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kirk

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8,5
È la quinta serie per il ladro più famoso al mondo, con coprotagonista assoluto non un personaggio reale ma la tecnologia, soprattutto Internet. Ma può esistere una serie in cui per quasi tutti gli episodi Lupin sfida il mondo racchiuso in Internet? Sì, perché se Internet è l’oggi, ma soprattutto il domani, Lupin è un ladro senza tempo, di cui non riusciamo neanche a immaginare l’età, che sta al passo coi tempi sin dalla prima serie, inventandosi sempre nuove strategie e ricorrendo ad attrezzi inusitati. Insomma, riesce a combattere il fuoco con il fuoco.

Ma la serie com’è? Bella! È venuta proprio bene, con continui colpi di scena e cliffhanger. Anzi, sembra essere più matura, nel senso che il sangue scorre a fiumi... D’altronde, ladro gentiluomo non significa ladro disarmato.
Ho apprezzato molto le mini-serie, ma non mi sono dispiaciuti nemmeno gli episodi slegati da tutto. La parte quinta viene anche chiamata “Ritorno alle origini”, in quanto ambientata in alcuni episodi in Francia: realtà vuole che poteva essere ambientata in qualunque parte del mondo, perché il Paese natio di Arsenio Lupin fa solo da comparsa, senza approfondire nessun aspetto... d’altronde, non ci troviamo di fronte a un documentario!

Quindi, cosa si può dire alla fine? Che questa serie è da vedere per tutti gli estimatori del ladro gentiluomo, che non è uguale alle precedenti, ma si dimostra un’evoluzione interessante... direi coi fiocchi!
Voto? Otto e mezzo.


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Kouichi

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
"Lupin III - Ritorno alle origini" (o "Parte 5") è un prodotto abbastanza anomalo. Se all’apparenza sembra il seguito diretto dell’ottima "Avventura italiana", l’esposizione rivela invece un prodotto slegato oltre che meno riuscito (forse per via di un cambio negli autori).

Questa volta siamo in Francia (senza alcun reale tributo oltre la sigla, a differenza della "Parte 4" in Italia) e l’argomento ricorrente è la tecnologia (anziché l’arte). La serie è strutturata in quattro archi narrativi da quattro/cinque episodi ciascuno, con il nuovo personaggio dell’hacker Ami Enan a fare da filo conduttore. Ogni arco narrativo è separato dall’altro da uno o più episodi d’intermezzo/filler, dove Lupin vive un’avventura autoconclusiva nel passato vestendo una giacca storica (pur mantenendo l’attuale design dei personaggi).

La scrittura degli episodi principali è discreta, ma le vicende sono poco coinvolgenti e allungate eccessivamente con espedienti vari (tanto che ci si ritrova a inserire regolari cliffhanger e spargimenti di sangue per mantenere l’attenzione). L’idea di Lupin alle prese con un mondo iper-tecnologico (che non gli permette di nascondersi e limita la sua innata imprevedibilità) di principio non è male, ma gli autori non riescono a costruirci sopra una storia sufficientemente valida. Anzi, per quanto in apparenza tutto fili, gli autori si prendono varie libertà senza ragionarci più di tanto, generando talvolta situazioni surreali o gratuite: lo si vede nella violenza, esplicita rispetto alla serie precedente, che porta la banda a prendersela addirittura con le forze dell’ordine; come lo si vede anche nell’ambientazione, all’occorrenza mischiata col Giappone, facendo finta di nulla. Gli episodi d’intermezzo, gli unici nella serie a reggere il tema celebrativo del ‘ritorno alle origini’, sono divertissement di qualità molto variabile, ma comunque quasi sempre troppo verbosi: manca decisamente quel qualcosa in più che sarebbe stato necessario (nella precedente "Parte 4" ho ravvisato un senso di tributo al passato che, per quanto velato, era comunque maggiore, tanto per dire). Oltretutto, tali episodi saltano di palo in frasca nel passato di Lupin e quindi van visti con molta attenzione, per dedurre da mezze parole dei personaggi in quale periodo vadano a collocarsi.

In definitiva, la serie fallisce come tributo storico e rappresenta purtroppo un passo indietro rispetto alla precedente, pur rimanendo un prodotto d’intrattenimento valido.


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Fabbrizio_on_the_Road

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
“Lupin III - Ritorno alle origini” è la quinta serie animata dedicata al ladro gentiluomo, andata in onda nel 2018 dopo un’assenza non particolarmente lunga: solo tre anni prima infatti veniva trasmessa “L’avventura italiana”.
Questa volta la storia si svolge in Francia, dove vedremo la banda di Lupin alle prese con le tecnologie moderne che metteranno a dura prova i nostri protagonisti. Nel complesso, il tentativo di rinnovamento della formula classica adattata ai nuovi contesti digitali funziona abbastanza bene, anche se, bisogna ammetterlo, ogni tanto sale la nostalgia per le rapine vecchio stile, decisamente più avventurose. Sempre in forma i vecchi personaggi, che più di tutti riescono a brillare in una serie a tratti interessante, ma a volte anche un po’ spenta. A tal proposito, da sottolineare la presenza di alcuni episodi autoconclusivi che dividono le saghe più importanti e che non sono sempre all’altezza.

