Ristorante Paradiso
Nicoletta giunge a Roma per cercare la madre, che l’aveva abbandonata da bambina, affidandola alla nonna, perché s’era innamorata di un uomo a cui non piacevano le donne divorziate.
All’inizio cerca di mettere in difficoltà la madre Olga, ma poi viene in contatto con la realtà di un locale, la Casetta dell’orso (sentita pronunciare in italiano con cadenza giapponese è un’esperienza divertente), che Lorenzo, il marito di Olga, ha dedicato alla moglie. Il locale ha uno stile elegante e all’antica, i cui dipendenti, tutti uomini non giovani, portano elegantemente sul naso un paio di occhiali da vista. Nicoletta al principio critica la madre, poi cade vittima del fascino del locale e di un cameriere, Claudio, uomo gentile e sensibile, divorziato da tempo dalla moglie e che si rifiuta di togliersi la fede perché (a parte esigenze di lavoro in cui le clienti affascinate non si tirano certo indietro e l’anello così funge da deterrente ad attenzioni sgradite) pare ancora innamorato dell’ex, Gabriella.
Nicoletta inizia a lavorare in cucina ricattando la madre (se non le avesse dato quel posto, allora avrebbe dichiarato che era sua madre) e pian piano la passione per la cucina e l'atmosfera famigliare che si crea nel locale, mentre emergono le storie di coloro che il locale hanno fondato e di quelli che ci lavorano, la coinvolge e le dà un senso di appartenenza, tirando fuori il meglio di lei e il suo entusiasmo.
Ammiro l’operazione fatta di adattare i suoni della lingua nipponica all’italiano... e vari esempi di questa parlata ci saranno per tutto l’anime, tra “Buongiorno”, “Buonasera” e un “Tanti auguri” cantata in italiano con cadenza giapponese... impagabile.
L’anime si presenta come uno slice of life, ambientato in un contesto adulto (e questo è di sicuro un pregio). La caratterizzazione dei vari personaggi è eccellente e crea un senso di famigliarità che te li farà ben capire nelle loro interazioni e, giunti all’ultimo episodio, resta quel senso di distacco che caratterizza un anime con dei personaggi che sai ti mancheranno. La trama è lineare e si sofferma, di episodio in episodio, a narrare le vicende che hanno portato quel particolare personaggio a diventare così o a stare dove sta. Il finale è romantico ma non stucchevole, un bell’happy ending, ma la coraggiosa, dolce, matura, determinata Nicoletta se lo merita. Si potrebbe accusare Nicoletta di debolezza di carattere, per il modo troppo magnanimo con cui si definisce "una bambina egoista", se ripensa a sé stessa all'epoca dell'abbandono materno. Troppa indulgenza verso la madre alla fine non stona molto, considerando la reazione finale, catartica, di Olga.
L’opening è orecchiabile e allegra, l’ending è lenta e dolce... l’orsetto è adorabile, vedere per credere.
Nota dolente: i fondali paiono troppo sfumati, con quella patina ocra e anticata in cui i personaggi emergono troppo. Il chara design non brilla particolarmente, ma i disegni dei cibi sono insuperabili.
Consiglio vivamente quest’anime, per lo sviluppo di temi maturi, per la tematica della vita di personaggi che non sono ragazzini e per farsi un orecchio divertito su come un giapponese potrebbe dire “Buongiorno!”. La love story e l’intreccio amoroso merita una menzione d’onore: lo sviluppo è delicato, mai scontato. Per palati che cercano un anime più raffinato, sia nella forma che nel contenuto.
All’inizio cerca di mettere in difficoltà la madre Olga, ma poi viene in contatto con la realtà di un locale, la Casetta dell’orso (sentita pronunciare in italiano con cadenza giapponese è un’esperienza divertente), che Lorenzo, il marito di Olga, ha dedicato alla moglie. Il locale ha uno stile elegante e all’antica, i cui dipendenti, tutti uomini non giovani, portano elegantemente sul naso un paio di occhiali da vista. Nicoletta al principio critica la madre, poi cade vittima del fascino del locale e di un cameriere, Claudio, uomo gentile e sensibile, divorziato da tempo dalla moglie e che si rifiuta di togliersi la fede perché (a parte esigenze di lavoro in cui le clienti affascinate non si tirano certo indietro e l’anello così funge da deterrente ad attenzioni sgradite) pare ancora innamorato dell’ex, Gabriella.
Nicoletta inizia a lavorare in cucina ricattando la madre (se non le avesse dato quel posto, allora avrebbe dichiarato che era sua madre) e pian piano la passione per la cucina e l'atmosfera famigliare che si crea nel locale, mentre emergono le storie di coloro che il locale hanno fondato e di quelli che ci lavorano, la coinvolge e le dà un senso di appartenenza, tirando fuori il meglio di lei e il suo entusiasmo.
