Clean Freak! Aoyama kun
Devo dire che quest'anime è stata una piccola sorpresa in positivo: ero partito abbastanza prevenuto, data l'apparenza a tema spokon della storia, e invece si è rivelato un'opera sicuramente divertente e leggera.
Dunque, non fatevi ingannare anche voi dalla prima impressione, perché la vera anima della storia ė puramente comedy; ciononostante l'anime non sempre riesce a mantenersi sullo stesso livello, infatti è presente più di qualche episodio davvero sottotono rispetto alla media, in particolare quelli dove il protagonista è messo maggiormente da parte.
Anche i personaggi tutto sommato sono sufficienti, ovviamente c'è chi spicca sugli altri, ma comunque svolgono tutti bene il proprio ruolo e riescono quasi sempre a divertire.
In conclusione, un anime divertente e spensierato che fa del suo protagonista il vero punto di forza; purtroppo la serie fatica a trovare il proprio equilibrio, incappando in diversi episodi non proprio all'altezza.
Voto finale: 6
Dunque, non fatevi ingannare anche voi dalla prima impressione, perché la vera anima della storia ė puramente comedy; ciononostante l'anime non sempre riesce a mantenersi sullo stesso livello, infatti è presente più di qualche episodio davvero sottotono rispetto alla media, in particolare quelli dove il protagonista è messo maggiormente da parte.
Anche i personaggi tutto sommato sono sufficienti, ovviamente c'è chi spicca sugli altri, ma comunque svolgono tutti bene il proprio ruolo e riescono quasi sempre a divertire.
In conclusione, un anime divertente e spensierato che fa del suo protagonista il vero punto di forza; purtroppo la serie fatica a trovare il proprio equilibrio, incappando in diversi episodi non proprio all'altezza.
Voto finale: 6
“Clean Freak” è forse uno degli anime più sottovalutati della stagione estiva 2017. Il motivo è molto semplice: chi lo ha cominciato, me compreso, era convinto che si trattasse di uno spokon calcistico con un protagonista un po' particolare. In realtà si trattava di un grosso equivoco: l'anime, infatti, racconta invece le vicende di un protagonista un po' particolare a cui piace giocare al calcio. E in questo caso, invertendo l'ordine dei fattori, il risultato cambia.
In realtà anche quest'ultima affermazione, come vedremo dopo, si rivelerà abbastanza approssimativa; per il momento, però, trascurerò i difetti che essa contiene, perché come concetto è fondamentale per capire il perché in molti hanno finito per giudicarlo, a mio avviso, in maniera un po' frettolosa.
Ma prima che qualcuno pensi che mi sia bevuto il cervello affermando due volte la stessa cosa, per poi pontificarci sopra, spiegherò meglio il mio punto di vista. E' una questione di prospettiva: la vera pietra angolare dell'opera, a differenza di quanto può sembrare a una prima occhiata, non è il calcio, bensì Aoyama e il suo disturbo. L'intento dell'anime non è quello di mostrare partite all'ultimo respiro, tant'è vero che, quando ce n'è una, si salta da un punto all'altro dell'incontro senza farsi troppi problemi; il suo vero obiettivo, invece, è quello di suscitare il riso dello spettatore raccontando le assurde manie di Aoyama e soci. Ovviamente non credo affatto che chi ci si è avvicinato pensasse di trovare un anime alla “Captain Tsubasa”: che l'asso della squadra fosse un tipo un po' strano lo si intuiva già dal titolo, per cui era difficile cadere in fraintendimenti clamorosi. Credo, invece, che sia stata la sua struttura ad aver colto in molti di sorpresa.
Per farla breve, è mia opinione che l'equivoco iniziale abbia avvicinato all'anime una fetta di pubblico più vicino agli spokon che alla comicità demenziale; e che, ovviamente, poi questi siano rimasti insoddisfatti da quello che hanno visto. Il risultato finale di tutto questo è stato che, pur non essendo un capolavoro, “Clean Freak” ha comunque ricevuto da chi lo commentava una considerazione inferiore rispetto a quella che meritava.
Ma parliamo dell'anime. Aoyama è un liceale che soffre di un particolarissimo disturbo della personalità: la germofobia. In poche parole ha paura dello sporco e dei germi, e, per evitare qualsiasi tipo di contaminazione, adotta una serie di comportamenti atti alla conservazione della propria pulizia corporea. Per fare degli esempi: prima di sedersi pulisce accuratamente la sedia e il banco; non permette a nessuno di toccare il suo corpo; non ingerisce cibo che non sia stato cucinato da lui stesso. Nonostante tutti questi problemi il ragazzo non vuole rinunciare alla sua passione, il gioco del calcio; e, anche se sembra impossibile, riesce a trovare un sistema per risolvere il problema: in campo sfodera una serie di movimenti che, allo stesso tempo, gli permettono di sporcarsi il meno possibile e di esprimere tutto il suo immenso talento. Aoyama diventerà, così, uno dei ragazzi più popolari della scuola e finirà per entrare in contatto con tutta una serie di persone strambe almeno quanto lui.
