C'era una volta Windaria
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Introduzione e storia
È una storia all'apparenza strana, dal ritmo molto lento, ma graduale e costante, e che rivela piano piano molte più cose di quelle che sembrano. La storia di due nazioni rimaste in pace per molto tempo, una pace che però rischia di andare in frantumi a causa del fatto che qualche spia di una delle due nazioni si introduce nel territorio del regno e scatena un incidente che funge da miccia per una nuova guerra. La situazione prende una deriva preoccupante e i regnanti delle rispettive nazioni sono obbligati a fare fronte, per fare in modo di difendere gli interessi dei rispettivi popoli. A tutto ciò si aggiunge la tresca amorosa tra i figli dei regnanti, che getta ulteriore scandalo nelle corti dei due regni. Infine, vi è una terza fazione apparentemente neutra, ma all'interno della quale vi è un giovane rampante desideroso di far strada ed elevare se possibile il proprio status. Questi viene persuaso e comprato da un funzionario del regno di Paro e fa in modo che il regno di Itra subisca un'inondazione per via del collasso della diga che lo protegge, causandone la distruzione. A ciò si aggiunge il fatto che Jill, il principe di Paro, e Anhas, la principessa di Itra, assistono alla morte dei rispettivi genitori e sono costretti ad assumere il titolo di re e regina del rispettivo regno e a combattersi e uccidersi a vicenda. Alla fine di tutto anche Izu, il giovane rampante, capisce che è tempo di tornare a casa, poiché una delle spie del regno di Paro riceve l'ordine di ucciderlo. Torna a casa con la speranza di riabbracciare la sua amata Marin, ma scopre con orrore che ella è morta a causa dell'inondazione che ha devastato non soltanto Itra ma anche Paro. Alla fine deve rassegnarsi al fatto che il suo orgoglio, come quello dei regnanti dei due regni, li ha portati all'autodistruzione.
Grafica
La grafica è curata molto bene, con contrasti di luci e ombre ben distribuiti che conferiscono alla vicenda un realismo molto efficace e persuasivo. Le ambientazioni sono ben curate e il loro stile ricorda le città di Venezia e Roma, per quanto concerne il regno di Itra (abbiamo le tipiche piazzette de la "Serenissima" e l'Acquedotto Claudio come rimandi principali). Le animazioni sono fluide, dinamiche, scorrevoli, senza interruzioni inopportune, e rendono molto la profondità della trama, la quale è quindi in grado di mostrarsi in tutta la sua intensità e potenza narrativa. C'è però un particolare che non riesco a capire, ovvero la navicella in cielo: cosa rappresenta? Inizialmente non è chiara la sua funzione, e neppure alla fine del film questa viene proprio svelata del tutto.
Personaggi
I personaggi sono ben realizzati, ciascuno dotato di una personalità ben definita che combacia con il ruolo che recita: c'è chi dimostra di essere valoroso e audace, chi invece prova a capire le ragioni che stanno dietro questo conflitto insensato e prova a prevenirlo. Tutti i personaggi hanno quindi un ruolo ben definito; eppure tutti loro patiscono un destino miserabile che li trascina quasi tutti nell'oblio. Nessuno di loro in effetti si salva, anzi tutti loro sono distrutti e segnati dal fato stesso, e non hanno via di scampo.
Messaggi
Il messaggio principale che indubbiamente sorge da questa trama è che l'orgoglio e il tradimento portano alla distruzione di tutto, dalle famiglie ad interi regni e imperi. Quindi questa pellicola vuole essere una sorta di denuncia contro la futilità della guerra e anche un piccolo manifesto sull'amore. Infatti qui assistiamo a due storie d'amore, una ispirata a Romeo e Giulietta di Shakespeare e l'altra forse ad Orfeo ed Euridice, quindi anche qui la tradizione classica si ritaglia uno spazio non indifferente e influenza pesantemente la trama. Un altro aspetto che viene denunciato è come il potere cambia le persone, molto spesso o quasi sempre in peggio: Jill, ma anche Anhas, intraprende una guerra in cui ci si distrugge a vicenda. Izu verrà corrotto dal denaro e dal potere che ha nel comprare tutto e tutti, paga anche lui il suo prezzo.
Giudizio finale
Una storia dal potenziale narrativo enorme, ma che sa comunque prendersi il suo tempo per manifestarsi nelle sue sfumature e senza avere troppa fretta. Questa storia invita lo spettatore a riflettere su quanto avviene e sul sapere dare agli eventi il loro giusto significato, valore e funzione.
Voto: 8,5
Introduzione e storia
È una storia all'apparenza strana, dal ritmo molto lento, ma graduale e costante, e che rivela piano piano molte più cose di quelle che sembrano. La storia di due nazioni rimaste in pace per molto tempo, una pace che però rischia di andare in frantumi a causa del fatto che qualche spia di una delle due nazioni si introduce nel territorio del regno e scatena un incidente che funge da miccia per una nuova guerra. La situazione prende una deriva preoccupante e i regnanti delle rispettive nazioni sono obbligati a fare fronte, per fare in modo di difendere gli interessi dei rispettivi popoli. A tutto ciò si aggiunge la tresca amorosa tra i figli dei regnanti, che getta ulteriore scandalo nelle corti dei due regni. Infine, vi è una terza fazione apparentemente neutra, ma all'interno della quale vi è un giovane rampante desideroso di far strada ed elevare se possibile il proprio status. Questi viene persuaso e comprato da un funzionario del regno di Paro e fa in modo che il regno di Itra subisca un'inondazione per via del collasso della diga che lo protegge, causandone la distruzione. A ciò si aggiunge il fatto che Jill, il principe di Paro, e Anhas, la principessa di Itra, assistono alla morte dei rispettivi genitori e sono costretti ad assumere il titolo di re e regina del rispettivo regno e a combattersi e uccidersi a vicenda. Alla fine di tutto anche Izu, il giovane rampante, capisce che è tempo di tornare a casa, poiché una delle spie del regno di Paro riceve l'ordine di ucciderlo. Torna a casa con la speranza di riabbracciare la sua amata Marin, ma scopre con orrore che ella è morta a causa dell'inondazione che ha devastato non soltanto Itra ma anche Paro. Alla fine deve rassegnarsi al fatto che il suo orgoglio, come quello dei regnanti dei due regni, li ha portati all'autodistruzione.
Grafica
La grafica è curata molto bene, con contrasti di luci e ombre ben distribuiti che conferiscono alla vicenda un realismo molto efficace e persuasivo. Le ambientazioni sono ben curate e il loro stile ricorda le città di Venezia e Roma, per quanto concerne il regno di Itra (abbiamo le tipiche piazzette de la "Serenissima" e l'Acquedotto Claudio come rimandi principali). Le animazioni sono fluide, dinamiche, scorrevoli, senza interruzioni inopportune, e rendono molto la profondità della trama, la quale è quindi in grado di mostrarsi in tutta la sua intensità e potenza narrativa. C'è però un particolare che non riesco a capire, ovvero la navicella in cielo: cosa rappresenta? Inizialmente non è chiara la sua funzione, e neppure alla fine del film questa viene proprio svelata del tutto.
