logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 0
Kirad

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7
Siccome prediligo più le opere in cui prevale il fanta-action, ho visto la serie in questione per il desiderio di cambiare e devo dire di essere rimasto abbastanza soddisfatto.

La parte che più risalta in "Iroduku: Il mondo a colori" è quella delle animazioni: curatissime, molto fluide, piacevole design dei personaggi, grande attenzione ai colori (ovviamente) e tutto raggiunge il suo meglio nei paesaggi, a volte davvero magnifici. Ci sono anche delle sequenze (quelle in cui il mondo dei disegni si mescola con la realtà dei protagonisti) che denotano pure una buona creatività visiva.
Se passiamo però ai contenuti allora iniziano non dico le note dolenti, perché questo anime non cade mai nel pessimo, però ci sono diversi elementi che si potevano sfruttare meglio: la trama in fondo funziona, tuttavia è molto semplice, sotto diversi aspetti prevedibile, la contrapposizione tra colore=gioia di vivere e il bianco e nero=tristezza è alquanto banale e se pure va bene che la conseguenza finale per Hitomi sia quella che tutti si aspettano sin dal prologo, sui modi in cui ci si arriva potevano lavorare di più con la fantasia.
Per esempio quando scoprono che Hitomi proviene dal futuro tutti accettano la cosa subito e senza alcuna remora, sprecando così le occasioni che si potevano invece cogliere per rendere lo sviluppo narrativo più variegato e approfondire i personaggi mostrando i tentativi di integrazione tra la protagonista, i suoi familiari del passato e i suoi nuovi amici. Solo nel finale la storia diventa, se non originalissima, quantomeno abbastanza inaspettata.

Riguardo la regia, siamo dalle parti del senza infamia e senza lode: in generale svolge il suo lavoro quanto basta per farci provare empatia con i personaggi, utilizza un ritmo non lento bensì calmo (che può sfiorare la noia ma senza caderci), esponendo un pezzo alla volta le varie personalità ma senza particolari guizzi, inserendo ogni tanto delle simpatiche gag. Tra i personaggi quella che viene caratterizzata meglio è la scatenata versione giovane della nonna, Kohaku. Comunque ho l'impressione che il lavoro sull'empatia riesca meglio con i comprimari che con i protagonisti: questi ultimi, infatti, non mi hanno detto molto perché Hitomi fa troppo spesso la timida spaesata mentre Sho è quasi sempre troppo freddo e controllato. Proprio per questo nel finale l'occhio lucido è venuto pensando più ai loro amici comprimari che a loro due. Riguardo infine le musiche le ho trovate gradevoli, anche se non del genere che preferisco.

Insomma Iroduku mi ha fatto lo stesso effetto di una leggera e dolce brezza in una giornata di primavera: bello sfondo che accompagna un piacere autentico però anche lieve ed effimero.


 3
esseci

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7
Sui viaggi nel tempo le produzioni artistiche di ogni genere si sono sprecate negli anni e questa non è la sede per aprire disquisizioni tecnico/artistiche su quali siano state fino ad oggi gli esempi più fulgidi di viaggio nel tempo tra film, opere letterarie di fantasia, anime, ecc.

In genere il viaggio nel tempo rimane un tema tipico della fantascienza ma è presente anche nel fantasy, sotto varie forme. Uno dei meccanismi narrativi spesso utilizzati è quello di portare un protagonista in un particolare tempo a cui non appartiene, ed esplorare le possibili interazioni del personaggio con le persone e la tecnologia dell'epoca. Questo espediente narrativo si è evoluto per esplorare i cambiamenti e le relative reazioni ad essi e esplorare le idee di universi paralleli dove le conseguenze delle azioni anche più insignificanti causano massicci cambiamenti nel futuro. In "Iroduku - Il mondo a colori", in giapponese "Irozuku Sekai no Ashita Kara", realizzata dallo studio P.A. Works in 13 episodi e andata in onda nel secondo semestre 2018 ,non si trova nulla del tipico genere del viaggio nel tempo di cui sopra accennato.

