Magical Girl Site
Indubbiamente, l'anime più malato e depravato che io abbia mai visto, sia di storia che di personaggi.
Non è un brutto anime, ha una buona scrittura e si lascia vedere senza annoiare, però è una versione davvero mal riuscita di "Hunger Games" e "Madoka Magica". Se vuoi capire perché 'sto anime è così malato e privo di senso, immagina: delle sventurate ragazzine, molto timide ed emotivamente molto fragili, invocano un angelo divino affinché possa salvarle dai bulli o dalle persone cattive in generale e migliorare la loro esistenza. Giustamente, una figura orrenda, retorica e maligna si presenta da loro con una frase: "Oh, povera anima sventurata...", e quindi si offre con l'inganno di diventare la loro salvatrice. Inizia a regalare a queste ragazzine vere e proprie armi da guerra, al pari con un kalashnikov o un AK-47. Ma il maligno è astuto, non dice loro che queste sono armi da guerra, ma chiama queste armi col nome di ciuski (o qualcosa del genere), che vengono usate da aspiranti maghe per proteggere il mondo dalla devastazione. Poi inizia a complimentarsi con loro: "Evviva! Da adesso siete anche voi delle maghe!" E, quando queste fanciulle sentono le parole: "Sei diventata una maga!" - ora arriva il pezzo forte dell'anime -, incentivate da un tale complimento, subiscono un radicale cambiamento emotivo che trasformerà il carattere di questi fragilissimi, timidissimi e purissimi angeli in quello di vere leonesse, più grintose di Xena la principessa guerriera... diventando così: super socievoli, super coraggiose, sadiche e violente a tal punto, che farebbero impallidire Josef Mengele di Auschwitz. Ma soprattutto assetate di sangue di altre maghe, che, come delle vere predatrici, non fanno alcuna differenza se le prede sono adulte o bambine, e fanno a pezzi anche chiunque provi a fare loro un torto.
Non è un brutto anime, ha una buona scrittura e si lascia vedere senza annoiare, però è una versione davvero mal riuscita di "Hunger Games" e "Madoka Magica". Se vuoi capire perché 'sto anime è così malato e privo di senso, immagina: delle sventurate ragazzine, molto timide ed emotivamente molto fragili, invocano un angelo divino affinché possa salvarle dai bulli o dalle persone cattive in generale e migliorare la loro esistenza. Giustamente, una figura orrenda, retorica e maligna si presenta da loro con una frase: "Oh, povera anima sventurata...", e quindi si offre con l'inganno di diventare la loro salvatrice. Inizia a regalare a queste ragazzine vere e proprie armi da guerra, al pari con un kalashnikov o un AK-47. Ma il maligno è astuto, non dice loro che queste sono armi da guerra, ma chiama queste armi col nome di ciuski (o qualcosa del genere), che vengono usate da aspiranti maghe per proteggere il mondo dalla devastazione. Poi inizia a complimentarsi con loro: "Evviva! Da adesso siete anche voi delle maghe!" E, quando queste fanciulle sentono le parole: "Sei diventata una maga!" - ora arriva il pezzo forte dell'anime -, incentivate da un tale complimento, subiscono un radicale cambiamento emotivo che trasformerà il carattere di questi fragilissimi, timidissimi e purissimi angeli in quello di vere leonesse, più grintose di Xena la principessa guerriera... diventando così: super socievoli, super coraggiose, sadiche e violente a tal punto, che farebbero impallidire Josef Mengele di Auschwitz. Ma soprattutto assetate di sangue di altre maghe, che, come delle vere predatrici, non fanno alcuna differenza se le prede sono adulte o bambine, e fanno a pezzi anche chiunque provi a fare loro un torto.
Sarò molto breve: a me è piaciuto abbastanza, ci sono alcuni momenti in cui mi ha preso molto e inoltre anche le animazioni non mi sono dispiaciute. I personaggi sono caratterizzati molto bene e sono anche ben approfonditi (a parte alcuni dei personaggi secondari). Però c’è da dire che comunque in alcuni momenti diventa esagerato, facendo diventare l’anime quasi disturbante. Inoltre il fratello è il personaggio più disgustoso che esista, in alcuni momenti diventa psicopatico oltre ogni limite, rendendo così questo personaggio e la situazione in cui si trova un po’ trash.