Ammiro l’operazione fatta di adattare i suoni della lingua nipponica all’italiano... e vari esempi di questa parlata ci saranno per tutto l’anime, tra “Buongiorno”, “Buonasera” e un “Tanti auguri” cantata in italiano con cadenza giapponese... impagabile.
L’anime si presenta come uno slice of life, ambientato in un contesto adulto (e questo è di sicuro un pregio). La caratterizzazione dei vari personaggi è eccellente e crea un senso di famigliarità che te li farà ben capire nelle loro interazioni e, giunti all’ultimo episodio, resta quel senso di distacco che caratterizza un anime con dei personaggi che sai ti mancheranno. La trama è lineare e si sofferma, di episodio in episodio, a narrare le vicende che hanno portato quel particolare personaggio a diventare così o a stare dove sta. Il finale è romantico ma non stucchevole, un bell’happy ending, ma la coraggiosa, dolce, matura, determinata Nicoletta se lo merita. Si potrebbe accusare Nicoletta di debolezza di carattere, per il modo troppo magnanimo con cui si definisce "una bambina egoista", se ripensa a sé stessa all'epoca dell'abbandono materno. Troppa indulgenza verso la madre alla fine non stona molto, considerando la reazione finale, catartica, di Olga.
L’opening è orecchiabile e allegra, l’ending è lenta e dolce... l’orsetto è adorabile, vedere per credere.
Nota dolente: i fondali paiono troppo sfumati, con quella patina ocra e anticata in cui i personaggi emergono troppo. Il chara design non brilla particolarmente, ma i disegni dei cibi sono insuperabili.
Consiglio vivamente quest’anime, per lo sviluppo di temi maturi, per la tematica della vita di personaggi che non sono ragazzini e per farsi un orecchio divertito su come un giapponese potrebbe dire “Buongiorno!”. La love story e l’intreccio amoroso merita una menzione d’onore: lo sviluppo è delicato, mai scontato. Per palati che cercano un anime più raffinato, sia nella forma che nel contenuto.
Quando vidi per la prima volta "Ristorante Paradiso", capii che la mia vita non sarebbe stata più la stessa. Da abitante di Roma posso dire che ho rivisto alcuni dettagli della mia città in questo anime, e mi ha fatto più che bene.
Ma di che cosa parla "Ristorante Paradiso"?
"Ristorante Paradiso" parla di Nicoletta, una giovane nata a Milano, la quale, abbandonata dalla madre per sposare un uomo, divenuta oramai grande, andrà a cercarla, nella caput mundi, Roma. Ma non sa che sua madre si troverà in un ristorante dove lo staff è composto da gentiluomini con gli occhiali.
La serie è un unione delle due opere della mangaka,"Gente" e "Ristorante Paradiso": queste due serie citate sono prequel e sequel, e vanno lette in questo ordine.
È curioso vedere come quei luoghi caratteristici siano stati ricreati, ad esempio Stazione Termini oppure quelle strade del centro di Roma che portano al ristorante Casetta dell'orso.
Un'altra cosa che mi ha colpito sono stati i personaggi, quei personaggi a cui nonostante tutto ti ci affezioni. È strano vedere come questa serie su Roma sia stata capace di farmi ricordare quelle lunghe passeggiate in centro quando ero piccola... certo, probabilmente ci saranno degli errori per quanto riguarda i giornali che i personaggi leggono o ancora come i doppiatori pronunciano delle parole in Italiano.
Anzi, una cosa che mi ha lasciato stupita è come la casa d'animazione che ha animato l'anime sia la David Productions... un nome familiare? Sì, le stesse persone che hanno animato "Jojo Vento Aureo".
Credo sia interessante vedere come siamo agli occhi dei Giapponesi, credo si possa più notare nell'anime che nel manga.
Questa opera va vista, non tanto dagli amanti del genere slice of life oppure degli anime che amano gli argomenti di cucina, ma perché credo sia una piccola perla che nonostante determinati dettagli possa essere vista anche da persone non amanti di questo genere.
Ma di che cosa parla "Ristorante Paradiso"?
"Ristorante Paradiso" parla di Nicoletta, una giovane nata a Milano, la quale, abbandonata dalla madre per sposare un uomo, divenuta oramai grande, andrà a cercarla, nella caput mundi, Roma. Ma non sa che sua madre si troverà in un ristorante dove lo staff è composto da gentiluomini con gli occhiali.
La serie è un unione delle due opere della mangaka,"Gente" e "Ristorante Paradiso": queste due serie citate sono prequel e sequel, e vanno lette in questo ordine.
È curioso vedere come quei luoghi caratteristici siano stati ricreati, ad esempio Stazione Termini oppure quelle strade del centro di Roma che portano al ristorante Casetta dell'orso.
Un'altra cosa che mi ha colpito sono stati i personaggi, quei personaggi a cui nonostante tutto ti ci affezioni. È strano vedere come questa serie su Roma sia stata capace di farmi ricordare quelle lunghe passeggiate in centro quando ero piccola... certo, probabilmente ci saranno degli errori per quanto riguarda i giornali che i personaggi leggono o ancora come i doppiatori pronunciano delle parole in Italiano.
