La grande avventura del principe Valiant
"La grande avventura del piccolo Principe Valiant" ("Taiyō no Ōji - Horusu no Daibōken", che tradotto letteralmente sarebbe "Il principe del sole - La grande avventura di Hols") è un'opera del 1968 prodotta della Toei Animation.
Il film vide l'esordio alla regia di Takahata Isao, assistito da Ōtsuka Yasuo come direttore delle animazioni e da un giovane Miyazaki Hayao, che si occupò dei fondali e di alcune animazioni.
Il film racconta a tutti gli effetti una fiaba moderna: si sviluppa con il classico cammino dell'eroe e si rivolge indubbiamente a un pubblico infantile. I temi trattati sono perciò chiari, poco sfaccettati, e la morale che si vuole comunicare verte sulla collaborazione e la fratellanza degli umani che, se insieme, riescono a creare grandi cose e a superare le avversità.
Il film inizia con Hols, il protagonista, che viene attaccato da alcuni strani lupi argentati. Da lì a poco scoprirà che, quando era ancora un neonato, suo padre fuggì da un villaggio: l'avamposto fu improvvisamente attaccato da un potente demone, il quale mise numerose zizzanie tra gli uomini, portando così la società costituita alla rovina. Hols comincia così un viaggio per sconfiggere il demone e salvare i suoi simili, durante il quale conoscerà alcuni personaggi più o meno rilevanti al fine della trama.
Vedendo la pellicola, stupisce come alcune sequenze siano animate con molta cura, risultando particolarmente fluide (specie se riferite all'anno di uscita). Ciò si vede in particolare nella sequenza di apertura e nella battaglia finale, mentre in altri momenti risulta chiaro come lo sforzo produttivo sia stato indirizzato altrove, con sequenze che risultano molto statiche: alcune sono semplicemente disegni con associati movimenti di camera (ma per fortuna queste ultime non sono molte).
A livello di ritmo questo segue quanto scritto pocanzi per le animazioni: il film parte con una battaglia (o inseguimento) davvero molto ritmata ed entusiasmante, ma successivamente subisce un brusco rallentamento nella parte centrale, che ho trovato dilungarsi un po' troppo. Ciò va a scapito del finale, che riprende un buon ritmo, ma è purtroppo compresso in davvero pochi minuti (saranno sì e no dieci/quindici) e ho trovato perciò non pienamente soddisfacente.
Una nota da fare è che durante lo svolgimento dell'opera sono presenti alcune canzoni, che per testi e stile a noi Occidentali ricorderanno ciò che avrete probabilmente già ascoltato nei classici Disney.
In conclusione, come valutare questo lungometraggio? È indubbiamente un film che porta i segni del tempo, ma che nonostante ciò si difende bene e risulta ancora godibile.
Personalmente l'ho guardato nella mia attività di recupero di tutte quelle opere d'animazione d'importanza storica per il settore; qui infatti scorgiamo alcuni spunti che verranno poi reimpiegati nelle successive opere di Takahata e Miyazaki: ad esempio ho colto molta somiglianza tra gli sfondi (spesso montani) dell'opera e quelli di "Heidi, la ragazza delle Alpi".
Detto questo, se avete già una certa età e non vi interessa la storia del settore, non mi sento di consigliare il film, che invece, per i temi trattati, potrebbe essere ottimo da guardare in famiglia.
Il film vide l'esordio alla regia di Takahata Isao, assistito da Ōtsuka Yasuo come direttore delle animazioni e da un giovane Miyazaki Hayao, che si occupò dei fondali e di alcune animazioni.
Il film racconta a tutti gli effetti una fiaba moderna: si sviluppa con il classico cammino dell'eroe e si rivolge indubbiamente a un pubblico infantile. I temi trattati sono perciò chiari, poco sfaccettati, e la morale che si vuole comunicare verte sulla collaborazione e la fratellanza degli umani che, se insieme, riescono a creare grandi cose e a superare le avversità.
Il film inizia con Hols, il protagonista, che viene attaccato da alcuni strani lupi argentati. Da lì a poco scoprirà che, quando era ancora un neonato, suo padre fuggì da un villaggio: l'avamposto fu improvvisamente attaccato da un potente demone, il quale mise numerose zizzanie tra gli uomini, portando così la società costituita alla rovina. Hols comincia così un viaggio per sconfiggere il demone e salvare i suoi simili, durante il quale conoscerà alcuni personaggi più o meno rilevanti al fine della trama.
Vedendo la pellicola, stupisce come alcune sequenze siano animate con molta cura, risultando particolarmente fluide (specie se riferite all'anno di uscita). Ciò si vede in particolare nella sequenza di apertura e nella battaglia finale, mentre in altri momenti risulta chiaro come lo sforzo produttivo sia stato indirizzato altrove, con sequenze che risultano molto statiche: alcune sono semplicemente disegni con associati movimenti di camera (ma per fortuna queste ultime non sono molte).
A livello di ritmo questo segue quanto scritto pocanzi per le animazioni: il film parte con una battaglia (o inseguimento) davvero molto ritmata ed entusiasmante, ma successivamente subisce un brusco rallentamento nella parte centrale, che ho trovato dilungarsi un po' troppo. Ciò va a scapito del finale, che riprende un buon ritmo, ma è purtroppo compresso in davvero pochi minuti (saranno sì e no dieci/quindici) e ho trovato perciò non pienamente soddisfacente.
Una nota da fare è che durante lo svolgimento dell'opera sono presenti alcune canzoni, che per testi e stile a noi Occidentali ricorderanno ciò che avrete probabilmente già ascoltato nei classici Disney.
In conclusione, come valutare questo lungometraggio? È indubbiamente un film che porta i segni del tempo, ma che nonostante ciò si difende bene e risulta ancora godibile.
Personalmente l'ho guardato nella mia attività di recupero di tutte quelle opere d'animazione d'importanza storica per il settore; qui infatti scorgiamo alcuni spunti che verranno poi reimpiegati nelle successive opere di Takahata e Miyazaki: ad esempio ho colto molta somiglianza tra gli sfondi (spesso montani) dell'opera e quelli di "Heidi, la ragazza delle Alpi".
Detto questo, se avete già una certa età e non vi interessa la storia del settore, non mi sento di consigliare il film, che invece, per i temi trattati, potrebbe essere ottimo da guardare in famiglia.
Continuando i recuperi delle vecchie pellicole di casa Toei Doga grazie a Dynit, mi sono imbattuto in questo “La grande avventura del principe Valiant”, ovvero “Hols - Il principe del Sole”, l’ennesima fiaba questa volta ambientata in Scandinavia o comunque in una terra nordica abitata presumibilmente da Vichinghi (la foggia delle navi lo fa intuire).
Troviamo qui un buon ragazzo che vuole salvare la comunità a cui si è (ri)unito da un mostro malvagio chiamato Grunwald... e qui iniziano i lamenti: né Hols né Grunwald hanno spessore, essendo dipinti stereotipati: spesso ho perdonato il fatto che i personaggi sono disegnati in questo modo, perché la trama delle opere comunque era avvincente... qui niente, la trama è un pastrocchio, e il fatto che ci lavorano Isao Takahata, Yasuo Otsuka e Miyazaki non comporta il fatto che ne debba dire bene.
L’unico personaggio non totalmente piatto è Hilda, la quale nasce sola e dunque cattiva, e poi, riscaldato il suo cuore dalla vita comunitaria, decide di diventare buona a costo di rischiare la vita.
