Violet Evergarden Film
Il potere della parola, oltre ad essere il titolo di un celebre film, interpretato dal grande Denzel Washington, è un tema, se così lo si vuol chiamare, su cui mi ritrovo spesso a riflettere, certamente influenzato, in questo, dagli studi che ho intrapreso. Dopo un’attenta riflessione, come altri avranno certamente teorizzato prima di me, sono giunto alla conclusione che con le parole è possibile fare veramente di tutto: risolvere problemi, comunicare notizie, esternare i propri sentimenti ed emozioni, lenire le sofferenze di un amico o un familiare, consegnare ai posteri le memorie del passato e tantissime altre cose impossibili da elencare qui ed ora. Proprio per questo motivo, è necessario, dunque, scegliere con cura le parole da utilizzare, sempre, perché possono rappresentare un’arma a doppio taglio. Se poste nel modo sbagliato, sono in grado di aprire ferite difficili da rimarginare, se ben soppesate, invece, riescono a fare “miracoli”. Questo, è il caso delle parole che pervadono le lettere di Violet Evergarden, la protagonista della storia raccontata magistralmente dalla serie TV del 2018, conclusasi con il film uscito in tutte le sale nel 2020.
Dopo quattro anni di conflitti ininterrotti tra le regioni Nord e Sud del continente di Telesis, si giunge finalmente a un accordo di pace. Violet Evergarden, una ragazza che, finora, ha vissuto un'esistenza unicamente votata alla guerra, come soldato dell'esercito agli ordini del maggiore Gilbert, deve allora reinventarsi daccapo. Viene, dunque, adottata dalla famiglia Evergarden e assunta in un’azienda di scrittura. Inizialmente, Violet svolge la mansione di postina. Ben presto, però, rimane affascinata da un altro ruolo, svolto sempre all’interno dell'ufficio, quello delle bambole di scrittura automatica, il cui scopo è scrivere lettere per coloro che, chi per un motivo, chi per un altro, non sanno né leggere né scrivere. Così Violet inizia un duro apprendistato, nel tentativo di lasciarsi alle spalle la fredda vita militare e riuscire a comprendere il reale significato delle ultime parole lasciatele in dono dal maggiore Gilbert, scomparso al termine della guerra: “Ti amo”. La serie segue da vicino la crescita personale di Violet, destinata a giungere a compimento nel qui citato film, incentrato sulla ricerca da parte dell’ormai famosissima bambola di scrittura automatica del maggiore Gilbert, di cui sembrano essersi finalmente ritrovate le tracce.
“Violet Evergarden Film” rappresenta il modo perfetto per concludere una storia travolgente ed emozionante come quella di Violet. A tal proposito, mi è sembrata doverosa la menzione d’onore per la serie TV, che ha gettato le basi per quello che, poi, è stato il capolavoro del 2020. D’altronde, lo sanno tutti, anche chi non è architetto o ingegnere, che senza basi solide è impossibile costruire un palazzo resistente. “Violet Evergarden” si propone come anime di formazione, che racconta una storia neanche troppo innovativa, ma lo fa con tatto e dolcezza, riuscendo sempre nell’intento di toccare le corde giuste. Quello di Violet è un mondo vastissimo, in cui la protagonista è soltanto il centro di un labirinto intricatissimo, fatto di persone e storie degne di essere raccontate, come quella di Ulysse. Un giovane ragazzino affetto da una malattia inguaribile, che contatta Violet, per farle scrivere alcune ultime lettere testamentarie, da lasciare in dono ai propri genitori e al piccolo fratellino. Mai come in questo caso, il potere della parola erompe con violenza all’interno del film. La componente emotiva è pregnante e, in alcuni momenti, sarà impossibile trattenere le lacrime. Il climax finale arriva così come te lo eri immaginato e lo fa con una scena iconica, tirata forse troppo per le lunghe, ma dall’altissimo impatto emotivo. Per questa ragione, sono in disaccordo con chi ritiene che il film voglia strappare le lacrime a tutti i costi. La storia è bella perché è vera, come vere e autentiche sono le emozioni che riesce a farti provare, semplicemente uniche. Quella ragazzina inadatta a vivere in un mondo senza guerra è finalmente cresciuta, ha imparato il significato delle parole "Ti amo" e noi con lei. Il coinvolgimento è totale e la storia di Violet, a cui impari ad affezionarti a poco a poco, diventa la tua. Ed è così che il film finisce, senza neanche rendertene conto. Mai avrei creduto che due ore e venti minuti potessero passare così in fretta. “Violet Evergarden Film” è lungo, ma mai noioso; drammatico, toccante e profondo, eppure per nulla forzato. Il film di “Violet Evergarden” è tutto quello che dovrebbero essere oggi i film d’animazione nel mondo. Graficamente è una perla, una gioia per gli occhi. Le animazioni sono al massimo della loro fluidità, curate fin nei minimi dettagli. L’uso dei colori è sapientissimo e la scelta delle musiche è perfetta. Onestamente parlando, non credo che a un film si possa chiedere più di questo. Perfetto sotto ogni punto di vista, dalla storia alle animazioni.
