Release the Spyce
Di solito decido quale anime guardare basandomi, oltre che sui gusti, sull'istinto personale già consolidato dalle mie consuetudini abitudinarie, scegliendo spesso qualcosa che mi stuzzichi in qualche modo veniale. Magari è più facile che la scelta cada dove l'occhio vede una grafica carina e molto colorata, ad esempio...
Raramente, se non quasi mai, scelgo in base a chi ha realizzato l'opera, a chi era il regista o a chi ha disegnato gli sfondi. Semmai, è meglio andare in base a quali doppiatori ci sono nel cast...
Comunque sia, in questo "Release the Spyce" c'era di mezzo un certo Takahiro a sceneggiare. Costui ha dato vita a opere potenti come "Akame ga Kill" (gran bel dark shounen) e "Yuuki Yuuna wa Yuusha de Aru" (un evocativo esemplare delle storie delle magical girls nel versante drammatico), magari dunque poteva esprimersi bene con una storia di pulzelle che sono liceali di giorno e poi delle "spie" di notte. In questa produzione, però, c'era di mezzo anche una certa Namori, autrice di quella gran fetenzia identificata con il titolo di "Yuru Yuri". Questo in realtà l'ho scoperto solo dopo, ma credo che a conti fatti non avrebbe cambiato molto il risultato finale.
La storia di "Release the Spyce" si svolge in quel di Sorasaki, una fantomatica capitale occulta del Giappone, centro nevralgico di tutto e di più. In "Civilization VI", questa città avrebbe anche un distretto speciale unico, dove, con appena cento yen di investimento iniziale, chiunque potrebbe aprirsi una agenzia di spionaggio e farsi i c***i degli altri a spron battuto. Tutto questo ha attirato l'Inter(nazionale) del crimine, che vuole conquistare la città affogandola nella droga, e partire quindi alla conquista del mondo, dell'oltremondo e così via. A difendere la tranquilla(nte) vita della popolazione, ci sono però le Tsukikage, una fazione di giovani spie che da generazioni protegge di nascosto la città. Codeste spie sono costrette ad agire nella clandestinità, perché si sono costruite di nascosto una enorme base operativa abusiva e mai condonata, pertanto non devono farsi neanche scoprire dalla tributaria, altrimenti sarebbero mazzate di IMU. Per portare a termine le varie missioni, le Tsukikage possono poi contare sul loro vero asso nella manica: la "spyce", una cosiddetta spezia che, se assunta, aumenta di parecchio le capacità fisiche e mentali dell'agente. Secondo la tradizione poi, la parola "spy" ha origine proprio dalla "spice", che la fondatrice dell'organizzazione commerciava per il mondo, facendo, manco a dirlo, molti quattrini... Un po' come se l'antenato di Solid Snake fosse stato un commerciante globale di crotali.
Giunti dunque alla generazione attuale, è il momento di rimpolpare le fila della prima linea, ingaggiando una certa Momo Minamoto... E' più o meno lì, che comincia invero la storia.
Battutacce a parte, si dovrebbero esporre ora pregi e difetti di questa serie, per formulare il giudizio, ma taglierò corto.
"Release the Spyce" ha un grosso problema di fondo: non si capisce bene cosa voglia essere in realtà, o meglio, non si capisce quale sarebbe dovuta essere per gli autori la vera via da percorrere né, tantomeno, in che modo farlo.
Vorrebbe essere una storia sulle spie? Quelle non sono spie, semmai delle ninja (dopate). Forse vorrebbe essere una commedia d'azione? Di commedia ce n'è poca, e l'azione spesso ha poca sostanza. Magari una cosa leggera che sfrutti con allegria l'alternanza vita da studentesse/vita da spie? Di scuola non se ne parla nemmeno un po'. Almeno avranno voluto puntare a un qualcosa dall'atmosfera moe con degli spunti yuri? Un pochino di moe effettivamente c'è, mentre la venatura "girls love" si risolve maldestramente in una continua lagna data dal rapporto morbosamente affettivo tra allieva e maestra.
La sceneggiatura manca poi di decisione, e si perde sempre l'occasione per insistere quando ci vuole. Emblematico il momento in cui le protagoniste sono catturate e stanno per essere "decisamente interrogate" dai nemici. Esse invece scappano in modo neanche rocambolesco. Insomma, quando ci si dovrebbe divertire, non ci si diverte granché, quando ci vorrebbe del fan-service, neanche l'ombra, quando occorre fare sul serio, non si calca la mano.
Praticamente le Tsukikage non sono mai realmente in difficoltà. Del resto con una fazione nemica che può schierare tra le sue fila dei veri fenomeni come la suocera di Hulk vestita come per andar sulla Salaria, una tipa di Okinawa con la fissa per i vichinghi, un tizio in bermuda versione rachitica di Heihachi Mishima, non ci si può che chiedere come mai non siano andati vicino neanche una volta alla conquista della città.
Le cose migliori degli episodi spesso e volentieri sono state le sigle, effettivamente carucce entrambe. Delle protagoniste non me ne sono certo innamorato, anzi le ho trovate ad ampi tratti abbastanza supponenti e pure raccomandate. Il design dei personaggi è carino ma non certo memorabile. L'ambientazione della "fondamentale" Sorasaki è decisamente anonima: una megalopoli nipponica, ma senza il fervente brulicare di persone risulta solo un freddo agglomerato di cemento e acciaio.