Il film all’epoca fu un fiasco, vittima del suo infantilismo, eppure posso dire che esso ha dei buoni messaggi: solo la collaborazione di tutti può vincere le avversità. In questo senso Hols non è un eroe “solo”, ma viene aiutato, e la sua vittoria è la vittoria di tutti.
Il mio voto resta comunque un cinque, e lo spiego con le parole di Oscar Wilde nella prefazione del suo “Il ritratto di Dorian Gray”: “L’artista è il creatore di cose belle. Rivelare l’arte senza rivelare l’artista, è il fine dell’arte (...) Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto”.
In parole povere, non basta il perseguire l’idea di mettere un significato profondo a un’opera, se poi questa è noiosa o comunque venuta male.
Troviamo qui un buon ragazzo che vuole salvare la comunità a cui si è (ri)unito da un mostro malvagio chiamato Grunwald... e qui iniziano i lamenti: né Hols né Grunwald hanno spessore, essendo dipinti stereotipati: spesso ho perdonato il fatto che i personaggi sono disegnati in questo modo, perché la trama delle opere comunque era avvincente... qui niente, la trama è un pastrocchio, e il fatto che ci lavorano Isao Takahata, Yasuo Otsuka e Miyazaki non comporta il fatto che ne debba dire bene.
L’unico personaggio non totalmente piatto è Hilda, la quale nasce sola e dunque cattiva, e poi, riscaldato il suo cuore dalla vita comunitaria, decide di diventare buona a costo di rischiare la vita.
Il film all’epoca fu un fiasco, vittima del suo infantilismo, eppure posso dire che esso ha dei buoni messaggi: solo la collaborazione di tutti può vincere le avversità. In questo senso Hols non è un eroe “solo”, ma viene aiutato, e la sua vittoria è la vittoria di tutti.
Il mio voto resta comunque un cinque, e lo spiego con le parole di Oscar Wilde nella prefazione del suo “Il ritratto di Dorian Gray”: “L’artista è il creatore di cose belle. Rivelare l’arte senza rivelare l’artista, è il fine dell’arte (...) Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto”.
In parole povere, non basta il perseguire l’idea di mettere un significato profondo a un’opera, se poi questa è noiosa o comunque venuta male.
L'ho finalmente visto anch'io, nella nuova edizione Dynit con il formato video originale.
E' vero che di base è sostanzialmente una favola per bambini con una trama lineare e un po' scontata, ma l'aggiunta del personaggio di Hilda introduce un ruolo che poi ritornerà spesso nei cartoni animati giapponesi, specialmente in Miyakazi, cioè quello del "cattivo che si redime", raramente presente nei cartoni animati occidentali dove il personaggio negativo è cattivo e basta, senza tante spiegazioni, e, se alla fine della storia muore, tanto meglio.
I disegni e la realizzazione tecnica sono di altissimo livello, considerando che è un film del 1968, ed è un film che si segue con piacere senza annoiarsi.
Sono rimasto stupito positivamente dal doppiaggio, nel quale i nomi dei personaggi sono quelli originali e i dialoghi sono naturali e scorrevoli.
I sottotitoli mi hanno invece stupito, ma in senso opposto, perché sono esattamente come quelli dei film Ghibli della Lucky Red (probabilmente gli autori sono gli stessi): ricalcano eccessivamente la struttura giapponese delle frasi e risultano insensatamente astrusi se non ridicoli, rovinando la visione del film. Per fare qualche esempio, alla morte del padre di un bimbo del villaggio un uomo tenta di consolarlo dicendogli: "Non devi piangere, di certo vendicheremo subito il tuo papino"; quando Hols ritorna da una caccia al lupo infruttuosa, commenta: "Nell'acciuffare il lupo argentato abbiamo finito per fallire"; parlando della penuria di pesci nel fiume, una donna dice: "Certo che se fosse una solita annata a quest'ora i pesci non sarebbero stati esauriti e verrebbero a risalire"; e altre cose di questo tenore. Insopportabili, avevo iniziato a guardare il film in giapponese coi sottotitoli, ma poi ho dovuto passare all'audio italiano, perché me lo stavo rovinando.
C'è anche un plateale errore di traduzione: nei sottotitoli il pesce viene chiamato "barracuda", quando in realtà si tratta di un luccio (come è infatti nell'audio dell'epoca), visto che il barracuda è un pesce tropicale ed è oltretutto ben diverso.
Comunque, per fortuna, i dialoghi del doppiaggio italiano sono normali, e ci si può godere il film in italiano senza problemi.
E' vero che di base è sostanzialmente una favola per bambini con una trama lineare e un po' scontata, ma l'aggiunta del personaggio di Hilda introduce un ruolo che poi ritornerà spesso nei cartoni animati giapponesi, specialmente in Miyakazi, cioè quello del "cattivo che si redime", raramente presente nei cartoni animati occidentali dove il personaggio negativo è cattivo e basta, senza tante spiegazioni, e, se alla fine della storia muore, tanto meglio.
I disegni e la realizzazione tecnica sono di altissimo livello, considerando che è un film del 1968, ed è un film che si segue con piacere senza annoiarsi.
Sono rimasto stupito positivamente dal doppiaggio, nel quale i nomi dei personaggi sono quelli originali e i dialoghi sono naturali e scorrevoli.
I sottotitoli mi hanno invece stupito, ma in senso opposto, perché sono esattamente come quelli dei film Ghibli della Lucky Red (probabilmente gli autori sono gli stessi): ricalcano eccessivamente la struttura giapponese delle frasi e risultano insensatamente astrusi se non ridicoli, rovinando la visione del film. Per fare qualche esempio, alla morte del padre di un bimbo del villaggio un uomo tenta di consolarlo dicendogli: "Non devi piangere, di certo vendicheremo subito il tuo papino"; quando Hols ritorna da una caccia al lupo infruttuosa, commenta: "Nell'acciuffare il lupo argentato abbiamo finito per fallire"; parlando della penuria di pesci nel fiume, una donna dice: "Certo che se fosse una solita annata a quest'ora i pesci non sarebbero stati esauriti e verrebbero a risalire"; e altre cose di questo tenore. Insopportabili, avevo iniziato a guardare il film in giapponese coi sottotitoli, ma poi ho dovuto passare all'audio italiano, perché me lo stavo rovinando.
C'è anche un plateale errore di traduzione: nei sottotitoli il pesce viene chiamato "barracuda", quando in realtà si tratta di un luccio (come è infatti nell'audio dell'epoca), visto che il barracuda è un pesce tropicale ed è oltretutto ben diverso.
Comunque, per fortuna, i dialoghi del doppiaggio italiano sono normali, e ci si può godere il film in italiano senza problemi.
Indubbiamente si riconosce la mano di Takahata e, pur essendo il suo primissimo lavoro, risulta una piacevole visione (ovviamente non all'altezza delle successive, ma è scontato).
Probabilmente, vederla da bambini farebbe tutto un altro effetto, perché la trama segue il filone classico dell'avventura di un piccolo eroe, che deve sconfiggere il personaggio malvagio di turno, con conseguenti peripezie da attraversare.
Ho trovato qualche errore di sceneggiatura, ma niente di davvero eclatante, visto che comunque il suo dovere lo fa e si denota bene la morale di fondo dell'autore.
Probabilmente, vederla da bambini farebbe tutto un altro effetto, perché la trama segue il filone classico dell'avventura di un piccolo eroe, che deve sconfiggere il personaggio malvagio di turno, con conseguenti peripezie da attraversare.
