Turn A Gundam
Il rapporto di Tomino con "Gundam" non è mai stato idilliaco: in molte interviste il maestro ha ammesso di essere stato molto frustrato dalle pressioni della produzione e alienato dall'infinito franchise associato al titolo. Nel 1999, per celebrare il ventennio della saga, la Sunrise lasciò a Tomino piena libertà espressiva e un budget considerevole, permettendo la realizzazione del "Gundam definitivo", che avrebbe concluso la saga secondo la volontà del suo autore. Nasceva così "Turn A Gundam", che vantava uno staff prestigiosissimo, tra cui spiccavano Yoko Kanno alle musiche e Syd Mead ("Blade Runner") al mecha design.
Con questo titolo Tomino fa definitivamente la pace con la sua creatura: "Turn A" è pieno di citazioni e di omaggi a tutti i "Gundam" precedenti. Anche la trama si ispira a un'opera tominiana del passato, "Xabungle", una delle prime parodie del genere robotico insieme a "Daitarn 3". Infatti, inizialmente, "Turn A" sembra proprio una parodia di "Gundam" tout court: il robot che dà il nome alla serie non possiede fucili laser, ma solamente un'enorme palla di ferro con la catena; finisce quasi sempre per fare a botte con i mecha nemici, viene utilizzato per trasportare le mucche, come stendibiancheria, per lavare i panni e per altre degradanti mansioni casarecce. Con molta disinvoltura il robot viene chiamato "baffo bianco", per via dei suoi buffi baffoni a manubrio, oppure "bambola bianca"(!). Il protagonista della serie, Loran, non ha neanche un briciolo della virilità dei vari Amuro, Kamille e Judau, tant'è che in una particolare circostanza si vestirà da donna; inutile dire che una volta scoperta la sua "mascolinità", spesso alcuni personaggi continueranno imperterriti a chiamarlo Laura!
La storia di "Turn A" è molto interessante: dopo l'avvento di una misteriosa "Età oscura", l'umanità è regredita tecnologicamente al livello dell'800. Sulla Luna è presente una civiltà ipertecnologica governata dalla regina Dianna Soreil, che decide di fare della Terra il suo nuovo spazio vitale. Loran Ceahack, fedele servitore di Dianna, viene mandato sulla Terra per controllare la situazione prima dell'invasione. Qui il nostro protagonista diventerà il servo di Kihel Heim, una ragazza di buona famiglia praticamente identica alla regina (il lettore dedurrà autonomamente che ci sarà uno scambio di persona, ecc.). Quando un attacco nemico colpirà una statua di pietra gigante, adorata in un particolare rito iniziatico a cui parteciperanno Sochie (la sorella di Kihel) e Loran, verrà accidentalmente rinvenuto il Gundam baffuto che dà il nome alla serie, di cui Loran diventerà il pilota. Inutile dire che ci sarà una lunga guerra, molteplici scontri tra fazioni accompagnati da molta politica e da molti voltafaccia; il tutto con un enorme cast di personaggi, ognuno caratterizzato abbastanza bene, tra cui spiccano un clone di Char Aznable (Harry) e un clone di Scirocco (Gym Ghingnham).
Il grande difetto di "Turn A" è il cattivo dosaggio dei tempi: le prime trentacinque puntate, quelle ambientate sulla Terra, sono troppo lente. Nonostante il comparto tecnico da dieci e lode, tra cui spiccano dei fondali mozzafiato pieni di effetti di luce, che paiono dei veri e propri quadri, le vicende sono dilatate all'inverosimile; tutto è bello da vedere, i personaggi, con i loro movimenti iperrealistici, la regia magistrale, che non ha nulla da invidiare ai classici del cinema occidentale... Tuttavia, in molte puntate, non succede praticamente nulla, o comunque succede veramente poco; negli ultimi dieci episodi, invece, il ritmo è troppo veloce: accadono tantissime cose in poco tempo: cambiamenti di fazioni, intrighi e sottointrighi politici, nuovi personaggi, misteri rivelati e non (il legame tra Kiehl e Dianna non viene affatto svelato, è impossibile che la loro assoluta somiglianza sia solamente una coincidenza). Inutile dire che l'ultima puntata ingrana la quinta e ci offre un epilogo velocissimo, che avrei preferito gustarmi in qualche puntata extra. Devo quindi abbassare il voto da dieci ad otto.
Con questo anime Yoko Kanno raggiunge il suo vertice artistico: la colonna sonora è una gioia per le orecchie, e si sposa benissimo con il perfetto utilizzo dei colori e delle animazioni, fatte a regola d'arte. Il semplice ed elegante character design di Akira Yasuda fornisce un aggiuntivo tocco di classe e di stile alla serie, rendendola una vera e propria opera d'arte, come quelle che si ammirano nei musei. Questa eleganza si osserva anche in tutte le sigle di apertura e di chiusura, in cui gli splendidi brani di Yoko Kanno si fondono con un tripudio di colori ed effetti di luce. Oltre ad essere l'ultima serie gundamica diretta da Tomino, "Turn A" è l'ultimo "Gundam" realizzato interamente con i rodovetri: inutile dire che ho apprezzato moltissimo questa scelta, non essendo un particolare estimatore della computer grafica.
In conclusione, questo è il "canto del cigno" di Tomino. Un anime deliziosamente steampunk e bucolico, da guardare con cura, senza fretta e molto amorevolmente. Nella seconda parte della serie, in cui il vero potere del "baffo bianco" verrà rivelato, le cose si faranno abbastanza interessanti e (leggermente) apocalittiche, tuttavia senza quell'incisività e quella spettacolarità che avevano reso "Ideon" e "Dunbine" dei capolavori. Siamo nella fase post "V Gundam", quindi state tranquilli che i vostri personaggi preferiti non moriranno atrocemente dopo mille sofferenze: come in "Brain Powerd", le atmosfere di "Turn A" sono molto solari e rilassate, anche se è in corso una guerra planetaria.
Questo titolo è una visione obbligatoria per tutti i fan di Gundam con parecchi titoli alle spalle e per tutti gli estimatori di Tomino in generale. Le altre persone si troveranno comunque di fronte a un anime di ottimo livello, anche se si perderanno le numerose citazioni all'universo gundamico presenti in esso.
Con questo titolo Tomino fa definitivamente la pace con la sua creatura: "Turn A" è pieno di citazioni e di omaggi a tutti i "Gundam" precedenti. Anche la trama si ispira a un'opera tominiana del passato, "Xabungle", una delle prime parodie del genere robotico insieme a "Daitarn 3". Infatti, inizialmente, "Turn A" sembra proprio una parodia di "Gundam" tout court: il robot che dà il nome alla serie non possiede fucili laser, ma solamente un'enorme palla di ferro con la catena; finisce quasi sempre per fare a botte con i mecha nemici, viene utilizzato per trasportare le mucche, come stendibiancheria, per lavare i panni e per altre degradanti mansioni casarecce. Con molta disinvoltura il robot viene chiamato "baffo bianco", per via dei suoi buffi baffoni a manubrio, oppure "bambola bianca"(!). Il protagonista della serie, Loran, non ha neanche un briciolo della virilità dei vari Amuro, Kamille e Judau, tant'è che in una particolare circostanza si vestirà da donna; inutile dire che una volta scoperta la sua "mascolinità", spesso alcuni personaggi continueranno imperterriti a chiamarlo Laura!