La serie animata, che vede alla regia Toshiya Shinonara, alla sceneggiatura Yuuko Kakihara e al comparto musicale di Yoshiaki Dewa ha una storia tutto sommato "standard": inizialmente è ambientata nella città di Nagasaki, nell'anno 2078 in una realtà in cui la magia è un aspetto "quotidiano" della vita delle persone. È un dato di fatto: non c'è nessuna spiegazione per questo aspetto e si intravede solo per poco un mondo piuttosto tecnologico ed evoluto. La protagonista della serie è Hitomi Tsukishiro, una ragazza appartenente a una famiglia che, storicamente, è composta da maghe/streghe che ha un problema fisico: ha perso la capacità di vedere la realtà che la circonda a colori a causa di traumi e lutti (su tutti la madre). Ma il problema più evidente è quello della apatia/atarassia che mina il suo status psicologico: sembra uno "zombie" che vagola tra le persone senza provare, in apparenza, alcuna emozione. Nell'espressione normale mi è sembrata molto il personaggio di Violet Evergarden: come si vedrà nei 13 episodi farà fatica a togliersi di dosso questa maschera di "sofferenza" e allo spettatore le porte della verità si schiuderanno solo negli episodi finali.
Ma procediamo con ordine: la nonna di Hitomi, Kohaku Tsukishiro, grande maga utilizza i suoi poteri magici per mandare la nipote nel passato di 60 anni prima per farle incontrare la se stessa diciassettenne nel 2018 sempre nella stessa città di Nagasaki. Dall'arrivo nel 2018, Hitomi, suo malgrado, inizierà un percorso di crescita personale grazie all’aiuto di un gruppetto di coetanei che diventeranno i suoi nuovi amici. Senza entrare nei dettagli per non spoilerare, saranno proprio le nobili arti della rappresentazione della realtà attraverso le opere d'arte e l'immagine a riaprire gli occhi assieme alla stimolazione emozionale del suo "io" inaridito dai traumi patiti. In questo senso l'incontro con Yuuito Aoi è fondamentale per sbloccarla.

E così la storia che parte dal viaggio nel tempo, diventa una sorta di storia alla scoperta di se stessi in quel particolare periodo della vita di ciascuno di noi che è l'adolescenza. E la magia? E le conseguenze di questa "violazione" della "consecutio temporum"? Non pervenute come ce le si aspettava: la magia è un semplice contorno del mondo reale che convive con l'elemento magico sfruttandolo anche in modo piuttosto "limitato e ludico". La presenza di una ragazza del 2078 nel 2018 non sembra generare alcun squilibrio nel passato e nel futuro: il viaggio è servito solo a Hitomi per ritornare a vivere e uscire dalla sua "gabbia" in b/n (associato in modo penalizzante alla apatia/atarassia/depressione di Hitomi).
Tra l'altro vengono completamente dimenticate anche le paure e le difficoltà di come far tornare nel suo vero mondo Hitomi: i personaggi si sveglieranno dal "torpore" solo quando realizzeranno che Hitomi sparisce all'improvviso a causa dell'instabilità della magia fatta da Kohaku del futuro e così correranno ai ripari per rispedirla indietro nel futuro...
I personaggi del 2018 vengono tutti ben delineati: dalla nonna in versione giovanile ai suoi compagni di scuola, tra i quali spicca Yuito Aoi che si rivelerà come il personaggio che più si avvicina al carattere di Hitomi e che di conseguenza sarà la "causa" della sua evoluzione in positivo. Se la trama e le sue modalità di sviluppo non mi hanno entusiasmato (in particolare per l'eccessiva dilatazione della storia prima dell'organizzazione del rientro di Hitomi al futuro), la grafica è eccellente con disegni e colori veramente ben realizzati. A livello musicale particolarmente bella la ending.

Un anime che ha fatto delle emozioni delle più semplici situazioni quotidiane il suo manifesto per sanare le ferite dell'animo, utilizzando una sorta di "metafora" del motto latino "historia magistra vitae" (recuperare le proprie radici nel passato), con un finale agro-dolce nella solita tradizione giapponese, dove attraverso la sofferenza e la privazione si raggiunge un nuovo e più solido equilibrio personale.


