Nekojiru-sō
"Nekojitu-sou" (Cat Soup) è un cortometraggio onirico, ricco di significati e di citazioni, prevalentemente di tipo nonsense, dotato di scene che emanano una bellezza assai grottesca quanto affascinante.
Inequivocabilmente inquietante come una fiaba nera, "Nekojitu-sou" trasporta lo spettatore in un mondo distorto, laddove la colonna sonora e la totale assenza dei dialoghi aumentano il senso di smarrimento e di inquietudine provato da chi visiona questo particolare prodotto. Ansiogeno, delirante, macabro, disturbante, allarmante, disarmante e terribilmente affascinante: "Nekojitu-sou", attraverso i suoi silenzi e le scene d'estrema crudezza che si susseguono, riesce ad atterrire lo spettatore e a trasmettere una sensazione di soffocamento, di paura mista a profondissima angoscia.
"Nekojitu-sou" trasmette emozioni negative, poiché diversi elementi, magistralmente combinati tra loro, vanno a intaccare la sfera emotiva dello spettatore, che viene condotto all'interno delle scene più violente e significative. La cura dei dettagli è straordinaria, perché rende le scene ancor più complete, che si distinguono per le loro atmosfere perse tra il sogno e l'incubo.
Saremo complici di Nyatta nel corso del suo viaggio, guardando con i grandissimi occhi neri del felino il mondo che si staglia dinnanzi a noi come un enorme incubo, finché non ascolteremo la dolcissima musica di un carillon che porrà fine a questo cortometraggio dal quale sono rimasta stregata.
Il protagonista, Nyatta, attraverserà luoghi simbolici in una discesa verso l'Inferno (o così potremmo cercare di definirlo in qualche modo), cercando di recuperare metà dell'anima di sua sorella Niako. "Nekojiru-sou" è la storia di due felini umanizzati, di una sorella morta e di un fratello che vuole salvare la sua anima e che, per portare a compimento questo suo viaggio, dovrà affrontare molte peripezie.
La totale assenza di dialoghi, espressi raramente all'interno dei balloon, è un pregio dal valore inestimabile, poiché sono presenti soltanto suoni, rumori e musiche che accompagnano il lungo e tortuoso viaggio che compiono Nyatta e Niako per raggiungere il loro obiettivo. L'attenzione si concentra dunque sulle ambientazioni ricolme di particolari, nei silenzi e nei significati latenti.
I disegni, che talvolta distorcono intenzionalmente la prospettiva, le forme e le figure, utilizzano questo metodo in modo da aumentare la sensazione di turbamento e di profondissimo smarrimento provata dallo spettatore, che è come se si ritrovasse in prima persona a vagare all'interno delle atmosfere terrificanti tipiche di "Nekojitu-sou". Mediante l'uso di due colori potenti come il nero e il rosso, viene evidenziata la parte più oscura che contraddistingue "Nekojitu-sou", mettendo in luce un colore come il nero, che domina la quasi totalità delle scene, ma anche la potenza sconcertante che possiede un colore come il rosso del sangue.
Se non siete avvezzi al genere sperimentale annesso al nonsense, vi sconsiglio la visione di "Nekojitu-sou", che invece consiglio vivamente a chi sta cercando un prodotto senza alcun dubbio particolare, a tratti allucinante, decisamente impressionante per la durezza di svariate scene, per i significati celati dietro ai mille silenzi, per i disegni che talvolta distorcono volutamente forme e figure con lo scopo di donare un aspetto malato a tutto ciò che circonda i felini protagonisti, che appaiono smarriti e vittime di questo mondo inverosimile in cui faranno la loro comparsa personaggi bizzarri di ogni sorta.
Inequivocabilmente inquietante come una fiaba nera, "Nekojitu-sou" trasporta lo spettatore in un mondo distorto, laddove la colonna sonora e la totale assenza dei dialoghi aumentano il senso di smarrimento e di inquietudine provato da chi visiona questo particolare prodotto. Ansiogeno, delirante, macabro, disturbante, allarmante, disarmante e terribilmente affascinante: "Nekojitu-sou", attraverso i suoi silenzi e le scene d'estrema crudezza che si susseguono, riesce ad atterrire lo spettatore e a trasmettere una sensazione di soffocamento, di paura mista a profondissima angoscia.