Ho trovato qualche errore di sceneggiatura, ma niente di davvero eclatante, visto che comunque il suo dovere lo fa e si denota bene la morale di fondo dell'autore.
Mi spiace abbassare la media del film, ma l'ho trovato riuscito soltanto a metà. Ci sono molti momenti suggestivi, a tratti davvero poetici, delle canzoni piacevoli, un personaggio interessante (Hilda), delle scelte registiche notevoli (e molto intelligenti, per sfruttare al meglio le scarse possibilità di animazione dovute a un budget relativamente ristretto e a una produzione travagliata). Tuttavia, questi elementi positivi secondo me non arrivano a colmare il grosso - e grave - difetto di fondo di questo film, la sceneggiatura: per una buona metà è un'accozzaglia di scene un po' sconclusionate.
Se si riassume la trama, sembra di leggere una fiaba abbastanza tradizionale e direi anche piacevole: Horus, dopo aver estratto una spada magica dal corpo di un gigante di pietra e dopo la morte del padre, arriva in un villaggio minacciato da un demone malvagio, Grünwald (lo stesso che aveva distrutto il villaggio di Horus e di suo padre, quando il nostro eroe era bambino). Horus dovrà salvare il villaggio da varie peripezie e sconfiggere il perfido Grünwald. Nel mezzo di queste vicende incontrerà Hilda, una ragazza misteriosa, che avrà un ruolo centrale nel resto della vicenda.
Bene, la trama sembrerebbe abbastanza essenziale, come ci si aspetta da un film per giovani, peccato che nelle sue varie parti sia sviluppata in maniera assolutamente incoerente. Il film si apre con Horus che combatte un branco di lupi, subito dopo ottiene la spada dal gigante, in un nano secondo torna alla capanna del padre, personaggio che muore in mezzo minuto, nel minuto successivo Horus incontra il grande cattivo Grünwald, che afferma di aver sentito molto parlare "delle sue imprese" (quali imprese? noi lo abbiamo visto mezza volta combattere contro il branco di lupi di Grünwald). Dopodiché Horus arriva al villaggio e inizia ad aiutare i poveri disperati che lo abitano. Fin qui tutto bene, rientra nella logica dell'eroe generoso. Il primo problema è un gigantesco luccio che impedisce l'afflusso dei pesci al fiume vicino al villaggio. Horus risale il fiume e lo uccide. Ok, ma come impediva il luccio il passaggio dei pesci? Non si sa (o non l'ho capito io?). Tra le altre peripezie del villaggio c'è quella che credo sia una delle scene più famose: l'assalto dei lupi. Vediamo decine di migliaia di lupi riversarsi su un villaggetto di quattro anime. Tutti combattono valorosamente contro il branco infuriato e quando tutto è finito sembra che il villaggio abbia solo qualche capanna rotta. Tutto qui? Saranno veramente migliaia i lupi che scendono dalle colline! Non dico un morto (anche se dovrebbero essere morti tutti o quasi!), ma almeno qualche ferito... Diciamo che la trama inizia a poter essere considerata tale quando compare e si inserisce nella storia il personaggio di Hilda, una ragazza misteriosa dalla bellissima voce, incontrata da Horus in un villaggio abbandonato.
Hilda è fondamentalmente l'unico personaggio che faccia qualcosa avendoci pensato.
Da un film del genere non mi aspetto una grande caratterizzazione dei personaggi, ma almeno mi aspetto che questi ultimi si possano definire tali. Purtroppo non è così. A parte Hilda, gli altri personaggi - compreso Horus - non hanno praticamente nessun tipo di caratterizzazione. Horus sembra non pensare mezzo secondo, fa tutto in maniera fin troppo meccanica. Il cattivo è quanto di più stereotipato possa esistere (nel senso peggiore del termine; in confronto la regina di Biancaneve è un personaggio complesso). Gli stereotipi della fiaba, volendo anche con personaggi monolitici (il cattivo freddo e spietato, l'eroe bello, buono e coraggioso, la fanciulla malinconica), possono ben funzionare se sfruttati sapientemente. Purtroppo questo non è il caso.
Nel complesso "La grande avventura di Horus, il principe del Sole" è per buona parte del film un insieme di scene una dietro l'altra, legate tra di loro da una logica pressoché inesistente. Trovo che per un film d'animazione del 1968 sia una pecca gravissima. In confronto "Biancaneve e i sette nani" (1938), che offriva una sceneggiatura molto esigua e lineare, sembra un'opera complessa (e sicuramente meglio scritta e pensata).
Tra gli aspetti positivi del film sottolineerei il grande sforzo, sia della regia, sia della direzione artistica, di sfruttare nella maniera più intelligente possibile le scarse possibilità offerte da un'animazione molto limitata e contenuta. Ci sono numerose scelte in tal senso che risultano davvero eleganti e ben pensate. In particolare trovo che siano ben riuscite le scene di festa al villaggio, complici anche le canzoni evocative di Hilda, che aggiungono al tutto un tocco di poesia. Le musiche si fanno apprezzare, pur senza essere indimenticabili. Il doppiaggio originale non è gran cosa: una recitazione assolutamente sovraccarica e monolitica (Horus grida soltanto, qualsiasi cosa debba dire e sempre con le stesse intenzioni).
Sul doppiaggio italiano non saprei cosa dire, visto che ho guardato direttamente il film in giapponese, nell'edizione in DVD uscita in Francia (l'unica, a quanto so, a proporre l'originale formato in 16:9, che permette di godere degli scenari in tutta la loro completezza).
Probabilmente, se avessi visto il film da bambino, oggi potrei giudicarlo più positivamente, grazie all'effetto nostalgia. Vedendolo direttamente con gli occhi di un adulto, non ho potuto che notare la pecca più grave che possa esserci nei "film fiaba": la mancanza di una linearità semplice e diretta. "Horus" è dunque un film scombinato; in un momento in cui la cinematografia in generale stava per sviluppare grandi innovazioni nel campo della sceneggiatura (siamo a un passo dagli anni Settanta), "Horus" non riesce a essere nemmeno un film d'impostazione tradizionale, risultando - come già detto - una poco riuscita cucitura di scene mal collegate.
Se si riassume la trama, sembra di leggere una fiaba abbastanza tradizionale e direi anche piacevole: Horus, dopo aver estratto una spada magica dal corpo di un gigante di pietra e dopo la morte del padre, arriva in un villaggio minacciato da un demone malvagio, Grünwald (lo stesso che aveva distrutto il villaggio di Horus e di suo padre, quando il nostro eroe era bambino). Horus dovrà salvare il villaggio da varie peripezie e sconfiggere il perfido Grünwald. Nel mezzo di queste vicende incontrerà Hilda, una ragazza misteriosa, che avrà un ruolo centrale nel resto della vicenda.