Personaggi
I personaggi sono ben realizzati, ciascuno dotato di una personalità ben definita che combacia con il ruolo che recita: c'è chi dimostra di essere valoroso e audace, chi invece prova a capire le ragioni che stanno dietro questo conflitto insensato e prova a prevenirlo. Tutti i personaggi hanno quindi un ruolo ben definito; eppure tutti loro patiscono un destino miserabile che li trascina quasi tutti nell'oblio. Nessuno di loro in effetti si salva, anzi tutti loro sono distrutti e segnati dal fato stesso, e non hanno via di scampo.
Messaggi
Il messaggio principale che indubbiamente sorge da questa trama è che l'orgoglio e il tradimento portano alla distruzione di tutto, dalle famiglie ad interi regni e imperi. Quindi questa pellicola vuole essere una sorta di denuncia contro la futilità della guerra e anche un piccolo manifesto sull'amore. Infatti qui assistiamo a due storie d'amore, una ispirata a Romeo e Giulietta di Shakespeare e l'altra forse ad Orfeo ed Euridice, quindi anche qui la tradizione classica si ritaglia uno spazio non indifferente e influenza pesantemente la trama. Un altro aspetto che viene denunciato è come il potere cambia le persone, molto spesso o quasi sempre in peggio: Jill, ma anche Anhas, intraprende una guerra in cui ci si distrugge a vicenda. Izu verrà corrotto dal denaro e dal potere che ha nel comprare tutto e tutti, paga anche lui il suo prezzo.
Giudizio finale
Una storia dal potenziale narrativo enorme, ma che sa comunque prendersi il suo tempo per manifestarsi nelle sue sfumature e senza avere troppa fretta. Questa storia invita lo spettatore a riflettere su quanto avviene e sul sapere dare agli eventi il loro giusto significato, valore e funzione.
Voto: 8,5
C'era una volta Windaria è un film di animazione del 1986 scritto da Keisuke Fujikawa e diretto da Kunihiko Yuyama, che rielabora in maniera molto originale la storia di Romeo e Giulietta. In Italia è stato distribuito in dvd dalla Yamato Video.
C'era una volta Windaria è composto da due percorsi narrativi, a tratti intrecciati tra loro. Da un lato c'è la storia d'amore tre i due principi che, per certi versi, ricorda molto Romeo e Giulietta, con gli eredi di due fazioni opposte che si innamorano. Dall'altro ci sono le vicende di un umile contadino che parte, abbandonando la sua amata, per quella che gli sembra la più grande avventura della sua vita. Le vite di questi quattro personaggi verranno però sconvolte dalla tragica quanto inevitabile guerra. La trama è piuttosto lineare, tanto che fin dall'inizio si sa come va a finire (o quasi).
I disegni e le animazioni sono tipici di quel periodo, molto semplici e con colori pastello. Un piccolo difetto di questo lungometraggio, come per tutti gli anime tradotti in quel periodo, è lo stravolgimento dei nomi di luoghi e personaggi avvenuto durante la traduzione. Quella che era la città costiera di Itha diventa Lunaria e il regno di Paro diventa la Terra delle Ombre. Nella versione originale i nomi delle due coppie di protagonisti erano: la principessa Ahanas di Itha ed il principe Jill di Paro, tradotti in Veronica e Roland; mentre i due contadini erano Isu e sua moglie Marin, diventati Alan e Maria. Concludendo... si tratta di una storia semplice e senza pretese, ma comunque piacevole da guardare.
C'era una volta Windaria è composto da due percorsi narrativi, a tratti intrecciati tra loro. Da un lato c'è la storia d'amore tre i due principi che, per certi versi, ricorda molto Romeo e Giulietta, con gli eredi di due fazioni opposte che si innamorano. Dall'altro ci sono le vicende di un umile contadino che parte, abbandonando la sua amata, per quella che gli sembra la più grande avventura della sua vita. Le vite di questi quattro personaggi verranno però sconvolte dalla tragica quanto inevitabile guerra. La trama è piuttosto lineare, tanto che fin dall'inizio si sa come va a finire (o quasi).
I disegni e le animazioni sono tipici di quel periodo, molto semplici e con colori pastello. Un piccolo difetto di questo lungometraggio, come per tutti gli anime tradotti in quel periodo, è lo stravolgimento dei nomi di luoghi e personaggi avvenuto durante la traduzione. Quella che era la città costiera di Itha diventa Lunaria e il regno di Paro diventa la Terra delle Ombre. Nella versione originale i nomi delle due coppie di protagonisti erano: la principessa Ahanas di Itha ed il principe Jill di Paro, tradotti in Veronica e Roland; mentre i due contadini erano Isu e sua moglie Marin, diventati Alan e Maria. Concludendo... si tratta di una storia semplice e senza pretese, ma comunque piacevole da guardare.
Trasposizioni della tragedia per antonomasia, il" Romeo e Giulietta" di Shakespeare, ne sono state fatte talmente tante, sia letterarie sia cinematografiche e televisive, che sarebbe un'impresa titanica elencarle tutte; il mondo dell'animazione non poteva quindi essere da meno, compresa ovviamente quella nipponica e in questo filone di ispirazione si può ascrivere sicuramente il lungometraggio del 1986 "Dôwa meita senshi Windaria", conosciuto in Italia con il titolo "C'era una volta Windaria".
Riproposizione in chiave fantasy di un plot piuttosto collaudato, il film racconta è la storia di due città stato in netta contrapposizione tra loro per il possessori un bene prezioso come la vita: l'acqua. La florida Lunaria, con un complesso sistema di dighe e canali, ne detiene il monopolio ma ne ha sempre diviso i benefici con il vicino Regno delle ombre fino al momento in cui, per le troppe pretese di quest'ultimo, decide letteralmente di "chiudere i rubinetti". La guerra a questo punto diventerà inevitabile,con buona pace dei due principi ereditari, Veronica e Roland, che finiscono per diventare nemici pur nutrendo un grande amore l'uno per l'altro.
