3D Kanojo: Real Girl
"Ognuno vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei" (Niccolò Machiavelli)
"3D Kanojo: Real Girl" (3D彼女リアルガール, "3D Kanojo Riaru Gāru" - "Real Girl" in inglese) è una serie anime di ventiquattro episodi, basata sull'omonimo manga di Mao Nanami, pubblicato tra il 2011 e il 2016 e suddiviso in dodici volumi, andata in onda nella primavera del 2018 (la prima serie di dodici episodi) e nell'inverno del 2019 (la seconda serie).
Di primo acchito mi è sembrata la solita rom-com scolastica con un protagonista maschile otaku isolato e disadattato e una protagonista femminile bella, popolare e oggetto delle attenzioni di tutti (sebbene non propriamente definibile anche solare e affabile), che iniziano per caso a interagire, a conoscersi, a frequentarsi e a "cambiare", si presume, in meglio.
Allora, si potrebbe sostenere che si tratta dell'ennesimo esempio di storia di redenzione di un otaku in salsa "stilnovistica", in cui la protagonista è la "Beatrice o Laura" di turno per il novello "Dante o Petrarca" e che, pertanto, si potrebbe tranquillamente evitare?
Beh, la risposta sta nelle inclinazioni e nel mood con cui lo spettatore approccia ad opere di questo tipo: se si iniziasse la visione prevenuti per l'ennesimo esempio di protagonista ottuso fino allo sfinimento e non inclini al romanticismo a tutto tondo, probabilmente consiglierei di passare ad altro senza tanti patemi. In questa serie non penso che possa trovare particolari spunti di interesse, perché in sé l'anime non contiene dei "quid novi" che possano invogliare coloro che siano già riluttanti verso il genere.
E, ad onor del vero, anche il comparto tecnico utilizzato dallo studio Hoods Entertainment ci mette molto del suo per abbassare il livello di interesse: sebbene stia scrivendo di una serie del 2018 e 2019, devo ammettere che mi è sembrata un'opera su cui si è investito veramente poco: chara-design piatto e povero, occhi poco espressivi se non nei primissimi piani, animazioni talvolta legnose e innaturali, quando i personaggi si muovono in un contesto ampio, fondali poco dettagliati, colori tenui, molto effetto acquarello o pastello, che sembrano utilizzati più per mascherare la pochezza qualitativa dei disegni che per dare un effetto un po' vagamente sognante. Anche le musiche non mi sono sembrate strabilianti.
E quindi, cosa rimane? Sebbene la sceneggiatura contenga delle premesse un po' forzate per creare i presupposti della storia d'amore tra Hikaru e Iroha, e nella prima parte della serie si assista alla cosiddetta fiera dei cliché del genere rom-com scolastico e dei luoghi comuni sugli otaku, con particolare riguardo alla loro incapacità di interpretare le emozioni e le reazioni delle persone con cui interagiscono e/o sono affezionati, alla loro passività e rassegnazione a subire ogni sorta di angheria e bullismo e alla loro pervicacia ad isolarsi e ad atteggiarsi come se vivessero in un loro mondo in cui reale e virtuale si mischiano, la serie a mio avviso presenta anche dei punti di forza di non poco conto.
In primis, il chara-developoment, non solo dei due protagonisti ma anche dei cosiddetti personaggi secondari, che assumono un ruolo via via sempre più importante, fino a risultare altrettanto fondamentali nello sviluppo della storia quanto i due protagonisti. Sebbene debba ammettere una certa "ridondanza" nelle reazioni di Hikaru, l'otaku, ma anche di Iroha, la "stravagante" e "anticonformista" (per modo di pensare e approccio all'esistenza), si percepisce nel corso degli episodi l'evoluzione e il processo di maturazione dei personaggi, fino al finale con il plot twist (un po' prevedibile e solo in apparenza doloroso), con tanto di time skip finale che mostra il gruppetto di amici nella giovane età adulta, mentre si accingono ad affrontare la vita.
"3D Kanojo: Real Girl" mostra finalmente più storie di amore tra ragazzi con i loro alti e bassi, senza perdere troppo tempo nei convenevoli stucchevoli della dichiarazione, degli equivoci, della eccessiva gentilezza e delle incomprensioni che francamente annoiano e snervano lo spettatore nella loro ottusa ripetitività.
