Saint Seiya Saintia Sho
La trama è più o meno questa: Eris, dea della Discordia, con le sue Driadi ritorna sulla Terra e combatte contro Atena e le Saintie.
La serie di per sé ha alcuni pregi ma anche tantissimi difetti.
Tra i pregi, il personaggio principale Shoko e la storia che la riguarda, e anche alcuni personaggi minori che a mio avviso sono sprecati, avrebbero dovuto dar loro più spazio.
Tra i difetti, animazioni e effetti visivi scadenti, è inutile girarci intorno: la qualità tecnica dell'anime è modesta, non è niente di che. Non il totale degli episodi, ma ci sono diversi episodi realizzati malino sul piano tecnico, e questo non può essere giustificato in nessun modo.
Altri difetti sono l'originalità, "Saintia Sho" è una serie poco originale, essendo uno spin-off della ben più famosa serie di "Saint Seiya", e quindi riprende tanti elementi già visti appunto in "Saint Seiya" (questo comunque è un difetto minore, essendo che si può anche passar sopra alla poca originalità di "Saintia Sho").
Questione tagli: rispetto al manga, in questi dieci episodi, che sono la trasposizione dei primi sei volumi e mezzo del manga di "Saintia Sho", hanno tagliato alcune sequenze e molti dialoghi presenti nel manga, rendendo tante situazioni affrettatissime.
In definitiva, "Saintia Sho" è una serie dalla qualità tecnica altalenante, a volte tendente al basso, molto affrettata e poco originale; il risultato è una serie dimenticabile. Un altro difetto della serie è che molto probabilmente non avrà un seguito: essendo l'anime di scarso successo, probabilmente non si vedrà mai una stagione due.
Hanno sbagliato il numero di episodi, avrebbero dovuto adattare questa parte con almeno tredici episodi, non in dieci, quei tre episodi mancanti si notano tantissimo nella loro assenza, soprattutto per alcuni personaggi praticamente anonimi all'interno della serie e che hanno uno spazio irrilevante, e per certe situazioni affrontate in maniera allucinante.
La serie originale di "Saint Seiya" rimane cento volte superiore a questa su tutta la linea.
La serie di per sé ha alcuni pregi ma anche tantissimi difetti.
Tra i pregi, il personaggio principale Shoko e la storia che la riguarda, e anche alcuni personaggi minori che a mio avviso sono sprecati, avrebbero dovuto dar loro più spazio.
Tra i difetti, animazioni e effetti visivi scadenti, è inutile girarci intorno: la qualità tecnica dell'anime è modesta, non è niente di che. Non il totale degli episodi, ma ci sono diversi episodi realizzati malino sul piano tecnico, e questo non può essere giustificato in nessun modo.
Altri difetti sono l'originalità, "Saintia Sho" è una serie poco originale, essendo uno spin-off della ben più famosa serie di "Saint Seiya", e quindi riprende tanti elementi già visti appunto in "Saint Seiya" (questo comunque è un difetto minore, essendo che si può anche passar sopra alla poca originalità di "Saintia Sho").
Questione tagli: rispetto al manga, in questi dieci episodi, che sono la trasposizione dei primi sei volumi e mezzo del manga di "Saintia Sho", hanno tagliato alcune sequenze e molti dialoghi presenti nel manga, rendendo tante situazioni affrettatissime.
In definitiva, "Saintia Sho" è una serie dalla qualità tecnica altalenante, a volte tendente al basso, molto affrettata e poco originale; il risultato è una serie dimenticabile. Un altro difetto della serie è che molto probabilmente non avrà un seguito: essendo l'anime di scarso successo, probabilmente non si vedrà mai una stagione due.
Hanno sbagliato il numero di episodi, avrebbero dovuto adattare questa parte con almeno tredici episodi, non in dieci, quei tre episodi mancanti si notano tantissimo nella loro assenza, soprattutto per alcuni personaggi praticamente anonimi all'interno della serie e che hanno uno spazio irrilevante, e per certe situazioni affrontate in maniera allucinante.
