Black Jack - Dieci indagini nel buio
Forse non molti sanno che Osamu Tezuka, creatore di Black Jack, studiò medicina all'università, e prima di diventare fumettista avrebbe potuto dimentare quindi uno stimato (ma forse sconosciuto) medico. Ma gli studi non furono tempo perso, perché diversi decenni dopo furono un utile spunto per creare uno dei suoi manga più famosi, ovvero Black Jack, il medico senza licenza migliore del mondo. Black Jack ha a che fare con i casi medici più misteriosi e difficili al mondo, e la maggior parte delle volte riesce a risolverli. Black Jack è il tipico esempio di anti-eroe: svolge la sua professione in clandestinità, chiedendo molti soldi per le sue prestazioni, ma ha anche delle motivazioni per farlo (questo però lo si scopre solo leggendo il manga), motivazioni legate al suo passato e alle cicatrici che porta ancora sul volto. Questi 10 OAV sono stati la prima serie animata dove è apparso il personaggio di Black Jack, negli anni '90, ma Black Jack era già apparso precedentemente in un paio di film animati prodotti dallo stesso studio di Tezuka, negli anni '80, anche se in "ruoli" differenti da quello del manga originale. Era infatti consuetudine dell'autore riutilizzare alcuni suoi personaggi in diversi manga, come se fossero "attori" che recitavano una parte. Ma con questi OAV, finalmente Black Jack arrivava in animazione come meritava. E che animazioni! Con la regia di Osamu Dezaki, ed il character design di Akio Sugino, che lo accompagnò spesso nella sua carriera, realizzando insieme anime come "Rocky Joe", "Caro Fratello", "Jenny la tennista", "Golgo 13 - Queen Bee" fra gli altri, questa serie OAV fu come un fulmine a ciel sereno per far conoscere il personaggio di Black Jack soprattutto in occidente, dove il manga era arrivato a spizzichi. Rispetto al manga questa serie animata ha sicuramente un design più realistico: nel manga infatti i personaggi hanno uno stile tendente più al cartoonesco, a volte i personaggi hanno facce buffe tipiche dei manga di Tezuka, mentre in questi episodi si prendono tutti sul serio. Non che non lo facesse anche Tezuka, la maggior parte delle volte, ma è chiaro che volesse sdrammatizzare a volte, o semplicemente divertire i lettori. Invece in questi OAV non c'è spazio per battute o smorfie, è tutto dannatamente serio da sembrare anche fin troppo reale, anche se i casi medici analizzati sembrano fuori dalla realtà. D'altro canto la stessa esistenza di Pinoko (che prende il nome dal nostro "Pinocchio"), giovane assistente del dottor Black Jack, è di per sé un'assurdità medica, ma basata su una condizione realmente esistente. Certi episodi sono poi basati su fatti realmente accaduti, o comunque su situazioni che potrebbero essere accadute. Ovviamente non può mancare almeno un episodio "paranormale", in cui Black Jack viene catapultato nel passato per curare una sfortunata principessa. O era tutto un sogno? Chiaramente viene lasciato allo spettatore stabilirlo.
Terminata questa serie OAV furono poi realizzate altre serie animate: una più fedele al design ed alle storie originali, ma forse troppo censurata (anche perché anime televisivo), ed un'altra serie in cui le storie autoconclusive del manga originale venivano unite insieme con una storia nuova di zecca, introducendo anche alcuni personaggi originali. Nel ventunesimo secolo fu anche prodotto un prequel, in cui si mostrava la carriera del giovane dottor Black Jack, prima che diventasse il medico che vediamo in questi OAV e nel manga.
Dopo 30 anni dal primo episodio, questa serie rimane il miglior prodotto animato esistente relativo a Black Jack, includendo il film "La sindrome di Moira". Decisamente consigliato a tutti i fan di Tezuka e di Dezaki. Sconsigliato ovviamente a chi non ama molto vedere le operazioni chirurgiche, seppure finte: qui infatti ce ne sono a bizzeffe!
Terminata questa serie OAV furono poi realizzate altre serie animate: una più fedele al design ed alle storie originali, ma forse troppo censurata (anche perché anime televisivo), ed un'altra serie in cui le storie autoconclusive del manga originale venivano unite insieme con una storia nuova di zecca, introducendo anche alcuni personaggi originali. Nel ventunesimo secolo fu anche prodotto un prequel, in cui si mostrava la carriera del giovane dottor Black Jack, prima che diventasse il medico che vediamo in questi OAV e nel manga.
Dopo 30 anni dal primo episodio, questa serie rimane il miglior prodotto animato esistente relativo a Black Jack, includendo il film "La sindrome di Moira". Decisamente consigliato a tutti i fan di Tezuka e di Dezaki. Sconsigliato ovviamente a chi non ama molto vedere le operazioni chirurgiche, seppure finte: qui infatti ce ne sono a bizzeffe!
l periodo a cavallo tra gli anni '60 e '70 fu uno dei più difficili per Osamu Tezuka, il creatore dello story-manga moderno e suo ideale padre putativo, anche conosciuto, per la sua immensa importanza storica e abilità artistica, come il Dio dei manga.