La storia di "Turn A" è molto interessante: dopo l'avvento di una misteriosa "Età oscura", l'umanità è regredita tecnologicamente al livello dell'800. Sulla Luna è presente una civiltà ipertecnologica governata dalla regina Dianna Soreil, che decide di fare della Terra il suo nuovo spazio vitale. Loran Ceahack, fedele servitore di Dianna, viene mandato sulla Terra per controllare la situazione prima dell'invasione. Qui il nostro protagonista diventerà il servo di Kihel Heim, una ragazza di buona famiglia praticamente identica alla regina (il lettore dedurrà autonomamente che ci sarà uno scambio di persona, ecc.). Quando un attacco nemico colpirà una statua di pietra gigante, adorata in un particolare rito iniziatico a cui parteciperanno Sochie (la sorella di Kihel) e Loran, verrà accidentalmente rinvenuto il Gundam baffuto che dà il nome alla serie, di cui Loran diventerà il pilota. Inutile dire che ci sarà una lunga guerra, molteplici scontri tra fazioni accompagnati da molta politica e da molti voltafaccia; il tutto con un enorme cast di personaggi, ognuno caratterizzato abbastanza bene, tra cui spiccano un clone di Char Aznable (Harry) e un clone di Scirocco (Gym Ghingnham).
Il grande difetto di "Turn A" è il cattivo dosaggio dei tempi: le prime trentacinque puntate, quelle ambientate sulla Terra, sono troppo lente. Nonostante il comparto tecnico da dieci e lode, tra cui spiccano dei fondali mozzafiato pieni di effetti di luce, che paiono dei veri e propri quadri, le vicende sono dilatate all'inverosimile; tutto è bello da vedere, i personaggi, con i loro movimenti iperrealistici, la regia magistrale, che non ha nulla da invidiare ai classici del cinema occidentale... Tuttavia, in molte puntate, non succede praticamente nulla, o comunque succede veramente poco; negli ultimi dieci episodi, invece, il ritmo è troppo veloce: accadono tantissime cose in poco tempo: cambiamenti di fazioni, intrighi e sottointrighi politici, nuovi personaggi, misteri rivelati e non (il legame tra Kiehl e Dianna non viene affatto svelato, è impossibile che la loro assoluta somiglianza sia solamente una coincidenza). Inutile dire che l'ultima puntata ingrana la quinta e ci offre un epilogo velocissimo, che avrei preferito gustarmi in qualche puntata extra. Devo quindi abbassare il voto da dieci ad otto.
Con questo anime Yoko Kanno raggiunge il suo vertice artistico: la colonna sonora è una gioia per le orecchie, e si sposa benissimo con il perfetto utilizzo dei colori e delle animazioni, fatte a regola d'arte. Il semplice ed elegante character design di Akira Yasuda fornisce un aggiuntivo tocco di classe e di stile alla serie, rendendola una vera e propria opera d'arte, come quelle che si ammirano nei musei. Questa eleganza si osserva anche in tutte le sigle di apertura e di chiusura, in cui gli splendidi brani di Yoko Kanno si fondono con un tripudio di colori ed effetti di luce. Oltre ad essere l'ultima serie gundamica diretta da Tomino, "Turn A" è l'ultimo "Gundam" realizzato interamente con i rodovetri: inutile dire che ho apprezzato moltissimo questa scelta, non essendo un particolare estimatore della computer grafica.
In conclusione, questo è il "canto del cigno" di Tomino. Un anime deliziosamente steampunk e bucolico, da guardare con cura, senza fretta e molto amorevolmente. Nella seconda parte della serie, in cui il vero potere del "baffo bianco" verrà rivelato, le cose si faranno abbastanza interessanti e (leggermente) apocalittiche, tuttavia senza quell'incisività e quella spettacolarità che avevano reso "Ideon" e "Dunbine" dei capolavori. Siamo nella fase post "V Gundam", quindi state tranquilli che i vostri personaggi preferiti non moriranno atrocemente dopo mille sofferenze: come in "Brain Powerd", le atmosfere di "Turn A" sono molto solari e rilassate, anche se è in corso una guerra planetaria.
Questo titolo è una visione obbligatoria per tutti i fan di Gundam con parecchi titoli alle spalle e per tutti gli estimatori di Tomino in generale. Le altre persone si troveranno comunque di fronte a un anime di ottimo livello, anche se si perderanno le numerose citazioni all'universo gundamico presenti in esso.
Più che una rivisitazione alla Miyazaki, in principio sembra un incredibile nonsense. Il Gundam canonico viene preso un po' per i fondelli, con quell'incredibile paio di mustacchi e il nomignolo che gli viene affibbiato: bambola bianca. E poi questi immensi robottoni si combattono, sì, ma con poco uso di armi: molto spesso la lotta finisce a scazzottate! E vedere dei giganti di metallo che si prendono a calci e pugni è piuttosto anomalo: fa un certo effetto vedere macchine così potenti in teoria, ma spesso ben poco armate nella pratica, specie dopo aver visto altre serie 'gundamiche'. E' un universo in cui bombe e missili vengono a volte lanciati a mano, come i sassi! Bisogna aspettare molte puntate per vedere i MS (Mobile Suit) comportarsi in maniera più canonica.
In estrema sintesi, la vicenda parte dal ritorno sulla Terra dei moonrace, umani abitanti della luna, dopo duemila anni di assenza. I terrestri, al contrario dei lunariani, sono regrediti a livello dei primi decenni del '900 e si ritrovano a combattere contro MS avanzatissimi per il possesso della Terra. In questo, vengono aiutati dalla scoperta di molti robottoni, risalenti a migliaia di anni prima, sepolti qua e là nel sottosuolo.
Avrebbe potuto essere un capolavoro, perché le premesse sono ottime, e si prestano a sviluppi molto interessanti, ma dobbiamo purtroppo assistere ai soliti controsensi che infestano molte serie robotiche e non: ci sono degli esseri umani, nati e vissuti sulla Luna da duemila anni, che vengono sulla Terra senza alcun problema. Ma la gravità, qui, è sei volte quella della Luna, e l'unico riferimento che vi si fa per molto tempo è un commento di striscio sulla presunta difficoltà di adattamento… di un robottone!? Se ne riparla superficialmente anche nella puntata 40, e morta lì.
Lascia molto perplessi la facilità con cui i terrestri, che circolano con dirigibili e aerei da prima guerra mondiale, apprendono ed utilizzano conoscenze di solido livello 'gundamico', quando dissotterrano manufatti di migliaia di anni prima. Troppa gente impara troppo in fretta a pilotare i MS semplicemente leggendo un manuale di istruzioni, provvidamente lasciato nell'abitacolo. E che, successivamente, i tecnici moonrace aiutino i terrestri ad impadronirsi delle tecniche antiche e dei manufatti per motivazioni risibili è una forzatura piuttosto evidente, a mio modestissimo parere. Troppo disinvolto è l'uso tattico e spicciolo che milizie terrestri fanno di astronavi, troppo repentino lo shock culturale, per poterlo assimilare con tanto successo.
Le conseguenze dello scoppio di bombe atomiche, per quanto terribili, vengono molto sottovalutate: è impensabile che persone così vicine non subiscano conseguenze e che, poco dopo l'esplosione, si possa addirittura tornare sul luogo stesso della deflagrazione senza particolari accorgimenti protettivi! Questa ed altre circostanze si sarebbero potute gestire in modo più plausibile senza nulla togliere alla storia, e di fatto ne diminuiscono il valore.
