Devilman Crybaby
Devilman Crybaby è una serie del 2018, basata sul celebre manga di Go Nagai e diretta dal visionario Masaaki Yuasa. È un reboot che riesce a modernizzare in modo efficace la storia originale, mantenendo i suoi temi centrali – violenza, amore e distruzione – ma con un approccio fresco e decisamente coraggioso.
Akira Fudo, un ragazzo dal cuore tenero, grazie al suo amico d’infanzia, Ryo Asuka, finisce in mezzo a un vero incubo: un mondo infestato da demoni. Ryo lo spinge a fare una scelta estrema, fondendosi con uno di questi demoni per poterli combattere. Così, Akira diventa Devilman, con il corpo di un demone ma il cuore di un umano. Da lì in poi è un crescendo di conflitti interiori, battaglie e momenti in cui Akira si rende conto della crudeltà della vita. E, fidati, il finale è un pugno nello stomaco.
Visivamente, "Devilman Crybaby" è fuori di testa. Yuasa non si limita all’aspetto grafico: ha aggiornato tutto, dai personaggi alle ambientazioni, per riflettere meglio la nostra società, trattando temi come sessualità e identità in modo più esplicito rispetto all'opera originale. La colonna sonora, con i suoi beat elettronici, si adatta perfettamente sia alle scene più adrenaliniche sia a quelle più introspettive, creando una sintonia incredibile con l’atmosfera generale della serie.
Premetto di aver letto il manga un paio di volte, ma non mi ero mai approcciato a nessun adattamento animato prima di questo. Nonostante la serie si prenda qualche libertà nel modificare alcuni elementi, soprattutto per renderla più attuale, "Devilman Crybaby" rimane fedelissima al cuore dell’opera di Go Nagai. Le riflessioni su cosa significhi essere umano e sul confine tra bene e male sono ancora lì, potenti come sempre. Ammetto, però, che ci sono dei momenti in cui, se non conosci il manga, potresti sentirti un po' perso. Alcune scene diventano molto astratte o scorrono troppo rapidamente, il che può confondere chi non sa bene cosa aspettarsi.
In conclusione, la serie mi ha colpito per il coraggio con cui ha rinnovato un'opera storica senza snaturarla. Se cerchi qualcosa di forte, che ti scuota e ti faccia riflettere, oltre a offrirti uno stile visivo unico, "Devilman Crybaby" è assolutamente da vedere.
Akira Fudo, un ragazzo dal cuore tenero, grazie al suo amico d’infanzia, Ryo Asuka, finisce in mezzo a un vero incubo: un mondo infestato da demoni. Ryo lo spinge a fare una scelta estrema, fondendosi con uno di questi demoni per poterli combattere. Così, Akira diventa Devilman, con il corpo di un demone ma il cuore di un umano. Da lì in poi è un crescendo di conflitti interiori, battaglie e momenti in cui Akira si rende conto della crudeltà della vita. E, fidati, il finale è un pugno nello stomaco.
Visivamente, "Devilman Crybaby" è fuori di testa. Yuasa non si limita all’aspetto grafico: ha aggiornato tutto, dai personaggi alle ambientazioni, per riflettere meglio la nostra società, trattando temi come sessualità e identità in modo più esplicito rispetto all'opera originale. La colonna sonora, con i suoi beat elettronici, si adatta perfettamente sia alle scene più adrenaliniche sia a quelle più introspettive, creando una sintonia incredibile con l’atmosfera generale della serie.
Premetto di aver letto il manga un paio di volte, ma non mi ero mai approcciato a nessun adattamento animato prima di questo. Nonostante la serie si prenda qualche libertà nel modificare alcuni elementi, soprattutto per renderla più attuale, "Devilman Crybaby" rimane fedelissima al cuore dell’opera di Go Nagai. Le riflessioni su cosa significhi essere umano e sul confine tra bene e male sono ancora lì, potenti come sempre. Ammetto, però, che ci sono dei momenti in cui, se non conosci il manga, potresti sentirti un po' perso. Alcune scene diventano molto astratte o scorrono troppo rapidamente, il che può confondere chi non sa bene cosa aspettarsi.
In conclusione, la serie mi ha colpito per il coraggio con cui ha rinnovato un'opera storica senza snaturarla. Se cerchi qualcosa di forte, che ti scuota e ti faccia riflettere, oltre a offrirti uno stile visivo unico, "Devilman Crybaby" è assolutamente da vedere.
Ormai cinquant’anni fa, nel lontano 1972, quando si combatteva ancora la guerra del Vietnam, un autore dello spessore di Go Nagai, scrisse un manga che avrebbe cambiato per sempre il mondo fumettistico giapponese e mondiale. “Devilman” è un’opera che racconta delle paure di quel tempo, le incertezze e quella sensazione oppressiva di essere sempre sotto gli occhi attenti delle autorità e di chi ti sta intorno. In quello che è il suo capolavoro, Go Nagai esprime concetti che, a mezzo secolo di distanza, risultano attuali ancora oggi, perché sostanzialmente la razza umana non è cambiata, anzi sembra essere regredita e utilizza un tratto da fumettista vecchio stampo che, però, fa invidia a molti mangaka dei giorni nostri, alcuni dei quali hanno cercato di imitarlo senza successo. In tutta la sua crudezza e il suo realismo, “Devilman” è un’opera attuale, senza tempo, quasi fuori di esso, che gode e continuerà a godere di una certa longevità. Eppure, prima o poi, la modernità arriva a bussare, come un qualsiasi promoter della Folletto, anche alla porta di un capolavoro di tale fattura. Perché il vecchio, se fatto bene, piace, soprattutto ai giorni nostri, dove le persone sono alla costante ricerca del vintage, ma come dice Barney Stinson: “New is always better”. Ecco, dunque, che nel 2018, Netflix decide di proporne una trasposizione animata, ben diversa da quella degli anni ’70. Una serie fresca, che trasuda modernità da tutti i pori, e rinnova l’opera originale, cambiandone anche l’ambientazione. Il colosso dello streaming fa le cose in grande e alla regia chiama un genio come Yuasa. La “frittata” è fatta. Il capolavoro è assicurato e infatti, i puristi forse non mi perdoneranno l’eresia, l’anime è di una spanna sopra al manga.
La storia parla di Akira Fudo, un ragazzo timido e impacciato, che dopo tanto tempo rincontra un suo ex-compagno di scuola, nonché amico d’infanzia, Ryo Asuka. Quest’ultimo, a cui Akira è molto legato, gli rivela un fatto spaventoso, ovvero che il mondo originariamente apparteneva ai demoni guidati da Satana che, cacciato dal Paradiso, aveva creato il suo regno di distruzione proprio sulla Terra. Adesso, queste creature, rimaste per migliaia di anni sotto i ghiacci, sono pronte a ritornare e a dominare nuovamente il loro regno, sottraendolo agli esseri umani che, nel frattempo, lo hanno colonizzato e reso di proprio dominio. Per fermali, c’è un unico modo: fare sì che un uomo riesca a fondersi con un demone, diventando un Devilman. Un essere, che possiede la forza di un demone, ma il cuore di un essere umano e che, in questo modo, potrà difendere l'umanità dalla minaccia incombente. Inutile puntualizzare, che la persona indicata per assolvere a questo arduo compito, è proprio Akira Fudo.
Dal punto di vista contenutistico, siamo sulla stessa linea d’onda dell’opera originale. Alla sceneggiatura c’è Ichirō Ōkōchi, che mostra, allo stesso tempo, riverenza e intraprendenza. Da una parte, resta fedele agli avvenimenti principali della controparte cartacea. Il sabba viene modernizzato, ma si conclude sempre alla stessa maniera, il combattimento tra Akira e Silene ha lo stesso esito e, soprattutto, il finale capolavoro non subisce nessuna modifica significativa, a parte la scelta, di puntare maggiormente sulla componente emotiva. Dall’altra, molti eventi vengono cambiati, alcuni traslati cronologicamente e altri addirittura eliminati. Lì dove necessario, vengono fatti i dovuti cambiamenti e migliorie. Senza mai dimenticare, però, i tratti essenziali del sensei. L’ecchi è sparso a macchia d’olio per tutte le puntate. Tantissime le scene di sesso e, come da tradizione, oppai mostrate senza alcun tipo di censura. Lo spargimento di sangue è all’ordine del giorno. I combattimenti sono violenti, perché violenta è la natura dei demoni, così come quella umana e, da questo punto di vista, la fedeltà di Ōkōchi si palesa soprattutto rispetto alla morale e al messaggio vincolato dall’opera originale. Un messaggio chiaro, ancora attuale a tanti anni di distanza, su cui la trasposizione animata ci invita a riflettere molto attentamente. Infatti, la critica di Yuasa, che prima fu di Go Nagai, è pesantissima e la si percepisce tutta. D’altronde, se sono intercorsi cinquant’anni, ma le cose non sono cambiate, due domande dovremmo pur farcele no?
Il capolavoro, però, viene fatto con la regia e il comparto musicale. Masaaki Yuasa rappresenta certezza assoluta. Ad oggi, sono poche le opere di questo regista a cui ho preso visione, ma nessuna mi ha mai deluso. Il tratto è inconfondibile e, seppur molto diverso da quello crudo e sporco del sensei, che ci ha regalato delle tavole uniche, si adatta molto bene all’anime, sempre in nome di quella modernità più volte citata. Le inquadrature sono sbalorditive e alcune scene mi resteranno impresse nella memoria fino al giorno della mia dipartita. La corsa di Akira, per liberare i genitori dalla prigione del demone, è sicuramente uno dei momenti più alti dell’intera opera. Ad accompagnare, le musiche stupende di Kensuke Ushio, autore di un lavoro straordinario. Alcune molto rievocative della saga Souls e delle musiche leggendarie di Matoi Sakaruba. Tutte dei veri e propri capolavori. Da “Crybaby” a “From Here to Eternity”. Benedetta la playlist su Spotify e lode al grandissimo Kensuke Ushio. Musicalmente parlando, una delle cose migliori viste nell'ultimo periodo.
Insomma, di motivi per guardare “Devilman Crybaby” ve ne ho dati parecchi. L’unico ostacolo potrebbe essere la regia, che riconosco essere molto eccentrica e quindi, facilmente criticabile. Ma se avete letto il soggetto originale, non potete assolutamente perdervi questo capolavoro di trasposizione animata.
La storia parla di Akira Fudo, un ragazzo timido e impacciato, che dopo tanto tempo rincontra un suo ex-compagno di scuola, nonché amico d’infanzia, Ryo Asuka. Quest’ultimo, a cui Akira è molto legato, gli rivela un fatto spaventoso, ovvero che il mondo originariamente apparteneva ai demoni guidati da Satana che, cacciato dal Paradiso, aveva creato il suo regno di distruzione proprio sulla Terra. Adesso, queste creature, rimaste per migliaia di anni sotto i ghiacci, sono pronte a ritornare e a dominare nuovamente il loro regno, sottraendolo agli esseri umani che, nel frattempo, lo hanno colonizzato e reso di proprio dominio. Per fermali, c’è un unico modo: fare sì che un uomo riesca a fondersi con un demone, diventando un Devilman. Un essere, che possiede la forza di un demone, ma il cuore di un essere umano e che, in questo modo, potrà difendere l'umanità dalla minaccia incombente. Inutile puntualizzare, che la persona indicata per assolvere a questo arduo compito, è proprio Akira Fudo.
Dal punto di vista contenutistico, siamo sulla stessa linea d’onda dell’opera originale. Alla sceneggiatura c’è Ichirō Ōkōchi, che mostra, allo stesso tempo, riverenza e intraprendenza. Da una parte, resta fedele agli avvenimenti principali della controparte cartacea. Il sabba viene modernizzato, ma si conclude sempre alla stessa maniera, il combattimento tra Akira e Silene ha lo stesso esito e, soprattutto, il finale capolavoro non subisce nessuna modifica significativa, a parte la scelta, di puntare maggiormente sulla componente emotiva. Dall’altra, molti eventi vengono cambiati, alcuni traslati cronologicamente e altri addirittura eliminati. Lì dove necessario, vengono fatti i dovuti cambiamenti e migliorie. Senza mai dimenticare, però, i tratti essenziali del sensei. L’ecchi è sparso a macchia d’olio per tutte le puntate. Tantissime le scene di sesso e, come da tradizione, oppai mostrate senza alcun tipo di censura. Lo spargimento di sangue è all’ordine del giorno. I combattimenti sono violenti, perché violenta è la natura dei demoni, così come quella umana e, da questo punto di vista, la fedeltà di Ōkōchi si palesa soprattutto rispetto alla morale e al messaggio vincolato dall’opera originale. Un messaggio chiaro, ancora attuale a tanti anni di distanza, su cui la trasposizione animata ci invita a riflettere molto attentamente. Infatti, la critica di Yuasa, che prima fu di Go Nagai, è pesantissima e la si percepisce tutta. D’altronde, se sono intercorsi cinquant’anni, ma le cose non sono cambiate, due domande dovremmo pur farcele no?
Il capolavoro, però, viene fatto con la regia e il comparto musicale. Masaaki Yuasa rappresenta certezza assoluta. Ad oggi, sono poche le opere di questo regista a cui ho preso visione, ma nessuna mi ha mai deluso. Il tratto è inconfondibile e, seppur molto diverso da quello crudo e sporco del sensei, che ci ha regalato delle tavole uniche, si adatta molto bene all’anime, sempre in nome di quella modernità più volte citata. Le inquadrature sono sbalorditive e alcune scene mi resteranno impresse nella memoria fino al giorno della mia dipartita. La corsa di Akira, per liberare i genitori dalla prigione del demone, è sicuramente uno dei momenti più alti dell’intera opera. Ad accompagnare, le musiche stupende di Kensuke Ushio, autore di un lavoro straordinario. Alcune molto rievocative della saga Souls e delle musiche leggendarie di Matoi Sakaruba. Tutte dei veri e propri capolavori. Da “Crybaby” a “From Here to Eternity”. Benedetta la playlist su Spotify e lode al grandissimo Kensuke Ushio. Musicalmente parlando, una delle cose migliori viste nell'ultimo periodo.
Insomma, di motivi per guardare “Devilman Crybaby” ve ne ho dati parecchi. L’unico ostacolo potrebbe essere la regia, che riconosco essere molto eccentrica e quindi, facilmente criticabile. Ma se avete letto il soggetto originale, non potete assolutamente perdervi questo capolavoro di trasposizione animata.
Attenzione: la recensione contiene spoiler rilevanti!
"Devilman Crybaby", per me, è sicuramente un capolavoro, anche se presenta alcuni difetti abbastanza rilevanti.
L'animazione è spettacolare, l'autore di quest'ultima è lo stesso di "The tatami galaxy", e si nota subito l'analogia nello stile e nella genialità dei disegni, nel dinamismo presentato, i colori, l'utilizzo della prospettiva, e come in ogni scena si dissolvono le immagini e i movimenti. La trama è molto interessante, si trattano anche temi tipici della adolescenza perciò è un anime sicuramente profondo, ma al contempo anche una serie in cui anche i giovani possono rispecchiarsi.
Il grande problema, a mio parere, è la velocità, la fretta nella quale evolve la storia: in dieci soli episodi si rappresenta la fine del mondo, risulta credibile ma sicuramente perde a livello di emozioni. Certo ci sono vari spunti per riflessioni e sempre rimane intatta la grande sensibilità di Akira all'interno della storia, commovente nonostante diventi un demone. Tutto però non necessitava questo tipo di velocità. Se si fossero fatti anche solo 5 episodi in più credo che la serie avrebbe avuto un notevole salto di qualità. Anche la parte finale estremamente affascinante, nella quale si spiega come effettivamente Rio rappresentasse e fosse Satana, risulta molto sintetizzata.
Detto ciò nonostante tali difetti la serie merita, per me, un 9, poiché oltre all'animazione bellissima, la storia comunque risulta credibile e si può affermare che il finale di Devilman è forse uno dei finali più belli mai creati in un anime: di una bellezza e fascino spettacolari, epica l'ultima scena dove anche Satana versa lacrime affetto dalla piaga dell'amore verso Akira ormai ucciso.
"Devilman Crybaby", per me, è sicuramente un capolavoro, anche se presenta alcuni difetti abbastanza rilevanti.
L'animazione è spettacolare, l'autore di quest'ultima è lo stesso di "The tatami galaxy", e si nota subito l'analogia nello stile e nella genialità dei disegni, nel dinamismo presentato, i colori, l'utilizzo della prospettiva, e come in ogni scena si dissolvono le immagini e i movimenti. La trama è molto interessante, si trattano anche temi tipici della adolescenza perciò è un anime sicuramente profondo, ma al contempo anche una serie in cui anche i giovani possono rispecchiarsi.
Il grande problema, a mio parere, è la velocità, la fretta nella quale evolve la storia: in dieci soli episodi si rappresenta la fine del mondo, risulta credibile ma sicuramente perde a livello di emozioni. Certo ci sono vari spunti per riflessioni e sempre rimane intatta la grande sensibilità di Akira all'interno della storia, commovente nonostante diventi un demone. Tutto però non necessitava questo tipo di velocità. Se si fossero fatti anche solo 5 episodi in più credo che la serie avrebbe avuto un notevole salto di qualità. Anche la parte finale estremamente affascinante, nella quale si spiega come effettivamente Rio rappresentasse e fosse Satana, risulta molto sintetizzata.
