ReLIFE Final Chapter
La mia recensione comprende entrambe le stagioni, quindi è proprio un giudizio generale.
Ho trovato questo anime leggendolo tra i nomi elencati da altri utenti in recensioni di prodotti simili, decantandone una certa qualità. Ebbene, non potevano avere più ragione.
La trama è difficile da riassumere in poche parole, e consiglio di leggerla qui su AnimeClick.it o da altri utenti che l'hanno ampiamente approfondita, ma in sostanza è la storia di un ragazzo di ventisette anni, Arata, che per una serie di problemi (che poi si scopriranno meglio) è in una situazione della sua vita non delle migliori. Arriva però un'occasione offerta da un'azienda che, con l'aiuto di una pillola, lo farò tornare diciassettenne, in modo da poter rivivere l'ultimo anno scolastico, ma nel presente (quindi non è un viaggio temporale). L'unico "problema" sta nel fatto che alla fine di questo anno, come una sorta di Cenerentola, tornerà adulto, e tutte le persone che avrà conosciuto si dimenticheranno di lui.
Inizia così la sua vicenda, di uomo in un corpo di un ragazzo, con quindi la sua esperienza ma anche i suoi punti deboli; troverà tanti amici e anche l'amore, ma il tutto sempre oscurato dalla spada di Damocle della fine di tutto.
La bellezza di questo anime sta nella denuncia sociale della società giapponese e della conformità a tutti costi. È difficile andare avanti senza 'spoilerare', ma sappiate che era tanto che non ridevo e non piangevo per un anime. I personaggi son tutti caratterizzati alla perfezione, con le loro paure e le loro fragilità.
Menzione speciale (per i miei gusti) per la protagonista femminile, ossia la strana Chizuru, che, oltre ad essere incantevole, è divertente nella sua serietà come mai mi è capitato di vedere.
È un anime veramente imperdibile per chiunque sia fruitore di questo genere (ma non solo).
Ho trovato questo anime leggendolo tra i nomi elencati da altri utenti in recensioni di prodotti simili, decantandone una certa qualità. Ebbene, non potevano avere più ragione.
La trama è difficile da riassumere in poche parole, e consiglio di leggerla qui su AnimeClick.it o da altri utenti che l'hanno ampiamente approfondita, ma in sostanza è la storia di un ragazzo di ventisette anni, Arata, che per una serie di problemi (che poi si scopriranno meglio) è in una situazione della sua vita non delle migliori. Arriva però un'occasione offerta da un'azienda che, con l'aiuto di una pillola, lo farò tornare diciassettenne, in modo da poter rivivere l'ultimo anno scolastico, ma nel presente (quindi non è un viaggio temporale). L'unico "problema" sta nel fatto che alla fine di questo anno, come una sorta di Cenerentola, tornerà adulto, e tutte le persone che avrà conosciuto si dimenticheranno di lui.
Inizia così la sua vicenda, di uomo in un corpo di un ragazzo, con quindi la sua esperienza ma anche i suoi punti deboli; troverà tanti amici e anche l'amore, ma il tutto sempre oscurato dalla spada di Damocle della fine di tutto.
La bellezza di questo anime sta nella denuncia sociale della società giapponese e della conformità a tutti costi. È difficile andare avanti senza 'spoilerare', ma sappiate che era tanto che non ridevo e non piangevo per un anime. I personaggi son tutti caratterizzati alla perfezione, con le loro paure e le loro fragilità.
Menzione speciale (per i miei gusti) per la protagonista femminile, ossia la strana Chizuru, che, oltre ad essere incantevole, è divertente nella sua serietà come mai mi è capitato di vedere.
È un anime veramente imperdibile per chiunque sia fruitore di questo genere (ma non solo).
Attenzione: la recensione contiene spoiler
La mia recensione va ovviamente letta come prosecuzione di quella sulla serie di tredici episodi, in quanto gli ultimi quattro (denominati “ReLIFE Kanketsu-hen” - “ReLIFE Final Chapter”) non rappresentano altro che la chiusura del progetto ReLife per Arata Kaizaki e Chizuru Hishiro.
In questa sede evito di ripetere quanto già scritto sulla trama, aggiungendo che i quattro episodi si concentrano quasi esclusivamente sui due protagonisti che, approssimandosi alla fine dell’anno previsto dal progetto, iniziano a fare un bilancio con quanto hanno raggiunto durante la loro esperienza da un lato e dall’altro capiscono definitivamente di essere attratti l’uno dall’altra.
Anche in questo caso anticipo che non riesco a recensire gli episodi senza fare un po’ di rivelazioni sulla trama, pertanto chi non volesse conoscere anticipazioni lo invito a malincuore a passare ad altra recensione.