A questo punto, però, mi piacerebbe concludere in modo diverso dal solito, magari con una lettera, simile a una delle tante scritte da Violet, tanto si è capito che il film mi è piaciuto.
"Cara Violet,
È stato un viaggio neanche troppo lungo e, forse, proprio per questo, incredibilmente emozionante. Ancor più delle vicende raccontate nelle tue lettere e della tua storia, fatta di riscatto e speranza, quella che ti ha riportato dal maggiore Gilbert, mi hanno toccato le tue parole e il potere condensato in ognuna di esse. Con le parole hai emozionato ancor più che con le azioni e hai insegnato a un semplice studente universitario l’importanza che esse hanno nel quotidiano e l’uso corretto che se ne può fare, per consolare un amico dopo una brutta delusione o elogiarlo dopo un traguardo raggiunto. Grazie perché mi hai insegnato che dove non arrivano i fatti, possono le parole.
Con affetto,
Felpato12."
"Se è vostro desiderio, verrei dovunque mi richiedeste, sono una bambola di scrittura automatica, Violet Evergarden, agli ordini."
Dopo quattro anni di conflitti ininterrotti tra le regioni Nord e Sud del continente di Telesis, si giunge finalmente a un accordo di pace. Violet Evergarden, una ragazza che, finora, ha vissuto un'esistenza unicamente votata alla guerra, come soldato dell'esercito agli ordini del maggiore Gilbert, deve allora reinventarsi daccapo. Viene, dunque, adottata dalla famiglia Evergarden e assunta in un’azienda di scrittura. Inizialmente, Violet svolge la mansione di postina. Ben presto, però, rimane affascinata da un altro ruolo, svolto sempre all’interno dell'ufficio, quello delle bambole di scrittura automatica, il cui scopo è scrivere lettere per coloro che, chi per un motivo, chi per un altro, non sanno né leggere né scrivere. Così Violet inizia un duro apprendistato, nel tentativo di lasciarsi alle spalle la fredda vita militare e riuscire a comprendere il reale significato delle ultime parole lasciatele in dono dal maggiore Gilbert, scomparso al termine della guerra: “Ti amo”. La serie segue da vicino la crescita personale di Violet, destinata a giungere a compimento nel qui citato film, incentrato sulla ricerca da parte dell’ormai famosissima bambola di scrittura automatica del maggiore Gilbert, di cui sembrano essersi finalmente ritrovate le tracce.