La serie originale di "Saint Seiya" rimane cento volte superiore a questa su tutta la linea.
Questa serie in realtà è bella. E sembrerà stupido, ma questa cosa è importante, perché per vari motivi (che scriverò in seguito) l'anime viene spesso denigrato al punto tale che io, facendo partire il primo episodio, non avrei scommesso un soldo bucato su di esso, e invece mi ha sorpreso molto positivamente.
La serie è ambientata nello stesso tempo della serie originale (che quindi idealmente andrebbe vista prima, ma in realtà non è davvero necessario), ma racconta una storia parallela che ha come protagoniste le saintia sho, che sono in pratica un corpo alternativo ai saint seiya, ma composto solo da donne (e per essere chiari, visto che ho visto gente parlarne e lamentarsi della cosa, ovviamente non erano presenti nella serie originale. Ma quest'ovvietà non pregiudica minimamente la qualità della serie).
Il punto forte dell'anime è proprio la protagonista: un personaggio ben scritto, con una buona introspezione, nonché una spiccata evoluzione. Non aggiungo molti dettagli perché sono dieci episodi, con tre parole 'spoilero' mezza serie, ma dico solo che è un personaggio che ha una sua storia e delle ragioni concrete che la spingono ad "avventurarsi nel suo viaggio".
Gli altri personaggi non sono molto approfonditi (alcuni sì e alcuni no, alcuni più e altri meno), ma va sottolineato che è un anime di soli dieci episodi, quindi da qualche parte bisogna tagliare.
I punti negativi della serie, a mio avviso, sono (ebbene sì) principalmente legati alla serie originale. Essendo ambientata nello stesso universo, c'è tutta una serie di elementi che per forza di cose sono simili o uguali. E questo si vede soprattutto nei poteri dei personaggi, che funzionano in un modo un po' banale.
"Saintia Sho" è una serie che merita la visione, i motivi per cui viene presa di mira sono a mio avviso diversi: perché è uno spin-off e quindi "l'originale è meglio e questo è orribile"; perché i protagonisti non sono "masculi forti e in salute" (cit.), ma, ebbene sì, sono femmine (questo punto poi è anche più ridicolo degli altri, ma si trovano commenti in cui ci si lamenta apertamente della cosa); e, per finire, perché il comparto tecnico è di scarsa qualità (cosa che ci può anche stare, ma fino ad un certo punto. Sembra che la gente non guardi gli anime, ma le animazioni. Comunque è un ONA, quindi è scontato). Insomma, "Saintia Sho" è una serie a cui consiglio di dare una possibilità, anche se non si conosce il brand.
La serie è ambientata nello stesso tempo della serie originale (che quindi idealmente andrebbe vista prima, ma in realtà non è davvero necessario), ma racconta una storia parallela che ha come protagoniste le saintia sho, che sono in pratica un corpo alternativo ai saint seiya, ma composto solo da donne (e per essere chiari, visto che ho visto gente parlarne e lamentarsi della cosa, ovviamente non erano presenti nella serie originale. Ma quest'ovvietà non pregiudica minimamente la qualità della serie).
Il punto forte dell'anime è proprio la protagonista: un personaggio ben scritto, con una buona introspezione, nonché una spiccata evoluzione. Non aggiungo molti dettagli perché sono dieci episodi, con tre parole 'spoilero' mezza serie, ma dico solo che è un personaggio che ha una sua storia e delle ragioni concrete che la spingono ad "avventurarsi nel suo viaggio".
Gli altri personaggi non sono molto approfonditi (alcuni sì e alcuni no, alcuni più e altri meno), ma va sottolineato che è un anime di soli dieci episodi, quindi da qualche parte bisogna tagliare.
I punti negativi della serie, a mio avviso, sono (ebbene sì) principalmente legati alla serie originale. Essendo ambientata nello stesso universo, c'è tutta una serie di elementi che per forza di cose sono simili o uguali. E questo si vede soprattutto nei poteri dei personaggi, che funzionano in un modo un po' banale.
