Princess Principal
Può James Bond sposarsi con lo stile moe? Evidentemente sì, dato l’ottimo risultato ottenuto con “Princess Principal”, ma andiamo con ordine.
La storia è ambientata in un’Età Vittoriana alternativa, ove il potere inglese è grande come non mai, grazie alla scoperta della tecnologia aeronautica. Ma tutto ciò ha portato a una rivoluzione che ha cercato di rovesciare il trono, per instaurare la repubblica. A dieci anni dallo scoppio della suddetta rimaniamo in una situazione di stallo, con l’isola e, più ancora la capitale, tagliata in due, tra monarchia e repubblica, e il famigerato muro di Londra che divide la capitale. Capitale piena di spie da tutto il mondo impegnate in un conflitto degno del muro di Berlino.
Le nostre protagoniste sono un gruppo di spie repubblicane che si fingono liceali in una nota scuola d’élite e, tra di loro, vi è addirittura la principessa quarta in linea di successione al trono! Una principessa un po' strana, dato che lavora per la repubblica, ma vuole diventare regina e riunire la nazione abbattendo il muro.
Da qui ci si aspetterebbe chissà quale storia, invece no. I dodici episodi sono organizzati in modo spiazzante, perché non seguono un filo temporale preciso. Tra futuro e passato sarà necessario leggere il titolo e il numero del caso, per sapere dove siamo esattamente. In questo modo potremo conoscere prima il gruppo al completo e poi conoscere come il tal elemento si sia unito al gruppo e quali storie terribili abbia vissuto. Una tecnica che ricorda il serial americano “Capitan Power”. E la storia nel complesso non procede granché: il titolo dell’ultimo episodio può fuorviare le nostre idee sul finale, e molte cose restano non spiegate, in primis la reazione di Dorothy alla morte tragica del padre.
Inoltre abbiamo una curiosa unione di stili, con il moe che si unisce ad avventure alla 007, e l’ambientazione è steampunk, creata con mano perfetta e maniacale. Eppure tutto gira per il verso giusto, con avventure da veri agenti segreti, crude e sanguinarie, degne di Bond e di Detective Conan, uno steampunk da urlo e un moe che, invece di togliere, aggiunge fascino. Un vero psicofarmaco per chi, come me, è rimasto distrutto dal tentativo di unire moe e serietà rappresentato da “Galilei Donna”. Ciliegina sulla torta, la nuova versione del famoso racconto intitolato: “Il principe e il povero”.
Ottima la regia e le grafica, buone le musiche, eccellente la opening, che sembra degna di un film di 007, passabile la ending. Eccellente la rassegna del gran numero di eventi storici presentati o rielaborati nel corso della narrazione. “Princess Principal” è davvero un piccolo gioiello, dal finale aperto, ma che lascia ben sperare per la conclusione che sarà presto realizzata. Un’opera a cui persino io che non sono un fan di 007 posso dare, con un pizzico di generosità, un nove.
La storia è ambientata in un’Età Vittoriana alternativa, ove il potere inglese è grande come non mai, grazie alla scoperta della tecnologia aeronautica. Ma tutto ciò ha portato a una rivoluzione che ha cercato di rovesciare il trono, per instaurare la repubblica. A dieci anni dallo scoppio della suddetta rimaniamo in una situazione di stallo, con l’isola e, più ancora la capitale, tagliata in due, tra monarchia e repubblica, e il famigerato muro di Londra che divide la capitale. Capitale piena di spie da tutto il mondo impegnate in un conflitto degno del muro di Berlino.
Le nostre protagoniste sono un gruppo di spie repubblicane che si fingono liceali in una nota scuola d’élite e, tra di loro, vi è addirittura la principessa quarta in linea di successione al trono! Una principessa un po' strana, dato che lavora per la repubblica, ma vuole diventare regina e riunire la nazione abbattendo il muro.
Da qui ci si aspetterebbe chissà quale storia, invece no. I dodici episodi sono organizzati in modo spiazzante, perché non seguono un filo temporale preciso. Tra futuro e passato sarà necessario leggere il titolo e il numero del caso, per sapere dove siamo esattamente. In questo modo potremo conoscere prima il gruppo al completo e poi conoscere come il tal elemento si sia unito al gruppo e quali storie terribili abbia vissuto. Una tecnica che ricorda il serial americano “Capitan Power”. E la storia nel complesso non procede granché: il titolo dell’ultimo episodio può fuorviare le nostre idee sul finale, e molte cose restano non spiegate, in primis la reazione di Dorothy alla morte tragica del padre.