“Violet Evergarden Film” rappresenta il modo perfetto per concludere una storia travolgente ed emozionante come quella di Violet. A tal proposito, mi è sembrata doverosa la menzione d’onore per la serie TV, che ha gettato le basi per quello che, poi, è stato il capolavoro del 2020. D’altronde, lo sanno tutti, anche chi non è architetto o ingegnere, che senza basi solide è impossibile costruire un palazzo resistente. “Violet Evergarden” si propone come anime di formazione, che racconta una storia neanche troppo innovativa, ma lo fa con tatto e dolcezza, riuscendo sempre nell’intento di toccare le corde giuste. Quello di Violet è un mondo vastissimo, in cui la protagonista è soltanto il centro di un labirinto intricatissimo, fatto di persone e storie degne di essere raccontate, come quella di Ulysse. Un giovane ragazzino affetto da una malattia inguaribile, che contatta Violet, per farle scrivere alcune ultime lettere testamentarie, da lasciare in dono ai propri genitori e al piccolo fratellino. Mai come in questo caso, il potere della parola erompe con violenza all’interno del film. La componente emotiva è pregnante e, in alcuni momenti, sarà impossibile trattenere le lacrime. Il climax finale arriva così come te lo eri immaginato e lo fa con una scena iconica, tirata forse troppo per le lunghe, ma dall’altissimo impatto emotivo. Per questa ragione, sono in disaccordo con chi ritiene che il film voglia strappare le lacrime a tutti i costi. La storia è bella perché è vera, come vere e autentiche sono le emozioni che riesce a farti provare, semplicemente uniche. Quella ragazzina inadatta a vivere in un mondo senza guerra è finalmente cresciuta, ha imparato il significato delle parole "Ti amo" e noi con lei. Il coinvolgimento è totale e la storia di Violet, a cui impari ad affezionarti a poco a poco, diventa la tua. Ed è così che il film finisce, senza neanche rendertene conto. Mai avrei creduto che due ore e venti minuti potessero passare così in fretta. “Violet Evergarden Film” è lungo, ma mai noioso; drammatico, toccante e profondo, eppure per nulla forzato. Il film di “Violet Evergarden” è tutto quello che dovrebbero essere oggi i film d’animazione nel mondo. Graficamente è una perla, una gioia per gli occhi. Le animazioni sono al massimo della loro fluidità, curate fin nei minimi dettagli. L’uso dei colori è sapientissimo e la scelta delle musiche è perfetta. Onestamente parlando, non credo che a un film si possa chiedere più di questo. Perfetto sotto ogni punto di vista, dalla storia alle animazioni.
A questo punto, però, mi piacerebbe concludere in modo diverso dal solito, magari con una lettera, simile a una delle tante scritte da Violet, tanto si è capito che il film mi è piaciuto.
"Cara Violet,
È stato un viaggio neanche troppo lungo e, forse, proprio per questo, incredibilmente emozionante. Ancor più delle vicende raccontate nelle tue lettere e della tua storia, fatta di riscatto e speranza, quella che ti ha riportato dal maggiore Gilbert, mi hanno toccato le tue parole e il potere condensato in ognuna di esse. Con le parole hai emozionato ancor più che con le azioni e hai insegnato a un semplice studente universitario l’importanza che esse hanno nel quotidiano e l’uso corretto che se ne può fare, per consolare un amico dopo una brutta delusione o elogiarlo dopo un traguardo raggiunto. Grazie perché mi hai insegnato che dove non arrivano i fatti, possono le parole.
Con affetto,
Felpato12."
"Se è vostro desiderio, verrei dovunque mi richiedeste, sono una bambola di scrittura automatica, Violet Evergarden, agli ordini."
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Sicuramente un bel film, con un'animazione come sempre affascinante fatta di colori e scenari incantevoli.
"Violet Evergarden" si mantiene sempre abbastanza lineare a livello di qualità, però ho trovato quest'ultimo film forse fin troppo puntato sulle emozioni. Soprattutto a livello personale, fin dalla prima serie troviamo una Violet come personaggio femminile estremamente forte, coraggioso, tenace, che riesce lentamente ad accettare le sue emozioni e la sua sensibilità. Perciò non ho apprezzato come questa sua forza che acquisisce alla fine della prima stagione, accettando la morte di Gilbert, venga completamente spazzata via per lasciare una Violet che dopo tempo si presenta come ossessionata e spinta all'unico obiettivo di stare insieme a Gilbert. Pertanto, anche la trama è come se presentasse un difetto. Perché far morire Gilbert, facendo risaltare la tenacia e resistenza di Violet, per poi rappresentare una sorta di ragazzina che pende dalle labbra di Gilbert? Personalmente, perciò, non mi è piaciuta tale scelta di trama, nonostante, ripeto, sia a livello di animazione che a livello di profondità si mostra sempre un bell'anime.
Sicuramente un bel film, con un'animazione come sempre affascinante fatta di colori e scenari incantevoli.
"Violet Evergarden" si mantiene sempre abbastanza lineare a livello di qualità, però ho trovato quest'ultimo film forse fin troppo puntato sulle emozioni. Soprattutto a livello personale, fin dalla prima serie troviamo una Violet come personaggio femminile estremamente forte, coraggioso, tenace, che riesce lentamente ad accettare le sue emozioni e la sua sensibilità. Perciò non ho apprezzato come questa sua forza che acquisisce alla fine della prima stagione, accettando la morte di Gilbert, venga completamente spazzata via per lasciare una Violet che dopo tempo si presenta come ossessionata e spinta all'unico obiettivo di stare insieme a Gilbert. Pertanto, anche la trama è come se presentasse un difetto. Perché far morire Gilbert, facendo risaltare la tenacia e resistenza di Violet, per poi rappresentare una sorta di ragazzina che pende dalle labbra di Gilbert? Personalmente, perciò, non mi è piaciuta tale scelta di trama, nonostante, ripeto, sia a livello di animazione che a livello di profondità si mostra sempre un bell'anime.