"Saintia Sho" è una serie che merita la visione, i motivi per cui viene presa di mira sono a mio avviso diversi: perché è uno spin-off e quindi "l'originale è meglio e questo è orribile"; perché i protagonisti non sono "masculi forti e in salute" (cit.), ma, ebbene sì, sono femmine (questo punto poi è anche più ridicolo degli altri, ma si trovano commenti in cui ci si lamenta apertamente della cosa); e, per finire, perché il comparto tecnico è di scarsa qualità (cosa che ci può anche stare, ma fino ad un certo punto. Sembra che la gente non guardi gli anime, ma le animazioni. Comunque è un ONA, quindi è scontato). Insomma, "Saintia Sho" è una serie a cui consiglio di dare una possibilità, anche se non si conosce il brand.
So che questa recensione potrebbe suonare strana, dato l’amore viscerale che provo per i cavalieri, per il mio non cedere mai alla monotonia, alla ripetitività e ad altri difetti da cui, da più parti, vengono accusati. Ma per amor di verità non potrò scrivere una recensione positiva su questo anime.
Ma andiamo con ordine.
Con “Saintia Sho” si è deciso di seguire la via del midquel in maniera originale, ovvero con una storia ambientata nella serie classica, dai giorni immediatamente precedenti all’inizio della guerra galattica fino a quelli compresi tra la fine del Grande Tempio e l’inizio della saga di Asgard. Protagoniste saranno le Saintie, un gruppo di guerriere di bronzo il cui compito è quello di fare da guardie del corpo di Athena. La protagonista Shoko sarà una vera e propria cugina di Pegasus per costellazione, colpi e carattere, un vero cavaliere per caso, coinvolta fin da piccola nella guerra tra Athena e la dea della discordia Eris.
Naturalmente vi sarà la solita ripetitività, con il tema della ragazza posseduta dalla dea di cui dovrà essere il ricettacolo, e il gruppo di cinque protagoniste il cui carattere ricorderà un po' quello dei cinque protagonisti.
Ma il bilancio della prima stagione è negativo, mentre quello del manga molto positivo. Perché? In primo luogo per la velocità eccessiva con cui tutto è stato realizzato: per inserire otto volumi in dodici episodi, si è tagliato decisamente troppo, sia come storia sia come personalità delle protagoniste che, a parte Shoko, per il resto risultano di una piattezza incredibile. Gli elementi che si aggiungono sempre per differenziarsi dal manga risultano pochi e per nulla interessanti.
La regia è ancora valida, l’opening azzeccata, ma la ending può piacere o meno perché troppo piatta e tranquilla e, personalmente, non mi è piaciuta. Ma è la grafica a rendere il tutto ancor più indigeribile, essendo buona nei primi due episodi, ma poi calando bruscamente, e, a parte un paio d’episodi, restando indifendibile. Deprimente il modo con cui è stata disegnata Mi del delfino, sembra la Daisy del primo film riciclata.
Ancora più orrendo aver tolto un tema della serie classica molto importante e ben descritto nel manga, ovvero la crescita delle ragazze sia come guerriere che come persone, e la rimozione del conflitto tra Cassiopea e Cancer. Soggettiva la validità dell’idea d’inserire la fine delle dodici case in una maniera nuova, ovvero quella descritta nel manga e non nell’anime.
In conclusione, questa prima stagione, che mi aveva fatto sperare molto, si è conclusa con un fallimento, a cui, con dispiacere, devo assegnare un quattro come voto e l’invito a leggere solo il manga.
Ma andiamo con ordine.
Con “Saintia Sho” si è deciso di seguire la via del midquel in maniera originale, ovvero con una storia ambientata nella serie classica, dai giorni immediatamente precedenti all’inizio della guerra galattica fino a quelli compresi tra la fine del Grande Tempio e l’inizio della saga di Asgard. Protagoniste saranno le Saintie, un gruppo di guerriere di bronzo il cui compito è quello di fare da guardie del corpo di Athena. La protagonista Shoko sarà una vera e propria cugina di Pegasus per costellazione, colpi e carattere, un vero cavaliere per caso, coinvolta fin da piccola nella guerra tra Athena e la dea della discordia Eris.