"Nekojitu-sou" trasmette emozioni negative, poiché diversi elementi, magistralmente combinati tra loro, vanno a intaccare la sfera emotiva dello spettatore, che viene condotto all'interno delle scene più violente e significative. La cura dei dettagli è straordinaria, perché rende le scene ancor più complete, che si distinguono per le loro atmosfere perse tra il sogno e l'incubo.
Saremo complici di Nyatta nel corso del suo viaggio, guardando con i grandissimi occhi neri del felino il mondo che si staglia dinnanzi a noi come un enorme incubo, finché non ascolteremo la dolcissima musica di un carillon che porrà fine a questo cortometraggio dal quale sono rimasta stregata.
Il protagonista, Nyatta, attraverserà luoghi simbolici in una discesa verso l'Inferno (o così potremmo cercare di definirlo in qualche modo), cercando di recuperare metà dell'anima di sua sorella Niako. "Nekojiru-sou" è la storia di due felini umanizzati, di una sorella morta e di un fratello che vuole salvare la sua anima e che, per portare a compimento questo suo viaggio, dovrà affrontare molte peripezie.
La totale assenza di dialoghi, espressi raramente all'interno dei balloon, è un pregio dal valore inestimabile, poiché sono presenti soltanto suoni, rumori e musiche che accompagnano il lungo e tortuoso viaggio che compiono Nyatta e Niako per raggiungere il loro obiettivo. L'attenzione si concentra dunque sulle ambientazioni ricolme di particolari, nei silenzi e nei significati latenti.
I disegni, che talvolta distorcono intenzionalmente la prospettiva, le forme e le figure, utilizzano questo metodo in modo da aumentare la sensazione di turbamento e di profondissimo smarrimento provata dallo spettatore, che è come se si ritrovasse in prima persona a vagare all'interno delle atmosfere terrificanti tipiche di "Nekojitu-sou". Mediante l'uso di due colori potenti come il nero e il rosso, viene evidenziata la parte più oscura che contraddistingue "Nekojitu-sou", mettendo in luce un colore come il nero, che domina la quasi totalità delle scene, ma anche la potenza sconcertante che possiede un colore come il rosso del sangue.
Se non siete avvezzi al genere sperimentale annesso al nonsense, vi sconsiglio la visione di "Nekojitu-sou", che invece consiglio vivamente a chi sta cercando un prodotto senza alcun dubbio particolare, a tratti allucinante, decisamente impressionante per la durezza di svariate scene, per i significati celati dietro ai mille silenzi, per i disegni che talvolta distorcono volutamente forme e figure con lo scopo di donare un aspetto malato a tutto ciò che circonda i felini protagonisti, che appaiono smarriti e vittime di questo mondo inverosimile in cui faranno la loro comparsa personaggi bizzarri di ogni sorta.
Questo piccolo corto sarà sicuramente molto amato da chi adora il non-sense.
Bella la caratterizzazione dei dialoghi a baloon, belle alcune scene e trovate, dal macabro al rilassante, come il viaggio in quel mare color arancio.
Pare un viaggio nell'assurdo. Io, amante di Lynch e di tutte le opere paranoico-psicotiche, non mi sono lasciato perdere questo corto.
Molti sicuramente potrebbero gradire la caratteristica "kawaii" di quest'opera, cioè la presenza di gattini umanizzati. Ma non lasciatevi sorprendere poi dal fatto che non tutta l'opera sia spensierata come i personaggi. Da un punto di vista tecnico, inoltre, mi pare più che buono.
Sperimentale, ma decisamente apprezzabile. Consigliato.
Bella la caratterizzazione dei dialoghi a baloon, belle alcune scene e trovate, dal macabro al rilassante, come il viaggio in quel mare color arancio.
Pare un viaggio nell'assurdo. Io, amante di Lynch e di tutte le opere paranoico-psicotiche, non mi sono lasciato perdere questo corto.
Molti sicuramente potrebbero gradire la caratteristica "kawaii" di quest'opera, cioè la presenza di gattini umanizzati. Ma non lasciatevi sorprendere poi dal fatto che non tutta l'opera sia spensierata come i personaggi. Da un punto di vista tecnico, inoltre, mi pare più che buono.
Sperimentale, ma decisamente apprezzabile. Consigliato.