Dopo aver visto la serie e il film del 2019, “bramavo” dal desiderio di vedere come sarebbe stato sviluppato l’epilogo della saga di “Violet Evergarden” alla ricerca del suo amato Gilbert.
La sensazione che mi era rimasta al termine della serie degli episodi era quella che Violet, andando all’ultima missione della serie, bussava a una porta di una persona che avrebbe destato una forte “sorpresa”... Knocking on heaven’s door?
Ma l’episodio aggiuntivo e il successivo film non riprendevano il tema, andando a esplorare nuovi scenari della (a mio parere) “solita” storia …
Il film “Violet Evergarden - The Movie” finalmente conclude la saga, ed è difficile non fare alcun accenno al fine di evitare di ‘spoilerarne’ il contenuto, soprattutto anche alla luce delle scelte narrative utilizzate per raccontare il finale.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Accenno alla scelta narrativa utilizzata perché la trama del film si ricollega ad uno degli episodi della serie, credo il decimo, in cui Violet aveva come missione quella di scrivere una serie di lettere che una madre, sul punto di morte, desiderava che la piccola figlia, Anne Magnolia, ricevesse e leggesse ad ogni suo compleanno, quando non sarebbe stata più viva.
Quell’episodio, al pari di quello dello scrittore, credo che sia uno dei più originali e meglio riusciti della serie. Impossibile non commuoversi quando la figlioletta, crescendo, riceverà ad ogni compleanno la lettera scritta dalla madre: quando sarà adolescente, quando compirà i diciotto anni, quando si sposerà, quando compirà cinquant’anni e così via... L’episodio si chiudeva proprio con i flash dei vari compleanni a comprova del grande risultato della impresa svolta da Violet.
E così la storia del film inizia dalla pronipote (Daisy) di Anne Magnolia in occasione del funerale della nonna. Siamo ormai in una sorta di presente dei giorni nostri: lo si capisce dall’ambientazione, dalla tecnologia illustrata nel film. Questa ragazza ritrova le lettere conservate dalla bisnonna e appartenenti alla nonna, e si documenta su chi ha scritto quelle splendide lettere, risalendo alla “leggenda” di Violet Evergarden.
Daisy decide così di mettersi in viaggio e recarsi a Leiden sulle orme e tracce lasciate da Violet. La trama, con un tuffo nel passato di una cinquantina di anni, riprende la narrazione della sua vita e delle sue gesta: l’aspetto di Violet, ma anche degli altri personaggi, è più maturo.
Violet è ovviamente uno splendore, ma resta quella perenne espressione malinconica, triste e sguardo spento che l’ha sempre contraddistinta. E a nulla valgono la considerazione, la fama e la vicinanza dei colleghi di sempre a farle cambiare idea sul Maggiore Gilbert: “Non posso dimenticarlo/Finché avrò vita/Non riuscirò a scordarlo”. E continua a rimanere legata sentimentalmente al suo ricordo e alla speranza, sempre viva e inossidabile, di poterlo rivedere...
Il film già dopo mezz’oretta a poco a poco rivela, fino alla scoperta da parte di Claudia Hodgkins che il buon Gilbert si è rifugiato in un’isola sperduta (Ecartè), e anche lui continua a pensare a lei... ma non si decide a fare il primo passo in coerenza di quanto promesso durante la battaglia...
Le premesse per il lieto fine sembrano esserci tutte e, come Ulisse nell’ “Odissea”, per Violet inizia il conto alla rovescia per il “ricongiungimento”...
Nel film, ancora una volta, c’è ancora una missione di Violet, che questa volta non porterà a termine in prima persona: sarà aiutata dai colleghi e dalle incipienti innovazioni tecnologiche (il telefono) che renderanno la scrittura delle lettere come mezzo di comunicazione “obsoleta” e che porteranno sul viale del tramonto l’azienda dove lavorava. Solo così posso giustificare l’ennesima descrizione “minuziosa” di Yuris, ragazzo malato e sul punto di morte, che desidera lasciare una lettera ai suoi genitori, al fratellino e al suo migliore amico che respingeva ogni qualvolta tentava di incontrarlo nell’ospedale dove era ricoverato.