Il limite di questa breve “serie di chiusura” è che si perdono via via tutti i personaggi introdotti e approfonditi nei tredici episodi, e sembra che l’unico scopo sia quello di chiudere, e anche in fretta, la serie con il finale che un po’ tutti si aspettano.
Anche a livello di presentazione grafica c’è la novità dei personaggi non identificati che vengono rappresentati come sagome trasparenti, quasi per far capire che ora la storia deve concentrarsi esclusivamente solo sui personaggi trattati nella serie di tredici episodi...
E anche la storia della fine del progetto ReLife di Arata e Chizuru tende ad essere troppo sincopata e precipitosa: di sicuro soddisfacente e molto romantica, ma troppo accelerata, quasi che gli autori avessero solo fretta di chiudere l’avventura a distanza di due anni dalla pubblicazione della prima serie...
Tralasciando gli episodi sulla festa della scuola e quella del diploma, la trama diventa un malinconico e introspettivo avvicinarsi alla fine del progetto ReLife con tutti i dubbi, il disagio e il dolore che provano i due protagonisti. L’episodio dell’appuntamento del giorno di Natale, l’occasione della foto ricordo della classe sono emblematici dello stato d’animo di Arata e Chizuru, al pari del dialogo seguito dall’abbraccio che si scambiano all’uscita da scuola.
Il progetto ReLife manifesta in questo caso tutto il suo “sadismo” (ribadisco il concetto già espresso nella recensione dei tredici episodi) e la profonda tristezza dei due protagonisti che vivono il presente (che è un “dono”) con la consapevolezza dell’esito del futuro in cui nessuno dei due vuole tornare senza l’altro... È un po’ come sapere che stai per morire e devi cercare di far “buon viso a cattivo gioco”, godendoti il presente, ma più ne benefici e più ne soffri per quello che potrebbe essere e non sarà...
E, onestamente, chi vorrebbe trovarsi nelle loro condizioni, sapendo che la “storia”, oltre a non avere un inizio a causa del regolamento del progetto, non potrà avere neanche un possibile futuro a causa della cancellazione dei ricordi di quanto vissuto nel programma?
La trama diventa lenta e sofferta, e gli ultimi “passaggi” diventano emotivamente significativi. Basti pensare al dialogo tra Chizuru e Arata alla fine dell’anno scolastico.
Chizuru: “Quello che mi hai detto.../Le tue parole, sul godersi un momento irripetibile, le ho prese davvero a cuore e ho vissuto seguendole./Quindi/Ti prego, dammi un premio/[...]/Non ti va?/[...]/Allora potresti stringermi?/Io.../”
Entrambi pensano al dialogo della panchina dopo i fuochi di artificio (ricordo del dialogo sulla panchina della puntata 13: [...]Anche tu, Hishiro-san, fatti tanti amici[...])
Chizuru: “Io.../”
Al loro dialogo si aggiunge ancora la sovrapposizione con il ricordo del momento magico (dialogo sulla panchina della puntata 13: “[...] Vivi un amore stupendo[...]”)
Chizuru: “Scusami.../”
E le braccia parte di Chizuru lentamente si abbassano... ma proprio in quel momento Arata l’abbraccia con trasporto, stingendola forte a sé, e Chizuru dopo un momento di esitazione ricambia con ancora maggior passione.
Chizuru ricorda che quell’abbraccio lo avevano già avuto in casa di Arata, ma quest’ultimo replica:
Arata: “[…]invece no/non dimenticartene/Vorrei che tu/non ti dimenticassi di me/Ti giuro che io/non mi scorderò mai di te”.
E in contemporanea sia Chizuru sia Arata pensano in cuor loro che invece si dimenticheranno l’uno dell’altro, e in quel momento si potrebbe paventare il loro reale status di candidati del programma ReLife...
Ma l’unica che dà peso alle parole di Arata è Chizuru, che pensa in cuor suo: “No/Invece lo farai.../Ti dimenticherai di me/Sono una candidata, quindi la mia esistenza/verrà del tutto cancellata dalla tua memoria/Anche tu sei un candidato, vero?/Quindi anche la mia esistenza sparirà dalla tua memoria/[...]”
Chizuru aggiunge: “Io/Non voglio dimenticarmi di te, Kaizaki-san.../”, singhiozzando...
Arata: “Tranquilla/Io.../Non ti dimenticherò.../”, unendosi al pianto a dirotto di Chizuru.
Chizuru ancora nel suo dialogo di sofferenza interiore: “Sì che lo farai/Lo giuro, non mi dimenticherò mai”
Arata: “Possiamo restare così un altro po’?/Non riesco ad alzare la testa/Questo non è un addio, vero?”
Chizuru pensa: “Per te mentire.../È facile come respirare, eh?”
Arata: “Saremo assieme all’università, eh?”
Chizuru pensa: “Ma le tue bugie/sono sempre state dolci...”