"Nekojiru-sou", letteralmente "zuppa di gatto", è un mediometraggio prodotto dalla JC STAFF, che ha il raro pregio di essere assolutamente particolare e avanguardistico senza però risultare privo di una certa coerenza.
Si tratta di un' opera dal tocco marcatamente surreale, ricca di scenari e personaggi bizzarri e dall'atmosfera onirica (e a volte anche piuttosto macabra). E' da lodare la realizzazione tecnica: i disegni sono sempre adeguati, ora stilizzati e puerili, ora vividi e curatissimi, mentre la colonna sonora fa il suo dovere, contribuendo a catturare lo spettatore nel viaggio (vero o immaginario?) che il gattino protagonista intraprende per recuperare la metà perduta dell'anima della sorella.
Sebbene sia in un certo modo complesso, data la grande presenza di allegorie, qualche volta anche fini a sé stesse, il risultato finale è affascinante. Sicuramente deve piacere il genere sperimentale per poter essere compreso pienamente, ma credo che anche chi non è appassionato di avanguardia possa vederlo senza problemi, magari per godersi un breve e inquietante sogno ad occhi aperti.
Si tratta di un' opera dal tocco marcatamente surreale, ricca di scenari e personaggi bizzarri e dall'atmosfera onirica (e a volte anche piuttosto macabra). E' da lodare la realizzazione tecnica: i disegni sono sempre adeguati, ora stilizzati e puerili, ora vividi e curatissimi, mentre la colonna sonora fa il suo dovere, contribuendo a catturare lo spettatore nel viaggio (vero o immaginario?) che il gattino protagonista intraprende per recuperare la metà perduta dell'anima della sorella.
Sebbene sia in un certo modo complesso, data la grande presenza di allegorie, qualche volta anche fini a sé stesse, il risultato finale è affascinante. Sicuramente deve piacere il genere sperimentale per poter essere compreso pienamente, ma credo che anche chi non è appassionato di avanguardia possa vederlo senza problemi, magari per godersi un breve e inquietante sogno ad occhi aperti.
Tradotto letteralmente l'erba (o prato) di Nekojiru, questo breve OAV di poco più di mezz'ora ripropone le avventure dei personaggi ideati dalla mangaka, scomparsa nel 1998, Nekojiru (nome vero Nakayama Chiyomi). In inglese è stato tradotto Cat Soup (praticamente il nome della mangaka) non so per quale motivo (infatti all'inizio pensavo fosse riferito ad una scena presente nell'anime). Nel 2001 questa produzione (King Records e J.C.Staff, produttore delle animazioni Yasua Masaaki -lo stesso di kemonozume) ha vinto l'excellence prize al Japan Media Arts Festival (lo stesso anno in cui La città incantata di Miyazaki vinceva il gran premio, a parimerito con Millenial Actress di Satoshi Kon -un bell'anno, non c'è che dire!).
Premetto che le due caratteristiche che mi legano a questo corto animato sono la presenza di felini umanizzati (portano i vestiti, vivono in case normali, fanno cose stronze -quindi tipicamente umane) e la presenza di nonsense, di scene quasi macabre/splatter, di umorismo nero. Ciò non toglie che sia una favola piacevole da seguire senza aspettarsi momenti di eccesiva tenerezza o lacrimoni finali. E' decisamente sconsigliato a persone squilibrate e bambini cacacavoli (genitori bigotto-peracottari compresi), che vedendolo potrebbero pensare che i gatti possano fare la spesa.
La storia, pur essendo visivamente originale e decisamente fuorviante (salti di scena, sogno nel sogno, assenza di dialoghi parlati -si esprimono poche volte con balloon scritti in giapponese), presenta lo schema classico del racconto di viaggio, solo con connotazioni oniriche (è una discesa nel mondo dei morti fatta, invece che da un poeta dal naso aquilino o da un semidio stronca-bestie, da due micetti con enormi occhi). I protagonisti di questa escursione dal reale sono il piccolo Nyaatta e la sorella maggiore Nyaako. All'inizio assistiamo ad una scena abbastanza tranquilla, infantile, con Nyaatta che gioca sul bordo della vasca da bagno con un giocattolo. Perdendo l'equilibrio cade con la testa nella vasca e da questo momento sembra di partecipare ad una sorta di visione che vede protagonista la sorella malata (nel futon con la classica sacca del ghiaccio).