“Clean Freak” è sostanzialmente un anime di tipo demenziale, che fa largo uso di riferimenti ad altri titoli famosi come “Food Wars”, “Kuroko no Basket” o “Sword Art Online”. La sigla finale poi è una vera chicca: canzone e immagini rimandano a “Tobidase Seishun”, un telefilm giapponese sul calcio dei primi anni settanta. Come già detto, la parte sportiva occupa un ruolo marginale nello svolgersi dell'azione: le partite, in realtà, non mancano, ma dopo pochissimo tempo ci si rende conto che non hanno nessuna importanza intrinseca.
Questa, però, non è l'unica sorpresa che riserva questo anime; e, arrivati a questo punto, bisogna anche spiegare perché consideravo l'affermazione fatta inizialmente come approssimativa.
Aoyama è certamente la figura centrale della storia, in quanto le vicende ruotano tutte attorno a lui; però più che come “il protagonista” io lo definirei solo come “il primo personaggio della storia”. Ogni episodio (o quasi) viene infatti dedicato a un personaggio secondario che domina la scena per tutti e venti i minuti; in diversi casi Aoyama partecipa alle sue vicende, ma in altri appare solo come uno dei tanti. Come scelta narrativa si è trattato, ovviamente, di un azzardo, ma, a mio avviso, ben ponderato: le acrobazie del nostro germofobico, per evitare di entrare in contatto con cose e persone, sono divertenti, ma non credo che da sole avrebbero retto il peso di dodici episodi. Per cui, a chi dice che Aoyama come personaggio è stato sfruttato poco io ribatto che invece è stato ben tutelato: un suo “dribbling alla sporcizia” suscita la stessa ilarità (piccola o grande che sia) indipendentemente dal fatto che l'episodio che stiamo guardando sia il primo o l'ultimo.
Avendo affidato ogni episodio a un personaggio diverso, “Clean Freak” aveva però anche perso ogni velleità di creare una trama unitaria che potesse costituire il punto forte dell'opera. Il suo successo, quindi, dipendeva esclusivamente dall'appetibilità dei personaggi secondari; se fossero stati in grado di conquistare il pubblico, bene, in caso contrario avremmo assistito a un flop generale.
Fortunatamente, però, il risultato ottenuto è stato più che apprezzabile: in media i “comprimari” risultano abbastanza divertenti con alcune punte di altissimo livello. Non mancano, però, personaggi molto meno interessanti: e, quando arriva il loro turno, l'episodio in questione è fiacco e senza grandi spunti comici.
Complessivamente questo “Clean Freak” mi è piaciuto: l'idea di un calciatore germofobico è originale e capace di innescare diverse situazioni molto divertenti. Non è, ovviamente, un titolo da annoverare fra le eccellenze; è comunque un buon anime, che riesce a strappare qualche risata e che contiene una serie di chicche che piaceranno sicuramente a chi guarda qualcosa in più di una serie ogni tanto.
In realtà anche quest'ultima affermazione, come vedremo dopo, si rivelerà abbastanza approssimativa; per il momento, però, trascurerò i difetti che essa contiene, perché come concetto è fondamentale per capire il perché in molti hanno finito per giudicarlo, a mio avviso, in maniera un po' frettolosa.
Ma prima che qualcuno pensi che mi sia bevuto il cervello affermando due volte la stessa cosa, per poi pontificarci sopra, spiegherò meglio il mio punto di vista. E' una questione di prospettiva: la vera pietra angolare dell'opera, a differenza di quanto può sembrare a una prima occhiata, non è il calcio, bensì Aoyama e il suo disturbo. L'intento dell'anime non è quello di mostrare partite all'ultimo respiro, tant'è vero che, quando ce n'è una, si salta da un punto all'altro dell'incontro senza farsi troppi problemi; il suo vero obiettivo, invece, è quello di suscitare il riso dello spettatore raccontando le assurde manie di Aoyama e soci. Ovviamente non credo affatto che chi ci si è avvicinato pensasse di trovare un anime alla “Captain Tsubasa”: che l'asso della squadra fosse un tipo un po' strano lo si intuiva già dal titolo, per cui era difficile cadere in fraintendimenti clamorosi. Credo, invece, che sia stata la sua struttura ad aver colto in molti di sorpresa.