Qui la lacrimuccia è inevitabile, comincia a sgorgare... a maggior ragione quando in parallelo Arata e Ryo e Chizuru e An si vedono per concludere il programma ReLife con l’assunzione della famosa pillola per ritornare adulti.
Arata cerca nel dialogo con Ryo di dimostrare che sta cercando di superare la profonda tristezza che lo attanaglia, anche se lascia trasparire un giudizio sul programma “[...]resta il fatto che tutta questa esistenza è stata una bugia[...]” E qui rivedo l’Arata “against the machine” che tanto mi era piaciuto nella puntata della visita al cimitero alla tomba della sua senpai Michiro... con la consapevolezza (non rassegnazione) dell’accettazione del “compromesso” (ecco l’unica lezione che ha appreso durante il programma ReLife) di riportare la sua esistenza sul percorso accettato dalla società.
Le parole di Ryo in risposta a tale accusa sono di facciata e fuori luogo (quasi odiose, da buon aziendalista...), e non fanno altro che confermare quanto il programma sia solo uno strumento per riportare all’ovile le pecorelle smarrite, sempre che siano ritenute “meritevoli”... e in questo senso a nulla valgono i ringraziamenti finali di Ryo ad Arata: in fondo gli ha salvato la carriera nell’Azienda, dimostrando che il programma ReLife ha funzionato non solo per Arata ma anche per Chizuru, recuperandola da un “cul de sac” dove si trovava incagliata...
Chizuru manifesta maggiormente il suo profondo disagio e tristezza nel dialogo con An. Lei è in crisi e si porta con sé anche An che, a differenza di Ryo, è ancora “umana” e riesce a immedesimarsi nel candidato, condividendone la disperazione.
La risposta di Chizuru a An dopo la sua chiosa finale (“Il discorso finale/Mi sa tanto di predica...”) rappresenta il “parallelo” della considerazione di Arata su ReLife, solo più interiorizzato, diretto e critico.
Chizuru: “Se la prendo, finirà tutto.../[...]/Ne ero consapevole, ma.../dopo aver incontrato tante persone, dover dire loro addio/Mi fa sentire come se mi stessero strappando il cuore. Fa male/È un segno che la mia ReLife non può definirsi un successo?/Però.../È molto diverso dal provare un rimpianto per averli dovuti incontrare/Eppure, anche se solo un po’/mi sembra di essere cambiata/Io.../Ringrazi anche Ryo da parte mia...”
Anche Chizuru si “arrende” alla fine al “sistema”, ma non tanto per compromesso quanto per l’impossibilità di poterlo “contrastare”. In fondo, lei è cambiata non per il programma, ma per l’incontro quasi “casuale” con Arata.
Gli antichi romani avrebbero chiosato con; “Dura lex, sed lex”... E infatti nella telefonata tra Ryo e An a “mission accomplished” Ryo ribadisce che il loro dovere è quello di cancellare i ricordi dei candidati, non potendo in alcun modo dare loro parole di conforto...
Ma Chizuru tenta un ultimo “coup de théâtre”: si scrive sul palmo della mano “Io amo Arata”, per ricordarselo una volta tornata alla normalità, ma An se ne accorge e in preda a una vera e propria crisi di pianto e senso di colpa afferma: “Non ci credo/Non è giusto...”. An afferma che Chizuru avrebbe dovuto scrivere la frase come promemoria, in un modo che An non potesse accorgersene, perché così è obbligata a rimuovere la scritta dalla mano... An con questa crisi di pianto isterico si dimostra un po’ più umana, ma sempre parte dell’ingranaggio...
Il resto della storia e il suo epilogo evito di spoilerarlo... è la ciliegina sulla torta che accarezza il cuore dopo tanta “sofferenza”...
Posso solo scrivere che i due tutor per una volta dimostrano di essere anche loro “umani” (anche perché sembrano avere tra loro un’intesa che va oltre il mero ambito professionale... e forse questa circostanza potrebbe aver inciso sulla loro scelta), riabilitando così il loro ruolo di meri e integerrimi esecutori del programma.
Da quanto recensito si capisce che l’anime anche nei quattro episodi finali mi è piaciuto molto. Ovviamente ne consiglio la visione nella sua interezza... Pur con tutti i suoi limiti, va considerato non solo come mera commedia romantica ma anche come timido strumento di denuncia dell’ipocrisia della società nipponica (e non solo), delle sue convenzioni, dei suoi mali... e della grande sofferenza che genera nelle persone che non sono inserite nel “sistema”...
Non nascondo che un po’ sono riuscito ad immedesimarmi in Arata, e questo aspetto lo ritengo un pregio dell’opera (o forse qualcuno potrebbe obiettare un mio limite... immedesimarsi in un personaggio di un anime...).
