Aoi hana - Sweet Blue Flowers
Aoi Hana è un anime shoujo-ai del 2009 prodotto dallo studio J.C. Staff, basato sull'omonimo manga. La trama vede come protagoniste la timida Fumi e la sua energica amica d'infanzia Akira, che si rincontrano dopo molti anni quando Fumi torna nella sua città natale. Quest'ultima, iniziando a frequentare l'istituto Matsuoka, incontra la mascolina senpai Yasuko Sugimoto e le due iniziano ad uscire insieme, anche con l'approvazione di Akira, sempre pronta a supportare Fumi. É forse questo l'aspetto che più mi ha colpito del rapporto di amicizia tra le due ragazze: anche dopo aver perso i contatti per anni, esso è rimasto forte e solido, e anche se Fumi rivela all'amica di essere innamorata di un'altra ragazza, lei risponde che farà il tifo per lei. Akira stessa definisce il suo modo di pensare un po' semplice, ed è proprio questo che rende lei e la sua amicizia con Fumi molto speciale e delicata: Akira sarà sempre pronta a sostenere l'amica con la sua vivacità ed il suo sorriso, e Fumi potrà sempre contare su di lei e trovare una spalla su cui piangere anche quando le cose con Yasuko non andranno per il verso giusto, come quando erano bambine, il che porterà Fumi a ricordare chi è stato il suo primo amore. L'anime di 11 episodi si concentra però non sulla probabile futura relazione tra le due amiche, ma su quella tra Fumi e Yasuko. Quest'ultima è un personaggio davvero ben fatto: all'apparenza forte, mascolina, che attira su di sè l'attenzione di tutte le ragazze, specialmente nella veste maschile di Heathcliff, durante la rappresentazione di Cime Tempestose. Tuttavia non è tutto come sembra, infatti in passato è stata innamorata di un professore che si è in seguito sposato con sua sorella maggiore Kazusa, portando Yasuko a diventare quella che è adesso e, forse, ad utilizzare Fumi come ripiego. Emerge da qui, dunque, che non è il personaggio maturo che tutti credevamo, e glielo farà notare anche Fumi, che la inviterà a crescere, mentre siamo noi che assistiamo ad un'interessante maturazione della nostra protagonista. Altro personaggio non di poco conto è Kyouko, compagna di classe di Akira, anch'ella innamorata della senpai, che però ha un fidanzato per "questioni d'apparenza". Devo dire che la psicologia di questo personaggio non è stata molto approfondita, del resto gli episodi erano pochi, tuttavia risulta gradevole e abbastanza importante ai fini della trama. Avremo poi altri personaggi di contorno, come le energiche compagne di classe di Fumi, che danno un tocco di vitalità all'anime, e il fratello di Akira. Anch'essi non sono stati abbastanza caratterizzati, poichè l'anime copre solo 2 volumi su 8 del manga. Dunque, trama e personaggi sono ampiamente promossi, ma l'elemento che mi è piaciuto di più è stata l' "atmosfera" dell'anime, che possiamo semplicemente descrivere con "dolce e delicata", che si esprime in ogni aspetto della serie: nei disegni dal tratto soffice e pulito, dettagliato quanto basta; nelle musiche, molto classiche, che si adattano perfettamente ad ogni situazione, per non parlare delle sigle, davvero molto dolci; negli sfondi, realizzati a mano ma che mai risultano grezzi; nello stesso modo di parlare delle ragazze, è stata infatti una gioia per le mie orecchie l'interpretazione della doppiatrice di Fumi; per ultimo il finale, ovviamente un po' aperto ma dolcissimo.
Aoi Hana è dunque il degno erede di Maria-sama ga Miteru, anch'esso fatto di atmosfere da sogno che solo una scuola femminile può darci, ma che non ha mai reso in modo "esplicito" le relazioni tra ragazze, cosa che Aoi Hana ha fatto senza mai sfociare in azioni spinte o volgari. Un must quindi per gli amanti del genere, e consigliato a chi vorrebbe accostarsi allo yuri/shoujo-ai per la prima volta.
Aoi Hana è dunque il degno erede di Maria-sama ga Miteru, anch'esso fatto di atmosfere da sogno che solo una scuola femminile può darci, ma che non ha mai reso in modo "esplicito" le relazioni tra ragazze, cosa che Aoi Hana ha fatto senza mai sfociare in azioni spinte o volgari. Un must quindi per gli amanti del genere, e consigliato a chi vorrebbe accostarsi allo yuri/shoujo-ai per la prima volta.
"Aoi Hana" è una serie anime di undici episodi incompleta tratta dall'omonimo manga, il quale invece è completato.
Trama: la storia è piuttosto semplice e racconta la vita di due ragazze, una delle quali inizierà a provare più che solo amicizia per l'altra.
Vorrei iniziare dicendo subito che il finale è aperto e per questo motivo consiglio il manga all'anime.
"Aoi Hana" è un'opera molto leggera (in alcuni momenti anche troppo), le vicende delle due ragazze si riescono a seguire senza impegno ma si riescono anche a tirare fuori bei significati, in primis l'accettazione di qualcosa di diverso e non sempre ben visto come il tema dell'omosessualità.
In quasi tutti gli shoujo-ai/shounen-ai c'è chi fa il moralista e si pone la domanda su cosa sia giusto, poche volte però accade che sia la protagonista a farsi da sola la morale e questo è un elemento che ho apprezzato di questo anime che fa vedere quale può essere uno dei processi mentali di una persona che si scopre con un orientamento sessuale indeciso.
Consigliato solo se avete esaurito gli shoujo-ai da vedere, per quanto sia un buon prodotto è comunque inconcluso e le ore spese nella sua visione ritengo possano essere dedicate in maniera migliore leggendosi il manga.
Voto personale: 6
Voto oggettivo (per quanto possibile) nel genere: 7 (se proseguisse...)
Trama: la storia è piuttosto semplice e racconta la vita di due ragazze, una delle quali inizierà a provare più che solo amicizia per l'altra.
Vorrei iniziare dicendo subito che il finale è aperto e per questo motivo consiglio il manga all'anime.