Buona parte della trama si basa sullo scambio di identità fra la regina dei moonrace, Diana, e la figlia di un nobilotto terrestre, Khiel, che sono così uguali di aspetto e voce, tanto che per molto tempo nessuno o quasi si accorge dello scambio. E' piuttosto improbabile, specie quando la regina sceglie, pur potendo riprendere il suo posto, di rimanere in incognito e lasciare momentaneamente le sue forze in mano alla sua sosia! La quale, non dimentichiamolo, è una terrestre che di Luna e modernità non sa nulla.
Purtroppo troppe azioni sono portate avanti in maniera "piccola". Si potrebbe dire anche ingenua, approssimativa, assurda: dalle situazioni di pericolo si esce spesso in maniera troppo semplicistica, e automatica. Ci si aspetta una mezza tragedia e invece... puff! Uno scatto, una fortunata coincidenza e va tutto a posto, perfino il recupero di un MS catturato dal nemico! Ci sono poi alcune scene grottesche, per esempio, la razzia dell'ospedale da campo alla puntata 24 è francamente imbarazzante, così come i piloti figli dei fiori travestiti da vichinghi… per non parlare dei capelli di alcuni personaggi, sia maschi che femmine: tanti improbabili boccoloni starebbero sicuramente meglio a corte, piuttosto che a sventolare nello spazio o su un campo di battaglia. Sia in zona di guerra che pure nello spazio, poi, certe signore si ostinano a portare ingombranti e scomodi abiti lunghi, strettissimi o svolazzanti, mentre alcuni uomini sfoggiano abiti eleganti, manco fossero tutti a un ballo.
Arriviamo così al chara design, che è certamente anomalo per appartenere ad una serie 'gundamica'. Ciononostante, mi è piaciuto parecchio, non fosse che per l'indubbio merito di rendere i personaggi facilmente riconoscibili a prima vista, cosa che non è da tutti. Forse si sarebbe potuto rendere un buon servizio anche ai personaggi "cattivi", visto che invece si è seguita la linea che li vuole spesso brutti, deformi, bovini e ridicoli. Una scelta che, sinceramente, non ho mai compreso. Sul fronte dei robot, a parte il white doll già segnalato, si evidenzia la presenza di vecchie conoscenze come i verdi zaku della serie originale, dissepolti dal millenario sonno nelle rocce. I rimandi ad altre serie sono frequenti: in fondo siamo millenni avanti, rispetto al primo Gundam.
Il tutto è accompagnato da un'ottima colonna sonora, a tratti da brivido, a volte quasi sprecata per l'azione che commenta, in verità. Ci sono delle splendide parti cantate, molto coinvolgenti, ma che alcuni immagino troveranno stucchevoli. Le prime sigle, per contro, non hanno incontrato affatto i miei gusti, con quella voce così tremolante quasi alla melodica francese. L'ending utilizzata verso la fine, invece, è molto poetica.
Non bisogna però dimenticare che, in mezzo a tante assurdità, viene portato avanti un discorso antimilitarista e di comprensione fra i popoli, che condanna i fanatismi di ogni fazione. Se, per entrambi gli schieramenti, ci sono fanatici del progresso, del potere, della guerra e della vendetta ad ogni costo, con gran spreco di personaggi monodimensionali nelle loro fissazioni, dalle deficienti manie di grandezza, ne esistono anche di quelli sinceramente interessati ad una convivenza pacifica sulla grande madre Terra. Vero è che i tre esploratori moonrace mandati in avanscoperta due anni prima sembrano essere diventati di tendenze terrestri un pochino troppo in fretta, tanto che almeno uno, Loran, diventa quasi subito pilota del "Baffone", combattendo di fatto contro alcuni suoi compatrioti. Ma Loran vuole la pace per tutti, e questo alcuni non sono in grado di capirlo. Bisogna anche dire che la frangia dell'armata lunare, che sulla Terra si comporta così male, non incontra l'approvazione della regina lunare, la quale pare avere progressivamente sempre meno autorità sul proprio esercito, e non solo su quello. Insomma, ci sono situazioni abbastanza complesse, come è normale e giusto che sia in una serie di cinquanta episodi. Il tutto però si dilunga abbastanza e si ha l'impressione che una decina di puntate di meno, in principio, avrebbero giovato all'insieme, anche se possiamo assistere allo sviluppo caratteriale di molti personaggi.
Ci viene inoltre presentato l'istinto di combattere come se fosse una cosa in qualche modo indipendente, che vive di vita propria. Concetto interessante, così come è interessante vedere il Turn A risvegliarsi progressivamente e diventare sempre più potente, dopo il suo lungo sonno, e a tratti prendere quasi il sopravvento sul pilota, il quale spesso confesserà di aver compiuto imprese senza sapere come. Anche qui, però, certi improvvisi "balzi" del MS devono essere accettati per fede.
Segnalo una puntata riassuntiva (la numero 16) e un'ultima menzione per il finale: mi ha quasi fatto rotolare giù dalla sedia. Ma vi si giunge dopo una carrellata di scene che ci mostrano cosa ne è stato dei vari personaggi, con in sottofondo una canzone così struggente, nella sua ripetitiva potenza, che lo shock viene in qualche maniera annullato. E' un finale pieno di speranza, ma non lo è per tutti, né si potrebbe pretendere che lo fosse. L'ingiustizia profonda della vita non può essere corretta neppure dal massimo sforzo di buona volontà di ciascuno.
Avrei voluto dare 7,5. Stavolta, però, approssimerò per eccesso, perché dare 7, semplicemente, pur con tutti i difetti di logica, proprio non si può.
In estrema sintesi, la vicenda parte dal ritorno sulla Terra dei moonrace, umani abitanti della luna, dopo duemila anni di assenza. I terrestri, al contrario dei lunariani, sono regrediti a livello dei primi decenni del '900 e si ritrovano a combattere contro MS avanzatissimi per il possesso della Terra. In questo, vengono aiutati dalla scoperta di molti robottoni, risalenti a migliaia di anni prima, sepolti qua e là nel sottosuolo.
Avrebbe potuto essere un capolavoro, perché le premesse sono ottime, e si prestano a sviluppi molto interessanti, ma dobbiamo purtroppo assistere ai soliti controsensi che infestano molte serie robotiche e non: ci sono degli esseri umani, nati e vissuti sulla Luna da duemila anni, che vengono sulla Terra senza alcun problema. Ma la gravità, qui, è sei volte quella della Luna, e l'unico riferimento che vi si fa per molto tempo è un commento di striscio sulla presunta difficoltà di adattamento… di un robottone!? Se ne riparla superficialmente anche nella puntata 40, e morta lì.
Lascia molto perplessi la facilità con cui i terrestri, che circolano con dirigibili e aerei da prima guerra mondiale, apprendono ed utilizzano conoscenze di solido livello 'gundamico', quando dissotterrano manufatti di migliaia di anni prima. Troppa gente impara troppo in fretta a pilotare i MS semplicemente leggendo un manuale di istruzioni, provvidamente lasciato nell'abitacolo. E che, successivamente, i tecnici moonrace aiutino i terrestri ad impadronirsi delle tecniche antiche e dei manufatti per motivazioni risibili è una forzatura piuttosto evidente, a mio modestissimo parere. Troppo disinvolto è l'uso tattico e spicciolo che milizie terrestri fanno di astronavi, troppo repentino lo shock culturale, per poterlo assimilare con tanto successo.