Anzi, una cosa che mi ha lasciato stupita è come la casa d'animazione che ha animato l'anime sia la David Productions... un nome familiare? Sì, le stesse persone che hanno animato "Jojo Vento Aureo".
Credo sia interessante vedere come siamo agli occhi dei Giapponesi, credo si possa più notare nell'anime che nel manga.
Questa opera va vista, non tanto dagli amanti del genere slice of life oppure degli anime che amano gli argomenti di cucina, ma perché credo sia una piccola perla che nonostante determinati dettagli possa essere vista anche da persone non amanti di questo genere.
L'anime è tratto dalla fusione di due manga, rispettivamente "Ristorante Paradiso" e "Gente", realizzati dalla stessa autrice, che mostra in modo molto evidente, un forte amore verso l'Italia e verso gli italiani.
La storia vede come protagonista la giovane Nicoletta, una ventunenne dal passato travagliato: infatti era stata abbandonata dalla madre quando era ancora piccola, ed è dovuta crescere insieme ai nonni. Nicoletta cerca vendetta, vorrebbe fargliela pagare a sua madre, che l'abbandonò per risposarsi con un uomo che non avrebbe voluto una donna con già dei figli. E così rintraccia sua madre a Roma, che gestisce il ristorante "Casetta dell'Orso" insieme al nuovo marito. In questo ristorante Nicoletta fa subito amicizia con tutti i dipendenti del locale, che hanno una particolarità: sono tutti uomini molto maturi sulla cinquantina e portano tutti gli occhiali, per volere di Olga, padrona del ristorante nonché madre di Nicoletta.
Nicoletta ben presto abbandona i suoi piani di vendetta, perché rimane affascinata dai lavoratori dipendenti del ristorante, che sono tutti dei gentiluomini pacati e cortesi, in particolar modo si invaghisce di Claudio, che si dimostra il più gentile di tutti. Per coincidenza fortunata, Claudio è un single divorziato, e quindi Nicoletta coglie l'occasione per provarci con lui. Durante le vicende, Nicoletta si diverte ad osservare e a conversare con tutti i lavoratori del ristorante, sentendosi a suo agio in un'atmosfera di romanticismo maturo.
La storia dell'anime purtroppo non ha grandi potenzialità, ma riesce comunque a sfruttarle per bene, creando vicende non avvincenti, ma almeno interessanti. Uno dei problemi principali è che l'anime tende a rimanere sempre molto "soft", rischiando spesso di annoiare lo spettatore con la sua estrema "gentilezza". Una delle cose più divertenti da notare, è il fatto che si sente fortemente che l'autrice dell'anime sia innamorata pazza dell'Italia e degli italiani, spesso sembra come se la protagonista Nicoletta, fosse l'"avatar" dell'autrice di tutta la storia. L'altra cosa divertente, è osservare le relazioni tra i personaggi in un contesto "slice of life" romantico.
L'apparato tecnico a me è sembrato piuttosto buono, disegni originali, buone animazioni, musiche che accompagnano in maniera impeccabile tutte le vicende. Nonostante sia targato come "Josei", trovo che questo anime sia molto gradevole e rilassante da vedere per entrambi i sessi, e non solo quello femminile. Consigliato ad un pubblico adulto in ogni caso, perchè per quanto sia "soft", difficilmente i più giovani possono riuscire ad apprezzare a pieno questo gran bell'anime. Questo anime è talmente realistico, che potrebbe essere trasmutato in un film o telefilm con attori veri in carne e ossa senza problemi. Sicuramente non un capolavoro, perché è fin troppo morbido come anime, ma quantomeno è un anime ben fatto che si merita un 8 pieno.
La storia vede come protagonista la giovane Nicoletta, una ventunenne dal passato travagliato: infatti era stata abbandonata dalla madre quando era ancora piccola, ed è dovuta crescere insieme ai nonni. Nicoletta cerca vendetta, vorrebbe fargliela pagare a sua madre, che l'abbandonò per risposarsi con un uomo che non avrebbe voluto una donna con già dei figli. E così rintraccia sua madre a Roma, che gestisce il ristorante "Casetta dell'Orso" insieme al nuovo marito. In questo ristorante Nicoletta fa subito amicizia con tutti i dipendenti del locale, che hanno una particolarità: sono tutti uomini molto maturi sulla cinquantina e portano tutti gli occhiali, per volere di Olga, padrona del ristorante nonché madre di Nicoletta.
Nicoletta ben presto abbandona i suoi piani di vendetta, perché rimane affascinata dai lavoratori dipendenti del ristorante, che sono tutti dei gentiluomini pacati e cortesi, in particolar modo si invaghisce di Claudio, che si dimostra il più gentile di tutti. Per coincidenza fortunata, Claudio è un single divorziato, e quindi Nicoletta coglie l'occasione per provarci con lui. Durante le vicende, Nicoletta si diverte ad osservare e a conversare con tutti i lavoratori del ristorante, sentendosi a suo agio in un'atmosfera di romanticismo maturo.