Per farla breve, è mia opinione che l'equivoco iniziale abbia avvicinato all'anime una fetta di pubblico più vicino agli spokon che alla comicità demenziale; e che, ovviamente, poi questi siano rimasti insoddisfatti da quello che hanno visto. Il risultato finale di tutto questo è stato che, pur non essendo un capolavoro, “Clean Freak” ha comunque ricevuto da chi lo commentava una considerazione inferiore rispetto a quella che meritava.
Ma parliamo dell'anime. Aoyama è un liceale che soffre di un particolarissimo disturbo della personalità: la germofobia. In poche parole ha paura dello sporco e dei germi, e, per evitare qualsiasi tipo di contaminazione, adotta una serie di comportamenti atti alla conservazione della propria pulizia corporea. Per fare degli esempi: prima di sedersi pulisce accuratamente la sedia e il banco; non permette a nessuno di toccare il suo corpo; non ingerisce cibo che non sia stato cucinato da lui stesso. Nonostante tutti questi problemi il ragazzo non vuole rinunciare alla sua passione, il gioco del calcio; e, anche se sembra impossibile, riesce a trovare un sistema per risolvere il problema: in campo sfodera una serie di movimenti che, allo stesso tempo, gli permettono di sporcarsi il meno possibile e di esprimere tutto il suo immenso talento. Aoyama diventerà, così, uno dei ragazzi più popolari della scuola e finirà per entrare in contatto con tutta una serie di persone strambe almeno quanto lui.
“Clean Freak” è sostanzialmente un anime di tipo demenziale, che fa largo uso di riferimenti ad altri titoli famosi come “Food Wars”, “Kuroko no Basket” o “Sword Art Online”. La sigla finale poi è una vera chicca: canzone e immagini rimandano a “Tobidase Seishun”, un telefilm giapponese sul calcio dei primi anni settanta. Come già detto, la parte sportiva occupa un ruolo marginale nello svolgersi dell'azione: le partite, in realtà, non mancano, ma dopo pochissimo tempo ci si rende conto che non hanno nessuna importanza intrinseca.
Questa, però, non è l'unica sorpresa che riserva questo anime; e, arrivati a questo punto, bisogna anche spiegare perché consideravo l'affermazione fatta inizialmente come approssimativa.
Aoyama è certamente la figura centrale della storia, in quanto le vicende ruotano tutte attorno a lui; però più che come “il protagonista” io lo definirei solo come “il primo personaggio della storia”. Ogni episodio (o quasi) viene infatti dedicato a un personaggio secondario che domina la scena per tutti e venti i minuti; in diversi casi Aoyama partecipa alle sue vicende, ma in altri appare solo come uno dei tanti. Come scelta narrativa si è trattato, ovviamente, di un azzardo, ma, a mio avviso, ben ponderato: le acrobazie del nostro germofobico, per evitare di entrare in contatto con cose e persone, sono divertenti, ma non credo che da sole avrebbero retto il peso di dodici episodi. Per cui, a chi dice che Aoyama come personaggio è stato sfruttato poco io ribatto che invece è stato ben tutelato: un suo “dribbling alla sporcizia” suscita la stessa ilarità (piccola o grande che sia) indipendentemente dal fatto che l'episodio che stiamo guardando sia il primo o l'ultimo.
Avendo affidato ogni episodio a un personaggio diverso, “Clean Freak” aveva però anche perso ogni velleità di creare una trama unitaria che potesse costituire il punto forte dell'opera. Il suo successo, quindi, dipendeva esclusivamente dall'appetibilità dei personaggi secondari; se fossero stati in grado di conquistare il pubblico, bene, in caso contrario avremmo assistito a un flop generale.
Fortunatamente, però, il risultato ottenuto è stato più che apprezzabile: in media i “comprimari” risultano abbastanza divertenti con alcune punte di altissimo livello. Non mancano, però, personaggi molto meno interessanti: e, quando arriva il loro turno, l'episodio in questione è fiacco e senza grandi spunti comici.
Complessivamente questo “Clean Freak” mi è piaciuto: l'idea di un calciatore germofobico è originale e capace di innescare diverse situazioni molto divertenti. Non è, ovviamente, un titolo da annoverare fra le eccellenze; è comunque un buon anime, che riesce a strappare qualche risata e che contiene una serie di chicche che piaceranno sicuramente a chi guarda qualcosa in più di una serie ogni tanto.