Naturalmente vi sarà la solita ripetitività, con il tema della ragazza posseduta dalla dea di cui dovrà essere il ricettacolo, e il gruppo di cinque protagoniste il cui carattere ricorderà un po' quello dei cinque protagonisti.
Ma il bilancio della prima stagione è negativo, mentre quello del manga molto positivo. Perché? In primo luogo per la velocità eccessiva con cui tutto è stato realizzato: per inserire otto volumi in dodici episodi, si è tagliato decisamente troppo, sia come storia sia come personalità delle protagoniste che, a parte Shoko, per il resto risultano di una piattezza incredibile. Gli elementi che si aggiungono sempre per differenziarsi dal manga risultano pochi e per nulla interessanti.
La regia è ancora valida, l’opening azzeccata, ma la ending può piacere o meno perché troppo piatta e tranquilla e, personalmente, non mi è piaciuta. Ma è la grafica a rendere il tutto ancor più indigeribile, essendo buona nei primi due episodi, ma poi calando bruscamente, e, a parte un paio d’episodi, restando indifendibile. Deprimente il modo con cui è stata disegnata Mi del delfino, sembra la Daisy del primo film riciclata.
Ancora più orrendo aver tolto un tema della serie classica molto importante e ben descritto nel manga, ovvero la crescita delle ragazze sia come guerriere che come persone, e la rimozione del conflitto tra Cassiopea e Cancer. Soggettiva la validità dell’idea d’inserire la fine delle dodici case in una maniera nuova, ovvero quella descritta nel manga e non nell’anime.
In conclusione, questa prima stagione, che mi aveva fatto sperare molto, si è conclusa con un fallimento, a cui, con dispiacere, devo assegnare un quattro come voto e l’invito a leggere solo il manga.
Nonostante le più di trenta candeline sul groppone, “Saint Seiya” (noto in Italia come “I cavalieri dello zodiaco”) è un brand che continua ancora a tirare molto in tutto il mondo, e non si contano i sequel, i prequel, gli spin-off o le rielaborazioni in varie forme che da più di una decina d’anni continuano ad essere prodotti con alterne fortune. Tra i tanti nuovi progetti, “Saintia Sho” (manga di Chimaki Kuori in corso per Akita Shoten dal 2013, in Italia pubblicato da Panini Comics) si è rivelato uno dei più interessanti, per via di una storia particolare, che non vuole (almeno in un primo momento) parlare dei soliti noti in armatura dorata, ma si concentra su un cast nuovo e quasi interamente femminile, con l’introduzione delle Saintia, casta di ancelle personali della dea Atena create per l’occasione (sono diverse dalle Saint donna presentate nella serie originale, lo si nota dal fatto che non hanno l’obbligo di indossare una maschera). Grazie a uno stile di disegno fresco e piacevole e a una storia un po’ banale ma comunque carina da seguire e ricca di bei momenti, “Saintia Sho” si è imposto come una produzione simpatica e interessante, e l’annuncio di una serie animata dedicata alla mascolina Shoko di Equuleus (Cavallino) e alla lotta contro la sorella Kyoko, involucro umano della dea Eris, ci ha fatto piacere.