Sotto la parvenza della commedia romantica, l’anime inserisce in modo delicato e profondo tanti temi, incluso quello un po’ “di fantasia” del vivere da adulto l’esistenza di ragazzo/adolescente...
Ma quello più rilevante è il prezzo che si è disposti a pagare nella vita per “essere sé stessi” in una società che ci vorrebbe tutti uguali...
La mia recensione va ovviamente letta come prosecuzione di quella sulla serie di tredici episodi, in quanto gli ultimi quattro (denominati “ReLIFE Kanketsu-hen” - “ReLIFE Final Chapter”) non rappresentano altro che la chiusura del progetto ReLife per Arata Kaizaki e Chizuru Hishiro.
In questa sede evito di ripetere quanto già scritto sulla trama, aggiungendo che i quattro episodi si concentrano quasi esclusivamente sui due protagonisti che, approssimandosi alla fine dell’anno previsto dal progetto, iniziano a fare un bilancio con quanto hanno raggiunto durante la loro esperienza da un lato e dall’altro capiscono definitivamente di essere attratti l’uno dall’altra.
Anche in questo caso anticipo che non riesco a recensire gli episodi senza fare un po’ di rivelazioni sulla trama, pertanto chi non volesse conoscere anticipazioni lo invito a malincuore a passare ad altra recensione.
Il limite di questa breve “serie di chiusura” è che si perdono via via tutti i personaggi introdotti e approfonditi nei tredici episodi, e sembra che l’unico scopo sia quello di chiudere, e anche in fretta, la serie con il finale che un po’ tutti si aspettano.
Anche a livello di presentazione grafica c’è la novità dei personaggi non identificati che vengono rappresentati come sagome trasparenti, quasi per far capire che ora la storia deve concentrarsi esclusivamente solo sui personaggi trattati nella serie di tredici episodi...
E anche la storia della fine del progetto ReLife di Arata e Chizuru tende ad essere troppo sincopata e precipitosa: di sicuro soddisfacente e molto romantica, ma troppo accelerata, quasi che gli autori avessero solo fretta di chiudere l’avventura a distanza di due anni dalla pubblicazione della prima serie...
Tralasciando gli episodi sulla festa della scuola e quella del diploma, la trama diventa un malinconico e introspettivo avvicinarsi alla fine del progetto ReLife con tutti i dubbi, il disagio e il dolore che provano i due protagonisti. L’episodio dell’appuntamento del giorno di Natale, l’occasione della foto ricordo della classe sono emblematici dello stato d’animo di Arata e Chizuru, al pari del dialogo seguito dall’abbraccio che si scambiano all’uscita da scuola.
Il progetto ReLife manifesta in questo caso tutto il suo “sadismo” (ribadisco il concetto già espresso nella recensione dei tredici episodi) e la profonda tristezza dei due protagonisti che vivono il presente (che è un “dono”) con la consapevolezza dell’esito del futuro in cui nessuno dei due vuole tornare senza l’altro... È un po’ come sapere che stai per morire e devi cercare di far “buon viso a cattivo gioco”, godendoti il presente, ma più ne benefici e più ne soffri per quello che potrebbe essere e non sarà...
E, onestamente, chi vorrebbe trovarsi nelle loro condizioni, sapendo che la “storia”, oltre a non avere un inizio a causa del regolamento del progetto, non potrà avere neanche un possibile futuro a causa della cancellazione dei ricordi di quanto vissuto nel programma?
La trama diventa lenta e sofferta, e gli ultimi “passaggi” diventano emotivamente significativi. Basti pensare al dialogo tra Chizuru e Arata alla fine dell’anno scolastico.
Chizuru: “Quello che mi hai detto.../Le tue parole, sul godersi un momento irripetibile, le ho prese davvero a cuore e ho vissuto seguendole./Quindi/Ti prego, dammi un premio/[...]/Non ti va?/[...]/Allora potresti stringermi?/Io.../”
Entrambi pensano al dialogo della panchina dopo i fuochi di artificio (ricordo del dialogo sulla panchina della puntata 13: [...]Anche tu, Hishiro-san, fatti tanti amici[...])
Chizuru: “Io.../”
Al loro dialogo si aggiunge ancora la sovrapposizione con il ricordo del momento magico (dialogo sulla panchina della puntata 13: “[...] Vivi un amore stupendo[...]”)
Chizuru: “Scusami.../”
E le braccia parte di Chizuru lentamente si abbassano... ma proprio in quel momento Arata l’abbraccia con trasporto, stingendola forte a sé, e Chizuru dopo un momento di esitazione ricambia con ancora maggior passione.
Chizuru ricorda che quell’abbraccio lo avevano già avuto in casa di Arata, ma quest’ultimo replica:
Arata: “[…]invece no/non dimenticartene/Vorrei che tu/non ti dimenticassi di me/Ti giuro che io/non mi scorderò mai di te”.