Quindi non gli metto 9 o addirittura 10 per questo unico difetto, sul resto non ho nulla da dire.
Quindi non gli metto 9 o addirittura 10 per questo unico difetto, sul resto non ho nulla da dire.
In cuor mio, essendo questo un anime majokko "per persone cresciute", che tratta temi adulti e di genere dark, mi aspettavo senza crederci molto un grande lavoro; di certo non mi aspettavo un'opera come "Madoka Magika", ma comunque un anime di ottima fattura.
Come a volte accade, quanto ti aspetti poco da un anime, questo si rivela essere un grandissimo lavoro da rivedere più volte (come lo sono stati per me "Zetsuen no Tempest", "La forma della voce", "Madoka Magika" e altri).
Purtroppo questo anime si è rivelata un'autentica "schifezza", deludente in ogni sua parte.
Le sigle di apertura e chiusura non hanno nulla di carino, soprattutto il video finale è da evitare; le OST e le musiche di background non hanno nulla di bello e neppure di interessante, dopo dodici episodi non ricordi neppure se ci sia stato un tema per questo anime.
I disegni sono piatti, soprattutto le ragazze sembrano uscite da un manga apposito, perennemente schiacciate da ferro da stiro, e sono rimaste senza un accenno di 3D. Non so e non si capisce se la cosa sia stata voluta o meno, ma, a giudicare del resto, per me non è voluta, è stato il massimo che sono riusciti a fare.
Il punto più dolente di questo anime è la storia: non solo non racconta quasi nulla in dodici puntate, a parte che più usi i poteri e prima ti si accorcia la vita, tutto quello che accade è solo veder morire persone e ragazze magiche; dopo due puntate si capisce sempre dove si vuole andare a parare e che quella persona presto (purtroppo) morirà.
Verso i tre quarti dell'anime inizia lo sconvolgimento della trama, perché chi sta per morire vive meglio di prima e, se muore poi, dato che serve, resuscita all'occorrenza; le altre ragazze si sono dimenticati che pure loro stavano morendo, e continuano a usare i poteri in maniera infinita contro ogni regola imposta dalla storia stessa.
Per quanto riguarda il finale (che non finisce, ma non vedrò una seconda serie), ci si chiede che hanno raccontato in dodici puntate, quindi si attende il finale dei finali che di solito in ogni anime è presente negli ultimi secondi dell'ultima puntata... e si ha quella visione per quel che succede al fratello proprio come finale... da farti restare ammutolito, con problemi pesanti di stomaco, facendoti pensare: "Proprio un finale degno di questo orrendo anime".
Raramente ho visto un anime così brutto in ogni sua parte, da evitare.
Come a volte accade, quanto ti aspetti poco da un anime, questo si rivela essere un grandissimo lavoro da rivedere più volte (come lo sono stati per me "Zetsuen no Tempest", "La forma della voce", "Madoka Magika" e altri).
Purtroppo questo anime si è rivelata un'autentica "schifezza", deludente in ogni sua parte.
Le sigle di apertura e chiusura non hanno nulla di carino, soprattutto il video finale è da evitare; le OST e le musiche di background non hanno nulla di bello e neppure di interessante, dopo dodici episodi non ricordi neppure se ci sia stato un tema per questo anime.
I disegni sono piatti, soprattutto le ragazze sembrano uscite da un manga apposito, perennemente schiacciate da ferro da stiro, e sono rimaste senza un accenno di 3D. Non so e non si capisce se la cosa sia stata voluta o meno, ma, a giudicare del resto, per me non è voluta, è stato il massimo che sono riusciti a fare.
Il punto più dolente di questo anime è la storia: non solo non racconta quasi nulla in dodici puntate, a parte che più usi i poteri e prima ti si accorcia la vita, tutto quello che accade è solo veder morire persone e ragazze magiche; dopo due puntate si capisce sempre dove si vuole andare a parare e che quella persona presto (purtroppo) morirà.
Verso i tre quarti dell'anime inizia lo sconvolgimento della trama, perché chi sta per morire vive meglio di prima e, se muore poi, dato che serve, resuscita all'occorrenza; le altre ragazze si sono dimenticati che pure loro stavano morendo, e continuano a usare i poteri in maniera infinita contro ogni regola imposta dalla storia stessa.