Annunciata, rimandata, dimenticata, ripescata, trasformata in una webserie di pochissimi episodi trasmessa un po’ a casaccio, “Saintia Sho” non è nata sotto i migliori auspici, segno che, forse, ai fan non importa poi molto di tutti questi spin-off e storie alternative, e rimangono legati unicamente alla serie originale (e al grandissimo giro di merchandise e modellini ad essa collegato). Ed è proprio ai fan nostalgici più accaniti della serie originale che si è rivolto lo staff di Toei Animation, realizzando “Saintia Sho” con lo stile classico di Shingo Araki piuttosto che con quello, più moderno, di Chimaki Kuori (qui relegato unicamente alle illustrazioni degli eyecatch). Addirittura, la sigla finale è stata disegnata in parte da Michi Himeno, la storica collaboratrice del compianto Araki, che ben conosce il vecchio stile dei Saint. Quel che si perde, togliendo a “Saintia Sho” i suoi disegni freschi e gradevoli, lo si recupera amplificando a mille l’effetto nostalgia già presente nel manga originale, che spesso e volentieri strizza l’occhio ai vecchi fan con lo stile grafico dei balloon e dei combattimenti, coi titoli dei capitoli, con graditissime guest star e personali retrospettive sui vecchi personaggi. È un “Saint Seiya” dal tocco più femminile, che riesce a sondare il cuore dell’imperscrutabile Saori/Atena con una sensibilità mancante nell’opera originale, e ci regala combattimenti altrettanto passionali e avvincenti, dal piacevole retrogusto classico.
Shoko, la ribelle eroina dai capelli rossi che all’inizio della storia vive da sola col padre, che la allena in un dojo di arti marziali, e che si ritrova invischiata in un destino di battaglie divine che rivolteranno tutto ciò che sa su di lei e sulla sua famiglia, è un personaggio adorabile a cui ci si affeziona immediatamente. Un po’ Akane Tendo, un po’ (tanto), inevitabilmente, un Seiya al femminile, è un personaggio molto azzeccato e piacevole. Non si può, purtroppo, dire lo stesso delle sue compagne, che escono un po’ con le ossa rotte (e non è colpa degli emissari della dea Eris) da questa trasposizione animata che, dovendo condensare in soli dieci episodi ben otto volumi di una storia che in realtà continua ben oltre la decina di uscite, ha operato diversi tagli alle vicende, risparmiandosi di animare quasi tutte le scene dove i personaggi che non fossero Shoko facevano qualcosa, combattevano, ci parlavano di sé. Il risultato è una serie carina, ma piena di figurine che stanno sullo schermo e di cui, tuttavia, non si sa molto, mentre, invece, nel manga, ognuna delle compagne di Shoko aveva il suo percorso personale, le sue battaglie e la sua storia (penso anche solo alla vicenda personale di Elda di Cassiopea, legata inscindibilmente a una nostra vecchia dorata conoscenza, qui totalmente tagliata). È un peccato, perché la storia di base del manga, pur non essendo nulla che non si sia già visto in altre produzioni precedenti di “Saint Seiya”, è carina e interessante, e magari il doppio degli episodi avrebbe giovato anche alla versione animata, consentendole di dare un maggior spazio a tutti i personaggi.
Con i suoi colori accesi, i disegni in stile Shingo Araki (non sempre perfetti, ma è inevitabile per le webserie), le animazioni, i movimenti, gli effetti dei colpi volutamente ripresi da quelli della serie storica, “Saintia Sho” è molto bello da vedere. Sia tra i buoni che tra i cattivi è pieno di personaggi femminili di incredibile bellezza, cosa che indubbiamente fa piacere. Anche la colonna sonora, ad opera di un sempre apprezzabile Yasuharu Takanashi (che, tra “Sailor Moon Crystal” e “Precure”, è ormai esperto di ragazze combattenti), è epica e solenne, come giustamente si confà ad un’opera basata su “Saint Seiya”, e impreziosisce di molto le scene di battaglia. Anche a livello musicale, ovviamente, è stato amplificato l’effetto nostalgia, con diversi reprise della storica “Pegasus Fantasy”, cosa assai gradita. Molto bella anche la grintosa sigla d'apertura tutta al femminile, che ci riporta un po' alle atmosfere rockeggianti della prima sigla di “Sailor Moon Crystal”.