Detto ciò nonostante tali difetti la serie merita, per me, un 9, poiché oltre all'animazione bellissima, la storia comunque risulta credibile e si può affermare che il finale di Devilman è forse uno dei finali più belli mai creati in un anime: di una bellezza e fascino spettacolari, epica l'ultima scena dove anche Satana versa lacrime affetto dalla piaga dell'amore verso Akira ormai ucciso.
Anime riuscito benissimo in tutto e per tutto.
Dall'uso della musica, alle inquadrature e ai disegni per niente scontati. Seppur "semplice" graficamente è ricco di dettagli. La storia è scorrevole e mai banale, può sembrare inizialmente un po' "allucinante", mi si passi il termine, ma tutto è in linea con ciò di cui parla l'anime in sé e per sé.
Ho amato le contraddizioni nel protagonista che, pur essendo un demone vuole salvare il genere umano da questi ultimi. Anche il finale, ovviamente senza fare spoiler, è molto in linea con le aspettative.
Il genere è pienamente drammatico, tanto è che qualche lacrimuccia l'ha fatta scendere.
Altro merito va ai combattimenti, se non amate il genere splatter o siete facilmente impressionabili non ve lo consiglio.
Tutto sommato ho dato un 9,5 perché l'unica pecca che posso trovare è il non aver approfondito alcuni personaggi, che sarebbe stato bello approfondire.
Dall'uso della musica, alle inquadrature e ai disegni per niente scontati. Seppur "semplice" graficamente è ricco di dettagli. La storia è scorrevole e mai banale, può sembrare inizialmente un po' "allucinante", mi si passi il termine, ma tutto è in linea con ciò di cui parla l'anime in sé e per sé.
Ho amato le contraddizioni nel protagonista che, pur essendo un demone vuole salvare il genere umano da questi ultimi. Anche il finale, ovviamente senza fare spoiler, è molto in linea con le aspettative.
Il genere è pienamente drammatico, tanto è che qualche lacrimuccia l'ha fatta scendere.
Altro merito va ai combattimenti, se non amate il genere splatter o siete facilmente impressionabili non ve lo consiglio.
Tutto sommato ho dato un 9,5 perché l'unica pecca che posso trovare è il non aver approfondito alcuni personaggi, che sarebbe stato bello approfondire.
"Devilman Crybaby" è un'opera riadattata in tempi moderni e uscita nel 2018 tramite Netflix.
L'opera è molto breve e si sviluppa su un totale di 10 episodi, il che la rende particolarmente adatta se si cerca qualcosa di non troppo impegnativo (principalmente dal punto di vista temporale, ma anche dal punto di vista della trama e della comprensione, soprattutto nella prima parte) per passare una giornata particolarmente tediosa. Personalmente, tuttavia, ritengo che quest'opera possa non risultare piacevole a tutti; in particolar modo la sconsiglierei a chiunque sia facilmente impressionabile (causa presenza, fin dal principio, di scene talvolta lievemente disturbanti e esplicite) ma anche a coloro che non apprezzano il genere, che io, da non esperto dichiarato, definirei come un misto tra il classico shonen di stampo non recentissimo (presenza di molti combattimenti, anche splatter e trama derivante da presenza di soprannaturale) e drammatico.
Personalmente, non disprezzando il genere e non ritenendomi facilmente impressionabile, ho apprezzato molto l'anime, in particolar modo per ciò che mi ha lasciato e le emozioni suscitatemi, soprattutto nella parte conclusiva, cosa che ritengo fondamentale per poter dare un voto alto come un otto e mezzo.
Per quanto riguarda la trama, preferirei parlarne dividendola in due parti. Prima metà, la quale non mi è piaciuta molto... ricordo di averla trovata piuttosto banale e di vecchio stile, incentrata più su un susseguirsi di combattimenti e di eventi che reputo un po' buttato lì, senza un perché dagli autori e che potrebbero sembrare mediocri o fini a sé stessi. La trama appare quasi inesistente e basata su un setup banale e già visto. Se questa prima parte fosse stata gestita meglio, l'opera avrebbe sicuramente meritato di più. Seconda metà, veramente, ma veramente apprezzata. Si iniziano a sviluppare meglio le storie, i personaggi e i sentimenti. La trama comincia ad essere interessante e a prendere una forma vera e propria. Riesce a fuoriuscire dal banale e forse anche a rimediare a quanto visto prima. Insomma, si tratta di un crescendo, il quale, forse, potrebbe contribuire ad apprezzare maggiormente l'opera.
Per quanto riguarda le animazioni e le musiche, ho potuto apprezzare alti e bassi per entrambi, con momenti in cui apparivano particolarmente adatte e altri in cui avrei preferito scelte diverse, trovo che, tuttavia, in generale, valorizzino l'opera e la rendano inconfondibile da questo punto di vista.
Unico neo, se si vuole trattare la trama come unico punto, risulta essere, secondo me, la durata dell'opera. Ancora non mi spiego sul perché non fare qualche episodio in più, magari una classica serie anime di 12 episodi, optando invece per 10, quando ci si poteva soffermare lievemente di più sulle storie di ogni singolo personaggio, caratterizzandolo magari ancora meglio, ed evitare che lo spettatore avvertisse (spero sia successo solo a me) che in alcuni momenti quasi si cercasse di correre il più possibile, causa lunghezza limitata.
Infine, consiglio vivamente la visione di quest'opera, potreste rimanere sorpresi come lo sono stato io. Buona visione a tutti e, mi raccomando, fatemi sapere se vi siete trovati sulla stessa lunghezza d'onda o se vi è stata d'aiuto.
L'opera è molto breve e si sviluppa su un totale di 10 episodi, il che la rende particolarmente adatta se si cerca qualcosa di non troppo impegnativo (principalmente dal punto di vista temporale, ma anche dal punto di vista della trama e della comprensione, soprattutto nella prima parte) per passare una giornata particolarmente tediosa. Personalmente, tuttavia, ritengo che quest'opera possa non risultare piacevole a tutti; in particolar modo la sconsiglierei a chiunque sia facilmente impressionabile (causa presenza, fin dal principio, di scene talvolta lievemente disturbanti e esplicite) ma anche a coloro che non apprezzano il genere, che io, da non esperto dichiarato, definirei come un misto tra il classico shonen di stampo non recentissimo (presenza di molti combattimenti, anche splatter e trama derivante da presenza di soprannaturale) e drammatico.
Personalmente, non disprezzando il genere e non ritenendomi facilmente impressionabile, ho apprezzato molto l'anime, in particolar modo per ciò che mi ha lasciato e le emozioni suscitatemi, soprattutto nella parte conclusiva, cosa che ritengo fondamentale per poter dare un voto alto come un otto e mezzo.
Per quanto riguarda la trama, preferirei parlarne dividendola in due parti. Prima metà, la quale non mi è piaciuta molto... ricordo di averla trovata piuttosto banale e di vecchio stile, incentrata più su un susseguirsi di combattimenti e di eventi che reputo un po' buttato lì, senza un perché dagli autori e che potrebbero sembrare mediocri o fini a sé stessi. La trama appare quasi inesistente e basata su un setup banale e già visto. Se questa prima parte fosse stata gestita meglio, l'opera avrebbe sicuramente meritato di più. Seconda metà, veramente, ma veramente apprezzata. Si iniziano a sviluppare meglio le storie, i personaggi e i sentimenti. La trama comincia ad essere interessante e a prendere una forma vera e propria. Riesce a fuoriuscire dal banale e forse anche a rimediare a quanto visto prima. Insomma, si tratta di un crescendo, il quale, forse, potrebbe contribuire ad apprezzare maggiormente l'opera.
Per quanto riguarda le animazioni e le musiche, ho potuto apprezzare alti e bassi per entrambi, con momenti in cui apparivano particolarmente adatte e altri in cui avrei preferito scelte diverse, trovo che, tuttavia, in generale, valorizzino l'opera e la rendano inconfondibile da questo punto di vista.
Unico neo, se si vuole trattare la trama come unico punto, risulta essere, secondo me, la durata dell'opera. Ancora non mi spiego sul perché non fare qualche episodio in più, magari una classica serie anime di 12 episodi, optando invece per 10, quando ci si poteva soffermare lievemente di più sulle storie di ogni singolo personaggio, caratterizzandolo magari ancora meglio, ed evitare che lo spettatore avvertisse (spero sia successo solo a me) che in alcuni momenti quasi si cercasse di correre il più possibile, causa lunghezza limitata.
Infine, consiglio vivamente la visione di quest'opera, potreste rimanere sorpresi come lo sono stato io. Buona visione a tutti e, mi raccomando, fatemi sapere se vi siete trovati sulla stessa lunghezza d'onda o se vi è stata d'aiuto.
Il punto forte di quest'opera, a mio dire, è la nuova interpretazione che dà all'opera di Go Nagai.
Quello che è stato fatto dal regista e dallo sceneggiatore è prendere un qualcosa, interiorizzarlo e restituirlo mettendoci del proprio, un plus che rende l'anime un'entità con vita propria e non meramente una fedele copia. Dal punto di vista tecnico adoro le scelte stilistiche e registiche. Molti potranno mettere in dubbio la validità di alcune scelte: come quella di ambientarlo ai nostri tempi, di aggiungere elementi (o personaggi) non presenti nell'opera originale, ma non io. Avendo letto il manga non vedo la necessità di una copia animata 1:1 di un'opera di 50 anni fa, mi basta l'originale. E come se ai giorni nostri uscisse la copia carbone di Stalker di Tarkovskij, avrebbe senso vederlo ? Mi potrebbe mai dare qualcosa in più o potrebbe paragonarsi all'originale? O sarebbe soltanto un mero tributo all'autore?
Parliamoci chiaro, "Devilman Crybaby" resta un'ottima opera che non sfigura pur sapendone le ascendenze e rimanendo un ottimo prodotto autonomo e quindi usufruibile da tutti.
Quello che è stato fatto dal regista e dallo sceneggiatore è prendere un qualcosa, interiorizzarlo e restituirlo mettendoci del proprio, un plus che rende l'anime un'entità con vita propria e non meramente una fedele copia. Dal punto di vista tecnico adoro le scelte stilistiche e registiche. Molti potranno mettere in dubbio la validità di alcune scelte: come quella di ambientarlo ai nostri tempi, di aggiungere elementi (o personaggi) non presenti nell'opera originale, ma non io. Avendo letto il manga non vedo la necessità di una copia animata 1:1 di un'opera di 50 anni fa, mi basta l'originale. E come se ai giorni nostri uscisse la copia carbone di Stalker di Tarkovskij, avrebbe senso vederlo ? Mi potrebbe mai dare qualcosa in più o potrebbe paragonarsi all'originale? O sarebbe soltanto un mero tributo all'autore?
Parliamoci chiaro, "Devilman Crybaby" resta un'ottima opera che non sfigura pur sapendone le ascendenze e rimanendo un ottimo prodotto autonomo e quindi usufruibile da tutti.
"Davilman Crybaby" è il moderno rifacimento del celeberrimo e mitico "Devilman" originale degli anni che furono. Con storia leggermente diversa dal suo predecessore, pur rimanendone al contempo fedele, racconta la trasformazione di Akira Fudo, e la sua lotta per salvare il genere umano dalla minaccia dei demoni. Devo dire che fin dall'inizio mi ha ricordato molto un altro anime, sempre sul filone, e cioè "Devil Lady" (di cui consiglio vivamente la visione a chi non lo avesse già fatto) dal quale trae molto in termini di trama.
Certo si tratta di un prodotto non adatto ai più giovani o a chi ha lo stomaco debole, in quanto le scene di sangue e sesso sono decisamente numerose e sufficientemente esplicite.
Ottima la parte tecnica, mi sono piaciuti molto sia i disegni che i colori e le animazioni, come anche la musica, perfetta per le scene cui fa da cornice. Da menzionare l'opening, che mi ha spiazzato ad un primo ascolto per poi apparirmi invece, una volta abituatomi al suo sound elettronico, veramente azzeccata e opportuna.
Insomma questo "Devilman Crybaby" è stata un ottima sorpresa, all'altezza del suo nome e del suo predecessore, un anime che dopo i primi episodi fa venir voglia di vederlo tutto d'un fiato fino alla fine. Consigliatissimo agli amanti del genere.
Certo si tratta di un prodotto non adatto ai più giovani o a chi ha lo stomaco debole, in quanto le scene di sangue e sesso sono decisamente numerose e sufficientemente esplicite.
Ottima la parte tecnica, mi sono piaciuti molto sia i disegni che i colori e le animazioni, come anche la musica, perfetta per le scene cui fa da cornice. Da menzionare l'opening, che mi ha spiazzato ad un primo ascolto per poi apparirmi invece, una volta abituatomi al suo sound elettronico, veramente azzeccata e opportuna.
Insomma questo "Devilman Crybaby" è stata un ottima sorpresa, all'altezza del suo nome e del suo predecessore, un anime che dopo i primi episodi fa venir voglia di vederlo tutto d'un fiato fino alla fine. Consigliatissimo agli amanti del genere.
Allora comincio con il dire che messi da parte i tre OAV ritengo che "Devilman Crybaby" sia l'adattamento più fedele della versione cartacea; hanno comunque fatto delle modifiche, ma molto leggere.
La colonna sonora è eccezionale (il remake di "Devilman no uta" in particolare) e anche il doppiaggio in italiano è stato realizzato in maniera superlativa.
Nonostante abbia gradito l'anime non posso non notare quelli che secondo me sono i difetti principali di quest'anime, ovvero la scarsa durata della serie (sarebbero bastati anche solo due episodi in più), lo stile grafico di Masaaki Yuasa che personalmente a me non fa impazzire e soprattutto la scelta di concentrarsi su eventi e personaggi minori con una conseguente superficialità su altri che avrebbero meritato più spazio e cura.
Per il resto non mi posso lamentare,in quanto la storia è resa in maniera fedele, con l'aggiunta della metafora simbolica della staffetta, che aggiunge un ulteriore chiave di lettura all'opera.
La colonna sonora è eccezionale (il remake di "Devilman no uta" in particolare) e anche il doppiaggio in italiano è stato realizzato in maniera superlativa.
Nonostante abbia gradito l'anime non posso non notare quelli che secondo me sono i difetti principali di quest'anime, ovvero la scarsa durata della serie (sarebbero bastati anche solo due episodi in più), lo stile grafico di Masaaki Yuasa che personalmente a me non fa impazzire e soprattutto la scelta di concentrarsi su eventi e personaggi minori con una conseguente superficialità su altri che avrebbero meritato più spazio e cura.
Per il resto non mi posso lamentare,in quanto la storia è resa in maniera fedele, con l'aggiunta della metafora simbolica della staffetta, che aggiunge un ulteriore chiave di lettura all'opera.
"Devilman Crybaby" è un anime del 2018, remake del celebre manga di GO Nagai.
In questo caso non parlerò della trama, dato la fama dell'opera in questione.
Inizierò dall'aspetto tecnico, parlando della grafica essa è molto particolare/strana, nonostante abbia visto centinaia di anime, è la prima volta che ne vedo una del genere. Dopo che ci si fa l'abitudine non è male, anche se onestamente avrei preferito una grafica di tipo più convenzionale, comunque le animazioni sono belle, anche se spesso i combattimenti sono troppo confusi, e l'oscurità non aiuta di certo.
Per quanto riguarda le musiche invece, ci sono alti e bassi, ma tutto sommato voto positivo, molte musiche elettroniche si mischiano a tonalità più classiche.
Nell'anime uno dei temi più ricorrenti, è la paranoia, ovvero la paura dei demoni, ma che può anche essere considerata paura del diverso, la paura del complotto, il non fidarsi di nessuno, neanche se parliamo delle persone più prossime a noi. Il "noi" e il "loro", cosa ci rende umani, cosa ci rende ciò che siamo... abbiamo anche il concetto di distruzione totale, la paura ancestrale degli uomini nell'apocalisse, qui mischiata con quella biblica e con la paura dell'annientamento nucleare, tipico della guerra fredda.
Del senso di quest'opera e della sua filosofia, si discute da quando uscí 40 anni fa, a mio avviso c'è molto nichilismo, ma è un parere personale.
In conclusione ritengo "Devilman Crybaby" un'ottima opera, degna del manga di Go Nagai, ma gli manca quel pizzico per poterlo trasformare in un capolavoro da ricordare nei decenni.
In questo caso non parlerò della trama, dato la fama dell'opera in questione.
Inizierò dall'aspetto tecnico, parlando della grafica essa è molto particolare/strana, nonostante abbia visto centinaia di anime, è la prima volta che ne vedo una del genere. Dopo che ci si fa l'abitudine non è male, anche se onestamente avrei preferito una grafica di tipo più convenzionale, comunque le animazioni sono belle, anche se spesso i combattimenti sono troppo confusi, e l'oscurità non aiuta di certo.
Per quanto riguarda le musiche invece, ci sono alti e bassi, ma tutto sommato voto positivo, molte musiche elettroniche si mischiano a tonalità più classiche.
Nell'anime uno dei temi più ricorrenti, è la paranoia, ovvero la paura dei demoni, ma che può anche essere considerata paura del diverso, la paura del complotto, il non fidarsi di nessuno, neanche se parliamo delle persone più prossime a noi. Il "noi" e il "loro", cosa ci rende umani, cosa ci rende ciò che siamo... abbiamo anche il concetto di distruzione totale, la paura ancestrale degli uomini nell'apocalisse, qui mischiata con quella biblica e con la paura dell'annientamento nucleare, tipico della guerra fredda.