 0
npepataecozz

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7,5
“Non si può scendere due volte nello stesso fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato”
Come ci ricordava già Eraclito circa venticinque secoli fa, il mondo è fatto di persone e cose che cambiano in continuazione. La gente che incontriamo, le esperienze che facciamo, gli eventi a cui assistiamo, le stesse riflessioni interiori in cui ci perdiamo sono tutti fattori che erodono il nostro modo di essere e lo trasformano continuamente in qualcosa di diverso. Ma se è così, allora perché l’uomo dovrebbe porsi come obiettivo quello di cambiare? Non dovrebbe essere una cosa automatica?
In realtà se è vero che il cambiamento è un fenomeno inevitabile, è anche vero che non sempre esso ci spinge nella direzione che vorremmo; e quando una persona comincia ad avvertire l’esistenza di un divario tra ciò che si è diventati e ciò che si vorrebbe essere, allora sente nascere dentro di sé il desiderio di prendere in mano la situazione ed impegnarsi in un nuovo processo di cambiamento, che sarà più consapevole ma non per questo più agevole o privo di sofferenze.
Irozuku Sekai no Ashita Kara è un anime che vuole rappresentare proprio questo. I piccoli ed i grandi drammi della vita possono influenzare in modo negativo il percorso di crescita di una persona, specie durante l’adolescenza; ma quando questo accade bisogna cercare dentro di sé la forza per cambiare di nuovo, stavolta volontariamente, e ritornare a percorrere il cammino che si era abbandonato. Portare a termine questo lavoro non è affatto facile, anzi molto spesso le persone tendono ad arrendersi e ad accettare la nuova realtà così com’è; ma, se si è spinti dalla giusta determinazione e con l’appoggio delle persone care, è possibile invertire la rotta e scegliere consapevolmente che tipo di persona si vuole essere in futuro.

"Irozuku Sekai No Ashita Kara" (da noi conosciuto anche come "Iroduku: the world in colors") è una serie composta da tredici episodi, prodotta dalla P.A. Works con la regia di Toshiya Shinohara.
“Sono cresciuta; le persone importanti per me se ne sono andate. E prima che potessi accorgermene, il mondo ha finito per perdere tutti i suoi colori”. Hitomi Tsukishiro è una studentessa di diciassette anni che vive con sua nonna a Nagasaki nell’anno 2078. Da qualche tempo, però, la ragazza soffre di un particolare problema alla vista: non riesce a percepire i colori ma può vedere le cose solo in bianco e nero. A causa di questa sua particolare condizione e a seguito di vicende familiari poco felici, Hitomi diventa una ragazza pessimista, chiusa e scostante. Per cercare di dare una scossa alla nipote, sua nonna, una brillante maga, decide di usare su di lei un incantesimo per mandarla nel passato fino al 2018, ovvero indietro nel tempo di sessant’anni. Passato lo sconcerto e lo sbandamento iniziale e ricevuto il sostegno della famiglia della sua trisavola, la ragazza comincia a frequentare la scuola e fa amicizia coi membri del club di disegno e fotografia. Hitomi, tra i tanti, è istintivamente portata a cercare la compagnia di Yuto Aoi, un ragazzo piuttosto schivo ma capace di creare disegni i cui colori sono percepibili anche dalla bella protagonista.