Bene, la trama sembrerebbe abbastanza essenziale, come ci si aspetta da un film per giovani, peccato che nelle sue varie parti sia sviluppata in maniera assolutamente incoerente. Il film si apre con Horus che combatte un branco di lupi, subito dopo ottiene la spada dal gigante, in un nano secondo torna alla capanna del padre, personaggio che muore in mezzo minuto, nel minuto successivo Horus incontra il grande cattivo Grünwald, che afferma di aver sentito molto parlare "delle sue imprese" (quali imprese? noi lo abbiamo visto mezza volta combattere contro il branco di lupi di Grünwald). Dopodiché Horus arriva al villaggio e inizia ad aiutare i poveri disperati che lo abitano. Fin qui tutto bene, rientra nella logica dell'eroe generoso. Il primo problema è un gigantesco luccio che impedisce l'afflusso dei pesci al fiume vicino al villaggio. Horus risale il fiume e lo uccide. Ok, ma come impediva il luccio il passaggio dei pesci? Non si sa (o non l'ho capito io?). Tra le altre peripezie del villaggio c'è quella che credo sia una delle scene più famose: l'assalto dei lupi. Vediamo decine di migliaia di lupi riversarsi su un villaggetto di quattro anime. Tutti combattono valorosamente contro il branco infuriato e quando tutto è finito sembra che il villaggio abbia solo qualche capanna rotta. Tutto qui? Saranno veramente migliaia i lupi che scendono dalle colline! Non dico un morto (anche se dovrebbero essere morti tutti o quasi!), ma almeno qualche ferito... Diciamo che la trama inizia a poter essere considerata tale quando compare e si inserisce nella storia il personaggio di Hilda, una ragazza misteriosa dalla bellissima voce, incontrata da Horus in un villaggio abbandonato.
Hilda è fondamentalmente l'unico personaggio che faccia qualcosa avendoci pensato.
Da un film del genere non mi aspetto una grande caratterizzazione dei personaggi, ma almeno mi aspetto che questi ultimi si possano definire tali. Purtroppo non è così. A parte Hilda, gli altri personaggi - compreso Horus - non hanno praticamente nessun tipo di caratterizzazione. Horus sembra non pensare mezzo secondo, fa tutto in maniera fin troppo meccanica. Il cattivo è quanto di più stereotipato possa esistere (nel senso peggiore del termine; in confronto la regina di Biancaneve è un personaggio complesso). Gli stereotipi della fiaba, volendo anche con personaggi monolitici (il cattivo freddo e spietato, l'eroe bello, buono e coraggioso, la fanciulla malinconica), possono ben funzionare se sfruttati sapientemente. Purtroppo questo non è il caso.
Nel complesso "La grande avventura di Horus, il principe del Sole" è per buona parte del film un insieme di scene una dietro l'altra, legate tra di loro da una logica pressoché inesistente. Trovo che per un film d'animazione del 1968 sia una pecca gravissima. In confronto "Biancaneve e i sette nani" (1938), che offriva una sceneggiatura molto esigua e lineare, sembra un'opera complessa (e sicuramente meglio scritta e pensata).
Tra gli aspetti positivi del film sottolineerei il grande sforzo, sia della regia, sia della direzione artistica, di sfruttare nella maniera più intelligente possibile le scarse possibilità offerte da un'animazione molto limitata e contenuta. Ci sono numerose scelte in tal senso che risultano davvero eleganti e ben pensate. In particolare trovo che siano ben riuscite le scene di festa al villaggio, complici anche le canzoni evocative di Hilda, che aggiungono al tutto un tocco di poesia. Le musiche si fanno apprezzare, pur senza essere indimenticabili. Il doppiaggio originale non è gran cosa: una recitazione assolutamente sovraccarica e monolitica (Horus grida soltanto, qualsiasi cosa debba dire e sempre con le stesse intenzioni).
Sul doppiaggio italiano non saprei cosa dire, visto che ho guardato direttamente il film in giapponese, nell'edizione in DVD uscita in Francia (l'unica, a quanto so, a proporre l'originale formato in 16:9, che permette di godere degli scenari in tutta la loro completezza).
Probabilmente, se avessi visto il film da bambino, oggi potrei giudicarlo più positivamente, grazie all'effetto nostalgia. Vedendolo direttamente con gli occhi di un adulto, non ho potuto che notare la pecca più grave che possa esserci nei "film fiaba": la mancanza di una linearità semplice e diretta. "Horus" è dunque un film scombinato; in un momento in cui la cinematografia in generale stava per sviluppare grandi innovazioni nel campo della sceneggiatura (siamo a un passo dagli anni Settanta), "Horus" non riesce a essere nemmeno un film d'impostazione tradizionale, risultando - come già detto - una poco riuscita cucitura di scene mal collegate.
Ambientato nelle terre del nord, il film narra delle gesta di Hols, ragazzo cresciuto con il padre che aveva assieme a lui, allora piccolo, abbandonato il loro villaggio ormai in preda alle fiamme e all'odio.
La pellicola vede, diciamo, tre personaggi principali: Hols appunto, l'eroe, che deve superare varie prove, Grunvald, il cattivo per antonomasia e... Hilda, probabilmente il personaggio più interessante del film, combatuta tra ciò che le è stato imposto di essere e ciò che invece vorrebbe diventare. Sullo sfondo è presente la varia umanità della popolazione del villaggio: il vecchio saggio e coraggioso, la madre coraggio, il capo del villaggio fanfarone, ma non tanto coraggioso, il suo vice magheggione, i due neo-sposi che danno prova del loro amore, l 'amico fidato ecc. Non mancano gli animali parlanti rappresentati dall'orso e dallo scoiattolo, rispettivamente amici del protagonista e della ragazza, e dalla civetta (?), scagnozzo del malvagio. Figura poi importante, anche se si vede solo alla fine, è il gigante di roccia.
Nel corso del lungometraggio vengono presentati vari temi come quello dell'eroe solitario che si pone al servizio della comunità, dei suoi rappresentanti che devono sconfiggere le loro paure e rimanere uniti per superare le difficoltà (come si sa l'unione fa la forza), dell'essere a suo modo speciale, ma il sognare una vita normale, del fatto che il pericolo può nascondersi anche dove meno lo si aspetta, di come l'ormai famigerata macchina del fango possa trasformare un eroe in un reietto, dell'aiutare e l'essere aiutati... Insomma, anche se si tratta un film soprattutto per giovanissimi, ci vengono ben presentati temi sempre attuali e che fanno la forza anche di una filmografia più, diciamo, impegnata.
Le scene d'azione sono a mio avviso spettacolari, ma non ci sono solo quelle. Sono ben realizzate anche quelle di canto e ballo, così come quella onirica, senza dimenticare quelle del gelo, che credo simbolizzi la perdizione e la paura di cui si fa forte Grunvald e che rischia di porre fine alla comunità del villaggio.
Parlando dei paesaggi, sono ben disegnati e fanno bene da sfondo alle vicende.
Da come ho letto, il film venne realizzato in un periodo di lotte sindacali, avendo una gestazione abbastanza lunga e... venne proiettato per soli dieci giorni!
Da noi il film è conosciuto con due titoli, "La grande avventura del piccolo principe Valiant" e "Il segreto della spada del sole", ed è uscito al cinema prima e in Super 8 e in VHS poi, per poi confluire anche nel più recente formato DVD.
Il lungometraggio potrà forse apparire un po' datato e da un certo punto di vista classicheggiante, ma presenta anche una certa profondità e come pellicola non risulta mai noiosa, offrendo numerosi e variegati spunti di riflessione.