Del senso di quest'opera e della sua filosofia, si discute da quando uscí 40 anni fa, a mio avviso c'è molto nichilismo, ma è un parere personale.
In conclusione ritengo "Devilman Crybaby" un'ottima opera, degna del manga di Go Nagai, ma gli manca quel pizzico per poterlo trasformare in un capolavoro da ricordare nei decenni.
Visto l'anime di "Devilman Crybaby" grazie ai consigli di Tokyo Eyes, ho trovato l'anime molto bello, soprattutto il finale, ed anche i disegni mi sono piaciuti; forse potevano fare qualche puntata in piu per spiegare meglio le storie secondarie. Sono un profano degli anime nuovi, sono rimasto ai cartoni anni '70 e '80 e grazie alle vostre recensioni riesco a riscoprire le nuove serie o film come in questo caso. Le puntate a livello di trama mi hanno coinvolto e tutte le 10 puntate sono filate molto velocemente, anche la colonna sonora anni '90 mi è piaciuta.
Quando annunciarono alla regia Masaaki Yuasa ero piuttosto contento. Credevo che il suo stile sperimentale e anticonformista fosse ideale per "Devilman", cosa che difatti è, solo che riproporlo fedelmente pari pari sarebbe stato impossibile, ed è quello che deve aver pensato, soprattutto se doveva avvicinarsi alla generazione attuale. Quindi si poteva immaginare un cambiamento, non uno stravolgimento, che se da un lato mantiene i punti cardine della storia dall'altra lo studio s'inventa di sana pianta parti originali che non hanno nulla a che fare con quella che è la visione di Go Nagai, tanto meno lo rendono una componente sostitutiva all'altezza dell'opera principale.
Benché i trailer mi avessero lasciato buone speranze, al termine della visione mi sono sentito indispettito. Durante il corso degli episodi si nota questo avvicinamento che ti fa dire di star guardando "Devilman", poi d'un tratto si allontana vertiginosamente facendoti sobbalzare dal divano strabiliato, domandandoti cosa diamine stai guardando.
Ci sono scene che stupiscono per la loro potenza visiva onirica come il sabba, poi il ripetersi di alcune scene quasi a diventare psichedeliche sono una miscela vincente e ammaliante e, insieme a un uso di colori atipici, lo rendono ancora più anormale. Tuttavia sono presenti anche vicende che ti fanno cadere le braccia come Akira che si mette a guardare i porno a scuola su un maxi schermo con il volume al massimo o la mania di buttarlo dentro come se non ci fosse un domani.
I personaggi nuovi hanno una centralità piuttosto rilevante e di cui sinceramente si poteva fare a meno. Si perde nel dare rilievo a queste macchiette quando si avrebbe dovuto far risaltare di più al pubblico il duo Akira-Ryo, invece hanno preferito puntare tutto sul finale, quando nel manga aveva una sua evoluzione.
Il paragone con il manga viene a dir quasi scontato e naturale, è impossibile da tralasciare. Ogni avvenimento aveva un suo perché, un motivo, e seppur inventato, un senso logico, mentre qui tutto è allo sbaraglio, finale escluso.
In conclusione, "Devilman Crybaby" si salva su tutto il fronte tecnico, dalle musiche molto convincenti alla regia, ma si perde nelle messe in scene di alcune vicende e nelle parti originali che snaturano l'opera di riferimento. Non dico che provare qualcosa di nuovo sia sbagliato, ma osare troppo a volte porta al procedimento inverso.
Benché i trailer mi avessero lasciato buone speranze, al termine della visione mi sono sentito indispettito. Durante il corso degli episodi si nota questo avvicinamento che ti fa dire di star guardando "Devilman", poi d'un tratto si allontana vertiginosamente facendoti sobbalzare dal divano strabiliato, domandandoti cosa diamine stai guardando.
Ci sono scene che stupiscono per la loro potenza visiva onirica come il sabba, poi il ripetersi di alcune scene quasi a diventare psichedeliche sono una miscela vincente e ammaliante e, insieme a un uso di colori atipici, lo rendono ancora più anormale. Tuttavia sono presenti anche vicende che ti fanno cadere le braccia come Akira che si mette a guardare i porno a scuola su un maxi schermo con il volume al massimo o la mania di buttarlo dentro come se non ci fosse un domani.
I personaggi nuovi hanno una centralità piuttosto rilevante e di cui sinceramente si poteva fare a meno. Si perde nel dare rilievo a queste macchiette quando si avrebbe dovuto far risaltare di più al pubblico il duo Akira-Ryo, invece hanno preferito puntare tutto sul finale, quando nel manga aveva una sua evoluzione.
Il paragone con il manga viene a dir quasi scontato e naturale, è impossibile da tralasciare. Ogni avvenimento aveva un suo perché, un motivo, e seppur inventato, un senso logico, mentre qui tutto è allo sbaraglio, finale escluso.
In conclusione, "Devilman Crybaby" si salva su tutto il fronte tecnico, dalle musiche molto convincenti alla regia, ma si perde nelle messe in scene di alcune vicende e nelle parti originali che snaturano l'opera di riferimento. Non dico che provare qualcosa di nuovo sia sbagliato, ma osare troppo a volte porta al procedimento inverso.
Avevo buone aspettative per questa riedizione per ben tre motivi: è di Netflix, è "Devilman" e, soprattutto, c’è lo zampino di Masaaki Yuasa.
Finalmente un "Devilman" completo, fedele al manga e fatto come si deve?
La prima cosa che si nota è lo stile di Masaaki Yuasa, che indubbiamente può non piacere e che è quantomeno fuori dai canoni classici dell’animazione contemporanea: io l’adoro, credo che sia un maestro nel creare sequenze dinamiche, con soluzioni ricercate ed efficaci. Non sarà sempre bellissimo da vedere, forse alcune animazioni possono apparire bizzarre o quasi rozze, ma nei momenti giusti trovo che il suo tratto sporco riesca ad essere evocativo, una vera esplosione di effetti, dinamicità e colori.
Superato l’impatto visivo risulta palese che Masaaki Yuasa ci abbia messo del suo anche dal punto di vista dello stile narrativo e scenografico, con intermezzi inediti che siano la canzone rap o il dipinto scelto con intelligenza come sfondo di una cena, senza andare a elencare citazioni e richiami di vario tipo.
Fino a qui tutto bene secondo me, nulla da eccepire, e nemmeno mi spiace che ci sia molta enfasi sul sesso e sulla violenza, alla fine stiamo parlando di un’opera tratta da Go Nagai e non vedo come possa essere altrimenti, se non per un fatto di non escludere un target più giovane, fattore che per fortuna Netflix non si pone.
Allora che c’è che non mi va in "Devilman Crybaby"? Semplicemente la frivolezza e la leggerezza con cui trovo che siano resi certi passaggi chiave, il fatto che si bada più al clamore, a scioccare e alla spettacolarità che alla coerenza, con situazioni e azioni che non sono credibili o veramente banalizzate. Non manca qualche scena resa bene, fra queste di certo il finale, ma per il resto trovo che la sceneggiatura sia veramente pasticciata, un collage frettoloso e rattoppato di quanto ricordo dal manga.
Attenzione: presenza di lievi spoiler
Cercherò di limitare gli spoiler, ma non posso proseguire senza alcuni esempi: è difficile per me accettare una Miki che va a “farsi violentare” in modo tanto ingenuo o una scontro con l’arpia Silen così poco ispirato ed epico, quando ho ancora scolpito nella memoria quello della vecchia e incompleta serie TV. Non posso non mettere a confronto quanto mi ha emozionato al tempo e quanto mi ha lasciato indifferente in questa nuova versione e non basta il bel disegno finale dell’epilogo dello scontro. Oppure non posso ignorare l’episodio in cui si parla dei genitori di Akira che risulta terribilmente piatto e primo di alcun patos, quando al contrario dovrebbe essere uno dei momenti più drammatici della serie TV. Ancora non ho gradito l’accelerazione che avviene dopo quanto accade allo stadio, un’escalation che appare solo abbozzata e accennata, difficile che possa davvero coinvolgere e appassionare.
Potrei continuare in questo modo e mi viene naturale chiedermi se è una questione di minutaggio a disposizione, con Masaaki Yuasa che si è visto costretto a fare delle scelte e a focalizzare i suoi sforzi solo in alcune parti. Ma se la risposta fosse questa, mi domando, valeva veramente la pena soffermarsi su Akira che si masturba piuttosto che dare più spazio a ben più rilevanti vicende drammatiche che caratterizzano questa saga?
Fine spoiler
"Devilman Crybaby" trovo abbia un bel finale e un inizio promettente, mentre nel mezzo si perde: il peccato che ha commesso è puntare più sul provocare che a raccontare e per quel che mi riguarda è condannato a bruciare nelle fiamme della mediocrità. Non me la sento di dargli una valutazione sufficiente.
Finalmente un "Devilman" completo, fedele al manga e fatto come si deve?
La prima cosa che si nota è lo stile di Masaaki Yuasa, che indubbiamente può non piacere e che è quantomeno fuori dai canoni classici dell’animazione contemporanea: io l’adoro, credo che sia un maestro nel creare sequenze dinamiche, con soluzioni ricercate ed efficaci. Non sarà sempre bellissimo da vedere, forse alcune animazioni possono apparire bizzarre o quasi rozze, ma nei momenti giusti trovo che il suo tratto sporco riesca ad essere evocativo, una vera esplosione di effetti, dinamicità e colori.
Superato l’impatto visivo risulta palese che Masaaki Yuasa ci abbia messo del suo anche dal punto di vista dello stile narrativo e scenografico, con intermezzi inediti che siano la canzone rap o il dipinto scelto con intelligenza come sfondo di una cena, senza andare a elencare citazioni e richiami di vario tipo.
Fino a qui tutto bene secondo me, nulla da eccepire, e nemmeno mi spiace che ci sia molta enfasi sul sesso e sulla violenza, alla fine stiamo parlando di un’opera tratta da Go Nagai e non vedo come possa essere altrimenti, se non per un fatto di non escludere un target più giovane, fattore che per fortuna Netflix non si pone.
Allora che c’è che non mi va in "Devilman Crybaby"? Semplicemente la frivolezza e la leggerezza con cui trovo che siano resi certi passaggi chiave, il fatto che si bada più al clamore, a scioccare e alla spettacolarità che alla coerenza, con situazioni e azioni che non sono credibili o veramente banalizzate. Non manca qualche scena resa bene, fra queste di certo il finale, ma per il resto trovo che la sceneggiatura sia veramente pasticciata, un collage frettoloso e rattoppato di quanto ricordo dal manga.
Attenzione: presenza di lievi spoiler
Cercherò di limitare gli spoiler, ma non posso proseguire senza alcuni esempi: è difficile per me accettare una Miki che va a “farsi violentare” in modo tanto ingenuo o una scontro con l’arpia Silen così poco ispirato ed epico, quando ho ancora scolpito nella memoria quello della vecchia e incompleta serie TV. Non posso non mettere a confronto quanto mi ha emozionato al tempo e quanto mi ha lasciato indifferente in questa nuova versione e non basta il bel disegno finale dell’epilogo dello scontro. Oppure non posso ignorare l’episodio in cui si parla dei genitori di Akira che risulta terribilmente piatto e primo di alcun patos, quando al contrario dovrebbe essere uno dei momenti più drammatici della serie TV. Ancora non ho gradito l’accelerazione che avviene dopo quanto accade allo stadio, un’escalation che appare solo abbozzata e accennata, difficile che possa davvero coinvolgere e appassionare.
Potrei continuare in questo modo e mi viene naturale chiedermi se è una questione di minutaggio a disposizione, con Masaaki Yuasa che si è visto costretto a fare delle scelte e a focalizzare i suoi sforzi solo in alcune parti. Ma se la risposta fosse questa, mi domando, valeva veramente la pena soffermarsi su Akira che si masturba piuttosto che dare più spazio a ben più rilevanti vicende drammatiche che caratterizzano questa saga?
Fine spoiler
"Devilman Crybaby" trovo abbia un bel finale e un inizio promettente, mentre nel mezzo si perde: il peccato che ha commesso è puntare più sul provocare che a raccontare e per quel che mi riguarda è condannato a bruciare nelle fiamme della mediocrità. Non me la sento di dargli una valutazione sufficiente.
Fortemente in contrasto con gli standard del genere, questo anime riesce a non presentarsi mai come scontato o prevedibile, oltre ad avere una trama avvincente e coinvolgente.
A tratti oserei dire bizzarro, ma quel tanto che basta da non renderlo eccessivamente serio (sempre in relazione al genere).
Lo stile di disegno si adatta perfettamente alla trama.
Ho letteralmente divorato la serie in meno di due giorni e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, in quanto preferisco serie lunghe che presentano numerosi intrecci e simili.
A tratti oserei dire bizzarro, ma quel tanto che basta da non renderlo eccessivamente serio (sempre in relazione al genere).
Lo stile di disegno si adatta perfettamente alla trama.
Ho letteralmente divorato la serie in meno di due giorni e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, in quanto preferisco serie lunghe che presentano numerosi intrecci e simili.
Trama e sviluppo della trama: 6
Non è il massimo dell’originalità, anche perché si sentono spesso trame del genere, e inoltre lo sviluppo della trama non c’è perché appunto non c’è niente da sviluppare... Ok questo diventa un “devilman”, e poi? Solo situazioni che non sviluppano la trama. Si fa veramente interessante solo quando gli umani vengono a conoscenza dell’esistenza dei demoni, per questo il voto della trama si “salva” con un 6 scarso.
Personaggi e la loro evoluzione: 6½
Alcuni devilman della serie cambiano davvero notevolmente di carattere, non solo di quello, ma anche di aspetto, ed è strano il fatto che nessuno nella serie si ponga interrogativi sul perché. Cioè un po’ per Akira l’hanno fatto, ma poi non se ne sono sbattuti più di tanto. Inoltre non so se sono io quella ignorante che non ha capito, ma perché diventando devilman cambiano anche di carattere? Akira diventa totalmente l’opposto di ciò che era, così come Miku, e questa cosa non sono riuscita a spiegarmela. Alla caratterizzazione dei personaggi do quindi un 5, però alla loro evoluzione un 8 per motivi che non sto qui ad elencare altrimenti sarebbe spoiler.
Parte tecnica: 8
Lo stile di disegno è discreto, così come le animazioni. Si salvano però le ost, che sono davvero molto buone ed orecchiabili, adatte alle situazioni, alcune ti mettono in ansia ma in senso positivo, ci stanno davvero azzeccatissime, le ost si meritano un bel 10, che quindi alza la media del voto della parte tecnica.
Conclusione: 10
Il finale ci sta, soprattutto perché si scopre una cosa che nessuno (o almeno la sottoscritta) avrebbe mai pensato, ha una morale molto profonda, e mi ha fatta piangere tanto alla fine, cosa che non mi sarei aspettata da questo anime.
Quindi, voto finale, facendo la media di tutto: 8- che arrontonderò ad 8 perché la sua morale mi è piaciuta davvero molto.
Non è il massimo dell’originalità, anche perché si sentono spesso trame del genere, e inoltre lo sviluppo della trama non c’è perché appunto non c’è niente da sviluppare... Ok questo diventa un “devilman”, e poi? Solo situazioni che non sviluppano la trama. Si fa veramente interessante solo quando gli umani vengono a conoscenza dell’esistenza dei demoni, per questo il voto della trama si “salva” con un 6 scarso.
Personaggi e la loro evoluzione: 6½
Alcuni devilman della serie cambiano davvero notevolmente di carattere, non solo di quello, ma anche di aspetto, ed è strano il fatto che nessuno nella serie si ponga interrogativi sul perché. Cioè un po’ per Akira l’hanno fatto, ma poi non se ne sono sbattuti più di tanto. Inoltre non so se sono io quella ignorante che non ha capito, ma perché diventando devilman cambiano anche di carattere? Akira diventa totalmente l’opposto di ciò che era, così come Miku, e questa cosa non sono riuscita a spiegarmela. Alla caratterizzazione dei personaggi do quindi un 5, però alla loro evoluzione un 8 per motivi che non sto qui ad elencare altrimenti sarebbe spoiler.
Parte tecnica: 8
Lo stile di disegno è discreto, così come le animazioni. Si salvano però le ost, che sono davvero molto buone ed orecchiabili, adatte alle situazioni, alcune ti mettono in ansia ma in senso positivo, ci stanno davvero azzeccatissime, le ost si meritano un bel 10, che quindi alza la media del voto della parte tecnica.
Conclusione: 10
Il finale ci sta, soprattutto perché si scopre una cosa che nessuno (o almeno la sottoscritta) avrebbe mai pensato, ha una morale molto profonda, e mi ha fatta piangere tanto alla fine, cosa che non mi sarei aspettata da questo anime.
Quindi, voto finale, facendo la media di tutto: 8- che arrontonderò ad 8 perché la sua morale mi è piaciuta davvero molto.