Non è un adattamento pienamente riuscito, questo “Saintia Sho”, che ha tagliato via molto del manga originale, perdendo in compattezza della storia e in caratterizzazione dei personaggi. Rimane una mini-serie carina, ma dimenticabile, che si fa ricordare più per il suo effetto nostalgia, quello sì, pienamente riuscito, tra uno stile grafico “familiare”, un gruppo di combattenti in gonnella che si scontrano con nemiche ‘gnocche’ (avessero la divisa alla marinaretta piuttosto che l’armatura, diremmo di aver già visto un film simile, diversi anni fa), tanti personaggi storici che fanno capolino qua e là e persino un remake-lampo delle Dodici Case. Il manga originale ci mette un po’ di tempo prima di trovare la sua dimensione e la sua strada, qui non ne ha il tempo, al Pegaso sono state tarpate le ali prima che riuscisse a spiccare il volo, e alla fine della mini-serie (che, tra le altre cose, finisce, ovviamente, in maniera diversa rispetto al suo corrispettivo manga, promettendo una continuazione che suppongo non vedremo mai), resta un po’ di amaro in bocca. In definitiva, un divertissement piacevole per i fan del brand, che però continueranno, inevitabilmente, a preferire il Pegaso al Cavallino.
Annunciata, rimandata, dimenticata, ripescata, trasformata in una webserie di pochissimi episodi trasmessa un po’ a casaccio, “Saintia Sho” non è nata sotto i migliori auspici, segno che, forse, ai fan non importa poi molto di tutti questi spin-off e storie alternative, e rimangono legati unicamente alla serie originale (e al grandissimo giro di merchandise e modellini ad essa collegato). Ed è proprio ai fan nostalgici più accaniti della serie originale che si è rivolto lo staff di Toei Animation, realizzando “Saintia Sho” con lo stile classico di Shingo Araki piuttosto che con quello, più moderno, di Chimaki Kuori (qui relegato unicamente alle illustrazioni degli eyecatch). Addirittura, la sigla finale è stata disegnata in parte da Michi Himeno, la storica collaboratrice del compianto Araki, che ben conosce il vecchio stile dei Saint. Quel che si perde, togliendo a “Saintia Sho” i suoi disegni freschi e gradevoli, lo si recupera amplificando a mille l’effetto nostalgia già presente nel manga originale, che spesso e volentieri strizza l’occhio ai vecchi fan con lo stile grafico dei balloon e dei combattimenti, coi titoli dei capitoli, con graditissime guest star e personali retrospettive sui vecchi personaggi. È un “Saint Seiya” dal tocco più femminile, che riesce a sondare il cuore dell’imperscrutabile Saori/Atena con una sensibilità mancante nell’opera originale, e ci regala combattimenti altrettanto passionali e avvincenti, dal piacevole retrogusto classico.
Shoko, la ribelle eroina dai capelli rossi che all’inizio della storia vive da sola col padre, che la allena in un dojo di arti marziali, e che si ritrova invischiata in un destino di battaglie divine che rivolteranno tutto ciò che sa su di lei e sulla sua famiglia, è un personaggio adorabile a cui ci si affeziona immediatamente. Un po’ Akane Tendo, un po’ (tanto), inevitabilmente, un Seiya al femminile, è un personaggio molto azzeccato e piacevole. Non si può, purtroppo, dire lo stesso delle sue compagne, che escono un po’ con le ossa rotte (e non è colpa degli emissari della dea Eris) da questa trasposizione animata che, dovendo condensare in soli dieci episodi ben otto volumi di una storia che in realtà continua ben oltre la decina di uscite, ha operato diversi tagli alle vicende, risparmiandosi di animare quasi tutte le scene dove i personaggi che non fossero Shoko facevano qualcosa, combattevano, ci parlavano di sé. Il risultato è una serie carina, ma piena di figurine che stanno sullo schermo e di cui, tuttavia, non si sa molto, mentre, invece, nel manga, ognuna delle compagne di Shoko aveva il suo percorso personale, le sue battaglie e la sua storia (penso anche solo alla vicenda personale di Elda di Cassiopea, legata inscindibilmente a una nostra vecchia dorata conoscenza, qui totalmente tagliata). È un peccato, perché la storia di base del manga, pur non essendo nulla che non si sia già visto in altre produzioni precedenti di “Saint Seiya”, è carina e interessante, e magari il doppio degli episodi avrebbe giovato anche alla versione animata, consentendole di dare un maggior spazio a tutti i personaggi.