La pellicola vede, diciamo, tre personaggi principali: Hols appunto, l'eroe, che deve superare varie prove, Grunvald, il cattivo per antonomasia e... Hilda, probabilmente il personaggio più interessante del film, combatuta tra ciò che le è stato imposto di essere e ciò che invece vorrebbe diventare. Sullo sfondo è presente la varia umanità della popolazione del villaggio: il vecchio saggio e coraggioso, la madre coraggio, il capo del villaggio fanfarone, ma non tanto coraggioso, il suo vice magheggione, i due neo-sposi che danno prova del loro amore, l 'amico fidato ecc. Non mancano gli animali parlanti rappresentati dall'orso e dallo scoiattolo, rispettivamente amici del protagonista e della ragazza, e dalla civetta (?), scagnozzo del malvagio. Figura poi importante, anche se si vede solo alla fine, è il gigante di roccia.
Nel corso del lungometraggio vengono presentati vari temi come quello dell'eroe solitario che si pone al servizio della comunità, dei suoi rappresentanti che devono sconfiggere le loro paure e rimanere uniti per superare le difficoltà (come si sa l'unione fa la forza), dell'essere a suo modo speciale, ma il sognare una vita normale, del fatto che il pericolo può nascondersi anche dove meno lo si aspetta, di come l'ormai famigerata macchina del fango possa trasformare un eroe in un reietto, dell'aiutare e l'essere aiutati... Insomma, anche se si tratta un film soprattutto per giovanissimi, ci vengono ben presentati temi sempre attuali e che fanno la forza anche di una filmografia più, diciamo, impegnata.
Le scene d'azione sono a mio avviso spettacolari, ma non ci sono solo quelle. Sono ben realizzate anche quelle di canto e ballo, così come quella onirica, senza dimenticare quelle del gelo, che credo simbolizzi la perdizione e la paura di cui si fa forte Grunvald e che rischia di porre fine alla comunità del villaggio.
Parlando dei paesaggi, sono ben disegnati e fanno bene da sfondo alle vicende.
Da come ho letto, il film venne realizzato in un periodo di lotte sindacali, avendo una gestazione abbastanza lunga e... venne proiettato per soli dieci giorni!
Da noi il film è conosciuto con due titoli, "La grande avventura del piccolo principe Valiant" e "Il segreto della spada del sole", ed è uscito al cinema prima e in Super 8 e in VHS poi, per poi confluire anche nel più recente formato DVD.
Il lungometraggio potrà forse apparire un po' datato e da un certo punto di vista classicheggiante, ma presenta anche una certa profondità e come pellicola non risulta mai noiosa, offrendo numerosi e variegati spunti di riflessione.
<b>Attenzione! Contiene possibili spoiler!</b>
Ambientato nella preistoria in un paese nordico imprecisato, il film inizia con il giovane Hols che combatte contro un branco di lupi con la sua ascia; messo alle strette, per sua fortuna risveglia accidentalmente un gigante di pietra, Mog, che mette in fuga i predatori. Il giovane, saputo che il gigante aveva dolore per colpa di un oggetto conficcato in una spalla, decide di estrarlo in segno di gratitudine: si tratta di una vecchia spada arrugginita, che Mog chiama “Spada del Sole”; il gigante promette a Hols che quando la spada sarà riforgiata egli tornerà dal giovane, e lo chiamerà “Principe del Sole”.
Il padre di Hols sta morendo; sul letto di morte rivela al figlio che, prima di ritrovarsi in solitudine lì dove lo ha cresciuto, viveva in un villaggio più a nord. Quando Hols era ancora in fasce, apparve un demone malvagio, Grunwald, che manipolò il lato oscuro del cuore degli abitanti, i quali si uccisero tutti a vicenda; il padre, volendo salvare almeno la vita del figlio, scappò dal villaggio ormai senza speranza. Il vecchio con le sue ultime forze invita il giovane a cercare la sua gente, a combattere con coraggio, a unire le sue forze con quelle degli altri così da superare qualunque difficoltà.
Da qui iniziano le avventure di Hols, che consisteranno nello sconfiggere Grunwald e i suoi servitori, nonché nel farsi accettare dalla comunità di un villaggio e nel trovare finalmente la pace e la serenità.
La storia presentata è quindi una classica avventura con il cattivone da sconfiggere; infatti il film è chiaramente indirizzato a un pubblico infantile, ma presenta spunti di riflessione molto interessanti che lo rendono apprezzabile anche da un pubblico adulto.
Tra questi, l’incapacità e l'impossibilità dell’uomo di stare da solo, e il suo bisogno intrinseco di avere contatti con gli altri, perché non può sopportare la solitudine e perché da solo può fare poco o nulla; infatti Hols non avrebbe mai potuto forgiare la spada da solo, ma con l’aiuto di tutto il villaggio ci riesce, e la sconfitta di Grunwald è merito dell’unione di tutti.
La morte viene presentata subito nel film: la fine della vita del padre di Hols segna l’inizio della grande avventura del giovane; essa altro non è che un'inevitabile passaggio da uno stato a un altro. Tuttavia la paura della morte è insita nell’uomo, che non riesce ad accettare i suoi limiti e cerca di superarli, con l’unico risultato di vivere nell’angoscia; tra le altre cose questo film insegna che per vivere felici bisogna superare questa paura.
Inoltre c'è anche il dualismo dell’animo umano: tutti possiedono un lato buono e un lato cattivo in eterno conflitto tra loro. Quest'aspetto è affrontato nel personaggio di Hilda, resa magnificamente, integrata dai due animaletti Chiro e Toto, di fatto un'estensione della sua stessa persona, che rappresentano la buona e la cattiva coscienza, l'angelo custode e il diavolo tentatore.
Hols è impavido, forte, di buon cuore, ma forse un po' troppo monocorde; Grunwald invece è cattivissimo, ma privo di spessore. Il protagonista e l’antagonista principale sono quindi gli archetipi del bene e del male, che nella realtà non possono esistere.
Ma questo film dopotutto è un’avventura fiabesca: ci sono moltissime canzoni allegre o tristi a seconda dello stato d’animo di chi le canta, e anche i vastissimi paesaggi della Scandinavia sono ambivalenti: ci sono ampie pianure verdi e boschetti ricchi di animali (a volte anche parlanti), opposti a cime di montagne ghiacciate, gole, villaggi abbandonati e in rovina.
Il Principe del Sole – La grande avventura di Hols (questo il titolo originale) è il primo film diretto da Isao Takahata, che è riuscito a creare una storia che farà appassionare il pubblico di ogni età.
Ambientato nella preistoria in un paese nordico imprecisato, il film inizia con il giovane Hols che combatte contro un branco di lupi con la sua ascia; messo alle strette, per sua fortuna risveglia accidentalmente un gigante di pietra, Mog, che mette in fuga i predatori. Il giovane, saputo che il gigante aveva dolore per colpa di un oggetto conficcato in una spalla, decide di estrarlo in segno di gratitudine: si tratta di una vecchia spada arrugginita, che Mog chiama “Spada del Sole”; il gigante promette a Hols che quando la spada sarà riforgiata egli tornerà dal giovane, e lo chiamerà “Principe del Sole”.
Il padre di Hols sta morendo; sul letto di morte rivela al figlio che, prima di ritrovarsi in solitudine lì dove lo ha cresciuto, viveva in un villaggio più a nord. Quando Hols era ancora in fasce, apparve un demone malvagio, Grunwald, che manipolò il lato oscuro del cuore degli abitanti, i quali si uccisero tutti a vicenda; il padre, volendo salvare almeno la vita del figlio, scappò dal villaggio ormai senza speranza. Il vecchio con le sue ultime forze invita il giovane a cercare la sua gente, a combattere con coraggio, a unire le sue forze con quelle degli altri così da superare qualunque difficoltà.