Le disuguaglianze sociali di un paese che stava cercando di affrancarsi dalla povertà del dopoguerra, i movimenti di protesta del '68 contro l'asservitismo agli americani o per l'uguaglianza delle donne e il diritto all'aborto avevano provocato un interesse per storie e tematiche adulte, ben lontano da quelle infantili e superficiali dei manga per bambini che avevano spopolato negli anni '50 e inizio '60. Era nato il movimento gekiga, con autori proveniente dai bassifondi del Giappone, poveri, sofferenti, spesso veri e propri falliti che potevano raccontare queste proprie esperienze in opere cupe e spesso autobiografiche; anche le grandi riviste stavano iniziando a correre ai ripari, con la nascita dei primi seinen e il crescente interesse degli editori di shonen per il pubblico un po' più grandicello; i vecchi mangaka per bambini tuttavia non sembravano riuscire a restare il passo, lasciando spazio alla nuova generazione di gekiga-ka e giovani più in linea con i desideri di questo nuovo pubblico. Lo stesso Tezuka, già all'epoca considerato una leggenda, era diventato il “vecchio uomo dei manga”, un autore del passato, incapace di interfacciarsi coi desideri della nuova generazione.
A differenza dei suoi colleghi, tuttavia, Tezuka decise di affrontare questa nuova sfida, risorgendo dalle proprie ceneri come la leggendaria Fenice della sua saga a fumetti più importante. Negli anni '70 (ma anche negli ultimi anni del decennio precedente) il Dio dei manga iniziò a produrre nuove opere, adulte, cupe e drammatiche con cui intercettare i gusti del nuovo pubblico, pur senza mai abbandonare le storie per bambini e ragazzi. Capolavori come "Ayako", "Buddha" e le nuove saghe de "La fenice" conquistarono il pubblico portando nuovamente Tezuka sulla cresta dell'onda. Tra le tante opere realizzate da Tezuka in questo periodo di transizione, ve ne fu una che forse più di tutte è stata presa a simbolo della resurrezione del Dio: "Black Jack".
Un uomo robusto con capelli bianchi e neri e una profonda cicatrice che gli attraversa l'intero volto, un medico senza licenza che lavora su commissione previo pagamento di altissime somme di denaro, un chirurgo eccezionale in grado di effettuare interventi da altri ritenuti impossibili: Kuroo Hazama, alias Black Jack, è il medico che Tezuka avrebbe sempre desiderato essere, dinamico e inventivo, con un preciso codice d'onore e fortemente critico verso l'ipocrisia dell'establishment medico.
Pubblicato per dieci anni e più di duecento capitoli, "Black Jack" è diventato uno dei personaggi maggiormente iconici di tutta la narrativa di Tezuka, spesso riutilizzato anche dal suo stesso autore in altre opere e ispirando anche grandi autori degli anni successivi (dall'Urasawa di "Monster" agli autori di "Team Medical Dragon").
Nel corso dei decenni il medico senza licenza di Tezuka ha goduto di varie trasposizioni animate, serie televisive, per l'home video e film. Tra queste, la più importante e apprezzata risulta sicuramente essere la serie OVA distribuita a partire dal 1993 e affidata a quella potremmo definire la “coppia d'oro” dell'animazione giapponese: Osamu Dezaki alla regia, sceneggiatura e storyboard e Akio Sugino al Character Design e alla direzione delle animazioni. Vera coppia di superstar che ha collaborato a diversi capolavori dell'animazione, ciascuno riuscendo a spingere al limite l'abilità dell'altro, Dezaki e Sugino prendono l'iconico personaggio del dio dei manga e lo reinterpretano secondo il proprio stile grafico e narrativo. Narrazione matura e adulta, spesso drammatica e con poche scene comiche (quasi sempre relegate al fastidiosissimo personaggio di Pinoko), realismo crudo e assoluto nella rappresentazione delle malattie, degli organi e persino delle operazioni, grande attenzione alla sofferenza fisica e psicologica dei pazienti, sempre mostrati in tutto il loro dolore, con spasmi muscolari, fontane di sangue, conati di vomito, urla, brividi e tutto ciò che il formato OVA ha permesso al duo di mostrare in modo più che esplicito. La tensione emotiva così generata viene ulteriormente accentuata dai monologhi di Black Jack, che espone in linguaggio tecnico le condizioni del paziente o commenta il caso e la situazione. Per dare maggior credibilità a questi passaggi è stato inoltre consultato appositamente un medico professionista, Akira Nagai.
Malattie spesso strane e misteriose, con Black Jack che deve compiere una vera e propria sfida contro il tempo nell'individuarne cause e origine, così come, se esiste, una possibile cura. Un mix di analisi psicologica dei pazienti e indagine poliziesca nel passato delle vittime, che ci permette anche di conoscere meglio la storia dei personaggi, le loro relazioni, desideri, obiettivi, donandoci figure a tutto tondo, caratterizzate sempre con notevole abilità ed estremo realismo. Uomini e donne, vecchi e bambini, ricchi e poveri, generosi ed egoisti, nel corso dei dieci episodi vengono affrontate situazioni e personaggi sempre diversi, mostrandosi vari lati dell'animo umano e di come questo possa venire trasfigurato da stress, malattie debilitanti o anche solo una lunga sofferenza.
Non mancano elementi di fortissima critica sociale e politica, a cui viene contrapposto il grande animo di Black Jack, che tenta sempre l'impossibile per salvare i suoi pazienti, lottando non solo contro incredibili patologie al limite del soprannaturale, ma anche contro coloro che perseguono la legge del profitto al di sopra di ogni altra cosa, ignorando gli immensi danni che causano alla salute delle persone. Da questo punto di vista fortissimo è il messaggio lasciato dal decimo e ultimo episodio, Una donna alla deriva dove gli scarichi tossici di una potente industria causano un immane disastro ecologico che colpisce molti abitanti della regione sotto forma di una terribile epidemia.
Sebbene la trattazione delle vicende e delle malattie sia sempre seria e realistica potrebbe essere necessario ricorrere ad un certo grado di sospensione dell'incredulità per alcuni elementi al limite della ragione, sfociando letteralmente nel sopranaturale in alcuni episodi più “mistici”.