Inoltre abbiamo una curiosa unione di stili, con il moe che si unisce ad avventure alla 007, e l’ambientazione è steampunk, creata con mano perfetta e maniacale. Eppure tutto gira per il verso giusto, con avventure da veri agenti segreti, crude e sanguinarie, degne di Bond e di Detective Conan, uno steampunk da urlo e un moe che, invece di togliere, aggiunge fascino. Un vero psicofarmaco per chi, come me, è rimasto distrutto dal tentativo di unire moe e serietà rappresentato da “Galilei Donna”. Ciliegina sulla torta, la nuova versione del famoso racconto intitolato: “Il principe e il povero”.
Ottima la regia e le grafica, buone le musiche, eccellente la opening, che sembra degna di un film di 007, passabile la ending. Eccellente la rassegna del gran numero di eventi storici presentati o rielaborati nel corso della narrazione. “Princess Principal” è davvero un piccolo gioiello, dal finale aperto, ma che lascia ben sperare per la conclusione che sarà presto realizzata. Un’opera a cui persino io che non sono un fan di 007 posso dare, con un pizzico di generosità, un nove.
“Princess Principal” è un anime del 2017 composto da dodici episodi che tratta di un gruppo di spie che operano in una versione alternativa di Londra, dove la città è divisa da un muro che separa monarchia e repubblica.
L’ambientazione steampunk, molto efficace e presente, risulta essere uno dei principali punti di forza della serie, insieme alla caratterizzazione dei personaggi, per ognuno dei quali viene presentato un esteso retroscena.
D’altro canto questo finisce per rappresentare il maggior difetto dell’opera: per i primi dieci episodi la trama viene solo accennata e, puntata dopo puntata, si ha l’impressione di assistere a un filler dopo l’altro, mentre il dover approfondire il passato di ogni ragazza schiaccia del tutto il procedere della storia. Non funziona neanche l’ordine con cui i casi vengono presentati, contribuendo a spezzare ulteriormente il ritmo delle vicende, mostrando allo spettatore episodi autoconclusivi per buona parte della serie.
Impossibile non spendere due parole sul principale colpo di scena, scontatissimo e prevedibile già molti episodi prima. Nonostante questo il racconto di questa rivelazione è davvero ben sviluppato e riesce non solo a non penalizzare l’opera, ma anche a colpire.
L’anime funziona dal punto di vista visivo, dalle animazioni al character design, mentre per il comparto sonoro alterna buone OST a un’opening e a un’ending non esaltanti.
In definitiva, “Princess Principal” mi sembra una buona occasione persa, dato che la sua valutazione, nonostante i difetti, non è negativa: l’opera per larghi tratti sembra quasi uno slice of life sulla vita delle protagoniste, ma, nonostante tutto, riesce a intrattenere anche così.
L’ambientazione steampunk, molto efficace e presente, risulta essere uno dei principali punti di forza della serie, insieme alla caratterizzazione dei personaggi, per ognuno dei quali viene presentato un esteso retroscena.
D’altro canto questo finisce per rappresentare il maggior difetto dell’opera: per i primi dieci episodi la trama viene solo accennata e, puntata dopo puntata, si ha l’impressione di assistere a un filler dopo l’altro, mentre il dover approfondire il passato di ogni ragazza schiaccia del tutto il procedere della storia. Non funziona neanche l’ordine con cui i casi vengono presentati, contribuendo a spezzare ulteriormente il ritmo delle vicende, mostrando allo spettatore episodi autoconclusivi per buona parte della serie.
Impossibile non spendere due parole sul principale colpo di scena, scontatissimo e prevedibile già molti episodi prima. Nonostante questo il racconto di questa rivelazione è davvero ben sviluppato e riesce non solo a non penalizzare l’opera, ma anche a colpire.
L’anime funziona dal punto di vista visivo, dalle animazioni al character design, mentre per il comparto sonoro alterna buone OST a un’opening e a un’ending non esaltanti.
In definitiva, “Princess Principal” mi sembra una buona occasione persa, dato che la sua valutazione, nonostante i difetti, non è negativa: l’opera per larghi tratti sembra quasi uno slice of life sulla vita delle protagoniste, ma, nonostante tutto, riesce a intrattenere anche così.