Ogni volta che vedo un'opera, ascrivibile ai generi "horror-fantastico", molto vecchia riadattata ai tempi moderni, mi chiedo sempre se il regista sia in grado di riaggiornare l'opera allo spirito dei tempi, se sia ancora in grado di impressionare. Nella stragrande maggioranza dei casi la risposta è no, qui la risposta è così così. Non ho letto il manga originale e vidi solo da bambino quella ciofeca che è l'anime del '70. Quello che noto è la presenza della classica paura per antonomasia tipica della guerra fredda: la MAD. Ed è presente anche la paura "dell'intruso fra noi" da una parte e della "caccia alla streghe" dall'altra, che, pur essendo anch'essa un dualismo tipico della guerra fredda, è stata molto bene riadattata ai tempi odierni. Questo è il motivo per cui, dei due episodi super tragici di "Devilman Crybaby", solo quello che fa riferimento alla paura riaggiornata ai giorni nostri mi ha colpito veramente, anche se c'è una piccola stortura nei tempi (problema ridondante): per ottenere un cambiamento così radicale nel comportamento delle persone sarebbe in realtà necessario un martellamento costante della durata di svariati anni, nella realtà dei normali cittadini non si sono mai trasformati in forcaioli incalliti in pochi giorni, neanche sotto le peggiori dittature. L'altro episodio tragicissimo invece mi ha lasciato abbastanza impassibile poiché distante dalle paure odierne, immagino invece l'inquietudine provata da un lettore del manga negli anni '70 nel leggere gli stessi fatti narrati.
Venendo allo stile di Yuusa, di cui sono un convinto sostenitore, l'ho trovato perfetto nelle scene ordinarie, mentre un po' confusionario nelle scene d'azione "demoniache", aggiungendo anche che queste si svolgono quasi sempre al buio, in assenza di un buon contrasto e in maniera sbrigativa. Fortunatamente, non ho guardato quest'anime principalmente per i combattimenti fra demoni, i drammi umani invece sono molto più interessanti e fortunatamente sono resi da Yuusa in maniera sublime e con tutto sommato abbastanza screentime ad essi dedicato. Uno delle caratteristiche critiche è infatti la mancanza di tempo. La serie, dopo i primi tre episodi passati a farci conoscere i protagonisti e ad attirare lo spettatore occasionale utilizzando orgie a tutto spiano, comincia ad accelerare sensibilmente. Gli episodi posseggono un ritmo ed una densità di avvenimenti tale da obbligarci a guardare una puntata dietro l'altra, ma anche tali da portarci a rimpiangere di non esserci potuti gustare certe vicende con tutta la calma necessaria. L'impressione è che l'anime sia destinato a chi ha già letto il manga (e sono molti), i fatti vengono quindi sfogliati velocemente come un'album dei ricordi, soffermandosi solo dove il pathos è più grande. Per ultimo voglio citare il comparto tecnico eccelso. Si vede che Netflix ha investito soldi per assoldare una squadra fortissima. Una tale opera può solo essere il lavoro di grandi professionisti.
Venendo allo stile di Yuusa, di cui sono un convinto sostenitore, l'ho trovato perfetto nelle scene ordinarie, mentre un po' confusionario nelle scene d'azione "demoniache", aggiungendo anche che queste si svolgono quasi sempre al buio, in assenza di un buon contrasto e in maniera sbrigativa. Fortunatamente, non ho guardato quest'anime principalmente per i combattimenti fra demoni, i drammi umani invece sono molto più interessanti e fortunatamente sono resi da Yuusa in maniera sublime e con tutto sommato abbastanza screentime ad essi dedicato. Uno delle caratteristiche critiche è infatti la mancanza di tempo. La serie, dopo i primi tre episodi passati a farci conoscere i protagonisti e ad attirare lo spettatore occasionale utilizzando orgie a tutto spiano, comincia ad accelerare sensibilmente. Gli episodi posseggono un ritmo ed una densità di avvenimenti tale da obbligarci a guardare una puntata dietro l'altra, ma anche tali da portarci a rimpiangere di non esserci potuti gustare certe vicende con tutta la calma necessaria. L'impressione è che l'anime sia destinato a chi ha già letto il manga (e sono molti), i fatti vengono quindi sfogliati velocemente come un'album dei ricordi, soffermandosi solo dove il pathos è più grande. Per ultimo voglio citare il comparto tecnico eccelso. Si vede che Netflix ha investito soldi per assoldare una squadra fortissima. Una tale opera può solo essere il lavoro di grandi professionisti.
Da grande fan del manga di Devilman assegno a questa serie anime un 8,5, ponendola un gradino sotto all'originale.
Il perchè è presto detto, quest'anime oltre ad essere ad oggi la migliore trasposizione di Devilman è quello che definisco un "capolavoro mancato".
Capolavoro per i numerosi pregi, mancato per pochi difetti impossibili da ignorare.
A Yuasa si attribuisce il merito di aver modernizzato efficacemente personaggi e situazioni concepite negli anni '70. Alcuni personaggi come i bulli, i demoni minori e persino Maki risultano del tutto migliorati a seguito di questa attualizzazione.
Anche i personaggi nuovi risultano interessanti, anche senza rubare la scena ai vecchi protagonisti.
Le animazioni hanno uno stile che si adatta perfettamente al mondo di Devilman, anche se non sono apprezzabili da tutti. Le musiche sono perfette per la regia e le atmosfere e ci sono alcune scene (anche nuove rispetto al manga) che emozionano dal profondo.
I difetti riguardano invece la sceneggiatura e la scrittura di alcuni personaggi. Nel complesso esse funzionano ma ci sono alcuni momenti in cui è confusa e con soluzioni poco convincenti.
Tutti questi casi riguardano alcuni cambiamenti rispetto alla trama del manga e rappresentano il gradino sotto all'originale.
Forse sembrerà una bestemmia per i puristi, ma la mia opinione è che, se al posto di tali discontinuità, vi fossero stati altri miglioramenti/si fosse mantenuta la versione originale, questa trasposizione sarebbe stata un capolavoro, migliore anche del manga.
Il perchè è presto detto, quest'anime oltre ad essere ad oggi la migliore trasposizione di Devilman è quello che definisco un "capolavoro mancato".
Capolavoro per i numerosi pregi, mancato per pochi difetti impossibili da ignorare.
A Yuasa si attribuisce il merito di aver modernizzato efficacemente personaggi e situazioni concepite negli anni '70. Alcuni personaggi come i bulli, i demoni minori e persino Maki risultano del tutto migliorati a seguito di questa attualizzazione.
Anche i personaggi nuovi risultano interessanti, anche senza rubare la scena ai vecchi protagonisti.
Le animazioni hanno uno stile che si adatta perfettamente al mondo di Devilman, anche se non sono apprezzabili da tutti. Le musiche sono perfette per la regia e le atmosfere e ci sono alcune scene (anche nuove rispetto al manga) che emozionano dal profondo.
I difetti riguardano invece la sceneggiatura e la scrittura di alcuni personaggi. Nel complesso esse funzionano ma ci sono alcuni momenti in cui è confusa e con soluzioni poco convincenti.
Tutti questi casi riguardano alcuni cambiamenti rispetto alla trama del manga e rappresentano il gradino sotto all'originale.
Forse sembrerà una bestemmia per i puristi, ma la mia opinione è che, se al posto di tali discontinuità, vi fossero stati altri miglioramenti/si fosse mantenuta la versione originale, questa trasposizione sarebbe stata un capolavoro, migliore anche del manga.
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Anticipo che prima di “Devilman Crybaby” non mi ero mai avvicinato al prodotto in questione. Mai letto il fumetto (tranquilli, un giorno lo recupererò sicuramente), mai vista la vecchia serie né tantomeno gli OAV che molti han idolatrato, pur di smontare il nuovo adattamento.
Quindi non farò paragoni, ma parlerò della serie vista dagli occhi di qualcuno che non ne sapeva niente a riguardo.
Parto col dire che son solito dividere gli episodi di una serie in più giorni, sia per assimilare quel che guardo, ma anche per evitare che finisca con lo stufarmi. Forse è la prima volta che mi son visto dieci puntate in un solo giorno, concludendo la serie in una sola domenica. Ne finivo una e non potevo che andare avanti.
Tecnicamente l’ho apprezzata davvero in tutto: le animazioni e i design che han fatto tanto parlare, con il tocco di Yuasa sempre distinguibile, ancora una volta mi han colpito. Quelle animazioni che talvolta tendono a cancellare le proporzioni, per dare dinamicità a certe scene, o a dare comunque risalto a un determinato elemento.
In una serie completamente differente, non mancano difatti elementi in comune con “Ping Pong The Animation”, a partire da una colonna sonora di alto livello, che vede dietro lo stesso autore, fino ad arrivare al trasmettere certi concetti, tramite lo sport. Questa volta abbiamo la staffetta però, uno sport che consiste nel passare il testimone da un corridore all’altro e che metaforicamente può dare tanto, per l’appunto (tra le scene più emotive ci son quella di Miki, che, dopo aver ricevuto il testimone da Mi-Ko, spiega perché le piaccia correre, come ogni passo avanti le dia la speranza che qualcosa possa realmente cambiare, oppure ancora la scena in cui vediamo un Ryo bambino gettare continuamente a terra il testimone che cerca di passargli Akira).
Finita questa digressione sull’autore, che ha sicuramente aiutato a farmi apprezzare la serie, parlerei della storia vera e propria e dei suoi personaggi.
Qui esce fuori sicuramente quello che per me è l’unico punto debole della serie, tra i vari, ossia l’avere poche puntate, non prendendosi così il tempo per raccontare più lentamente certi fatti. Ma, se alcune cose son già pesanti così, figuriamoci come sarebbe stato se ci avessero fatto affezionare ancora di più a certi personaggi.
La storia in ogni caso ci narra di un mondo in cui i demoni stanno emergendo fuori, impossessandosi sempre più delle persone, così da ribaltare le sorti di un mondo da cui son stati tolti di mezzo già in passato, in seguito a quella che potremmo definire come una prima apocalisse, e alla fine della quale una prima Terra divenne quella che oggi conosciamo come la Luna (così come la Terra in cui viviamo oggi verrà distrutta alla fine della seconda apocalisse, diventando una seconda luna per quella che sarà una nuova Terra. Tocco geniale, per quanto mi riguarda).
Akira, per via del suo amico Ryo, verrà posseduto da uno dei demoni più forti, di nome Amon, ma da cui non si farà sottomettere, riuscendo quindi a rimanere sé stesso, ma con un corpo di demone. Qui inizierà la sua guerra per fermare i demoni, ma che porterà a chiederci chi siano i veri mostri.
La serie difatti critica fortemente il genere umano, senza però fare sempre di tutta l’erba un fascio. Vedremo umani a cui ci affezioneremo, come ne vedremo di odiosi, più degli stessi demoni... e saranno loro, spinti dall’odio e dal panico, a fare il passo successivo verso l’apocalisse.
Altra cosa interessante, introdotta sicuramente in questo adattamento moderno, è l’influenza sia positiva che negativa dei social media. Tramite essi, la gente verrà informata facilmente di determinati avvenimenti, così che avremo un’altra delle mie scene preferite (ossia quando Miki scrive il post a favore di Akira, cercando di spiegare che non è un demone malvagio, ma che ha mantenuto il proprio cuore, e come sia una delle poche persone al mondo a piangere e soffrire più per il dolore altrui, che per il proprio. E nel frattempo vediamo Akira stesso che si immola pur di proteggere alcuni innocenti, finché non riesce a far breccia nei cuori di coloro che lo stavano maltrattando).
Una serie che insomma mi ha colpito davvero tanto, forse anche per il fatto che non conoscessi alcun eventuale colpo di scena che ha in comune con l’opera originale.
Ne potrei parlare davvero a lungo, ma mi fermo qui, dicendo che ne ho apprezzato anche il doppiaggio italiano, da cui non sapevo cosa aspettarmi, siccome non conoscevo molti dei nomi che ci son dietro. Invece, a parte qualche caso non particolarmente eccellente, il tutto è molto apprezzabile, e, se mi posso godere appieno una serie senza dover seguire per forza i sottotitoli, personalmente scelgo volentieri il doppiaggio italiano.
Anticipo che prima di “Devilman Crybaby” non mi ero mai avvicinato al prodotto in questione. Mai letto il fumetto (tranquilli, un giorno lo recupererò sicuramente), mai vista la vecchia serie né tantomeno gli OAV che molti han idolatrato, pur di smontare il nuovo adattamento.
Quindi non farò paragoni, ma parlerò della serie vista dagli occhi di qualcuno che non ne sapeva niente a riguardo.
Parto col dire che son solito dividere gli episodi di una serie in più giorni, sia per assimilare quel che guardo, ma anche per evitare che finisca con lo stufarmi. Forse è la prima volta che mi son visto dieci puntate in un solo giorno, concludendo la serie in una sola domenica. Ne finivo una e non potevo che andare avanti.
Tecnicamente l’ho apprezzata davvero in tutto: le animazioni e i design che han fatto tanto parlare, con il tocco di Yuasa sempre distinguibile, ancora una volta mi han colpito. Quelle animazioni che talvolta tendono a cancellare le proporzioni, per dare dinamicità a certe scene, o a dare comunque risalto a un determinato elemento.
In una serie completamente differente, non mancano difatti elementi in comune con “Ping Pong The Animation”, a partire da una colonna sonora di alto livello, che vede dietro lo stesso autore, fino ad arrivare al trasmettere certi concetti, tramite lo sport. Questa volta abbiamo la staffetta però, uno sport che consiste nel passare il testimone da un corridore all’altro e che metaforicamente può dare tanto, per l’appunto (tra le scene più emotive ci son quella di Miki, che, dopo aver ricevuto il testimone da Mi-Ko, spiega perché le piaccia correre, come ogni passo avanti le dia la speranza che qualcosa possa realmente cambiare, oppure ancora la scena in cui vediamo un Ryo bambino gettare continuamente a terra il testimone che cerca di passargli Akira).
Finita questa digressione sull’autore, che ha sicuramente aiutato a farmi apprezzare la serie, parlerei della storia vera e propria e dei suoi personaggi.
Qui esce fuori sicuramente quello che per me è l’unico punto debole della serie, tra i vari, ossia l’avere poche puntate, non prendendosi così il tempo per raccontare più lentamente certi fatti. Ma, se alcune cose son già pesanti così, figuriamoci come sarebbe stato se ci avessero fatto affezionare ancora di più a certi personaggi.
La storia in ogni caso ci narra di un mondo in cui i demoni stanno emergendo fuori, impossessandosi sempre più delle persone, così da ribaltare le sorti di un mondo da cui son stati tolti di mezzo già in passato, in seguito a quella che potremmo definire come una prima apocalisse, e alla fine della quale una prima Terra divenne quella che oggi conosciamo come la Luna (così come la Terra in cui viviamo oggi verrà distrutta alla fine della seconda apocalisse, diventando una seconda luna per quella che sarà una nuova Terra. Tocco geniale, per quanto mi riguarda).
Akira, per via del suo amico Ryo, verrà posseduto da uno dei demoni più forti, di nome Amon, ma da cui non si farà sottomettere, riuscendo quindi a rimanere sé stesso, ma con un corpo di demone. Qui inizierà la sua guerra per fermare i demoni, ma che porterà a chiederci chi siano i veri mostri.
La serie difatti critica fortemente il genere umano, senza però fare sempre di tutta l’erba un fascio. Vedremo umani a cui ci affezioneremo, come ne vedremo di odiosi, più degli stessi demoni... e saranno loro, spinti dall’odio e dal panico, a fare il passo successivo verso l’apocalisse.
Altra cosa interessante, introdotta sicuramente in questo adattamento moderno, è l’influenza sia positiva che negativa dei social media. Tramite essi, la gente verrà informata facilmente di determinati avvenimenti, così che avremo un’altra delle mie scene preferite (ossia quando Miki scrive il post a favore di Akira, cercando di spiegare che non è un demone malvagio, ma che ha mantenuto il proprio cuore, e come sia una delle poche persone al mondo a piangere e soffrire più per il dolore altrui, che per il proprio. E nel frattempo vediamo Akira stesso che si immola pur di proteggere alcuni innocenti, finché non riesce a far breccia nei cuori di coloro che lo stavano maltrattando).
Una serie che insomma mi ha colpito davvero tanto, forse anche per il fatto che non conoscessi alcun eventuale colpo di scena che ha in comune con l’opera originale.
Ne potrei parlare davvero a lungo, ma mi fermo qui, dicendo che ne ho apprezzato anche il doppiaggio italiano, da cui non sapevo cosa aspettarmi, siccome non conoscevo molti dei nomi che ci son dietro. Invece, a parte qualche caso non particolarmente eccellente, il tutto è molto apprezzabile, e, se mi posso godere appieno una serie senza dover seguire per forza i sottotitoli, personalmente scelgo volentieri il doppiaggio italiano.
"Devilman Crybaby" si pone come remake in chiave contemporanea del grande classico di Go Nagai "Devilman" (pubblicato da Kōdansha dal 1972 al 1973), citato anche all'interno della serie più volte, riuscendo a creare una storia fedele in gran parte alla storia originale, aggiungendo solamente alcuni elementi che non snaturano per niente la storia, ma che al contrario la rendono molto più viva e anche vicina al nuovo pubblico.
Tutti i personaggi, umani o demoni che siano, partecipano al grande quesito che ci pone questo anime: "Ma chi sono i veri demoni?", tema centrale anche nell'opera originale. La storia, infatti, mira a indagare in maniera cruda e senza peli sulla lingua le paure e le pulsioni più profonde dell'uomo, che lo portano a non distinguersi più dai demoni che vivono in funzione dei loro istinti, non riuscendo a riconoscere nemmeno più un amico da un nemico. "Devilman Crybaby" è consigliatissimo sia a chi ha già letto l'opera originale, sia a chi non l'ha ancora affrontata, in quanto, come già detto, la storia è pressoché uguale.