Con personaggi realistici e ben caratterizzati, un ritmo avvincente e mai noioso e una sceneggiatura appassionante e spesso in grado di spingere lo spettatore alla riflessione, all'opera rimaneva “solamente” un comparto tecnico di prim'ordine per entrare di diritto nella storia dell'animazione.
Obiettivo raggiunto dallo staff scelto per l'incarico, magistralmente guidato da Dezaki e Sugino. A partire dal design dei personaggi, in cui Sugino raggiunge quello che è forse l'apice artistico di tutta la sua carriera, magistralmente animati seguendo gli storyboard e la regia di un Dezaki in stato di grazia.
Degno di nota anche l'accompagnamento musicale che si sposa egregiamente ai momenti più intensi e significativi, accrescendo la tensione nell'indagine o nelle operazioni; da antologia, sul piano musicale, l'episodio La civetta di San Merida.
A distribuire in Italia gli OVA in edizione DVD è Yamato Video, in collaborazione con Dolmen Home Video. "Black Jack - Dieci indagini nel buio", è il titolo scelto per proporre l’intera serie in un unico cofanetto. La confezione, contenuta in un raccoglitore di cartone, si presenta piuttosto voluminosa, molto simile a quelle della vecchie VHS; al suo interno trovano spazio 5 DVD con due episodi ciascuno. Dal punto di vista tecnico siamo su livelli discreti per essere un'edizione di 10 anni fa: qualità video accettabile, colori forse un po' troppo spenti e due tracce audio, italiano e giapponese 2.0, che svolgono con sufficienza il loro compito. Sul versante extra ben poco da segnalare, solo qualche settei (i disegni preparatori per l’animazione) e nulla più.
Un comparto tecnico di prim'ordine guidato da due leggende dell'animazione al proprio apice artistico, personaggi incredibilmente realistici e ben caratterizzati, atmosfera adulta, storie avvincenti e piene di tensione, colpi di scena, sentimento e spunti di riflessione sull'uomo, sulla natura, sulla società e sulla medicina permettono a uno dei personaggi maggiormente iconici di Osamu Tezuka di sfoderare tutto il suo potenziale in uno dei più raffinati e riusciti prodotti d'animazione degli anni '90 (se non di tutti i tempi), alternando episodi “solamente buoni” ad altri realmente prossimi all'eccellenza assoluta.
Le disuguaglianze sociali di un paese che stava cercando di affrancarsi dalla povertà del dopoguerra, i movimenti di protesta del '68 contro l'asservitismo agli americani o per l'uguaglianza delle donne e il diritto all'aborto avevano provocato un interesse per storie e tematiche adulte, ben lontano da quelle infantili e superficiali dei manga per bambini che avevano spopolato negli anni '50 e inizio '60. Era nato il movimento gekiga, con autori proveniente dai bassifondi del Giappone, poveri, sofferenti, spesso veri e propri falliti che potevano raccontare queste proprie esperienze in opere cupe e spesso autobiografiche; anche le grandi riviste stavano iniziando a correre ai ripari, con la nascita dei primi seinen e il crescente interesse degli editori di shonen per il pubblico un po' più grandicello; i vecchi mangaka per bambini tuttavia non sembravano riuscire a restare il passo, lasciando spazio alla nuova generazione di gekiga-ka e giovani più in linea con i desideri di questo nuovo pubblico. Lo stesso Tezuka, già all'epoca considerato una leggenda, era diventato il “vecchio uomo dei manga”, un autore del passato, incapace di interfacciarsi coi desideri della nuova generazione.
A differenza dei suoi colleghi, tuttavia, Tezuka decise di affrontare questa nuova sfida, risorgendo dalle proprie ceneri come la leggendaria Fenice della sua saga a fumetti più importante. Negli anni '70 (ma anche negli ultimi anni del decennio precedente) il Dio dei manga iniziò a produrre nuove opere, adulte, cupe e drammatiche con cui intercettare i gusti del nuovo pubblico, pur senza mai abbandonare le storie per bambini e ragazzi. Capolavori come "Ayako", "Buddha" e le nuove saghe de "La fenice" conquistarono il pubblico portando nuovamente Tezuka sulla cresta dell'onda. Tra le tante opere realizzate da Tezuka in questo periodo di transizione, ve ne fu una che forse più di tutte è stata presa a simbolo della resurrezione del Dio: "Black Jack".
Un uomo robusto con capelli bianchi e neri e una profonda cicatrice che gli attraversa l'intero volto, un medico senza licenza che lavora su commissione previo pagamento di altissime somme di denaro, un chirurgo eccezionale in grado di effettuare interventi da altri ritenuti impossibili: Kuroo Hazama, alias Black Jack, è il medico che Tezuka avrebbe sempre desiderato essere, dinamico e inventivo, con un preciso codice d'onore e fortemente critico verso l'ipocrisia dell'establishment medico.
Pubblicato per dieci anni e più di duecento capitoli, "Black Jack" è diventato uno dei personaggi maggiormente iconici di tutta la narrativa di Tezuka, spesso riutilizzato anche dal suo stesso autore in altre opere e ispirando anche grandi autori degli anni successivi (dall'Urasawa di "Monster" agli autori di "Team Medical Dragon").