Le conseguenze dello scoppio di bombe atomiche, per quanto terribili, vengono molto sottovalutate: è impensabile che persone così vicine non subiscano conseguenze e che, poco dopo l'esplosione, si possa addirittura tornare sul luogo stesso della deflagrazione senza particolari accorgimenti protettivi! Questa ed altre circostanze si sarebbero potute gestire in modo più plausibile senza nulla togliere alla storia, e di fatto ne diminuiscono il valore.
Buona parte della trama si basa sullo scambio di identità fra la regina dei moonrace, Diana, e la figlia di un nobilotto terrestre, Khiel, che sono così uguali di aspetto e voce, tanto che per molto tempo nessuno o quasi si accorge dello scambio. E' piuttosto improbabile, specie quando la regina sceglie, pur potendo riprendere il suo posto, di rimanere in incognito e lasciare momentaneamente le sue forze in mano alla sua sosia! La quale, non dimentichiamolo, è una terrestre che di Luna e modernità non sa nulla.
Purtroppo troppe azioni sono portate avanti in maniera "piccola". Si potrebbe dire anche ingenua, approssimativa, assurda: dalle situazioni di pericolo si esce spesso in maniera troppo semplicistica, e automatica. Ci si aspetta una mezza tragedia e invece... puff! Uno scatto, una fortunata coincidenza e va tutto a posto, perfino il recupero di un MS catturato dal nemico! Ci sono poi alcune scene grottesche, per esempio, la razzia dell'ospedale da campo alla puntata 24 è francamente imbarazzante, così come i piloti figli dei fiori travestiti da vichinghi… per non parlare dei capelli di alcuni personaggi, sia maschi che femmine: tanti improbabili boccoloni starebbero sicuramente meglio a corte, piuttosto che a sventolare nello spazio o su un campo di battaglia. Sia in zona di guerra che pure nello spazio, poi, certe signore si ostinano a portare ingombranti e scomodi abiti lunghi, strettissimi o svolazzanti, mentre alcuni uomini sfoggiano abiti eleganti, manco fossero tutti a un ballo.
Arriviamo così al chara design, che è certamente anomalo per appartenere ad una serie 'gundamica'. Ciononostante, mi è piaciuto parecchio, non fosse che per l'indubbio merito di rendere i personaggi facilmente riconoscibili a prima vista, cosa che non è da tutti. Forse si sarebbe potuto rendere un buon servizio anche ai personaggi "cattivi", visto che invece si è seguita la linea che li vuole spesso brutti, deformi, bovini e ridicoli. Una scelta che, sinceramente, non ho mai compreso. Sul fronte dei robot, a parte il white doll già segnalato, si evidenzia la presenza di vecchie conoscenze come i verdi zaku della serie originale, dissepolti dal millenario sonno nelle rocce. I rimandi ad altre serie sono frequenti: in fondo siamo millenni avanti, rispetto al primo Gundam.
Il tutto è accompagnato da un'ottima colonna sonora, a tratti da brivido, a volte quasi sprecata per l'azione che commenta, in verità. Ci sono delle splendide parti cantate, molto coinvolgenti, ma che alcuni immagino troveranno stucchevoli. Le prime sigle, per contro, non hanno incontrato affatto i miei gusti, con quella voce così tremolante quasi alla melodica francese. L'ending utilizzata verso la fine, invece, è molto poetica.
Non bisogna però dimenticare che, in mezzo a tante assurdità, viene portato avanti un discorso antimilitarista e di comprensione fra i popoli, che condanna i fanatismi di ogni fazione. Se, per entrambi gli schieramenti, ci sono fanatici del progresso, del potere, della guerra e della vendetta ad ogni costo, con gran spreco di personaggi monodimensionali nelle loro fissazioni, dalle deficienti manie di grandezza, ne esistono anche di quelli sinceramente interessati ad una convivenza pacifica sulla grande madre Terra. Vero è che i tre esploratori moonrace mandati in avanscoperta due anni prima sembrano essere diventati di tendenze terrestri un pochino troppo in fretta, tanto che almeno uno, Loran, diventa quasi subito pilota del "Baffone", combattendo di fatto contro alcuni suoi compatrioti. Ma Loran vuole la pace per tutti, e questo alcuni non sono in grado di capirlo. Bisogna anche dire che la frangia dell'armata lunare, che sulla Terra si comporta così male, non incontra l'approvazione della regina lunare, la quale pare avere progressivamente sempre meno autorità sul proprio esercito, e non solo su quello. Insomma, ci sono situazioni abbastanza complesse, come è normale e giusto che sia in una serie di cinquanta episodi. Il tutto però si dilunga abbastanza e si ha l'impressione che una decina di puntate di meno, in principio, avrebbero giovato all'insieme, anche se possiamo assistere allo sviluppo caratteriale di molti personaggi.
Ci viene inoltre presentato l'istinto di combattere come se fosse una cosa in qualche modo indipendente, che vive di vita propria. Concetto interessante, così come è interessante vedere il Turn A risvegliarsi progressivamente e diventare sempre più potente, dopo il suo lungo sonno, e a tratti prendere quasi il sopravvento sul pilota, il quale spesso confesserà di aver compiuto imprese senza sapere come. Anche qui, però, certi improvvisi "balzi" del MS devono essere accettati per fede.
Segnalo una puntata riassuntiva (la numero 16) e un'ultima menzione per il finale: mi ha quasi fatto rotolare giù dalla sedia. Ma vi si giunge dopo una carrellata di scene che ci mostrano cosa ne è stato dei vari personaggi, con in sottofondo una canzone così struggente, nella sua ripetitiva potenza, che lo shock viene in qualche maniera annullato. E' un finale pieno di speranza, ma non lo è per tutti, né si potrebbe pretendere che lo fosse. L'ingiustizia profonda della vita non può essere corretta neppure dal massimo sforzo di buona volontà di ciascuno.
Avrei voluto dare 7,5. Stavolta, però, approssimerò per eccesso, perché dare 7, semplicemente, pur con tutti i difetti di logica, proprio non si può.
Inizio subito scrivendo che l'opera alla prima visione non mi era piaciuta. Resta comunque il fatto che il character così particolare mi era rimasto impresso. Discutendone poi con altri appassionati mi sono reso conto che effettivamente la serie non è male e l'ho rivista con piacere. A parte la leggera vena di follia, che si respira durante i primi episodi, lo sviluppo psicologico dei vari personaggi è effettivamente coerente e la presenza di colpi di scena ne permette il cambiamento da una parte all'altra del conflitto sempre motivandolo. L'idea di base della serie è: cosa succede se due civiltà di cui una molto più avanzata s'incontrano? Soprattutto cosa succede se entrambe vogliono lo stesso territorio? Tomino contrariamente al solito (in cui normalmente una delle parti interpreta gli indiani americani) decide dimostrare che è possibile anche tentare di arrivare ad accordi pacifici. Questi ultimi comunque sono sempre il risultato dello sviluppo di azioni di guerra o moventi politici poco chiari. Spesso dicono che questa serie sia la chiusura per Tomino di Gundam e rivedendola devo essere d'accordo. Effettivamente la storia di per sé può essere tranquillamente adattata (grazie all'escamotage del lontano futuro) a qualunque universo narrativo robotico.
