Uchi no Maid ga Uzasugiru!
Prendiamo una dolce bambina d’origine straniera un po’ viziata ma in fondo di buon cuore, una madre scomparsa, un padre adottivo assente e una donna adulta, col fisico di una virago, che stalkera questa bambina, importunandola, senza nascondere le sue chiare tendenze pedofile; cosa porterà l’unione di tutti questi ingredienti, vi chiederete? Un episodio di “Chi l’ha visto”? Uno special sui più grandi crimini irrisolti degli ultimi anni, oppure un thriller/horror dagli esiti infausti? Macché, sono gli elementi principali di “Uchi no Maid ga Uzasugiru!” (“La nostra domestica è troppo fastidiosa!”, da qui in poi contratto in “Uzamaid”), un anime di stampo comico/demenziale piacevole, divertente e finanche sorprendentemente dolce e affettuoso nel rapporto tra i suoi protagonisti, insomma un altro piccolo miracolo dell’animazione giapponese che non ci si aspetterebbe, giudicando le apparenze.
Ma vediamo come è stato possibile combinare questi fattori apparentemente inconciliabili col genere della serie. Misha Takanashi è una carinissima bambina di madre russa che ha ereditato dal lato materno della famiglia gli elementi caratteristici che la contraddistinguono, ossia pelle chiara, occhi azzurri e lunghi, fluenti capelli biondi, l’antitesi perfetta dell’archetipo giapponese; queste differenze l’hanno sempre messa in soggezione per le attenzioni che riceveva dagli altri bambini, ma nell’ambito familiare trovava, soprattutto nella madre, un riparo sereno dove rinfrancarsi dai dispiaceri della vita quotidiana. Purtroppo, una malattia che ha colto fatalmente la madre l’ha privata del sostegno e dell’affetto materno, cosicché la Misha che ci viene presentata a inizio serie è una bambina che vive del suo ricordo e rifugge ogni contatto col mondo alla stregua di un hikikomori. Ma nessuna casa, palazzo, rifugio o bunker può tenerla al riparo dal pericolo che da lì a poco la ‘terrorizzerà’ quotidianamente e che è rappresentato da Tsubame Kamoi, l’altra protagonista della serie, una giovane donna disoccupata, ex-militare, con un fisico da culturista forgiato da anni e anni di allenamento, ma che è appassionata di hobby tradizionalmente molto femminili come il cucito e la cucina, e che, soprattutto, ama alla follia fino a venerarla quasi ogni (cito testualmente) “ragazza che non abbia ancora avuto il suo primo ciclo mestruale”! Va da sé che, con ‘gusti’ simili, la visione di una bambina come Misha rappresenti per lei una specie di apparizione mariana, e difatti basta un incontro fortuito per farla innamorare perdutamente della piccola, tanto da decidere di passare più tempo possibile in sua compagnia; la ricerca di una domestica da parte di Yasuhiro, padre adottivo di Misha troppo impegnato col lavoro per badare a una bambina che sta vivendo un simile periodo turbolento, farà il resto, trasformando la nostra Tsubame nella domestica a tempo pieno di casa Takanashi e la povera Misha nell’obiettivo costante delle sue attenzioni, più o meno moleste, nella speranza di instaurare un legame che vada oltre il disgusto che la bambina prova di fronte ai suoi atteggiamenti.
Prima di continuare, però è bene chiarire una cosa: mai le attenzioni di Tsubame saranno rivolte alla sfera sessuale di Misha, e fortunatamente dico io, perché è vero che l’animazione giapponese ci ha abituato spesso ad ammiccamenti sessuali nei confronti di soggetti molto, spesso troppo, giovani, ma nel caso in questione l’attrazione di Tsubame è puramente platonica, nonché meccanismo comico principale della serie, visto che è da questi suoi atteggiamenti, con conseguente repulsione di Misha, che prendono spunto la maggior parte delle gag di “Uzamaid”, sicuramente le più riuscite. Lo scontro tra due personalità così diverse infatti è una fonte continua di divertimento, e sin dai primi episodi fa scattare una forte simpatia nelle corde dello spettatore nei confronti delle due, perché, in fondo, anche se sono all’opposto, si vorrebbe vederle entrambe felici e coi loro desideri realizzati. Al contrario degli altri anime comici invece non ho trovato il resto del cast dei personaggi altrettanto convincente dal punto di vista puramente comico, né Yasuhiro né le amiche di Misha infatti riescono a imporsi sul monopolio formato dalla coppia protagonista, mentre l’unica eccezione è rappresentata da Midori Ukao, detta Midorin, ex-collega ai tempi dell’esercito di Tsubame, innamorata di quest’ultima e dalla spiccata personalità masochistica, che riesce coi suoi interventi stralunati e carichi di servilismo per gli altri a ritagliarsi i suoi momenti decisamente spassosi. Ma ciò che differenzia “Uzamaid” dagli altri anime del genere che puntano solo alla facile risata è un lato drammatico che serpeggia costantemente lunga tutta la serie, ma viene messo brutalmente in evidenza solo nella sua parte finale, e che coinvolge entrambe le protagoniste, perché anche Tsubame, nonostante non lo dia a vedere, ha vissuto un trauma infantile riguardante i suoi genitori, e proprio la possibilità di poter condividere un dolore simile con la sua ‘padrona’ rappresenterà la chiave di volta del loro rapporto, un vincolo che porterà miglioramenti significativi nella vita di entrambe, regalando allo stesso tempo degli scorci sentimentali tanto commoventi e coinvolgenti, da arrivare quasi a chiedersi se si stesse guardando la stessa serie dell’inizio.