Nel corso dei decenni il medico senza licenza di Tezuka ha goduto di varie trasposizioni animate, serie televisive, per l'home video e film. Tra queste, la più importante e apprezzata risulta sicuramente essere la serie OVA distribuita a partire dal 1993 e affidata a quella potremmo definire la “coppia d'oro” dell'animazione giapponese: Osamu Dezaki alla regia, sceneggiatura e storyboard e Akio Sugino al Character Design e alla direzione delle animazioni. Vera coppia di superstar che ha collaborato a diversi capolavori dell'animazione, ciascuno riuscendo a spingere al limite l'abilità dell'altro, Dezaki e Sugino prendono l'iconico personaggio del dio dei manga e lo reinterpretano secondo il proprio stile grafico e narrativo. Narrazione matura e adulta, spesso drammatica e con poche scene comiche (quasi sempre relegate al fastidiosissimo personaggio di Pinoko), realismo crudo e assoluto nella rappresentazione delle malattie, degli organi e persino delle operazioni, grande attenzione alla sofferenza fisica e psicologica dei pazienti, sempre mostrati in tutto il loro dolore, con spasmi muscolari, fontane di sangue, conati di vomito, urla, brividi e tutto ciò che il formato OVA ha permesso al duo di mostrare in modo più che esplicito. La tensione emotiva così generata viene ulteriormente accentuata dai monologhi di Black Jack, che espone in linguaggio tecnico le condizioni del paziente o commenta il caso e la situazione. Per dare maggior credibilità a questi passaggi è stato inoltre consultato appositamente un medico professionista, Akira Nagai.
Malattie spesso strane e misteriose, con Black Jack che deve compiere una vera e propria sfida contro il tempo nell'individuarne cause e origine, così come, se esiste, una possibile cura. Un mix di analisi psicologica dei pazienti e indagine poliziesca nel passato delle vittime, che ci permette anche di conoscere meglio la storia dei personaggi, le loro relazioni, desideri, obiettivi, donandoci figure a tutto tondo, caratterizzate sempre con notevole abilità ed estremo realismo. Uomini e donne, vecchi e bambini, ricchi e poveri, generosi ed egoisti, nel corso dei dieci episodi vengono affrontate situazioni e personaggi sempre diversi, mostrandosi vari lati dell'animo umano e di come questo possa venire trasfigurato da stress, malattie debilitanti o anche solo una lunga sofferenza.
Non mancano elementi di fortissima critica sociale e politica, a cui viene contrapposto il grande animo di Black Jack, che tenta sempre l'impossibile per salvare i suoi pazienti, lottando non solo contro incredibili patologie al limite del soprannaturale, ma anche contro coloro che perseguono la legge del profitto al di sopra di ogni altra cosa, ignorando gli immensi danni che causano alla salute delle persone. Da questo punto di vista fortissimo è il messaggio lasciato dal decimo e ultimo episodio, Una donna alla deriva dove gli scarichi tossici di una potente industria causano un immane disastro ecologico che colpisce molti abitanti della regione sotto forma di una terribile epidemia.
Sebbene la trattazione delle vicende e delle malattie sia sempre seria e realistica potrebbe essere necessario ricorrere ad un certo grado di sospensione dell'incredulità per alcuni elementi al limite della ragione, sfociando letteralmente nel sopranaturale in alcuni episodi più “mistici”.
Con personaggi realistici e ben caratterizzati, un ritmo avvincente e mai noioso e una sceneggiatura appassionante e spesso in grado di spingere lo spettatore alla riflessione, all'opera rimaneva “solamente” un comparto tecnico di prim'ordine per entrare di diritto nella storia dell'animazione.
Obiettivo raggiunto dallo staff scelto per l'incarico, magistralmente guidato da Dezaki e Sugino. A partire dal design dei personaggi, in cui Sugino raggiunge quello che è forse l'apice artistico di tutta la sua carriera, magistralmente animati seguendo gli storyboard e la regia di un Dezaki in stato di grazia.
Degno di nota anche l'accompagnamento musicale che si sposa egregiamente ai momenti più intensi e significativi, accrescendo la tensione nell'indagine o nelle operazioni; da antologia, sul piano musicale, l'episodio La civetta di San Merida.
A distribuire in Italia gli OVA in edizione DVD è Yamato Video, in collaborazione con Dolmen Home Video. "Black Jack - Dieci indagini nel buio", è il titolo scelto per proporre l’intera serie in un unico cofanetto. La confezione, contenuta in un raccoglitore di cartone, si presenta piuttosto voluminosa, molto simile a quelle della vecchie VHS; al suo interno trovano spazio 5 DVD con due episodi ciascuno. Dal punto di vista tecnico siamo su livelli discreti per essere un'edizione di 10 anni fa: qualità video accettabile, colori forse un po' troppo spenti e due tracce audio, italiano e giapponese 2.0, che svolgono con sufficienza il loro compito. Sul versante extra ben poco da segnalare, solo qualche settei (i disegni preparatori per l’animazione) e nulla più.
Un comparto tecnico di prim'ordine guidato da due leggende dell'animazione al proprio apice artistico, personaggi incredibilmente realistici e ben caratterizzati, atmosfera adulta, storie avvincenti e piene di tensione, colpi di scena, sentimento e spunti di riflessione sull'uomo, sulla natura, sulla società e sulla medicina permettono a uno dei personaggi maggiormente iconici di Osamu Tezuka di sfoderare tutto il suo potenziale in uno dei più raffinati e riusciti prodotti d'animazione degli anni '90 (se non di tutti i tempi), alternando episodi “solamente buoni” ad altri realmente prossimi all'eccellenza assoluta.
Nel 1973 viene richiesto a Tezuka di scrivere una serie in quattro parti al fine di celebrare i suoi personaggi più conosciuti. Black Jack, creato solo per mantenere continuità nella storia, vi appare per la prima volta. Il successo riscosso è clamoroso: il manga si protrae per oltre un decennio, fino a incrociare gli anni ‘80, epoca di mutamenti e globalizzazione, dove l’interesse per la cultura nipponica si espande a dismisura all’estero. Per la realizzazione dell’opera tornano utili gli studi di medicina praticati dal maestro presso l’università di Osaka. Il mangaka diventa sempre più richiesto anche dai media internazionali, ma è solo dopo la sua morte che il geniale chirurgo spesso paragonato a Batman ottiene la propria trasposizione animata.