Nella parentesi di questa visione (almeno così la interpreto, in base a quello che succede dopo -quando il padre tira fuori Nyaatta dalla vasca), il passaggio dal giorno alla notte viene scandito dalla chiusura ed apertura degli occhi di Nyaako, passaggio che si arresta con l'entrata in scena della morte (che io credevo una sorta di genio con la testa a forma di vaso) e l'allontanamento dello spirito dal corpo della malata. Nyaatta segue i due spiriti e cerca di strappare quello della sorella dalle mani della morte. Infatti lo strappa letteralmente (alla seconda visione ho capito il senso del fiore che compare nel balloon della morte).
Il ritorno alla realtà avviene nel momento in cui il dottore accerta la morte di Nyaako: la metà di spirito in possesso di Nyaatta riesce a risvegliare il corpo ma non la coscienza della sorella, che permane in uno stato catatonico (uno zombie-gatto). Da questo momento inizia il viaggio dei due alla ricerca dell'elemento che è in grado di guarire Nyaako completamente (si parla di discesa negli inferi per qualcosa che ritengo più verosimilmente un viaggio mentale di Nyaatta -ciò spiegherebbe il perché escono per fare la spesa e, dopo le sequenze particolari che sono il succo dell'animazione, si ritorna con il negozio nel quale acquistano 4 porzioni di tofu fritto, aburaage in giapponese. Questa è una mia interpretazione, quindi potete smentirmi).
La parte fantastica (come se il resto non fosse abbastanza fuori dal comune) prende le sue mosse dalla scena del circo. Spettatori allo stesso livello dei due mici, assistiamo ad uno spezzettamento magico (tramite sega circolare) ad opera di un illusionista, seguito dalla trasformazione in oggetti di nuvolette che escono dalla bocca del medesimo. Simpatica la presenza in scena dell'uccello umorale (da me battezzato così, in quanto nel corpo ha delle nuvole che si oscurano in relazione al dolore che prova), la cui esplosione d'acqua sommerge il mondo.
Ritroviamo i due gatti all'interno di una barchetta in compagnia di un maiale. Vedendo il cadavere gonfio di una donna che galleggia nell'acqua Nyaatta ha un sogno nel sogno: immagina un ciclo vitale che comprende se stesso e la sorella all'interno del ventre della donna, il cui corpo viene preso da uno pterodattilo per sfamare la prole dalle feci della quale cresce un albero che genera due frutti felini (un bel giro!). Divertente la scena in cui Nyaatta spoglia il maiale, sul corpo del quale sono scritte in giapponese le varie parti, ed estrae la carne per friggerla in padella (il maiale mangia se stesso).
Dopo una breve visione ittica (anche i pesci sognano), la mano divina genera il deserto facendo ritirare le acque. Seguono l'incontro con un rappezzatore di gatti (non vi dico in cosa consiste il suo lavoro), quello con una sorta di ammaliatore (in veste sadomaso) che attira Nyaatta e Nyaako in casa sua (dove assistiamo ad una scena che ricorda le vicende di Hansel e Gretel nella casa di pan di zucchero, tremende entrambe), ed il sodalizio con un elefante d'acqua (di idee ce ne sono parecchie!).
La stessa mano divina arresta il tempo (lo scivolo sulle onde, la balena sospesa), lo accellera (l'invecchiamento repentino) e lo riavvolge (da vedere le sequenze che caratterizzano questa parte, alcune molto ben scelte) solo per prendere la metà di mondo che si era infilata negli ingranaggi della sua macchina per mangiarsela (proprio come fosse una pietanza al cucchiaio, una zuppa).
Il resto ve lo sorbite per conto vostro, che è meglio.
Di questo anime sono apprezzabili le animazioni (essenziali), il piglio scanzonato con cui i protagonisti agiscono e la musica principale (che nella sigla finale diventa musica da carillon). La storia, come ho cercato di spiegare, va presa come una favola dove non si capisce bene il confine tra realtà ed immaginazione (ma poco importa). La mancanza di dialoghi (solo rumori e nuvolette) lo rende un prodotto abbastanza di nicchia (sempre meglio di altri prodotti con infinite sequenze di parlato che alla fine stancano). In definitiva il mio giudizio è positivo: non sarà un capolavoro, ma quelle piccole idee spolverate lungo tutta la narrazione sono state ben sfruttate.