Lo spettatore si renderà conto ben presto della prevedibilità della trama ma anche di varie magagne, alcune delle quali possono essere rintracciabili nel fatto che l'adattamento italiano (cosa non nuova per l'epoca) è preso totalmente da quello statunitense della "famigerata" casa di produzione Harmony Gold, famosa a tutti gli appassionati di mecha per l'operazione "taglia e cuci" che diede vita alla serie "Robotech". Operazioni di censura, specie per le scene più cruente e sanguinose, a go go e americanizzazione dei nomi di persone e città sono quindi da ascriversi al purtroppo ben conosciuto metodo di proporre titoli di animazione giapponesi sul territorio U.S.A., ma questo non basta per discolpare il fatto che "Windaria" proprio non decolla per tutta l'ora e mezza della sua durata nonostante un impianto tecnico notevole per l'epoca; vengono infatti più volte messe in evidenza, quando si parla di questo titolo, le animazioni del bravo Mastumi Inomata (diventato celebre con "City Hunter") ma anche le musiche non possono essere dimenticate, dato che sono state il trampolino di lancio per la cantante Akiro Arai, divenuta poi tra le cantanti di sigle più richieste ("Noir", "Aria", "Zegapain").
La trama purtroppo non si dimostra meritevole di questo cast di prim'ordine, la storia è davvero senza mordente e oltretutto soggetta a forzature piuttosto evidenti: com'è possibile che la città più ricca sia tanto tecnologicamente svantaggiata rispetto al nemico? E che nonostante questo le battaglie risultino quasi alla pari? La condanna della guerra come espressione fattiva del lato più fosco dell'animo umano è un cliché sempreverde dell'animazione nipponica, sorta di catarsi purificatrice di un popolo uscito distrutto anima e corpo dal secondo confitto mondiale, ma in questo caso siamo di fronte a scene troppo artefatte per risultare credibili e a personaggi davvero piatti, troppo carenti dal punto di vista dello spessore psicologico, con il risultato che la morale positiva che si vorrebbe raggiungere, con l'ausilio di un tragico finale, viene totalmente scavalcata da un senso di noia piuttosto frustrante.
"C'era una volta Windaria" è un prodotto quindi da destinare a un pubblico piuttosto giovane, anche se i tempi registici lenti e tipicamente anni ottanta potrebbero risultargli indigesti; resta comunque un più che discreto lato tecnico che me lo fa elevare alla sufficienza risicata, nonostante (altro punto a demerito) un doppiaggio italiano non all'altezza nonostante i nomi di livello messi in campo.
Riproposizione in chiave fantasy di un plot piuttosto collaudato, il film racconta è la storia di due città stato in netta contrapposizione tra loro per il possessori un bene prezioso come la vita: l'acqua. La florida Lunaria, con un complesso sistema di dighe e canali, ne detiene il monopolio ma ne ha sempre diviso i benefici con il vicino Regno delle ombre fino al momento in cui, per le troppe pretese di quest'ultimo, decide letteralmente di "chiudere i rubinetti". La guerra a questo punto diventerà inevitabile,con buona pace dei due principi ereditari, Veronica e Roland, che finiscono per diventare nemici pur nutrendo un grande amore l'uno per l'altro.
Lo spettatore si renderà conto ben presto della prevedibilità della trama ma anche di varie magagne, alcune delle quali possono essere rintracciabili nel fatto che l'adattamento italiano (cosa non nuova per l'epoca) è preso totalmente da quello statunitense della "famigerata" casa di produzione Harmony Gold, famosa a tutti gli appassionati di mecha per l'operazione "taglia e cuci" che diede vita alla serie "Robotech". Operazioni di censura, specie per le scene più cruente e sanguinose, a go go e americanizzazione dei nomi di persone e città sono quindi da ascriversi al purtroppo ben conosciuto metodo di proporre titoli di animazione giapponesi sul territorio U.S.A., ma questo non basta per discolpare il fatto che "Windaria" proprio non decolla per tutta l'ora e mezza della sua durata nonostante un impianto tecnico notevole per l'epoca; vengono infatti più volte messe in evidenza, quando si parla di questo titolo, le animazioni del bravo Mastumi Inomata (diventato celebre con "City Hunter") ma anche le musiche non possono essere dimenticate, dato che sono state il trampolino di lancio per la cantante Akiro Arai, divenuta poi tra le cantanti di sigle più richieste ("Noir", "Aria", "Zegapain").
La trama purtroppo non si dimostra meritevole di questo cast di prim'ordine, la storia è davvero senza mordente e oltretutto soggetta a forzature piuttosto evidenti: com'è possibile che la città più ricca sia tanto tecnologicamente svantaggiata rispetto al nemico? E che nonostante questo le battaglie risultino quasi alla pari? La condanna della guerra come espressione fattiva del lato più fosco dell'animo umano è un cliché sempreverde dell'animazione nipponica, sorta di catarsi purificatrice di un popolo uscito distrutto anima e corpo dal secondo confitto mondiale, ma in questo caso siamo di fronte a scene troppo artefatte per risultare credibili e a personaggi davvero piatti, troppo carenti dal punto di vista dello spessore psicologico, con il risultato che la morale positiva che si vorrebbe raggiungere, con l'ausilio di un tragico finale, viene totalmente scavalcata da un senso di noia piuttosto frustrante.
"C'era una volta Windaria" è un prodotto quindi da destinare a un pubblico piuttosto giovane, anche se i tempi registici lenti e tipicamente anni ottanta potrebbero risultargli indigesti; resta comunque un più che discreto lato tecnico che me lo fa elevare alla sufficienza risicata, nonostante (altro punto a demerito) un doppiaggio italiano non all'altezza nonostante i nomi di livello messi in campo.
Prodotto nel 1986, "C'era una volta Windaria" arriva nel bel paese dalla versione americana, e come per altri anime che hanno seguito questo discutibile percorso si notano varie piccole censure. Peccato che con o senza queste l'opera si macchi di numerose forzature veramente spiazzanti, dando vita a un prodotto che sorprende sotto un altro aspetto e non sotto quello originario.
Vista la bassa riuscita complessiva per descriverne le varie assurdità potrebbero venire fatti degli spoiler, è doveroso avvisare anche se dopo la lettura difficilmente si avrà voglia di vederlo.
Si apre su un funerale, dove una voce fuori campo narra la voglia di redimersi dai suoi peccati prima di passare a miglior vita. Inizia così la storia di Windaria, un mondo dove due città-stato convivevano duramente, l'una sotto il giogo dell'altra, e qui si muovono due storie d'amore, quella di Alan (Izu in originale) il protagonista, e quella dei due principi dei rispettivi stati, come a volere mimare le gesta di "Romeo & Giulietta".
Dopo questa prima impressione la storia sembra muoversi su un terreno interessante, l'eroe che si separa dalla sua amata per cercare di fermare la guerra e salvare la vallata in cui vive, mentre i due paesi sono sempre più alle strette… e qui iniziano le castronerie, le forzature e tutto ciò che di male si può trovare in un'opera d'animazione mal riuscita.