Riesce a toccare con la necessaria leggerezza i veri temi di fondo di una relazione d'amore tra ragazzi, quali le difficoltà a credere nell'altro, ad affidarsi completamente al partner, a cambiare la propria visione di sé attraverso l'altro e gli altri, a non portare il fardello dei propri problemi da soli, e non da ultimo arrivare anche ad accennare al tema principe, ossia il sesso. E l'amore si intreccia anche con i rapporti di amicizia, quella che si riferisce al suo significato più autentico, che cerca a suo modo di vedere l'altro per quello che è e non quello che si vuole che sia.
Seguendo la serie con un'attenzione maggiore rispetto a quella che l'opera sembra richiedere, ci si renderà conto che alcuni passaggi, situazioni e dialoghi hanno un valore che va ben oltre la mera apparenza di commedia (con momenti anche comici e demenziali) del contesto in cui vengono inseriti, denotando e trasmettendo comunque un ottimismo e una positività non ingenua ma concreta e realistica, come dovrebbe essere l'approccio di un ragazzo di diciassette-diciotto anni di fronte alla vita.
E soprattutto il messaggio che trasmette il personaggio di Iroha verso Hikari, l'otaku, non è solo superficialmente quello della riabilitazione della categoria degli otaku: sebbene, come lei stessa ammette, la loro storia sia iniziata come una sorta di "sfida" contro i pregiudizi, alla fine si capisce bene che lei abbia apprezzato Hikari per come è, e non per come doveva essere per lei e per il mood prevalente di coloro che li circondano. E durante la serie si percepisce come gli stessi otaku si sforzino di comprendere che il loro modo di essere decontestualizzato e asociale sia la loro stessa condanna.
Peccato per i difetti di cui ho accennato in precedenza: "3D Kanojo: Real Girl" è una di quelle serie in cui mi è capitato di percepire anche una certa sostanza che, purtroppo, viene parzialmente vanificata dalla forma espressiva (comparto tecnico) e da una sceneggiatura che strizza un po' troppo l'occhio ai soliti deja-vu tipici (e non sempre apprezzabili e/o accettabili) delle rom-com.
"3D Kanojo: Real Girl" (3D彼女リアルガール, "3D Kanojo Riaru Gāru" - "Real Girl" in inglese) è una serie anime di ventiquattro episodi, basata sull'omonimo manga di Mao Nanami, pubblicato tra il 2011 e il 2016 e suddiviso in dodici volumi, andata in onda nella primavera del 2018 (la prima serie di dodici episodi) e nell'inverno del 2019 (la seconda serie).
Di primo acchito mi è sembrata la solita rom-com scolastica con un protagonista maschile otaku isolato e disadattato e una protagonista femminile bella, popolare e oggetto delle attenzioni di tutti (sebbene non propriamente definibile anche solare e affabile), che iniziano per caso a interagire, a conoscersi, a frequentarsi e a "cambiare", si presume, in meglio.
Allora, si potrebbe sostenere che si tratta dell'ennesimo esempio di storia di redenzione di un otaku in salsa "stilnovistica", in cui la protagonista è la "Beatrice o Laura" di turno per il novello "Dante o Petrarca" e che, pertanto, si potrebbe tranquillamente evitare?
Beh, la risposta sta nelle inclinazioni e nel mood con cui lo spettatore approccia ad opere di questo tipo: se si iniziasse la visione prevenuti per l'ennesimo esempio di protagonista ottuso fino allo sfinimento e non inclini al romanticismo a tutto tondo, probabilmente consiglierei di passare ad altro senza tanti patemi. In questa serie non penso che possa trovare particolari spunti di interesse, perché in sé l'anime non contiene dei "quid novi" che possano invogliare coloro che siano già riluttanti verso il genere.
E, ad onor del vero, anche il comparto tecnico utilizzato dallo studio Hoods Entertainment ci mette molto del suo per abbassare il livello di interesse: sebbene stia scrivendo di una serie del 2018 e 2019, devo ammettere che mi è sembrata un'opera su cui si è investito veramente poco: chara-design piatto e povero, occhi poco espressivi se non nei primissimi piani, animazioni talvolta legnose e innaturali, quando i personaggi si muovono in un contesto ampio, fondali poco dettagliati, colori tenui, molto effetto acquarello o pastello, che sembrano utilizzati più per mascherare la pochezza qualitativa dei disegni che per dare un effetto un po' vagamente sognante. Anche le musiche non mi sono sembrate strabilianti.
