Junji Ito Collection
"Junji Ito Collection" è un anime del 2018, che comprende 12 episodi, più due OAV, in ogni episodio abbiamo delle mini storie, tratte dai manga del maestro del horror nipponico, Junji Ito.
Devo fare una premessa, io non ho letto le opere del maestro, quindi per me è stata la prima volta, avevo sentito il suo nome solo da qualche utente qui su animeclick, ho deciso di vedere tale opera, perchè ultimamente cercavo un anime di genere horror.
Sicuramente avendo a che fare con delle mini storie/corti, non è molto facile fare una recensione ma ci proverò lo stesso, sicuramente la qualità delle storie è molto altalenante, ci sono storie molto valide che mi sono piaciute particolarmente (vedi Tomie e tante altre), mentre altre non molto devo dire la verità, e per giunta alcune di queste sono state riproposte, nella loro continuazione, come quelle che riguardano Soichi.
Tutto sommato questo aspetto è promosso, il tipo di horror trattato è di una tipologia molto particolare, non punta sul classico, non abbiamo i soliti vampiri,demoni,fantasmi ecc... spesso è un orrore che si collega a vari problemi della società giapponese, o problemi e inquietudini tipiche degli esseri umani, con forti critiche alla società. Devo dire però, che alcune storie, pur nella loro bellezza, onestamente non le definirei horror, bensì di altro genere.
Per quanto riguarda le animazioni, abbiamo una qualità altalenante, diciamo che tutto sommato non ci si può lamentare, se non in alcune mini-storie, ma molto poche a mio avviso. Molto belle le musiche, sopratutto l'opening e l'ending.
In conclusione: un opera decisamente interessante, per chi cerca qualcosa di diverso dal solito, molto particolare, e che faccia riflettere, con un tocco d'autore decisamente horror, non è per tutti, ma agli amanti dell'horror lo consiglio caldamente.
Voto finale 7,5
Devo fare una premessa, io non ho letto le opere del maestro, quindi per me è stata la prima volta, avevo sentito il suo nome solo da qualche utente qui su animeclick, ho deciso di vedere tale opera, perchè ultimamente cercavo un anime di genere horror.
Sicuramente avendo a che fare con delle mini storie/corti, non è molto facile fare una recensione ma ci proverò lo stesso, sicuramente la qualità delle storie è molto altalenante, ci sono storie molto valide che mi sono piaciute particolarmente (vedi Tomie e tante altre), mentre altre non molto devo dire la verità, e per giunta alcune di queste sono state riproposte, nella loro continuazione, come quelle che riguardano Soichi.
Tutto sommato questo aspetto è promosso, il tipo di horror trattato è di una tipologia molto particolare, non punta sul classico, non abbiamo i soliti vampiri,demoni,fantasmi ecc... spesso è un orrore che si collega a vari problemi della società giapponese, o problemi e inquietudini tipiche degli esseri umani, con forti critiche alla società. Devo dire però, che alcune storie, pur nella loro bellezza, onestamente non le definirei horror, bensì di altro genere.
Per quanto riguarda le animazioni, abbiamo una qualità altalenante, diciamo che tutto sommato non ci si può lamentare, se non in alcune mini-storie, ma molto poche a mio avviso. Molto belle le musiche, sopratutto l'opening e l'ending.
In conclusione: un opera decisamente interessante, per chi cerca qualcosa di diverso dal solito, molto particolare, e che faccia riflettere, con un tocco d'autore decisamente horror, non è per tutti, ma agli amanti dell'horror lo consiglio caldamente.
Voto finale 7,5
"Junji Ito Collection" è una buona selezione di storie brevi del maestro dell'Horror Junji Ito.
Scordatevi vampiri, zombie, demoni e fantasmi, l'approccio di Ito è completamente diverso, spesso originalissimo ed inquietante. In un singolo episodio assisteremo a due o tre storie complete che spaziano da un body horror di cronenberghiana memoria ("La Ragazza Lumaca"), ad humor nerissimo alla Tiziano Sclavi ("Spappolamenti"), a storie marcatamente nipponiche che parlano di morte ("Un Lento Addio"). Ogni storia è avvolta da una patina di grottesco, e se anche a volte sfocia completamente nell'assurdo ("La Città Senza Strade"), di norma si tiene in bilico fra il realistico ed il surreale aumentando il senso di spaesamento del pubblico.