Per quanto riguarda il finale (che non finisce, ma non vedrò una seconda serie), ci si chiede che hanno raccontato in dodici puntate, quindi si attende il finale dei finali che di solito in ogni anime è presente negli ultimi secondi dell'ultima puntata... e si ha quella visione per quel che succede al fratello proprio come finale... da farti restare ammutolito, con problemi pesanti di stomaco, facendoti pensare: "Proprio un finale degno di questo orrendo anime".
Raramente ho visto un anime così brutto in ogni sua parte, da evitare.
Quando finisco la visione di un anime, in genere, ho le idee già abbastanza chiare su quello che scriverò nella relativa recensione. Prima di mettere il tutto nero su bianco, però, mi prendo un po’ di tempo per approfondire meglio i concetti che vorrei esprimere, per rivedere qualche scena che ritengo importante o per appuntare qualche dialogo significativo. Sono anche solito andare alla ricerca dei commenti di altri per cercare di capire quali siano i giudizi più ricorrenti e, perché no, accertarmi di non aver trascurato qualche punto importante nella mia valutazione dell’opera in questione. Tutto questo, però, deve avvenire in tempi brevi: se lascio passare troppo tempo, infatti, l’idea iniziale va a impantanarsi in qualche anfratto oscuro del mio cervello e finisco per bloccarmi.
Non ho intenzione di tediarvi ulteriormente con la descrizione delle mie abitudini creative, tanto so benissimo che non ve ne frega un accidenti; quello che volevo sottolineare con questa premessa è che, purtroppo, a diverse ore dal termine della sua visione, non ho ancora uno straccio di idea su cosa dire intorno a questo “Maho Shojo Site”! E mi hanno pure affidato (contro la mia volontà, ovviamente) la vetrina! Quindi mi tocca inventarmi qualcosa, e pure in fretta, se no mi toccherà subire la più terribile delle punizioni: l’ironia dei colleghi in redazione.
Cominciamo con le informazioni generali, che tanto quelle basta scopiazzarsele dalla scheda di AnimeClick.it.
“Maho Shojo Site” nasce nel 2013 dalla matita di Kentaro Sato e viene pubblicato dalla casa editrice Akita Shoten. Nel 2018 viene trasposto in anime dalla Production doA con la regia di Tadahito Matsubayashi.
Asagiri Aya è una ragazzina sfortunata: sia in casa che a scuola, infatti, è soggetta a crudeli maltrattamenti. Dopo l’ennesimo pestaggio subito, Aya viene contattata da uno strano sito internet, il sito delle maghe, che le dà in dono un oggetto magico, attraverso il quale vendicarsi di chi le sta facendo del male. La ragazzina, però, sembra poco incline alla violenza o alla vendetta; ciononostante, il misterioso oggetto che ha ricevuto sarà destinato a cambiare la sua vita per sempre.
Come scritto in precedenza, devo dire di essere in grande difficoltà nel cercare di dare un senso compiuto all’analisi di quest’opera. Il problema sorge dal fatto che non è il solito anime scialbo, su cui c’è così poco da dire, per cui bisogna arrangiarsi e andare a ripescare aneddoti su improbabili esperienze giovanili dell’autore nello staff di Animeclick.it, pur di accumulare il numero di caratteri minimo per una recensione decente. Le difficoltà nascono proprio perché i temi di cui parlare sono tanti, e tutti abbastanza complessi. “Maho Shojo Site”, nel bene e nel male, è tante cose assieme, e cercare di raccontarle tutte nel modo corretto è un'impresa molto difficile. So che in molti pensano che si tratti di una semplice porcheria, e che quindi potrei risolvere il problema associando questa parola a tutti i concetti ricavabili da quest'anime; io però faccio parte di quell’altro 50% del pubblico, quello cioè che non lo vede come un capolavoro, ma nemmeno come il parente più prossimo del nostro amatissimo “Osama Game - The Animation”.
Ora, però, bando alle chiacchiere e cominciamo l’analisi di questo anime.