La storia dell'anime purtroppo non ha grandi potenzialità, ma riesce comunque a sfruttarle per bene, creando vicende non avvincenti, ma almeno interessanti. Uno dei problemi principali è che l'anime tende a rimanere sempre molto "soft", rischiando spesso di annoiare lo spettatore con la sua estrema "gentilezza". Una delle cose più divertenti da notare, è il fatto che si sente fortemente che l'autrice dell'anime sia innamorata pazza dell'Italia e degli italiani, spesso sembra come se la protagonista Nicoletta, fosse l'"avatar" dell'autrice di tutta la storia. L'altra cosa divertente, è osservare le relazioni tra i personaggi in un contesto "slice of life" romantico.
L'apparato tecnico a me è sembrato piuttosto buono, disegni originali, buone animazioni, musiche che accompagnano in maniera impeccabile tutte le vicende. Nonostante sia targato come "Josei", trovo che questo anime sia molto gradevole e rilassante da vedere per entrambi i sessi, e non solo quello femminile. Consigliato ad un pubblico adulto in ogni caso, perchè per quanto sia "soft", difficilmente i più giovani possono riuscire ad apprezzare a pieno questo gran bell'anime. Questo anime è talmente realistico, che potrebbe essere trasmutato in un film o telefilm con attori veri in carne e ossa senza problemi. Sicuramente non un capolavoro, perché è fin troppo morbido come anime, ma quantomeno è un anime ben fatto che si merita un 8 pieno.
Non mi sono mai piaciute fiction e soap opera, ed ecco perché essenzialmente non ho gradito Ristorante Paradiso: mariti, mogli, matrimoni, amanti, ex, parenti, dialoghi fini a se stessi, non lasciano spazio all'intrattenimento, ovvero una delle prime cose che esigo da un anime. Già Bartender, titolo che gli si accosta insieme ad Antique Bakery (che non ho ancora visto) metteva subito in chiaro di volersi focalizzare sulla psicologia dei vari 'clienti', riuscendo però a rendere interessanti questi personaggi e i loro trascorsi, pur lavorando di soli flashback. In Ristorante Paradiso il locale - che con mio iniziale stupore, ho scoperto chiamarsi non 'Paradiso', ma 'Casetta dell'Orso' - è il luogo d'incontro dei vari cuochi/camerieri che vi lavorano, quasi tutti uomini di mezza età con complicazioni sentimentali, e di donne che hanno avuto, o avranno, un ruolo centrale nella vita di alcuni di loro. Tra queste spunta anche Nicoletta (figlia 'nascosta' della nuova moglie del proprietario) che s'invaghisce immediatamente di Claudio, malgrado l'ampio divario d'età, storia che personalmente ho trovato abbastanza improbabile nel suo svolgimento. Il tutto si svolge a Roma, e non solo si vede, ma si 'sente' anche, purtroppo. Dico 'purtroppo' perché gli sceneggiatori, volendo dimostrare a tutti i costi lo spirito italofilo dei giapponesi per il nostro Paese, hanno pensato bene di tempestare i dialoghi di termini presi in prestito dal nostro vocabolario spesso in modo casuale e spropositato. Ad esempio, che senso ha dover udire un "Buonasera" immediatamente seguito da "Irasshai", o ancor peggio, miscele improponibili di entrambe le lingue come: "Sugoi festa ne?". Allora decidetevi, o tutto o niente, ma meglio niente data la scarsa pronuncia. Da notare anche alcune imprecisioni a livello di grafia (es. "Elenco di vino"), ma almeno si apprezza lo sforzo. A voler essere maliziosi, in questa serie si avverte non poco l'immagine che gli stranieri hanno di noi italiani: passionali e amanti del cibo. Un'altro aspetto che mi ha convinto a metà è stato quello tecnico. Se il tratto maturo dei volti, alcuni particolari molto graditi (si vedano le confezioni di prodotti famosi o le pagine di riviste e quotidiani), o l'aspetto parecchio invitante delle varie pietanze, fanno bella figura, non si può dire lo stesso dei fondali in CG e acquerello che non rendono assolutamente giustizia ai vicoli della capitale, meno pittoresca e più scarna che mai.
In definitiva non ritengo Paradiso una brutta opera, ma la lentezza, gli intrecci sentimentali, l'ingenua e troppo marcata italianizzazione dei dialoghi, hanno reso queste undici puntate abbastanza pesanti da portare a termine.
In definitiva non ritengo Paradiso una brutta opera, ma la lentezza, gli intrecci sentimentali, l'ingenua e troppo marcata italianizzazione dei dialoghi, hanno reso queste undici puntate abbastanza pesanti da portare a termine.