E quindi, cosa rimane? Sebbene la sceneggiatura contenga delle premesse un po' forzate per creare i presupposti della storia d'amore tra Hikaru e Iroha, e nella prima parte della serie si assista alla cosiddetta fiera dei cliché del genere rom-com scolastico e dei luoghi comuni sugli otaku, con particolare riguardo alla loro incapacità di interpretare le emozioni e le reazioni delle persone con cui interagiscono e/o sono affezionati, alla loro passività e rassegnazione a subire ogni sorta di angheria e bullismo e alla loro pervicacia ad isolarsi e ad atteggiarsi come se vivessero in un loro mondo in cui reale e virtuale si mischiano, la serie a mio avviso presenta anche dei punti di forza di non poco conto.
In primis, il chara-developoment, non solo dei due protagonisti ma anche dei cosiddetti personaggi secondari, che assumono un ruolo via via sempre più importante, fino a risultare altrettanto fondamentali nello sviluppo della storia quanto i due protagonisti. Sebbene debba ammettere una certa "ridondanza" nelle reazioni di Hikaru, l'otaku, ma anche di Iroha, la "stravagante" e "anticonformista" (per modo di pensare e approccio all'esistenza), si percepisce nel corso degli episodi l'evoluzione e il processo di maturazione dei personaggi, fino al finale con il plot twist (un po' prevedibile e solo in apparenza doloroso), con tanto di time skip finale che mostra il gruppetto di amici nella giovane età adulta, mentre si accingono ad affrontare la vita.
"3D Kanojo: Real Girl" mostra finalmente più storie di amore tra ragazzi con i loro alti e bassi, senza perdere troppo tempo nei convenevoli stucchevoli della dichiarazione, degli equivoci, della eccessiva gentilezza e delle incomprensioni che francamente annoiano e snervano lo spettatore nella loro ottusa ripetitività.
Riesce a toccare con la necessaria leggerezza i veri temi di fondo di una relazione d'amore tra ragazzi, quali le difficoltà a credere nell'altro, ad affidarsi completamente al partner, a cambiare la propria visione di sé attraverso l'altro e gli altri, a non portare il fardello dei propri problemi da soli, e non da ultimo arrivare anche ad accennare al tema principe, ossia il sesso. E l'amore si intreccia anche con i rapporti di amicizia, quella che si riferisce al suo significato più autentico, che cerca a suo modo di vedere l'altro per quello che è e non quello che si vuole che sia.
Seguendo la serie con un'attenzione maggiore rispetto a quella che l'opera sembra richiedere, ci si renderà conto che alcuni passaggi, situazioni e dialoghi hanno un valore che va ben oltre la mera apparenza di commedia (con momenti anche comici e demenziali) del contesto in cui vengono inseriti, denotando e trasmettendo comunque un ottimismo e una positività non ingenua ma concreta e realistica, come dovrebbe essere l'approccio di un ragazzo di diciassette-diciotto anni di fronte alla vita.
E soprattutto il messaggio che trasmette il personaggio di Iroha verso Hikari, l'otaku, non è solo superficialmente quello della riabilitazione della categoria degli otaku: sebbene, come lei stessa ammette, la loro storia sia iniziata come una sorta di "sfida" contro i pregiudizi, alla fine si capisce bene che lei abbia apprezzato Hikari per come è, e non per come doveva essere per lei e per il mood prevalente di coloro che li circondano. E durante la serie si percepisce come gli stessi otaku si sforzino di comprendere che il loro modo di essere decontestualizzato e asociale sia la loro stessa condanna.
Peccato per i difetti di cui ho accennato in precedenza: "3D Kanojo: Real Girl" è una di quelle serie in cui mi è capitato di percepire anche una certa sostanza che, purtroppo, viene parzialmente vanificata dalla forma espressiva (comparto tecnico) e da una sceneggiatura che strizza un po' troppo l'occhio ai soliti deja-vu tipici (e non sempre apprezzabili e/o accettabili) delle rom-com.
"3D Kanojo: Real Girl" è una serie di ventiquattro episodi di genere romcom.
Come tutte le serie che rientrano in questa categoria, come punto focale dell'intera storia ci sarà una storia d'amore, inoltre sarà per gran parte ambientato al liceo, quindi fin qui nulla di nuovo sotto al sole.
La particolarità più rilevante dovrebbe risiedere nell'accoppiata dei due protagonisti, essendo Tsutsui un otaku, con un solo amico e del tutto isolato dal resto della classe, e Iroha la classica ragazza più bella della scuola, sregolata e all'apparenza di "facili costumi".