Siamo nel 1993, e per la regia non viene chiamato un nome a caso, bensì Osamu Dezaki, stretto collaboratore di Tezuka, fra i fondatori della Madhouse nonché uno degli uomini più stimati alla Tokyo Movie Shinsha, il quale, dopo un periodo trascorso fuori dal Paese, rientra in patria nello studio di animazione aperto dal maestro venticinque anni prima per gestire i suoi progetti fumettistici. Il character design, particolare e con maggiore propensione verso i volti femminili, è del fidato Akio Sugino. Al loro nome sono legate serie come “Rocky Joe”, “Jenny La Tennista”, “Space Adventure Cobra” e “Caro Fratello”.
Il lavoro viene rilasciato sul mercato degli OAV, formato redditizio che lungo gli anni ha permesso a numerosi registi di affinare la propria arte (Kawajiri su tutti), giacché utile a sperimentare tecniche alternative con un ritorno economico sicuro grazie alle licenze. Dopo infatti numerose battute a vuoto nei cinema, si comincia a stringere i fondi evitando rischi.
“Black Jack” è un viaggio all’interno del folklore nipponico, una storia matura e d’avanguardia che rispecchia la realtà contemporanea, che adegua l’animazione ai canoni del cinema e della letteratura, libera da futili convenzioni narrative, che soddisfa anche gli spettatori più giovani cresciuti con videogiochi e musica pop, mischiando innumerevoli generi. Si passa dal militarismo a vicende dai forti contorni storici e politici, evidenziando l’aspetto drammatico, attraverso una molteplicità di scelte stilistiche frutto della personalità poliedrica dell’autore, con un ritmo narrativo più lento e meno incline al pragmatismo. Ci viene presentato un prodotto duraturo e versatile dove egli ha la possibilità di dare libero sfoggio alla sua fantasia, con precisi rimandi sociali (corruzione, tradimento, violenza) e talvolta ambientalistici, in un contesto realistico privo tuttavia di riferimenti temporali. Attraverso l’anticonformismo del protagonista, Tezuka rigetta tutto il proprio disprezzo nei confronti delle istituzioni mediche.
In “Dieci indagini nel buio” affiora il significato della vita, di conseguenza scegliere la migliore fra queste dieci storie è un esercizio puramente soggettivo.
Inutile dire che siamo dinnanzi a uno dei capostipiti dell’ambito preso in esame, ne raccomando pertanto la visione assieme al lungometraggio “La Sindrome di Moira” del 1996.
Siamo nel 1993, e per la regia non viene chiamato un nome a caso, bensì Osamu Dezaki, stretto collaboratore di Tezuka, fra i fondatori della Madhouse nonché uno degli uomini più stimati alla Tokyo Movie Shinsha, il quale, dopo un periodo trascorso fuori dal Paese, rientra in patria nello studio di animazione aperto dal maestro venticinque anni prima per gestire i suoi progetti fumettistici. Il character design, particolare e con maggiore propensione verso i volti femminili, è del fidato Akio Sugino. Al loro nome sono legate serie come “Rocky Joe”, “Jenny La Tennista”, “Space Adventure Cobra” e “Caro Fratello”.
Il lavoro viene rilasciato sul mercato degli OAV, formato redditizio che lungo gli anni ha permesso a numerosi registi di affinare la propria arte (Kawajiri su tutti), giacché utile a sperimentare tecniche alternative con un ritorno economico sicuro grazie alle licenze. Dopo infatti numerose battute a vuoto nei cinema, si comincia a stringere i fondi evitando rischi.
“Black Jack” è un viaggio all’interno del folklore nipponico, una storia matura e d’avanguardia che rispecchia la realtà contemporanea, che adegua l’animazione ai canoni del cinema e della letteratura, libera da futili convenzioni narrative, che soddisfa anche gli spettatori più giovani cresciuti con videogiochi e musica pop, mischiando innumerevoli generi. Si passa dal militarismo a vicende dai forti contorni storici e politici, evidenziando l’aspetto drammatico, attraverso una molteplicità di scelte stilistiche frutto della personalità poliedrica dell’autore, con un ritmo narrativo più lento e meno incline al pragmatismo. Ci viene presentato un prodotto duraturo e versatile dove egli ha la possibilità di dare libero sfoggio alla sua fantasia, con precisi rimandi sociali (corruzione, tradimento, violenza) e talvolta ambientalistici, in un contesto realistico privo tuttavia di riferimenti temporali. Attraverso l’anticonformismo del protagonista, Tezuka rigetta tutto il proprio disprezzo nei confronti delle istituzioni mediche.
In “Dieci indagini nel buio” affiora il significato della vita, di conseguenza scegliere la migliore fra queste dieci storie è un esercizio puramente soggettivo.
Inutile dire che siamo dinnanzi a uno dei capostipiti dell’ambito preso in esame, ne raccomando pertanto la visione assieme al lungometraggio “La Sindrome di Moira” del 1996.
Dall'omonimo manga del maestro Osamu Tezuka, arriva in versione animata il suo personaggio più riuscito: Black Jack, il medico senza licenza. Il primo impatto è molto da film horror. Un telefono che squilla nel buio. Una vecchia casa su un dirupo durante un violento temporale. Un uomo su una sedia a dondolo osserva il mare in tempesta, quando i fulmini illuminano la casa, mostrando il suo viso segnato da profonde cicatrici. Così inizia un nuovo caso clinico per il dottor Black Jack. Questa è una serie piuttosto atipica. Si potrebbe definire come una specie di thriller a sfondo medico, dove il dottore deve affrontare ogni volta delle malattie sconosciute e dagli effetti a dir poco sconcertanti.