I disegni originali di Ito sono estremamente curati e dettagliati, come è successo ad un altro manga dettagliatissimo, "Berserk", l'adattamento animato non ha alcuna possibilità di rivaleggiare con le tavole originali. Aggiungiamo un budget chiaramento basso ed un regista alla prime armi che non avendo dimistichezza con l'horror non riesce a volte a capire le intenzioni del mangaka e canna completamente la scena ("La Finestra Accanto"). Il quadro che ne esce è sicuramente quello di un adattamento deludente, anche se non completamente sconfortante come era il raccappricciante "Berserk 2016".
Il materiale originale è comunque di primissima qualità e chiudendo un occhio sul comparto tecnico, risulta essere più che godibile per gli amanti dell'horror.
La media è quella fra un 10 pieno per il materiale originale, ed un 6 risicato per lo studio Deen che ancora una volta si è impegnato nel fare il minimo sindacale.
Scordatevi vampiri, zombie, demoni e fantasmi, l'approccio di Ito è completamente diverso, spesso originalissimo ed inquietante. In un singolo episodio assisteremo a due o tre storie complete che spaziano da un body horror di cronenberghiana memoria ("La Ragazza Lumaca"), ad humor nerissimo alla Tiziano Sclavi ("Spappolamenti"), a storie marcatamente nipponiche che parlano di morte ("Un Lento Addio"). Ogni storia è avvolta da una patina di grottesco, e se anche a volte sfocia completamente nell'assurdo ("La Città Senza Strade"), di norma si tiene in bilico fra il realistico ed il surreale aumentando il senso di spaesamento del pubblico.
I disegni originali di Ito sono estremamente curati e dettagliati, come è successo ad un altro manga dettagliatissimo, "Berserk", l'adattamento animato non ha alcuna possibilità di rivaleggiare con le tavole originali. Aggiungiamo un budget chiaramento basso ed un regista alla prime armi che non avendo dimistichezza con l'horror non riesce a volte a capire le intenzioni del mangaka e canna completamente la scena ("La Finestra Accanto"). Il quadro che ne esce è sicuramente quello di un adattamento deludente, anche se non completamente sconfortante come era il raccappricciante "Berserk 2016".
Il materiale originale è comunque di primissima qualità e chiudendo un occhio sul comparto tecnico, risulta essere più che godibile per gli amanti dell'horror.
La media è quella fra un 10 pieno per il materiale originale, ed un 6 risicato per lo studio Deen che ancora una volta si è impegnato nel fare il minimo sindacale.
Ho finito "Itou Junji: Collection" e il mio giudizio è nel complesso positivo, anche se come hanno già notato in molti, la qualità non è sempre uniforme, trattandosi di episodi slegati. Anzi, per la verità, ogni episodio riunisce due diverse storie del maestro Itō senza un apparente sequenza logica: le trasposizioni sono state poste in una sequenza casuale proprio per sorprendere e appassionare lo spettatore. Ne deriva che alcune storie sono state sviluppate meglio di altre (addirittura, quella delle bambole dura soltanto quattro minuti!).
Conoscevo poco le opere di Itō perché solo recentemente ne sta uscendo una versione italiana, e quindi ho apprezzato moltissimo il suo peculiare tipo di horror, che definirei "adulto", cioè immaginifico e inquietante, senza i soliti mostri o vampiri emo, che adesso vanno tanto di moda. Troviamo alcune storie classiche di fantasmi (yūrei) ma nella maggior parte delle vicende si riscontra una critica a problemi sociali cogenti come l'anoressia o il problema degli hikikomori.
L'animazione all'inizio mi ha lasciata un po' perplessa perché i personaggi sembrano quasi ritagliati, demarcati da una linea nera ma il disegno è splendido e maturo, e mi ha ricordato quello decisamente seinen di "Monster", capolavoro di Urasawa (manga).
La opening è bellissima, tanto che ho subito cercato altre canzoni dei Pinballs, band rock che non conoscevo.
Interessante "semi-episodio" dedicato a "Tomie", una delle opere più rappresentative di Itō. Spero di poter vedere presto i due speciali su questo personaggio, che sono già stati annunciati e sono usciti in Giappone.
Conoscevo poco le opere di Itō perché solo recentemente ne sta uscendo una versione italiana, e quindi ho apprezzato moltissimo il suo peculiare tipo di horror, che definirei "adulto", cioè immaginifico e inquietante, senza i soliti mostri o vampiri emo, che adesso vanno tanto di moda. Troviamo alcune storie classiche di fantasmi (yūrei) ma nella maggior parte delle vicende si riscontra una critica a problemi sociali cogenti come l'anoressia o il problema degli hikikomori.
L'animazione all'inizio mi ha lasciata un po' perplessa perché i personaggi sembrano quasi ritagliati, demarcati da una linea nera ma il disegno è splendido e maturo, e mi ha ricordato quello decisamente seinen di "Monster", capolavoro di Urasawa (manga).