Purtroppo questa minimale particolarità sparirà abbastanza velocemente, appiattendo anche quel briciolo di personalità che questo prodotto potesse avere, inoltre il prosieguo della storia andrà di male in peggio, con il susseguirsi di avvenimenti, situazioni e contesti che sanno terribilmente di già visto. Se questa cosa potrebbe non essere un problema, con la giusta messa in atto o almeno intermezzi che possono intrattenere lo spettatore, non sarebbe un male adagiarsi su un percorso narrativo già ben rodato; sfortunatamente, non è proprio questo il caso, risultando zoppicante e lambiccante per gran parte dei primi dodici episodi, con uno svolgimento molto lento, forzato e poco interessante, con poco o nulla che possa veramente definire concretamente buono dal punto di vista narrativo.
Con mia grande fortuna, come se fosse una serie totalmente diversa, i restanti dodici episodi riusciranno a salvare il salvabile, ad andare oltre alla semplice commedia romantica, inanellando una saga dopo l'altra, che risulterà una più interessante dell'altra, facendomi finalmente provare della sana curiosità e dell'inaspettato piacere nella prosecuzione della visione.
Se da un lato non innoverà di certo il genere, e sarà in parte scontata la conclusione, ho apprezzato quella sensazione di "all in", o la va o la spacca, della serie, che finalmente si giocherà il tutto per tutto dando risalto a situazioni inaspettate, fino a quel punto della storia, dopo aver girato in tondo per metà serie sul rapporto tra i protagonisti, che si perderanno in delle pozzanghere. Finalmente si avrà una ventata di freschezza, dando spazio anche agli altri comprimari e alle loro relazioni.
I personaggi sono un grande punto interrogativo: nel tentativo di rappresentare un cast magari innovativo, purtroppo l'ho trovato fin troppo sopra le righe, poco credibile, essendo esagerato e eccessivo nelle caratteristiche, a partire dal protagonista, che dovrebbe essere una rappresentazione di un otaku medio, che però spesso viene consigliato da un personaggio di fantasia, oppure dal rivale/"amico", che si dimostrerà un siscon, che, per quanto si cerchi di dargli una spiegazione valida, è fin troppo esasperante nella sua caratterizzazione; bene o male tutto il resto dei personaggi risulterà improbabile, perdendo man mano gran parte della loro credibilità nel portare in scena l'etichetta che si voleva loro affibbiare.
Unica labile eccezione la troverei in Ito, che, nonostante anch'egli si trascini in parte questo stigma, l'ho trovato fra tutti il più brillante, per quanto riguarda la coerenza, rispetto alla sua caratterizzazione e alle scene messe in atto nella serie.
Il comparto grafico è molto carente, risultando per gran parte degli episodi appena passabile, con una rappresentazione che definirei "poligonale" per talune scene, con i personaggi molto squadrati e spigolosi, poco definiti e grezzi, delle volte addirittura appena stilizzati.
Si salvano da questo destino solo i primissimi episodi e gran parte del secondo cour, che godranno di una maggiore cura, anche se non saranno buoni abbastanza da poter dimenticare certi "orrori" visti nella prima parte.
Le sigle le ho trovate tutte molto orecchiabili e non male, anche le OST risulteranno ben studiate e ben inserite rispetto al momento e al contesto che si vorrà enfatizzare, quindi direi molto semplicemente promosse.
In definitiva, purtroppo per tutto il primo cour di episodi la visione risulterà a malapena sostenibile, talmente sarà insipido e mal rappresentato tutto lo scorrere della storia, fortuitamente il secondo cour avrà tutt'altro registro e riuscirà a regalare molte emozioni, fino alla sua conclusione, che ripagherà per tutto il tempo passato a seguire i due principali comprimari.
Come tutte le serie che rientrano in questa categoria, come punto focale dell'intera storia ci sarà una storia d'amore, inoltre sarà per gran parte ambientato al liceo, quindi fin qui nulla di nuovo sotto al sole.
La particolarità più rilevante dovrebbe risiedere nell'accoppiata dei due protagonisti, essendo Tsutsui un otaku, con un solo amico e del tutto isolato dal resto della classe, e Iroha la classica ragazza più bella della scuola, sregolata e all'apparenza di "facili costumi".
Purtroppo questa minimale particolarità sparirà abbastanza velocemente, appiattendo anche quel briciolo di personalità che questo prodotto potesse avere, inoltre il prosieguo della storia andrà di male in peggio, con il susseguirsi di avvenimenti, situazioni e contesti che sanno terribilmente di già visto. Se questa cosa potrebbe non essere un problema, con la giusta messa in atto o almeno intermezzi che possono intrattenere lo spettatore, non sarebbe un male adagiarsi su un percorso narrativo già ben rodato; sfortunatamente, non è proprio questo il caso, risultando zoppicante e lambiccante per gran parte dei primi dodici episodi, con uno svolgimento molto lento, forzato e poco interessante, con poco o nulla che possa veramente definire concretamente buono dal punto di vista narrativo.