Da qui iniziano le avventure di Hols, che consisteranno nello sconfiggere Grunwald e i suoi servitori, nonché nel farsi accettare dalla comunità di un villaggio e nel trovare finalmente la pace e la serenità.
La storia presentata è quindi una classica avventura con il cattivone da sconfiggere; infatti il film è chiaramente indirizzato a un pubblico infantile, ma presenta spunti di riflessione molto interessanti che lo rendono apprezzabile anche da un pubblico adulto.
Tra questi, l’incapacità e l'impossibilità dell’uomo di stare da solo, e il suo bisogno intrinseco di avere contatti con gli altri, perché non può sopportare la solitudine e perché da solo può fare poco o nulla; infatti Hols non avrebbe mai potuto forgiare la spada da solo, ma con l’aiuto di tutto il villaggio ci riesce, e la sconfitta di Grunwald è merito dell’unione di tutti.
La morte viene presentata subito nel film: la fine della vita del padre di Hols segna l’inizio della grande avventura del giovane; essa altro non è che un'inevitabile passaggio da uno stato a un altro. Tuttavia la paura della morte è insita nell’uomo, che non riesce ad accettare i suoi limiti e cerca di superarli, con l’unico risultato di vivere nell’angoscia; tra le altre cose questo film insegna che per vivere felici bisogna superare questa paura.
Inoltre c'è anche il dualismo dell’animo umano: tutti possiedono un lato buono e un lato cattivo in eterno conflitto tra loro. Quest'aspetto è affrontato nel personaggio di Hilda, resa magnificamente, integrata dai due animaletti Chiro e Toto, di fatto un'estensione della sua stessa persona, che rappresentano la buona e la cattiva coscienza, l'angelo custode e il diavolo tentatore.
Hols è impavido, forte, di buon cuore, ma forse un po' troppo monocorde; Grunwald invece è cattivissimo, ma privo di spessore. Il protagonista e l’antagonista principale sono quindi gli archetipi del bene e del male, che nella realtà non possono esistere.
Ma questo film dopotutto è un’avventura fiabesca: ci sono moltissime canzoni allegre o tristi a seconda dello stato d’animo di chi le canta, e anche i vastissimi paesaggi della Scandinavia sono ambivalenti: ci sono ampie pianure verdi e boschetti ricchi di animali (a volte anche parlanti), opposti a cime di montagne ghiacciate, gole, villaggi abbandonati e in rovina.
Il Principe del Sole – La grande avventura di Hols (questo il titolo originale) è il primo film diretto da Isao Takahata, che è riuscito a creare una storia che farà appassionare il pubblico di ogni età.
"La Grande Avventura del Principe Valiant" è un'opera che ricorda molto le atmosfere di un più recente "Il signore degli anelli" per come è strutturata e per come viene narrata. E' un bel lavoro che sicuramente avrebbe trovato più fortuna negli anni attuali rispetto a quando è stato pubblicato.
In un periodo in cui erano forti i dissidi tra autori e case di distribuzione fu dato alla luce un prodotto che forse non è stato apprezzato fin da subito, perché troppo "conservatore" a livello di tradizioni di riferimento e forse troppo nazionalista nella narrazione, anche se il tutto è stato camuffato con molta perizia per renderlo più accessibile a un pubblico di ragazzini.
La storia che comunque viene narrata all'interno di questo anime è molto ricca di particolari e di suggerimenti che saranno utili per opere di questo genere in futuro. La caratteristica principale di questa narrazione è che un vero protagonista non c'è, il titolo dell'opera è in effetti molto bugiardo, perché ritroviamo così tanti aspetti e tanti protagonisti che non lo rendono riconducibile a un solo personaggio.
L'importanza che ricoprono sia i nemici che i paladini di questa storia è talmente elevata che possiamo pienamente affermare che questa è un'opera "ad ampio respiro". Tale affermazione nasce dal fatto che la storia si presta a innumerevoli interpretazioni in base ai ruoli dei personaggi e ai loro sfondi di collocazione, pertanto cercherò di darne una che comunque si avvicina al mio giudizio, dopo aver visionato l'opera.
Quest'anime ci fa capire l'importanza del rispetto delle tradizioni antiche, di come l'uomo si pone davanti al suo passato, il più delle volte sconosciuto, e come in alcuni casi riesca a cambiare il destino o a peggiorarlo.
Le tante difficoltà che incontrano i personaggi ci mostrano i diversi volti dell'umanità nei confronti delle proprie tradizioni, pertanto incontriamo persone che cercano di tagliare questi antichi legami, e altri, addirittura, sotto forma di demoni cercano in tutti i modi di ostacolare un progresso, o comunque un avvicinamento con queste antiche realtà, ed altri ancoro, invece, che si ravvedono di errori commessi proprio in quell'epoca.
Da questo ultimo spunto,nasce quindi la morale finale dell'autore. Per quanto possa essere difficile e complicato il passato di ognuno di noi, o per quanto possa essere stato fortunato e ben accetto, l'uomo si pone davanti a ciò che è stato il più delle volte come un punto di partenza o di ripartenza. Nel primo caso l'uomo scopre i suoi errori e cerca in ogni modo di correggersi per progredire; nel secondo caso l'uomo costruisce delle realtà nuove per non sbagliare più, perché gli errori commessi ne hanno segnato parte del carattere e dello spirito.
Perciò ogni volta che si sbaglia non è importante come ci si riesce a correggere, ma cosa effettivamente ci fa diventare esperti davanti a errori simili. E' importante la nostra capacità quindi di reagire e prendere finalmente una decisione definitiva, e quindi tenere in pugno la situazione, lontano da ogni dubbio o incertezza.
Sono eventi assai determinanti per la crescita di ognuno di noi, e l'autore quindi ci insegna che per far crescere il nostro destino in positivo, nel futuro, bisogna trovare sempre una soluzione efficace agli errori del passato, altrimenti si è sempre lontani dall'imparare a vivere in questo mondo dove niente ti è dovuto, ma bisogna conquistare tutto giorno per giorno, anche da esperienze simili.
In un periodo in cui erano forti i dissidi tra autori e case di distribuzione fu dato alla luce un prodotto che forse non è stato apprezzato fin da subito, perché troppo "conservatore" a livello di tradizioni di riferimento e forse troppo nazionalista nella narrazione, anche se il tutto è stato camuffato con molta perizia per renderlo più accessibile a un pubblico di ragazzini.
La storia che comunque viene narrata all'interno di questo anime è molto ricca di particolari e di suggerimenti che saranno utili per opere di questo genere in futuro. La caratteristica principale di questa narrazione è che un vero protagonista non c'è, il titolo dell'opera è in effetti molto bugiardo, perché ritroviamo così tanti aspetti e tanti protagonisti che non lo rendono riconducibile a un solo personaggio.
L'importanza che ricoprono sia i nemici che i paladini di questa storia è talmente elevata che possiamo pienamente affermare che questa è un'opera "ad ampio respiro". Tale affermazione nasce dal fatto che la storia si presta a innumerevoli interpretazioni in base ai ruoli dei personaggi e ai loro sfondi di collocazione, pertanto cercherò di darne una che comunque si avvicina al mio giudizio, dopo aver visionato l'opera.
Quest'anime ci fa capire l'importanza del rispetto delle tradizioni antiche, di come l'uomo si pone davanti al suo passato, il più delle volte sconosciuto, e come in alcuni casi riesca a cambiare il destino o a peggiorarlo.