Già dalle prime battute si nota uno stile narrativo lento e costante che conduce un'evoluzione lineare, ma andando avanti sembra diventare sempre più tedioso e la storia sembra iniziare il festival delle banalità, fino a quando non iniziano le "forzature concatenate": un soldato sorpreso a dormire viene sgridato e per lo spavento inizia a sparare, gli altri pensano di essere attaccati e scatenano un putiferio infernale, con il risultato di un carro armato che distrugge l'unico mezzo di Alan per tornare a casa! E non finiscono qui, ad esempio due guardie non fanno passare sempre il povero Alan e iniziano a sparargli per gioco, e proprio in quel momento passa un piccione viaggiatore e decidono di sparare anche a lui, facendo perdere per sempre il messaggio dei due amanti.
Poi è doveroso parlare dei personaggi, più piatti degli stessi disegni (nel senso di due dimensioni ovviamente): Alan pare il classico uomo comune incredibilmente forte e generoso che vuole aiutare i propri amici, ma con una vile promessa di denaro tradirà la propria patria. Teoricamente la corruzione per via del materialismo è comprensibile, ma il cambiamento più assurdo avviene in coincidenza con delle situazioni assurde, il re assale il figlio Roland per ammazzarlo - con la giustissima motivazione che non voleva partecipare alla guerra! - e nella colluttazione finisce ucciso, così il principe diventa re. Dall'altra parte la regina vede i soldati partire e ha un misterioso malore che... la porterà alla morte, facendo giurare alla figlia di portare avanti la guerra! Così i due giovani innamorati che fino a pochi minuti prima professavano i loro ideali e tutte le loro speranze per la pace si ritrovano a combattersi sul campo da guerra, in barba a ciò che sostenevano. Gli altri personaggi sono praticamente inesistenti, se non per la povera Maria, un personaggio principale finito in un angolo.
Attraverso queste discutibili scelte si arriva al finale, dove i soldati di Paro, armati di fucili, carri armati ed aereo, affrontano quelli di Itha, dall'aspetto arabeggiante e armati di... balestre, mongolfiere e molotov. E lo scontro sarà equilibrato più del previsto, e lì arriva l'altra affinità con "R&G" ovvero la fine di un amore dannato anche se in modo abbastanza ridicolo per risultare epica (dire a una persona che la si ama prima di spararle non è molto simpatica come scelta), e ancora più stupido parrà Alan, per colpa del quale moriranno migliaia di persone. Lui dopo diverso tempo si rende conto della sua cecità e va a cercare Maria sperando che si sia salvata, e qui arriva l'unico pezzo veramente gradevole dell'intero prodotto, sia per il dramma sia per la silenziosa felicità dello spettatore che vede quel fanfarone di Alan disperarsi e avere ciò che merita.
Per essere onesti fino in fondo anche i dialoghi sono pessimi, perché minimi e basati su ovvietà, come ad esempio quando Alan viene aggredito nel sonno da una donna e con un moto di intelligenza inaspettata dice con orgoglio "Adesso ho capito, sei stata mandata da qualcuno che ti ha pagata per uccidermi!". Sveglio il ragazzo, meno male che ci ha spiegato l'arcano, pensavo lo facesse per divertimento.
Sotto l'aspetto tecnico l'anime si presenta bene, i disegni sono abbastanza comuni ma le animazioni sono fluide e ben fatte, peccato per la regia praticamente inesistente. Già, l'opera soffre per i tempi noiosi e i dialoghi stringatissimi e inesistenti, e spesso si perde a mostrare fin troppo particolari inutili, come Alan sulla sua nuova "macchina" e i due amati che si rincorrono nel bosco - un paio di scene ci stanno, ma quasi un minuto o più tutto così… - e si capisce che il regista adora le carrellate, infatti ogni poco c'è una bella carrellata in orizzontale, una verticale, due diagonali, e si sfuma verso la prossima scena. Il che sarebbe passabile se non fosse che finisce con il lasciare i personaggi in un piccolo pezzo di scena per pochi attimi ogni volta.
La censura americana non aiuta, ed è ben visibile: nei pochi combattimenti corpo a corpo e nelle due/tre scene con del sangue si notano cambi di immagine fin troppo rapidi, sequenze confuse e immagini evidentemente ingrandite e tagliate, in netto contrasto con la regia pacata.
Il doppiaggio e l'adattamento italiano soffrono due particolari, il primo è indubbiamente l'età che comporta master pessimi e occidentalizzazione dei nomi; la seconda è la pessima interpretazione della maggior parte dei personaggi.
Riprendendo elementi di successo visti proprio in "Romeo & Giulietta" l'opera sembra andare verso lidi drammatici toccanti e malinconici, e lo farà, peccato che in verità "C'era una volta Windaria" è costruito in modo talmente banale, forzato e incredibilmente stupido che riesce a rendere il tutto una fastidiosa e noiosa farsa. Però in tutto questo rivela un aspetto "segreto", ovvero mostra come lo spirito umano sia debole e ceda facilmente ai beni materiali in poco tempo, in barba a ideali e sentimenti, ma il tutto avviene attraverso brevi vie laterali e nel finale, non riuscendo a giustificare la visione del prodotto.
Se siete alla ricerca del classico amore disperato e impossibile in una delle peggiori imitazioni di "Romeo & Giulietta" accomodatevi per una lunghissima ora e mezza sulla vostra poltrona, ma se proprio volete ce ne sono tantissime altre, di trasposizioni simili fatte male, ma sempre meglio di questa.
Se volete vedere una rivisitazione decente invece indirizzatevi su 'Romeo X Juliet' dello studio Gonzo e non ve ne pentirete.
Vista la bassa riuscita complessiva per descriverne le varie assurdità potrebbero venire fatti degli spoiler, è doveroso avvisare anche se dopo la lettura difficilmente si avrà voglia di vederlo.
Si apre su un funerale, dove una voce fuori campo narra la voglia di redimersi dai suoi peccati prima di passare a miglior vita. Inizia così la storia di Windaria, un mondo dove due città-stato convivevano duramente, l'una sotto il giogo dell'altra, e qui si muovono due storie d'amore, quella di Alan (Izu in originale) il protagonista, e quella dei due principi dei rispettivi stati, come a volere mimare le gesta di "Romeo & Giulietta".
Dopo questa prima impressione la storia sembra muoversi su un terreno interessante, l'eroe che si separa dalla sua amata per cercare di fermare la guerra e salvare la vallata in cui vive, mentre i due paesi sono sempre più alle strette… e qui iniziano le castronerie, le forzature e tutto ciò che di male si può trovare in un'opera d'animazione mal riuscita.