La opening è bellissima, tanto che ho subito cercato altre canzoni dei Pinballs, band rock che non conoscevo.
Interessante "semi-episodio" dedicato a "Tomie", una delle opere più rappresentative di Itō. Spero di poter vedere presto i due speciali su questo personaggio, che sono già stati annunciati e sono usciti in Giappone.
“Junji Ito Collection” è la trasposizione anime di alcuni dei lavori di Junji Ito, un autore che viene considerato in patria come uno dei più importanti creatori di manga horror degli ultimi trent'anni. In particolare questa trasposizione contiene una serie di racconti brevi tratti da due sole opere: il volume undici di “Junji Ito Masterpiece Collection” e “Fragment of Horror”.
Valutare correttamente una raccolta di storie brevi è sempre molto difficile, in quanto il mettere assieme una serie di racconti completamente slegati l'uno dall'altro finisce, quasi inevitabilmente, per rompere quell'omogeneità qualitativa che invece può caratterizzare un testo unico. Se è vero, infatti, che l'artista potrebbe essere stato talmente bravo da mantenere una certa uniformità nel livello qualitativo delle sue storie è altrettanto vero che le varie antologie di opere di un singolo autore contengono, nella stragrande maggioranza dei casi, opere di qualità maggiore e opere di qualità minore.
A questa caratteristica, poi, se ne affianca un'altra relativa al particolare genere considerato, ossia l'horror: qui, infatti, le preferenze individuali sono un elemento che agiscono in maniera preponderante sul giudizio finale che, quindi, può risultare molto diverso a seconda di chi è il soggetto che lo formula. La paura, l'angoscia, l'inquietudine, infatti, sono sensazioni che dipendono troppo dalla particolare sensibilità del singolo individuo: per cui uno stesso racconto può terrorizzare Tizio, lasciare Caio del tutto indifferente e addirittura annoiare Sempronio. Inutile dire che i tre avranno, al termine della visione, tre opinioni differenti che, a mio avviso, risulteranno tutte corrette.
Quindi abbiamo da un lato delle difformità qualitative e dall'altro delle difformità individuali di giudizio; ed è per la presenza di questi due tipi di difformità che, secondo il parere di chi scrive, valutare una raccolta di storie brevi è un'operazione molto difficile. A queste considerazioni, naturalmente, non può sottrarsi nemmeno questo anime, in quanto in esso si riscontrano entrambi i tipi di problemi di valutazione sopra enunciati. Pur tenendo conto di questo, però, esistono diversi elementi su cui è possibile discutere senza invocare l'individualità del giudizio; in più se non riuscissi a dare nemmeno qualche piccola indicazione a chi volesse approcciarsi a questo anime sarei indegno del mio ruolo di recensore.
Per una volta credo che sia opportuno iniziare l'analisi con un'osservazione che in genere presenterei tra le conclusioni: “Junji Ito Collection” è un anime che mi è piaciuto molto e che consiglio vivamente; gli amanti del genere horror, in particolare, non possono assolutamente perderselo. Capolavoro assoluto dunque? No, tutt'altro. I racconti proposti sono tanti e, come dicevo nel mio lungo preambolo, anche qui ce ne sono alcuni molto carini ed altri decisamente sottotono; complessivamente siamo su un buon livello, ma nulla di eccezionale. Perché, allora, consigliarne caldamente la visione? Perché, anche se gli sforzi dell'autore non giungono sempre al risultato sperato, le storie che vengono raccontate sembrano essere il risultato di una elaborata ricerca sulla natura della “paura” e sulle sue possibili cause che ho trovato molto convincente; per questo motivo l'anime riesce a spingere lo spettatore ad andare avanti anche se il racconto appena concluso non è piaciuto. Questa ricerca sembra essere approdata a risultati molto vicini a quelli che è possibile trovare nei vecchi racconti horror del passato (ed in effetti molte di queste storie lo sono davvero), fatti di ambienti cupi, tanta psicologia e di personaggi e situazioni che risultano disturbanti alla vista senza dover sfociare necessariamente nello splatter.