Che dire? Grazioso, né più né meno. Solo che qui “grazioso” non va inteso come un diminutivo di bello o una relativa presa di distanza, ma piuttosto, etimologicamente, come una categoria dello spirito. Un lavoro lento, pacato, simpatico, tutto giocato sulle sfumature. Il richiamo a “Bartender” è tanto ovvio che non mi ci soffermo nemmeno.
È inevitabile che “Ristorante Paradiso” abbia chiamato in causa il pubblico italiano, data l’ambientazione, ma il punto saliente è forse un altro: è vero, la Roma rappresentata sembra piuttosto un borgo toscano con arredi di cartone sullo sfondo che una metropoli sporca e caciarona, e l’immagine dello stile di vita italiano è molto idealizzata, ma nel complesso - e qui è l’essenziale - non è per niente falsa. Lo dice uno che dall’Italia se ne è andato molti anni fa, ma che ha riconosciuto qua e là (per quanto filtrati dalla lente straniante dello sguardo giapponese) una serie di elementi vissuti del tutto credibili. La vita in Italia non è sempre così, non è per lo più così, ma può essere a volte molto simile, e allora davvero non ce n'è più per nessuno. Mi ha fatto piacere pensarlo, dato che in generale porto un rancore feroce al mio ex paese. Abbiamo un grande bisogno di sentirci un po’ orgogliosi di noi stessi in questo momento di eclissi totale della decenza e del buon gusto, di sorprenderci ad ammettere che è vero: in mezzo a tanto fango l’Italia abbonda realmente di vini buoni, di cura per il cibo, di donne eleganti, di gesti delicati e di sconosciuti gentili. Grazie ai giapponesi per ricordarcelo ogni tanto, anche agli antipatrioti.
Sulla serie in sé c’è poco da aggiungere: il suo fascino non sta certo nella trama o nei colpi di scena. Va guardato così, tra una cosa e l’altra, come uno spuntino delicato che non toglie la fame, ma la fa venire. Assegno un 7 perché non si può usare lo stesso metro di misura per le cartoline e i soffitti affrescati, ma tra le cartoline questo è un piccolo gioiello.
È inevitabile che “Ristorante Paradiso” abbia chiamato in causa il pubblico italiano, data l’ambientazione, ma il punto saliente è forse un altro: è vero, la Roma rappresentata sembra piuttosto un borgo toscano con arredi di cartone sullo sfondo che una metropoli sporca e caciarona, e l’immagine dello stile di vita italiano è molto idealizzata, ma nel complesso - e qui è l’essenziale - non è per niente falsa. Lo dice uno che dall’Italia se ne è andato molti anni fa, ma che ha riconosciuto qua e là (per quanto filtrati dalla lente straniante dello sguardo giapponese) una serie di elementi vissuti del tutto credibili. La vita in Italia non è sempre così, non è per lo più così, ma può essere a volte molto simile, e allora davvero non ce n'è più per nessuno. Mi ha fatto piacere pensarlo, dato che in generale porto un rancore feroce al mio ex paese. Abbiamo un grande bisogno di sentirci un po’ orgogliosi di noi stessi in questo momento di eclissi totale della decenza e del buon gusto, di sorprenderci ad ammettere che è vero: in mezzo a tanto fango l’Italia abbonda realmente di vini buoni, di cura per il cibo, di donne eleganti, di gesti delicati e di sconosciuti gentili. Grazie ai giapponesi per ricordarcelo ogni tanto, anche agli antipatrioti.
Sulla serie in sé c’è poco da aggiungere: il suo fascino non sta certo nella trama o nei colpi di scena. Va guardato così, tra una cosa e l’altra, come uno spuntino delicato che non toglie la fame, ma la fa venire. Assegno un 7 perché non si può usare lo stesso metro di misura per le cartoline e i soffitti affrescati, ma tra le cartoline questo è un piccolo gioiello.
Ristorante Paradiso (abbreviato Rispara) è una vera e propria ventata di pace e serenità, oltre che gioia di vivere. Perché dico questo? Perché per me è stato quasi terapeutico. Un anime che parla di vita quotidiana, senza violenza o troppi problemi, è un bel modo per rilassarsi e capire che questo mondo è bello comunque.
Tralasciando la parte filosofica/terapeutica passiamo alla recensione vera e propria.
Immaginate di essere una giovane di ventun anni, abbandonata dalla madre, Olga, per potersi sposare l'uomo dei suoi sogni. Cosa potete fare, per vendicarvi? Semplice: dire al marito di essere la figlia di Olga, proprio lui che di donne separate con figli a carico non ne vuole. Un piano perfetto, direte voi. E invece no. Perché se in scena entrano strani camerieri con occhiali da intellettuali la situazione può cambiare. Soprattutto se si tratta di affascinanti capo camerieri...
Insomma, la trama è semplice, ma è proprio qui la sua forza. Leggera, vivace, un inno alla vita e ai suoi piaceri, dal cibo alla musica, visto che la colonna sonora è un vero e proprio gioiello.