Già dalle prime battute si nota uno stile narrativo lento e costante che conduce un'evoluzione lineare, ma andando avanti sembra diventare sempre più tedioso e la storia sembra iniziare il festival delle banalità, fino a quando non iniziano le "forzature concatenate": un soldato sorpreso a dormire viene sgridato e per lo spavento inizia a sparare, gli altri pensano di essere attaccati e scatenano un putiferio infernale, con il risultato di un carro armato che distrugge l'unico mezzo di Alan per tornare a casa! E non finiscono qui, ad esempio due guardie non fanno passare sempre il povero Alan e iniziano a sparargli per gioco, e proprio in quel momento passa un piccione viaggiatore e decidono di sparare anche a lui, facendo perdere per sempre il messaggio dei due amanti.
Poi è doveroso parlare dei personaggi, più piatti degli stessi disegni (nel senso di due dimensioni ovviamente): Alan pare il classico uomo comune incredibilmente forte e generoso che vuole aiutare i propri amici, ma con una vile promessa di denaro tradirà la propria patria. Teoricamente la corruzione per via del materialismo è comprensibile, ma il cambiamento più assurdo avviene in coincidenza con delle situazioni assurde, il re assale il figlio Roland per ammazzarlo - con la giustissima motivazione che non voleva partecipare alla guerra! - e nella colluttazione finisce ucciso, così il principe diventa re. Dall'altra parte la regina vede i soldati partire e ha un misterioso malore che... la porterà alla morte, facendo giurare alla figlia di portare avanti la guerra! Così i due giovani innamorati che fino a pochi minuti prima professavano i loro ideali e tutte le loro speranze per la pace si ritrovano a combattersi sul campo da guerra, in barba a ciò che sostenevano. Gli altri personaggi sono praticamente inesistenti, se non per la povera Maria, un personaggio principale finito in un angolo.
Attraverso queste discutibili scelte si arriva al finale, dove i soldati di Paro, armati di fucili, carri armati ed aereo, affrontano quelli di Itha, dall'aspetto arabeggiante e armati di... balestre, mongolfiere e molotov. E lo scontro sarà equilibrato più del previsto, e lì arriva l'altra affinità con "R&G" ovvero la fine di un amore dannato anche se in modo abbastanza ridicolo per risultare epica (dire a una persona che la si ama prima di spararle non è molto simpatica come scelta), e ancora più stupido parrà Alan, per colpa del quale moriranno migliaia di persone. Lui dopo diverso tempo si rende conto della sua cecità e va a cercare Maria sperando che si sia salvata, e qui arriva l'unico pezzo veramente gradevole dell'intero prodotto, sia per il dramma sia per la silenziosa felicità dello spettatore che vede quel fanfarone di Alan disperarsi e avere ciò che merita.
Per essere onesti fino in fondo anche i dialoghi sono pessimi, perché minimi e basati su ovvietà, come ad esempio quando Alan viene aggredito nel sonno da una donna e con un moto di intelligenza inaspettata dice con orgoglio "Adesso ho capito, sei stata mandata da qualcuno che ti ha pagata per uccidermi!". Sveglio il ragazzo, meno male che ci ha spiegato l'arcano, pensavo lo facesse per divertimento.
Sotto l'aspetto tecnico l'anime si presenta bene, i disegni sono abbastanza comuni ma le animazioni sono fluide e ben fatte, peccato per la regia praticamente inesistente. Già, l'opera soffre per i tempi noiosi e i dialoghi stringatissimi e inesistenti, e spesso si perde a mostrare fin troppo particolari inutili, come Alan sulla sua nuova "macchina" e i due amati che si rincorrono nel bosco - un paio di scene ci stanno, ma quasi un minuto o più tutto così… - e si capisce che il regista adora le carrellate, infatti ogni poco c'è una bella carrellata in orizzontale, una verticale, due diagonali, e si sfuma verso la prossima scena. Il che sarebbe passabile se non fosse che finisce con il lasciare i personaggi in un piccolo pezzo di scena per pochi attimi ogni volta.
La censura americana non aiuta, ed è ben visibile: nei pochi combattimenti corpo a corpo e nelle due/tre scene con del sangue si notano cambi di immagine fin troppo rapidi, sequenze confuse e immagini evidentemente ingrandite e tagliate, in netto contrasto con la regia pacata.
Il doppiaggio e l'adattamento italiano soffrono due particolari, il primo è indubbiamente l'età che comporta master pessimi e occidentalizzazione dei nomi; la seconda è la pessima interpretazione della maggior parte dei personaggi.
Riprendendo elementi di successo visti proprio in "Romeo & Giulietta" l'opera sembra andare verso lidi drammatici toccanti e malinconici, e lo farà, peccato che in verità "C'era una volta Windaria" è costruito in modo talmente banale, forzato e incredibilmente stupido che riesce a rendere il tutto una fastidiosa e noiosa farsa. Però in tutto questo rivela un aspetto "segreto", ovvero mostra come lo spirito umano sia debole e ceda facilmente ai beni materiali in poco tempo, in barba a ideali e sentimenti, ma il tutto avviene attraverso brevi vie laterali e nel finale, non riuscendo a giustificare la visione del prodotto.
Se siete alla ricerca del classico amore disperato e impossibile in una delle peggiori imitazioni di "Romeo & Giulietta" accomodatevi per una lunghissima ora e mezza sulla vostra poltrona, ma se proprio volete ce ne sono tantissime altre, di trasposizioni simili fatte male, ma sempre meglio di questa.
Se volete vedere una rivisitazione decente invece indirizzatevi su 'Romeo X Juliet' dello studio Gonzo e non ve ne pentirete.
Quanto può fare soffrire ambire a sogni ingenui ed egoistici, e al potere sull'altro? Windaria condanna il fenomeno della guerra, il quale finisce per frantumare inesorabilmente anche quei sentimenti che possono rendere grande l'essere umano. Sto basando la mia recensione sul lungometraggio originale in lingua giapponese, senza alcuna censura, della durata di 102 minuti.
L'ho trovato un gran bel prodotto: il character design tipicamente anni '80 di Mutsumi Inomata è decisamente ottimo, le musiche di Satoshi Kadokura sono trascinanti e d'atmosfera. Si ha davvero la sensazione di respirare la tipica ed eccellente animazione giapponese di 20-25 anni fa. Ascoltando il doppiaggio giapponese è inoltre possibile riconoscere l'inconfondibile Toru Furuya (noto per aver doppiato Seiya di Pegasus e Kyosuke Kasuga nei contemporanei Saint Seiya e Kimagure Orange Road) dare voce al protagonista.
La vicenda ha come protagonisti i contadini Izu e la sua compagna Marin nel villaggio dei fiori, parallelamente al rapporto sentimentale fra Ahnas, principessa del regno di Itha, e Jihl, principe di Paro. Tutti questi personaggi si troveranno ad avere a che fare con il conflitto distruttivo fra i due regni di Itha e di Paro, a cui, direttamente o indirettamente, non riusciranno a sottrarsi.