"Aoi Hana" è un'opera molto leggera (in alcuni momenti anche troppo), le vicende delle due ragazze si riescono a seguire senza impegno ma si riescono anche a tirare fuori bei significati, in primis l'accettazione di qualcosa di diverso e non sempre ben visto come il tema dell'omosessualità.
In quasi tutti gli shoujo-ai/shounen-ai c'è chi fa il moralista e si pone la domanda su cosa sia giusto, poche volte però accade che sia la protagonista a farsi da sola la morale e questo è un elemento che ho apprezzato di questo anime che fa vedere quale può essere uno dei processi mentali di una persona che si scopre con un orientamento sessuale indeciso.
Consigliato solo se avete esaurito gli shoujo-ai da vedere, per quanto sia un buon prodotto è comunque inconcluso e le ore spese nella sua visione ritengo possano essere dedicate in maniera migliore leggendosi il manga.
Voto personale: 6
Voto oggettivo (per quanto possibile) nel genere: 7 (se proseguisse...)
Akira, ragazza dal carattere aperto e socievole, si iscrive all'accademia femminile Fujigaya per trascorrere lì gli anni delle scuole superiori. Nonostante frequenti un istituto differente, Akira rincontra la sua amica d'infanzia Fumi. Fumi Manjome è una giovane molto diversa da Akira: riservata, di poche parole e anche omosessuale. Manjome è infatti innamorata della sua senpai Yasuko. Spigliata e brillante, Yasuko non attirerà solo le attenzioni di Fumi ma anche quelle della bionda Kyoko, compagna di classa di Akira. Le quattro si troveranno gomito a gomito quando il club drammatico deciderà di eseguire una rappresentazione teatrale del romanzo di Emily Brontë "Cime Tempestose".
Questi sono gli eventi raccontati in "Aoi Hana", anime del 2009 tratto dall'omonimo manga di Takako Shimura. Ora, la trama da me sopra descritta, se questo fosse stato un buon anime, avrebbe solo dovuto essere l'incipit per uno svilupparsi degli eventi che sarebbero stati la base di una contemporanea crescita personale dei personaggi. Ma in "Aoi Hana" non succede niente di questo. I personaggi agiscono all'interno della medesima situazione (la rappresentazione di "Cime Tempestose") per quasi tutti gli undici episodi dell'anime.
Kyoko e Fumi si disperano innamorate di Yasuko versione Heathcliff e Akira cerca con tutta se stessa di capire i comportamenti della sua ritrovata amica e di esserle di supporto. La storia si sviluppa come all'interno di una bolla di sapone nella quale tutti, compreso lo spettatore, attendono che accada qualcosa di decisivo che dia una bella scossa alla trama che, putroppo, conserverà la sua lentezza e la sua sonnolenza fino alla fine. Un senso di incompiutezza pervade le fin troppo ovattate atmosfere di "Aoi Hana" e regala un finale da sbadiglio.
Questi sono gli eventi raccontati in "Aoi Hana", anime del 2009 tratto dall'omonimo manga di Takako Shimura. Ora, la trama da me sopra descritta, se questo fosse stato un buon anime, avrebbe solo dovuto essere l'incipit per uno svilupparsi degli eventi che sarebbero stati la base di una contemporanea crescita personale dei personaggi. Ma in "Aoi Hana" non succede niente di questo. I personaggi agiscono all'interno della medesima situazione (la rappresentazione di "Cime Tempestose") per quasi tutti gli undici episodi dell'anime.
Kyoko e Fumi si disperano innamorate di Yasuko versione Heathcliff e Akira cerca con tutta se stessa di capire i comportamenti della sua ritrovata amica e di esserle di supporto. La storia si sviluppa come all'interno di una bolla di sapone nella quale tutti, compreso lo spettatore, attendono che accada qualcosa di decisivo che dia una bella scossa alla trama che, putroppo, conserverà la sua lentezza e la sua sonnolenza fino alla fine. Un senso di incompiutezza pervade le fin troppo ovattate atmosfere di "Aoi Hana" e regala un finale da sbadiglio.
Nel panorama animato odierno è ormai sempre più raro individuare opere che dimostrino quanto delicate possano essere le emozioni senza ricorrere a forzature da soap opera, senza cadere nello scontato, senza omologarsi a un genere fisso.
Aoi Hana è senza dubbio una gemma di tale rarità. Non è soltanto uno 'shoujo ai' e niente più, ma innanzitutto il racconto di un vero e indissolubile legame d'amicizia, oltre che una rappresentazione di giovani donne dalla psicologia più che mai autentica, o una visione, forse fin troppo utopica, dell'amore, che si specchia nella vita di personaggi più che mai reali. Ed è grazie alla splendida caratterizzazione di questi ultimi che diviene poi anche più semplice esporre certi messaggi.
Si tratta infatti di figure non certo originali (vedasi le due protagoniste, l'una vivace e diretta, l'altra timida e molto riflessiva), ma dotate di qualcosa che manca spesso alla stragrande maggioranza delle proprie 'colleghe': la spontaneità, racchiusa in ogni sorriso, pianto o arrabbiatura, in ogni piccolo atteggiamento, fattore che rende sincere, mai una volta 'costruite', ognuna di queste splendide figure adolescenziali.
Ma non sono da meno i personaggi comprimari, ognuno dei quali, chi più, chi meno, contribuise a creare un'atmosfera familiare, piena di vita, pregna della sensazione di quotidianità che è possibile provare, certo, purché ci si dimentichi di quella facciata della vita che preserva ben altri grattacapi, ma che in Aoi Hana non avrebbero poi bisogno di esistere. Nessun dramma quindi, nessun intento strappalacrime, ma un chiaro messaggio di emancipazione, una storia che emoziona con leggerezza, senza trucchi.
Beh, qualche piccolo ulteriore 'accorgimento' nella riuscita di questa serie ci sarebbe, ed è costituito da una veste grafica semplicemente meravigliosa, con i suoi fondali tanto ricchi di acquerello quanto di minuziosi particolari, tinteggiati da una tavolozza che è divinamente utilizzata - ma d'altronde lo studio J.C. Staff ci aveva già deliziato con qualcosa del genere (vedi Honey and Clover, Nodame Cantabile, Loveless, Nabari) -, con il suo character design semplice e fresco, ma che non s'abbandona totalmente alla modernità (una bella prova di coraggio, nel 2009), e infine con il moderato e impeccabile innesto di computer grafica, che impreziosisce gli scenari laddove necessariamente lo richiedano. La colonna sonora si presta perfettamente ai toni leggeri delicati dell'opera, e un plauso particolare va alle sigle, che ne riprendono la dolcezza.