Premetto che le due caratteristiche che mi legano a questo corto animato sono la presenza di felini umanizzati (portano i vestiti, vivono in case normali, fanno cose stronze -quindi tipicamente umane) e la presenza di nonsense, di scene quasi macabre/splatter, di umorismo nero. Ciò non toglie che sia una favola piacevole da seguire senza aspettarsi momenti di eccesiva tenerezza o lacrimoni finali. E' decisamente sconsigliato a persone squilibrate e bambini cacacavoli (genitori bigotto-peracottari compresi), che vedendolo potrebbero pensare che i gatti possano fare la spesa.
La storia, pur essendo visivamente originale e decisamente fuorviante (salti di scena, sogno nel sogno, assenza di dialoghi parlati -si esprimono poche volte con balloon scritti in giapponese), presenta lo schema classico del racconto di viaggio, solo con connotazioni oniriche (è una discesa nel mondo dei morti fatta, invece che da un poeta dal naso aquilino o da un semidio stronca-bestie, da due micetti con enormi occhi). I protagonisti di questa escursione dal reale sono il piccolo Nyaatta e la sorella maggiore Nyaako. All'inizio assistiamo ad una scena abbastanza tranquilla, infantile, con Nyaatta che gioca sul bordo della vasca da bagno con un giocattolo. Perdendo l'equilibrio cade con la testa nella vasca e da questo momento sembra di partecipare ad una sorta di visione che vede protagonista la sorella malata (nel futon con la classica sacca del ghiaccio).
Nella parentesi di questa visione (almeno così la interpreto, in base a quello che succede dopo -quando il padre tira fuori Nyaatta dalla vasca), il passaggio dal giorno alla notte viene scandito dalla chiusura ed apertura degli occhi di Nyaako, passaggio che si arresta con l'entrata in scena della morte (che io credevo una sorta di genio con la testa a forma di vaso) e l'allontanamento dello spirito dal corpo della malata. Nyaatta segue i due spiriti e cerca di strappare quello della sorella dalle mani della morte. Infatti lo strappa letteralmente (alla seconda visione ho capito il senso del fiore che compare nel balloon della morte).
Il ritorno alla realtà avviene nel momento in cui il dottore accerta la morte di Nyaako: la metà di spirito in possesso di Nyaatta riesce a risvegliare il corpo ma non la coscienza della sorella, che permane in uno stato catatonico (uno zombie-gatto). Da questo momento inizia il viaggio dei due alla ricerca dell'elemento che è in grado di guarire Nyaako completamente (si parla di discesa negli inferi per qualcosa che ritengo più verosimilmente un viaggio mentale di Nyaatta -ciò spiegherebbe il perché escono per fare la spesa e, dopo le sequenze particolari che sono il succo dell'animazione, si ritorna con il negozio nel quale acquistano 4 porzioni di tofu fritto, aburaage in giapponese. Questa è una mia interpretazione, quindi potete smentirmi).
La parte fantastica (come se il resto non fosse abbastanza fuori dal comune) prende le sue mosse dalla scena del circo. Spettatori allo stesso livello dei due mici, assistiamo ad uno spezzettamento magico (tramite sega circolare) ad opera di un illusionista, seguito dalla trasformazione in oggetti di nuvolette che escono dalla bocca del medesimo. Simpatica la presenza in scena dell'uccello umorale (da me battezzato così, in quanto nel corpo ha delle nuvole che si oscurano in relazione al dolore che prova), la cui esplosione d'acqua sommerge il mondo.
Ritroviamo i due gatti all'interno di una barchetta in compagnia di un maiale. Vedendo il cadavere gonfio di una donna che galleggia nell'acqua Nyaatta ha un sogno nel sogno: immagina un ciclo vitale che comprende se stesso e la sorella all'interno del ventre della donna, il cui corpo viene preso da uno pterodattilo per sfamare la prole dalle feci della quale cresce un albero che genera due frutti felini (un bel giro!). Divertente la scena in cui Nyaatta spoglia il maiale, sul corpo del quale sono scritte in giapponese le varie parti, ed estrae la carne per friggerla in padella (il maiale mangia se stesso).