Penso che a nessuno verrebbe mai in mente di comprare una Ferrari per poi usarla solo per andare a comprare il pane nel negozio sotto casa; allo stesso modo dobbiamo ipotizzare che se la P.A. Works ha scelto di usare per "Iroduku" un apparato grafico di quel livello, è perché era molto fiduciosa sulla possibilità di riuscire a creare un anime che possedesse qualità tali da conquistare il consenso del pubblico a mani basse. Le cose, purtroppo, non sono andate esattamente secondo le previsioni: "Iroduku" si è rivelato essere sicuramente un buon anime, profondo e dotato di un simbolismo semplice ma efficace; tuttavia, nonostante la buona impressione destata, la sua qualità complessiva è sicuramente inferiore rispetto alle aspettative.
Come si sarà certamente intuito, nel mondo rappresentato da questo anime convivono famiglie di maghi e gente comune; la presenza della magia nel mondo, però, non dà origine a chissà quale cambiamento nella vita quotidiana delle persone ma il suo uso è abbastanza sporadico e spesso solo folcloristico. Per questo motivo il vero nucleo di questo anime non è la componente “magica”, che ha una funzione quasi di contorno, ma quella slice of life che, a sua volta, è intrisa di una forte dose di realismo. Il fatto che la sceneggiatura proceda con una lentezza spesso ammorbante è proprio il risultato di questo approccio realista: il centro dell’azione, in fondo, è un club di disegno e fotografia, un posto da cui non ci si può certo aspettare novità sconvolgenti giorno dopo giorno. Da questo punto di vista l’interpretazione dell’ambiente in cui la storia doveva muoversi è assolutamente corretta e la lentezza con cui si evolvono personaggi ed eventi ha alla sua base una motivazione molto valida. Però se da un lato la grande importanza che do sempre alla logicità di una storia è stata soddisfatta, dall’altro non posso dire di essere rimasto soddisfatto dalla capacità che la storia ha di intrattenere lo spettatore, dato che, specie nella parte centrale, l’anime si muove con ritmi un po’ troppo blandi, al punto da farmi spazientire più volte.
L’uso di generi narrativi come quello della magia e quello dei viaggi nel tempo, poi, oltre che superfluo, è sembrato abbastanza illogico: se la morale di fondo è che la perdita delle persone care può essere compensata stabilendo rapporti affettivi con persone nuove, perché mai ciò dovrebbe avvenire in un orizzonte temporale diverso, col rischio di perdere in un attimo tutto ciò che si è conquistato?

Lo stesso conflitto tra realismo e intrattenimento che rende incerto il giudizio sulla sceneggiatura influenza anche l’analisi dei personaggi. La protagonista, come abbiamo visto, è una ragazza che ha perso la capacità di percepire i colori a causa di un’infanzia infelice. Da un punto di vista simbolico accostare una ragazza affetta da “acromatopsia” ad un mondo che fa dell’uso dei colori uno dei suoi punti di forza è stata una scelta fantastica, in quanto in questo modo l'anime riesce a trasmettere, senza il bisogno di usare troppe parole, le sensazioni che può provare una persona quando viene abbandonata dai propri cari. Spedita indietro nel tempo, la ragazza, grazie al supporto dei suoi nuovi amici, comincia un “lentissimo” processo di crescita personale che è, al tempo stesso, irritante e realistico; in più il risultato finale di questo processo non sarà una persona completamente trasformata rispetto alla chiusa ed apatica Hitomi del primo episodio ma semplicemente una ragazza che ha fatto dei progressi, che ha acquisito una maggiore fiducia in sé stessa e negli altri, e che è pronta a fare altri progressi. Anche questo non sarà il massimo per lo spettatore ma è coerente con il taglio realista dell’opera: crescere e rivoluzionarsi, infatti, sono due processi diversi che richiedono tempi diversi.
"Iroduku", come si è detto più volte, è un anime che pone l’attenzione sul processo di crescita degli individui durante l'adolescenza; questa chiave di lettura non va tuttavia applicata solo a Hitomi, ma a tutti i personaggi della serie. Se è vero infatti che anche Yuito, la persona da cui Hitomi è attratta, ha un carattere vagamente tormentato, è altrettanto vero che gli altri personaggi hanno delle personalità tutte differenti, al punto da dare l’impressione che l’autore volesse rappresentare con essi i vari colori della vita. E se Hitomi, almeno inizialmente, rappresenta il colore più grigio tra quelli rappresentati, sua nonna Kohaku rappresenta il suo perfetto opposto, ossia un colore vivacissimo e pieno di vita; non è quindi un caso se Kohaku è il personaggio che sembra aver riscosso le simpatie maggiori presso il pubblico.

