. Nonostante il moderato numero di episodi, alla fine della visione, non ci sarà nessun personaggio di cui dovremo dire “È stato buttato lì solo perché era presente nel gioco e dovevano metterlo per contratto in un paio di scene a caso”. Il gruppo dei protagonisti consta di ben sette elementi. C’è chi si vede sin dall’inizio e chi si unirà in un secondo momento, chi si vede di più e chi si vede di meno, ma a rotazione saranno tutti presenti e delineati e nell’arco finale della serie questi personaggi saranno insieme a combattere, ognuno secondo le proprie capacità.
La multiculturalità dell’ambientazione si riflette anche nei personaggi, ognuno di questi proveniente da un diverso paese e quindi avente determinate caratteristiche a livello di abbigliamento, di carattere, di fisicità, di comportamenti, di attitudini. Persino i poteri derivanti dalle pietre magiche donano caratteristiche uniche ad ogni personaggio in combattimento, in accordo col suo carattere, col suo aspetto fisico o con le tradizioni della sua nazione di provenienza.
Così facendo, si ottiene una girandola di personaggi ognuno unico e inimitabile, a suo modo originale a livello di design e sarà possibile per ogni spettatore trovare il suo preferito, nonostante alla fine si tenda ad amarli tutti, tanto bene sono descritti i loro caratteri e il modo in cui i vari personaggi interagiscono fra loro con gags, simpatici risvolti sentimentali e dialoghi ben costruiti.
Power Stone non passerà alla storia per l’originalità della trama, ma comunque questa risulta ben condotta e appassionante e si fa seguire con piacere, anche in virtù della gran cura spesa per caratterizzare le ambientazioni e la trascinante simpatia dei personaggi, che riescono a far dimenticare quei piccoli difetti dovuti al fatto di essere una produzione per un pubblico giovane come i combattimenti poco dettagliati o la troppo semplice risoluzione di alcune vicende.
Da apprezzare è anche la resa grafica del tutto. Power Stone è colorato, acceso, vivace, “animato”, raccontato con uno stile di disegno particolarissimo che rende ogni personaggio coinvolto unico e diverso dagli altri e che si dimostra fedelissimo agli artwork originali del videogioco.
Anche il doppiaggio nostrano è molto ben realizzato, con diversi, professionalissimi, grandi nomi a dar voce ai personaggi e con gli unici nei di un paio di doppiatori dalla voce non troppo incisiva e un po’ sgradevole e un riciclo di voci per caratterizzare i personaggi di contorno o le comparse (cosa comunque di poco conto, data la gran professionalità di queste voci).
Purtroppo, esistono anche dei difetti piuttosto gravi, che mi fanno un po’ togliere punti al buon Power Stone. Va detto però che questi difetti non dipendono dall’anime in sé ma dalla versione nostrana, quella da me visionata.
È purtroppo palese che la versione italiana è semplicemente un doppiaggio di quella già riadattata per il mercato americano, e questo si nota ad esempio da come sono state riadattate le scritte in missive o libri, rifatte in inglese con un pessimo effetto Paint. Ciò che dà più fastidio, però, è la colonna sonora. Una piattissima nenia elettronica ripetuta all’infinito per tre quarti dell’episodio, a coprire i combattimenti e i momenti clou della storia, i quali avrebbero potuto essere ben più emozionanti con un adeguato sottofondo che presumo nella versione originale fosse presente.
Pareva strano, infatti, che le musiche di sottofondo fossero così brutte, sapendo che dietro a Power Stone si cela la mia amata Avex Trax, da sempre fucina di colonne sonore frizzanti e particolarmente belle. Infatti, guardando le due bellissime sigle d’apertura giapponesi, fra cui la scanzonata e trascinante “Rise in my heart”, ci si può fare un’idea, purtroppo soltanto vaga di quanto la colonna sonora originale di Power Stone possa essere molto migliore e giovare maggiomente ad una serie che purtroppo, dopo i rimaneggiamenti americani, perde diversi punti quanto a intensità.
Ciò non toglie che si tratta comunque di una serie molto, molto gradevole da seguire, con dei personaggi veramente ottimi che non passeranno alla storia, ma sarà difficile dimenticare, a livello personale.