Tutti i personaggi, umani o demoni che siano, partecipano al grande quesito che ci pone questo anime: "Ma chi sono i veri demoni?", tema centrale anche nell'opera originale. La storia, infatti, mira a indagare in maniera cruda e senza peli sulla lingua le paure e le pulsioni più profonde dell'uomo, che lo portano a non distinguersi più dai demoni che vivono in funzione dei loro istinti, non riuscendo a riconoscere nemmeno più un amico da un nemico. "Devilman Crybaby" è consigliatissimo sia a chi ha già letto l'opera originale, sia a chi non l'ha ancora affrontata, in quanto, come già detto, la storia è pressoché uguale.
"Vorrei poter piangere per te, Ryo. Ma non ho più lacrime"
Non è facile parlare di una serie così complessa. Un anime in grado di evocare emozioni contrastanti, odio e amore, speranza e avvilimento, che ha dalla sua una regia e un'animazione superlative. Un anime in cui non viene risparmiato nulla: violenza bruta, scene di lussuriosi menages, che intendono riportare alla luce con un'aria del tutto nuova e innovativa quello che nel '72 Go Nagai aveva impresso su carta. Sono dieci episodi che tolgono il respiro, a ritmo serrato. La colonna sonora, di pregio assoluto, è una chicca che accompagna fedelmente ogni scena e la integra attivamente con molto pathos.
Non ci sono molte parole da spendere: va guardato. Va guardato perché è uno di quei prodotti che, pur non essendo un capolavoro (a volte la trama è difficile da seguire e la caratterizzazione dei demoni secondari non è così approfondita), ha veramente tanto da raccontare. Una di quelle serie che ti entrano dentro con forza, di quelle che o le ami o le odi. Ma è un rischio che si deve correre. Devilman è risorto e, che vi piaccia o no, è tornato più forte che mai.
Non è facile parlare di una serie così complessa. Un anime in grado di evocare emozioni contrastanti, odio e amore, speranza e avvilimento, che ha dalla sua una regia e un'animazione superlative. Un anime in cui non viene risparmiato nulla: violenza bruta, scene di lussuriosi menages, che intendono riportare alla luce con un'aria del tutto nuova e innovativa quello che nel '72 Go Nagai aveva impresso su carta. Sono dieci episodi che tolgono il respiro, a ritmo serrato. La colonna sonora, di pregio assoluto, è una chicca che accompagna fedelmente ogni scena e la integra attivamente con molto pathos.
Non ci sono molte parole da spendere: va guardato. Va guardato perché è uno di quei prodotti che, pur non essendo un capolavoro (a volte la trama è difficile da seguire e la caratterizzazione dei demoni secondari non è così approfondita), ha veramente tanto da raccontare. Una di quelle serie che ti entrano dentro con forza, di quelle che o le ami o le odi. Ma è un rischio che si deve correre. Devilman è risorto e, che vi piaccia o no, è tornato più forte che mai.
Dal Maestro Go Nagai e dal genio visionario Masaaki Yuasa non poteva che uscire un'opera particolare.
Ma "Devilman Crybaby" non è soltanto un anime estremamente originale nella realizzazione tecnica e nella composizione artistica, "Devilman Crybaby" merita l'appellativo di capolavoro. Ho amato "Devilman" sin dalla prima pagina che lessi, così come dalla primissima sequenza di "Devilman Crybaby" ho pensato: "Ci siamo! Qui non si scherza!".
E' impressionante come mi abbia riportato alla lettura del capolavoro di Go Nagai, riuscendo ad aggiungerci anche altro! E la meraviglia è stata nel constatare che oltre a un'animazione d'avanguardia, indescrivibile, perché riesce ad essere espressiva come forse mai ho visto in una serie anime, avendo un tratto così particolare, sono stato colpito dal fatto che anche le tematiche filosofiche sono state approfondite, tanto che siamo di fronte a un'opera fortemente filosofica, nel senso più vivo. Non c'è una sola sequenza che sia messa a caso. La libertà espressiva concessa al regista, che rende questo cartone animato vietato ai minori di diciotto anni, non è una libertà gratuita e fine a sé stessa. Ogni sequenza di sesso o sangue è fine alla narrazione e mai possiamo trovare scene che mostrano compiacimento. In un'epoca in cui ci sono intere serie animate che si reggono su fanservice e su scene di sangue e violenza, "Devilman Crybaby", col suo divieto ai minori di diciotto anni, è una voce completamente fuori dal coro. Solo in film di Lynch e di Kubrick ho visto una cura maniacale nella messinscena, nella scelta di ogni ripresa, così come nell'utilizzo della violenza. Il divieto ai minori di diciotto anni non è un divieto paragonabile a quello sottoposto alla pornografia. "Devilman Crybaby" è opera che si rivolge a un pubblico adulto, soprattutto perché non ha senso discutere di argomenti così forti con bambini e usare un registro a loro confacente. I temi trattati in "Devilman Crybaby" sono temi che solo un adulto può, sempre che lo voglia, comprendere. Allo stesso tempo i bambini, in questa serie, hanno un'importanza dichiarata. Così come Akira con il suo carattere e ciò che rappresenta è esempio di umanità che non vuole compromessi, tanto da riuscire a domare i propri demoni.
E ditemi se è poco un anime che parla di come ogni uomo può domare i propri demoni e trasformarli in Amore. Quando l'Arte trascende la materia... Capolavoro. Mi aspettavo tanto e ho trovato anche di più!
Ma "Devilman Crybaby" non è soltanto un anime estremamente originale nella realizzazione tecnica e nella composizione artistica, "Devilman Crybaby" merita l'appellativo di capolavoro. Ho amato "Devilman" sin dalla prima pagina che lessi, così come dalla primissima sequenza di "Devilman Crybaby" ho pensato: "Ci siamo! Qui non si scherza!".
E' impressionante come mi abbia riportato alla lettura del capolavoro di Go Nagai, riuscendo ad aggiungerci anche altro! E la meraviglia è stata nel constatare che oltre a un'animazione d'avanguardia, indescrivibile, perché riesce ad essere espressiva come forse mai ho visto in una serie anime, avendo un tratto così particolare, sono stato colpito dal fatto che anche le tematiche filosofiche sono state approfondite, tanto che siamo di fronte a un'opera fortemente filosofica, nel senso più vivo. Non c'è una sola sequenza che sia messa a caso. La libertà espressiva concessa al regista, che rende questo cartone animato vietato ai minori di diciotto anni, non è una libertà gratuita e fine a sé stessa. Ogni sequenza di sesso o sangue è fine alla narrazione e mai possiamo trovare scene che mostrano compiacimento. In un'epoca in cui ci sono intere serie animate che si reggono su fanservice e su scene di sangue e violenza, "Devilman Crybaby", col suo divieto ai minori di diciotto anni, è una voce completamente fuori dal coro. Solo in film di Lynch e di Kubrick ho visto una cura maniacale nella messinscena, nella scelta di ogni ripresa, così come nell'utilizzo della violenza. Il divieto ai minori di diciotto anni non è un divieto paragonabile a quello sottoposto alla pornografia. "Devilman Crybaby" è opera che si rivolge a un pubblico adulto, soprattutto perché non ha senso discutere di argomenti così forti con bambini e usare un registro a loro confacente. I temi trattati in "Devilman Crybaby" sono temi che solo un adulto può, sempre che lo voglia, comprendere. Allo stesso tempo i bambini, in questa serie, hanno un'importanza dichiarata. Così come Akira con il suo carattere e ciò che rappresenta è esempio di umanità che non vuole compromessi, tanto da riuscire a domare i propri demoni.
E ditemi se è poco un anime che parla di come ogni uomo può domare i propri demoni e trasformarli in Amore. Quando l'Arte trascende la materia... Capolavoro. Mi aspettavo tanto e ho trovato anche di più!
Diciamo subito che di Yuasa ho visto poco finora, solo il recente lungometraggio "Yoake Tsugeru Lu no Uta", che ho trovato più che valido, anche se presumo non sia rappresentativo del vero spirito del regista. Ecco perché da un lato avevo grandi aspettative, ma dall'altro anche grossi timori che "Devilman Crybaby" non sarebbe stato il "Devilman" animato che avrei voluto, che desideravo da quando avevo letto il manga. In parte esiste già "Devilman" in animazione (parlo ovviamente degli OAV, non della serie TV), ma è un'opera monca, priva del finale iconico del manga. Quindi, quando fu annunciata una nuova serie animata di "Devilman", ho fatto i salti di gioia, sperando finalmente di poter vedere qualcosa di valido.
Purtroppo fin da subito mi accorsi di qualcosa di strano: il titolo di questa opera non era solo "Devilman", ma gli era stata aggiunta la parola "Crybaby", letteralmente "piagnucolone", "frignone". La cosa non mi tornava, perché non comprendevo cosa c'entrasse con "Devilman". Dopo la visione del primo episodio ovviamente avrei capito il senso di tutto. Avrei capito, ma forse avrei preferito non capire.
Per farla breve: Yuasa dimostra di aver letto attentamente l'opera originale, ma ci mette troppo di suo, realizzando una rilettura abbastanza scialba e annacquata, introducendo diversi personaggi e situazioni non presenti nel manga (cosa sicuramente interessante, ma purtroppo non riuscita al 100%). Il risultato finale non è malaccio, al netto di diverse scelte opinabili, ovviamente, ma non è ciò che ci si poteva aspettare. O meglio, non è ciò che doveva essere fatto, a mio avviso.
Come avrà notato chi ha letto il manga, la storia originale di "Devilman" c'è, ma non è incisiva come sulla carta stampata! E non è una questione di fedeltà, è proprio una questione di sceneggiatura. Ovviamente il character design non aiuta: per quanto Yuasa si sia sforzato di riprodurre il tratto del maestro Go Nagai in diverse occasioni, siamo comunque più vicini alla parodia dello stile del maestro che a un omaggio vero e proprio.
Dulcis in fundo, il finale, che apparentemente è il medesimo sia nel manga sia in "Crybaby", eppure, se nel manga si assisteva a un poetico e struggente soliloquio, nell'anime invece c'è un patetico e fuori luogo dialogo a una voce, che di fatto distrugge la potenza della scena finale. A qualcuno potrà sembrare pignoleria, anche in confronto a tutte le aggiunte più o meno opportune effettuate da Yuasa, ma su certi aspetti non ci si può passare sopra.
In sostanza, "Devilman Crybaby" è un discreto omaggio a "Devilman", ma fallisce in maniera clamorosa nel rendere giustizia al manga. Ovviamente non è da buttare, ovviamente c'è chi lo amerà da impazzire, purtroppo il sottoscritto non è tra questi.
Purtroppo fin da subito mi accorsi di qualcosa di strano: il titolo di questa opera non era solo "Devilman", ma gli era stata aggiunta la parola "Crybaby", letteralmente "piagnucolone", "frignone". La cosa non mi tornava, perché non comprendevo cosa c'entrasse con "Devilman". Dopo la visione del primo episodio ovviamente avrei capito il senso di tutto. Avrei capito, ma forse avrei preferito non capire.
Per farla breve: Yuasa dimostra di aver letto attentamente l'opera originale, ma ci mette troppo di suo, realizzando una rilettura abbastanza scialba e annacquata, introducendo diversi personaggi e situazioni non presenti nel manga (cosa sicuramente interessante, ma purtroppo non riuscita al 100%). Il risultato finale non è malaccio, al netto di diverse scelte opinabili, ovviamente, ma non è ciò che ci si poteva aspettare. O meglio, non è ciò che doveva essere fatto, a mio avviso.
Come avrà notato chi ha letto il manga, la storia originale di "Devilman" c'è, ma non è incisiva come sulla carta stampata! E non è una questione di fedeltà, è proprio una questione di sceneggiatura. Ovviamente il character design non aiuta: per quanto Yuasa si sia sforzato di riprodurre il tratto del maestro Go Nagai in diverse occasioni, siamo comunque più vicini alla parodia dello stile del maestro che a un omaggio vero e proprio.
Dulcis in fundo, il finale, che apparentemente è il medesimo sia nel manga sia in "Crybaby", eppure, se nel manga si assisteva a un poetico e struggente soliloquio, nell'anime invece c'è un patetico e fuori luogo dialogo a una voce, che di fatto distrugge la potenza della scena finale. A qualcuno potrà sembrare pignoleria, anche in confronto a tutte le aggiunte più o meno opportune effettuate da Yuasa, ma su certi aspetti non ci si può passare sopra.
In sostanza, "Devilman Crybaby" è un discreto omaggio a "Devilman", ma fallisce in maniera clamorosa nel rendere giustizia al manga. Ovviamente non è da buttare, ovviamente c'è chi lo amerà da impazzire, purtroppo il sottoscritto non è tra questi.
Per favore, togliete a Yuaasa la possibilità di dirigere anime d'azione, e lasciategli fare titoli esistenziali come "The Tatami Galaxy", unico suo titolo che apprezzo, visti i risultati di "Kemonozume". Purtroppo la frittata è fatta, e stavolta a farne le spese è un anime leggendario come "Devilman".
Non che io sia un puritano, che si lamenti per le scene di sesso, tanto, visto come sono disegnate, si capisce ben poco, ma titoli del genere hanno bisogno di certi crismi estetici, per dargli il pathos, che disegni abborracciati, fatti da un bambino delle elementari, fanno irrimediabilmente perdere. La strage iniziale con la trasformazione in Deviman di Ryo mi fa decisamente raccapricciare, per come è disegnata, della sceneggiatura non ne parliamo, per come è stata mutilata - da quello che ho capito, Netflix aveva problemi di budget per fare animazioni come "Shingeki no Bahamut", che esteticamente sono al top di questi tempi, e quindi si sono rivolti a Yuaasa, famosissimo per le animazioni spartane, che è riuscito sì a fare tutto con poco, ma con risultanti che sembrano i cartoni animati che negli anni '70 la Rai importava dai paesi dell'Est (delle zozzerie).
Ci credo infatti che lo stesso Yuaasa per lavorare abbia dovuto utilizzare il crowfounding, sono convinto che dopo questo "Devilman" Yuaasa lascerà perdere gli anime d'azione: uno scempio come questo lascerà davvero il segno negli annali.
Un consiglio, riguardatevi i vecchi OAV, meglio di questa immondizia.
Non che io sia un puritano, che si lamenti per le scene di sesso, tanto, visto come sono disegnate, si capisce ben poco, ma titoli del genere hanno bisogno di certi crismi estetici, per dargli il pathos, che disegni abborracciati, fatti da un bambino delle elementari, fanno irrimediabilmente perdere. La strage iniziale con la trasformazione in Deviman di Ryo mi fa decisamente raccapricciare, per come è disegnata, della sceneggiatura non ne parliamo, per come è stata mutilata - da quello che ho capito, Netflix aveva problemi di budget per fare animazioni come "Shingeki no Bahamut", che esteticamente sono al top di questi tempi, e quindi si sono rivolti a Yuaasa, famosissimo per le animazioni spartane, che è riuscito sì a fare tutto con poco, ma con risultanti che sembrano i cartoni animati che negli anni '70 la Rai importava dai paesi dell'Est (delle zozzerie).
Ci credo infatti che lo stesso Yuaasa per lavorare abbia dovuto utilizzare il crowfounding, sono convinto che dopo questo "Devilman" Yuaasa lascerà perdere gli anime d'azione: uno scempio come questo lascerà davvero il segno negli annali.
Un consiglio, riguardatevi i vecchi OAV, meglio di questa immondizia.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Sono già state fatte ottime recensioni, dunque voglio solo aggiungere la mia impressione ,avvertendo che necessariamente ci sarà dello spoiler che consiglia la lettura solo a chi ha già visto la serie.
Questa serie vuol essere un omaggio a quella storica, ma se ne discosta sensibilmente,dunque non piacerà ai puristi.
Da noi è arrivata completa, 10 episodi, anche doppiati, da vedere tutti d'un fiato, perdendo il gusto dell'attesa settimanale ma quasi costringendo alla maratona per terminarlo prima possibile!
Intanto è ambientata ai giorni nostri, dunque quasi cinquanta anni dopo quella storica. I ragazzi sono tutti attaccati ai telefonini e ai pc, ma soprattutto non disdegnano di divertirsi e di avere rapporti... Molto stretti tra loro!
La grafica non è bellissima, ma credo sia stato una cosa voluta, perché i disegni un po' datati e non sempre definiti da un lato richiamano quelli di tanti anni fa, dall'altra smorzano l'impatto visivo delle scene forti, che in questa serie abbondano. Non c'è nessuna censura, e possiamo vedere scene horror, anzi splatter, ma anche scene di sesso, sesso sfrenato,sesso solitario, sesso libero, sesso etero e sesso gay. È quasi sempre sesso associato a scene splatter, con gli uomini invasi da un demone che a metà o al culmine dell'atto dilania il malcapitato partner. Difficile avere un anime del genere che non sia un hentai, ma va detto che la quasi totalità di queste scene è ben inserita nella trama, a volte necessaria (non sempre).