E in contemporanea sia Chizuru sia Arata pensano in cuor loro che invece si dimenticheranno l’uno dell’altro, e in quel momento si potrebbe paventare il loro reale status di candidati del programma ReLife...
Ma l’unica che dà peso alle parole di Arata è Chizuru, che pensa in cuor suo: “No/Invece lo farai.../Ti dimenticherai di me/Sono una candidata, quindi la mia esistenza/verrà del tutto cancellata dalla tua memoria/Anche tu sei un candidato, vero?/Quindi anche la mia esistenza sparirà dalla tua memoria/[...]”
Chizuru aggiunge: “Io/Non voglio dimenticarmi di te, Kaizaki-san.../”, singhiozzando...
Arata: “Tranquilla/Io.../Non ti dimenticherò.../”, unendosi al pianto a dirotto di Chizuru.
Chizuru ancora nel suo dialogo di sofferenza interiore: “Sì che lo farai/Lo giuro, non mi dimenticherò mai”
Arata: “Possiamo restare così un altro po’?/Non riesco ad alzare la testa/Questo non è un addio, vero?”
Chizuru pensa: “Per te mentire.../È facile come respirare, eh?”
Arata: “Saremo assieme all’università, eh?”
Chizuru pensa: “Ma le tue bugie/sono sempre state dolci...”
Qui la lacrimuccia è inevitabile, comincia a sgorgare... a maggior ragione quando in parallelo Arata e Ryo e Chizuru e An si vedono per concludere il programma ReLife con l’assunzione della famosa pillola per ritornare adulti.
Arata cerca nel dialogo con Ryo di dimostrare che sta cercando di superare la profonda tristezza che lo attanaglia, anche se lascia trasparire un giudizio sul programma “[...]resta il fatto che tutta questa esistenza è stata una bugia[...]” E qui rivedo l’Arata “against the machine” che tanto mi era piaciuto nella puntata della visita al cimitero alla tomba della sua senpai Michiro... con la consapevolezza (non rassegnazione) dell’accettazione del “compromesso” (ecco l’unica lezione che ha appreso durante il programma ReLife) di riportare la sua esistenza sul percorso accettato dalla società.
Le parole di Ryo in risposta a tale accusa sono di facciata e fuori luogo (quasi odiose, da buon aziendalista...), e non fanno altro che confermare quanto il programma sia solo uno strumento per riportare all’ovile le pecorelle smarrite, sempre che siano ritenute “meritevoli”... e in questo senso a nulla valgono i ringraziamenti finali di Ryo ad Arata: in fondo gli ha salvato la carriera nell’Azienda, dimostrando che il programma ReLife ha funzionato non solo per Arata ma anche per Chizuru, recuperandola da un “cul de sac” dove si trovava incagliata...
Chizuru manifesta maggiormente il suo profondo disagio e tristezza nel dialogo con An. Lei è in crisi e si porta con sé anche An che, a differenza di Ryo, è ancora “umana” e riesce a immedesimarsi nel candidato, condividendone la disperazione.
La risposta di Chizuru a An dopo la sua chiosa finale (“Il discorso finale/Mi sa tanto di predica...”) rappresenta il “parallelo” della considerazione di Arata su ReLife, solo più interiorizzato, diretto e critico.
Chizuru: “Se la prendo, finirà tutto.../[...]/Ne ero consapevole, ma.../dopo aver incontrato tante persone, dover dire loro addio/Mi fa sentire come se mi stessero strappando il cuore. Fa male/È un segno che la mia ReLife non può definirsi un successo?/Però.../È molto diverso dal provare un rimpianto per averli dovuti incontrare/Eppure, anche se solo un po’/mi sembra di essere cambiata/Io.../Ringrazi anche Ryo da parte mia...”
Anche Chizuru si “arrende” alla fine al “sistema”, ma non tanto per compromesso quanto per l’impossibilità di poterlo “contrastare”. In fondo, lei è cambiata non per il programma, ma per l’incontro quasi “casuale” con Arata.
Gli antichi romani avrebbero chiosato con; “Dura lex, sed lex”... E infatti nella telefonata tra Ryo e An a “mission accomplished” Ryo ribadisce che il loro dovere è quello di cancellare i ricordi dei candidati, non potendo in alcun modo dare loro parole di conforto...
Ma Chizuru tenta un ultimo “coup de théâtre”: si scrive sul palmo della mano “Io amo Arata”, per ricordarselo una volta tornata alla normalità, ma An se ne accorge e in preda a una vera e propria crisi di pianto e senso di colpa afferma: “Non ci credo/Non è giusto...”. An afferma che Chizuru avrebbe dovuto scrivere la frase come promemoria, in un modo che An non potesse accorgersene, perché così è obbligata a rimuovere la scritta dalla mano... An con questa crisi di pianto isterico si dimostra un po’ più umana, ma sempre parte dell’ingranaggio...