Con mia grande fortuna, come se fosse una serie totalmente diversa, i restanti dodici episodi riusciranno a salvare il salvabile, ad andare oltre alla semplice commedia romantica, inanellando una saga dopo l'altra, che risulterà una più interessante dell'altra, facendomi finalmente provare della sana curiosità e dell'inaspettato piacere nella prosecuzione della visione.
Se da un lato non innoverà di certo il genere, e sarà in parte scontata la conclusione, ho apprezzato quella sensazione di "all in", o la va o la spacca, della serie, che finalmente si giocherà il tutto per tutto dando risalto a situazioni inaspettate, fino a quel punto della storia, dopo aver girato in tondo per metà serie sul rapporto tra i protagonisti, che si perderanno in delle pozzanghere. Finalmente si avrà una ventata di freschezza, dando spazio anche agli altri comprimari e alle loro relazioni.
I personaggi sono un grande punto interrogativo: nel tentativo di rappresentare un cast magari innovativo, purtroppo l'ho trovato fin troppo sopra le righe, poco credibile, essendo esagerato e eccessivo nelle caratteristiche, a partire dal protagonista, che dovrebbe essere una rappresentazione di un otaku medio, che però spesso viene consigliato da un personaggio di fantasia, oppure dal rivale/"amico", che si dimostrerà un siscon, che, per quanto si cerchi di dargli una spiegazione valida, è fin troppo esasperante nella sua caratterizzazione; bene o male tutto il resto dei personaggi risulterà improbabile, perdendo man mano gran parte della loro credibilità nel portare in scena l'etichetta che si voleva loro affibbiare.
Unica labile eccezione la troverei in Ito, che, nonostante anch'egli si trascini in parte questo stigma, l'ho trovato fra tutti il più brillante, per quanto riguarda la coerenza, rispetto alla sua caratterizzazione e alle scene messe in atto nella serie.
Il comparto grafico è molto carente, risultando per gran parte degli episodi appena passabile, con una rappresentazione che definirei "poligonale" per talune scene, con i personaggi molto squadrati e spigolosi, poco definiti e grezzi, delle volte addirittura appena stilizzati.
Si salvano da questo destino solo i primissimi episodi e gran parte del secondo cour, che godranno di una maggiore cura, anche se non saranno buoni abbastanza da poter dimenticare certi "orrori" visti nella prima parte.
Le sigle le ho trovate tutte molto orecchiabili e non male, anche le OST risulteranno ben studiate e ben inserite rispetto al momento e al contesto che si vorrà enfatizzare, quindi direi molto semplicemente promosse.
In definitiva, purtroppo per tutto il primo cour di episodi la visione risulterà a malapena sostenibile, talmente sarà insipido e mal rappresentato tutto lo scorrere della storia, fortuitamente il secondo cour avrà tutt'altro registro e riuscirà a regalare molte emozioni, fino alla sua conclusione, che ripagherà per tutto il tempo passato a seguire i due principali comprimari.
"3D Kanojo: Real Girl" è un anime di dodici episodi andato in onda dall'aprile al giugno del 2018.
Tsutsui Hikaru è un otaku che respinge categoricamente qualsiasi contatto con il mondo reale popolato da bulli che lo prendono costantemente in giro. Sarà l’incontro con Igarashi Iroha a cambiare le cose: la bellissima ragazza è anch'essa incompresa da quelli che le stanno attorno, e viene considerata una ragazza facile e maleducata. I due inizieranno a frequentarsi quasi immediatamente, e questo li porterà pian piano a cambiare, trasformando Tsutsui da Pinocchio in un "bambino vero".
Inizierò parlando di quello che è allo stesso tempo il punto forte e debole dell’anime: i personaggi.
Un aspetto che mi è piaciuto è l’approfondimento psicologico dei personaggi che, volendo richiamare il titolo, divengono quasi tridimensionali nelle loro sfumature caratteriali; grazie ad essi vengono anche trattati temi importanti come il bullismo, le apparenze ingannevoli, il bello di avere pochi amici ma buoni e la volontà di non cambiare sé stessi per obbedire a delle frivole convenzioni sociali.
Il problema è che questi personaggi non si sopportano: Tsutsui è patetico e sta sempre a lagnarsi, la sua negatività fa veramente scendere la depressione e il suo complesso di inferiorità fa prudere le mani allo spettatore dalla voglia di tirargli due ceffoni.