Complessivamente, il contesto francese è adeguato, ma a volte si ha la sensazione che, tutto sommato, queste storie potrebbero tranquillamente svolgersi anche altrove, e si perde di conseguenza un po’ la magia di quella che poteva essere l’ambientazione perfetta per Lupin e Co. Interessanti tutti i richiami alla politica e all’attualità, laddove presenti. Purtroppo, però, devo ammettere che in definitiva questa serie non mi ha coinvolto quanto speravo. Sicuramente il lavoro complessivo è di buon livello, eppure manca quella componente più avventurosa e dinamica che si era vista in passato e che qui è presente un po’ a singhiozzo.
In definitiva, definirei questa quinta serie di Lupin certamente interessante, ma non troppo divertente.


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scarlet nabi

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
“Lupin III - Ritorno alle origini” è la nuova avventura del Ladro Gentiluomo, che si svolge in Francia.
Anche questa volta c’è di mezzo una bella ragazza: il suo nome è Ami (scritto con la “I” latina) ed è una haker di prim’ordine che vive in una torre sotterranea speculare a un’altra costruzione (in questo ci potrebbe essere un rimando a “La Città & la Città di China Miéville?).
La storia è divisa in più archi narrativi estesi. Rispetto a “L’avventura italiana” troviamo una macro-differenza: Ami non diventa la fidanzata di Lupin, però c’è un rumour che fa parlare il web... Lupin e Jigen starebbero insieme (la parola usata è proprio “koibito” 恋人 = “fidanzati”)! Per questo, e per il rapporto catulliano che legherebbe il furfante e l’Ispettore Zenigata, l’anime in Italia è stato vergognosamente censurato nonostante la messa in onda ad ora tarda.

Per la prima volta non solo Ami ma anche lo stesso Lupin sa usare la tecnologia.
Alcune scene sono piene di sangue e violente, quindi secondo me non si tratta di un prodotto per bambini (ma questo per fortuna è stato chiarito anni fa).

Parlando in termini generali, penso che “L’avventura italiana” fosse più strutturata e organica dal punto di vista narrativo, e perciò più interessante e riuscita. Ho amato alla follia il personaggio di Rebecca Rossellini, ma penso che anche Ami sia in qualche modo stimolante, anche se avrei preferito una caratterizzazione più approfondita. E poi Ami ha degli occhi stupendi, di un prodigioso blu profondo!
Rebecca, essendo più intraprendente, riesce a diventare la moglie di Lupin, e così si contrappone a Fujiko, che ne è un po’ gelosa. Da questo punto di vista, potremmo dire che Ami è più “pura” e “innocente”.

Per la prima volta i creatori ci fanno vedere un Lupin giovane e un po’ tamarro alla Tony Manero, e incontriamo un suo antico amico/nemico, compagno/rivale: Albert, che tramerà contro di lui.

In conclusione, considerando che è nato dalla matita di Monkey Punch nel 1967 (e il character design qui ha fatto miracoli), credo che Lupin sia uno di quei personaggi che trascendono il tempo, uno di quelli che diventano paradigmatici di un modo d’essere.


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Max140603

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9,5
Anche se la storia facesse acqua da tutte le parti, non potrei mettergli meno del 7, perché “Lupin III: Part V” è animato in un modo tendente al perfetto: la più spettacolare animazione che abbia mai visto, inseguimenti, automobili, palazzi, personaggi, tutto curato nei minimi dettagli e quasi perfetto.
La storia non è da meno. Questa avventura di Lupin si svolge principalmente in Francia ed è suddivisa in quattro archi narrativi, con alcuni episodi autoconclusivi (tra cui il sesto “Lupin contro la cassaforte geniale”, l’unica pecca dell’anime). La storia è incentrata su Lupin e la sua banda, che devono mettersi a confronto con le nuove tecnologie mondiali, e che per colpa di quest’ultime avranno sempre la polizia e degli assassini alle calcagna, ma si faranno trovare pronti; infatti anche Lupin userà altri marchingegni e, grazie anche all’aiuto di un hacker, Ami Enan (“Hello Underworld”, la frase con cui attiva il suo miglior programma), riusciranno a cavarsela e ad adattarsi ai nuovi mezzi, per non rischiare di scomparire come agli altri “eroi”, per cui non c’è più spazio al giorno d’oggi.

Voto finale: 9,5; non ho messo 10 per l’episodio 6.