Infine devo anche dire che la scenografia in cui si svolge l'intera serie è effettivamente una delle più belle che abbia visto. Non mi riferisco al disegno ma alla presenza di un tema naturalistico che normalmente non è presente in questo genere di serie
Infine devo anche dire che la scenografia in cui si svolge l'intera serie è effettivamente una delle più belle che abbia visto. Non mi riferisco al disegno ma alla presenza di un tema naturalistico che normalmente non è presente in questo genere di serie
Nella sua lunga carriera Yoshiyuki Tomino ha toccato molti generi, dall'anime musicale (Sasurai no Taiyou, 1971), all'anime d'avventura (Toriton del mare, 1972), al cappa e spada (La Stella della Senna, 1975), al super robot (Raideen, Zambot, Daitarn, 1975-1978) al famoso Gundam (1979). A partire dal 1980, con Ideon, Tomino comincia ad essere soprannominato lo sterminatore, specializzandosi in finali particolarmente tragici e drammatici, in cui buona parte del cast o anche tutto il cast muore (qualche avvisaglia si era già vista in Zambot). Questo periodo nero dura circa una ventina d'anni, fino al 1998. È il periodo in cui Tomino si concentra principalmente su Gundam, controvoglia da quanto traspare dalle sue interviste. Tomino odia ripetersi e ha dichiarato che il motivo per cui in alcune serie ha fatto morire tutto il cast era quello di non essere obbligato a lavorare ad un seguito. Nonostante ciò per motivi contrattuali ha dovuto spendere molti anni della sua vita su Gundam, fino ad arrivare a "Victory Gundam" che è forse il caso più eclatante della sua vocazione di sterminatore e di insofferenza contro Gundam. A partire da "Brain Powerd" (1998) Tomino torna a scrivere soggetti originali. Raggiunta ormai una certa età, capisce che è venuto il momento di dare al suo pubblico opere più solari, a lieto fine, che non angoscino gli spettatori. "Brain Powerd" è un'opera di transizione, con una prima metà estremamente drammatica ed una seconda incongruamente leggera, che non si può dire perfettamente riuscita, nonostante la presenza di molte idee interessanti. "Turn A Gundam" invece è la prima vera opera ottimista di Tomino.
"Turn A Gundam" fa eccezione rispetto agli altri seguiti non voluti di Gundam perché è stata pensata e desiderata dallo stesso Tomino fin dall'inizio, con l'intento di fare qualcosa di completamente diverso e di mettere la parola fine alla saga. Infatti dal 1999 a oggi Tomino non ha più realizzato nessuna serie a marchio Gundam. Il Turn A è quanto di più diverso si possa immaginare da un serie gundamica: è un Gundam, ma allo stesso tempo non lo è, trattandosi di una storia steampunk ambientata in un remoto futuro in cui la tecnologia terrestre è regredita ai livelli del primi decenni del ventesimo secolo. Nelle ambientazioni, nell'abbigliamento, nella descrizione della società, la serie è un omaggio alla Belle Èpoque. L'attenzione di Tomino va molto di più sugli aspetti di "world building", sugli aspetti sociali e anche sentimentali piuttosto che sui combattimenti. In "Turn A Gundam" i combattimenti sono addirittura pretestuosi per i tre quarti della serie: è solo a partire dalla trentasettesima puntata che la serie diventa un anime robotico a tutti gli effetti, mentre prima è un anime molto "sui generis". In questa fase i Mobil Suit sembrano fuori posto, abbiano regine che cambiano di posto con segretarie, scene di ballo di corte con il pilota di Gundam vestito da donna e scenette di nudo nei torrenti (!). Il robot principale non viene mai chiamato con il suo nome, ma con lo sminuente termine di Bambola Bianca (White Doll): inoltre viene intenzionalmente utilizzato un mecha design ridicolo: la Bambola Bianca sembra una parodia di Gundam a cui sono stati appiccicati dei baffi con intento denigratorio. È chiaro che il rapporto di Tomino con la sua creatura più famosa è stato di amore e odio e sembra che in quest'opera il regista si diverta a sbeffeggiarlo, lui che può.
Eppure nelle ultime puntate il registro leggero e quasi umoristico cambia, diventando molto più serio, quando l'altra faccia della Bambola Bianca appare, quando viene chiamata per la prima colta con il suo vero nome, il Turn A Gundam. In questo momento il Mobil Suit assume statura semi-divina, rivelandosi come la macchina con il potere di distruggere il pianeta Terra e ricordando Ideon più che qualunque altra serie gundamica. È nelle ultime quattordici puntate, ambientate sulla Luna, che Tomino dimostra ancora una volta di essere un grande regista, riuscendo a tirare le fila di una serie originalissima e molto diversa da tutto quanto da lui realizzato in precedenza. "Turn A Gundam" ha uno dei finali migliori che si potessero realizzare. Peccato per il ritmo lentissimo delle prime trentasei puntate, che sono sicuramente originali e interessanti, ma in coscienza non troppo appassionanti. Probabilmente la serie avrebbe guadagnato in ritmo se si fossero tagliate una dozzina di puntate. È per questo che il mio voto si limita ad un 8.5. "Turn A Gundam" è comunque il terzo grande Tomino dopo Dunbine e Ideon e prima (a mio avviso) del Gundam originale. È una visione che raccomando anche e soprattutto a chi non è particolarmente fan di Gundam.
P.S. merita una menzione d'onore il brillantissimo chara design di Yoshihito Hishinuma.
"Turn A Gundam" fa eccezione rispetto agli altri seguiti non voluti di Gundam perché è stata pensata e desiderata dallo stesso Tomino fin dall'inizio, con l'intento di fare qualcosa di completamente diverso e di mettere la parola fine alla saga. Infatti dal 1999 a oggi Tomino non ha più realizzato nessuna serie a marchio Gundam. Il Turn A è quanto di più diverso si possa immaginare da un serie gundamica: è un Gundam, ma allo stesso tempo non lo è, trattandosi di una storia steampunk ambientata in un remoto futuro in cui la tecnologia terrestre è regredita ai livelli del primi decenni del ventesimo secolo. Nelle ambientazioni, nell'abbigliamento, nella descrizione della società, la serie è un omaggio alla Belle Èpoque. L'attenzione di Tomino va molto di più sugli aspetti di "world building", sugli aspetti sociali e anche sentimentali piuttosto che sui combattimenti. In "Turn A Gundam" i combattimenti sono addirittura pretestuosi per i tre quarti della serie: è solo a partire dalla trentasettesima puntata che la serie diventa un anime robotico a tutti gli effetti, mentre prima è un anime molto "sui generis". In questa fase i Mobil Suit sembrano fuori posto, abbiano regine che cambiano di posto con segretarie, scene di ballo di corte con il pilota di Gundam vestito da donna e scenette di nudo nei torrenti (!). Il robot principale non viene mai chiamato con il suo nome, ma con lo sminuente termine di Bambola Bianca (White Doll): inoltre viene intenzionalmente utilizzato un mecha design ridicolo: la Bambola Bianca sembra una parodia di Gundam a cui sono stati appiccicati dei baffi con intento denigratorio. È chiaro che il rapporto di Tomino con la sua creatura più famosa è stato di amore e odio e sembra che in quest'opera il regista si diverta a sbeffeggiarlo, lui che può.