Oggi vi voglio recensire "Princess Principal", anime uscito nell'estate del 2017.
Trama: la storia segue le vicende di cinque ragazze ed è ambientata nel diciannovesimo secolo a Londra, una città appartenente al Regno di Albione, che è diviso fra Est e Ovest da un largo muro. Le ragazze sono spie sotto copertura che si fingono delle studentesse del prestigioso istituto Queen's Mayfair. Le ragazze utilizzeranno le loro abilità per farsi largo nel mondo della clandestinità tra travestimenti, spionaggio, sabotaggi e inseguimenti.
Partiamo con il parlare dei personaggi: sono stati caratterizzati tutti molto bene, hanno caratterizzato al meglio anche i personaggi secondari, cosa che in poche serie possiamo trovare.
Le ambientazioni mi sono piaciute un sacco, questa Londra steampunk è curata al meglio, e queste atmosfere cupe non le potevano rendere meglio. Buono anche il comparto tecnico, con scene d'azione ben fatte e chara originale. Ha un'opening che ho apprezzato fin da subito, come le OST all'interno dell'anime.
Il finale, come si poteva intuire dai pochi episodi, è stato lasciato aperto per una presunta seconda stagione.
Insomma, quest'anime è stata una piccola sorpresa, non avevo troppe aspettative e non mi aspettavo che il genere spia e moe potessero andare bene insieme, invece non è una cosa che infastidisce e quasi non ci si fa caso, quindi non fatevi frenare e date un'opportunità a questa bella serie.
Trama: la storia segue le vicende di cinque ragazze ed è ambientata nel diciannovesimo secolo a Londra, una città appartenente al Regno di Albione, che è diviso fra Est e Ovest da un largo muro. Le ragazze sono spie sotto copertura che si fingono delle studentesse del prestigioso istituto Queen's Mayfair. Le ragazze utilizzeranno le loro abilità per farsi largo nel mondo della clandestinità tra travestimenti, spionaggio, sabotaggi e inseguimenti.
Partiamo con il parlare dei personaggi: sono stati caratterizzati tutti molto bene, hanno caratterizzato al meglio anche i personaggi secondari, cosa che in poche serie possiamo trovare.
Le ambientazioni mi sono piaciute un sacco, questa Londra steampunk è curata al meglio, e queste atmosfere cupe non le potevano rendere meglio. Buono anche il comparto tecnico, con scene d'azione ben fatte e chara originale. Ha un'opening che ho apprezzato fin da subito, come le OST all'interno dell'anime.
Il finale, come si poteva intuire dai pochi episodi, è stato lasciato aperto per una presunta seconda stagione.
Insomma, quest'anime è stata una piccola sorpresa, non avevo troppe aspettative e non mi aspettavo che il genere spia e moe potessero andare bene insieme, invece non è una cosa che infastidisce e quasi non ci si fa caso, quindi non fatevi frenare e date un'opportunità a questa bella serie.
Decisamente intrigante: ci sono cinque giovanissime spie che si muovono in una Londra di un XIX secolo alternativo divisa in due da un muro, un’ambientazione steampunk molto curata, tanta azione con inseguimenti, duelli e scontri a fuoco, storie dure e “adulte” (un po’ H.G. Wells e un po’ Charles Dickens); elemento che prevale rispetto al design decisamente “moe” delle protagoniste.
Dal punto di vista tecnico è un prodotto valido: le animazioni sono fluide, lo stile grafico è molto curato e le fanciulle sono molto espressive, gli sfondi, le luci e i colori sono suggestivi; apprezzabile anche la scelta di regia di non seguire l’andamento cronologico della storia, ma di presentare la squadra al completo nel primo episodio e di tornare successivamente indietro con gli avvenimenti per presentare una ad una le ragazze, una volta che lo spettatore le abbia già viste in azione. Ottima la OST, che ben si adatta all’ambientazione e ai caratteri delle protagoniste, l’opening è veramente bella e anche la ending ha da dire la sua.
Il carattere delle ragazze e l’evolversi dei rapporti all’interno del gruppo è forse il focus principale dell’opera, ed è un punto sviluppato molto bene: sono ragazze con un passato difficile e grande determinazione, molto diverse fra loro (una afferma di provenire dal Pianeta Lucertola Nera!), seguire i loro passi è sempre interessante.
