Saenai Heroine no Sodatekata Fine
Dopo due stagioni nelle quali sono stati utilizzati quasi tutti i cliché degli anime harem, cliché che vengono smontati e riabilitati nei dialoghi stessi della serie, mi sono cimentato anche con le ultime due ore di questa serie. È decisamente pesante: alcune situazioni più leggere ereditate dalla serie aiutano ad arrivare fino alla fine del film, ma è stato davvero un viaggio pesante. Ogni volta che un personaggio potrebbe fare il salto di qualità, non lo fa. Nessuno che esprima un sentimento serio che sia uno, nessuno che vada al di là dell'impegno, della sfida sempre più ardua. Non c'è un momento di sincero confronto, c'è solo l'accettazione incondizionata degli eventi che capitano.
Secondo me ha pochissimo senso guardarlo senza aver visto le due stagioni della serie. Forse ne ha ancora meno guardarlo dopo aver visto le due stagioni della serie.
Secondo me ha pochissimo senso guardarlo senza aver visto le due stagioni della serie. Forse ne ha ancora meno guardarlo dopo aver visto le due stagioni della serie.
Un "harem" con un finale soddisfacente, personaggi con caratteri non totalmente piatti, una trama che porta a veri sviluppi, fanservice moderato e un reparto tecnico degno di nota grazie a musiche di sottofondo e disegni più che discreti? In che razza di universo parallelo sono capitato!?
Sorprendente, sono poche le serie di questo genere che mi hanno preso a questo modo; sarà in buona parte perché la trama di per sé è sensata e perché il protagonista (elemento spesso fin troppo trascurato), pur coi suoi difetti, non è il solito personaggetto dotato del carisma di un mattone. Ovviamente hanno messo molto impegno nello sviluppare i personaggi femminili, ma fortunatamente non hanno trascurato la loro controparte.
Sebbene per buona parte della serie non si presentino grandi sviluppi, con l'avanzare degli episodi ci sono diversi indizi su dove si andrà a parare, senza però quasi mai cambiare il ritmo del racconto, arrivando al finale dove tutti i nodi tornano al pettine.
Aggiungo che ho trovato piuttosto realistici gli sviluppi dei rapporti fra i personaggi.
Questo film racchiude a mio parere lo spirito della serie e le regala una più che degna conclusione.
Sarà che ho visto così tante storie di 'sto tipo, che non avevo più grandi aspettative per questo genere di opere, ma gli autori mi hanno davvero regalato un bagno d'umiltà.
Chapeau.
Sorprendente, sono poche le serie di questo genere che mi hanno preso a questo modo; sarà in buona parte perché la trama di per sé è sensata e perché il protagonista (elemento spesso fin troppo trascurato), pur coi suoi difetti, non è il solito personaggetto dotato del carisma di un mattone. Ovviamente hanno messo molto impegno nello sviluppare i personaggi femminili, ma fortunatamente non hanno trascurato la loro controparte.
Sebbene per buona parte della serie non si presentino grandi sviluppi, con l'avanzare degli episodi ci sono diversi indizi su dove si andrà a parare, senza però quasi mai cambiare il ritmo del racconto, arrivando al finale dove tutti i nodi tornano al pettine.
Aggiungo che ho trovato piuttosto realistici gli sviluppi dei rapporti fra i personaggi.
Questo film racchiude a mio parere lo spirito della serie e le regala una più che degna conclusione.
Sarà che ho visto così tante storie di 'sto tipo, che non avevo più grandi aspettative per questo genere di opere, ma gli autori mi hanno davvero regalato un bagno d'umiltà.
Chapeau.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Dopo venticinque episodi, per chiudere la saga di “Saenai Hiroin no Sodatekata”, o “Saekano, How to Raise a Boring Girlfriend”, c’è voluto anche un lungometraggio di quasi due orette.
E così, dopo dodici più uno (2015) episodi della prima serie e undici più uno della seconda del 2017, si giunge alla conclusione della saga di Aki Tomoya, Utaha Kasumigaoka, Eriri Spencer Sawamura, Kato Megumi, Michiru Hyōdō e Izumi Hashima, e della Blessing Software.
Per chi non conoscesse e non avesse visto le serie precedenti, ovviamente ha poco (se non “zero”) senso vedere il film d’animazione, essendo quest’ultimo collegato al finale della seconda serie e soprattutto al colpo di scena dell’allontanamento volontario di Utaha e Eriri dal circolo creato da Aki, per inseguire la gloria in un’azienda importante, per sviluppare un prodotto di successo nazionale.
Nella seconda serie Aki aveva fallito l’obiettivo di presentare il suo progetto al Comiket a causa di Eriri che era “andata in crisi” e non era riuscita a fornire per tempo i disegni per le animazioni. Questa crisi ha determinato alla lunga la disgregazione del team e il passaggio delle due virtuose del disegno e della sceneggiatura alla concorrenza, per soddisfare il loro ego di cimentarsi in nuove e più difficili sfide (e qui si ritorna al solito e ritrito spirito di sacrificio, resilienza e volontà di ferro a spostare l’asticella sempre più in alto tipici della cultura giapponese).
Nella seconda serie (ultimi episodi) si sono intravisti anche i primi segnali di cambiamento del prodotto, nel senso che dal solito harem ecchi un po’ (tanto) superficiale, la trama è diventata un pochino più realistica, e i personaggi hanno cominciato a dialogare e interagire tra loro in un modo più “vero” e meno artefatto, tanto che Aki e Kato hanno iniziato a capire i loro reciproci sentimenti (anche se Aki ci ha messo un po’ di più e ha perseverato nel solito cliché del ragazzo un po’ ottuso e troppo altruista).