Il film sembra ambientato in un contesto fiabesco privo di tempo, il quale rivela parzialmente una vena ambientalista, laddove viene accentuata la contrapposizione fra la celebrazione della natura e gli ambienti sporchi e inquinati dalle macchine della guerra. Guerra che lascerà spazio soltanto a una morsa di tristezza e nostalgia, dove la sola via d'uscita dall'inferno è la morte. Complessivamente, il messaggio di questa fiaba drammatica è infatti riassumibile in un grido di dolore per l'odio e per l'avidità dell'essere umano.
Risulta dunque un prodotto che trovo ottimo sia sul piano dello stile sia su quello espressivo: altamente consigliato.
L'ho trovato un gran bel prodotto: il character design tipicamente anni '80 di Mutsumi Inomata è decisamente ottimo, le musiche di Satoshi Kadokura sono trascinanti e d'atmosfera. Si ha davvero la sensazione di respirare la tipica ed eccellente animazione giapponese di 20-25 anni fa. Ascoltando il doppiaggio giapponese è inoltre possibile riconoscere l'inconfondibile Toru Furuya (noto per aver doppiato Seiya di Pegasus e Kyosuke Kasuga nei contemporanei Saint Seiya e Kimagure Orange Road) dare voce al protagonista.
La vicenda ha come protagonisti i contadini Izu e la sua compagna Marin nel villaggio dei fiori, parallelamente al rapporto sentimentale fra Ahnas, principessa del regno di Itha, e Jihl, principe di Paro. Tutti questi personaggi si troveranno ad avere a che fare con il conflitto distruttivo fra i due regni di Itha e di Paro, a cui, direttamente o indirettamente, non riusciranno a sottrarsi.
Il film sembra ambientato in un contesto fiabesco privo di tempo, il quale rivela parzialmente una vena ambientalista, laddove viene accentuata la contrapposizione fra la celebrazione della natura e gli ambienti sporchi e inquinati dalle macchine della guerra. Guerra che lascerà spazio soltanto a una morsa di tristezza e nostalgia, dove la sola via d'uscita dall'inferno è la morte. Complessivamente, il messaggio di questa fiaba drammatica è infatti riassumibile in un grido di dolore per l'odio e per l'avidità dell'essere umano.
Risulta dunque un prodotto che trovo ottimo sia sul piano dello stile sia su quello espressivo: altamente consigliato.
Il film ci fa capire quanto sia difficile un mondo senza guerre, in cui non si deve più combattere, laddove la vita dei due ragazzi protagonisti di quest'opera ne compromette l'amore e la voglia di un futuro migliore, dove vengono messi da parte i valori più sinceri e puri del mondo in nome di un conflitto che sembra non avere mai fine.
Inoltre viene profondamente marcato il cammino della crescita dei protagonisti laddove i sentimenti si trasformano, si consolidano e dove sicuramente gli spettatori certo immaginavano un lieto fine come la migliore delle favole.
Sembra di vedere una storia che avvicina di molto il triste finale della famosa opera "Romeo e Giulietta" laddove in quel caso trionfa un amore vissuto troppo lontano e distrutto in poco tempo e a poca distanza tra gli amanti, qui la distanza rimane sempre la stessa, mentre ciò che si allontana nell'amore nasconde una vicinanza di uno dei protagonisti all'odio e alla bramosia di potere, che non conosce più i valori in cui credeva prima, ma è solo apparenza, è solo finzione.
Alla fine si scopre che tale bramosia, rispetto ad altre opere dove tale sensazione veniva accresciuta col prosieguo della narrazione, qui tale stato è solo una grande menzogna, perchè entrambi i protagonisti non hanno mai dimenticato cos'è l'amore, e di qui si evince il significato dell'opera.
L'autore vuol farci capire che un grande sentimento quale è appunto l'amore sopravvive anche nelle situazioni più ingiuste e turpi, laddove non è mai facile scorgere il sentimento reciproco, viene sempre capito troppo tardi, ma rientra nell'umana natura l'incomprensibilità dell'amore, perchè è un sentimento che si manifesta sempre senza che ce ne accorgiamo, quando ciò accade siamo sempre lontani per riprenderlo, quindi l'amore è anche occasione che non deve andare perduta, il cuore ha sempre bisogno di nuovi stimoli per poter vivere in pace e serenità lontano da ogni oscuro proposito, ed è a mio avviso, il vero significato che cela quest'opera.
In questo film sono da annoverare nel doppiaggio italiano grandi artisti che qui hanno prestato la loro voce come Monica Ward e Barbara De Bortoli, oltre a molti altri grandissimi doppiatori che hanno preso parte all'edizione italiana. Un film che vi consiglio di vedere assolutamente!
Inoltre viene profondamente marcato il cammino della crescita dei protagonisti laddove i sentimenti si trasformano, si consolidano e dove sicuramente gli spettatori certo immaginavano un lieto fine come la migliore delle favole.
Sembra di vedere una storia che avvicina di molto il triste finale della famosa opera "Romeo e Giulietta" laddove in quel caso trionfa un amore vissuto troppo lontano e distrutto in poco tempo e a poca distanza tra gli amanti, qui la distanza rimane sempre la stessa, mentre ciò che si allontana nell'amore nasconde una vicinanza di uno dei protagonisti all'odio e alla bramosia di potere, che non conosce più i valori in cui credeva prima, ma è solo apparenza, è solo finzione.
Alla fine si scopre che tale bramosia, rispetto ad altre opere dove tale sensazione veniva accresciuta col prosieguo della narrazione, qui tale stato è solo una grande menzogna, perchè entrambi i protagonisti non hanno mai dimenticato cos'è l'amore, e di qui si evince il significato dell'opera.
L'autore vuol farci capire che un grande sentimento quale è appunto l'amore sopravvive anche nelle situazioni più ingiuste e turpi, laddove non è mai facile scorgere il sentimento reciproco, viene sempre capito troppo tardi, ma rientra nell'umana natura l'incomprensibilità dell'amore, perchè è un sentimento che si manifesta sempre senza che ce ne accorgiamo, quando ciò accade siamo sempre lontani per riprenderlo, quindi l'amore è anche occasione che non deve andare perduta, il cuore ha sempre bisogno di nuovi stimoli per poter vivere in pace e serenità lontano da ogni oscuro proposito, ed è a mio avviso, il vero significato che cela quest'opera.
In questo film sono da annoverare nel doppiaggio italiano grandi artisti che qui hanno prestato la loro voce come Monica Ward e Barbara De Bortoli, oltre a molti altri grandissimi doppiatori che hanno preso parte all'edizione italiana. Un film che vi consiglio di vedere assolutamente!