“Maho Shojo Site” è un anime che unisce il genere “maghette” al genere dark, una fusione che ha avuto il suo momento di massimo splendore con “Madoka Magica”, un titolo a cui l’opera di Kentaro Sato si ispira con tutta evidenza, dato il gran numero di elementi in comune esistenti tra le due storie. Però sarebbe alquanto superficiale catalogare “Maho Shojo Site” semplicemente come un clone di “Madoka Magica”, in quanto fra loro esistono anche diversi elementi di differenziazione.
“Maho Shojo Site” fa parte di quella categoria di anime che gli appassionati definiscono come “edgy”: si tratta di titoli che affrontano temi seri, spesso violenti, spingendosi fino al limite massimo consentito, ma senza mai oltrepassarlo; quando arriva quel momento, anzi, preferiscono ripiegare su un tipo di narrazione meno impegnativa, che spesso sfocia nella commedia. Per questo motivo il termine “edgy” viene spesso utilizzato, a mio parere, in modo improprio, come un’etichetta negativa per un anime, in quanto mostra determinati tipi di problematiche che poi non ha il coraggio di affrontare in modo serio. In “Maho Shojo Site”, ad esempio, si parla di bullismo, violenze domestiche, stupro, autolesionismo, uccisioni di gatti, disturbi della personalità e di tanto altro ancora; ma è un anime che non intende studiare le cause di nessuno di questi problemi; anzi, quand’è il momento, non si fa scrupolo nell’abbandonare una narrazione cupa e deprimente per mostrare un ragazzo che indossa mutandine da donna sulla spiaggia mentre sghignazza soddisfatto.
Tutto ciò è sicuramente “edgy”, ma non rappresenta assolutamente un difetto, per due ragioni: in primo luogo, non capisco perché mai, se si mostrano immagini, anche forti, su un argomento importante che riguarda la vita sociale, bisogna necessariamente indagarle in profondità; se il fine dell’autore è un altro, va benissimo anche osservare semplicemente la superficie del problema. In secondo luogo, nel nostro caso specifico, una morale di fondo che giustifichi la presenza di queste tematiche c’è pure: non lasciare che le sofferenze controllino la nostra vita, ma trovare la forza che è dentro ognuno di noi e usarla per fare del bene. Si tratta del messaggio classico lanciato da un anime di ragazze magiche; ciò che distingue “Maho Shojo” Site è solo il modo assurdo in cui cerca di veicolare al pubblico questo messaggio.
In “Maho Shojo Site” ogni cosa è portata all’esagerazione, fino a raggiungere livelli disturbanti; ed è questo il motivo principale per cui a moltissime persone non è piaciuto. Devo dire che a riguardo il mio parere è abbastanza altalenante: in certi momenti penso che l’esasperazione di certi comportamenti poteva essere evitata, in quanto finisce per far sfociare la sceneggiatura nel trash, rendendo il tutto poco credibile; altre volte penso che tutte queste esagerazioni siano state funzionali al progetto, perché sono servite a dare un maggior impatto emotivo a eventi che accadranno più avanti.
Dove invece mi sento di dare un parere negativo è sui personaggi, almeno quelli principali, decisamente poco credibili. Aya, in particolare, ha una evoluzione caratteriale del tutto ingiustificata: inizialmente ha paura anche della sua ombra, ma poi, di punto in bianco, diventa inspiegabilmente socievole. Questo cambiamento ci può anche stare, ma è necessaria una fase intermedia che giustifichi il passaggio, che a mio parere non c’è stata. Rilievi simili possono essere fatti anche agli altri, ma l’elenco dei difetti sarebbe lungo, per cui mi fermo qui.
Ovviamente non mi ero dimenticato di Kaname Asagiri, il fratello malvagio di Aya. Non so come la pensiate voi, ma, come personaggio cattivo, è davvero formidabile: si fa odiare dal pubblico, è ridicolmente divertente quando entra in scena, è capace di qualsiasi nefandezza, fa gioire lo spettatore quando viene punito. Sarà sicuramente lui il personaggio che ci rimarrà nella mente, quando ripenseremo a questa serie.
Per quanto riguarda il comparto grafico, direi che è abbastanza buono; solo sufficiente, invece, la colonna sonora, che non mi ha impressionato particolarmente. Per quanto riguarda le sigle, quella di apertura è "Changing Point", cantata dalle Iris, la bellissima ending (ma più per le immagini che per la musica) è "Zenzen Tomodachi", interpretata da Haruka Yamazaki.