Eppure nelle ultime puntate il registro leggero e quasi umoristico cambia, diventando molto più serio, quando l'altra faccia della Bambola Bianca appare, quando viene chiamata per la prima colta con il suo vero nome, il Turn A Gundam. In questo momento il Mobil Suit assume statura semi-divina, rivelandosi come la macchina con il potere di distruggere il pianeta Terra e ricordando Ideon più che qualunque altra serie gundamica. È nelle ultime quattordici puntate, ambientate sulla Luna, che Tomino dimostra ancora una volta di essere un grande regista, riuscendo a tirare le fila di una serie originalissima e molto diversa da tutto quanto da lui realizzato in precedenza. "Turn A Gundam" ha uno dei finali migliori che si potessero realizzare. Peccato per il ritmo lentissimo delle prime trentasei puntate, che sono sicuramente originali e interessanti, ma in coscienza non troppo appassionanti. Probabilmente la serie avrebbe guadagnato in ritmo se si fossero tagliate una dozzina di puntate. È per questo che il mio voto si limita ad un 8.5. "Turn A Gundam" è comunque il terzo grande Tomino dopo Dunbine e Ideon e prima (a mio avviso) del Gundam originale. È una visione che raccomando anche e soprattutto a chi non è particolarmente fan di Gundam.
P.S. merita una menzione d'onore il brillantissimo chara design di Yoshihito Hishinuma.
Questa è la storia delle storie dei Gundam, col finale dei finali essendo ambientato milioni di anni dopo le storie che avete visto, che state vedendo e vedrete in futuro del Gundam perchè è stato creato per festeggiare il 20° anniversario ed ideato dal grande Yoshiyuki Tomino (creatore della serie originale) che ha avuto carta bianca e ha creato questa serie che conclude il tutto magnificamente.
Turn A Gundam (cioè A al contrario) matematicamente significa per ogni, e quindi per ogni Gundam, infatti questa serie è stata creata per ogni Gundam che è uscito ed uscirà. Come già detto è ambientata milioni di anni dopo le normali vicende e serie dei Gundam e l'umanità (per colpa) del Turn A è regressa, con la perdita della tecnologia dimenticandosi in milioni di anni anche di avere dei fratelli sulla Luna (logico). Il periodo di ambientazione potrebbe essere paragonato agli anni '60 in America, i macchinari sono simili come vestiti e pettinature, quindi un mondo che si sta riprendendo con la tecnologia piano piano e ha sete di progresso (direi l'età ideale per la serie).
Tutto inizia con il ritorno sulla Terra della regina Diana e della sua nave per poter tornare a vivere su di essa con la sua gente e la richiesta di pace, mentre degli scienziati ritrovano poco alla volta dei grossi macchinari seppelliti e protetti da tutto questo immenso tempo passato dalle nanomacchine (il tutto è più che credibile).
Si potrebbe rimanere un po' spaesati vedendo questa serie perché si è abituati alle altre serie del G, ed in più si vedono macchine volanti alla Laputa diciamo, ma tutto è perfettamente credibile e dato che si è abituati a vedere i Gundam con (magari) ali da angelo alla Wing o super tecnologici alla Seed o 00 potrebbero sembrare brutti o strani, ma sono solo più realistici, se doveste costruirli voi li fareste così e non come nelle altre serie che funzionerebbero solo in un anime.
Questo è l'ultimo Gundam disegnato su Cells a mano, altro motivo di valore rispetto alle altre più recenti. I disegni sono ottimi ed anche se è una serie animata si apprezza subito la particolarità dei disegni dalla prima puntata, come se ad ogni inquadratura volesse fare un quadro, ottimo.
La storia progredisce bene, con calma, ma senza lacune e con un'ottima caratterizzazione dei personaggi. Ho più che amato la brillante idea delle due gemelle che si scambiano i ruoli da regina a segretaria lasciando lo spettatore con qualche dubbio su chi sia l'una e chi sia l'altra.
Le musiche sono state fatte dalla grande Yoko Kanno (impossibile non sapere chi sia visto che fatto tutte le musiche degli anime più famosi al mondo, da Card Captor Sakura a Cawboy Bebop, Wolf's Rain ecc..) e sono perfette per ogni situazione, anche se non così travolgenti come quelle per le serie Seed e Seed Destiny, non fatte da lei e cantate dall'insuperabile Lacus Clyne. La canzone che rimane e colpisce in questa serie è ovviamente quella della seconda ending, che sarà usata per l'ultima puntata e per il finale, di cui hanno fatto anche una versione solo strumentale.
Anche se pensate che non vi possa piacere, se doveste guardarne qualche episodio per "provarlo" state sicuri che lo vedrete sicuramente tutto, quindi vuol dire che rende in qualunque caso, in effetti dalla prima puntata non puoi smettere di vederlo senza annoiarti e personalmente ogni puntata la vedevo così appassionatamente che passavano in un secondo, incredibile, quasi mai successo.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Per concludere dico che essendo la "storia delle storie" non poteva che finire bene, non poteva che avere un bel finale ed incredibilmente è finita come speravo che finisse ma non ci avrei creduto che Loran sposasse proprio Lei, un sogno per me.
Consiglio vivamente a chiunque abbia interesse nei Gundam di vedere questa serie che è la storia delle storie, ma di documentarsi bene prima di vederla per poterla apprezzare pienamente come ho potuto fare io. Voto 9,5 più che consigliata.
Turn A Gundam (cioè A al contrario) matematicamente significa per ogni, e quindi per ogni Gundam, infatti questa serie è stata creata per ogni Gundam che è uscito ed uscirà. Come già detto è ambientata milioni di anni dopo le normali vicende e serie dei Gundam e l'umanità (per colpa) del Turn A è regressa, con la perdita della tecnologia dimenticandosi in milioni di anni anche di avere dei fratelli sulla Luna (logico). Il periodo di ambientazione potrebbe essere paragonato agli anni '60 in America, i macchinari sono simili come vestiti e pettinature, quindi un mondo che si sta riprendendo con la tecnologia piano piano e ha sete di progresso (direi l'età ideale per la serie).
Tutto inizia con il ritorno sulla Terra della regina Diana e della sua nave per poter tornare a vivere su di essa con la sua gente e la richiesta di pace, mentre degli scienziati ritrovano poco alla volta dei grossi macchinari seppelliti e protetti da tutto questo immenso tempo passato dalle nanomacchine (il tutto è più che credibile).
Si potrebbe rimanere un po' spaesati vedendo questa serie perché si è abituati alle altre serie del G, ed in più si vedono macchine volanti alla Laputa diciamo, ma tutto è perfettamente credibile e dato che si è abituati a vedere i Gundam con (magari) ali da angelo alla Wing o super tecnologici alla Seed o 00 potrebbero sembrare brutti o strani, ma sono solo più realistici, se doveste costruirli voi li fareste così e non come nelle altre serie che funzionerebbero solo in un anime.
Questo è l'ultimo Gundam disegnato su Cells a mano, altro motivo di valore rispetto alle altre più recenti. I disegni sono ottimi ed anche se è una serie animata si apprezza subito la particolarità dei disegni dalla prima puntata, come se ad ogni inquadratura volesse fare un quadro, ottimo.