In definitiva, l'anime di Kenichi Kasai riesce a contraddistinguersi non tanto per i contenuti relativamente delicati, ma per come questi vengano esposti, ovvero equilibrando in essi immaginazione e immediatezza, senza poi ignorare la capacità di averlo fatto in soli undici episodi: senz'altro una piccola rosa azzurra da non lasciare appassire, come quei fiori accennati nel titolo, che soltanto negli ultimi flashback di questa esperienza riveleranno il proprio significato.
Aoi Hana è senza dubbio una gemma di tale rarità. Non è soltanto uno 'shoujo ai' e niente più, ma innanzitutto il racconto di un vero e indissolubile legame d'amicizia, oltre che una rappresentazione di giovani donne dalla psicologia più che mai autentica, o una visione, forse fin troppo utopica, dell'amore, che si specchia nella vita di personaggi più che mai reali. Ed è grazie alla splendida caratterizzazione di questi ultimi che diviene poi anche più semplice esporre certi messaggi.
Si tratta infatti di figure non certo originali (vedasi le due protagoniste, l'una vivace e diretta, l'altra timida e molto riflessiva), ma dotate di qualcosa che manca spesso alla stragrande maggioranza delle proprie 'colleghe': la spontaneità, racchiusa in ogni sorriso, pianto o arrabbiatura, in ogni piccolo atteggiamento, fattore che rende sincere, mai una volta 'costruite', ognuna di queste splendide figure adolescenziali.
Ma non sono da meno i personaggi comprimari, ognuno dei quali, chi più, chi meno, contribuise a creare un'atmosfera familiare, piena di vita, pregna della sensazione di quotidianità che è possibile provare, certo, purché ci si dimentichi di quella facciata della vita che preserva ben altri grattacapi, ma che in Aoi Hana non avrebbero poi bisogno di esistere. Nessun dramma quindi, nessun intento strappalacrime, ma un chiaro messaggio di emancipazione, una storia che emoziona con leggerezza, senza trucchi.
Beh, qualche piccolo ulteriore 'accorgimento' nella riuscita di questa serie ci sarebbe, ed è costituito da una veste grafica semplicemente meravigliosa, con i suoi fondali tanto ricchi di acquerello quanto di minuziosi particolari, tinteggiati da una tavolozza che è divinamente utilizzata - ma d'altronde lo studio J.C. Staff ci aveva già deliziato con qualcosa del genere (vedi Honey and Clover, Nodame Cantabile, Loveless, Nabari) -, con il suo character design semplice e fresco, ma che non s'abbandona totalmente alla modernità (una bella prova di coraggio, nel 2009), e infine con il moderato e impeccabile innesto di computer grafica, che impreziosisce gli scenari laddove necessariamente lo richiedano. La colonna sonora si presta perfettamente ai toni leggeri delicati dell'opera, e un plauso particolare va alle sigle, che ne riprendono la dolcezza.
In definitiva, l'anime di Kenichi Kasai riesce a contraddistinguersi non tanto per i contenuti relativamente delicati, ma per come questi vengano esposti, ovvero equilibrando in essi immaginazione e immediatezza, senza poi ignorare la capacità di averlo fatto in soli undici episodi: senz'altro una piccola rosa azzurra da non lasciare appassire, come quei fiori accennati nel titolo, che soltanto negli ultimi flashback di questa esperienza riveleranno il proprio significato.
Se tutto il mondo fosse semplice e privo di complicazioni, se tutte gli individui che lo abitano si dimostrassero aperti di mentalità e sensibili in positivo alle diversità caratteriali, fisiche e mentali della gente che ci circonda, se la delicatezza pacata e vellutata di "Aoi Hana" fosse reale, trasmessa, dimostrata e disinteressata e il razzismo assente o appena pronunciato, allora il nostro mondo, sì, sarebbe migliore.
Ma "Aoi Hana" (Fiori Azzurri) è fin troppo ingenuo nelle sue disamine caratteriali, è come un piccolo sogno, una storia sussurrata di come la cosiddetta “diversità” passa in secondo piano e i sentimenti, quelli veri, quasi finti per quanto sinceri, diventano protagonisti. Anzi, protagoniste, poiché sono le donne, giovanissime ragazze, a salire questa volta sul palco d’una semplice e tenerissima storia d’amicizia e d’amore, amore profano, amore lesbico, amore omosessuale.
Ma è davvero così diverso, questo amore? La risposta è no, perché sempre amore è, e sempre d’amore si tratta.
"Aoi Hana" viene etichettato come una commedia sentimentale scolastica di tipo “yuri”, ovvero una storia d’amore fra donne. Più che affibbiargli un genere, sarebbe più corretto scavare dietro la solita catalogazione del genere che spesso suona squallida e restrittiva; si dovrebbero percepire le increspature saffiche dell’opera e compiacerci dell’assenza di qualsiasi scena di inutile e di fuorviante fan service che avrebbe solo rovinato l’atmosfera magica e serena (a volte troppo) che questa storia suggerisce.
Accompagnata da un tratto piacevole, diretto, compatto, semplice ma accattivante, raffinato e ricco di un anacronistico realismo, "Aoi Hana" narra gentilmente la storia di Fumi e Akira, due ragazze amiche d’infanzia che si rincontrano per caso dopo ben dieci anni e scoprono che, a parte un grande, inevitabile cambiamento fisico, nulla è cambiato, soprattutto nella loro amicizia. Frequentano due licei differenti, vivono vite parallele, ma, tornate amiche per la pelle, affronteranno l’anno che viene sostenendosi l’un l’altra come facevano un tempo, confidandosi segreti, incoraggiandosi a vicenda, fra una tazza di tè al bar preferito e una passeggiata al parco.