L’esperienza dimostra che, quando su un anime si contrappongono due categorie di opinioni l’una opposta all’altra, la cosa più saggia da fare è cercare la verità nel mezzo. E infatti ritengo che questo “Maho Shojo Site” non vada considerato né come un capolavoro né come un disastro, ma una serie che alterna cose buone a cose meno buone. Personalmente lo consiglierei agli amanti del trash, che però non vogliono solo un susseguirsi di situazioni ridicole, eccessive o assurde, ma anche una trama che li incuriosisca e che li tenga attaccati allo schermo dall’inizio alla fine.
La recensione è finita, andate in pace.
Non ho intenzione di tediarvi ulteriormente con la descrizione delle mie abitudini creative, tanto so benissimo che non ve ne frega un accidenti; quello che volevo sottolineare con questa premessa è che, purtroppo, a diverse ore dal termine della sua visione, non ho ancora uno straccio di idea su cosa dire intorno a questo “Maho Shojo Site”! E mi hanno pure affidato (contro la mia volontà, ovviamente) la vetrina! Quindi mi tocca inventarmi qualcosa, e pure in fretta, se no mi toccherà subire la più terribile delle punizioni: l’ironia dei colleghi in redazione.
Cominciamo con le informazioni generali, che tanto quelle basta scopiazzarsele dalla scheda di AnimeClick.it.
“Maho Shojo Site” nasce nel 2013 dalla matita di Kentaro Sato e viene pubblicato dalla casa editrice Akita Shoten. Nel 2018 viene trasposto in anime dalla Production doA con la regia di Tadahito Matsubayashi.
Asagiri Aya è una ragazzina sfortunata: sia in casa che a scuola, infatti, è soggetta a crudeli maltrattamenti. Dopo l’ennesimo pestaggio subito, Aya viene contattata da uno strano sito internet, il sito delle maghe, che le dà in dono un oggetto magico, attraverso il quale vendicarsi di chi le sta facendo del male. La ragazzina, però, sembra poco incline alla violenza o alla vendetta; ciononostante, il misterioso oggetto che ha ricevuto sarà destinato a cambiare la sua vita per sempre.
Come scritto in precedenza, devo dire di essere in grande difficoltà nel cercare di dare un senso compiuto all’analisi di quest’opera. Il problema sorge dal fatto che non è il solito anime scialbo, su cui c’è così poco da dire, per cui bisogna arrangiarsi e andare a ripescare aneddoti su improbabili esperienze giovanili dell’autore nello staff di Animeclick.it, pur di accumulare il numero di caratteri minimo per una recensione decente. Le difficoltà nascono proprio perché i temi di cui parlare sono tanti, e tutti abbastanza complessi. “Maho Shojo Site”, nel bene e nel male, è tante cose assieme, e cercare di raccontarle tutte nel modo corretto è un'impresa molto difficile. So che in molti pensano che si tratti di una semplice porcheria, e che quindi potrei risolvere il problema associando questa parola a tutti i concetti ricavabili da quest'anime; io però faccio parte di quell’altro 50% del pubblico, quello cioè che non lo vede come un capolavoro, ma nemmeno come il parente più prossimo del nostro amatissimo “Osama Game - The Animation”.
Ora, però, bando alle chiacchiere e cominciamo l’analisi di questo anime.
“Maho Shojo Site” è un anime che unisce il genere “maghette” al genere dark, una fusione che ha avuto il suo momento di massimo splendore con “Madoka Magica”, un titolo a cui l’opera di Kentaro Sato si ispira con tutta evidenza, dato il gran numero di elementi in comune esistenti tra le due storie. Però sarebbe alquanto superficiale catalogare “Maho Shojo Site” semplicemente come un clone di “Madoka Magica”, in quanto fra loro esistono anche diversi elementi di differenziazione.