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Mopinik

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Possono esistere al giorno d’oggi ancora miti e leggende che superino scienza e tecnologia e facciano aprire con stupore la bocca in un “È impossibile!”?
Questo è l’interrogativo al quale vuole rispondere questa serie, e lo fa in maniera veramente stupefacente.

In questa quinta parte, a mio parere si raggiunge il miglior Lupin di sempre, superando la profondità del personaggio raggiunta in “Verde contro Rosso” e presentando nei quattro archi narrativi quello che Lupin è per sé stesso (specialmente l’episodio 23, “A quel punto un vecchio amico disse”), quello che è per i suoi compagni (specialmente l’episodio 22, “Rispondimi, Zantetsuken”) e ciò che è per le sue compagne (specialmente l’episodio 24, “Lupin III per sempre”, e in particolare per quanto riguarda Ami e Fujiko), fornendo finalmente una risposta dettagliata e soddisfacente su quello che è il fascino e la condanna del suo mito.
Caratterizzazione dei personaggi vecchi e nuovi coerente e minuziosa, grafica “acquerellata” degli sfondi magnifica ed ending funzionale alla storia superbamente realizzata non fanno altro che confermare quello che sarebbe un voto perfetto per l’opera nella considerazione dei suoi archi narrativi.
Gli episodi autoconclusivi presenti non incidono comunque molto sul valore complessivo, in quanto alla fine piacevoli e ben realizzati, fatta eccezione per l’episodio 6, “Lupin contro la cassaforte geniale”, unica nota stonata dell’insieme, veramente non all’altezza del resto della serie.

Voto finale: 9 (e l’episodio 6 mi ha fatto togliere mezzo voto nel giudizio complessivo)


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megna1

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
Mettiamoci il cuore in pace. Lupin III e la sua ghenga non hanno età. Inutile stare ad arrovellarci in assurdi calcoli sulle loro ipotetiche date di nascita, quel che è certo è che sono stati concepiti dalla persona giusta, nel posto giusto, al momento giusto. Questo è il benefico e longevo effetto di far parte del mondo della fantasia. Il nipote di Arsenio Lupin non ha un volto, o meglio ne possiede un intero campionario, non ha connotati ben definiti, né mostra segni particolari. Zero avvisaglie di vecchiaia, nemmeno un capello bianco: è rimasto tale quale a quello del gagliardo esordio in TV in casacca verde avvenuto pressappoco cinquanta anni fa! Solo che ora sfoggia un elegante blu di tendenza e deve fare i conti - ancor di più che nella precedente "Avventura Italiana" - con le diavolerie elettroniche dell'era informatica. Le sue grandi imprese del passato, ora come ora, sono quasi fiabe, beninteso non favole moraliste, ma fiabe che mostrano gli archetipi del mondo intorno a noi. Non passerà molto tempo che qualche neo-nonno racconterà ai propri nipoti le gesta di questo atipico antieroe e di come egli rubò il cuore alla bella Clarisse, della rapina alla banca di Miami o di come s'impadronì dell'oro di Hexagon, anziché di come abbia fatto fuori i terroristi nell'istituto di Ami o di come assecondava i capricci di Rebecca. Perlomeno io la penso così.

Inizialmente, il tutto si dipana attorno a una fantomatica caccia all'uomo free-to-play, dove chiunque può immortalarlo e condividerne le immagini su internet per fare punti. La trama rientra nei binari della iper-narrazione, vale a dire plot di stampo poliziesco che vanno a formare diversi archi narrativi, intervallati da surreali episodi extra (non sempre esaltanti) che rimandano al furfantello gaudente e donnaiolo. Peccato che dopo un paio di puntate la storiella del giochino online cominci a stufare un pochettino. I colpi di scena e i capovolgimenti di fronte non mancano, ma non siamo ai livelli delle vorticose tavole di Monkey Punch o della iconica serie in giacca rossa, l'apice di Arsenico detto Lupin, dove in venti minuti si assisteva a un mix esplosivo di estro e inventiva. Nel 2018, misteri, enigmi, codici cifrati vengono risolti in tempo reale grazie alla solita ragazzina tecnologica di turno e al suo fido tablet, oppure per mezzo del monocolo cibernetico multiuso. Il vecchio trucco del fascio di luce accecante è ora generato da un comando vocale dello smartphone. I componenti del cast sembrano aver perso un po' di brio e lucidità col passare degli anni, impigriti anch'essi da un uso smodato e prolungato di computer palmari e affini, facendosi persino abbindolare in una o due occasioni. Anche per il guru degli scassinatori - nonché maestro assoluto nell'arte del travestimento - è difficile sfuggire alla geolocalizzazione! L'ombroso Jigen a volte appare svanito e stranamente ciarliero, non sempre va a segno con la sua fedele pistola e se ne viene fuori - spesso e sovente - con ragionamenti campati per aria. Al contrario, Goemon ha riacquistato senno e onore, e non è più lo zimbello di tutti. Zenigata, da par suo, continua a inanellare meschine figure anche all'estero. L'unico membro della combriccola che conserva intatto il suo smalto rimane la conturbante Fujiko: una ne pensa e cento ne fa per ottenere il maltolto senza faticare troppo. Aggiungo, e non per peccare di eccessivo bigottismo o essere etichettato come un provincialotto, che ho trovato alcune battute alquanto poco forbite, non adatte ai minori: "Se vuoi, puntami l'arma che hai nelle mutande!" o la reiterata "Non riesce proprio a tenerlo nei pantaloni!" sono frasi inusitate che non faranno felici i dirigenti di Mediaset e ancor meno i tipi del Moige (in special modo se s'intende trasmetterlo in fascia protetta). Sia nel manga che nella terza incarnazione televisiva ce ne sono a bizzeffe di allusioni al sesso, sebbene rappresentate sotto forma di gag visive o metaforiche, senza mai mostrare nulla di esplicito o scadere in certi dialoghi prosaici.