Altra piacevole sorpresa per il genere è stato poi vedere come "Uzamaid" fosse realizzato in maniera davvero buona; sia chiaro, di anime comici tecnicamente validi ce ne sono e, mi auguro, ce ne saranno, ma diciamo che mediamente è più facile trovare disegni e animazioni rilevanti in opere diverse, sia per tipologia che per bacino di pubblico a cui si rivolgono, rispetto ad altre come "Uzamaid", che rappresenta quindi una piacevole eccezione, visto che è disegnato benissimo, con una qualità media che resta alta per tutti gli episodi, ed ha animazioni accurate che regalano anche sequenze davvero pregevoli, come visibile già solo nel primo episodio. Elogi meritati vanno rivolti allo Studio Doga Kobo, quindi, che l’ha prodotto, trasponendolo dall’omonimo manga di Kanko Nakamaura, e a tutto lo staff che ci ha lavorato, compreso il regista Masahiko Ohta, già avvezzo a dirigere anime simili e che qui si distingue davvero in alcune scene talmente ben montate che sembra quasi voler ‘trascinare’ lo spettatore nel video, e Jun Yamazaki, che ha curato il character design rifacendosi ovviamente all’originale del manga e ottenendo un risultato, a mio parere, anche migliore, con un tratto più pulito e meno grezzo. Piacevole e appropriata risulta pure la colonna sonora di Yasuhiro Misawa, anche se quel che resta più impresso durante la visione sono gli effetti sonori che sottolineano i gesti più ‘folli’ dei personaggi del momento e che strizzano l’occhio a film come “Psycho”, senza raggiungere ovviamente vette simili, né di bellezza né di pazzia per fortuna, mentre il fiore all’occhiello del comparto sonoro è sicuramente il doppiaggio originale, buono per tutti i personaggi ma impeccabile nelle vesti delle due protagoniste, affidate in questo caso ad Haruka Shiraishi (Misha) e Manami Numakura (Tsubame). La Shiraishi assume il compito più gravoso probabilmente, visto che deve comunque modulare la voce su una bambina iperattiva che affronta suo malgrado tanti stati d’animo differenti, e ci riesce benissimo, regalandoci un personaggio simpatico e mai fastidioso che fa da spalla ideale all’altra protagonista, Tsubame, che la Numakura interpreta con un tono sereno e imperturbabile in ogni occasione al di là del comportamento, spesso bizzarro e inquietante, che assume. Per non farsi mancare niente poi sono sempre loro a interpretare le simpaticissime sigle della serie ("Uzauza☆Waosu!" l’opening, e “Tokimeki Climax", l’ending), due brani semplici e allegri molto classici per il genere, cantati col tono dei personaggi doppiati, che risultano inascoltabili se presi come canzoni a sé stanti, ma che diventano irresistibili nel formato ridotto con un video adeguato che li accompagna, caso questo di "Uzamaid", dove opening ed ending costituiscono un pregio ulteriore alla qualità generalmente alta della serie.