Il resto della storia e il suo epilogo evito di spoilerarlo... è la ciliegina sulla torta che accarezza il cuore dopo tanta “sofferenza”...
Posso solo scrivere che i due tutor per una volta dimostrano di essere anche loro “umani” (anche perché sembrano avere tra loro un’intesa che va oltre il mero ambito professionale... e forse questa circostanza potrebbe aver inciso sulla loro scelta), riabilitando così il loro ruolo di meri e integerrimi esecutori del programma.
Da quanto recensito si capisce che l’anime anche nei quattro episodi finali mi è piaciuto molto. Ovviamente ne consiglio la visione nella sua interezza... Pur con tutti i suoi limiti, va considerato non solo come mera commedia romantica ma anche come timido strumento di denuncia dell’ipocrisia della società nipponica (e non solo), delle sue convenzioni, dei suoi mali... e della grande sofferenza che genera nelle persone che non sono inserite nel “sistema”...
Non nascondo che un po’ sono riuscito ad immedesimarmi in Arata, e questo aspetto lo ritengo un pregio dell’opera (o forse qualcuno potrebbe obiettare un mio limite... immedesimarsi in un personaggio di un anime...).
Sotto la parvenza della commedia romantica, l’anime inserisce in modo delicato e profondo tanti temi, incluso quello un po’ “di fantasia” del vivere da adulto l’esistenza di ragazzo/adolescente...
Ma quello più rilevante è il prezzo che si è disposti a pagare nella vita per “essere sé stessi” in una società che ci vorrebbe tutti uguali...
"ReLIFE Kanketsu-hen" è la serie di OAV che fanno da degna conclusione all'anime "ReLIFE", di cui consiglio caldamente la visione in quanto molto interessante.
La trama riprende da dove si era interrotta, e viene conclusa in un modo convincente che, devo dire, mi ha soddisfatto decisamente.
Durata e dettagli tecnici, nonché sigla di apertura e contenuti, sono identici al precedente, per fortuna evitano il finale approssimativo e inconsistente della serie "ReLIFE".
Da vedere assolutamente dopo i tredici episodi precedenti.
La trama riprende da dove si era interrotta, e viene conclusa in un modo convincente che, devo dire, mi ha soddisfatto decisamente.
Durata e dettagli tecnici, nonché sigla di apertura e contenuti, sono identici al precedente, per fortuna evitano il finale approssimativo e inconsistente della serie "ReLIFE".
Da vedere assolutamente dopo i tredici episodi precedenti.
La ReLIFE è inutilità.
In questi quattro episodi avrebbero potuto porre un senso. Perché finanziare tutto questo? Per cambiare veramente qualche persona? Chi lo farebbe, persino loro hanno capito che di buono non c'è nulla... e arrivano "questi" della ReLIFE a darti una vita migliore, a farti vivere una vita con sbocchi di felicità e un lavoro. Veramente, hanno bisogno, se la meritano, questa mano, questa opportunità? La risposta è semplice e tagliente: "No".
Arata e Hishiro di mani ne hanno avute già troppe. Un anno per cambiare e ritornare come prima. Per farlo, sono dovuti ritornare ragazzi. Verranno dimenticati e ci sarà qualcuno che cancellerà tutte queste tracce della loro presenza e dei ricordi riguardanti loro. Tutto questo è un lavoro e una fatica assurda. Tutto questo per cambiare due "adulti" che sembrano "ragazzini".
Non sono riusciti a tirare su l'anime, in parole semplici. Le reazioni e i comportamenti dei personaggi sono come sempre lente, noiose e prevedibili. La trama non viene sviluppata decentemente ed è in parte assonnante. Il finale è veloce e incompleto, mancano pezzi riguardanti gli altri personaggi, che tristemente sono scomparsi.
La consapevolezza di scomparire un giorno, di essere dimenticati e non ricordati, non è mai stata così forte.
In questi quattro episodi avrebbero potuto porre un senso. Perché finanziare tutto questo? Per cambiare veramente qualche persona? Chi lo farebbe, persino loro hanno capito che di buono non c'è nulla... e arrivano "questi" della ReLIFE a darti una vita migliore, a farti vivere una vita con sbocchi di felicità e un lavoro. Veramente, hanno bisogno, se la meritano, questa mano, questa opportunità? La risposta è semplice e tagliente: "No".
Arata e Hishiro di mani ne hanno avute già troppe. Un anno per cambiare e ritornare come prima. Per farlo, sono dovuti ritornare ragazzi. Verranno dimenticati e ci sarà qualcuno che cancellerà tutte queste tracce della loro presenza e dei ricordi riguardanti loro. Tutto questo è un lavoro e una fatica assurda. Tutto questo per cambiare due "adulti" che sembrano "ragazzini".