Una metafora del “passaggio del testimone” sia nei confronti dei colleghi sia della presa d’atto che il suo ruolo non era più irrinunciabile sia come liberazione dall’unico “vincolo” che la legava a Leiden per cambiare vita e... trascorrere il resto della sua esistenza con Gilbert...
Trai i personaggi, in questa prima parte dominata sempre dalla tristezza e malinconia, spicca il fratello di Gilbert, Dietfried, o meglio spicca il suo cambiamento introspettivo e il suo tentativo di “riappacificarsi” con Violet e Gilbert. La maturità e la consapevolezza acquisite a distanza di anni dopo la guerra lo rendono più umano (perde quell’atteggiamento “autoritario” tipico della vita militare) e riflessivo, tanto da ammettere in più di una occasione le sue debolezze e la mancanza di suo fratello.
Il tanto agognato colpo di scena arriva a metà film: tra le lettere mai recapitare per destinatario irreperibile, deceduto, sconosciuto, Claudia Hodgkins e Benedict Blue ne trovano per caso una la cui calligrafia al colonnello sembra essere quella di Gilbert...
La partenza di Violet e Hodgkins alla ricerca di Gilbert coincide a livello narrativo con quella di Daisy verso Leiden alla ricerca del “mito” di Violet...
La lettura dell’inno al mare e agli oceani di Violet da parte degli abitanti dell’isola dove vive Gilbert (alla sua presenza) come rituale di ringraziamento al mare rappresenta l’incipit per iniziare a smuovere Gilbert...
Si arriva al “redde rationem”: il colonello e Violet trovano Gilbert. Ma ovviamente all’inizio Gilbert fa di tutto per allontanare Hodgkins e soprattutto Violet... Che con tutta la testardaggine che l’ha animata negli anni della separazione si presenta sotto la pioggia battente a dichiararsi a Gilbert, separati da una semplice porta chiusa...
Il resto è il melodramma che ci si aspetta dal confronto tra chi anela al suo “Amore” ideale, ma si ritrova a scontrarsi con la dura realtà del “rifiuto senza giustificazioni” (Violet), e chi, inaridito dalla guerra, dal tempo, dalle cicatrici e menomazioni subite, dal profondo senso di colpa nei confronti di Violet, resta coerente alla sua idea di averle arrecato solo sofferenza, ed è convinto che non potrà mai darle la felicità che lei merita.
La lettera che Violet farà recapitare a Gilbert e il colloquio con il fratello Dietfried fanno da prologo al finale struggente ma anche pregno di contenuti “umani”, che porta in primis alla riappacificazione interiore e alla risoluzione di tutte le questioni “irrisolte” di Gilbert dopo tutte le peripezie vissute in guerra e dopo e il suo isolamento “volontario” dai suoi affetti e da Violet. Paradigmatico quanto afferma Dietfried a Gilbert prima della sua corsa “liberatoria” verso Violet: “È difficile per tutti essere onesti con sé stessi/Porterò avanti io il nome della famiglia Bouganvillea/Non preoccuparti, sii libero/Va’”.
Il resto del film (e ne resta ancora un po’...) lo lascio allo spettatore.
Il bene compiuto con l’attività svolta da Violet dimostrerà di aver lasciato un segno indelebile nella vita e esistenza di tutte le persone che ha aiutato, inclusa Daisy, che si riappacifica con i suoi genitori.
Grafica e comparto tecnico a mio avviso sono al top: la scena finale dell’incontro tra Gilbert e Violet è “poesia” in immagini, al pari della pioggia sull’isola, quando Violet è inizialmente respinta da Gilbert. Insomma, un degno finale che, nonostante ancora qualche “storpiatura di troppo”, finalmente si focalizza sul leit motiv di tutta la storia, che non è, da buona tradizione nipponica, la nuova vita di Violet e Gilbert insieme, ma il viaggio percorso da entrambi per ritrovarsi... una sorta di “Odissea” dei sentimenti...
La sensazione che mi era rimasta al termine della serie degli episodi era quella che Violet, andando all’ultima missione della serie, bussava a una porta di una persona che avrebbe destato una forte “sorpresa”... Knocking on heaven’s door?
