Holmes of Kyoto
È un anime completamente deludente da tutti i punti di vista, con una storia che non riesce mai veramente a decollare e personaggi a mio avviso abbastanza amorfi.
Devo dire che la storia già dal primo episodio non mi aveva proprio fatto ben sperare, e infatti la serie si è rivelata un vero e proprio buco nell'acqua, nella quale non ho trovato nemmeno uno spunto minimamente interessante, solo noia e pesantezza. Le puntate sono tutte deboli e fiacche, non c'è mai nessun "caso" che riesca ad andare oltre il banale e il prevedibile, e di certo non è poi tanto meglio neppure per quanto riguarda la parte romantica, di cui, beh, non c'è praticamente nulla di positivo su cui discutere. Sicuramente non hanno aiutato nemmeno i personaggi, tutti sempre abbastanza anonimi e statici nei loro ruoli da stereotipi, e di fatto non aggiungono mai nulla di più alla storia.
In conclusione, un anime assolutamente insufficiente, che alla fine dei conti si rivela essere anche abbastanza inutile da guardare. Sconsigliatissimo.
Voto finale: 4
Devo dire che la storia già dal primo episodio non mi aveva proprio fatto ben sperare, e infatti la serie si è rivelata un vero e proprio buco nell'acqua, nella quale non ho trovato nemmeno uno spunto minimamente interessante, solo noia e pesantezza. Le puntate sono tutte deboli e fiacche, non c'è mai nessun "caso" che riesca ad andare oltre il banale e il prevedibile, e di certo non è poi tanto meglio neppure per quanto riguarda la parte romantica, di cui, beh, non c'è praticamente nulla di positivo su cui discutere. Sicuramente non hanno aiutato nemmeno i personaggi, tutti sempre abbastanza anonimi e statici nei loro ruoli da stereotipi, e di fatto non aggiungono mai nulla di più alla storia.
In conclusione, un anime assolutamente insufficiente, che alla fine dei conti si rivela essere anche abbastanza inutile da guardare. Sconsigliatissimo.
Voto finale: 4
"Holmes of Kyoto" è un anime di dodici episodi andato in onda da luglio a settembre 2018.
Inizierò col dire che aspettavo questo anime con una certa curiosità sia per il protagonista, che non sembrava il solito buonista insipido, sia per l’ambientazione nel mondo dell’arte che, personalmente, mi affascina molto.
La storia è ambientata a Kyoto, dove Aoi Mashiro si è recentemente trasferita. La ragazza inizierà a lavorare part-time presso un negozio di antiquariato gestito da Kiyotaka Yagashira, nipote del proprietario, soprannominato "Holmes", per la sua intelligenza e spirito di osservazione.
L’anime è, secondo me, caratterizzato da tre aspetti principali, e di questi si salva solo uno.
I casi investigativi
Questo è probabilmente il principale aspetto negativo dell’anime. In ogni episodio, il personaggio secondario di turno chiede aiuto ad Holmes per risolvere un mistero, a volte legato al mondo dell’arte, altre volte no, che puntualmente viene risolto brillantemente da Kiyotaka. I casi investigativi sono terribili. Ma proprio brutti. Alcuni ridicoli, altri immediatamente risolvibili, alcuni semplicemente noiosi. Direi che ne salverei al massimo un paio in tutta la serie.
I personaggi e "la storia d’amore"
Avendo capito subito che la parte investigativa non sarebbe stata il punto forte dell’anime, non mi sono scoraggiata, pensando che la serie si sarebbe maggiormente incentrata sulla relazione fra Kiyotaka e Aoi, che nei primi episodi erano anche partiti bene. Il ragazzo si era dimostrato all'altezza delle premesse, intelligente, arguto, sarcastico senza risultare antipatico. Aoi è la solita controparte femminile ingenua, ma non è esattamente Maria Teresa di Calcutta, e durante la serie inizia anche ad apprendere nozioni di arte sotto la guida di Holmes. Il problema è che questa relazione non decolla, nessuno dei due si espone, benché sia chiaro che provino dei sentimenti l’uno per l’altra. Devo dire che Holmes sarà anche intelligente, ma non ci arriva proprio sul lato sentimentale, e meno male che è un ragazzo di vent'anni e non il solito quindicenne. Aoi rimane dunque relegata al ruolo di Watson dei poveri, mera tappezzeria, se non per l’occasionale 'wow' e 'waw', quando Kiyotaka risolve il mistero di turno.