A livello estetico nulla da segnalare, ho notato, però, sparsi qua e là, alcuni, a mio avviso evitabili, inserti in CGI di bassa lega, per fortuna si tratta di una manciata di secondi a episodio (ad esempio gli scenari che scorrono sul parabrezza). Idem per le intercalazioni subappaltate a terze parti, le quali non reggono il confronto con quelle fatte in loco (e ultimamente la TMS non è nuova a cadute di stile di questo genere). A occhio attento, rivedendo al rallenty le scene incriminate, si ha la netta sensazione che gli autoveicoli non abbiano alcun attrito su asfalto e sterrato, mentre la Fiat 500 di Yasuo Otsuka restava saldamente incollata al manto stradale, arrivando addirittura a viaggiare inclinata su due ruote nelle curve a gomito. A dire il vero, c'è una terza cosa che non m'appaga del tutto: il sub-character design. Troppo il divario tra il graffiante tratto anni '70 usato per la banda di Lupin e quello blando e lineare dei nuovi co-protagonisti (vedi Albert e Ugo). Certo, fa sempre piacere rivedere nello staff veterani come Kazuhide Tomonaga e Nobuo Tomizawa, colonne portanti della Telecom Animation Film e attivi dai tempi di "Cagliostro no Shiro" (e infatti non sono poche le citazioni e i riferimenti al noto film di Miyazaki: in "Come rubare un regno" il trio si reca in un minuscolo Stato straniero, poco dopo subentrano Zazà e l'Interpol, c'è una donzella rinchiusa in una torre e... stop. Qui mi fermo per non 'spoilerare' troppo!). Apprezzatissimo l'intervento esterno di Jean-Marc Poiriault, convocato per dare un tocco di stile impressionista ai fondali parigini, che vanno a nozze con gli avvolgenti componimenti sonori a opera dell'inossidabile Yuji Ohno (sempre lui!).

Sicuramente un revival/sequel ammodernato al punto giusto, con una opening in flash a dir poco formidabile (la trovata migliore, senz'altro la più originale), che però non entrerà negli annali e che personalmente dimenticherò presto, anche e soprattutto per via del lessico colorito che non si addice all'etica e alla caratura del famoso ladro gentiluomo. C'è spazio altresì per un piccolo grande evento scioccante alle soglie dell'epilogo, ma i lettori attenti avranno già trovato il rispettivo riscontro sulle pagine del manga, dov'era passato inosservato. Lì per lì sono rimasto sbigottito pure io, tuttavia, per tirare avanti col florido franchise, a costo di ammorbare il pubblico e creare scontento tra i fan di vecchia data, i capoccia della NTV non esiteranno a spulciare ogni centimetro quadrato del fumetto e ad aggrapparsi a qualsiasi appiglio, ovviamente previo consenso dell'autore.

Ero partito da una valutazione che oscillava tra il buono e l'ottimo, ma l'entusiasmo si è mano a mano smorzato. A torta finita le cose che non m'hanno convinto appieno vanno di pari passo con quelle che reputo positive, e perciò il mio voto si ferma al discreto. Ho il vago presentimento che le sceneggiature siano state riadattate da storyboard pensati per un ciclo di special notturni, che sicuramente avrebbero avuto un maggiore senso logico, viste le componenti adulte e le dinamiche truculente (che talvolta rasentano il grottesco). Che volete che vi dica, a me mancano in modo particolare le spericolate cacce al tesoro in capo al mondo e i suoi colpi chirurgici all'interno di caveau inespugnabili, che hanno contribuito a erigere la classicità di quel drappello di personaggi ormai considerati démodé. Tutti tranne uno, il mito del ladruncolo dalla faccia di scimmia non tramonterà mai!