E qua forse c'è il primo messaggio, c'è un richiamo ad una visione bigotta e falsamente puritana, del sesso associato al peccato e alla violenza, alla morte, come fosse una punizione divina. Una visione da Medioevo, da Santa Inquisizione, tipica però dei fumetti erotici anni '70, coetanei del primo "Devilman".
Simile alla serie storica è invece l'idea che umani e demoni sono più vicini di quanto si possa pensare, sia per le continue contaminazioni tra loro, sia perché gli umani, appena messi in condizione, per paura ma anche per propria follia, si abbandonano presto ad atti violenti e sanguinari contro altri umani, in un delirio crescente e totale che porterà alla catastrofe e all'Apocalisse.
Akira è un eroe/antieroe, nel senso che inizialmente subisce la propria metamorfosi, riuscendo però a controllarla e a dominarla, Amon non prende mai il comando, anche nelle azioni più cruente è sempre la parte umana che prevale. Ma Akira fallisce, non riuscirà a salvare i propri cari, genitori, la famiglia Mikimura, neppure l'amata Miki. Non salverà nè gli altri umani, né i vari devilmen nati nel mondo, e neppure se stesso, nella lotta finale. Ma questo ce lo rende più simpatico, e più emozionale, rispetto all'Akira classico che conosciamo nelle serie precedenti. Si è voluto evidenziare che l'anima umana, fragile, imperfetta, non invincibile, prevale fino in fondo.
Nelle prime puntate il richiamo alla prima serie è più netto, poi pian piano arrivano le differenze, per esempio Miki non ha la carica sensuale che ci aspettiamo, anzi sembra quasi indifferente, però non ha problemi nel mostrarsi nuda, e ovviamente si capisce che comunque ha sentimenti profondi per Akira.
Un personaggio che merita attenzione è ovviamente Ryo, che alla fine si rivela l'ideatore di una strategia che porta alla diffusione dei demoni e alla lotta senza quartiere che distruggerà l'Umanità,e solo alla fine si mostra per quello che è in verità, addirittura Satana in persona, un Angelo cacciato da Dio che si rifugia sulla Terra nelle vesti di un bambino, accolto da Akira che sarà il suo (unico) amico. Crescendo ritroverà la coscienza di sé e attuerà il piano che creerà la catastrofe, lasciandolo unico sopravvissuto, ma da solo, sul pianeta ormai privo di umani e di demoni ancora vivi, e nelle immagini finali per la prima volta proverà un sentimento a lui sconosciuto, solitudine o forse amore per Akira/Devilman, unico amico mai avuto e ora perso per sempre.
Il finale come detto è alla Evangelion, cioè apocalittico, e sicuramente a molti non piacerà. Ma per come si è sviluppata la trama un happy end proprio non ce lo avrei visto bene.
Quasi scordavo di parlare di Silene, il demone Arpia che, innamorata di Amon (il demone che si fonde con Akira), cerca di riportarlo a sé in una lotta furibonda iniziata con un amplesso e terminata con un furioso combattimento nei cieli, con un altro Demone, a sua volta innamorato di Silene, che si offre come arma fondendosi e poi morendo insieme all'Arpia.
E qua c'è l'ulteriore messaggio: anche i demoni possono amare, ovviamente a loro modo, a conferma che alla fine il confine con gli umani è meno netto di quanto si possa pensare.
Cosa dire ancora, per concludere: sicuramente siamo davanti ad un anime che lascia il segno, nel bene e nel male, discostandosi dalla serie originale, ma un semplice remake sarebbe piaciuto?
Go Nagai ci ha abituato a "seguiti" alternativi, a visioni e prospettive diverse di storie classiche ("Kotetsu Jeeg" o "Mazinkaiser", o il recentissimo "Mazinger Z", per esempio). Io, purtroppo, appartengo alla generazione che ha vissuto le serie storiche, ma non disdegno di seguire e apprezzare questi rifacimenti, soprattutto se il risultato è una storia che ti resta dentro.
Altrimenti, e qua mi auto cito, non sono anime, sono cartoni animati, da guardare sul canale 47 alle 19 della sera...
Sono già state fatte ottime recensioni, dunque voglio solo aggiungere la mia impressione ,avvertendo che necessariamente ci sarà dello spoiler che consiglia la lettura solo a chi ha già visto la serie.
Questa serie vuol essere un omaggio a quella storica, ma se ne discosta sensibilmente,dunque non piacerà ai puristi.
Da noi è arrivata completa, 10 episodi, anche doppiati, da vedere tutti d'un fiato, perdendo il gusto dell'attesa settimanale ma quasi costringendo alla maratona per terminarlo prima possibile!
Intanto è ambientata ai giorni nostri, dunque quasi cinquanta anni dopo quella storica. I ragazzi sono tutti attaccati ai telefonini e ai pc, ma soprattutto non disdegnano di divertirsi e di avere rapporti... Molto stretti tra loro!
La grafica non è bellissima, ma credo sia stato una cosa voluta, perché i disegni un po' datati e non sempre definiti da un lato richiamano quelli di tanti anni fa, dall'altra smorzano l'impatto visivo delle scene forti, che in questa serie abbondano. Non c'è nessuna censura, e possiamo vedere scene horror, anzi splatter, ma anche scene di sesso, sesso sfrenato,sesso solitario, sesso libero, sesso etero e sesso gay. È quasi sempre sesso associato a scene splatter, con gli uomini invasi da un demone che a metà o al culmine dell'atto dilania il malcapitato partner. Difficile avere un anime del genere che non sia un hentai, ma va detto che la quasi totalità di queste scene è ben inserita nella trama, a volte necessaria (non sempre).
E qua forse c'è il primo messaggio, c'è un richiamo ad una visione bigotta e falsamente puritana, del sesso associato al peccato e alla violenza, alla morte, come fosse una punizione divina. Una visione da Medioevo, da Santa Inquisizione, tipica però dei fumetti erotici anni '70, coetanei del primo "Devilman".
Simile alla serie storica è invece l'idea che umani e demoni sono più vicini di quanto si possa pensare, sia per le continue contaminazioni tra loro, sia perché gli umani, appena messi in condizione, per paura ma anche per propria follia, si abbandonano presto ad atti violenti e sanguinari contro altri umani, in un delirio crescente e totale che porterà alla catastrofe e all'Apocalisse.
Akira è un eroe/antieroe, nel senso che inizialmente subisce la propria metamorfosi, riuscendo però a controllarla e a dominarla, Amon non prende mai il comando, anche nelle azioni più cruente è sempre la parte umana che prevale. Ma Akira fallisce, non riuscirà a salvare i propri cari, genitori, la famiglia Mikimura, neppure l'amata Miki. Non salverà nè gli altri umani, né i vari devilmen nati nel mondo, e neppure se stesso, nella lotta finale. Ma questo ce lo rende più simpatico, e più emozionale, rispetto all'Akira classico che conosciamo nelle serie precedenti. Si è voluto evidenziare che l'anima umana, fragile, imperfetta, non invincibile, prevale fino in fondo.
Nelle prime puntate il richiamo alla prima serie è più netto, poi pian piano arrivano le differenze, per esempio Miki non ha la carica sensuale che ci aspettiamo, anzi sembra quasi indifferente, però non ha problemi nel mostrarsi nuda, e ovviamente si capisce che comunque ha sentimenti profondi per Akira.
Un personaggio che merita attenzione è ovviamente Ryo, che alla fine si rivela l'ideatore di una strategia che porta alla diffusione dei demoni e alla lotta senza quartiere che distruggerà l'Umanità,e solo alla fine si mostra per quello che è in verità, addirittura Satana in persona, un Angelo cacciato da Dio che si rifugia sulla Terra nelle vesti di un bambino, accolto da Akira che sarà il suo (unico) amico. Crescendo ritroverà la coscienza di sé e attuerà il piano che creerà la catastrofe, lasciandolo unico sopravvissuto, ma da solo, sul pianeta ormai privo di umani e di demoni ancora vivi, e nelle immagini finali per la prima volta proverà un sentimento a lui sconosciuto, solitudine o forse amore per Akira/Devilman, unico amico mai avuto e ora perso per sempre.
Il finale come detto è alla Evangelion, cioè apocalittico, e sicuramente a molti non piacerà. Ma per come si è sviluppata la trama un happy end proprio non ce lo avrei visto bene.
Quasi scordavo di parlare di Silene, il demone Arpia che, innamorata di Amon (il demone che si fonde con Akira), cerca di riportarlo a sé in una lotta furibonda iniziata con un amplesso e terminata con un furioso combattimento nei cieli, con un altro Demone, a sua volta innamorato di Silene, che si offre come arma fondendosi e poi morendo insieme all'Arpia.
E qua c'è l'ulteriore messaggio: anche i demoni possono amare, ovviamente a loro modo, a conferma che alla fine il confine con gli umani è meno netto di quanto si possa pensare.
Cosa dire ancora, per concludere: sicuramente siamo davanti ad un anime che lascia il segno, nel bene e nel male, discostandosi dalla serie originale, ma un semplice remake sarebbe piaciuto?
Go Nagai ci ha abituato a "seguiti" alternativi, a visioni e prospettive diverse di storie classiche ("Kotetsu Jeeg" o "Mazinkaiser", o il recentissimo "Mazinger Z", per esempio). Io, purtroppo, appartengo alla generazione che ha vissuto le serie storiche, ma non disdegno di seguire e apprezzare questi rifacimenti, soprattutto se il risultato è una storia che ti resta dentro.
Altrimenti, e qua mi auto cito, non sono anime, sono cartoni animati, da guardare sul canale 47 alle 19 della sera...
Rieccomi, sono sempre io, il sommo Devilmegna. Uno dei massimi evangelisti di Go Nagai. Colui che da piccolo, poco più che poppante, è stato prelevato dalla culla e messo davanti al cinescopio della Telefunken a vedere Goldrake e Jeeg, con brevi pause solo per mangiare e bere ed espletare i bisogni fisiologici.
Dopo aver recensito, nell'ordine, OAV, serie TV e manga, mi immergo or ora nella stesura della disamina dell'ultimo, griffato adattamento di "Devilman" per la piattaforma Netflix, ovverosia l'attesissimo ONA di Ralph Baks... Ehm, volevo dire Bill Plympt... Ehm scusate, del multanime Masaaki Yuasa, del quale personalmente adoro soprattutto quel pezzo da novanta che risponde al nome di "Mind Game".
Piano, qui parliamo di "Devilman", non di "Ping Pong" o della novel "Tatami Galaxy" (nemmeno lontanamente paragonabili al successo planetario riscosso dall'Uomo Diavolo, che infranse tutti i tabù possibili e immaginabili uno dopo l'altro). Quest'opera, va detto subito, via il dente via il dolore, ha perso tutta l'iconografia dei ruvidi anni '70 (ma anche Tsutomu Iida aveva smussato certe tinte, mantenute tuttavia nella edulcorata versione televisiva). È un nuovo delirante quadro blasfemo e volgare - con diversi riferimenti al cattolicesimo - del novello 'enfant prodige' dell'animazione nipponica, adesso settato in una linda e iperautomatizzata Tokyo del nuovo millennio, dove la perversione fa capolino ovunque, in locali notturni, su smartphone, tablet e tra le gang giovanili. Tanto volgare da avermi spinto ad abbandonare a metà la visione del quinto episodio. Stendiamo un velo pietoso infine sull'umorismo demenziale che permane nell'aria, totalmemte assente nelle tavole del 1972, dove non si ride mai, se non nelle primissime vignette.
Non posso però esimermi dal constatare che dopo la bellezza di trenta lunghi anni mi aspettavo una qualità, se non maggiore almeno pari a quella dell'operato di Komatsubara e Takamura Mukuo con "Devilman - Tanjo hen". Cosa che non è avvenuta (e non venite a raccontarmi la favola che il Sig. Netflix non dispone di budget adeguati). Dopo una rapida ma al contempo accurata visione dei trailer pareva proprio che alla Science Saru avessero abusato del tool Toonboom Harmony, dato che il risultato finale assomigliava ad uno dei tanti, recenti titoli trasmessi da Cartoon Network, più che a un classico anime di foggia giapponese (non per questo lo si può definire orrendo però). Purtroppo, se questa nuova tecnica (che ha preso molto piede in Asia) si prefigge di emulare il disegno a mano su tavoletta grafica, non si può dire altrettanto del software Adobe-Flash. Con quest'ultimo si lavora praticamente senza alcun tipo di ombreggiatura e l'effetto finale è talvolta di una piattezza disarmante: i genitori di Miki sembrano incollati al muro tipo carta da parati. Ciò non toglie che il moderno urban style e alcune allucinogene sequenze stroboscopiche sono da mascella spalancata, anche se il sangue digitalizzato non è il massimo della vita. Nel comparto tecnico promuovo a pieni voti solo la fotografia e il montaggio. Buono anche il chara, alquanto semplicistico ma buono, così come si è rivelata azzeccata la scelta dei colori.
Se dovessi fare un abbinamento con i vari generi e sottogeneri musicali, il cartaceo risuonerebbe decisamente punk, la serie della Toei prenderebbe il ritmo hard rock, gli OAV sfocerebbero nell'epic metal più glorioso e quest'ultima fatica convergerebbe nelle moderne, algide frequenze acid house.
E adesso viene il bello. Quale voto si merita "Devilman Crybaby"? Dunque, se fosse stata un'invenzione di Yuasa avrebbe preso un voto assai alto. Ma non lo è, e questa non è l'opera che conosco io. Yuasa gli gira attorno, ma riesce a trovare la trebisonda solo nel proemio (il sabba è estasiante) e nell'apocalittico epilogo, inserendo di sana pianta personaggi poco convincenti e situazioni scabrose che hanno ben poco a vedere con i simbolismi della versione Kodansha. Sarebbe come prendere "L'Invasione degli ultracorpi" e rifarlo con gente che si masturba ogni due per tre, orgie tra uomini e alieni a go go, eiaculazioni a mo' di geiser e gemiti che rimbombano fino al piano di sopra. Oppure immaginiamo di epurare nudità e scene di sesso spinto da un ipotetico rifacimento di "Fritz il Gatto". Aggiungere e togliere a proprio piacimento significa deturpare, è la stessa cosa, così facendo si rovinano i cult! Forse in questo caso N/C (non classificabile) sarebbe la valutazione più consona, ma visti il fervore creativo e la passionalità inferta dall'osannato regista non me la sento di infierire più di tanto. Comunque questo 6 pesa come una stroncatura ciclopica... Se tale è la sua idea di "Devilman", questa è la mia interpretazione della sua visione (e non credo di essere il solo a pensarla in questo modo).
Un vero scivolone per il povero Masaaki Yuasa.
Dopo aver recensito, nell'ordine, OAV, serie TV e manga, mi immergo or ora nella stesura della disamina dell'ultimo, griffato adattamento di "Devilman" per la piattaforma Netflix, ovverosia l'attesissimo ONA di Ralph Baks... Ehm, volevo dire Bill Plympt... Ehm scusate, del multanime Masaaki Yuasa, del quale personalmente adoro soprattutto quel pezzo da novanta che risponde al nome di "Mind Game".
Piano, qui parliamo di "Devilman", non di "Ping Pong" o della novel "Tatami Galaxy" (nemmeno lontanamente paragonabili al successo planetario riscosso dall'Uomo Diavolo, che infranse tutti i tabù possibili e immaginabili uno dopo l'altro). Quest'opera, va detto subito, via il dente via il dolore, ha perso tutta l'iconografia dei ruvidi anni '70 (ma anche Tsutomu Iida aveva smussato certe tinte, mantenute tuttavia nella edulcorata versione televisiva). È un nuovo delirante quadro blasfemo e volgare - con diversi riferimenti al cattolicesimo - del novello 'enfant prodige' dell'animazione nipponica, adesso settato in una linda e iperautomatizzata Tokyo del nuovo millennio, dove la perversione fa capolino ovunque, in locali notturni, su smartphone, tablet e tra le gang giovanili. Tanto volgare da avermi spinto ad abbandonare a metà la visione del quinto episodio. Stendiamo un velo pietoso infine sull'umorismo demenziale che permane nell'aria, totalmemte assente nelle tavole del 1972, dove non si ride mai, se non nelle primissime vignette.
Non posso però esimermi dal constatare che dopo la bellezza di trenta lunghi anni mi aspettavo una qualità, se non maggiore almeno pari a quella dell'operato di Komatsubara e Takamura Mukuo con "Devilman - Tanjo hen". Cosa che non è avvenuta (e non venite a raccontarmi la favola che il Sig. Netflix non dispone di budget adeguati). Dopo una rapida ma al contempo accurata visione dei trailer pareva proprio che alla Science Saru avessero abusato del tool Toonboom Harmony, dato che il risultato finale assomigliava ad uno dei tanti, recenti titoli trasmessi da Cartoon Network, più che a un classico anime di foggia giapponese (non per questo lo si può definire orrendo però). Purtroppo, se questa nuova tecnica (che ha preso molto piede in Asia) si prefigge di emulare il disegno a mano su tavoletta grafica, non si può dire altrettanto del software Adobe-Flash. Con quest'ultimo si lavora praticamente senza alcun tipo di ombreggiatura e l'effetto finale è talvolta di una piattezza disarmante: i genitori di Miki sembrano incollati al muro tipo carta da parati. Ciò non toglie che il moderno urban style e alcune allucinogene sequenze stroboscopiche sono da mascella spalancata, anche se il sangue digitalizzato non è il massimo della vita. Nel comparto tecnico promuovo a pieni voti solo la fotografia e il montaggio. Buono anche il chara, alquanto semplicistico ma buono, così come si è rivelata azzeccata la scelta dei colori.