Ma la cosa che maggiormente mi ha colpito è l'assenza di spiegazioni alle vicende che venivano raccontate. Al giorno d'oggi il pubblico, in ambito cinematografico ma anche in quello dell'animazione, pretende di ricevere spiegazioni su tutto ciò che vede, pena la bocciatura della pellicola; e questa “necessità”, un po' alla volta, è stata recepita anche nel mondo dell'horror. Tengo a precisare che nemmeno a me dispiace capire con chiarezza ciò che sta accadendo nel corso di una storia, specie perché per certi generi ciò è necessario per valutare il grado di realismo di un'opera; mi rendo però anche conto che dare una spiegazione a tutto non è sempre necessario, anzi spesso può diventare controproducente. Sarebbe un paradosso se generi come quello horror, che nascono proprio “dall'inspiegabile” dovessero poi sforzarsi a dare delucidazioni sulle cause o sulle conseguenze di determinati eventi di natura soprannaturale. “Junji Ito Collection”, invece, propone una serie di racconti in cui il protagonista è l'orrore stesso nelle sue mille forme; il percorso attraverso cui abbia poi raggiunto quella determinata forma non ha nessuna importanza. Ed è più giusto (ed anche più inquietante) così.
In definitiva “Junji Ito Collection” è un buon anime che raccoglie pagine importanti della storia dell'horror nipponico; purtroppo, dovendolo valutare complessivamente, la presenza di troppi alti e bassi finisce per limitarne il voto complessivo. Ho detto in precedenza che questo, per una raccolta di racconti è un fatto quasi inevitabile; a questo però aggiungerei anche certe scelte che non mi hanno molto convinto, come quello di lasciare a Tomie, il racconto nonché il personaggio più famoso tra quelli creati da Ito (l'avevo letto anch'io, giusto per la cronaca), troppo poco spazio mentre ad altri, molto meno “accattivanti” è stato accordato un'inspiegabile (almeno per me) trattamento di favore. Forse invertendo le cose sarebbe andata un po' meglio ma, in ultima analisi, confermo che il risultato finale è comunque buono.
Valutare correttamente una raccolta di storie brevi è sempre molto difficile, in quanto il mettere assieme una serie di racconti completamente slegati l'uno dall'altro finisce, quasi inevitabilmente, per rompere quell'omogeneità qualitativa che invece può caratterizzare un testo unico. Se è vero, infatti, che l'artista potrebbe essere stato talmente bravo da mantenere una certa uniformità nel livello qualitativo delle sue storie è altrettanto vero che le varie antologie di opere di un singolo autore contengono, nella stragrande maggioranza dei casi, opere di qualità maggiore e opere di qualità minore.
A questa caratteristica, poi, se ne affianca un'altra relativa al particolare genere considerato, ossia l'horror: qui, infatti, le preferenze individuali sono un elemento che agiscono in maniera preponderante sul giudizio finale che, quindi, può risultare molto diverso a seconda di chi è il soggetto che lo formula. La paura, l'angoscia, l'inquietudine, infatti, sono sensazioni che dipendono troppo dalla particolare sensibilità del singolo individuo: per cui uno stesso racconto può terrorizzare Tizio, lasciare Caio del tutto indifferente e addirittura annoiare Sempronio. Inutile dire che i tre avranno, al termine della visione, tre opinioni differenti che, a mio avviso, risulteranno tutte corrette.
Quindi abbiamo da un lato delle difformità qualitative e dall'altro delle difformità individuali di giudizio; ed è per la presenza di questi due tipi di difformità che, secondo il parere di chi scrive, valutare una raccolta di storie brevi è un'operazione molto difficile. A queste considerazioni, naturalmente, non può sottrarsi nemmeno questo anime, in quanto in esso si riscontrano entrambi i tipi di problemi di valutazione sopra enunciati. Pur tenendo conto di questo, però, esistono diversi elementi su cui è possibile discutere senza invocare l'individualità del giudizio; in più se non riuscissi a dare nemmeno qualche piccola indicazione a chi volesse approcciarsi a questo anime sarei indegno del mio ruolo di recensore.
Per una volta credo che sia opportuno iniziare l'analisi con un'osservazione che in genere presenterei tra le conclusioni: “Junji Ito Collection” è un anime che mi è piaciuto molto e che consiglio vivamente; gli amanti del genere horror, in particolare, non possono assolutamente perderselo. Capolavoro assoluto dunque? No, tutt'altro. I racconti proposti sono tanti e, come dicevo nel mio lungo preambolo, anche qui ce ne sono alcuni molto carini ed altri decisamente sottotono; complessivamente siamo su un buon livello, ma nulla di eccezionale. Perché, allora, consigliarne caldamente la visione? Perché, anche se gli sforzi dell'autore non giungono sempre al risultato sperato, le storie che vengono raccontate sembrano essere il risultato di una elaborata ricerca sulla natura della “paura” e sulle sue possibili cause che ho trovato molto convincente; per questo motivo l'anime riesce a spingere lo spettatore ad andare avanti anche se il racconto appena concluso non è piaciuto. Questa ricerca sembra essere approdata a risultati molto vicini a quelli che è possibile trovare nei vecchi racconti horror del passato (ed in effetti molte di queste storie lo sono davvero), fatti di ambienti cupi, tanta psicologia e di personaggi e situazioni che risultano disturbanti alla vista senza dover sfociare necessariamente nello splatter.