E, proprio per non farci mancare nulla, non può esserci Holmes senza Moriarty, in questo caso interpretato da un monaco truffatore che realizza falsi di opere d’arte. Anche in questo caso parliamo di una rivalità veramente soporifera, che non aggiunge nulla alla storia.
Kyoto e l’arte
Questo è probabilmente l’unico aspetto dell’anime che si salva. L’ambientazione e i fondali sono davvero molto curati, così come anche il setting nel negozio di antiquariato risulta interessante. Kiyotaka, grazie alla sua conoscenza di storia e arte, porta lo spettatore in giro per la città, mostrando alcuni dei luoghi più famosi, facendo venire voglia di fare le valigie e partire alla volta di Kyoto senza pensarci due volte.
Riassumendolo in una frase o meno: "Buone premesse ma povero nello svolgimento, che delusione".
Inizierò col dire che aspettavo questo anime con una certa curiosità sia per il protagonista, che non sembrava il solito buonista insipido, sia per l’ambientazione nel mondo dell’arte che, personalmente, mi affascina molto.
La storia è ambientata a Kyoto, dove Aoi Mashiro si è recentemente trasferita. La ragazza inizierà a lavorare part-time presso un negozio di antiquariato gestito da Kiyotaka Yagashira, nipote del proprietario, soprannominato "Holmes", per la sua intelligenza e spirito di osservazione.
L’anime è, secondo me, caratterizzato da tre aspetti principali, e di questi si salva solo uno.
I casi investigativi
Questo è probabilmente il principale aspetto negativo dell’anime. In ogni episodio, il personaggio secondario di turno chiede aiuto ad Holmes per risolvere un mistero, a volte legato al mondo dell’arte, altre volte no, che puntualmente viene risolto brillantemente da Kiyotaka. I casi investigativi sono terribili. Ma proprio brutti. Alcuni ridicoli, altri immediatamente risolvibili, alcuni semplicemente noiosi. Direi che ne salverei al massimo un paio in tutta la serie.
I personaggi e "la storia d’amore"
Avendo capito subito che la parte investigativa non sarebbe stata il punto forte dell’anime, non mi sono scoraggiata, pensando che la serie si sarebbe maggiormente incentrata sulla relazione fra Kiyotaka e Aoi, che nei primi episodi erano anche partiti bene. Il ragazzo si era dimostrato all'altezza delle premesse, intelligente, arguto, sarcastico senza risultare antipatico. Aoi è la solita controparte femminile ingenua, ma non è esattamente Maria Teresa di Calcutta, e durante la serie inizia anche ad apprendere nozioni di arte sotto la guida di Holmes. Il problema è che questa relazione non decolla, nessuno dei due si espone, benché sia chiaro che provino dei sentimenti l’uno per l’altra. Devo dire che Holmes sarà anche intelligente, ma non ci arriva proprio sul lato sentimentale, e meno male che è un ragazzo di vent'anni e non il solito quindicenne. Aoi rimane dunque relegata al ruolo di Watson dei poveri, mera tappezzeria, se non per l’occasionale 'wow' e 'waw', quando Kiyotaka risolve il mistero di turno.
E, proprio per non farci mancare nulla, non può esserci Holmes senza Moriarty, in questo caso interpretato da un monaco truffatore che realizza falsi di opere d’arte. Anche in questo caso parliamo di una rivalità veramente soporifera, che non aggiunge nulla alla storia.
Kyoto e l’arte
Questo è probabilmente l’unico aspetto dell’anime che si salva. L’ambientazione e i fondali sono davvero molto curati, così come anche il setting nel negozio di antiquariato risulta interessante. Kiyotaka, grazie alla sua conoscenza di storia e arte, porta lo spettatore in giro per la città, mostrando alcuni dei luoghi più famosi, facendo venire voglia di fare le valigie e partire alla volta di Kyoto senza pensarci due volte.
Riassumendolo in una frase o meno: "Buone premesse ma povero nello svolgimento, che delusione".