Ma l’episodio aggiuntivo e il successivo film non riprendevano il tema, andando a esplorare nuovi scenari della (a mio parere) “solita” storia …
Il film “Violet Evergarden - The Movie” finalmente conclude la saga, ed è difficile non fare alcun accenno al fine di evitare di ‘spoilerarne’ il contenuto, soprattutto anche alla luce delle scelte narrative utilizzate per raccontare il finale.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Accenno alla scelta narrativa utilizzata perché la trama del film si ricollega ad uno degli episodi della serie, credo il decimo, in cui Violet aveva come missione quella di scrivere una serie di lettere che una madre, sul punto di morte, desiderava che la piccola figlia, Anne Magnolia, ricevesse e leggesse ad ogni suo compleanno, quando non sarebbe stata più viva.
Quell’episodio, al pari di quello dello scrittore, credo che sia uno dei più originali e meglio riusciti della serie. Impossibile non commuoversi quando la figlioletta, crescendo, riceverà ad ogni compleanno la lettera scritta dalla madre: quando sarà adolescente, quando compirà i diciotto anni, quando si sposerà, quando compirà cinquant’anni e così via... L’episodio si chiudeva proprio con i flash dei vari compleanni a comprova del grande risultato della impresa svolta da Violet.
E così la storia del film inizia dalla pronipote (Daisy) di Anne Magnolia in occasione del funerale della nonna. Siamo ormai in una sorta di presente dei giorni nostri: lo si capisce dall’ambientazione, dalla tecnologia illustrata nel film. Questa ragazza ritrova le lettere conservate dalla bisnonna e appartenenti alla nonna, e si documenta su chi ha scritto quelle splendide lettere, risalendo alla “leggenda” di Violet Evergarden.
Daisy decide così di mettersi in viaggio e recarsi a Leiden sulle orme e tracce lasciate da Violet. La trama, con un tuffo nel passato di una cinquantina di anni, riprende la narrazione della sua vita e delle sue gesta: l’aspetto di Violet, ma anche degli altri personaggi, è più maturo.
Violet è ovviamente uno splendore, ma resta quella perenne espressione malinconica, triste e sguardo spento che l’ha sempre contraddistinta. E a nulla valgono la considerazione, la fama e la vicinanza dei colleghi di sempre a farle cambiare idea sul Maggiore Gilbert: “Non posso dimenticarlo/Finché avrò vita/Non riuscirò a scordarlo”. E continua a rimanere legata sentimentalmente al suo ricordo e alla speranza, sempre viva e inossidabile, di poterlo rivedere...
Il film già dopo mezz’oretta a poco a poco rivela, fino alla scoperta da parte di Claudia Hodgkins che il buon Gilbert si è rifugiato in un’isola sperduta (Ecartè), e anche lui continua a pensare a lei... ma non si decide a fare il primo passo in coerenza di quanto promesso durante la battaglia...
Le premesse per il lieto fine sembrano esserci tutte e, come Ulisse nell’ “Odissea”, per Violet inizia il conto alla rovescia per il “ricongiungimento”...
Nel film, ancora una volta, c’è ancora una missione di Violet, che questa volta non porterà a termine in prima persona: sarà aiutata dai colleghi e dalle incipienti innovazioni tecnologiche (il telefono) che renderanno la scrittura delle lettere come mezzo di comunicazione “obsoleta” e che porteranno sul viale del tramonto l’azienda dove lavorava. Solo così posso giustificare l’ennesima descrizione “minuziosa” di Yuris, ragazzo malato e sul punto di morte, che desidera lasciare una lettera ai suoi genitori, al fratellino e al suo migliore amico che respingeva ogni qualvolta tentava di incontrarlo nell’ospedale dove era ricoverato.
Una metafora del “passaggio del testimone” sia nei confronti dei colleghi sia della presa d’atto che il suo ruolo non era più irrinunciabile sia come liberazione dall’unico “vincolo” che la legava a Leiden per cambiare vita e... trascorrere il resto della sua esistenza con Gilbert...
Trai i personaggi, in questa prima parte dominata sempre dalla tristezza e malinconia, spicca il fratello di Gilbert, Dietfried, o meglio spicca il suo cambiamento introspettivo e il suo tentativo di “riappacificarsi” con Violet e Gilbert. La maturità e la consapevolezza acquisite a distanza di anni dopo la guerra lo rendono più umano (perde quell’atteggiamento “autoritario” tipico della vita militare) e riflessivo, tanto da ammettere in più di una occasione le sue debolezze e la mancanza di suo fratello.