Veniamo all’apparato grafico. Come detto inizialmente, in questo comparto la P.A. Works sembra non aver badato a spese: la prima cosa che si nota è la potenza dei colori, ma anche i disegni sono molto belli (anche se non sono passati inosservati parecchi cali qualitativi). Molto curata anche la colonna sonora; carina la sigla iniziale, “17 Sai” di Haruka To Miyuki, molto bella la sigla finale, “Mimei no Kimi to Hakumei no Mahō” cantata da Nagi Yanagi.

In conclusione, credo di poter affermare che "Irozuku Sekai No Ashita Kara" è un ottimo anime dotato di un apparato grafico superiore rispetto alla media, ma che non riesce a risolvere il conflitto tra realismo e velocità narrativa. Dato che io sono abbastanza “fissato” sulla componente realista probabilmente l’avrò apprezzato un po’ di più rispetto a molti di voi; anch’io, però, ho trovato almeno la parte centrale dell’anime davvero troppo monotona. In più resta il dubbio originario: ha davvero una logica l’idea di spedire Hitomi nel passato?


 0
dmd79

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
La serie ha come protagonista Hitomi una ragazza di 17 anni che, pur odiandole, è in grado di praticare le arti magiche in quanto discendente di un'importante famiglia di streghe. La ragazza, piuttosto apatica e scarsamente incline alle relazioni umane, ha però un'altra particolarità, quella di non riuscire a percepire i colori sin da quando era bambina vivendo perennemente in un mondo in bianco e nero.
Senza spiegarne bene il motivo la nonna di Hitomi decide di ricorrere alla magia per proiettarla 60 anni nel passato, epoca in cui anch'essa era ancora una ragazza della sua età, sicura che questa esperienza avrebbe potuto sistemare la situazione e renderla felice.

Hitomi si ritrova così nella sua città natale 60 anni nel passato dove conoscerà appunto Kohaku, la "giovane nonna" che l'ha rimandata indietro nel tempo e il suo gruppo di amici del club di arte, fotografia e magia!
Tra tutti i ragazzi la protagonista rimarrà affascinata da Aoi Yuito, un compagno dedito alla pittura, grazie al quale scoprirà che la vita non è in bianco e nero come crede ma è fatta di una miriade di colori...
Dal loro rapporto e dall'alchimia che si crea tra i ragazzi prende vita "Iroduku", un'opera che può tranquillamente essere definita un romantico slice of life con un pizzico di magia.

L'anime è abbastanza semplice e scorre via liscio ed interessante fino alla fine, forse qualche episodio è un po' troppo lento ma considerata la natura di "slice of life" va messo in conto. I personaggi sono ben caratterizzati, soprattutto quelli chiave e tutto ha una sua spiegazione e i vari "mattoncini" che compongono la storia alla fine s'incastrano in maniera armoniosa.

La cosa che a mio giudizio alza sensibilmente il valore dell'opera è il comparto tecnico, veramente eccellente! Essendo un anime che ha come tema di fondo i colori le tavolozze cromatiche sono state utilizzate con grande sapienza riuscendo a far percepire anche visivamente quello che la scena cercava di esprimere. Disegni, animazioni ed effetti di luce di altissimo livello completano poi il tutto lasciando spesso lo spettatore a bocca aperta.
Degna di nota anche la parte audio veramente ben fatta e d'atmosfera condita inoltre da un'ottima opening.

In definitiva un'opera che s'inserisce nel panorama degli anime senza introdurre qualcosa di veramente innovativo ma che sa intrattenere a dovere e scorre via veloce. Secondo la mia scala probabilmente sarebbe stato un anime da 7/7.5 ma che ho voluto premiare con un 8 proprio per le realizzazione tecnica veramente sopra alla media!