Ma la cosa che maggiormente mi ha colpito è l'assenza di spiegazioni alle vicende che venivano raccontate. Al giorno d'oggi il pubblico, in ambito cinematografico ma anche in quello dell'animazione, pretende di ricevere spiegazioni su tutto ciò che vede, pena la bocciatura della pellicola; e questa “necessità”, un po' alla volta, è stata recepita anche nel mondo dell'horror. Tengo a precisare che nemmeno a me dispiace capire con chiarezza ciò che sta accadendo nel corso di una storia, specie perché per certi generi ciò è necessario per valutare il grado di realismo di un'opera; mi rendo però anche conto che dare una spiegazione a tutto non è sempre necessario, anzi spesso può diventare controproducente. Sarebbe un paradosso se generi come quello horror, che nascono proprio “dall'inspiegabile” dovessero poi sforzarsi a dare delucidazioni sulle cause o sulle conseguenze di determinati eventi di natura soprannaturale. “Junji Ito Collection”, invece, propone una serie di racconti in cui il protagonista è l'orrore stesso nelle sue mille forme; il percorso attraverso cui abbia poi raggiunto quella determinata forma non ha nessuna importanza. Ed è più giusto (ed anche più inquietante) così.
In definitiva “Junji Ito Collection” è un buon anime che raccoglie pagine importanti della storia dell'horror nipponico; purtroppo, dovendolo valutare complessivamente, la presenza di troppi alti e bassi finisce per limitarne il voto complessivo. Ho detto in precedenza che questo, per una raccolta di racconti è un fatto quasi inevitabile; a questo però aggiungerei anche certe scelte che non mi hanno molto convinto, come quello di lasciare a Tomie, il racconto nonché il personaggio più famoso tra quelli creati da Ito (l'avevo letto anch'io, giusto per la cronaca), troppo poco spazio mentre ad altri, molto meno “accattivanti” è stato accordato un'inspiegabile (almeno per me) trattamento di favore. Forse invertendo le cose sarebbe andata un po' meglio ma, in ultima analisi, confermo che il risultato finale è comunque buono.
"Ito Junji Collection" è una serie in cui vengono trasposti in versione anime alcune storie tratte dalle opere di Ito Junji.
Partiamo dal genere, "horror": direi proprio di no, al limite "surreale", ma non è proprio riuscito a trasmettermi sensazione di paura o orrore. La semplice presenza di sangue o di scene che possano fare ribrezzo non bastano per relegare un'opera nel genere horror.
Più che altro, per rendermi conto se fosse un problema "ab origine", ma anche per pura curiosità, ho visto anche le tavole del manga, e devo dire che risultano essere molto più inquietanti rispetto alla trasposizione animata.
La serie è un continuo alti e bassi fra i vari episodi (forse più bassi che alti), alcune storie risultano essere anche un po' banali e noiose, in particolare quelle dedicate a Shoichi, riproposte addirittura più volte.
L'opera non è completamente da accantonare, poiché c'è qualche "perla" salvabile tra le varie storie.
Ne consiglio quindi la visione per i più curiosi del genere, ma senza aspettarsi troppo per quanto riguarda il lato horror.
P.S.: Vorrei spezzare una lancia a favore della sigla, è diventata una delle mie preferite (aggiungerei anche bella graficamente).
Partiamo dal genere, "horror": direi proprio di no, al limite "surreale", ma non è proprio riuscito a trasmettermi sensazione di paura o orrore. La semplice presenza di sangue o di scene che possano fare ribrezzo non bastano per relegare un'opera nel genere horror.
Più che altro, per rendermi conto se fosse un problema "ab origine", ma anche per pura curiosità, ho visto anche le tavole del manga, e devo dire che risultano essere molto più inquietanti rispetto alla trasposizione animata.
La serie è un continuo alti e bassi fra i vari episodi (forse più bassi che alti), alcune storie risultano essere anche un po' banali e noiose, in particolare quelle dedicate a Shoichi, riproposte addirittura più volte.
L'opera non è completamente da accantonare, poiché c'è qualche "perla" salvabile tra le varie storie.
Ne consiglio quindi la visione per i più curiosi del genere, ma senza aspettarsi troppo per quanto riguarda il lato horror.
P.S.: Vorrei spezzare una lancia a favore della sigla, è diventata una delle mie preferite (aggiungerei anche bella graficamente).