Dopo una breve visione ittica (anche i pesci sognano), la mano divina genera il deserto facendo ritirare le acque. Seguono l'incontro con un rappezzatore di gatti (non vi dico in cosa consiste il suo lavoro), quello con una sorta di ammaliatore (in veste sadomaso) che attira Nyaatta e Nyaako in casa sua (dove assistiamo ad una scena che ricorda le vicende di Hansel e Gretel nella casa di pan di zucchero, tremende entrambe), ed il sodalizio con un elefante d'acqua (di idee ce ne sono parecchie!).
La stessa mano divina arresta il tempo (lo scivolo sulle onde, la balena sospesa), lo accellera (l'invecchiamento repentino) e lo riavvolge (da vedere le sequenze che caratterizzano questa parte, alcune molto ben scelte) solo per prendere la metà di mondo che si era infilata negli ingranaggi della sua macchina per mangiarsela (proprio come fosse una pietanza al cucchiaio, una zuppa).
Il resto ve lo sorbite per conto vostro, che è meglio.
Di questo anime sono apprezzabili le animazioni (essenziali), il piglio scanzonato con cui i protagonisti agiscono e la musica principale (che nella sigla finale diventa musica da carillon). La storia, come ho cercato di spiegare, va presa come una favola dove non si capisce bene il confine tra realtà ed immaginazione (ma poco importa). La mancanza di dialoghi (solo rumori e nuvolette) lo rende un prodotto abbastanza di nicchia (sempre meglio di altri prodotti con infinite sequenze di parlato che alla fine stancano). In definitiva il mio giudizio è positivo: non sarà un capolavoro, ma quelle piccole idee spolverate lungo tutta la narrazione sono state ben sfruttate.
Cortometraggio surreale che mostra il viaggio di due gatti (antropomorfi alla "hello kitty") attraverso un regno fiabesco dove bellezza, violenza e morte sono presentati come aspetti complementari. Animazione inquietante, onirica con molti spunti (anche occidentali: noè, hansel e gretel...). 30' senza dialoghi che sembrano un percorso parallelo al cinema surreale.
Facciamo quelli a cui il non-sense piace.
Abbiamo 30 minuti di anime da produrre: strafoghiamoli di bohquellochemivieneinmente.
E se l'assurdo giapponese avesse rotto?
Omaggio al surrealismo e al dadà.
Se lasciamo perdere la regia, animazione ecc (sono davvero così eccezionali?) rimane un brutto tentativo di uscire dagli schemi.
Se veramente si voleva rinnegare la razionalità, inseguire l'inconscio, raccontare un sogno perchè abbozzare una trama (30 minuti!!) ?
Una coppia di felini alla ricerca di mezza anima in un viaggio un po' satyricon un po' diluvio universale, il solito tempo che si riavvolge perchè l'uomo deriva dalla scimmia (e forse un po' dal gatto), lo schermo che si spegne a ricordarci dove siamo.
Vera ventata di originalità?
Insensatezza riciclo fine a se stessa (anche se con un buon gusto per la vertigine).
Forse non sono abbastanza smaliziato da apprezzarne le citazioni o boh il cinismo.
Il non-sense alla "mind game", però, mi sembra un altro pianeta.
Mah.
E gli elefanti di fumo di Dumbo stanno a guardare...
Abbiamo 30 minuti di anime da produrre: strafoghiamoli di bohquellochemivieneinmente.
E se l'assurdo giapponese avesse rotto?
Omaggio al surrealismo e al dadà.
Se lasciamo perdere la regia, animazione ecc (sono davvero così eccezionali?) rimane un brutto tentativo di uscire dagli schemi.
Se veramente si voleva rinnegare la razionalità, inseguire l'inconscio, raccontare un sogno perchè abbozzare una trama (30 minuti!!) ?
Una coppia di felini alla ricerca di mezza anima in un viaggio un po' satyricon un po' diluvio universale, il solito tempo che si riavvolge perchè l'uomo deriva dalla scimmia (e forse un po' dal gatto), lo schermo che si spegne a ricordarci dove siamo.
Vera ventata di originalità?
Insensatezza riciclo fine a se stessa (anche se con un buon gusto per la vertigine).
Forse non sono abbastanza smaliziato da apprezzarne le citazioni o boh il cinismo.
Il non-sense alla "mind game", però, mi sembra un altro pianeta.
Mah.
E gli elefanti di fumo di Dumbo stanno a guardare...