Il film porta a compimento l’evoluzione del nuovo corso con la finalizzazione del rapporto tra Aki e Kato... ma quanta fatica! E si abbandona l’harem in senso stretto: in parallelo Aki finalmente si decide a dichiararsi a Kato e in contemporanea Utaha e Eriri realizzano che non avrebbero avuto più chance per conquistare l’otaku.
Aki dimostra di essere un personaggio meno strambo e più concreto sia nel momento in cui aiuta Utaha e Eriri a finalizzare il loro progetto (venendo ricambiato per riconoscenza da entrambe) sia nel momento in cui dimostra il proprio affetto a Kato sia nel momento in cui, in un flashforward della trama proiettato anni dopo le scuole superiori, riprende il suo progetto di terminare il suo gioco e quindi di realizzare il sogno che aveva condiviso anni prima con Kato, riconciliandosi definitivamente con lei e ricomponendo la squadra al completo, assumendo Utaha e Eriri per l’ennesima sfida da affrontare anche come amici molto uniti.
“Saekano” con questo finale assume un carattere meno leggero e più realistico, e tutto sommato risolve il grande arcano della scelta da parte del protagonista abbastanza in anticipo sul finale, un po‘ alla stregua degli harem più recenti, cercando di dare allo spettatore un po’ di view di cosa accade nel futuro dei personaggi.
Per i miei gusti, il film (e la seconda parte della seconda serie) tutto sommato è più consono al tipo di storia che mi attendevo, e pertanto ne posso consigliare la visione per il lieto fine e il recupero di un po’ di sano realismo, nei limiti di ciò che ci si possa aspettare da una storia del genere.
È chiaro che, per capire l’evoluzione della trama e dei personaggi, bisogna “sciropparsi” le due serie precedenti, e da quel che ho potuto constatare nelle recensioni non è una sfida "alla portata di tutti"...
Dopo venticinque episodi, per chiudere la saga di “Saenai Hiroin no Sodatekata”, o “Saekano, How to Raise a Boring Girlfriend”, c’è voluto anche un lungometraggio di quasi due orette.
E così, dopo dodici più uno (2015) episodi della prima serie e undici più uno della seconda del 2017, si giunge alla conclusione della saga di Aki Tomoya, Utaha Kasumigaoka, Eriri Spencer Sawamura, Kato Megumi, Michiru Hyōdō e Izumi Hashima, e della Blessing Software.
Per chi non conoscesse e non avesse visto le serie precedenti, ovviamente ha poco (se non “zero”) senso vedere il film d’animazione, essendo quest’ultimo collegato al finale della seconda serie e soprattutto al colpo di scena dell’allontanamento volontario di Utaha e Eriri dal circolo creato da Aki, per inseguire la gloria in un’azienda importante, per sviluppare un prodotto di successo nazionale.
Nella seconda serie Aki aveva fallito l’obiettivo di presentare il suo progetto al Comiket a causa di Eriri che era “andata in crisi” e non era riuscita a fornire per tempo i disegni per le animazioni. Questa crisi ha determinato alla lunga la disgregazione del team e il passaggio delle due virtuose del disegno e della sceneggiatura alla concorrenza, per soddisfare il loro ego di cimentarsi in nuove e più difficili sfide (e qui si ritorna al solito e ritrito spirito di sacrificio, resilienza e volontà di ferro a spostare l’asticella sempre più in alto tipici della cultura giapponese).
Nella seconda serie (ultimi episodi) si sono intravisti anche i primi segnali di cambiamento del prodotto, nel senso che dal solito harem ecchi un po’ (tanto) superficiale, la trama è diventata un pochino più realistica, e i personaggi hanno cominciato a dialogare e interagire tra loro in un modo più “vero” e meno artefatto, tanto che Aki e Kato hanno iniziato a capire i loro reciproci sentimenti (anche se Aki ci ha messo un po’ di più e ha perseverato nel solito cliché del ragazzo un po’ ottuso e troppo altruista).
Il film porta a compimento l’evoluzione del nuovo corso con la finalizzazione del rapporto tra Aki e Kato... ma quanta fatica! E si abbandona l’harem in senso stretto: in parallelo Aki finalmente si decide a dichiararsi a Kato e in contemporanea Utaha e Eriri realizzano che non avrebbero avuto più chance per conquistare l’otaku.
Aki dimostra di essere un personaggio meno strambo e più concreto sia nel momento in cui aiuta Utaha e Eriri a finalizzare il loro progetto (venendo ricambiato per riconoscenza da entrambe) sia nel momento in cui dimostra il proprio affetto a Kato sia nel momento in cui, in un flashforward della trama proiettato anni dopo le scuole superiori, riprende il suo progetto di terminare il suo gioco e quindi di realizzare il sogno che aveva condiviso anni prima con Kato, riconciliandosi definitivamente con lei e ricomponendo la squadra al completo, assumendo Utaha e Eriri per l’ennesima sfida da affrontare anche come amici molto uniti.
“Saekano” con questo finale assume un carattere meno leggero e più realistico, e tutto sommato risolve il grande arcano della scelta da parte del protagonista abbastanza in anticipo sul finale, un po‘ alla stregua degli harem più recenti, cercando di dare allo spettatore un po’ di view di cosa accade nel futuro dei personaggi.
Per i miei gusti, il film (e la seconda parte della seconda serie) tutto sommato è più consono al tipo di storia che mi attendevo, e pertanto ne posso consigliare la visione per il lieto fine e il recupero di un po’ di sano realismo, nei limiti di ciò che ci si possa aspettare da una storia del genere.
È chiaro che, per capire l’evoluzione della trama e dei personaggi, bisogna “sciropparsi” le due serie precedenti, e da quel che ho potuto constatare nelle recensioni non è una sfida "alla portata di tutti"...