Ogni episodio si concentra su un caso differente, che vede il dottore impegnato a risolvere i casi più strani: patologie inspiegabili, malattie mortali e misteri su cui far luce. Ad ogni caso clinico è intrecciata in maniera indissolubile la storia personale del paziente e delle persone che gli stanno vicino. In quest'ottica le storie non si limitano solo alla scoperta delle cause della malattia e della cura, ma si addentrano nella vita dei personaggi, narrando il loro passato e rivelando come questo sia spesso legato alle cause delle malattie che li affliggono. Ci troviamo davanti a delle storie con una trama matura, ben strutturata che fa leva sui misteri legati alle insolite malattie dei pazienti e sulle loro storie personali.
Ma spostiamo l'attenzione sul protagonista. Black Jack, alias Hazama Kuroo, è un medico senza licenza che lavora clandestinamente in cambio di grosse somme di denaro. Sotto questo suo atteggiamento cinico però, il dottore in nero nasconde un grande animo e ogni volta tenta l'impossibile per salvare i suoi pazienti, non solo lottando contro le malattie che li divorano, ma anche contro individui senza scrupoli che fanno fortuna a scapito della salute delle persone. A fargli da assistente troviamo la piccola Pinoko, che ad un primo sguardo potrebbe sembrare una bambina di cinque anni, ma in realtà è una ragazza costretta in un corpo artificiale. Questo esoscheletro, costruito anni prima dal dottore per salvarle la vita, racchiude i suoi organi interni permettendole di sopravvivere, ma impedendole di crescere. Purtroppo l'anime non svela il loro background, che può essere approfondito solo dalla lettura dei primi volumi del manga.
Dal lato artistico si tratta di una produzione con un livello tecnico non indifferente, con bellissimi disegni e ottime animazioni. Come per enfatizzare la crudezza di alcune scene, le animazioni riproducono fedelmente le operazioni del dottore senza risparmiarsi nei dettagli. Assistiamo interventi chirurgici fuori dal comune, con pazienti in preda a terribili convulsioni, dolori atroci che vengono smorzati solo dall'anestesia, il bisturi di Black Jack che incide la pelle con una maestria senza paragoni, scoprendo muscoli, tessuti e organi interni, raffigurati con un livello di dettaglio impressionante. Una delle peculiarità di questa serie sono i numerosi fermo immagine color pastello, che riescono ad immortalare sullo schermo le scene più significative e drammatiche dell'anime, come in piccoli e splendidi capolavori.
Una nota di merito va fatta alla Yamato Video che, oltre all'ottimo doppiaggio, ci propone la traduzione degli ultimi tre episodi, realizzati alcuni anni dopo il settimo (motivo per cui sono in 16:9 rispetto ai 4:3 degli episodi precedenti) e fin'ora inediti in Italia. Osamu Dezaki, con la collaborazione artistica di Akio Sugino, è riuscito a dar vita ad un'intensa e drammatica reinterpretazione della figura di Black Jack, realizzando un anime che si contraddistingue particolarmente per la sua atmosfera cupa. Non si tratta quindi di una visione leggera, ma di un prodotto molto impegnativo, che tratta tematiche decisamente inconsuete per un anime. Ma è proprio questa sua particolarità, assieme all'ottimo comparto tecnico, a fare di questo anime un prodotto unico nel suo genere.
Ogni episodio si concentra su un caso differente, che vede il dottore impegnato a risolvere i casi più strani: patologie inspiegabili, malattie mortali e misteri su cui far luce. Ad ogni caso clinico è intrecciata in maniera indissolubile la storia personale del paziente e delle persone che gli stanno vicino. In quest'ottica le storie non si limitano solo alla scoperta delle cause della malattia e della cura, ma si addentrano nella vita dei personaggi, narrando il loro passato e rivelando come questo sia spesso legato alle cause delle malattie che li affliggono. Ci troviamo davanti a delle storie con una trama matura, ben strutturata che fa leva sui misteri legati alle insolite malattie dei pazienti e sulle loro storie personali.
Ma spostiamo l'attenzione sul protagonista. Black Jack, alias Hazama Kuroo, è un medico senza licenza che lavora clandestinamente in cambio di grosse somme di denaro. Sotto questo suo atteggiamento cinico però, il dottore in nero nasconde un grande animo e ogni volta tenta l'impossibile per salvare i suoi pazienti, non solo lottando contro le malattie che li divorano, ma anche contro individui senza scrupoli che fanno fortuna a scapito della salute delle persone. A fargli da assistente troviamo la piccola Pinoko, che ad un primo sguardo potrebbe sembrare una bambina di cinque anni, ma in realtà è una ragazza costretta in un corpo artificiale. Questo esoscheletro, costruito anni prima dal dottore per salvarle la vita, racchiude i suoi organi interni permettendole di sopravvivere, ma impedendole di crescere. Purtroppo l'anime non svela il loro background, che può essere approfondito solo dalla lettura dei primi volumi del manga.
Dal lato artistico si tratta di una produzione con un livello tecnico non indifferente, con bellissimi disegni e ottime animazioni. Come per enfatizzare la crudezza di alcune scene, le animazioni riproducono fedelmente le operazioni del dottore senza risparmiarsi nei dettagli. Assistiamo interventi chirurgici fuori dal comune, con pazienti in preda a terribili convulsioni, dolori atroci che vengono smorzati solo dall'anestesia, il bisturi di Black Jack che incide la pelle con una maestria senza paragoni, scoprendo muscoli, tessuti e organi interni, raffigurati con un livello di dettaglio impressionante. Una delle peculiarità di questa serie sono i numerosi fermo immagine color pastello, che riescono ad immortalare sullo schermo le scene più significative e drammatiche dell'anime, come in piccoli e splendidi capolavori.