Con i suoi colori accesi, i disegni in stile Shingo Araki (non sempre perfetti, ma è inevitabile per le webserie), le animazioni, i movimenti, gli effetti dei colpi volutamente ripresi da quelli della serie storica, “Saintia Sho” è molto bello da vedere. Sia tra i buoni che tra i cattivi è pieno di personaggi femminili di incredibile bellezza, cosa che indubbiamente fa piacere. Anche la colonna sonora, ad opera di un sempre apprezzabile Yasuharu Takanashi (che, tra “Sailor Moon Crystal” e “Precure”, è ormai esperto di ragazze combattenti), è epica e solenne, come giustamente si confà ad un’opera basata su “Saint Seiya”, e impreziosisce di molto le scene di battaglia. Anche a livello musicale, ovviamente, è stato amplificato l’effetto nostalgia, con diversi reprise della storica “Pegasus Fantasy”, cosa assai gradita. Molto bella anche la grintosa sigla d'apertura tutta al femminile, che ci riporta un po' alle atmosfere rockeggianti della prima sigla di “Sailor Moon Crystal”.
Non è un adattamento pienamente riuscito, questo “Saintia Sho”, che ha tagliato via molto del manga originale, perdendo in compattezza della storia e in caratterizzazione dei personaggi. Rimane una mini-serie carina, ma dimenticabile, che si fa ricordare più per il suo effetto nostalgia, quello sì, pienamente riuscito, tra uno stile grafico “familiare”, un gruppo di combattenti in gonnella che si scontrano con nemiche ‘gnocche’ (avessero la divisa alla marinaretta piuttosto che l’armatura, diremmo di aver già visto un film simile, diversi anni fa), tanti personaggi storici che fanno capolino qua e là e persino un remake-lampo delle Dodici Case. Il manga originale ci mette un po’ di tempo prima di trovare la sua dimensione e la sua strada, qui non ne ha il tempo, al Pegaso sono state tarpate le ali prima che riuscisse a spiccare il volo, e alla fine della mini-serie (che, tra le altre cose, finisce, ovviamente, in maniera diversa rispetto al suo corrispettivo manga, promettendo una continuazione che suppongo non vedremo mai), resta un po’ di amaro in bocca. In definitiva, un divertissement piacevole per i fan del brand, che però continueranno, inevitabilmente, a preferire il Pegaso al Cavallino.
Prendete un cartone animato con una storia fatta bene e fondetelo con un comparto tecnico mediocre: ecco "Saint Seiya Saintia Sho".
Le Saintie sono le sacre guerriere di Atena che la aiutano nella battaglia contro Eris. Di per sé non è niente di nuovo, e l'originalità di quest'opera rasenta lo zero, ma comunque offre una storia che si lascia vedere, e non è male.
Le noti dolenti si hanno sul piano delle animazioni, effetti visivi e grafica CG. Tutte queste cose sono fatte abbastanza al risparmio e sono di scarsa qualità. È un anime del 2019, ma sembra più un anime degli inizi del 2000, cioè tecnicamente è vecchio di vent'anni, minimo.
Promossa la storia, ma bocciata la realizzazione tecnica. Voto: 4
Le Saintie sono le sacre guerriere di Atena che la aiutano nella battaglia contro Eris. Di per sé non è niente di nuovo, e l'originalità di quest'opera rasenta lo zero, ma comunque offre una storia che si lascia vedere, e non è male.
Le noti dolenti si hanno sul piano delle animazioni, effetti visivi e grafica CG. Tutte queste cose sono fatte abbastanza al risparmio e sono di scarsa qualità. È un anime del 2019, ma sembra più un anime degli inizi del 2000, cioè tecnicamente è vecchio di vent'anni, minimo.
Promossa la storia, ma bocciata la realizzazione tecnica. Voto: 4