Consiglio Power Stone quindi agli amanti dei videogiochi, che possono ritrovarne qui un buon esponente animato, a chi non disdegna le storie con elementi fantasy, ma soprattutto agli amanti delle avventure, perché con Power Stone avrà pane per i suoi denti. Visionare la versione originale, nonostante il buon doppiaggio italiano, sarebbe l'ideale, ma in mancanza di questa anche in versione italiana ci si può godere una bella storia.
Per essere una specie di "Shonen" vecchio stampo non è male, cioè voglio dire alla fine è incentrato ad un pubblico giovanile è le tematiche affrontate sono preso poco banali e prevedibili. Ma, a suo favore posso dire che da gran appassionato del classico videogioco delle sala giochi (appunto su power stone) quando guardai l'anime anni fa non mi spiace affato. Ovviamente per chi mastica Seinen o comunque anime con tematiche leggermente più riflessive, questo anime altro non sarebbe che un bel soporifero.
A parer mio una delle tante serie di anime - scia conseguenti al successo del videogioco picchiaduro dall'omonimo nome, molto famoso e personalmente anche divertente. Come spesso accade però quando un bel titolo ludico viene convertito in anime perde molte cose, e si riduce più ad un mero simulacro fine a sè stesso (nonostante ciò trovo che Tales of phantasia, Virtua Fighter e altri sono eccezioni che confermano questa regola, è tutto un terno al lotto quando si tratta di queste cose).
I personaggi, identici ai loro corrispettivi in pixel si agitano e combattono come nel videogioco ma è palese come manchino di spessore e carattere; la storia delle pietre è, se mi passate la ridicola terminologia anglo maccheronica, più "old" di mia nonna, anche se ovviamente non se ne poteva fare a meno, e in generale tutto il prodotto non risulta un gran che. Adatto, come difatti è stato, per l'ora di pranzo su reti mediaset.
I personaggi, identici ai loro corrispettivi in pixel si agitano e combattono come nel videogioco ma è palese come manchino di spessore e carattere; la storia delle pietre è, se mi passate la ridicola terminologia anglo maccheronica, più "old" di mia nonna, anche se ovviamente non se ne poteva fare a meno, e in generale tutto il prodotto non risulta un gran che. Adatto, come difatti è stato, per l'ora di pranzo su reti mediaset.
Solitamente le trasposizioni dei videogiochi di genere picchiaduro penano molto a livello di trama. Questo Power Stone (pur non avendo giocato al videogame originale) ne è una conferma. L'anime, pur godendo di una realizzazione tecnica sufficiente, ha una trama quasi per nulla piacevole e un chara design alquanto discutibile. Non è nelle mie abitudine sconsigliare di vedere un anime, perchè penso che a tempo perso ogni opera meriti una visione, ma mi sento di dirvi che non è assolutamente niente di speciale o minimamente interessante.
L'anime in questione non è altro che la trasposizione d un vecchio videogioco per Dreamcast. L'anime parla di alcuni giovani che entrano in possesso delle Power Stone, pietre in grado di dare grandissimi poteri. Durante il corso della storia ci sono vari cattivi che cercano di rubare queste pietre ai protagonisti. Anche gli scontri non sono niente male. Purtroppo sono stati fatti soltanto 26 episodi, impedendo così ulteriori approfondimenti sulla storia (l'anime è la trasposizione del primo videogioco soltanto). Il mio voto è dato anche dal fatto di avere finito e rifinito i vari videogiochi della saga. E' una serie che consiglio di vedere. 10.
Vecchia serie tv mandata principalmente (come direbbe Margaria) in Lunch Time. In sé non era niente di eccezionale, carina e nulla più, perché mancava, imho, di un protagonista veramente trascinante ed anche la storia delle gemme non era granché originale, anche se le trasformazioni e gli scontri erano un buon elemento. Alla fine l'attenzione maggiore la catturavano l'accoppiata fatta dal samurai e dalla ragazza araba, ma anche lo psyco-bendato con i coltelli non era male e vi erano un altro paio di personaggi (mi pare verso metà serie ci fosse anche una sorta di indiano) che erano abbastanza validi. Ora come ora, sapendo che si è trattato di un tie-in inverso, cioè un gioco che diventa una serie, si può essere comprensivi sul risultato finale, ed in fondo si è sempre lasciata guardare piacevolmente.