Quest'anime si svolge in un ambiente fantasy. E' un film di circa un'ora e mezzo abbondante. La trama ricorda molto la tragedia di Shakespeare "Romeo e Giulietta", infatti parla dell'amore di due giovani principi, appartenenti a due regni in lotta fra loro. Ma non solo, narra anche la storia di un giovane contadino, Alan, e della sua compagna Maria.
Non sto a raccontarvi i dettagli, per non togliervi il gusto della visione né farvi intuire il finale. Vi basti sapere che è una storia fatta di guerra e di amore. Le scene di guerra sono ben animate, in considerazione del fatto che "C'era una volta Windaria" è un anime del 1986. Le storie d'amore sono molto profonde e sensibili, come era tipico degli anime anni '80 (si pensi ad esempio anche a Orange Road e Maison Ikkoku). Un amore però malinconico, perché la visione che ha l'autore dell'amore è che, se raggiunto nella sua forma vera, è fragile e sfuggente, a causa del fato avverso oppure di propri ingenui, irreversibili errori.
Facendo un'analisi tecnica dell'anime, i punti di forza sono i seguenti:
- un character design dolcissimo, meraviglioso;
- una storia d'amore e di guerra ben fatta, equilibrata, sensibile e, ahimè, malinconica;
- la ricchezza delle animazioni, che fa vedere l'impegno degli autori;
- discrete scenografia e fotografia.
Il punto negativo, invece, che fa scendere il voto a 8, 8 e 1/2, è la storia, che nella parte finale appare accelerarsi inspiegabilmente, cosicché parti del racconto sembrano tagliate. Questo fa perdere quel coinvolgimento pieno e necessario che il racconto meriterebbe.
In sintesi, "C'era una volta Windaria" è un anime molto buono, la cui visione e collezione è raccomandata.
Non sto a raccontarvi i dettagli, per non togliervi il gusto della visione né farvi intuire il finale. Vi basti sapere che è una storia fatta di guerra e di amore. Le scene di guerra sono ben animate, in considerazione del fatto che "C'era una volta Windaria" è un anime del 1986. Le storie d'amore sono molto profonde e sensibili, come era tipico degli anime anni '80 (si pensi ad esempio anche a Orange Road e Maison Ikkoku). Un amore però malinconico, perché la visione che ha l'autore dell'amore è che, se raggiunto nella sua forma vera, è fragile e sfuggente, a causa del fato avverso oppure di propri ingenui, irreversibili errori.
Facendo un'analisi tecnica dell'anime, i punti di forza sono i seguenti:
- un character design dolcissimo, meraviglioso;
- una storia d'amore e di guerra ben fatta, equilibrata, sensibile e, ahimè, malinconica;
- la ricchezza delle animazioni, che fa vedere l'impegno degli autori;
- discrete scenografia e fotografia.
Il punto negativo, invece, che fa scendere il voto a 8, 8 e 1/2, è la storia, che nella parte finale appare accelerarsi inspiegabilmente, cosicché parti del racconto sembrano tagliate. Questo fa perdere quel coinvolgimento pieno e necessario che il racconto meriterebbe.
In sintesi, "C'era una volta Windaria" è un anime molto buono, la cui visione e collezione è raccomandata.
Spesso, quando ci riferiamo ai grandi anime del passato, siamo soliti citare i tanti blasonati capolavori dello studio Ghibli, della Toei, Di Miyazaki, Takahata, Matsumoto, ma basta inoltrarsi un po' meglio nei meandri delle numerose produzioni di matrice anni '80 per scoprire che di piccole perle nascoste ce ne sono eccome, opere che riescono a stupire, ancora oggigiorno, quanto quelle maggiormente conosciute.
Tra queste mi sembra doveroso citare il film d'animazione di cui ora parlerò.
La trama nasce da un'idea semplice per poi toccare elevate vette di etica e moralità, nondimeno di ottimo livello scenico.
Nel continente fantasy di Windaria, i due principali regni sono in conflitto per il controllo delle risorse d'acqua. I figli dei re in guerra sono però innamorati e questo aggiungerà dolore al dolore, in una storia dagli echi shakespeariani. Nel frattempo la guerra infuria e degenera, arrivando a distruggere il principale motivo del conflitto, ovvero le imponenti dighe del continente, il cui crollo provoca un disastro senza precedenti. Un mondo fantastico è svanito, lasciando spazio solo alla devastazione e alla morte. Testimone silenzioso degli avvenimenti è un gigantesco albero, simbolo della vita, che svetta al centro di Windaria...
Grande merito della buona riuscita del film spetta a Mutsumi Inomata, che firma la direzione dell'animazione e il character design, conferendo alla narrazione un tocco di triste poesia, arricchita da spunti ecologisti.
La realizzazione complessiva stupisce, grazie ad animazioni sempre molto curate, nonchè abbastanza invidiabili a quei tempi, una colonna sonora incalzante ed apprezzabilissima, personaggi non banali.
Per ciò che riguarda i toni d'umore e le tematiche espressi, l'opera dà il meglio di se, avvalendosi di pregi difficilmente manifestati in altri prodotti contemporanei: la sceneggiatura non è mai scontata, soprattutto nei minuti finali, che acquisiscono una drammaticità e una delicatezza allettanti e sorprendenti.
Insomma, se siete appassionati di avventure fantastiche, che alle cruente battaglie sono capaci di allacciare anche romantiche e toccanti storie d'amore, "C'era Una Volta Windaria" è di sicuro un titolo da non sottovalutare, un gioiello senza tempo, vista la freschezza dei contenuti e la prestanza dell'apparato tecnico.
Ottimo.
Tra queste mi sembra doveroso citare il film d'animazione di cui ora parlerò.
La trama nasce da un'idea semplice per poi toccare elevate vette di etica e moralità, nondimeno di ottimo livello scenico.
Nel continente fantasy di Windaria, i due principali regni sono in conflitto per il controllo delle risorse d'acqua. I figli dei re in guerra sono però innamorati e questo aggiungerà dolore al dolore, in una storia dagli echi shakespeariani. Nel frattempo la guerra infuria e degenera, arrivando a distruggere il principale motivo del conflitto, ovvero le imponenti dighe del continente, il cui crollo provoca un disastro senza precedenti. Un mondo fantastico è svanito, lasciando spazio solo alla devastazione e alla morte. Testimone silenzioso degli avvenimenti è un gigantesco albero, simbolo della vita, che svetta al centro di Windaria...
Grande merito della buona riuscita del film spetta a Mutsumi Inomata, che firma la direzione dell'animazione e il character design, conferendo alla narrazione un tocco di triste poesia, arricchita da spunti ecologisti.
La realizzazione complessiva stupisce, grazie ad animazioni sempre molto curate, nonchè abbastanza invidiabili a quei tempi, una colonna sonora incalzante ed apprezzabilissima, personaggi non banali.