“Maho Shojo Site” fa parte di quella categoria di anime che gli appassionati definiscono come “edgy”: si tratta di titoli che affrontano temi seri, spesso violenti, spingendosi fino al limite massimo consentito, ma senza mai oltrepassarlo; quando arriva quel momento, anzi, preferiscono ripiegare su un tipo di narrazione meno impegnativa, che spesso sfocia nella commedia. Per questo motivo il termine “edgy” viene spesso utilizzato, a mio parere, in modo improprio, come un’etichetta negativa per un anime, in quanto mostra determinati tipi di problematiche che poi non ha il coraggio di affrontare in modo serio. In “Maho Shojo Site”, ad esempio, si parla di bullismo, violenze domestiche, stupro, autolesionismo, uccisioni di gatti, disturbi della personalità e di tanto altro ancora; ma è un anime che non intende studiare le cause di nessuno di questi problemi; anzi, quand’è il momento, non si fa scrupolo nell’abbandonare una narrazione cupa e deprimente per mostrare un ragazzo che indossa mutandine da donna sulla spiaggia mentre sghignazza soddisfatto.
Tutto ciò è sicuramente “edgy”, ma non rappresenta assolutamente un difetto, per due ragioni: in primo luogo, non capisco perché mai, se si mostrano immagini, anche forti, su un argomento importante che riguarda la vita sociale, bisogna necessariamente indagarle in profondità; se il fine dell’autore è un altro, va benissimo anche osservare semplicemente la superficie del problema. In secondo luogo, nel nostro caso specifico, una morale di fondo che giustifichi la presenza di queste tematiche c’è pure: non lasciare che le sofferenze controllino la nostra vita, ma trovare la forza che è dentro ognuno di noi e usarla per fare del bene. Si tratta del messaggio classico lanciato da un anime di ragazze magiche; ciò che distingue “Maho Shojo” Site è solo il modo assurdo in cui cerca di veicolare al pubblico questo messaggio.
In “Maho Shojo Site” ogni cosa è portata all’esagerazione, fino a raggiungere livelli disturbanti; ed è questo il motivo principale per cui a moltissime persone non è piaciuto. Devo dire che a riguardo il mio parere è abbastanza altalenante: in certi momenti penso che l’esasperazione di certi comportamenti poteva essere evitata, in quanto finisce per far sfociare la sceneggiatura nel trash, rendendo il tutto poco credibile; altre volte penso che tutte queste esagerazioni siano state funzionali al progetto, perché sono servite a dare un maggior impatto emotivo a eventi che accadranno più avanti.
Dove invece mi sento di dare un parere negativo è sui personaggi, almeno quelli principali, decisamente poco credibili. Aya, in particolare, ha una evoluzione caratteriale del tutto ingiustificata: inizialmente ha paura anche della sua ombra, ma poi, di punto in bianco, diventa inspiegabilmente socievole. Questo cambiamento ci può anche stare, ma è necessaria una fase intermedia che giustifichi il passaggio, che a mio parere non c’è stata. Rilievi simili possono essere fatti anche agli altri, ma l’elenco dei difetti sarebbe lungo, per cui mi fermo qui.
Ovviamente non mi ero dimenticato di Kaname Asagiri, il fratello malvagio di Aya. Non so come la pensiate voi, ma, come personaggio cattivo, è davvero formidabile: si fa odiare dal pubblico, è ridicolmente divertente quando entra in scena, è capace di qualsiasi nefandezza, fa gioire lo spettatore quando viene punito. Sarà sicuramente lui il personaggio che ci rimarrà nella mente, quando ripenseremo a questa serie.
Per quanto riguarda il comparto grafico, direi che è abbastanza buono; solo sufficiente, invece, la colonna sonora, che non mi ha impressionato particolarmente. Per quanto riguarda le sigle, quella di apertura è "Changing Point", cantata dalle Iris, la bellissima ending (ma più per le immagini che per la musica) è "Zenzen Tomodachi", interpretata da Haruka Yamazaki.
L’esperienza dimostra che, quando su un anime si contrappongono due categorie di opinioni l’una opposta all’altra, la cosa più saggia da fare è cercare la verità nel mezzo. E infatti ritengo che questo “Maho Shojo Site” non vada considerato né come un capolavoro né come un disastro, ma una serie che alterna cose buone a cose meno buone. Personalmente lo consiglierei agli amanti del trash, che però non vogliono solo un susseguirsi di situazioni ridicole, eccessive o assurde, ma anche una trama che li incuriosisca e che li tenga attaccati allo schermo dall’inizio alla fine.
La recensione è finita, andate in pace.