Se dovessi fare un abbinamento con i vari generi e sottogeneri musicali, il cartaceo risuonerebbe decisamente punk, la serie della Toei prenderebbe il ritmo hard rock, gli OAV sfocerebbero nell'epic metal più glorioso e quest'ultima fatica convergerebbe nelle moderne, algide frequenze acid house.
E adesso viene il bello. Quale voto si merita "Devilman Crybaby"? Dunque, se fosse stata un'invenzione di Yuasa avrebbe preso un voto assai alto. Ma non lo è, e questa non è l'opera che conosco io. Yuasa gli gira attorno, ma riesce a trovare la trebisonda solo nel proemio (il sabba è estasiante) e nell'apocalittico epilogo, inserendo di sana pianta personaggi poco convincenti e situazioni scabrose che hanno ben poco a vedere con i simbolismi della versione Kodansha. Sarebbe come prendere "L'Invasione degli ultracorpi" e rifarlo con gente che si masturba ogni due per tre, orgie tra uomini e alieni a go go, eiaculazioni a mo' di geiser e gemiti che rimbombano fino al piano di sopra. Oppure immaginiamo di epurare nudità e scene di sesso spinto da un ipotetico rifacimento di "Fritz il Gatto". Aggiungere e togliere a proprio piacimento significa deturpare, è la stessa cosa, così facendo si rovinano i cult! Forse in questo caso N/C (non classificabile) sarebbe la valutazione più consona, ma visti il fervore creativo e la passionalità inferta dall'osannato regista non me la sento di infierire più di tanto. Comunque questo 6 pesa come una stroncatura ciclopica... Se tale è la sua idea di "Devilman", questa è la mia interpretazione della sua visione (e non credo di essere il solo a pensarla in questo modo).
Un vero scivolone per il povero Masaaki Yuasa.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Difficile parlare di una serie che ha creato così grandi aspettative su larga scala, specie se si tratta di una serie tratta da un manga cult degli anni '70, di uno dei più grandi e famosi mangaka, Nagai.
Avviso fin da subito che la recensione, nel tentativo di essere completa (e so che sarà difficile) conterrà innumerevoli spoiler, quindi leggete a vostro rischio e pericolo, solo se avete visto tutti gli episodi e, magari, avete anche letto il manga.
La trama la eviterò, viste le premesse di spoiler, conscia che la dobbiate conoscere per forza se state leggendo. Quindi vorrei analizzare due cose principalmente: un confronto con l’opera cartacea, e il lavoro di Yuasa in sé.
Partiamo col dire che ho apprezzato enormemente il manga di "Devilman". Per quanto beve sia, riesce perfettamente ad analizzare delle tematiche che creano un capolavoro a livello concettuale, specie per quegli anni. La lotta tra bene/male non viene mai banalizzata, né nel manga né nella serie e, anzi, viene continuamente rimpinzata di elementi che non fanno mai prevalere l’una o l’altra parte. Anche il fatto che Akira, il nostro protagonista, non si senta parte di uno schieramento preciso ci rende chiara questa presa di posizione. Nagai ci aveva già abituato all’idea che non per forza i demoni rappresentassero la parte “cattiva” della guerra, e gli umani quella “buona”. E Yuasa riprende in maniera perfetta questo filone, facendo più volte piangere Akira, conscio che l’umanità stessa non meriti di essere salvata, se è pronta a scagliare pietre contro sé stessa.
Anche la sessualizzazione presente nel manga, viene ripresa da Yuasa, questa volta in maniera più forte. Ricordiamo che gli anni '70 erano gli anni della rivoluzione sessuale, del cambiamento culturale nella moralità riguardo al sesso e a tutto ciò ad esso correlato. Tuttavia, presumo ci fossero ancora forti restrizioni in quel senso, quindi si può dire che Nagai sia stato piuttosto audace a mostrare varie tavole con scene di nudo. Anche se, nel suo caso, erano principalmente incentrate sul personaggio di Miki, la co-protagonista, come a voler “sessualizzare” il rapporto in crescendo tra lei ed Akira. Yuasa, in questo senso, ha ripreso il concetto, e l’ha estremizzato. Il nudo è molto più presente e, anzi, copre buona parte degli episodi, mostrandoci senza veli scene di masturbazione, di orge e di sesso. Nonostante tutto, questa scelta non cade mai nel volgare, non c’è assolutamente niente che faccia cadere la trama fuori tema, rischiando di cadere nella semplicità di un porno.
Altro elemento che Yuasa riprende dal manga, ma cambiandolo col suo stile, è l’evoluzione di Akira. Nell’opera cartacea, infatti, il cambiamento è assoluto. Con la trasformazione, Akira perde buona parte della sua umanità, smette di essere il bambino che piangeva sempre. Scompare quasi ogni traccia di emozionalità. Nell’anime, questa evoluzione non è assoluta. Il nuovo devilman reintroduce le peculiarità del suo vecchio io che, oltre ad urlare più volte che “ha un cuore umano”, ci mostra spessissimo tante, tante lacrime (mai titolo fu così azzeccato, se ci pensiamo bene).
Passiamo ai personaggi… qui ci sono diverse sostanziali differenze tra le due opere. Cercherò di schematizzarle, per velocizzare la cosa. L’anime di Yuasa conta 10 episodi in totale, e la cosa permette la riuscita di una sceneggiatura molto più fluida, che dà spazio a più personaggi rispetto al manga. Ne vengono inseriti diversi di secondari (come l’amica di Miki, emblema della gelosia e dell’invidia), non tanto importanti, ma perfettamente funzionali a far coincidere le altre backstories. Miki ha più spazio per sé, viene descritta molto meglio come personaggio; e, cosa che ho apprezzato enormemente, vengono mostrati i genitori di Akira, che nel manga non compaiono mai, e non vengono praticamente nominati. Altra differenza, sta all’inizio della serie. Se nel manga, il professore che dà inizio al tutto, è il padre di Ryo, nell’anime viene descritto come uno scienziato a caso, senza alcuna parentela col personaggio. Il che, visti gli andamenti futuri, l’ho trovato ben più azzeccato (e qui parte lo spoiler gigante): visto che Ryo è Satana, è più giusto rappresentarlo senza una famiglia umana.
Passando direttamente all’opera di Yuasa, presa a sé stante: beh non si può dire che non sia fatta da dio. Al di là dello stile di disegno e di narrazione, a cui le sue altre opere ci hanno abituato (o lo si ama o lo si odia), questo regista ci mostra il nichilismo, la rappresentazione vera e propria del male, qui rappresentato dall’uomo, non dal demone.
Trovo che, a questo proposito, la parte più geniale sia quella legata ai due protagonisti, i nemici/amici Ryo ed Akira. La presa di coscienza di Ryo su ciò che è realmente, è geniale, crea un phatos notevole nello spettatore. Così come la scena finale in cui, posto di fronte alla scomparsa dell’unica cosa che abbia mai amato, piange lui stesso, senza riuscire a riconoscere la tristezza, perché non ci è abituato.
Forse, rispetto al manga, c’è una violenza più contenuta. O meglio: la violenza è sempre presente, ma con lo stile di Yuasa risulta meno cruda rispetto ai disegni del manga. Ad esempio, la scena legata alla tragica fine della famiglia Makimura è allucinante nella controparte cartacea, che mostra proprio la disumanità degli uomini, tanto da generare molti più feels.
Come in altre opere precedenti di questo fantastico regista, le immagini sono accompagnate da musiche struggenti, che ho trovato incredibilmente perfette per descrivere gli stati d’animo di Akira e di Ryo.
Difficile parlare di una serie che ha creato così grandi aspettative su larga scala, specie se si tratta di una serie tratta da un manga cult degli anni '70, di uno dei più grandi e famosi mangaka, Nagai.
Avviso fin da subito che la recensione, nel tentativo di essere completa (e so che sarà difficile) conterrà innumerevoli spoiler, quindi leggete a vostro rischio e pericolo, solo se avete visto tutti gli episodi e, magari, avete anche letto il manga.
La trama la eviterò, viste le premesse di spoiler, conscia che la dobbiate conoscere per forza se state leggendo. Quindi vorrei analizzare due cose principalmente: un confronto con l’opera cartacea, e il lavoro di Yuasa in sé.
Partiamo col dire che ho apprezzato enormemente il manga di "Devilman". Per quanto beve sia, riesce perfettamente ad analizzare delle tematiche che creano un capolavoro a livello concettuale, specie per quegli anni. La lotta tra bene/male non viene mai banalizzata, né nel manga né nella serie e, anzi, viene continuamente rimpinzata di elementi che non fanno mai prevalere l’una o l’altra parte. Anche il fatto che Akira, il nostro protagonista, non si senta parte di uno schieramento preciso ci rende chiara questa presa di posizione. Nagai ci aveva già abituato all’idea che non per forza i demoni rappresentassero la parte “cattiva” della guerra, e gli umani quella “buona”. E Yuasa riprende in maniera perfetta questo filone, facendo più volte piangere Akira, conscio che l’umanità stessa non meriti di essere salvata, se è pronta a scagliare pietre contro sé stessa.
Anche la sessualizzazione presente nel manga, viene ripresa da Yuasa, questa volta in maniera più forte. Ricordiamo che gli anni '70 erano gli anni della rivoluzione sessuale, del cambiamento culturale nella moralità riguardo al sesso e a tutto ciò ad esso correlato. Tuttavia, presumo ci fossero ancora forti restrizioni in quel senso, quindi si può dire che Nagai sia stato piuttosto audace a mostrare varie tavole con scene di nudo. Anche se, nel suo caso, erano principalmente incentrate sul personaggio di Miki, la co-protagonista, come a voler “sessualizzare” il rapporto in crescendo tra lei ed Akira. Yuasa, in questo senso, ha ripreso il concetto, e l’ha estremizzato. Il nudo è molto più presente e, anzi, copre buona parte degli episodi, mostrandoci senza veli scene di masturbazione, di orge e di sesso. Nonostante tutto, questa scelta non cade mai nel volgare, non c’è assolutamente niente che faccia cadere la trama fuori tema, rischiando di cadere nella semplicità di un porno.
Altro elemento che Yuasa riprende dal manga, ma cambiandolo col suo stile, è l’evoluzione di Akira. Nell’opera cartacea, infatti, il cambiamento è assoluto. Con la trasformazione, Akira perde buona parte della sua umanità, smette di essere il bambino che piangeva sempre. Scompare quasi ogni traccia di emozionalità. Nell’anime, questa evoluzione non è assoluta. Il nuovo devilman reintroduce le peculiarità del suo vecchio io che, oltre ad urlare più volte che “ha un cuore umano”, ci mostra spessissimo tante, tante lacrime (mai titolo fu così azzeccato, se ci pensiamo bene).
Passiamo ai personaggi… qui ci sono diverse sostanziali differenze tra le due opere. Cercherò di schematizzarle, per velocizzare la cosa. L’anime di Yuasa conta 10 episodi in totale, e la cosa permette la riuscita di una sceneggiatura molto più fluida, che dà spazio a più personaggi rispetto al manga. Ne vengono inseriti diversi di secondari (come l’amica di Miki, emblema della gelosia e dell’invidia), non tanto importanti, ma perfettamente funzionali a far coincidere le altre backstories. Miki ha più spazio per sé, viene descritta molto meglio come personaggio; e, cosa che ho apprezzato enormemente, vengono mostrati i genitori di Akira, che nel manga non compaiono mai, e non vengono praticamente nominati. Altra differenza, sta all’inizio della serie. Se nel manga, il professore che dà inizio al tutto, è il padre di Ryo, nell’anime viene descritto come uno scienziato a caso, senza alcuna parentela col personaggio. Il che, visti gli andamenti futuri, l’ho trovato ben più azzeccato (e qui parte lo spoiler gigante): visto che Ryo è Satana, è più giusto rappresentarlo senza una famiglia umana.
Passando direttamente all’opera di Yuasa, presa a sé stante: beh non si può dire che non sia fatta da dio. Al di là dello stile di disegno e di narrazione, a cui le sue altre opere ci hanno abituato (o lo si ama o lo si odia), questo regista ci mostra il nichilismo, la rappresentazione vera e propria del male, qui rappresentato dall’uomo, non dal demone.
Trovo che, a questo proposito, la parte più geniale sia quella legata ai due protagonisti, i nemici/amici Ryo ed Akira. La presa di coscienza di Ryo su ciò che è realmente, è geniale, crea un phatos notevole nello spettatore. Così come la scena finale in cui, posto di fronte alla scomparsa dell’unica cosa che abbia mai amato, piange lui stesso, senza riuscire a riconoscere la tristezza, perché non ci è abituato.
Forse, rispetto al manga, c’è una violenza più contenuta. O meglio: la violenza è sempre presente, ma con lo stile di Yuasa risulta meno cruda rispetto ai disegni del manga. Ad esempio, la scena legata alla tragica fine della famiglia Makimura è allucinante nella controparte cartacea, che mostra proprio la disumanità degli uomini, tanto da generare molti più feels.
Come in altre opere precedenti di questo fantastico regista, le immagini sono accompagnate da musiche struggenti, che ho trovato incredibilmente perfette per descrivere gli stati d’animo di Akira e di Ryo.
Il 2017 per Masaaki Yuasa è stato un anno di indefesso e febbrile lavoro, con tre opere in attivo. Il regista non è estraneo al riadattare opere altrui, che siano romanzi ("The Tatami Galaxy", "The Night is Short", "Walk on Girl") o manga ("Ping Pong"), e generalmente lo fa lasciando una propria impronta tecnica peculiare, ma mantenendo una forte aderenza alle vicende già narrate. "Devilman Crybaby" ha confermato il tutto, per quanto le vicende narrate, nel particolare, siano state in generale edulcorate dal punto di vista dell'ambientazione e alterate nei casi specifici.
Il manga di Gou Nagai, un assoluto capolavoro a livello concettuale per quegli anni, soprattutto per gli spunti dati (non molto per la tecnica o per come effettivamente quegli spunti sono stati trasformati in vicende narrate), necessitava comunque di essere svecchiato e ripulito. I produttori, comunque, han rischiato molto affidando questo arduo compito a Yuasa, che, oltre a spolverare, tende a ristuccare, rimodellare e ridipingere quel che gli capita sottomano. Yuasa ha forgiato un'ambientazione completamente contemporanea e vibrante, in cui possiamo ben immedesimarci noi uomini dell'ora, sostituendo ciò che effettivamente non era più accettabile. Quei teppistelli da strada che Nagai ideò come iniziali antagonisti potevano avere ancora un senso negli anni '90 e nei primi anni 2000, in particolare sulla scia di "GTO", ma oramai sarebbe stato completamente anacronistico introdurre dei personaggi che rappresentassero in quel modo, un po' naive, la rivolta antisociale contro la società del momento. È chiaro a tutti, invece, grandi e piccini, che coloro che attualmente interpretano il ruolo (spesso e volentieri fittizio e meramente di facciata) di portabandiera della fisiologica voglia di rivalsa della gioventù sono i rapper, o comunque chiunque proviene dalle varie branche dell'hip-hop. Usare, perciò, dei ragazzi dediti al free-style come interpreti di questo ruolo è stata una mossa sensata, e il dar loro uno spazio notevole, con l'introduzione di diverse decine di secondi di free-style (oltretutto con un flow notevole), è stato un qualcosa in più, che non vedo però come possa essere negativo nei confronti del prodotto. Una volta che ci sono dei rapper, è fisiologico ci sia del rap, alla fin fine.
Un altro punto che è stato a mio parere ben digerito da Yuasa e meglio direzionato è stato il concetto sessuale che Gou Nagai aveva timidamente (per i nostri canoni) accennato. Gli anni '70 erano gli anni della liberazione sessuale, ma i restringimenti esistevano ancora, e, per quanto non sia un intenditore di fumettistica di quel periodo, dubito fosse la norma mostrare pubi e seni femminili. Gou Nagai, perciò, immagino avesse fatto un passo al di fuori della norma, sia per l'immane violenza che per l'accennata sensualità dei personaggi umani (i demoni, invece, paiono carenti di desiderio, seppure siano spesso voluttuosi, come Siren). Yuasa ha ripreso ciò e, trasmettendolo nel nostro mondo, notoriamente iper-sessualizzato, spesso fino alla risibilità, ha giustamente spinto sull'acceleratore del sesso. Non credo affatto abbia, oltretutto, esagerato. Non tutti i personaggi sono sessualizzati, anzi. Mentre Nagai aveva abbondato con la nudità un po' in generale, aveva però creato una parvenza di sessualità solo in relazione a Miki e al suo rapporto con il nuovo mascolino Akira. Una specie di adolescente in subbuglio ormonale. Yuasa, al contrario, non dà agli umani alcuna sessualità, ma la affida quasi esclusivamente (tolta una scena di masturbazione di Miko) ai demoni o ai Devilmen, come rappresentazione del loro istinto e della loro iper-sessualità, secondo i notori racconti popolari e la mitologia cristiana del diavolo tentatore. Ciò non può che avere più senso e più pregnanza rispetto a una rappresentazione, invece, di demoni intenti solamente a nutrirsi e combattere. Lo stesso Akira, oramai già fuso con Amon e la sua passionalità barbarica, pare, in un episodio, incapace di trattenere i propri istinti, a un passo dallo stupro della bella, ma completamente asessuata - al contrario del manga - Miki. Per quanto una grossa pecca dell'anime sia la mancanza di caratterizzazione di molti personaggi, Akira è al contrario perfetto, sebbene questa perfezione sia costata un po' a livello di trama (i genitori, in particolare, hanno dovuto assumere un ruolo nuovo). Nel manga di Nagai la mutazione caratteriale del protagonista è assoluta, irrimediabile: si passa dal piagnone al vero uomo amaro. Akira continua a riferire di avere un cuore umano, ma sarebbe stato meglio avesse asserito di avere ancora un cervello e una volontà umane. Qualsiasi emozionalità pareva, nel protagonista del manga, scomparsa. Yuasa ha capovolto ciò, reintroducendo, nel nuovo "Devilman", la caratteristica più peculiare del suo vecchio io, ossia i dotti lacrimali sempre beanti, le lacrime facili. Ciò ha dato, al protagonista, una valenza emotiva notevole, che nel manga manca completamente, portata però un po' al pleonasmo e all'esagerazione nella pessima e penosa scena della fila per gli abbracci, da qualcuno giustamente definita "un'americanata".