 2
AnthonySoma-sensei

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
Nel momento in cui si presenta la necessità di dover affrontare i svariati dilemmi che popolano e allo stesso tempo affliggono il nostro mondo, l’essere umano ha la tendenza naturale a risolvere principalmente tutto ciò che è alla sua portata, trovandosi in netta difficoltà, invece, quando non ha la conoscenza o i mezzi per far fronte a eventi più complicati. Fin dai primi attimi di “Irozuku Sekai no Ashita Kara”, mi sono domandato se la ragione per la quale la protagonista non riuscisse a percepire i colori, fosse dovuta a delle cause di tipo prettamente biologico o se centrassero anche degli aspetti psicologici che caratterizzano Hitomi… per essere più precisi è con il termine “acromatopsia” che si intende l’incapacità da parte dell’individuo di percepire qualsiasi tipologia di colore. Tale condizione ha avuto dei riscontri chiaramente negativi nella protagonista, inducendola a chiudersi in se stessa e soprattutto a evitare gli altri, poiché sono proprio “gli altri” a non poter concepire la difficoltà con la quale convive. Tuttavia è qui che entra in gioco l’elemento soprannaturale, la magia, la quale consente a Hitomi di fare un piccolo passo indietro (viaggio nel tempo) per poter riflettere sul proprio vissuto e allontanarsi da quella realtà che per qualche motivo le è tanto indifferente e lontana; sebbene la magia possa sembrare un semplice elemento che funge da cornice per l’anime, in realtà assume un duplice significato fondamentale, poiché rappresenta non solo il mezzo attraverso il quale Hitomi può evadere dalla realtà, ma allo stesso tempo, costituisce anche una grande incognita, a causa di particolari dinamiche avvenute nel suo passato e che hanno condizionato sensibilmente l’infanzia della protagonista. Una volta sbarcata nel passato, Hitomi ha la possibilità finalmente di poter affrontare e riflettere sulla propria condizione, grazie anche all’aiuto dei suoi nuovi amici e della nonna ringiovanita di ben sessant’anni! Ovviamente all’inizio non è stato tanto semplice approcciare con Hitomi, proprio a causa della sua chiusura e della sua timidezza, tuttavia il “Club di Arte & Fotografia” non si è arreso facilmente, ed è riuscito con successo a raggiungere il proprio obbiettivo. In modo particolare Hitomi sviluppa una relazione molto profonda con il disegnatore Aoi, i due fin da subito riescono a creare un alchimia perfetta e soprattutto a rappresentare due facce della stessa medaglia, Yin & Yang, l’uno che completa l’altro. Da una parte, la protagonista riesce a chiarire i dubbi che il ragazzo manifesta per il disegno, poiché nel momento in cui non si riescono più a trovare degli stimoli che aiutino a coltivare la propria passione, e come se ci trovassimo in una situazione di stallo ove percepiamo il nostro ideale come vuoto, insensato e fine a se stesso… è proprio per questa ragione che una passione o un hobby, talvolta non deve essere necessariamente indirizzato al raggiungimento di un determinato obbiettivo, ma potrebbe essere rivolto semplicemente a rendere felici le persone che ci circondano, e questo ci basterebbe ad essere soddisfatti! Dall’altra, Aoi, è probabilmente l’unico a percepire Hitomi nella sua vera essenza e bellezza, abbattendo tutte le barriere e le resistenze che la ragazza ha eretto per proteggere le proprie debolezze dal mondo esterno e soprattutto dagli altri.

L’impianto grafico è riuscito appieno a tenere il passo con la narrazione dell’anime, l’alternanza tra le ambientazioni monocromatiche e quelle cromatiche, consente allo spettatore di immedesimarsi completamente nella condizione in cui verte la protagonista, inoltre viene sfruttata anche per esaltare la passione dei nostri protagonisti: la fotografia; alcune delle fisionomie dei personaggi non mi sono particolarmente piaciute, troppo in stile “fumetto”, mentre i colori accessi permettono di essere coinvolti maggiormente sia dai personaggi che soprattutto dalle ambientazioni. Le sigle mi sono piaciute, così come anche il doppiaggio, anzitutto la doppiatrice di Hitomi, è riuscita perfettamente nell’intento di presentarci una ragazza timida e bloccata da se stessa.

Complessivamente si tratta di una serie completa, dal finale chiaro e inamovibile; la trama è stata esplicitata in modo adeguato e comprensibile, i personaggi non hanno avuto tutti la stessa caratterizzazione, ma è bastata per inquadrare le loro personalità, il tutto coadiuvato da una grafica discreta. Vi lascio con la mia ipotesi iniziale: Hitomi è affetta da un’acromatopsia biologica o psicologica? È un dilemma molto importante, poiché c’è una differenza abissale fra le due condizioni!
Il mio voto finale è… 8!