Lei, poi, pare una morta che cammina, giuro che, quando si parla di poker face, questa ragazza non la batte nessuno. Allo stesso tempo, però, prova dei profondi conflitti interiori che si manifestano o in gelosia, per la quale si sente in colpa, o in crisi di pianto a ripetizione, perché lui "non capisce" i suoi sentimenti. Ma dico io, te lo sei scelto perché sembra un cane bastonato? Almeno non ti lamentare.
Se quindi sulla carta tutto questo approfondimento psicologico sembra interessante, in realtà risulta solo molto irritante. Il ragazzo diventato bravo a ignorare le emozioni degli altri e la ragazza che ha difficoltà ad esprimere le proprie emozioni non sono esattamente quella che definirei un’accoppiata vincente: lei vuole che lui indovini quello che pensa, anche se sa che lui è un disadattato, e invece di dire mezza parola in più si arrabbia con sé stessa; lui non ci arriva proprio e, invece di sforzarsi per migliorare, si piange addosso. Appare evidente che entrambi i protagonisti hanno un profondo bisogno di lavorare su sé stessi prima di poter anche solo pensare di cominciare una relazione.
Gli altri personaggi, poi, sono i loro degni compari: Ito sarà anche un bravissimo ragazzo, ma è strano forte, Ishino è l’immagine della ragazza soffocante e rompiballe che giustifica tutto dicendo "Va bene, perché è il mio ragazzo" (sì, ok, ma non è il tuo schiavo), Ayado è la copia femminile di Tsutsui, quindi vale quanto sopra, Takanashi Dio solo sa perché se lo tengono come amico, quando è chiaro che li disprezza tutti.
Per quanto riguarda lo sviluppo della trama, c’è di positivo che le situazioni stereotipate si risolvono di solito in pochi minuti, quindi non c’è il rischio di scene di adolescenza buttata per episodi a venire, ma, allo stesso tempo, manca una qualsiasi vena comica, e quindi le vicende risultano scialbe, se non addirittura pesanti.
Dal punto di vista del comparto tecnico, la grafica è veramente brutta, la colonna sonora invece non è male, in particolare mi è piaciuta l’ending.
Riassumendolo in una frase o meno: "Come ha fatto questo anime ad avere una seconda stagione?"
Tsutsui Hikaru è un otaku che respinge categoricamente qualsiasi contatto con il mondo reale popolato da bulli che lo prendono costantemente in giro. Sarà l’incontro con Igarashi Iroha a cambiare le cose: la bellissima ragazza è anch'essa incompresa da quelli che le stanno attorno, e viene considerata una ragazza facile e maleducata. I due inizieranno a frequentarsi quasi immediatamente, e questo li porterà pian piano a cambiare, trasformando Tsutsui da Pinocchio in un "bambino vero".
Inizierò parlando di quello che è allo stesso tempo il punto forte e debole dell’anime: i personaggi.
Un aspetto che mi è piaciuto è l’approfondimento psicologico dei personaggi che, volendo richiamare il titolo, divengono quasi tridimensionali nelle loro sfumature caratteriali; grazie ad essi vengono anche trattati temi importanti come il bullismo, le apparenze ingannevoli, il bello di avere pochi amici ma buoni e la volontà di non cambiare sé stessi per obbedire a delle frivole convenzioni sociali.
Il problema è che questi personaggi non si sopportano: Tsutsui è patetico e sta sempre a lagnarsi, la sua negatività fa veramente scendere la depressione e il suo complesso di inferiorità fa prudere le mani allo spettatore dalla voglia di tirargli due ceffoni.
Lei, poi, pare una morta che cammina, giuro che, quando si parla di poker face, questa ragazza non la batte nessuno. Allo stesso tempo, però, prova dei profondi conflitti interiori che si manifestano o in gelosia, per la quale si sente in colpa, o in crisi di pianto a ripetizione, perché lui "non capisce" i suoi sentimenti. Ma dico io, te lo sei scelto perché sembra un cane bastonato? Almeno non ti lamentare.
Se quindi sulla carta tutto questo approfondimento psicologico sembra interessante, in realtà risulta solo molto irritante. Il ragazzo diventato bravo a ignorare le emozioni degli altri e la ragazza che ha difficoltà ad esprimere le proprie emozioni non sono esattamente quella che definirei un’accoppiata vincente: lei vuole che lui indovini quello che pensa, anche se sa che lui è un disadattato, e invece di dire mezza parola in più si arrabbia con sé stessa; lui non ci arriva proprio e, invece di sforzarsi per migliorare, si piange addosso. Appare evidente che entrambi i protagonisti hanno un profondo bisogno di lavorare su sé stessi prima di poter anche solo pensare di cominciare una relazione.