I più schizzinosi diranno che il finale è scontato e facilmente intuibile, ma lasciateli perdere. Godetevi piuttosto una Roma come non l' avete mai vista, ovvero dal punto di vista di un giapponese amante del nostro Paese.
Tralasciando la parte filosofica/terapeutica passiamo alla recensione vera e propria.
Immaginate di essere una giovane di ventun anni, abbandonata dalla madre, Olga, per potersi sposare l'uomo dei suoi sogni. Cosa potete fare, per vendicarvi? Semplice: dire al marito di essere la figlia di Olga, proprio lui che di donne separate con figli a carico non ne vuole. Un piano perfetto, direte voi. E invece no. Perché se in scena entrano strani camerieri con occhiali da intellettuali la situazione può cambiare. Soprattutto se si tratta di affascinanti capo camerieri...
Insomma, la trama è semplice, ma è proprio qui la sua forza. Leggera, vivace, un inno alla vita e ai suoi piaceri, dal cibo alla musica, visto che la colonna sonora è un vero e proprio gioiello.
I più schizzinosi diranno che il finale è scontato e facilmente intuibile, ma lasciateli perdere. Godetevi piuttosto una Roma come non l' avete mai vista, ovvero dal punto di vista di un giapponese amante del nostro Paese.
Personalmente non sono un patito di questo genere, ma essendo ambientato a Roma, non potevo certo lasciarmelo scappare. Questo anime parla di Nicoletta, una ragazza di 21 anni che scopre che la madre divorziata e che l’aveva abbandonata dai nonni, frequenta il ristorante del marito che si trova in un vicolo di Roma (via degli Orsi). Qui tutto il personale è un po’ particolare, sono tutti uomini vecchi con occhiali da lettura e Nicoletta si va ad invaghire di uno di loro, e anche per questo motivo deciderà di lavorare nel ristorante, chiamato “Casetta dell’Orso”.
Ora che ho terminato la serie, che è un connubio di 2 manga della stessa autrice, Natsume Ono (“Ristorante Paradiso” appunto e “Gente”), devo dire che non ne sono rimasto colpito, ma piacevolmente intrattenuto, infatti al secondo episodio la narrazione si ferma per far largo alle storie dei vari camerieri, facendoceli conoscere con lo stile narrativo delle telenovelas, però senza lasciare nulla in sospeso. La regia è degna della mia stima, poiché si è destreggiata bene su una trama di cristallo, bastava un tassello fuori posto per far crollare il tutto (ad esempio, in Nana l’abbandono della madre segna molto nel profondo la protagonista, a Nicoletta sembra non fregargliene più di tanto; la regista, Mitsuko Kase è stata brava a focalizzare l’attenzione su altro), però mi scade su certe inquadrature per colpa della scenografia di cui parlerò tra poco.
In questo genere di lavori uno si aspetta degli stereotipi sul popolo italico (baffi, coppole, gente che gesticola e urla, goliardia inutile...) presi in genere dalla filmografia del passato. Non in questo caso: qui se ne inventano di nuovi XD .Sono tutti sorridenti e dall’aria bonaria, alti (non tutti) e strafighi pure a 50 anni, e nonostante tracannino quantità enormi di caffè e cappuccino sono tutti tranquilli e gentili (forse bilanciati dalle altrettante enormi quantità di vino ingerite), e poi i giapponesi che scimmiottano l’italiano sono di una tenerezza disarmante, vedere le scritte sballate sui muri o sui giornali, parole come “buongiorno” o “buonasera” stanno al posto delle forme di saluto che usano i giapponesi quando entrano in un negozio, se veramente gli italiani fossero così (con personaggi storici, come il ministro FASSONI, versione abbellita di un noto politico italiano vi fa capire che a 50 anni è difficile essere fighi... ).
La note più dolenti sono le scenografie e la CG, le quali hanno lo scopo di fare da contorno per focalizzare l’attenzione sulla storia e i pensieri dei personaggi, ma qui se ne fa un uso a mio parere scandaloso. Cercando di dare uno stile da libro delle favole hanno abbozzato la città e i palazzi (un po’ come in Ransie la Strega), ma l’effetto ottenuto ha il solo risultato di far sembrare quest’anime più vecchio e sciatto di quanto non lo sia in realtà, e il regista le usa pure male facendo a volte dei campi lunghi o panoramiche della città. A parte questo, abbozzare Roma? Come fanno proprio i giapponesi ad abbozzare Roma (ora uso io gli stereotipi!), armati di macchine fotografiche ultramoderne dovrebbero avere una idea perfetta della città eterna. Invece sparisce il traffico, le stradine si fanno buie e tutto è avvolto da una leggera nebbiolina, il che dimostra che gli autori non hanno visto proprio nulla dei film italiani, infatti al mercato più famoso di Roma, Campo dei Fiori, regna il silenzio, si vede che non hanno mai visto la famosa scena del mercato con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, avrebbero visto che è tutt’altro che tranquillo.