Per ciò che riguarda i toni d'umore e le tematiche espressi, l'opera dà il meglio di se, avvalendosi di pregi difficilmente manifestati in altri prodotti contemporanei: la sceneggiatura non è mai scontata, soprattutto nei minuti finali, che acquisiscono una drammaticità e una delicatezza allettanti e sorprendenti.
Insomma, se siete appassionati di avventure fantastiche, che alle cruente battaglie sono capaci di allacciare anche romantiche e toccanti storie d'amore, "C'era Una Volta Windaria" è di sicuro un titolo da non sottovalutare, un gioiello senza tempo, vista la freschezza dei contenuti e la prestanza dell'apparato tecnico.
Ottimo.
Nonostante fossi partito molto prevenuto, considerandolo un banale anime fantasy dei suoi tempi, Windaria ha saputo farmi ricredere, rivelandosi non un capolavoro, ma un anime abbastanza godibile.
La storia racconta della guerra tra i due paesi di Lunaria e Windaria. Protagonisti sono due coppie di amanti: Alan e Maria, giovane coppia di Lunaria, e Veronica e Roland, rispettivi eredi al trono dei due regni e fidanzati. La guerra causerà una rottura in quest'ultima coppia, mettendoli uno contro l'altra, e portando ad un drammatico epilogo la loro storia. Anche Alan si lascerà trasportare dall'amore per le ricchezze e il divertimento, cambiando carattere e mostrandosi come l'immagine dell'uomo debole e facilmente plagiabile, le cui azioni avranno importanti ripercussioni sul suo paese e sulla sua storia d'amore.
Il finale si rivela drammatico, e non ci si aspettava di certo una cosa simile da un anime prodotto in tempi in cui le buone trame scarseggiavano. Molto bella e simbolica la scelta di rappresentare le anime dei defunti come uccelli di luce rossa, che darà un tocco poetico nel finale sia nella scena sul fiume in cui sono morti Veronica e Roland, sia nel ritorno a casa di Alan.
Il chara design si rivela inaspettatamente bello per i personaggi femminili, mentre risulta poco curato in quelli maschili, in particolare in Alan, disegnato a dir poco in modo semplicistico.
I difetti sono quindi poco. Non regge il confronto con gli anime molto più complessi che vengono prodotti oggi, e anche la realizzazione tecnica risente dell'epoca, ma rispetto a molti lungometraggi contemporanei a Windaria, questo film vi farà godere un'oretta e mezza senza stancare.
La storia racconta della guerra tra i due paesi di Lunaria e Windaria. Protagonisti sono due coppie di amanti: Alan e Maria, giovane coppia di Lunaria, e Veronica e Roland, rispettivi eredi al trono dei due regni e fidanzati. La guerra causerà una rottura in quest'ultima coppia, mettendoli uno contro l'altra, e portando ad un drammatico epilogo la loro storia. Anche Alan si lascerà trasportare dall'amore per le ricchezze e il divertimento, cambiando carattere e mostrandosi come l'immagine dell'uomo debole e facilmente plagiabile, le cui azioni avranno importanti ripercussioni sul suo paese e sulla sua storia d'amore.
Il finale si rivela drammatico, e non ci si aspettava di certo una cosa simile da un anime prodotto in tempi in cui le buone trame scarseggiavano. Molto bella e simbolica la scelta di rappresentare le anime dei defunti come uccelli di luce rossa, che darà un tocco poetico nel finale sia nella scena sul fiume in cui sono morti Veronica e Roland, sia nel ritorno a casa di Alan.
Il chara design si rivela inaspettatamente bello per i personaggi femminili, mentre risulta poco curato in quelli maschili, in particolare in Alan, disegnato a dir poco in modo semplicistico.
I difetti sono quindi poco. Non regge il confronto con gli anime molto più complessi che vengono prodotti oggi, e anche la realizzazione tecnica risente dell'epoca, ma rispetto a molti lungometraggi contemporanei a Windaria, questo film vi farà godere un'oretta e mezza senza stancare.
Peccato per l'adattamento italiano non proprio fedele, per il resto si tratta di uno dei migliori film ad ambientazione fantasy, con una trama che riecheggia grandi classici come Romeo e Giulietta, ma anche l'"Ugetsu Monogatari" di Kenji Mizoguchi. Il finale è davvero memorabile, malinconico, ma anche un pò inquietante e misterioso. Un film da riscoprire!
Per giudicare quest'anime bisognerebbe conoscere meglio il periodo in cui è stato realizzato e vedere la versione originale. Il chardes di Mutsumi Inomata, un grandissimo illustratore-animatore-regista-character designer particolarmente popolare alla fine degli anni 80 (City Hunter, UtsunoMiko) non basta a salvare una edizione terrificante italiana che deriva da quella americana, opera del tristemente noto Carl Macek, che dopo lo scempio di Robotech ha massacrato questo remake fantasy-futuristico di Romeo e Giulietta. La voce narrante è inascoltabile, frutto della mania di riempire i silenzi degli adattatori americani spiegando le cose più ovvie. In origine non era certo un capolavoro dell'animazione giapponese ma un film ben più che dignitoso. Quello che si trova in Italia è però tutt'altro.
Un anime nella media che non aggiunge molto al panorama anime di quegli anni, un film carino da vedere senza troppe pretese. Il disegno è datato e le animazioni presentano i difetti dell'epoca ma tutto sommato godibile.
Trama
Il nostro protagonista (che sarà anche il narratore) ci racconta di come i due paesi vicini siano entrati in conflitto e quale sia il ruolo da lui ricoperto in questo racconto, le attività di spionaggio ed i giochi di potere faranno si che il conflitto vada secondo copione, di chi ovviamente, ne trarrò il maggior profitto.
La principessa ed il principe delle opposte fazioni sono innamorati e seppur il loro rapporto prima della guerra non fosse ben accetto, durante il conflitto tutto avrà un peso diverso facendo si che i nostri protagonisti innamorati diventino antagonisti e... il resto lo scoprirete nella visione dell'anime :-)))
Alla fine l'anime risulta piacevole e non piatto per cui merita di essere visto ;)
Trama
Il nostro protagonista (che sarà anche il narratore) ci racconta di come i due paesi vicini siano entrati in conflitto e quale sia il ruolo da lui ricoperto in questo racconto, le attività di spionaggio ed i giochi di potere faranno si che il conflitto vada secondo copione, di chi ovviamente, ne trarrò il maggior profitto.
La principessa ed il principe delle opposte fazioni sono innamorati e seppur il loro rapporto prima della guerra non fosse ben accetto, durante il conflitto tutto avrà un peso diverso facendo si che i nostri protagonisti innamorati diventino antagonisti e... il resto lo scoprirete nella visione dell'anime :-)))
Alla fine l'anime risulta piacevole e non piatto per cui merita di essere visto ;)