La svolta della breve storia (undici episodi) sarà l’inaspettata infatuazione di Fumi per una sua senpai, e la sconcertante, arrendevole, progressiva consapevolezza di essere lesbica. Come la prenderà Akira? E se lo venissero a scoprire i suoi genitori, gente perbene in un Giappone moderno e sempre di corsa, dove l’apparenza a volte conta più del contenuto, che accadrebbe?
Quesiti che ci si pone facilmente, nonostante il canovaccio tenda sempre a dare l’idea di un mondo che accetta quasi di buon grado la supposta “diversità” delle protagoniste, marcando giustamente il concetto di “<i>amore</i>” sopra ogni cosa, sopra ogni pregiudizio e ottusa restrizione mentale. Ma come sappiamo la realtà è ben diversa, meno delicata e per questo gli autori di "Aoi Hana" si macchiano di una colpa curiosa quanto relativa, ovvero di mostrare un mondo che riesce ad accettare di buon grado le diversità sessuali con strascichi di polemica fin troppo minimi, lacune che inducono l’opera a perdere di realismo.
Magici invece sono i fondali acquerellati, tirati via e curati allo stesso tempo, scorci e angoli di schizzi d’un Giappone tenue e contemporaneo, come degne di nota sono alcune celebri citazioni de "Il Piccolo Principe" e "Cime Tempestose" durante una recita scolastica che vede fra le attrici anche le protagoniste della storia.
Forse c'è quella “vena” prettamente yuri più commerciale che emozionante fuoriesce senza che se ne senta la necessità in certi – rari – frangenti scolastici standardizzati e banalissimi, ma si tratta di qualcosa di poco conto per potere rovinare l’atmosfera palpitante e romantica che si respira.
Non mancano tuttavia teatrini comici grazie all'esagerata vitalità di Akira e della sua buffa e divertente famiglia, tutto entro certi limiti, tutto rigorosamente contenuto, tanto che si ha l’impressione di “sentimenti soffocati” da parte delle protagoniste, Fumi in primis, a scapito di una trama troppo ovattata, semplice, priva di esternazioni violente e sentimenti capaci di scuotere, elementi che in qualsiasi storia d’amore sono all’ordine del giorno.
La colonna sonora, blanda e cadenzata, accompagna perfettamente l’avventura verso il suo termine, mentre sigle d’apertura e chiusura non rimarranno certo negli annali per originalità o particolare bellezza.
Un finale estatico e sognante lascia tutto aperto, con un pizzico di rammarico poiché si sarebbe potuto colorare la vicenda con emozioni più forti e incisive. A ogni modo, penso che, il suo messaggio, "Aoi Hana" l’abbia lanciato senza problemi, e sia chiarissimo: siamo omosessuali, non mostri. Abbiamo un cuore, e due cuori di due creature sessualmente identiche possono innamorarsi l’uno dell’altro come a un uomo e a una donna accade.
A prescindere dall’aspetto tecnico, dalle musiche, dal chara design, dalla trama e da tutto ciò che concerne il settore tecnico, l’utopia dell’assenza di razzismo e fobia nei confronti del “diverso” demarca ancora una volta di più come il vero diverso sia quello che inorridisce di fronte a un amore omosessuale, pronto ad additare (se non a fare di peggio) questo evento come osceno e malato.
"Aoi Hana" ci induce a meditare, e ciò non può fare che bene.
Ma "Aoi Hana" (Fiori Azzurri) è fin troppo ingenuo nelle sue disamine caratteriali, è come un piccolo sogno, una storia sussurrata di come la cosiddetta “diversità” passa in secondo piano e i sentimenti, quelli veri, quasi finti per quanto sinceri, diventano protagonisti. Anzi, protagoniste, poiché sono le donne, giovanissime ragazze, a salire questa volta sul palco d’una semplice e tenerissima storia d’amicizia e d’amore, amore profano, amore lesbico, amore omosessuale.
Ma è davvero così diverso, questo amore? La risposta è no, perché sempre amore è, e sempre d’amore si tratta.
"Aoi Hana" viene etichettato come una commedia sentimentale scolastica di tipo “yuri”, ovvero una storia d’amore fra donne. Più che affibbiargli un genere, sarebbe più corretto scavare dietro la solita catalogazione del genere che spesso suona squallida e restrittiva; si dovrebbero percepire le increspature saffiche dell’opera e compiacerci dell’assenza di qualsiasi scena di inutile e di fuorviante fan service che avrebbe solo rovinato l’atmosfera magica e serena (a volte troppo) che questa storia suggerisce.
Accompagnata da un tratto piacevole, diretto, compatto, semplice ma accattivante, raffinato e ricco di un anacronistico realismo, "Aoi Hana" narra gentilmente la storia di Fumi e Akira, due ragazze amiche d’infanzia che si rincontrano per caso dopo ben dieci anni e scoprono che, a parte un grande, inevitabile cambiamento fisico, nulla è cambiato, soprattutto nella loro amicizia. Frequentano due licei differenti, vivono vite parallele, ma, tornate amiche per la pelle, affronteranno l’anno che viene sostenendosi l’un l’altra come facevano un tempo, confidandosi segreti, incoraggiandosi a vicenda, fra una tazza di tè al bar preferito e una passeggiata al parco.
La svolta della breve storia (undici episodi) sarà l’inaspettata infatuazione di Fumi per una sua senpai, e la sconcertante, arrendevole, progressiva consapevolezza di essere lesbica. Come la prenderà Akira? E se lo venissero a scoprire i suoi genitori, gente perbene in un Giappone moderno e sempre di corsa, dove l’apparenza a volte conta più del contenuto, che accadrebbe?
Quesiti che ci si pone facilmente, nonostante il canovaccio tenda sempre a dare l’idea di un mondo che accetta quasi di buon grado la supposta “diversità” delle protagoniste, marcando giustamente il concetto di “<i>amore</i>” sopra ogni cosa, sopra ogni pregiudizio e ottusa restrizione mentale. Ma come sappiamo la realtà è ben diversa, meno delicata e per questo gli autori di "Aoi Hana" si macchiano di una colpa curiosa quanto relativa, ovvero di mostrare un mondo che riesce ad accettare di buon grado le diversità sessuali con strascichi di polemica fin troppo minimi, lacune che inducono l’opera a perdere di realismo.