Tutto questo comunque non svilisce quest’anime, che di essere lento è lento, ma ti intrattiene piacevolmente senza chiedere troppo (e senza dare troppo).
Ora che ho terminato la serie, che è un connubio di 2 manga della stessa autrice, Natsume Ono (“Ristorante Paradiso” appunto e “Gente”), devo dire che non ne sono rimasto colpito, ma piacevolmente intrattenuto, infatti al secondo episodio la narrazione si ferma per far largo alle storie dei vari camerieri, facendoceli conoscere con lo stile narrativo delle telenovelas, però senza lasciare nulla in sospeso. La regia è degna della mia stima, poiché si è destreggiata bene su una trama di cristallo, bastava un tassello fuori posto per far crollare il tutto (ad esempio, in Nana l’abbandono della madre segna molto nel profondo la protagonista, a Nicoletta sembra non fregargliene più di tanto; la regista, Mitsuko Kase è stata brava a focalizzare l’attenzione su altro), però mi scade su certe inquadrature per colpa della scenografia di cui parlerò tra poco.
In questo genere di lavori uno si aspetta degli stereotipi sul popolo italico (baffi, coppole, gente che gesticola e urla, goliardia inutile...) presi in genere dalla filmografia del passato. Non in questo caso: qui se ne inventano di nuovi XD .Sono tutti sorridenti e dall’aria bonaria, alti (non tutti) e strafighi pure a 50 anni, e nonostante tracannino quantità enormi di caffè e cappuccino sono tutti tranquilli e gentili (forse bilanciati dalle altrettante enormi quantità di vino ingerite), e poi i giapponesi che scimmiottano l’italiano sono di una tenerezza disarmante, vedere le scritte sballate sui muri o sui giornali, parole come “buongiorno” o “buonasera” stanno al posto delle forme di saluto che usano i giapponesi quando entrano in un negozio, se veramente gli italiani fossero così (con personaggi storici, come il ministro FASSONI, versione abbellita di un noto politico italiano vi fa capire che a 50 anni è difficile essere fighi... ).
La note più dolenti sono le scenografie e la CG, le quali hanno lo scopo di fare da contorno per focalizzare l’attenzione sulla storia e i pensieri dei personaggi, ma qui se ne fa un uso a mio parere scandaloso. Cercando di dare uno stile da libro delle favole hanno abbozzato la città e i palazzi (un po’ come in Ransie la Strega), ma l’effetto ottenuto ha il solo risultato di far sembrare quest’anime più vecchio e sciatto di quanto non lo sia in realtà, e il regista le usa pure male facendo a volte dei campi lunghi o panoramiche della città. A parte questo, abbozzare Roma? Come fanno proprio i giapponesi ad abbozzare Roma (ora uso io gli stereotipi!), armati di macchine fotografiche ultramoderne dovrebbero avere una idea perfetta della città eterna. Invece sparisce il traffico, le stradine si fanno buie e tutto è avvolto da una leggera nebbiolina, il che dimostra che gli autori non hanno visto proprio nulla dei film italiani, infatti al mercato più famoso di Roma, Campo dei Fiori, regna il silenzio, si vede che non hanno mai visto la famosa scena del mercato con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, avrebbero visto che è tutt’altro che tranquillo.
Tutto questo comunque non svilisce quest’anime, che di essere lento è lento, ma ti intrattiene piacevolmente senza chiedere troppo (e senza dare troppo).
In un panorama anime dominato da pseudo shonen fatti di combattimenti, morte e distruzione e dove si assiste alla solita forza dell'amicizia, ogni tanto in Giappone si assiste alla nascita di qualche opera diversa adatta ad un pubblico più esigente.
Ristorante Paradiso narra le vicende di una ventunenne giapponese che arriva in Italia, precisamente a Roma, nel ristorante del suo patrigno. Salta subito all'occhio la rappresentazione grafica della capitale: strade piccole, semi-illuminate e con una leggera, quasi impercettibile nebbiolina. Tutto questo tende a creare una sorta di alone magico, delicato, ovattato, direi anche sensuale dell'Urbe.
L'anime è tratto da uno shoujo ed è inevitabile che si assista ad intrecci amorosi e simili che ben si intrecciano con le vicende di ogni puntata. I personaggi, forse un po' troppo stereotipati sul mito dell'Italiano "latin lover, affascinante, gentiluomo", hanno un'aura di tranquillità e pacatezza, anzi, un'eleganza senza pari.
Consigliato a tutti coloro che desiderano godersi un anime né troppo leggero, né troppo complicato, capace di far sognare e di far passare una mezz'oretta in assoluta tranquillità.