Il tanto agognato colpo di scena arriva a metà film: tra le lettere mai recapitare per destinatario irreperibile, deceduto, sconosciuto, Claudia Hodgkins e Benedict Blue ne trovano per caso una la cui calligrafia al colonnello sembra essere quella di Gilbert...
La partenza di Violet e Hodgkins alla ricerca di Gilbert coincide a livello narrativo con quella di Daisy verso Leiden alla ricerca del “mito” di Violet...
La lettura dell’inno al mare e agli oceani di Violet da parte degli abitanti dell’isola dove vive Gilbert (alla sua presenza) come rituale di ringraziamento al mare rappresenta l’incipit per iniziare a smuovere Gilbert...
Si arriva al “redde rationem”: il colonello e Violet trovano Gilbert. Ma ovviamente all’inizio Gilbert fa di tutto per allontanare Hodgkins e soprattutto Violet... Che con tutta la testardaggine che l’ha animata negli anni della separazione si presenta sotto la pioggia battente a dichiararsi a Gilbert, separati da una semplice porta chiusa...
Il resto è il melodramma che ci si aspetta dal confronto tra chi anela al suo “Amore” ideale, ma si ritrova a scontrarsi con la dura realtà del “rifiuto senza giustificazioni” (Violet), e chi, inaridito dalla guerra, dal tempo, dalle cicatrici e menomazioni subite, dal profondo senso di colpa nei confronti di Violet, resta coerente alla sua idea di averle arrecato solo sofferenza, ed è convinto che non potrà mai darle la felicità che lei merita.
La lettera che Violet farà recapitare a Gilbert e il colloquio con il fratello Dietfried fanno da prologo al finale struggente ma anche pregno di contenuti “umani”, che porta in primis alla riappacificazione interiore e alla risoluzione di tutte le questioni “irrisolte” di Gilbert dopo tutte le peripezie vissute in guerra e dopo e il suo isolamento “volontario” dai suoi affetti e da Violet. Paradigmatico quanto afferma Dietfried a Gilbert prima della sua corsa “liberatoria” verso Violet: “È difficile per tutti essere onesti con sé stessi/Porterò avanti io il nome della famiglia Bouganvillea/Non preoccuparti, sii libero/Va’”.
Il resto del film (e ne resta ancora un po’...) lo lascio allo spettatore.
Il bene compiuto con l’attività svolta da Violet dimostrerà di aver lasciato un segno indelebile nella vita e esistenza di tutte le persone che ha aiutato, inclusa Daisy, che si riappacifica con i suoi genitori.
Grafica e comparto tecnico a mio avviso sono al top: la scena finale dell’incontro tra Gilbert e Violet è “poesia” in immagini, al pari della pioggia sull’isola, quando Violet è inizialmente respinta da Gilbert. Insomma, un degno finale che, nonostante ancora qualche “storpiatura di troppo”, finalmente si focalizza sul leit motiv di tutta la storia, che non è, da buona tradizione nipponica, la nuova vita di Violet e Gilbert insieme, ma il viaggio percorso da entrambi per ritrovarsi... una sorta di “Odissea” dei sentimenti...
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Sinceramente, questo film ha superato le mie aspettative.
Partendo dal presupposto che l'anime di "Violet Evergarden" si basa su temi forti e commoventi, dal film non ci si può aspettare altro. Le tematiche toccano nel profondo lo spettatore e, eventualmente, riescono a far piangere. La parte riguardo la "resurrezione" di Gilbert ha più o meno senso, siccome alla fine non c'erano prove del fatto che fosse morto, e credo anche il film abbia il significato di "Se vuoi qualcosa con tutto il cuore, lo otterrai", quindi, un finale del genere era plausibile. Un altro punto a favore è la grafica, stupenda.