Magici invece sono i fondali acquerellati, tirati via e curati allo stesso tempo, scorci e angoli di schizzi d’un Giappone tenue e contemporaneo, come degne di nota sono alcune celebri citazioni de "Il Piccolo Principe" e "Cime Tempestose" durante una recita scolastica che vede fra le attrici anche le protagoniste della storia.
Forse c'è quella “vena” prettamente yuri più commerciale che emozionante fuoriesce senza che se ne senta la necessità in certi – rari – frangenti scolastici standardizzati e banalissimi, ma si tratta di qualcosa di poco conto per potere rovinare l’atmosfera palpitante e romantica che si respira.
Non mancano tuttavia teatrini comici grazie all'esagerata vitalità di Akira e della sua buffa e divertente famiglia, tutto entro certi limiti, tutto rigorosamente contenuto, tanto che si ha l’impressione di “sentimenti soffocati” da parte delle protagoniste, Fumi in primis, a scapito di una trama troppo ovattata, semplice, priva di esternazioni violente e sentimenti capaci di scuotere, elementi che in qualsiasi storia d’amore sono all’ordine del giorno.
La colonna sonora, blanda e cadenzata, accompagna perfettamente l’avventura verso il suo termine, mentre sigle d’apertura e chiusura non rimarranno certo negli annali per originalità o particolare bellezza.
Un finale estatico e sognante lascia tutto aperto, con un pizzico di rammarico poiché si sarebbe potuto colorare la vicenda con emozioni più forti e incisive. A ogni modo, penso che, il suo messaggio, "Aoi Hana" l’abbia lanciato senza problemi, e sia chiarissimo: siamo omosessuali, non mostri. Abbiamo un cuore, e due cuori di due creature sessualmente identiche possono innamorarsi l’uno dell’altro come a un uomo e a una donna accade.
A prescindere dall’aspetto tecnico, dalle musiche, dal chara design, dalla trama e da tutto ciò che concerne il settore tecnico, l’utopia dell’assenza di razzismo e fobia nei confronti del “diverso” demarca ancora una volta di più come il vero diverso sia quello che inorridisce di fronte a un amore omosessuale, pronto ad additare (se non a fare di peggio) questo evento come osceno e malato.
"Aoi Hana" ci induce a meditare, e ciò non può fare che bene.
Parto subito dicendo che l'anime è noioso. Oltremodo noioso. Si sprecano le scene totalmente inutili e le banalità. Si può riassumere il tutto così: a una tizia qualunque comincia a piacere una senpai dongiovanni ed egoista e inizia a comportarsi nel modo più assurdo e incoerente per starci insieme, lasciarla, torturarsi con assurde pene d'amore e via discorrendo. Intorno a questi due personaggi (che potremmo definire principali se non fosse per la mancanza di un qualsivoglia punto di spicco caratteriale) girano un'amica d'infanzia della protagonista, che poi dovrebbe essere protagonista anch'essa, e una normale fangirl della senpai, presa a caso tra le millemila ragazzine assatanate che le fanno il filo. Ci sono anche un sacco di personaggi secondari di cui non ha poi tanto senso spiegare la "funzione", pur essendo essi migliori delle protagoniste stesse.
Da queste pessime credenziali, la storia si sviluppa senza una vera cognizione del tempo (un episodio è in piena estate, in quello dopo nevica) e con continui ammucchiamenti di avvenimenti più o meno irrilevanti ai fini della storia. Se poi devo parlare dei disegni, si ha uno stile scarno, pieno di colori pastello spenti e con utilizzi della CG non esattamente da premio.
Ma allora perché, si chiederà lo sciagurato a cui tocca leggere la mia recensione, il voto è sufficiente?
Perché ho riso.
Ho riso un sacco.
Non che ci siano scene comiche, e le due o tre presenti sono più demotivanti che altro.
Avete presente quei manga shoujo assurdi in cui la scema di turno si innamora del bellone, magari dopo che quest'ultimo ha tentato di violentarla o roba così? Ecco.
Personalmente ho lo stesso tipo di reazione: una risata a metà fra l'isteria e l'ironia. Continuamente si hanno scene in cui le protagoniste piangono per questa o quella pena d'amore, che in realtà è solo un ipotetico tentativo di toccare il cuore di chi guarda.
In definitiva mi viene da pensare che l'unico male dell'opera sia il tentativo degli autori di renderla seria: bastava incentrarlo più sul nonsense e sul demenziale per fare venire su un'opera decente. Se volete uno yuri divertente e di alto livello, consiglio piuttosto Sasameki Koto.
Da queste pessime credenziali, la storia si sviluppa senza una vera cognizione del tempo (un episodio è in piena estate, in quello dopo nevica) e con continui ammucchiamenti di avvenimenti più o meno irrilevanti ai fini della storia. Se poi devo parlare dei disegni, si ha uno stile scarno, pieno di colori pastello spenti e con utilizzi della CG non esattamente da premio.
Ma allora perché, si chiederà lo sciagurato a cui tocca leggere la mia recensione, il voto è sufficiente?
Perché ho riso.
Ho riso un sacco.
Non che ci siano scene comiche, e le due o tre presenti sono più demotivanti che altro.
Avete presente quei manga shoujo assurdi in cui la scema di turno si innamora del bellone, magari dopo che quest'ultimo ha tentato di violentarla o roba così? Ecco.
Personalmente ho lo stesso tipo di reazione: una risata a metà fra l'isteria e l'ironia. Continuamente si hanno scene in cui le protagoniste piangono per questa o quella pena d'amore, che in realtà è solo un ipotetico tentativo di toccare il cuore di chi guarda.
In definitiva mi viene da pensare che l'unico male dell'opera sia il tentativo degli autori di renderla seria: bastava incentrarlo più sul nonsense e sul demenziale per fare venire su un'opera decente. Se volete uno yuri divertente e di alto livello, consiglio piuttosto Sasameki Koto.