Le tante difficoltà che incontrano i personaggi ci mostrano i diversi volti dell'umanità nei confronti delle proprie tradizioni, pertanto incontriamo persone che cercano di tagliare questi antichi legami, e altri, addirittura, sotto forma di demoni cercano in tutti i modi di ostacolare un progresso, o comunque un avvicinamento con queste antiche realtà, ed altri ancoro, invece, che si ravvedono di errori commessi proprio in quell'epoca.
Da questo ultimo spunto,nasce quindi la morale finale dell'autore. Per quanto possa essere difficile e complicato il passato di ognuno di noi, o per quanto possa essere stato fortunato e ben accetto, l'uomo si pone davanti a ciò che è stato il più delle volte come un punto di partenza o di ripartenza. Nel primo caso l'uomo scopre i suoi errori e cerca in ogni modo di correggersi per progredire; nel secondo caso l'uomo costruisce delle realtà nuove per non sbagliare più, perché gli errori commessi ne hanno segnato parte del carattere e dello spirito.
Perciò ogni volta che si sbaglia non è importante come ci si riesce a correggere, ma cosa effettivamente ci fa diventare esperti davanti a errori simili. E' importante la nostra capacità quindi di reagire e prendere finalmente una decisione definitiva, e quindi tenere in pugno la situazione, lontano da ogni dubbio o incertezza.
Sono eventi assai determinanti per la crescita di ognuno di noi, e l'autore quindi ci insegna che per far crescere il nostro destino in positivo, nel futuro, bisogna trovare sempre una soluzione efficace agli errori del passato, altrimenti si è sempre lontani dall'imparare a vivere in questo mondo dove niente ti è dovuto, ma bisogna conquistare tutto giorno per giorno, anche da esperienze simili.
<b>ATTENZIONE! POSSIBILE SPOILER!</b>
Come sempre i titolisti italiani non perdono l'occasione di dimostrare una certa incompetenza. "La grande avventura del principe Valiant" non c'entra nulla con il film, che per la cronaca dovrebbe chiamarsi "Il segreto della spada del sole". Comunque, credo che sia un anime che merita di essere visto, per diversi motivi. E', infatti, il primo film a cui collabora Hayao Miyazaki, e il suo stile magico si può notare in varie scene (specie la scena finale col mammuth). Ma, cosa a quanto pare ancora più importante, con questo film Isao Takahata ha dato un deciso taglio al passato e ha contribuito a gettare le basi della moderna animazione giapponese. Lo stile è infatti molto più personale, lasciate da parte le tematiche prettamente infantili, il target della pellicola copre tutte le fasce d'età, e si può notare un certo approfondimento psicologico dei personaggi, non più mere pedine di una storiella, ma persone con una propria personalità, un proprio animo.
La realizzazione grafica forse non soddisferà tutti, ma per un anime del '68 è veramente molto accurata e fluida.
La storia è in sé assai semplice e piuttosto classica: l'eterno mito dell'eroe fanciullo che salva la terra natale dal "Mostro", portato avanti egregiamente, mai scontato, coinvolgente. Degna di essere ricordata la scena in cui Hols precipita nelle voragine, spinto da Hilda, e si ritrova in una foresta in cui sembrano materializzarsi le sue paure e le sue speranze.
Animazione molto retrò, snobbata all'epoca, ma assolutamente da riscoprire. Le sorprese piacevoli non mancheranno.
Come sempre i titolisti italiani non perdono l'occasione di dimostrare una certa incompetenza. "La grande avventura del principe Valiant" non c'entra nulla con il film, che per la cronaca dovrebbe chiamarsi "Il segreto della spada del sole". Comunque, credo che sia un anime che merita di essere visto, per diversi motivi. E', infatti, il primo film a cui collabora Hayao Miyazaki, e il suo stile magico si può notare in varie scene (specie la scena finale col mammuth). Ma, cosa a quanto pare ancora più importante, con questo film Isao Takahata ha dato un deciso taglio al passato e ha contribuito a gettare le basi della moderna animazione giapponese. Lo stile è infatti molto più personale, lasciate da parte le tematiche prettamente infantili, il target della pellicola copre tutte le fasce d'età, e si può notare un certo approfondimento psicologico dei personaggi, non più mere pedine di una storiella, ma persone con una propria personalità, un proprio animo.
La realizzazione grafica forse non soddisferà tutti, ma per un anime del '68 è veramente molto accurata e fluida.
La storia è in sé assai semplice e piuttosto classica: l'eterno mito dell'eroe fanciullo che salva la terra natale dal "Mostro", portato avanti egregiamente, mai scontato, coinvolgente. Degna di essere ricordata la scena in cui Hols precipita nelle voragine, spinto da Hilda, e si ritrova in una foresta in cui sembrano materializzarsi le sue paure e le sue speranze.
Animazione molto retrò, snobbata all'epoca, ma assolutamente da riscoprire. Le sorprese piacevoli non mancheranno.
Con "La grande avventura del Principe Valiant", alias "La spada del sole", alias "Il principe Hols", ossia "Taiyou no ouji: Hols no daibouken" (sul come sia nato il nome Valiant è meglio soprassedere), ci troviamo di fronte a una di quelle opere che si possono definire "storiche", almeno in Italia: infatti fa parte di quei primissimi lungometraggi trasmessi all'inizio dell'invasione anime nella nostra penisola (che tempi ragazzi !) da parte di varie emittenti più o meno legalmente per quanto riguarda i diritti e poi finiti nel dimenticatoio fino alla recente (più o meno) riedizione in DVD da parte di Cinehollywood.
Prodotto nel 1968 dalla Toei in un periodo tormentato per quanto riguarda le lotte sindacali, si avvale del contributo di Hayao Miyazaki (questo può essere considerato il suo primo vero "lavoro" di disegnatore dopo aver realizzato molti episodi di varie serie tv) e di Isao Takahata all'esordio alla regia, i quali possono finalmente sperimentare nuove metodiche narrative e tecniche.
La storia è ambientata in un non meglio precisato Medioevo nordico, dove le ostiche condizioni ambientali sono figurativamente rappresentate da lupi argentati, mammuth di ghiaccio, lucci giganti e dal "cattivone" Grunwald, che rispecchia gli archetipi di quei lontani anni '60 dove "cattivo=brutto" e "bello=buono". In questo scenario si muove Hols, giovane scampato assieme col padre allo sterminio del suo villaggio da parte del malvagio di cui sopra, che incontriamo all'inizio del lungometragio mentre scappa da un branco di lupi difendendosi con la sua ascia. Riesce a salvarsi grazie all' intervento dell' uomo di roccia Moog, che si risveglia dal suo sonno alzandosi da sottoterra: egli dona la spada del sole a Hols, affermando che se saprà temprarla (è infatti arruginita stando conficcata nella sua spalla mentre egli dormiva e quindi esposta alle intemperie) diventerà il Principe del Sole. Ma l'impresa è ardua e brutte nuove aspettano Hols: la morte del padre, che prima di spirare gli narra il suo passato fino ad allora ignorato e lo invoglia a cercare altre persone con cui vivere. successivamente ad un incontro-scontro con Grunwald, Hols finalmente giunge in un vilaggio abitato : ciò sarà l'inizio di una serie di eventi (compreso l'incontro con Hilda, misteriosa ed enigmatica ragazza che vive da sola in un villaggio abbandonato) che preferisco non narrare per non togliere il gusto della scoperta a quanti volessero recuperare tale titolo.