La lacuna è la poca definizione della trama orizzontale: si intravedono una serie di figure che muovo gli avvenimenti, ma le loro azioni rimangono un po’ nell’ombra, mancano alcuni tasselli e il finale, da questo punto di vista, è molto aperto: si chiude l’arco narrativo, ma c’è la sensazione di un aggancio per una seconda stagione (o meglio la possibilità di questa) più che una chiusura definitiva. Se non vi sarà una seconda stagione, c’è sicuramente un potenziale narrativo non sfruttato al meglio.
Consigliato a chi abbia voglia di trovarsi davanti personaggi ben caratterizzati ed episodi auto-conclusivi con un buon ritmo e azione, tenendo conto che il tono è spesso serio (ma non tragico) e che la “pucciosità” è solo superficiale.
Dal punto di vista tecnico è un prodotto valido: le animazioni sono fluide, lo stile grafico è molto curato e le fanciulle sono molto espressive, gli sfondi, le luci e i colori sono suggestivi; apprezzabile anche la scelta di regia di non seguire l’andamento cronologico della storia, ma di presentare la squadra al completo nel primo episodio e di tornare successivamente indietro con gli avvenimenti per presentare una ad una le ragazze, una volta che lo spettatore le abbia già viste in azione. Ottima la OST, che ben si adatta all’ambientazione e ai caratteri delle protagoniste, l’opening è veramente bella e anche la ending ha da dire la sua.
Il carattere delle ragazze e l’evolversi dei rapporti all’interno del gruppo è forse il focus principale dell’opera, ed è un punto sviluppato molto bene: sono ragazze con un passato difficile e grande determinazione, molto diverse fra loro (una afferma di provenire dal Pianeta Lucertola Nera!), seguire i loro passi è sempre interessante.
La lacuna è la poca definizione della trama orizzontale: si intravedono una serie di figure che muovo gli avvenimenti, ma le loro azioni rimangono un po’ nell’ombra, mancano alcuni tasselli e il finale, da questo punto di vista, è molto aperto: si chiude l’arco narrativo, ma c’è la sensazione di un aggancio per una seconda stagione (o meglio la possibilità di questa) più che una chiusura definitiva. Se non vi sarà una seconda stagione, c’è sicuramente un potenziale narrativo non sfruttato al meglio.
Consigliato a chi abbia voglia di trovarsi davanti personaggi ben caratterizzati ed episodi auto-conclusivi con un buon ritmo e azione, tenendo conto che il tono è spesso serio (ma non tragico) e che la “pucciosità” è solo superficiale.
Premesso che questi primi (e speriamo non unici) dodici episodi costituiscono poco più di un'introduzione a quel che potrebbe diventare "Princess Principal", godono comunque di sufficienti fattori ed elementi che pretendono di essere recensiti, quindi cominciamo.
Trama: Ange è una giovane e bella ragazza che lavora come spia assieme ad alcune colleghe, anch'esse giovani e belle, in una guerra invisibile (e non solo) tra monarchia e repubblica, che sta dando non pochi problemi alla città di Londra di un alternativo diciannovesimo secolo. Durante una missione le ragazze entrano in contatto con la principessa Charlotte, cambiando il corso della vicenda.
Partiamo col dire che la serie di episodi non segue una linea temporale continua (stile "Baccano!", per intenderci) a vantaggio dei personaggi, che con questo sistema vengono presentati in modo molto più comprensibile e, per certi versi, fluido, in un susseguirsi di puntate, per forza di cose, auto-conclusive (non proprio tutte). Seguire la vicenda in ordine cronologico non è comunque complicato, grazie anche a una trama, oltre che semplice, che impiega parecchio tempo a svilupparsi realmente. Azione, steampunk, sentimenti, emozioni, politica, riferimenti storici: in "Princess Principal" si trova tutto questo. A svantaggio di una trama quasi volutamente trascurata, i personaggi vengono caratterizzati in modo sublime, tanto che i secondari vengono approfonditi con la stessa cura riservata ai protagonisti, arrivando addirittura a diventare prevedibili da quanto si conoscono. Le ambientazioni non presentano errori, sono perfette ed estremamente dettagliate, nonché bellissime, visto che riproducono una Londra vittoriana alternativa di tutto rispetto, con fondali accuratissimi e colorazioni opache al punto giusto (ma proprio giusto). Proporre al pubblico episodi auto-conclusivi richiede all'autore una magistrale gestione delle scene di azione e dei dialoghi, necessità che nasce dal fatto che altrimenti tali episodi sarebbero crudelmente etichettati come filler (oltre che noiosi da vedere, magari) e puntualmente saltati; che dire, l'autore modella ogni puntata, sfiorando, se non toccando, la perfezione. L'equilibrio tra movimento e stasi c'è, e fa sì che l'attenzione non venga mai a mancare, offrendo a chi osserva un fantastico intrattenimento, che presenta anche ottimi spunti di riflessione, seppur non di ruolo centrale alle vicende.