Gli altri personaggi, poi, sono i loro degni compari: Ito sarà anche un bravissimo ragazzo, ma è strano forte, Ishino è l’immagine della ragazza soffocante e rompiballe che giustifica tutto dicendo "Va bene, perché è il mio ragazzo" (sì, ok, ma non è il tuo schiavo), Ayado è la copia femminile di Tsutsui, quindi vale quanto sopra, Takanashi Dio solo sa perché se lo tengono come amico, quando è chiaro che li disprezza tutti.
Per quanto riguarda lo sviluppo della trama, c’è di positivo che le situazioni stereotipate si risolvono di solito in pochi minuti, quindi non c’è il rischio di scene di adolescenza buttata per episodi a venire, ma, allo stesso tempo, manca una qualsiasi vena comica, e quindi le vicende risultano scialbe, se non addirittura pesanti.
Dal punto di vista del comparto tecnico, la grafica è veramente brutta, la colonna sonora invece non è male, in particolare mi è piaciuta l’ending.
Riassumendolo in una frase o meno: "Come ha fatto questo anime ad avere una seconda stagione?"
Sono meglio le ragazze 3D o le ragazze 2D? Questa domanda l’avremo sentita ormai milioni di volte. Quando accade, puntualmente, vediamo apparire l’otaku di turno che all’inizio tuona sulla superiorità delle ragazze 2D, ma che poi vede nascere e crescere intorno a sé un bell’harem rigorosamente 3D. E a quel punto il pover’uomo deve pure porsi il dramma della scelta: le protagoniste dei manga o dei videogiochi sono più dolci e aggraziate rispetto alle loro controparti reali, ma l’harem è 100% carne del Kyushu, lo vogliamo buttare?
Questa impostazione narrativa ha ormai una larghissima diffusione, tanto che, quando la incontro, non la considero più come un elemento di novità o di differenziazione, ma la faccio rientrare tra i tanti possibili canoni classici di un anime sentimentale. Ciò vuol dire che questa componente non può più essere criticata per quello che rappresenta, ma lascia allo spettatore la classica scelta mi piace, lo guardo/non mi piace, non lo guardo. Per essere più chiari: un anime sulla lotta non può essere criticato perché i suoi personaggi sono violenti; se la violenza non piace, allora ci si limita a non guardarlo. Lo stesso discorso vale per il personaggio otaku di cui si discute sopra: può non piacere, ma anche in questo caso non è corretto criticare la sua presenza; l’unica scelta possibile è non guardare anime in cui ci sono personaggi di questo tipo.
Se mi sono lasciato andare ad una divagazione così lunga è perché, ovviamente, “3D Kanojo: Real Girl” si basa proprio su questa situazione di partenza: Tsutsui è un otaku con grossi problemi nelle relazioni sociali; il suo unico amico è Ito, un altro otaku che ama andare in giro con delle orecchie da gatto sulla testa. Iroha, invece, è una ragazza molto frivola, che passa da una relazione all’altra e la cui unica qualità sembra essere la sua bellezza fisica. Quando Tsutsui difende Iroha dalle violenze di uno stalker, il ragazzo finirà inevitabilmente per attirare l’interesse della ragazza; il seguito potete immaginarvelo da soli.
“3D Kanojo: Real Girl” è un anime sentimentale modello base senza troppi optional: la storia, cioè, contiene molti degli elementi classici propri di anime di questo tipo e li sviluppa in modo tradizionale, senza grosse deviazioni rispetto ad altri anime già visti in passato. La sceneggiatura è certamente poco ambiziosa e contiene qualche controsenso, ma nonostante questo è abbastanza gradevole e capace di strappare almeno una sufficienza.
Ciò che, però, mi farà propendere per un voto leggermente più alto è la caratterizzazione dei personaggi, che io ho trovato piacevolmente realistica. Tutti i personaggi, chi per un motivo chi per un altro, sono dei “perdenti” che trovano redenzione a seguito degli eventi narrati nell’anime; ma il modo di pensare di chi ha vissuto molti anni come un disadattato non può cambiare alla stessa velocità con cui si svolgono gli eventi, ma cambierà più lentamente. E così, ad esempio, vedremo che Tsutsui non sarà quasi mai in grado di capire i sentimenti di chi gli sta intorno, in quanto il suo modo di pensare non è “programmato” per accettare il fatto che il suo modo di essere possa essere apprezzato da qualcuno; questa carenza gli impedirà di scegliere il comportamento “giusto” in tutta una serie di situazioni di cui o non ha esperienza o che ha vissuto in passato ma in maniera “traumatica”.