Passiamo ora al giudizio, che spero possa essere quanto più oggettivo possibile . La qualità tecnica dell'anime è figlia del suo tempo, quindi un tratto piuttosto datato si accompagna ad animazioni non certo paragonabili a quelle odierne, ma considerando l'anno di produzione posso affermare che l'opera è ancora godibile visivamente. In alcuni punti ci sono anche tecniche piuttosto ardite per l'epoca, con visioni in soggettiva durante il movimento ( vedi l'ascia che colpisce i lupi all'inizio del film ). La storia è di quelle che si potevano gustare nei bei tempi andati, ben calibrata e con un buon ritmo di narrazione, dove viene esaltato il concetto secondo cui l'unione degli animi e delle forze può vincere le avversità apparentemente più insormontabili; forse con qualche ingenuità che ci strappa un sorriso (come quando ascoltavamo le favole da piccoli) e qualche canzone di troppo che a qualcuno potrebbe far storcere il naso, ma siamo di fronte ad un'opera che rimane nel tempo, l'ho vista quand'ero bambino ed è restata nella mia memoria fino a quando ho potuto recuperarla.
E' un lungometraggio di quella stirpe dove la storia aveva la sua importanza, dove la poesia correva durante tutta la narrazione e il cuore sobbalza al suo ricordo (praticamente è come confrontare gli ultimi film di Lupin III con Il Castello di Cagliostro di Miyazaki, che resta per chiunque il miglior lungometraggio di questa serie, sebbene sia datato 1979).
Immagino sia palese ormai che quest'opera mi ha colpito molto, nell'infanzia come adesso, e pertanto invito tutti i possibili lettori a recuperarla, anche se immagino che molti la troveranno poco spettacolare, infantile e forse un poco "ammosciante" (non ci sono combattimenti ed esplosioni ogni tre secondi).
Ultima considerazione: la Cinehollywood nel pubblicare la versione in dvd ha provveduto a ridimensionare il formato immagine dal 16.9 originale ad un modesto 4:3. Praticamente è stata tagliata buona parte dei lati esterni del video, e la fruibilità del prodotto ne ha risentito parecchio.
A quelli che ne hanno la possibilità, consiglio di recuperare la versione in 16:9, questo è solo un invito a gustare quest'opera nel formato originale per poterla apprezzare appieno.
In conclusione opera abbastanza infantile e datata, ma che nel tempo non ha perso il suo smalto, la capacità di colpire e sorprendere coloro che sanno ancora guardare con occhi spensierati e gustare con palato fino. E poi inchinatevi di fronte al duo Miyazaki-Takahata e alla bellezza dele loro opere e pronunciate ad alta voce le veritiere parole " NON SIAMO DEGNI, NON SIAMO DEGNI" . Distinti saluti.
Prodotto nel 1968 dalla Toei in un periodo tormentato per quanto riguarda le lotte sindacali, si avvale del contributo di Hayao Miyazaki (questo può essere considerato il suo primo vero "lavoro" di disegnatore dopo aver realizzato molti episodi di varie serie tv) e di Isao Takahata all'esordio alla regia, i quali possono finalmente sperimentare nuove metodiche narrative e tecniche.
La storia è ambientata in un non meglio precisato Medioevo nordico, dove le ostiche condizioni ambientali sono figurativamente rappresentate da lupi argentati, mammuth di ghiaccio, lucci giganti e dal "cattivone" Grunwald, che rispecchia gli archetipi di quei lontani anni '60 dove "cattivo=brutto" e "bello=buono". In questo scenario si muove Hols, giovane scampato assieme col padre allo sterminio del suo villaggio da parte del malvagio di cui sopra, che incontriamo all'inizio del lungometragio mentre scappa da un branco di lupi difendendosi con la sua ascia. Riesce a salvarsi grazie all' intervento dell' uomo di roccia Moog, che si risveglia dal suo sonno alzandosi da sottoterra: egli dona la spada del sole a Hols, affermando che se saprà temprarla (è infatti arruginita stando conficcata nella sua spalla mentre egli dormiva e quindi esposta alle intemperie) diventerà il Principe del Sole. Ma l'impresa è ardua e brutte nuove aspettano Hols: la morte del padre, che prima di spirare gli narra il suo passato fino ad allora ignorato e lo invoglia a cercare altre persone con cui vivere. successivamente ad un incontro-scontro con Grunwald, Hols finalmente giunge in un vilaggio abitato : ciò sarà l'inizio di una serie di eventi (compreso l'incontro con Hilda, misteriosa ed enigmatica ragazza che vive da sola in un villaggio abbandonato) che preferisco non narrare per non togliere il gusto della scoperta a quanti volessero recuperare tale titolo.
Passiamo ora al giudizio, che spero possa essere quanto più oggettivo possibile . La qualità tecnica dell'anime è figlia del suo tempo, quindi un tratto piuttosto datato si accompagna ad animazioni non certo paragonabili a quelle odierne, ma considerando l'anno di produzione posso affermare che l'opera è ancora godibile visivamente. In alcuni punti ci sono anche tecniche piuttosto ardite per l'epoca, con visioni in soggettiva durante il movimento ( vedi l'ascia che colpisce i lupi all'inizio del film ). La storia è di quelle che si potevano gustare nei bei tempi andati, ben calibrata e con un buon ritmo di narrazione, dove viene esaltato il concetto secondo cui l'unione degli animi e delle forze può vincere le avversità apparentemente più insormontabili; forse con qualche ingenuità che ci strappa un sorriso (come quando ascoltavamo le favole da piccoli) e qualche canzone di troppo che a qualcuno potrebbe far storcere il naso, ma siamo di fronte ad un'opera che rimane nel tempo, l'ho vista quand'ero bambino ed è restata nella mia memoria fino a quando ho potuto recuperarla.
E' un lungometraggio di quella stirpe dove la storia aveva la sua importanza, dove la poesia correva durante tutta la narrazione e il cuore sobbalza al suo ricordo (praticamente è come confrontare gli ultimi film di Lupin III con Il Castello di Cagliostro di Miyazaki, che resta per chiunque il miglior lungometraggio di questa serie, sebbene sia datato 1979).
Immagino sia palese ormai che quest'opera mi ha colpito molto, nell'infanzia come adesso, e pertanto invito tutti i possibili lettori a recuperarla, anche se immagino che molti la troveranno poco spettacolare, infantile e forse un poco "ammosciante" (non ci sono combattimenti ed esplosioni ogni tre secondi).
Ultima considerazione: la Cinehollywood nel pubblicare la versione in dvd ha provveduto a ridimensionare il formato immagine dal 16.9 originale ad un modesto 4:3. Praticamente è stata tagliata buona parte dei lati esterni del video, e la fruibilità del prodotto ne ha risentito parecchio.
A quelli che ne hanno la possibilità, consiglio di recuperare la versione in 16:9, questo è solo un invito a gustare quest'opera nel formato originale per poterla apprezzare appieno.
In conclusione opera abbastanza infantile e datata, ma che nel tempo non ha perso il suo smalto, la capacità di colpire e sorprendere coloro che sanno ancora guardare con occhi spensierati e gustare con palato fino. E poi inchinatevi di fronte al duo Miyazaki-Takahata e alla bellezza dele loro opere e pronunciate ad alta voce le veritiere parole " NON SIAMO DEGNI, NON SIAMO DEGNI" . Distinti saluti.