Non sono riusciti a tirare su l'anime, in parole semplici. Le reazioni e i comportamenti dei personaggi sono come sempre lente, noiose e prevedibili. La trama non viene sviluppata decentemente ed è in parte assonnante. Il finale è veloce e incompleto, mancano pezzi riguardanti gli altri personaggi, che tristemente sono scomparsi.
La consapevolezza di scomparire un giorno, di essere dimenticati e non ricordati, non è mai stata così forte.
E fu così che, dopo quasi due anni di febbrile attesa, finalmente arrivò l'attesissimo finale di "ReLife", una serie che resta, a mio modesto avviso, una delle migliori prodotte negli ultimi anni.
Personalmente ho dei forti dubbi sul fatto che si possa parlare di una vera e propria "seconda stagione": si tratta, infatti, solo di quattro OVA che riprendono la storia esattamente dove l'avevano lasciata, per disegnarne un ultimo arco, quello conclusivo. L'impressione che lo spettatore ne riceve è che si tratti solo di un'appendice tardiva alla prima serie, tanto più che le sigle non cambiano e la durata di ogni singolo episodio è quello canonico di venti minuti circa.
Anche prepararne una recensione non è un compito agevolissimo, poiché, avvertendo chiaramente una fortissima sensazione di continuità tra la prima stagione e questi quattro OVA, istintivamente si finisce per elaborare le stesse considerazioni che sono già state espresse in precedenza. Ma questo, a pensarci bene, è un punto di forza e non di debolezza per questo anime, poiché si limita a fare esattamente quello che tutti noi appassionati desideravamo: non allungare il brodo artificialmente con una trama nuova di zecca, ma semplicemente portare a compimento la storia in modo coerente.
Per fare questo, però, bisognava trattare approfonditamente un ultimo importante tema: la fine dell'esperimento e le problematiche sociali ad esso connesse. In particolare, la domanda a cui bisognava ancora dare una risposta era la seguente: "Ma un esperimento del genere, se fosse realizzabile nel mondo reale, sarebbe davvero efficace o potrebbe avere conseguenze negative sulla psicologia dei candidati?" In effetti sin dall'inizio si sapeva che tutto ciò che Arata stava costruendo in tema di rapporti sociali con i suoi nuovi "giovani" compagni era destinato ad essere "resettato" dopo un anno dall'inizio dell'esperimento, per cui non restava che capire il modo in cui il personaggio ideato da Sou Yayoi e anche i suoi compagni avrebbero affrontato la cosa. Rispondere a questa domanda, però, significherebbe 'spoilerare' il finale della serie, e non sarebbe giusto nei confronti di chi non ama conoscere in anticipo la trama (ossia il 99,99% della popolazione mondiale). E allora l'unica cosa che posso fare è consigliarvi caldamente di guardare questi quattro OAV (e anche gli episodi precedenti, qualora non l'aveste ancora fatto), perché confermano e rilanciano l'altissimo livello d'interesse che questa serie riesce a suscitare in chi la guarda.
Non notando grandi differenze qualitative, poi, confermo anche per questi episodi conclusivi la stessa valutazione che avevo già assegnato in precedenza a questa serie.
Personalmente ho dei forti dubbi sul fatto che si possa parlare di una vera e propria "seconda stagione": si tratta, infatti, solo di quattro OVA che riprendono la storia esattamente dove l'avevano lasciata, per disegnarne un ultimo arco, quello conclusivo. L'impressione che lo spettatore ne riceve è che si tratti solo di un'appendice tardiva alla prima serie, tanto più che le sigle non cambiano e la durata di ogni singolo episodio è quello canonico di venti minuti circa.
Anche prepararne una recensione non è un compito agevolissimo, poiché, avvertendo chiaramente una fortissima sensazione di continuità tra la prima stagione e questi quattro OVA, istintivamente si finisce per elaborare le stesse considerazioni che sono già state espresse in precedenza. Ma questo, a pensarci bene, è un punto di forza e non di debolezza per questo anime, poiché si limita a fare esattamente quello che tutti noi appassionati desideravamo: non allungare il brodo artificialmente con una trama nuova di zecca, ma semplicemente portare a compimento la storia in modo coerente.