Ristorante Paradiso narra le vicende di una ventunenne giapponese che arriva in Italia, precisamente a Roma, nel ristorante del suo patrigno. Salta subito all'occhio la rappresentazione grafica della capitale: strade piccole, semi-illuminate e con una leggera, quasi impercettibile nebbiolina. Tutto questo tende a creare una sorta di alone magico, delicato, ovattato, direi anche sensuale dell'Urbe.
L'anime è tratto da uno shoujo ed è inevitabile che si assista ad intrecci amorosi e simili che ben si intrecciano con le vicende di ogni puntata. I personaggi, forse un po' troppo stereotipati sul mito dell'Italiano "latin lover, affascinante, gentiluomo", hanno un'aura di tranquillità e pacatezza, anzi, un'eleganza senza pari.
Consigliato a tutti coloro che desiderano godersi un anime né troppo leggero, né troppo complicato, capace di far sognare e di far passare una mezz'oretta in assoluta tranquillità.
Spesso gli amanti del genere shojo [termine usato per indicare la narrativa per ragazze] si lamentano della poca originalità delle nuove opere, e i non estimatori di questo tipo di racconti sono convinti che un'opera sia quasi uguale all'altra, bene, qui ci troviamo davanti a qualcosa di totalmente diverso, che osa rompere con le tradizioni usando un piccolo artificio narrativo: la vicenda è narrata a Roma, e i protagonisti sono tutti italiani, e i giapponesi hanno il luogo comune di pensare che gli occidentali manifestano più apertamente i loro sentimenti, esagerando il più delle volte (diceria alimentata dai film americani e di Cinecittà).
La storia, tratta dall'omonimo manga di Natsume Ono pubblicata su <i>Manga Erotics F</i> nel 2005 e ambientata negli anni '60, parla di Nicoletta, che a 21 anni si ritrova in questo "Ristorante Casetta Dell'Orso" in Via Dell'Orso, e lì incontra i camerieri, quasi tutti gentilissimi, anziani e con gli occhiali, ma soprattutto rivede una sua vecchia conoscenza...
Essendo uno shojo non mancano gli intrecci amorosi, né l'approfondimento della psicologia dei vari personaggi, a mio parere tutti ben realizzati e perfettamente credibili.
Le musiche sono insolite per un anime, ma perfette per l'epoca in cui è ambientato, ovvero un'ottima colonna sonora jazz, sigla iniziale compresa, le animazioni sono essenziali ma abbastanza curate (con qualche leggera incertezza), mentre i disegni sono davvero ben fatti, soprattutto i fondali, l'unico neo è nelle scritte in italiano, se nel primo episodio hanno corretto il tanto contestato "Benbenuta", nel secondo invece nel cartello di chiusura del ristorante c'è scritto "pertura" al posto di Apertura, in più è strano che il quotidiano che legge Luciano presenti sulla prima pagina La Gazzetta Dello Sport, ma sull'ultima c'è la prima pagina di La Repubblica... Ma questi sono solo piccolezze di fronte a una trama ben costruita e innovativa disegnata con perizia accompagnata da della buona musica, trama che riserva molti colpi di scena dai primi minuti e che non ho intenzione di rivelare, è una serie che secondo me tutti dovrebbero provare a vedere prima di esprimere il loro parere sullo stile shojo o sulle inesattezze riguardanti il nostro paese.
La storia, tratta dall'omonimo manga di Natsume Ono pubblicata su <i>Manga Erotics F</i> nel 2005 e ambientata negli anni '60, parla di Nicoletta, che a 21 anni si ritrova in questo "Ristorante Casetta Dell'Orso" in Via Dell'Orso, e lì incontra i camerieri, quasi tutti gentilissimi, anziani e con gli occhiali, ma soprattutto rivede una sua vecchia conoscenza...
Essendo uno shojo non mancano gli intrecci amorosi, né l'approfondimento della psicologia dei vari personaggi, a mio parere tutti ben realizzati e perfettamente credibili.
Le musiche sono insolite per un anime, ma perfette per l'epoca in cui è ambientato, ovvero un'ottima colonna sonora jazz, sigla iniziale compresa, le animazioni sono essenziali ma abbastanza curate (con qualche leggera incertezza), mentre i disegni sono davvero ben fatti, soprattutto i fondali, l'unico neo è nelle scritte in italiano, se nel primo episodio hanno corretto il tanto contestato "Benbenuta", nel secondo invece nel cartello di chiusura del ristorante c'è scritto "pertura" al posto di Apertura, in più è strano che il quotidiano che legge Luciano presenti sulla prima pagina La Gazzetta Dello Sport, ma sull'ultima c'è la prima pagina di La Repubblica... Ma questi sono solo piccolezze di fronte a una trama ben costruita e innovativa disegnata con perizia accompagnata da della buona musica, trama che riserva molti colpi di scena dai primi minuti e che non ho intenzione di rivelare, è una serie che secondo me tutti dovrebbero provare a vedere prima di esprimere il loro parere sullo stile shojo o sulle inesattezze riguardanti il nostro paese.