Aoi Hana è una storia del genere shōjo-ai, ovvero sentimentale-emotivo tra due ragazze. La censura italiana giudicherebbe pericoloso, fuorviante e plagiante far vedere alla nostra gioventù un'animazione nella quale si parla esplicitamente di amore lesbico. In Giappone, invece, non solo questo genere di pubblicazioni (anche quest'anime è una trasposizione fedele del relativo manga) sono molto apprezzate, ma hanno anche tutta una serie di sotto generi “Yuri” (il cui significato letterale è giglio ed è il modo con cui un giapponese chiama una lesbica):
1) “shounen yuri” (scritto da uomini per uomini);
2) “shoujo yuri” (scritto da donne per donne);
3) “yuri” (scritto da lesbiche per lesbiche);
ma tutti questi sottogeneri sono comunque sempre yuri. In definitiva, è yuri ogni storia con donne innamorate di (o che provano attrazione sessuale verso) altre donne.
Fatta questa premessa, parliamo dell’anime.
Aoi Hana si presenta come una storia molto dolce e romantica, mai volgare, sul filo emotivo dei sentimenti che le protagoniste provano, scoprono, vedono crescere e talvolta congelarsi nell’evolversi delle relazioni.
Ma soprattutto è una storia che racconta di amicizia e di accettazione. Un mondo ideale dove al massimo c’è sorpresa ma mai pregiudizio, con personaggi in bilico tra i classici stereotipi e una realistica espressione di vita quotidiana.
“Cosa faresti se ti dicessi che mi sono innamorata di una ragazza e non di un ragazzo” chiede una delle studentesse alla sua amica.
“Farei comunque il tifo per te” risponde l’altra.
Questo è il messaggio scritto tra le righe.
<a href="http://uskebasi.wordpress.com/2010/01/21/aoi-hana-sweet-blue-flowers/">uskebasi.wordpress.com</a>
1) “shounen yuri” (scritto da uomini per uomini);
2) “shoujo yuri” (scritto da donne per donne);
3) “yuri” (scritto da lesbiche per lesbiche);
ma tutti questi sottogeneri sono comunque sempre yuri. In definitiva, è yuri ogni storia con donne innamorate di (o che provano attrazione sessuale verso) altre donne.
Fatta questa premessa, parliamo dell’anime.
Aoi Hana si presenta come una storia molto dolce e romantica, mai volgare, sul filo emotivo dei sentimenti che le protagoniste provano, scoprono, vedono crescere e talvolta congelarsi nell’evolversi delle relazioni.
Ma soprattutto è una storia che racconta di amicizia e di accettazione. Un mondo ideale dove al massimo c’è sorpresa ma mai pregiudizio, con personaggi in bilico tra i classici stereotipi e una realistica espressione di vita quotidiana.
“Cosa faresti se ti dicessi che mi sono innamorata di una ragazza e non di un ragazzo” chiede una delle studentesse alla sua amica.
“Farei comunque il tifo per te” risponde l’altra.
Questo è il messaggio scritto tra le righe.
<a href="http://uskebasi.wordpress.com/2010/01/21/aoi-hana-sweet-blue-flowers/">uskebasi.wordpress.com</a>
Aoi Hana è un anime dai toni tenui, pacati, con una trama che alterna momenti ricchi di pathos a riciclaggi di clichè ormai troppo inflazionati. In breve la storia : Akira e Fumi ,amiche sin dalla più tenera età, si rincontrano per caso dopo una lunga separazione. Le ragazze sono cresciute ma hanno mantenuto il carattere che l’una ricordava nell’altra. Da un lato Fumi è energica, spigliata, chiassosa, ma sa capire il cuore dell’amica. Dall’altro Akira (A-chan), è timida, introversa e molto fragile, a dispetto della sua altezza e della sua prestanza fisica. Non tutto è rimasto immutato nel tempo però. Akira ora è omosessuale e dovrà fronteggiare un sentiero intricato di sentimenti per capire se stessa e gli altri.
La trama di base è molto interessante e la sceneggiatura ne esalta le tinte più rosa, per poi però scadere nell’ennesimo vago remake di Maria-Sama. L’anime che ha rivoluzionato lo Yuri colpisce ancora ed un altro prodotto che ben si presentava come idea si plagia e si sforma, vinto dal peso del suo predecessore ormai scolpito nella storia dell’animazione.
Gli elementi ridondanti ci sono tutti e il catto-yuri si fa strada preponderante e insidioso nella trama di questo anime che prometteva molto e mantiene poco. Ennesimo collegio cattolico, ennesimo teatro delle studentesse (ovviamente tutte femmine), ennesimo sottofondo con rondò veneziano. Basta! Non se ne può più! E si che di elementi freschi Aoi Hana ne introduce parecchi, cercando di rinnovare e normalizzare lo Yuri. Primo fra tutti le ragazze hanno una famiglia normale. Cosa rara in un anime di recente produzione, non vivono da sole e non sono adolescenti emancipate. Un buon punto a favore almeno. Altra ottima cosa l’omosessualità di Akira è un eccezione e non la regola nella scuola. Cosa ovvia e giusta dato che le scuole colme di lesbiche sospiranti alla luna non esistono. Infine la psicologia delle due protagoniste è ben confezionata. Akira è fragile ma allo stesso tempo determinata nel portare avanti il suo amore proibito (per una sempai), Fumi è molto infantile e non pensa all’amore, faticando così a capire i sentimenti di Akira all’inizio, non tanto perché orientati verso il suo stesso sesso, quanto perché Fumi ha ancora quell’innocenza infantile che ancora gli si deve lavare via.
Se il character design è ben confezionato lo stesso non si può dire dell’animazione. Statica, troppo statica, forzata da una key animation inappropriata. Il colore è ben gestito, toni pacati di grigio e azzurro su sfondi acquerellati, con giochi di luce accettabili. Tragiche le colonne sonore romanzate da cembali e giri di valzer. Inascoltabili.
In sostanza un anime che si castra da solo, che si è pubblicizzato molto e verso il quale nutrivo grandi speranze ma che non riesce a lavarsi via l’ombra onnipresente del catto-yuri classico, o forse non vuole farlo, temendo che la rivoluzione destabilizzi e inviperisca i fan del genere. Tuttavia la trama è godibile, salvo sbrodolamenti mielosi con dimostrazioni superbe di amicizia incrollabile che fanno più ridere che riflettere, in quanto aliene ad un comportamento credibile, in un anime che si arroga di ritrarre una relatà che però poi muta a suo piacere. Un occasione sprecata. Guardabile comunque, Sette.