Se il mio voto aveva avuto un’impennata verso l’alto grazie alla presenza di questa componente psicologica nei suoi personaggi che, personalmente, ho valutato molto positivamente, allo stesso tempo c’è da segnalare un apparato grafico davvero troppo deludente, perfino per un “non esperto” come me. Buona invece la colonna sonora: la ending, in particolare, è decisamente orecchiabile.
In definitiva, “3D Kanojo: Real Girl” è un anime che si rivela essere esattamente ciò che ci si aspettava: un anime senza troppe pretese, nel bene e nel male. Un giudizio migliore, comunque, lo si potrà dare solo con le stagioni successive, quando l’anime svelerà finalmente tutti i suoi (pochi) segreti.
Questa impostazione narrativa ha ormai una larghissima diffusione, tanto che, quando la incontro, non la considero più come un elemento di novità o di differenziazione, ma la faccio rientrare tra i tanti possibili canoni classici di un anime sentimentale. Ciò vuol dire che questa componente non può più essere criticata per quello che rappresenta, ma lascia allo spettatore la classica scelta mi piace, lo guardo/non mi piace, non lo guardo. Per essere più chiari: un anime sulla lotta non può essere criticato perché i suoi personaggi sono violenti; se la violenza non piace, allora ci si limita a non guardarlo. Lo stesso discorso vale per il personaggio otaku di cui si discute sopra: può non piacere, ma anche in questo caso non è corretto criticare la sua presenza; l’unica scelta possibile è non guardare anime in cui ci sono personaggi di questo tipo.
Se mi sono lasciato andare ad una divagazione così lunga è perché, ovviamente, “3D Kanojo: Real Girl” si basa proprio su questa situazione di partenza: Tsutsui è un otaku con grossi problemi nelle relazioni sociali; il suo unico amico è Ito, un altro otaku che ama andare in giro con delle orecchie da gatto sulla testa. Iroha, invece, è una ragazza molto frivola, che passa da una relazione all’altra e la cui unica qualità sembra essere la sua bellezza fisica. Quando Tsutsui difende Iroha dalle violenze di uno stalker, il ragazzo finirà inevitabilmente per attirare l’interesse della ragazza; il seguito potete immaginarvelo da soli.
“3D Kanojo: Real Girl” è un anime sentimentale modello base senza troppi optional: la storia, cioè, contiene molti degli elementi classici propri di anime di questo tipo e li sviluppa in modo tradizionale, senza grosse deviazioni rispetto ad altri anime già visti in passato. La sceneggiatura è certamente poco ambiziosa e contiene qualche controsenso, ma nonostante questo è abbastanza gradevole e capace di strappare almeno una sufficienza.
Ciò che, però, mi farà propendere per un voto leggermente più alto è la caratterizzazione dei personaggi, che io ho trovato piacevolmente realistica. Tutti i personaggi, chi per un motivo chi per un altro, sono dei “perdenti” che trovano redenzione a seguito degli eventi narrati nell’anime; ma il modo di pensare di chi ha vissuto molti anni come un disadattato non può cambiare alla stessa velocità con cui si svolgono gli eventi, ma cambierà più lentamente. E così, ad esempio, vedremo che Tsutsui non sarà quasi mai in grado di capire i sentimenti di chi gli sta intorno, in quanto il suo modo di pensare non è “programmato” per accettare il fatto che il suo modo di essere possa essere apprezzato da qualcuno; questa carenza gli impedirà di scegliere il comportamento “giusto” in tutta una serie di situazioni di cui o non ha esperienza o che ha vissuto in passato ma in maniera “traumatica”.
Se il mio voto aveva avuto un’impennata verso l’alto grazie alla presenza di questa componente psicologica nei suoi personaggi che, personalmente, ho valutato molto positivamente, allo stesso tempo c’è da segnalare un apparato grafico davvero troppo deludente, perfino per un “non esperto” come me. Buona invece la colonna sonora: la ending, in particolare, è decisamente orecchiabile.
In definitiva, “3D Kanojo: Real Girl” è un anime che si rivela essere esattamente ciò che ci si aspettava: un anime senza troppe pretese, nel bene e nel male. Un giudizio migliore, comunque, lo si potrà dare solo con le stagioni successive, quando l’anime svelerà finalmente tutti i suoi (pochi) segreti.