Purtroppo questa qualità non è bastata a convincere qualche editore italiano a scommettere sulla serie, che risulta quindi inedita nel nostro Paese ed è disponibile solo a livello amatoriale grazie al lavoro, encomiabile in questi casi, dei gruppi di fansub, ma che rappresenta comunque un peccato, a parer mio, visto che ha impedito a una fascia più ampia di pubblico di entrare in contatto con quest’anime e poterlo apprezzare, senza pregiudizi, per quello che è: una serie divertente, non di quelle che ti fanno spanciare dalla risate magari, ma che non ti fanno mai sparire il sorriso dal volto, quasi mai banale, con un ritmo sostenuto e un’evoluzione dei personaggi importante, molto ben realizzata e con una coda drammatica finale che risulta non solo convincente e toccante, ma neanche in contrasto coi contenuti leggeri della maggioranza degli episodi, un’occasione nascosta che consiglio a tutti, quindi, e che merita tranquillamente fiducia.
Ma vediamo come è stato possibile combinare questi fattori apparentemente inconciliabili col genere della serie. Misha Takanashi è una carinissima bambina di madre russa che ha ereditato dal lato materno della famiglia gli elementi caratteristici che la contraddistinguono, ossia pelle chiara, occhi azzurri e lunghi, fluenti capelli biondi, l’antitesi perfetta dell’archetipo giapponese; queste differenze l’hanno sempre messa in soggezione per le attenzioni che riceveva dagli altri bambini, ma nell’ambito familiare trovava, soprattutto nella madre, un riparo sereno dove rinfrancarsi dai dispiaceri della vita quotidiana. Purtroppo, una malattia che ha colto fatalmente la madre l’ha privata del sostegno e dell’affetto materno, cosicché la Misha che ci viene presentata a inizio serie è una bambina che vive del suo ricordo e rifugge ogni contatto col mondo alla stregua di un hikikomori. Ma nessuna casa, palazzo, rifugio o bunker può tenerla al riparo dal pericolo che da lì a poco la ‘terrorizzerà’ quotidianamente e che è rappresentato da Tsubame Kamoi, l’altra protagonista della serie, una giovane donna disoccupata, ex-militare, con un fisico da culturista forgiato da anni e anni di allenamento, ma che è appassionata di hobby tradizionalmente molto femminili come il cucito e la cucina, e che, soprattutto, ama alla follia fino a venerarla quasi ogni (cito testualmente) “ragazza che non abbia ancora avuto il suo primo ciclo mestruale”! Va da sé che, con ‘gusti’ simili, la visione di una bambina come Misha rappresenti per lei una specie di apparizione mariana, e difatti basta un incontro fortuito per farla innamorare perdutamente della piccola, tanto da decidere di passare più tempo possibile in sua compagnia; la ricerca di una domestica da parte di Yasuhiro, padre adottivo di Misha troppo impegnato col lavoro per badare a una bambina che sta vivendo un simile periodo turbolento, farà il resto, trasformando la nostra Tsubame nella domestica a tempo pieno di casa Takanashi e la povera Misha nell’obiettivo costante delle sue attenzioni, più o meno moleste, nella speranza di instaurare un legame che vada oltre il disgusto che la bambina prova di fronte ai suoi atteggiamenti.
Prima di continuare, però è bene chiarire una cosa: mai le attenzioni di Tsubame saranno rivolte alla sfera sessuale di Misha, e fortunatamente dico io, perché è vero che l’animazione giapponese ci ha abituato spesso ad ammiccamenti sessuali nei confronti di soggetti molto, spesso troppo, giovani, ma nel caso in questione l’attrazione di Tsubame è puramente platonica, nonché meccanismo comico principale della serie, visto che è da questi suoi atteggiamenti, con conseguente repulsione di Misha, che prendono spunto la maggior parte delle gag di “Uzamaid”, sicuramente le più riuscite. Lo scontro tra due personalità così diverse infatti è una fonte continua di divertimento, e sin dai primi episodi fa scattare una forte simpatia nelle corde dello spettatore nei confronti delle due, perché, in fondo, anche se sono all’opposto, si vorrebbe vederle entrambe felici e coi loro desideri realizzati. Al contrario degli altri anime comici invece non ho trovato il resto del cast dei personaggi altrettanto convincente dal punto di vista puramente comico, né Yasuhiro né le amiche di Misha infatti riescono a imporsi sul monopolio formato dalla coppia protagonista, mentre l’unica eccezione è rappresentata da Midori Ukao, detta Midorin, ex-collega ai tempi dell’esercito di Tsubame, innamorata di quest’ultima e dalla spiccata personalità masochistica, che riesce coi suoi interventi stralunati e carichi di servilismo per gli altri a ritagliarsi i suoi momenti decisamente spassosi. Ma ciò che differenzia “Uzamaid” dagli altri anime del genere che puntano solo alla facile risata è un lato drammatico che serpeggia costantemente lunga tutta la serie, ma viene messo brutalmente in evidenza solo nella sua parte finale, e che coinvolge entrambe le protagoniste, perché anche Tsubame, nonostante non lo dia a vedere, ha vissuto un trauma infantile riguardante i suoi genitori, e proprio la possibilità di poter condividere un dolore simile con la sua ‘padrona’ rappresenterà la chiave di volta del loro rapporto, un vincolo che porterà miglioramenti significativi nella vita di entrambe, regalando allo stesso tempo degli scorci sentimentali tanto commoventi e coinvolgenti, da arrivare quasi a chiedersi se si stesse guardando la stessa serie dell’inizio.