 2
Nox

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7,5
"Iroduku: The World in Colors" è un anime di tredici episodi andato in onda dall'ottobre al dicembre 2018.

Ambientato nella città di Nagasaki, la storia vede come protagonista Hitomi Tsukishiro, una ragazza di diciassette anni che ha difficoltà a provare emozioni dopo aver perso da bambina la capacità di vedere i colori. Hitomi è, inoltre, una discendente di una famiglia di maghi e sua nonna Kohaku, in particolare, è considerata una potente maga. Sentendosi dispiaciuta per la nipote, l’arzilla vecchietta decide di mandarla indietro nel tempo nel 2018 quando Kohaku stessa era un’adolescente. In quest’epoca, Hitomi conoscerà i membri del club di arte e fotografia, forgiando dei profondi legami e ricominciando pian piano a vedere i colori e a riconnettersi con i propri sentimenti.

Come si può subito intuire dalla trama, quest’anime è davvero molto semplice. La vita dei personaggi principali scorre tranquilla, tra attività quotidiane e "banali" come festival scolastici, sessioni di fotografia, campo di ritiro estivo e tutti quegli eventi che si vedono nei normali anime scolastici. La particolarità sta, però, nel pizzico di magia che trasforma questi ordinari momenti in attimi unici e irripetibili. Sebbene non si possa ignorare la lentezza con cui gli eventi si svolgono devo dire che, dal mio punto di vista, li ho trovati molto rilassanti, sia perché arte e fotografia sono mie grandi passioni, sia perché i personaggi sono tutti piuttosto interessanti.
I membri del club sono, infatti, dei normalissimi adolescenti. Potrebbe sembrare ovvio ma personalmente trovo i liceali negli anime sempre un po’ troppo calati nel ruolo stereotipato che gli viene assegnato. Yuito, Chigusa, Kurumi, Asagi e Sho sembrano, invece, dei normali ragazzi che potresti conoscere nella vita di tutti i giorni; certo, le loro personalità non sono perfettamente delineate ma, in fondo, chi è in grado di definire il proprio io già durante le superiori? Questi ragazzi mi sono piaciuti molto, si prendono in giro, non si scusano ogni due e tre, alcuni sono più timidi mentre altri più solari ma sempre all'interno dello spettro di una normale personalità.
Discorso diverso è, invece, quello delle due maghe. Kohaku adolescente è un uragano, con una personalità spumeggiante e allegra, dotata di un grandissimo carisma che ti impedisce di toglierle gli occhi da dosso. Hitomi, invece, è esattamente l’opposto. Sicuramente capisco che l’idea di base fosse quella di mostrare una ragazza chiusa e incapace di manifestare le proprie emozioni che poi pian piano cresce come persona, ma la protagonista sembra proprio una morta che cammina. Un po’ di gioia di vivere, ragazza mia, forza! Ho trovato davvero molto, troppo calcato questo profondo grigio che attanaglia il personaggio di Hitomi, che inizia a riprendersi e ad aprirsi solo verso la fine dell’anime ovvero un po’ troppo tardi per quanto mi riguarda.
Parlando del finale, un punto a favore dell’anime è sicuramente la conclusione definitiva delle vicende, aspetto molto raro di questi tempi, anche se mi ha lasciato qualche curiosità che avrei voluto vedere soddisfatta.

Dal punto di vista del comparto tecnico, nulla da eccepire. Essendo incentrato su fotografia e arte e, in generale, su cosa significhi vivere in un mondo senza colori, i fondali, la grafica e le animazioni sono molto curate e davvero belle a vedersi. Ottima anche la colonna sonora, in particolare mi è piaciuta moltissimo l’opening.

Riassumendolo in una frase o meno: "Sicuramente un anime non esente da difetti ma che si lascia vedere piacevolmente coinvolgendo lo spettatore in una quotidianità speziata da un pizzico di magia."