Per fare questo, però, bisognava trattare approfonditamente un ultimo importante tema: la fine dell'esperimento e le problematiche sociali ad esso connesse. In particolare, la domanda a cui bisognava ancora dare una risposta era la seguente: "Ma un esperimento del genere, se fosse realizzabile nel mondo reale, sarebbe davvero efficace o potrebbe avere conseguenze negative sulla psicologia dei candidati?" In effetti sin dall'inizio si sapeva che tutto ciò che Arata stava costruendo in tema di rapporti sociali con i suoi nuovi "giovani" compagni era destinato ad essere "resettato" dopo un anno dall'inizio dell'esperimento, per cui non restava che capire il modo in cui il personaggio ideato da Sou Yayoi e anche i suoi compagni avrebbero affrontato la cosa. Rispondere a questa domanda, però, significherebbe 'spoilerare' il finale della serie, e non sarebbe giusto nei confronti di chi non ama conoscere in anticipo la trama (ossia il 99,99% della popolazione mondiale). E allora l'unica cosa che posso fare è consigliarvi caldamente di guardare questi quattro OAV (e anche gli episodi precedenti, qualora non l'aveste ancora fatto), perché confermano e rilanciano l'altissimo livello d'interesse che questa serie riesce a suscitare in chi la guarda.
Non notando grandi differenze qualitative, poi, confermo anche per questi episodi conclusivi la stessa valutazione che avevo già assegnato in precedenza a questa serie.
E' una mini-serie di quattro OVA che completano la bella serie iniziale, ovviamente da vedere per prima.
Dimenticata la denuncia sulla dura società giapponese, competitiva a livelli disumani sia a scuola che nel mondo del lavoro, così ben descritta e denunciata nella prima parte della storia, resta l'ambientazione scolastica, resta un timido slice of life, ma l'attenzione ormai è quasi del tutto incentrata sul sentimento nascente tra i due protagonisti, Arata e Yoshiko.
E' difficile commentare evitando spoiler, posso solo dire che i due protagonisti capiscono di amarsi, ma ignorano di essere entrambi candidati "ringiovaniti", dunque da un lato temono di coinvolgere un partner molto più giovane (anche se Yoshiko ha quasi capito la verità, ma non ha certezze), dall'altro, per contratto, a fine esperienza dimenticheranno tutto.
Le quattro puntate parlano di questi sentimenti contrastanti, della voglia di darsi senza poterlo fare, del dolore nel dover lasciare la persona amata, ma anche dei rapporti ben cementati con i nuovi amici, che ugualmente presto dovranno lasciare. Si crea una situazione dolceamara, i due protagonisti si trovano bene nel loro ruolo temporaneo, e ritornare alla realtà è dura. Ma dall'esperienza fatta ne trarranno insegnamento, una spinta per il futuro.
Un anime davvero dolce, ben fatto, coinvolgente, con le sue imperfezioni e ingenuità, con la consueta difficoltà dei Giapponesi a dichiararsi e anche a toccarsi, a prendersi solo per mano. Ma è un anime alla fine sentimentale che ti lascia una bella sensazione dentro e il dispiacere che sia finito.
La storia è conclusa, potrebbe proseguire come una continuazione della vita degli altri personaggi, sarebbe bello, ma temo che il manga non lo preveda (non l'ho letto).
Consigliatissimo agli amanti del sentimentale, obbligatorio per chi ha visto la prima serie.
Dimenticata la denuncia sulla dura società giapponese, competitiva a livelli disumani sia a scuola che nel mondo del lavoro, così ben descritta e denunciata nella prima parte della storia, resta l'ambientazione scolastica, resta un timido slice of life, ma l'attenzione ormai è quasi del tutto incentrata sul sentimento nascente tra i due protagonisti, Arata e Yoshiko.
E' difficile commentare evitando spoiler, posso solo dire che i due protagonisti capiscono di amarsi, ma ignorano di essere entrambi candidati "ringiovaniti", dunque da un lato temono di coinvolgere un partner molto più giovane (anche se Yoshiko ha quasi capito la verità, ma non ha certezze), dall'altro, per contratto, a fine esperienza dimenticheranno tutto.
Le quattro puntate parlano di questi sentimenti contrastanti, della voglia di darsi senza poterlo fare, del dolore nel dover lasciare la persona amata, ma anche dei rapporti ben cementati con i nuovi amici, che ugualmente presto dovranno lasciare. Si crea una situazione dolceamara, i due protagonisti si trovano bene nel loro ruolo temporaneo, e ritornare alla realtà è dura. Ma dall'esperienza fatta ne trarranno insegnamento, una spinta per il futuro.
Un anime davvero dolce, ben fatto, coinvolgente, con le sue imperfezioni e ingenuità, con la consueta difficoltà dei Giapponesi a dichiararsi e anche a toccarsi, a prendersi solo per mano. Ma è un anime alla fine sentimentale che ti lascia una bella sensazione dentro e il dispiacere che sia finito.
La storia è conclusa, potrebbe proseguire come una continuazione della vita degli altri personaggi, sarebbe bello, ma temo che il manga non lo preveda (non l'ho letto).
Consigliatissimo agli amanti del sentimentale, obbligatorio per chi ha visto la prima serie.