La trama di base è molto interessante e la sceneggiatura ne esalta le tinte più rosa, per poi però scadere nell’ennesimo vago remake di Maria-Sama. L’anime che ha rivoluzionato lo Yuri colpisce ancora ed un altro prodotto che ben si presentava come idea si plagia e si sforma, vinto dal peso del suo predecessore ormai scolpito nella storia dell’animazione.
Gli elementi ridondanti ci sono tutti e il catto-yuri si fa strada preponderante e insidioso nella trama di questo anime che prometteva molto e mantiene poco. Ennesimo collegio cattolico, ennesimo teatro delle studentesse (ovviamente tutte femmine), ennesimo sottofondo con rondò veneziano. Basta! Non se ne può più! E si che di elementi freschi Aoi Hana ne introduce parecchi, cercando di rinnovare e normalizzare lo Yuri. Primo fra tutti le ragazze hanno una famiglia normale. Cosa rara in un anime di recente produzione, non vivono da sole e non sono adolescenti emancipate. Un buon punto a favore almeno. Altra ottima cosa l’omosessualità di Akira è un eccezione e non la regola nella scuola. Cosa ovvia e giusta dato che le scuole colme di lesbiche sospiranti alla luna non esistono. Infine la psicologia delle due protagoniste è ben confezionata. Akira è fragile ma allo stesso tempo determinata nel portare avanti il suo amore proibito (per una sempai), Fumi è molto infantile e non pensa all’amore, faticando così a capire i sentimenti di Akira all’inizio, non tanto perché orientati verso il suo stesso sesso, quanto perché Fumi ha ancora quell’innocenza infantile che ancora gli si deve lavare via.
Se il character design è ben confezionato lo stesso non si può dire dell’animazione. Statica, troppo statica, forzata da una key animation inappropriata. Il colore è ben gestito, toni pacati di grigio e azzurro su sfondi acquerellati, con giochi di luce accettabili. Tragiche le colonne sonore romanzate da cembali e giri di valzer. Inascoltabili.
In sostanza un anime che si castra da solo, che si è pubblicizzato molto e verso il quale nutrivo grandi speranze ma che non riesce a lavarsi via l’ombra onnipresente del catto-yuri classico, o forse non vuole farlo, temendo che la rivoluzione destabilizzi e inviperisca i fan del genere. Tuttavia la trama è godibile, salvo sbrodolamenti mielosi con dimostrazioni superbe di amicizia incrollabile che fanno più ridere che riflettere, in quanto aliene ad un comportamento credibile, in un anime che si arroga di ritrarre una relatà che però poi muta a suo piacere. Un occasione sprecata. Guardabile comunque, Sette.
<b>SPOILER!</b>
Un anime davvero molto dolce e toccante. In breve parla di 2 ragazze, Akira e Fumi che dopo molti anni si rincontrano e cercano di ristabilire la loro amicizia. Durante questo riavvicinamento Akira scoprirà l'omosessualità di Fum:, davvero toccante la scena in cui Fumi in lacrime rivela ad Akira di essere innamorata di una ragazza, aggiungendo di non odiarla perchè non c'è nilla di sbagliato nell'amare qualcuno; ciò non cambierà il forte legame che si sta di nuovo instaurando tra di loro, anzi dopo averlo saputo Akira cercherà di aiutare Fumi nel suo amore.
Il finale inoltre è davvero commovente e toccante e lascia tutto aperto. Un'ultima nota positiva e da dare alle sigle sia iniziali che finali che rispecchiano in pieno l'anime con la loro dolcezza e innocenza.
Un anime davvero molto dolce e toccante. In breve parla di 2 ragazze, Akira e Fumi che dopo molti anni si rincontrano e cercano di ristabilire la loro amicizia. Durante questo riavvicinamento Akira scoprirà l'omosessualità di Fum:, davvero toccante la scena in cui Fumi in lacrime rivela ad Akira di essere innamorata di una ragazza, aggiungendo di non odiarla perchè non c'è nilla di sbagliato nell'amare qualcuno; ciò non cambierà il forte legame che si sta di nuovo instaurando tra di loro, anzi dopo averlo saputo Akira cercherà di aiutare Fumi nel suo amore.
Il finale inoltre è davvero commovente e toccante e lascia tutto aperto. Un'ultima nota positiva e da dare alle sigle sia iniziali che finali che rispecchiano in pieno l'anime con la loro dolcezza e innocenza.
Non so. Può darsi che il problema di questo Aoi Hana sia stato quello di cercare di accontentare sia i canoni classici del genere, attingendo a una certa visione stereotipata e un po' maschilista dell'omosessualità femminile in cui lo yuri ha fatto fortuna, che tentare di raggiungere altri tipi di pubblici, da quello più generalista a, forse, uno più raffinato, (un po' lo stesso discorso fatto per il Junjou Romantica yaoiano, sebbene con termini diversi) senza mai attuare una vera evoluzione. Il riferimento, con la rivista "Manga Erotics F" a un pubblico principalmente maschile e non particolarmente interessato ad amori sussurrati e carezze innocenti non ha certo aiutato...
Ho avuto la brutta sensazione, in alcune scene, di assistere ad un voyeurismo ambiguo e non necessario, che rischiava di stonare anche parecchio con le atmosfere romantiche e rilassate create dagli sfondi e dal colore.
Detto questo do un bel sette, con la convinzione che per arrivare alla vera bellezza ci voglia un'evoluzione più radicale dai clichè del genere, con la ricerca di una collocazione più autoriale e intimistica che trascenda dei canoni prestabiliti. Non penso che dentro un'etichetta si possa arrivare a fare un anime davvero perfetto. Comunque è un passo avanti, e di questo bisogna dare atto.
Impeccabile il lavoro dello J.C staff, che ha saputo ricreare le atmosfere del fumetto in maniera impeccabile, con una buona qualità dei disegni e un'animazione fluida ed espressiva.
Molto bella la scena finale, con la scoperta del vero primo amore di Fumi...
Opening nella mia top twenty delle preferite di sempre.