Quando ai personaggi è stato dato spazio, quando la trama è stata slargata - anche se snaturata - per dar loro questo spazio, Yuasa è riuscito nell'intento. Akira e il padre di Miki sono quelli a cui mi riferisco, principalmente.
Purtroppo l'opera di Yuasa non è stata perfetta. La capacità di scandagliare alcuni personaggi si accompagna all'impassibilità di altri, Miki in particolare, e l'inutilità di molti altri, tra cui Miko, mero archetipo della gelosia e dell'invidia. Lo stesso Ryo, fondamentale individuo, assume un ruolo di dubbio gusto, trasformandosi dall'iniziale co-protagonista del manga, in continua evoluzione - anche se lenta -, in una sorta di ricco mecenate, freddo e impassibile, sempre circondato da incandescente bianco, incapace di evolvere, non avendo avuto un ruolo particolarmente definito. Per quanto tutte le vicende finali abbiano avuto il sapore della fretta e l'intero concetto di delirio e pandemonio planetario che si respirava nel manga sia qui quasi completamente secondario, è in particolare la trasformazione di Ryo che manca quasi completamente di solidità. Avviene subitaneamente, improvvisamente, e lascia un senso di mancanza che neppure il finale 'evangeliano', come sottolineato da qualcuno, riesce a colmare a dovere. Un personaggio così importante come Ryo sarebbe dovuto essere mantenuto come tale o migliorato, e non, a mio parere, peggiorato in tal modo.
In complesso, sento di consigliare la visione sia ai fan di Yuasa, che troveranno qui un prodotto di qualità, sia ai fan di Nagai, che troveranno qui un prodotto nuovo e l'unico che sia riuscito nel sanare alcune - a mio avviso - pecche originali, pur introducendone di nuove.
Il manga di Gou Nagai, un assoluto capolavoro a livello concettuale per quegli anni, soprattutto per gli spunti dati (non molto per la tecnica o per come effettivamente quegli spunti sono stati trasformati in vicende narrate), necessitava comunque di essere svecchiato e ripulito. I produttori, comunque, han rischiato molto affidando questo arduo compito a Yuasa, che, oltre a spolverare, tende a ristuccare, rimodellare e ridipingere quel che gli capita sottomano. Yuasa ha forgiato un'ambientazione completamente contemporanea e vibrante, in cui possiamo ben immedesimarci noi uomini dell'ora, sostituendo ciò che effettivamente non era più accettabile. Quei teppistelli da strada che Nagai ideò come iniziali antagonisti potevano avere ancora un senso negli anni '90 e nei primi anni 2000, in particolare sulla scia di "GTO", ma oramai sarebbe stato completamente anacronistico introdurre dei personaggi che rappresentassero in quel modo, un po' naive, la rivolta antisociale contro la società del momento. È chiaro a tutti, invece, grandi e piccini, che coloro che attualmente interpretano il ruolo (spesso e volentieri fittizio e meramente di facciata) di portabandiera della fisiologica voglia di rivalsa della gioventù sono i rapper, o comunque chiunque proviene dalle varie branche dell'hip-hop. Usare, perciò, dei ragazzi dediti al free-style come interpreti di questo ruolo è stata una mossa sensata, e il dar loro uno spazio notevole, con l'introduzione di diverse decine di secondi di free-style (oltretutto con un flow notevole), è stato un qualcosa in più, che non vedo però come possa essere negativo nei confronti del prodotto. Una volta che ci sono dei rapper, è fisiologico ci sia del rap, alla fin fine.
Un altro punto che è stato a mio parere ben digerito da Yuasa e meglio direzionato è stato il concetto sessuale che Gou Nagai aveva timidamente (per i nostri canoni) accennato. Gli anni '70 erano gli anni della liberazione sessuale, ma i restringimenti esistevano ancora, e, per quanto non sia un intenditore di fumettistica di quel periodo, dubito fosse la norma mostrare pubi e seni femminili. Gou Nagai, perciò, immagino avesse fatto un passo al di fuori della norma, sia per l'immane violenza che per l'accennata sensualità dei personaggi umani (i demoni, invece, paiono carenti di desiderio, seppure siano spesso voluttuosi, come Siren). Yuasa ha ripreso ciò e, trasmettendolo nel nostro mondo, notoriamente iper-sessualizzato, spesso fino alla risibilità, ha giustamente spinto sull'acceleratore del sesso. Non credo affatto abbia, oltretutto, esagerato. Non tutti i personaggi sono sessualizzati, anzi. Mentre Nagai aveva abbondato con la nudità un po' in generale, aveva però creato una parvenza di sessualità solo in relazione a Miki e al suo rapporto con il nuovo mascolino Akira. Una specie di adolescente in subbuglio ormonale. Yuasa, al contrario, non dà agli umani alcuna sessualità, ma la affida quasi esclusivamente (tolta una scena di masturbazione di Miko) ai demoni o ai Devilmen, come rappresentazione del loro istinto e della loro iper-sessualità, secondo i notori racconti popolari e la mitologia cristiana del diavolo tentatore. Ciò non può che avere più senso e più pregnanza rispetto a una rappresentazione, invece, di demoni intenti solamente a nutrirsi e combattere. Lo stesso Akira, oramai già fuso con Amon e la sua passionalità barbarica, pare, in un episodio, incapace di trattenere i propri istinti, a un passo dallo stupro della bella, ma completamente asessuata - al contrario del manga - Miki. Per quanto una grossa pecca dell'anime sia la mancanza di caratterizzazione di molti personaggi, Akira è al contrario perfetto, sebbene questa perfezione sia costata un po' a livello di trama (i genitori, in particolare, hanno dovuto assumere un ruolo nuovo). Nel manga di Nagai la mutazione caratteriale del protagonista è assoluta, irrimediabile: si passa dal piagnone al vero uomo amaro. Akira continua a riferire di avere un cuore umano, ma sarebbe stato meglio avesse asserito di avere ancora un cervello e una volontà umane. Qualsiasi emozionalità pareva, nel protagonista del manga, scomparsa. Yuasa ha capovolto ciò, reintroducendo, nel nuovo "Devilman", la caratteristica più peculiare del suo vecchio io, ossia i dotti lacrimali sempre beanti, le lacrime facili. Ciò ha dato, al protagonista, una valenza emotiva notevole, che nel manga manca completamente, portata però un po' al pleonasmo e all'esagerazione nella pessima e penosa scena della fila per gli abbracci, da qualcuno giustamente definita "un'americanata".
Quando ai personaggi è stato dato spazio, quando la trama è stata slargata - anche se snaturata - per dar loro questo spazio, Yuasa è riuscito nell'intento. Akira e il padre di Miki sono quelli a cui mi riferisco, principalmente.
Purtroppo l'opera di Yuasa non è stata perfetta. La capacità di scandagliare alcuni personaggi si accompagna all'impassibilità di altri, Miki in particolare, e l'inutilità di molti altri, tra cui Miko, mero archetipo della gelosia e dell'invidia. Lo stesso Ryo, fondamentale individuo, assume un ruolo di dubbio gusto, trasformandosi dall'iniziale co-protagonista del manga, in continua evoluzione - anche se lenta -, in una sorta di ricco mecenate, freddo e impassibile, sempre circondato da incandescente bianco, incapace di evolvere, non avendo avuto un ruolo particolarmente definito. Per quanto tutte le vicende finali abbiano avuto il sapore della fretta e l'intero concetto di delirio e pandemonio planetario che si respirava nel manga sia qui quasi completamente secondario, è in particolare la trasformazione di Ryo che manca quasi completamente di solidità. Avviene subitaneamente, improvvisamente, e lascia un senso di mancanza che neppure il finale 'evangeliano', come sottolineato da qualcuno, riesce a colmare a dovere. Un personaggio così importante come Ryo sarebbe dovuto essere mantenuto come tale o migliorato, e non, a mio parere, peggiorato in tal modo.
In complesso, sento di consigliare la visione sia ai fan di Yuasa, che troveranno qui un prodotto di qualità, sia ai fan di Nagai, che troveranno qui un prodotto nuovo e l'unico che sia riuscito nel sanare alcune - a mio avviso - pecche originali, pur introducendone di nuove.
Per citare un famoso editore:
"Il suo lavoro contiene alcune parti valide e alcuni spunti originali.
Peccato che le parti valide non siano originali e gli spunti originali non siano validi".
Aspettavo con ansia l'uscita di questo "Devilman Crybaby", per due motivi:
-si proponeva di riprendere la storia originale del 72', bellissima, e trasporla fedelmente in anime per la prima volta
-intendeva realizzare il tutto con uno stile grafico rétro che, personalmente, adoro
La realizzazione grafica, almeno per quel che mi riguarda, è semplicemente stupenda, la storia dovrebbe essere quella bella degli anni 70', quindi un capolavoro, giusto?
Purtroppo no.
Seguendo infatti la moda del momento si è deciso di "attualizzare" la storia portandola ai giorni nostri e cambiandone dei pezzi.
Poteva essere una buona idea, se fatto con criterio, invece ha portato a dei risultati pessimi.
Ora, io ho letto Devilman pochi anni fa, quindi non posso certo essere considerato un dinosauro che considera un male tutto ciò che è nuovo.
Detto questo, secondo me, in questo "Devilman Crybaby" tutto quello che è rimasto fedele al manga originale regge, ma tutte, ma proprio tutte le novità inventate dal regista sono orribili!
Dialoghi scritti a caso, buchi logici molto più grossi rispetto al manga, Ryo Asuka completamente psicopatico, rapper (che cantano!) al posto dei teppisti di strada, tutto questo unito a un gusto per l'orrido che, se nel manga era spinto al punto giusto, qui inizia a diventare davvero di cattivo gusto (solo due parole: bambino demone).
Ogni singolo aspetto dell'opera che è stato cambiato, è stato cambiato in peggio.
E fa arrabbiare, perché certe scene del 72' rifatte oggi sono straordinarie (il Sabba è fantastico, per dirne una).
Quindi mettiamola così: se avete Netflix, avete già letto il manga originale e volete vedere come hanno rifatto le scene più belle, dateci un'occhiata senza aspettarvi miracoli.
Se invece non avete letto il manga, fate un favore a voi stessi e cominciate da lì, probabilmente dopo aver visto questo casino non vorrete più sentir parlare di Devilman.
"Il suo lavoro contiene alcune parti valide e alcuni spunti originali.
Peccato che le parti valide non siano originali e gli spunti originali non siano validi".
Aspettavo con ansia l'uscita di questo "Devilman Crybaby", per due motivi:
-si proponeva di riprendere la storia originale del 72', bellissima, e trasporla fedelmente in anime per la prima volta
-intendeva realizzare il tutto con uno stile grafico rétro che, personalmente, adoro
La realizzazione grafica, almeno per quel che mi riguarda, è semplicemente stupenda, la storia dovrebbe essere quella bella degli anni 70', quindi un capolavoro, giusto?
Purtroppo no.
Seguendo infatti la moda del momento si è deciso di "attualizzare" la storia portandola ai giorni nostri e cambiandone dei pezzi.
Poteva essere una buona idea, se fatto con criterio, invece ha portato a dei risultati pessimi.
Ora, io ho letto Devilman pochi anni fa, quindi non posso certo essere considerato un dinosauro che considera un male tutto ciò che è nuovo.
Detto questo, secondo me, in questo "Devilman Crybaby" tutto quello che è rimasto fedele al manga originale regge, ma tutte, ma proprio tutte le novità inventate dal regista sono orribili!
Dialoghi scritti a caso, buchi logici molto più grossi rispetto al manga, Ryo Asuka completamente psicopatico, rapper (che cantano!) al posto dei teppisti di strada, tutto questo unito a un gusto per l'orrido che, se nel manga era spinto al punto giusto, qui inizia a diventare davvero di cattivo gusto (solo due parole: bambino demone).
Ogni singolo aspetto dell'opera che è stato cambiato, è stato cambiato in peggio.
E fa arrabbiare, perché certe scene del 72' rifatte oggi sono straordinarie (il Sabba è fantastico, per dirne una).
Quindi mettiamola così: se avete Netflix, avete già letto il manga originale e volete vedere come hanno rifatto le scene più belle, dateci un'occhiata senza aspettarvi miracoli.
Se invece non avete letto il manga, fate un favore a voi stessi e cominciate da lì, probabilmente dopo aver visto questo casino non vorrete più sentir parlare di Devilman.
Dal 73', anno della fine della serializzazione di "Devilman" di Go Nagai, questa è la migliore trasposizione della storia mai trasposta su schermo. Una narrazione matura e cinica, che vuole farti emozionare e mettere in discussione, facendoti riflettere su cosa significa "essere umani".
Chi ha letto il manga sa benissimo che sono state prese delle libertà a livello di sceneggiatura, ma lo spirito è quello del solo ed unico "Devilman" nagaiano, centrando in pieno tutti i punti cardine della storia e aumentando l'aspetto introspettivo di pressoché tutti i protagonisti e comprimari, proponendo per la prima volta il "Vero" finale distopico della serie.
L'animazione minimalista permette alla perfezione di dare quel senso di mutamento interiore dei personaggi, sia fisico e psicologico, in chiave body-horror alla David Cronemberg.
Il comparto tecnico è azzeccato, ottimo il sonoro, le musiche e la recitazione vocale; lode anche alla localizzazione italiana, impeccabile dal punto di vista del doppiaggio: unico neo, il fatto che le voci che si odono per tutta la durata della serie, siano un poco ridondanti, ma ciò non toglie la bravura del team dei cari doppiatori italiani.
Questa decade ci sta offrendo qualità e quantità dal punto di vista dell'animazione del Sol Levante, ma "Devilman Crybaby" è una narrazione che si eleva al di sopra della sua categoria; un "Must to watch" per chiunque.
In inglese si dice "Can't beat a classic" (non si può battere un classico), ma quando una pietra miliare del genere, che ha scioccato e sciocca ancora i lettori a 45 anni di distanza, si ripropone in chiave moderna tramite il media d'animazione, prendendosi anche qualche libertà come detto in precedenza, senza neanche stonare di una minimo, ma anzi trovando nuova forza e vitalità, tocca ammettere che ci si trova davanti ad un capolavoro senza tempo!
Un ringraziamento a Netflix e al team di lavoro che ha messo le mani sul progetto "Devilman Crybaby", e ultimo, ma non certo per importanza, un ringraziamento al maestro Go Nagai per avere dato alla luce questo capolavoro immortale.
Chi ha letto il manga sa benissimo che sono state prese delle libertà a livello di sceneggiatura, ma lo spirito è quello del solo ed unico "Devilman" nagaiano, centrando in pieno tutti i punti cardine della storia e aumentando l'aspetto introspettivo di pressoché tutti i protagonisti e comprimari, proponendo per la prima volta il "Vero" finale distopico della serie.
L'animazione minimalista permette alla perfezione di dare quel senso di mutamento interiore dei personaggi, sia fisico e psicologico, in chiave body-horror alla David Cronemberg.
Il comparto tecnico è azzeccato, ottimo il sonoro, le musiche e la recitazione vocale; lode anche alla localizzazione italiana, impeccabile dal punto di vista del doppiaggio: unico neo, il fatto che le voci che si odono per tutta la durata della serie, siano un poco ridondanti, ma ciò non toglie la bravura del team dei cari doppiatori italiani.
Questa decade ci sta offrendo qualità e quantità dal punto di vista dell'animazione del Sol Levante, ma "Devilman Crybaby" è una narrazione che si eleva al di sopra della sua categoria; un "Must to watch" per chiunque.
In inglese si dice "Can't beat a classic" (non si può battere un classico), ma quando una pietra miliare del genere, che ha scioccato e sciocca ancora i lettori a 45 anni di distanza, si ripropone in chiave moderna tramite il media d'animazione, prendendosi anche qualche libertà come detto in precedenza, senza neanche stonare di una minimo, ma anzi trovando nuova forza e vitalità, tocca ammettere che ci si trova davanti ad un capolavoro senza tempo!
Un ringraziamento a Netflix e al team di lavoro che ha messo le mani sul progetto "Devilman Crybaby", e ultimo, ma non certo per importanza, un ringraziamento al maestro Go Nagai per avere dato alla luce questo capolavoro immortale.