Una cosa che invece non ho apprezzato è il motivo per cui Gilbert non ha voluto vedere Violet. Anzi, forse sono state usate le parole sbagliate. Ci hanno fatto capire che lui non volesse vederla perché le aveva fatto del male e che con lui non avrebbe vissuto con felicità, viste le sue azioni passate. A un primo impatto queste parole sembrano buttate lì giusto per dare un contesto, alla fine però, sentendo Gilbert argomentare meglio le ragioni, tutto ha avuto un minimo di senso. Una seconda cosa che non ho apprezzato è la lentezza con cui il film parte: si rimarca leggermente troppo il passato, però poi verso metà film la situazione si ristabilisce e il film continua con un buon ritmo. Poi, guardando "Eternity and the Auto Memory Doll", mi aspettavo una cosa simile, quindi alla fine a me non ha fatto né caldo né freddo. C'è anche da dire che si dovevano aprire le altre due storie riguardo agli altri personaggi inseriti nel film, perciò, alla fin fine, questo è solo un piccolo dettaglio.
A parte queste due piccole pecche (a parer mio), film spettacolare.
Sinceramente, questo film ha superato le mie aspettative.
Partendo dal presupposto che l'anime di "Violet Evergarden" si basa su temi forti e commoventi, dal film non ci si può aspettare altro. Le tematiche toccano nel profondo lo spettatore e, eventualmente, riescono a far piangere. La parte riguardo la "resurrezione" di Gilbert ha più o meno senso, siccome alla fine non c'erano prove del fatto che fosse morto, e credo anche il film abbia il significato di "Se vuoi qualcosa con tutto il cuore, lo otterrai", quindi, un finale del genere era plausibile. Un altro punto a favore è la grafica, stupenda.
Una cosa che invece non ho apprezzato è il motivo per cui Gilbert non ha voluto vedere Violet. Anzi, forse sono state usate le parole sbagliate. Ci hanno fatto capire che lui non volesse vederla perché le aveva fatto del male e che con lui non avrebbe vissuto con felicità, viste le sue azioni passate. A un primo impatto queste parole sembrano buttate lì giusto per dare un contesto, alla fine però, sentendo Gilbert argomentare meglio le ragioni, tutto ha avuto un minimo di senso. Una seconda cosa che non ho apprezzato è la lentezza con cui il film parte: si rimarca leggermente troppo il passato, però poi verso metà film la situazione si ristabilisce e il film continua con un buon ritmo. Poi, guardando "Eternity and the Auto Memory Doll", mi aspettavo una cosa simile, quindi alla fine a me non ha fatto né caldo né freddo. C'è anche da dire che si dovevano aprire le altre due storie riguardo agli altri personaggi inseriti nel film, perciò, alla fin fine, questo è solo un piccolo dettaglio.
A parte queste due piccole pecche (a parer mio), film spettacolare.
Film dedicato alla conclusione della serie "Violet Evergarden". Racconta il dopo serie partendo da un flashback di una piccola ragazza curiosa di sapere qualcosa in più di sua nonna deceduta.
Un film realizzato nel migliore dei modi. Una conclusione fantastica, non perfetta ma sorprendente.
Lo start lascia a desiderare, prolungandosi fin troppo nella morte di un personaggio secondario. Entrati nel vivo, ritornando alla storia della protagonista, devo dire di aver visto uno dei migliori film animati del 2020. La qualità delle animazioni resta altissima e il personaggio principale non perde il suo carisma di cui mi sono pienamente innamorato durante la serie. VI sono colpi di scena, se così si possono chiamare, visto, senza creare spoiler, che un po' tutti si aspettavano un finale simile. A tratti è fin troppo sdolcinato, anche se devo dire che colpisce in pieno lo spettatore nelle parti sentimentali. Le musiche abbinate sono molto congrue al contesto e i dialoghi realizzati in maniera sublime.
Nel complesso, da vedere assolutamente dopo la serie.
Un film realizzato nel migliore dei modi. Una conclusione fantastica, non perfetta ma sorprendente.
Lo start lascia a desiderare, prolungandosi fin troppo nella morte di un personaggio secondario. Entrati nel vivo, ritornando alla storia della protagonista, devo dire di aver visto uno dei migliori film animati del 2020. La qualità delle animazioni resta altissima e il personaggio principale non perde il suo carisma di cui mi sono pienamente innamorato durante la serie. VI sono colpi di scena, se così si possono chiamare, visto, senza creare spoiler, che un po' tutti si aspettavano un finale simile. A tratti è fin troppo sdolcinato, anche se devo dire che colpisce in pieno lo spettatore nelle parti sentimentali. Le musiche abbinate sono molto congrue al contesto e i dialoghi realizzati in maniera sublime.
Nel complesso, da vedere assolutamente dopo la serie.