"Release the Spyce" è stata una visione abbastanza trascinata, con una forte tentazione al drop che si faceva strada non di rado e con assai pochi picchi di esaltazione generati. Direi che non sarà certamente difficile trovare in giro qualche altra serie che possa offrire ben più sostanza.
Raramente, se non quasi mai, scelgo in base a chi ha realizzato l'opera, a chi era il regista o a chi ha disegnato gli sfondi. Semmai, è meglio andare in base a quali doppiatori ci sono nel cast...
Comunque sia, in questo "Release the Spyce" c'era di mezzo un certo Takahiro a sceneggiare. Costui ha dato vita a opere potenti come "Akame ga Kill" (gran bel dark shounen) e "Yuuki Yuuna wa Yuusha de Aru" (un evocativo esemplare delle storie delle magical girls nel versante drammatico), magari dunque poteva esprimersi bene con una storia di pulzelle che sono liceali di giorno e poi delle "spie" di notte. In questa produzione, però, c'era di mezzo anche una certa Namori, autrice di quella gran fetenzia identificata con il titolo di "Yuru Yuri". Questo in realtà l'ho scoperto solo dopo, ma credo che a conti fatti non avrebbe cambiato molto il risultato finale.
La storia di "Release the Spyce" si svolge in quel di Sorasaki, una fantomatica capitale occulta del Giappone, centro nevralgico di tutto e di più. In "Civilization VI", questa città avrebbe anche un distretto speciale unico, dove, con appena cento yen di investimento iniziale, chiunque potrebbe aprirsi una agenzia di spionaggio e farsi i c***i degli altri a spron battuto. Tutto questo ha attirato l'Inter(nazionale) del crimine, che vuole conquistare la città affogandola nella droga, e partire quindi alla conquista del mondo, dell'oltremondo e così via. A difendere la tranquilla(nte) vita della popolazione, ci sono però le Tsukikage, una fazione di giovani spie che da generazioni protegge di nascosto la città. Codeste spie sono costrette ad agire nella clandestinità, perché si sono costruite di nascosto una enorme base operativa abusiva e mai condonata, pertanto non devono farsi neanche scoprire dalla tributaria, altrimenti sarebbero mazzate di IMU. Per portare a termine le varie missioni, le Tsukikage possono poi contare sul loro vero asso nella manica: la "spyce", una cosiddetta spezia che, se assunta, aumenta di parecchio le capacità fisiche e mentali dell'agente. Secondo la tradizione poi, la parola "spy" ha origine proprio dalla "spice", che la fondatrice dell'organizzazione commerciava per il mondo, facendo, manco a dirlo, molti quattrini... Un po' come se l'antenato di Solid Snake fosse stato un commerciante globale di crotali.
Giunti dunque alla generazione attuale, è il momento di rimpolpare le fila della prima linea, ingaggiando una certa Momo Minamoto... E' più o meno lì, che comincia invero la storia.
Battutacce a parte, si dovrebbero esporre ora pregi e difetti di questa serie, per formulare il giudizio, ma taglierò corto.
"Release the Spyce" ha un grosso problema di fondo: non si capisce bene cosa voglia essere in realtà, o meglio, non si capisce quale sarebbe dovuta essere per gli autori la vera via da percorrere né, tantomeno, in che modo farlo.
Vorrebbe essere una storia sulle spie? Quelle non sono spie, semmai delle ninja (dopate). Forse vorrebbe essere una commedia d'azione? Di commedia ce n'è poca, e l'azione spesso ha poca sostanza. Magari una cosa leggera che sfrutti con allegria l'alternanza vita da studentesse/vita da spie? Di scuola non se ne parla nemmeno un po'. Almeno avranno voluto puntare a un qualcosa dall'atmosfera moe con degli spunti yuri? Un pochino di moe effettivamente c'è, mentre la venatura "girls love" si risolve maldestramente in una continua lagna data dal rapporto morbosamente affettivo tra allieva e maestra.
La sceneggiatura manca poi di decisione, e si perde sempre l'occasione per insistere quando ci vuole. Emblematico il momento in cui le protagoniste sono catturate e stanno per essere "decisamente interrogate" dai nemici. Esse invece scappano in modo neanche rocambolesco. Insomma, quando ci si dovrebbe divertire, non ci si diverte granché, quando ci vorrebbe del fan-service, neanche l'ombra, quando occorre fare sul serio, non si calca la mano.
Praticamente le Tsukikage non sono mai realmente in difficoltà. Del resto con una fazione nemica che può schierare tra le sue fila dei veri fenomeni come la suocera di Hulk vestita come per andar sulla Salaria, una tipa di Okinawa con la fissa per i vichinghi, un tizio in bermuda versione rachitica di Heihachi Mishima, non ci si può che chiedere come mai non siano andati vicino neanche una volta alla conquista della città.
Le cose migliori degli episodi spesso e volentieri sono state le sigle, effettivamente carucce entrambe. Delle protagoniste non me ne sono certo innamorato, anzi le ho trovate ad ampi tratti abbastanza supponenti e pure raccomandate. Il design dei personaggi è carino ma non certo memorabile. L'ambientazione della "fondamentale" Sorasaki è decisamente anonima: una megalopoli nipponica, ma senza il fervente brulicare di persone risulta solo un freddo agglomerato di cemento e acciaio.
"Release the Spyce" è stata una visione abbastanza trascinata, con una forte tentazione al drop che si faceva strada non di rado e con assai pochi picchi di esaltazione generati. Direi che non sarà certamente difficile trovare in giro qualche altra serie che possa offrire ben più sostanza.