Ho avuto la brutta sensazione, in alcune scene, di assistere ad un voyeurismo ambiguo e non necessario, che rischiava di stonare anche parecchio con le atmosfere romantiche e rilassate create dagli sfondi e dal colore.
Detto questo do un bel sette, con la convinzione che per arrivare alla vera bellezza ci voglia un'evoluzione più radicale dai clichè del genere, con la ricerca di una collocazione più autoriale e intimistica che trascenda dei canoni prestabiliti. Non penso che dentro un'etichetta si possa arrivare a fare un anime davvero perfetto. Comunque è un passo avanti, e di questo bisogna dare atto.
Impeccabile il lavoro dello J.C staff, che ha saputo ricreare le atmosfere del fumetto in maniera impeccabile, con una buona qualità dei disegni e un'animazione fluida ed espressiva.
Molto bella la scena finale, con la scoperta del vero primo amore di Fumi...
Opening nella mia top twenty delle preferite di sempre.
11 episodi sono pochi per un anime che mi è piaciuto tantissimo e che sicuramente vale la pena di continuare. La storia di Akira e Fumi è bella e delicata e ti prende dal primo all'ultimo episodio, caratterizzati da quella tranquilla atmosfera che ti scalda il cuore e ti fa perdere nella trama. I disegni sono semplici e belli e i personaggi ben caratterizzati, uno yuri dolce e mai volgare che consiglio anche a chi solitamente non guarda questo genere di titoli. Vi ricrederete!
Aoi Hana è un anime molto bello ma secondo per apprezzarlo davvero lo si deve vedere fino alla fine.
L'anime è formato da soli 11 episodi con finale aperto che coprono i primi 2 volumi del manga, quindi è probabile che a questa si aggiungerà una seconda serie.
Aoi Hana racconta le vicende di Fumi, una ragazza molto timida ed emotiva, che si ritrasferisce a 14 anni nel paese in cui ha trascorso l'infanzia.
Fumi non si lascia alle spalle una situazione felice:
Sua cugina infatti l'ha sedotta per poi sposarsi con un uomo e questo l'ha profondamente scossa.
Ad aiutarla ci sarà però la vecchia amica d'infanzia Akira; una vera esplosione di simpatia e voglia di vivere, pronta a supportarla in tutto, compresa la sua omosessualità.
Ad Akira si affiancano nella vita di Fumi tante altre ragazze...
Chi sarà la fortunata che conquisterà il suo cuore??
A voi la visione per colmare questo dubbio!
Aoi Hana, se si distingue un pò dal manga per la rappresentazione dei personaggi che hanno tutti tratti più maturi, lo ricalca fedelmente per quanto riguarda i paesaggi e rende molto bene la sua atmosfera tranquilla ed i suoi colori pastello.
Nonostante l'atmosfera sia così leggera e solare però, l'argomento principale, ovvero l'omosessualità femminile, viene trattato ampliamente ed in modo molto realistico.
È questa la vera innovazione di questo anime: rendere bene un argomento tanto difficile, senza cadere in luoghi comuni o scene volgari, oppure come in "Maria sama ga miteru", a una massiccia dose di ambiguità.
Se anche solo per questo la serie per me si sarebbe meritata un 9, si aggiunge il fatto che è veramente gradevole anche per quanto riguarda tutto il resto; dal character design alla psicologia dei personaggi, dalla colonna sonora ai fondali splendidi.
Inoltre la trama non è mai pesante o esageratamente drammatica ed i personaggi sono tutti coerenti con le loro azioni, tanto da sembrare davvero vivi.
Insomma questo è uno Yuri con la Y maiuscola, coraggioso come pochi ma anche e soprattutto innovativo rispetto agli altri.
Ne consiglio la visione a tutti coloro che amano il genere e ribadisco il consiglio iniziale di vederlo fino all'ultimo episodio, davvero dolce e rivelativo, nonchè introduttivo dei successivi capitoli del manga e della prossima serie che forse sarà realizzata.
L'anime è formato da soli 11 episodi con finale aperto che coprono i primi 2 volumi del manga, quindi è probabile che a questa si aggiungerà una seconda serie.
Aoi Hana racconta le vicende di Fumi, una ragazza molto timida ed emotiva, che si ritrasferisce a 14 anni nel paese in cui ha trascorso l'infanzia.
Fumi non si lascia alle spalle una situazione felice:
Sua cugina infatti l'ha sedotta per poi sposarsi con un uomo e questo l'ha profondamente scossa.
Ad aiutarla ci sarà però la vecchia amica d'infanzia Akira; una vera esplosione di simpatia e voglia di vivere, pronta a supportarla in tutto, compresa la sua omosessualità.
Ad Akira si affiancano nella vita di Fumi tante altre ragazze...
Chi sarà la fortunata che conquisterà il suo cuore??
A voi la visione per colmare questo dubbio!
Aoi Hana, se si distingue un pò dal manga per la rappresentazione dei personaggi che hanno tutti tratti più maturi, lo ricalca fedelmente per quanto riguarda i paesaggi e rende molto bene la sua atmosfera tranquilla ed i suoi colori pastello.
Nonostante l'atmosfera sia così leggera e solare però, l'argomento principale, ovvero l'omosessualità femminile, viene trattato ampliamente ed in modo molto realistico.
È questa la vera innovazione di questo anime: rendere bene un argomento tanto difficile, senza cadere in luoghi comuni o scene volgari, oppure come in "Maria sama ga miteru", a una massiccia dose di ambiguità.
Se anche solo per questo la serie per me si sarebbe meritata un 9, si aggiunge il fatto che è veramente gradevole anche per quanto riguarda tutto il resto; dal character design alla psicologia dei personaggi, dalla colonna sonora ai fondali splendidi.
Inoltre la trama non è mai pesante o esageratamente drammatica ed i personaggi sono tutti coerenti con le loro azioni, tanto da sembrare davvero vivi.
Insomma questo è uno Yuri con la Y maiuscola, coraggioso come pochi ma anche e soprattutto innovativo rispetto agli altri.
Ne consiglio la visione a tutti coloro che amano il genere e ribadisco il consiglio iniziale di vederlo fino all'ultimo episodio, davvero dolce e rivelativo, nonchè introduttivo dei successivi capitoli del manga e della prossima serie che forse sarà realizzata.