La storia progredisce bene, con calma, ma senza lacune e con un'ottima caratterizzazione dei personaggi. Ho più che amato la brillante idea delle due gemelle che si scambiano i ruoli da regina a segretaria lasciando lo spettatore con qualche dubbio su chi sia l'una e chi sia l'altra.
Le musiche sono state fatte dalla grande Yoko Kanno (impossibile non sapere chi sia visto che fatto tutte le musiche degli anime più famosi al mondo, da Card Captor Sakura a Cawboy Bebop, Wolf's Rain ecc..) e sono perfette per ogni situazione, anche se non così travolgenti come quelle per le serie Seed e Seed Destiny, non fatte da lei e cantate dall'insuperabile Lacus Clyne. La canzone che rimane e colpisce in questa serie è ovviamente quella della seconda ending, che sarà usata per l'ultima puntata e per il finale, di cui hanno fatto anche una versione solo strumentale.
Anche se pensate che non vi possa piacere, se doveste guardarne qualche episodio per "provarlo" state sicuri che lo vedrete sicuramente tutto, quindi vuol dire che rende in qualunque caso, in effetti dalla prima puntata non puoi smettere di vederlo senza annoiarti e personalmente ogni puntata la vedevo così appassionatamente che passavano in un secondo, incredibile, quasi mai successo.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Per concludere dico che essendo la "storia delle storie" non poteva che finire bene, non poteva che avere un bel finale ed incredibilmente è finita come speravo che finisse ma non ci avrei creduto che Loran sposasse proprio Lei, un sogno per me.
Consiglio vivamente a chiunque abbia interesse nei Gundam di vedere questa serie che è la storia delle storie, ma di documentarsi bene prima di vederla per poterla apprezzare pienamente come ho potuto fare io. Voto 9,5 più che consigliata.
La serie che avrebbe dovuto chiudere tutte le altre.
Ambientata in un futuro lontanissimo, in cui la Terra è regredita a una civiltà preindustriale e gli abitanti della Luna, rinchiusi da secoli nelle loro città sotterranee, aspirano a tornare a vivere su una terra propria, in un mondo vero, e non di plastica e vetro.
E’ cosi che si presenta Turn ∀ Gundam, serie del 1999 con la quale la Sunrise ha voluto festeggiare il ventennale della creazione del Mobile Suit bianco, affidando la serie al suo creatore originale, Yoshiyuki Tomino (che nel 1979 ha diretto la prima storica serie), il quale, grazie alla totale libertà creativa che gli è stata concessa (e supportato da Yoko Kanno alle musiche e dal mecha design di Alien e Blade Runner, Syd Mead, che ha creato uno dei più bei Mobile Suit di tale saga), dà vita a un’opera di reboot con lo scopo di azzerare tutto quello che è venuto in precedenza, preparando la strada alle produzioni successive - che sono state incapaci di cogliere tale messaggio, concentrandosi come tutti gli altri su versioni variant di Mobile Suit Gundam e di Z Gundam, e portando la franchigia alla deriva, dalla quale si sta cercando di recuperare con i sei OAV di Gundam Unicorn -, concentrandosi sui personaggi, mostrandoci la loro crescita morale e psicologica attraverso le vicende che affrontano, e rendendo lo spettatore partecipe di quello che veramente rende viva una serie di Gundam: una storia umana con personaggi convincenti e tridimensionali, in un testamento artistico che purtroppo è rimasto ignorato, in attesa che qualcuno riesca a coglierlo e a usarlo: tentare nuove strade e non aver paura di creare qualcosa di nuovo su Gundam.
Ambientata in un futuro lontanissimo, in cui la Terra è regredita a una civiltà preindustriale e gli abitanti della Luna, rinchiusi da secoli nelle loro città sotterranee, aspirano a tornare a vivere su una terra propria, in un mondo vero, e non di plastica e vetro.
E’ cosi che si presenta Turn ∀ Gundam, serie del 1999 con la quale la Sunrise ha voluto festeggiare il ventennale della creazione del Mobile Suit bianco, affidando la serie al suo creatore originale, Yoshiyuki Tomino (che nel 1979 ha diretto la prima storica serie), il quale, grazie alla totale libertà creativa che gli è stata concessa (e supportato da Yoko Kanno alle musiche e dal mecha design di Alien e Blade Runner, Syd Mead, che ha creato uno dei più bei Mobile Suit di tale saga), dà vita a un’opera di reboot con lo scopo di azzerare tutto quello che è venuto in precedenza, preparando la strada alle produzioni successive - che sono state incapaci di cogliere tale messaggio, concentrandosi come tutti gli altri su versioni variant di Mobile Suit Gundam e di Z Gundam, e portando la franchigia alla deriva, dalla quale si sta cercando di recuperare con i sei OAV di Gundam Unicorn -, concentrandosi sui personaggi, mostrandoci la loro crescita morale e psicologica attraverso le vicende che affrontano, e rendendo lo spettatore partecipe di quello che veramente rende viva una serie di Gundam: una storia umana con personaggi convincenti e tridimensionali, in un testamento artistico che purtroppo è rimasto ignorato, in attesa che qualcuno riesca a coglierlo e a usarlo: tentare nuove strade e non aver paura di creare qualcosa di nuovo su Gundam.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Premesse importanti: sono in un periodo in cui ho guardato altre serie di Gundam e mi sono piaciute quindi lo sto guardando anche di buon occhio cercando di coglierne gli aspetti positivi, ma nonostante ciò dopo 15 episodi (magari tornerò a recensire dopo) sono quantomeno perplesso.
Conoscevo già il disegnatore che ha fatto il chara desing, quindi non mi metterò a urlare al "omaggio a Miyazaki", nè mi metterò a gridare al miracolo solo perchè "sembra di Miyazaki" (sembra che abbia inventato tutto lui... voglio dire, gli aerei erano così un tempo, e Miyazaki manco esisteva...). A parte questo è evidente che questa serie cerca di essere stilosa ad ogni costo, non voglio dire assolutamente che è brutta, ma non credo che vada lodata troppo solo perchè sembra colta o perchè ci sono nomi grossi dietro.
Mi spiego meglio: i mecha su cui combattono i Moonrace o i primi mecha dei terresti sono brutti, molto brutti, sembra di vedere i mecha di Toriyama, ma quelli volevano far ridere
"i cattivi", almeno quelli comparsi fino a ora sono i più brutti mai visti in un anime. Il tipo pelato, i piloti Hippie, non scherziamo, perchè mischiare i protagonisti (tutti molto belli) con questa robaccia? Ma per favore?
E' profondo? E per cosa? Perchè si accenna ad una frettolosa storia d'amore tra la regina Diana e un improvvisato "Will Game" di cui allo spettatore non frega niente (e neanche gli viene dato il tempo di interessarsi)? E' profondo perchè la grande regina Diana
lascia il posto alla prima ragazzina che passa solo perchè le assomiglia? Suvvia...
Poi ci sono altre trovate che mi hanno lasciato basito: il "libretto di istruzioni di Gundam" o la faccina del Gundam stilizzata sulla schiena della tuta di Loran... boh, ripeto, roba che va bene in un manga di Toriyama, ma questo vorrebbe essere serio, intellettuale...
Finirò di guardarlo e poi tornerò a dargli un volto sicuramente migliore, però ho voluto dire la mia perchè credo che una serie vada vista per quello che è e non per quello che ricorda.