L'aspetto prettamente tecnico dell'opera merita tanti, tanti applausi, come detto, grazie a scene di azione e ambientazioni curate all'inverosimile, character design affascinante e originale, e un comparto acustico di rispetto, di cui spicca soprattutto la opening (che io amo).
A onor del vero, bisogna dire che il voto potrebbe dover essere più basso (7 o 7,5), non solo per la mancanza di sviluppo della trama, problema che sarà sicuramente risolto con una (speriamo che arrivi presto) seconda stagione, ma per una quasi totale mancanza di approfondimento per quanto riguarda i cosiddetti "piani alti". Anche questo si risolverà con una serie successiva, ma francamente era necessario un lavoro migliore sotto questo punto di vista.
L'anime comunque ha di che farsi apprezzare e merita assolutamente la visione. Preghiamo tutti insieme per una seconda stagione.
Trama: Ange è una giovane e bella ragazza che lavora come spia assieme ad alcune colleghe, anch'esse giovani e belle, in una guerra invisibile (e non solo) tra monarchia e repubblica, che sta dando non pochi problemi alla città di Londra di un alternativo diciannovesimo secolo. Durante una missione le ragazze entrano in contatto con la principessa Charlotte, cambiando il corso della vicenda.
Partiamo col dire che la serie di episodi non segue una linea temporale continua (stile "Baccano!", per intenderci) a vantaggio dei personaggi, che con questo sistema vengono presentati in modo molto più comprensibile e, per certi versi, fluido, in un susseguirsi di puntate, per forza di cose, auto-conclusive (non proprio tutte). Seguire la vicenda in ordine cronologico non è comunque complicato, grazie anche a una trama, oltre che semplice, che impiega parecchio tempo a svilupparsi realmente. Azione, steampunk, sentimenti, emozioni, politica, riferimenti storici: in "Princess Principal" si trova tutto questo. A svantaggio di una trama quasi volutamente trascurata, i personaggi vengono caratterizzati in modo sublime, tanto che i secondari vengono approfonditi con la stessa cura riservata ai protagonisti, arrivando addirittura a diventare prevedibili da quanto si conoscono. Le ambientazioni non presentano errori, sono perfette ed estremamente dettagliate, nonché bellissime, visto che riproducono una Londra vittoriana alternativa di tutto rispetto, con fondali accuratissimi e colorazioni opache al punto giusto (ma proprio giusto). Proporre al pubblico episodi auto-conclusivi richiede all'autore una magistrale gestione delle scene di azione e dei dialoghi, necessità che nasce dal fatto che altrimenti tali episodi sarebbero crudelmente etichettati come filler (oltre che noiosi da vedere, magari) e puntualmente saltati; che dire, l'autore modella ogni puntata, sfiorando, se non toccando, la perfezione. L'equilibrio tra movimento e stasi c'è, e fa sì che l'attenzione non venga mai a mancare, offrendo a chi osserva un fantastico intrattenimento, che presenta anche ottimi spunti di riflessione, seppur non di ruolo centrale alle vicende.
L'aspetto prettamente tecnico dell'opera merita tanti, tanti applausi, come detto, grazie a scene di azione e ambientazioni curate all'inverosimile, character design affascinante e originale, e un comparto acustico di rispetto, di cui spicca soprattutto la opening (che io amo).
A onor del vero, bisogna dire che il voto potrebbe dover essere più basso (7 o 7,5), non solo per la mancanza di sviluppo della trama, problema che sarà sicuramente risolto con una (speriamo che arrivi presto) seconda stagione, ma per una quasi totale mancanza di approfondimento per quanto riguarda i cosiddetti "piani alti". Anche questo si risolverà con una serie successiva, ma francamente era necessario un lavoro migliore sotto questo punto di vista.
L'anime comunque ha di che farsi apprezzare e merita assolutamente la visione. Preghiamo tutti insieme per una seconda stagione.