Una nota di merito va fatta alla Yamato Video che, oltre all'ottimo doppiaggio, ci propone la traduzione degli ultimi tre episodi, realizzati alcuni anni dopo il settimo (motivo per cui sono in 16:9 rispetto ai 4:3 degli episodi precedenti) e fin'ora inediti in Italia. Osamu Dezaki, con la collaborazione artistica di Akio Sugino, è riuscito a dar vita ad un'intensa e drammatica reinterpretazione della figura di Black Jack, realizzando un anime che si contraddistingue particolarmente per la sua atmosfera cupa. Non si tratta quindi di una visione leggera, ma di un prodotto molto impegnativo, che tratta tematiche decisamente inconsuete per un anime. Ma è proprio questa sua particolarità, assieme all'ottimo comparto tecnico, a fare di questo anime un prodotto unico nel suo genere.
"Ho proposto tre milioni di dollari di onorario e hanno accettato. [...] In questo nostro mondo il prezzo di una vita varia molto."
Chi è Black Jack? Un medico senza licenza che accetta solo i casi che suscitano il suo interesse, un arrivista che chiede come compenso cifre spropositate, un tipo piuttosto freddo, a volte cinico, ma in fondo di buon cuore, un po' samurai solitario del ventesimo secolo un po' Robin Hood con un bisturi al posto dell'arco.
Da quando nel lontano 1973 fece la sua prima apparizione in un manga di Tezuka questo personaggio ha continuato a mietere successi tanto che gli sono state dedicate numerose serie televisive, un film e questi dieci oav dei quali mi accingo a parlarvi.
Come dice il titolo in questi episodi, della durata di circa un'oretta l'uno, vedremo il nostro chirurgo alle prese con dieci casi piuttosto complessi, che spazieranno sui più diversi campi della medicina. In alcuni casi in effetti più che di medicina si dovrebbe parlare di fanta-medicina, visto che alcuni passaggi risultano decisamente fantasiosi, sebbene la maggior parte sia perfettamente plausibile.
In ogni caso di serie televisive mediche realistiche ce ne sono a bizzeffe, anche se a dirla tutta devo ancora vederne una dove i personaggi dopo qualche episodio non comincino a risultare, nel migliore dei casi, poco veritieri.
Infatti i personaggi che compaiono in questi OAV sono, ognuno a suo modo, così umani, così tragici, che è davvero difficile non piangere e ridere con loro. E non da meno è il protagonista, che per certi versi si potrebbe considerare l'incarnazione dell'ideale medico.
Certamente oggi come oggi è davvero difficile riuscire a seguire un paziente per tutto il decorso clinico della sua malattia: generalmente occorre fare una marea di esami eseguiti da un'altrettanta numerosa marea di personale specializzato, finendo così per trasformare il povero malato in una cartella di dati. Il settore medico si è "industrializzato" e già lo era al tempo in cui Black Jack vedeva la luce. Ma nonostante questo sentire il nostro dottore dire "è una mia paziente" mi scalda veramente il cuore e mi dona di nuovo speranza per la rinascita del legame personale che in origine legava un medico al suo paziente.
Forse sono cascato in un sentimentalismo un po' scadente - cercate di perdonarmi se potete - ma ho davvero adorato quest'anime, per i temi che tratta e non meno per gli stupendi disegni. Poco altro riesco a dire infatti se non bellissimi, alcuni dei migliori che abbia mai visto, e questo anche in ragione del fatto che si adattano perfettamente al contesto e all'ambientazione dell'OAV.
In particolare una nota di merito va sicuramente al discreto numero di fermo-immagine con colori pastello (come quelli di Lady Oscar insomma), che di tanto in tanto fanno la loro comparsa sullo schermo, lasciando chi guarda davvero a bocca aperta.
Concludo con l'unica cosa che non mi è piaciuta molto, ovvero l'episodio 6. Sinceramente l'ho trovato perlomeno fuori luogo rispetto al resto della serie. D'accordo che in linea di massima è solo un sogno, però vedere Black Jack che vaga tra neve (ok, questo non è strano) e samurai non mi ha fatto una grande impressione. E' l'unico tra i dieci che non sono sicuro riguarderei se decidessi un giorno di rivedere la serie.
A ogni modo questo è uno di quegli anime che consiglierei davvero a chiunque, anche se a dire il vero credo che ad apprezzarlo saranno in linea di massima i più grandicelli, viste le tematiche non proprio leggere e il ritmo narrativo piuttosto lento.
Chi è Black Jack? Un medico senza licenza che accetta solo i casi che suscitano il suo interesse, un arrivista che chiede come compenso cifre spropositate, un tipo piuttosto freddo, a volte cinico, ma in fondo di buon cuore, un po' samurai solitario del ventesimo secolo un po' Robin Hood con un bisturi al posto dell'arco.
Da quando nel lontano 1973 fece la sua prima apparizione in un manga di Tezuka questo personaggio ha continuato a mietere successi tanto che gli sono state dedicate numerose serie televisive, un film e questi dieci oav dei quali mi accingo a parlarvi.
Come dice il titolo in questi episodi, della durata di circa un'oretta l'uno, vedremo il nostro chirurgo alle prese con dieci casi piuttosto complessi, che spazieranno sui più diversi campi della medicina. In alcuni casi in effetti più che di medicina si dovrebbe parlare di fanta-medicina, visto che alcuni passaggi risultano decisamente fantasiosi, sebbene la maggior parte sia perfettamente plausibile.
In ogni caso di serie televisive mediche realistiche ce ne sono a bizzeffe, anche se a dirla tutta devo ancora vederne una dove i personaggi dopo qualche episodio non comincino a risultare, nel migliore dei casi, poco veritieri.