Altra piacevole sorpresa per il genere è stato poi vedere come "Uzamaid" fosse realizzato in maniera davvero buona; sia chiaro, di anime comici tecnicamente validi ce ne sono e, mi auguro, ce ne saranno, ma diciamo che mediamente è più facile trovare disegni e animazioni rilevanti in opere diverse, sia per tipologia che per bacino di pubblico a cui si rivolgono, rispetto ad altre come "Uzamaid", che rappresenta quindi una piacevole eccezione, visto che è disegnato benissimo, con una qualità media che resta alta per tutti gli episodi, ed ha animazioni accurate che regalano anche sequenze davvero pregevoli, come visibile già solo nel primo episodio. Elogi meritati vanno rivolti allo Studio Doga Kobo, quindi, che l’ha prodotto, trasponendolo dall’omonimo manga di Kanko Nakamaura, e a tutto lo staff che ci ha lavorato, compreso il regista Masahiko Ohta, già avvezzo a dirigere anime simili e che qui si distingue davvero in alcune scene talmente ben montate che sembra quasi voler ‘trascinare’ lo spettatore nel video, e Jun Yamazaki, che ha curato il character design rifacendosi ovviamente all’originale del manga e ottenendo un risultato, a mio parere, anche migliore, con un tratto più pulito e meno grezzo. Piacevole e appropriata risulta pure la colonna sonora di Yasuhiro Misawa, anche se quel che resta più impresso durante la visione sono gli effetti sonori che sottolineano i gesti più ‘folli’ dei personaggi del momento e che strizzano l’occhio a film come “Psycho”, senza raggiungere ovviamente vette simili, né di bellezza né di pazzia per fortuna, mentre il fiore all’occhiello del comparto sonoro è sicuramente il doppiaggio originale, buono per tutti i personaggi ma impeccabile nelle vesti delle due protagoniste, affidate in questo caso ad Haruka Shiraishi (Misha) e Manami Numakura (Tsubame). La Shiraishi assume il compito più gravoso probabilmente, visto che deve comunque modulare la voce su una bambina iperattiva che affronta suo malgrado tanti stati d’animo differenti, e ci riesce benissimo, regalandoci un personaggio simpatico e mai fastidioso che fa da spalla ideale all’altra protagonista, Tsubame, che la Numakura interpreta con un tono sereno e imperturbabile in ogni occasione al di là del comportamento, spesso bizzarro e inquietante, che assume. Per non farsi mancare niente poi sono sempre loro a interpretare le simpaticissime sigle della serie ("Uzauza☆Waosu!" l’opening, e “Tokimeki Climax", l’ending), due brani semplici e allegri molto classici per il genere, cantati col tono dei personaggi doppiati, che risultano inascoltabili se presi come canzoni a sé stanti, ma che diventano irresistibili nel formato ridotto con un video adeguato che li accompagna, caso questo di "Uzamaid", dove opening ed ending costituiscono un pregio ulteriore alla qualità generalmente alta della serie.
Purtroppo questa qualità non è bastata a convincere qualche editore italiano a scommettere sulla serie, che risulta quindi inedita nel nostro Paese ed è disponibile solo a livello amatoriale grazie al lavoro, encomiabile in questi casi, dei gruppi di fansub, ma che rappresenta comunque un peccato, a parer mio, visto che ha impedito a una fascia più ampia di pubblico di entrare in contatto con quest’anime e poterlo apprezzare, senza pregiudizi, per quello che è: una serie divertente, non di quelle che ti fanno spanciare dalla risate magari, ma che non ti fanno mai sparire il sorriso dal volto, quasi mai banale, con un ritmo sostenuto e un’evoluzione dei personaggi importante, molto ben realizzata e con una coda drammatica finale che risulta non solo convincente e toccante, ma neanche in contrasto coi contenuti leggeri della maggioranza degli episodi, un’occasione nascosta che consiglio a tutti, quindi, e che merita tranquillamente fiducia.