Infine il mio modesto parere è che questo Gundam voglia strizzare un pò l'occhio anche alla Gainax, ma purtroppo, per quanto mi siano piaciute molte serie della Sunrise, quel "che" che riesce a dare la Gainax purtroppo in questa serie non c'è...
Premesse importanti: sono in un periodo in cui ho guardato altre serie di Gundam e mi sono piaciute quindi lo sto guardando anche di buon occhio cercando di coglierne gli aspetti positivi, ma nonostante ciò dopo 15 episodi (magari tornerò a recensire dopo) sono quantomeno perplesso.
Conoscevo già il disegnatore che ha fatto il chara desing, quindi non mi metterò a urlare al "omaggio a Miyazaki", nè mi metterò a gridare al miracolo solo perchè "sembra di Miyazaki" (sembra che abbia inventato tutto lui... voglio dire, gli aerei erano così un tempo, e Miyazaki manco esisteva...). A parte questo è evidente che questa serie cerca di essere stilosa ad ogni costo, non voglio dire assolutamente che è brutta, ma non credo che vada lodata troppo solo perchè sembra colta o perchè ci sono nomi grossi dietro.
Mi spiego meglio: i mecha su cui combattono i Moonrace o i primi mecha dei terresti sono brutti, molto brutti, sembra di vedere i mecha di Toriyama, ma quelli volevano far ridere
"i cattivi", almeno quelli comparsi fino a ora sono i più brutti mai visti in un anime. Il tipo pelato, i piloti Hippie, non scherziamo, perchè mischiare i protagonisti (tutti molto belli) con questa robaccia? Ma per favore?
E' profondo? E per cosa? Perchè si accenna ad una frettolosa storia d'amore tra la regina Diana e un improvvisato "Will Game" di cui allo spettatore non frega niente (e neanche gli viene dato il tempo di interessarsi)? E' profondo perchè la grande regina Diana
lascia il posto alla prima ragazzina che passa solo perchè le assomiglia? Suvvia...
Poi ci sono altre trovate che mi hanno lasciato basito: il "libretto di istruzioni di Gundam" o la faccina del Gundam stilizzata sulla schiena della tuta di Loran... boh, ripeto, roba che va bene in un manga di Toriyama, ma questo vorrebbe essere serio, intellettuale...
Finirò di guardarlo e poi tornerò a dargli un volto sicuramente migliore, però ho voluto dire la mia perchè credo che una serie vada vista per quello che è e non per quello che ricorda.
Infine il mio modesto parere è che questo Gundam voglia strizzare un pò l'occhio anche alla Gainax, ma purtroppo, per quanto mi siano piaciute molte serie della Sunrise, quel "che" che riesce a dare la Gainax purtroppo in questa serie non c'è...
Se Miazaki avesse fatto Gundam !!...è questo quello che sembra !
Atmosfere alla Laputa, un mondo in bilico tre SteamPunk e Hi Tech, un charter che rende omaggio allo stile Ghibli sia graficamente che, in alcuni casi anche come caratterizzazioni .
All' inizio è spiazzante, tanto lontano dal mondo Gundamiano classico (e successivi) per poi invece citarlo, incastralo, rinnegarlo e ricostruirlo .
I mecha sono quelli più "enigmatici", addirittura , nelle prime puntate considerate SEMI DIVINITÀ , in principio lontanissimi dagli standard dei Mobile suit (ci si mette parecchio ad accettare il nuovo Gundam per poi affezionarsi a lui) per poi ispirarsi ai modelli classici, come in tempi recenti ha fatto 00.
Lenta ma incalzante, la storia parte in modo originale e si sviluppa sugli stessi binari citando in qualche caso le serie precedenti .
"Papà" Tomino riprende la sua creatura, la reinterpreta rendendola diversa ma simile e ci lascia un opera a se stante (può esser apprezzata anche da chi non conosce Gundam) bella, poetica per quanto Tomino riesca ad esserlo e struggente .
Il voto è solo indicativo... sarebbe come dare un voto alla Cappella Sistina o all' Ultima cena .
Atmosfere alla Laputa, un mondo in bilico tre SteamPunk e Hi Tech, un charter che rende omaggio allo stile Ghibli sia graficamente che, in alcuni casi anche come caratterizzazioni .
All' inizio è spiazzante, tanto lontano dal mondo Gundamiano classico (e successivi) per poi invece citarlo, incastralo, rinnegarlo e ricostruirlo .
I mecha sono quelli più "enigmatici", addirittura , nelle prime puntate considerate SEMI DIVINITÀ , in principio lontanissimi dagli standard dei Mobile suit (ci si mette parecchio ad accettare il nuovo Gundam per poi affezionarsi a lui) per poi ispirarsi ai modelli classici, come in tempi recenti ha fatto 00.
Lenta ma incalzante, la storia parte in modo originale e si sviluppa sugli stessi binari citando in qualche caso le serie precedenti .
"Papà" Tomino riprende la sua creatura, la reinterpreta rendendola diversa ma simile e ci lascia un opera a se stante (può esser apprezzata anche da chi non conosce Gundam) bella, poetica per quanto Tomino riesca ad esserlo e struggente .
Il voto è solo indicativo... sarebbe come dare un voto alla Cappella Sistina o all' Ultima cena .
Amo da matti questo Gundam (che forse di Gundam non ha poi molto). Turn A, di tutte le serie è l'unica che NON nasce appositamente per far vendere gadget e modellini e ci mostra un mecha che ricorda più quello di Miyazaki in Laputa che il Gundam di Okawara. Lento ma non noioso, profondo e riflessivo, quasi maniacale nella descrizione dei personaggi. Prende elementi da tutti i suoi precedenti Gundam, dal primo storico 0079 a Z e ZZ passando per gli apocrifi G,X e W. Queste serie vengono tutte citate nel corso della storia (anche nella sigla ad esempio scorrono molti fotogrammi "storici" nelle schegge che volano). Tomino ci ha regalato la fine di tutte le serie del suo prodotto più famoso che gli ha dato notorietà a livello mondiale, al pari di Nagai e Matsumoto. C'è qualcosa di magico in questo Turn A che viene dato anche dalle musiche di Yoko Kanno (tutte orchestrate dalla filarmonica di Warsavia). In particolare la magnetica "Moon" si sposa con questo anime con una armonia che è qualcosa di unico.
Partiamo dal mecha:una novita' indubbiamente dal punto di vista grafico(Syd Mead docet!) con il design "inusuale" per il gundam.Va detto che e' il mecha che piu' si accosta ad una ipotetica realta':i mobile suits danno l'impressione di essere delle vere macchine: basta osservare il cockpit del whitedoll (turn a gundam [WD-M01 System A-99]) per capire che ci troviamo all'interno di un sistema automatizzato molto sofisticato ed evoluto.I personaggi hanno il giusto spessore;il protagonista evolve nel corso della storia e lo si percepisce sia a livello fisico(grazie akiman per la tua realizzazione del character!) che soprattutto a livello introspettivo: e' l'amuro che ha qualcosa da dare ed insegnare a tutta l'umanita' (non solo i new-type), un'ace pilot con un particolare occhio di riguardo alla vita ed al rispetto per quest'ultima di qualunque fazione essa sia.Tutti i personaggi hanno qualcosa da dire ed anche se il ritmo delle puntate non e' frenetico, come magari si aspetta qualcuno, ogni episodio e' un affresco di vita e uno spunto di riflessione sulla negativita' della guerra.