Infatti i personaggi che compaiono in questi OAV sono, ognuno a suo modo, così umani, così tragici, che è davvero difficile non piangere e ridere con loro. E non da meno è il protagonista, che per certi versi si potrebbe considerare l'incarnazione dell'ideale medico.
Certamente oggi come oggi è davvero difficile riuscire a seguire un paziente per tutto il decorso clinico della sua malattia: generalmente occorre fare una marea di esami eseguiti da un'altrettanta numerosa marea di personale specializzato, finendo così per trasformare il povero malato in una cartella di dati. Il settore medico si è "industrializzato" e già lo era al tempo in cui Black Jack vedeva la luce. Ma nonostante questo sentire il nostro dottore dire "è una mia paziente" mi scalda veramente il cuore e mi dona di nuovo speranza per la rinascita del legame personale che in origine legava un medico al suo paziente.
Forse sono cascato in un sentimentalismo un po' scadente - cercate di perdonarmi se potete - ma ho davvero adorato quest'anime, per i temi che tratta e non meno per gli stupendi disegni. Poco altro riesco a dire infatti se non bellissimi, alcuni dei migliori che abbia mai visto, e questo anche in ragione del fatto che si adattano perfettamente al contesto e all'ambientazione dell'OAV.
In particolare una nota di merito va sicuramente al discreto numero di fermo-immagine con colori pastello (come quelli di Lady Oscar insomma), che di tanto in tanto fanno la loro comparsa sullo schermo, lasciando chi guarda davvero a bocca aperta.
Concludo con l'unica cosa che non mi è piaciuta molto, ovvero l'episodio 6. Sinceramente l'ho trovato perlomeno fuori luogo rispetto al resto della serie. D'accordo che in linea di massima è solo un sogno, però vedere Black Jack che vaga tra neve (ok, questo non è strano) e samurai non mi ha fatto una grande impressione. E' l'unico tra i dieci che non sono sicuro riguarderei se decidessi un giorno di rivedere la serie.
A ogni modo questo è uno di quegli anime che consiglierei davvero a chiunque, anche se a dire il vero credo che ad apprezzarlo saranno in linea di massima i più grandicelli, viste le tematiche non proprio leggere e il ritmo narrativo piuttosto lento.
Ehhh? Solo 7,8 di media? Forse si tratta di gente che ha letto il manga e ha potuto paragonare le due versioni. Beh, io il manga non l'ho letto e ho approcciato quest'autore proprio grazie al Dottor Black Jack. Che dire della serie? Secondo me è un capolavoro. Ogni puntata è a sé e racconta una storia sempre molto emozionante e toccante. Non mi è mai capitato di vedere un anime che riuscisse a darmi tanto in tutte i singoli episodi, eppure qui ci si trova davanti a quella che definirei una serie di 10 mini-film, molto ben girati e con un ottimo uso di effetti bianco/nero su carta (come in versione cartacea) che spesso e volentieri accrescono il pathos delle situazioni. Poi i personaggi sono per me fantastici, a partire dall'affascinante dottore, ma anche dalla sua piccola tenera assistente Pinoko, che serve da contrappeso emotivo alla finta freddezza del dottore. E poi l'atmosfera di mistero che avvolge il tutto è assolutamente fantastica. In quest'anime ci si può trovare un po' di tutto: realismo, nelle scene mediche; fantasia, soprattutto legata a leggende orientali; emozioni, mai scontate; e un sentimento di affezione ai personaggi, tanto che mi è dispiaciuto troppo quando ho finito la 10a puntata. "Black Jack - Dieci indagini nel buio" è un anime da vedere per tutti. Anche per chi non ha mai approcciato manga o anime.
Questo anime per me è favoloso. Da appassionata di C.S.I. posso dire che è decisamente interessante e i personaggi sono ben strutturati. La mia preferita è la bambina che sta con Black Jack. Inoltre è bello vedere come il dottore esegua gli esami per accertarsi delle condizioni del paziente e le sue operazione sono sempre emozionanti. Devo dire che mi ricorda in qualche modo i misteri di Murdoch, il modus operandi è quasi lo stesso: è come un C.S.I., ma con mezzi all'antica, decisamente geniale. In poche parole, "Black Jack - Dieci indagini nel buio" è diventato davvero il mio anime preferito.
La serie di OAV nota come Dieci Indagini dal Buio è ispirata alle storie che vedono protagonista Black Jack, il geniale chirurgo clandestino nato dalla penna di Osamu Tezuka.
La serie in questione, strutturata in episodi, si caratterizza per l'alto livello della realizzazione, con le animazioni di Akio Sugino, che cura anche il character design e la regia di Osamu Dezaki.
Ogni aspetto tecnico è estremamente curato, fino alle consulenze mediche, per garantire credibilità a storie drammatiche e toccanti, di grande attualità.
I personaggi, profondi e complessi, sono aderenti agli originali creati da Tezuka, suscitando grande impatto nello spettatore.
Il commento musicale si avvale di due belle sigle e molta musica d'atmosfera.
Valide le scelte di doppiaggio dell'edizione italiana.
La serie in questione, strutturata in episodi, si caratterizza per l'alto livello della realizzazione, con le animazioni di Akio Sugino, che cura anche il character design e la regia di Osamu Dezaki.
Ogni aspetto tecnico è estremamente curato, fino alle consulenze mediche, per garantire credibilità a storie drammatiche e toccanti, di grande attualità.
I personaggi, profondi e complessi, sono aderenti agli originali creati da Tezuka, suscitando grande impatto nello spettatore.
Il commento musicale si avvale di due belle sigle e molta musica d'atmosfera.
Valide le scelte di doppiaggio dell'edizione italiana.