Chihayafuru 3
Se valesse la regola dell'intervallo temporale intercorso tra la messa in onda della seconda e quella della terza serie, sarei portato a sostenere che coloro che volessero capire come andrà a finire la saga del trio di amici innamorati dell'Uta-Karuta dovranno attendere ancora un paio di anni dal momento in cui sto scrivendo (2024).
Infatti tra la seconda serie e la terza sono trascorsi grossomodo ben 6 anni (2013-2019/20) e, pertanto, la eventuale quarta serie di questa fortunata saga sul gioco del Karuta non dovrebbe vedere la luce prima del 2026.
A parte la considerazione banale che ho utilizzato solo come intro alla recensione, bisogna evidenziare che il ponderoso manga (50 volumi e 248 capitoli) da cui sono tratte le animazioni, è terminato nel 2022 e, non avendolo letto, non sono in grado di capire a quale libro/capitolo è arrivata la trasposizione e non riesco ad ipotizzare quanto possa mancare al termine della storia dal punto di vista dell'animazione.
Anche a riguardo della terza serie rischio di sembrare ripetitivo: della saga ho visto (e recensito) tutto e la visione di "Chihayafuru 3" conferma nel bene e nel male quanto già visto nei 51 episodi precedenti: il karuta sembra una "ossessione" dei protagonisti principali e secondari. E quelli che sembrano eccellere nel gioco hanno degli atteggiamenti da "disadattati", come se il talento fisico/psichico non possa che stare a braccetto con una sorta di stato mentale "autistico". Mi riferisco a quella sorta di compromissione dell'interazione sociale con le persone e della comunicazione verbale e non verbale, ristrettezza d'interessi e comportamenti ripetitivi.
Se si pensa a Arata, Chihaya e soprattutto Suo e Shinobu (il maestro e la regina, ossia i detentori del titolo di miglior giocatore giapponese maschile e femminile) visti in tutti questi episodi, sembrano tutti dei fissati con seri problemi relazionali e di comprensione della realtà in cui vivono. A differenza di altri personaggi di anime "sportivi", in "Chihayfuru" i protagonisti sembrano dei veri e propri alienati, decontestualizzati e fissati. Tutti gli stimoli esterni che ricevono, vengono elaborati e rivisti in funzione della loro brama di diventare (o restare) i migliori giocatori di Uta-Karuta del Giappone. Tale circostanza, unita alle estenuanti e minuziose descrizioni dei tornei, delle partite e degli allenamenti, tendono a rendere questo anime molto monocorde e alquanto pesante, se non si è patiti come me del gioco e delle sue regole.
In realtà un personaggio dotato di una certa "tridimensionalità" ci sarebbe: Taichi. Purtroppo anche lui è un "ossessionato", ma non dal gioco dell'Uta-Karuta. E così, al termine di questa serie, finalmente decide di fare pace con se stesso e rivelare i suoi sentimenti al peggior personaggio femminile che mi sia capitato di trovare un anime, la svampita e infantile Chihaya. Ahimè si arriva al "dunque" solo al termine della terza serie e mi rendo conto che mi è rimasta solo la curiosità nei confronti di quest'opera di capire come andrà a finire il "triangolo" amoroso sul quale non esprimo delle preferenze specifiche: posso solo sostenere che vista la "qualità" dell'oggetto del desiderio (eh già, al cuore non si comanda), sarei portato a desiderare più un nulla di fatto...
Se proprio posso trovare un quid novi nella terza serie è che finalmente almeno negli ultimi episodi si giunge ad una situazione di tensione che comporta delle pesanti conseguenze su quanto costruito faticosamente in tanti episodi compromettendo anche i rapporti di amicizia tra i vari personaggi che hanno costruito la squadra scolastica del karuta. E tale circostanza potrebbe creare i giusti presupposti per addivenire ad una quarta serie in cui i personaggi potrebbero evolvere e crescere e trasformare "Chihayafuru" (ossia "il gioco di Chihaya") in qualcosa di più accattivante e coinvolgente a livello emotivo.
Mi accontento pertanto dell'ennesima serie di 25 episodi in cui si narra del secondo anno di scuola dei protagonisti e della loro ossessione per l'Uta-Karuta, concedendo la sufficienza solo per gli episodi finali della serie.
Infatti tra la seconda serie e la terza sono trascorsi grossomodo ben 6 anni (2013-2019/20) e, pertanto, la eventuale quarta serie di questa fortunata saga sul gioco del Karuta non dovrebbe vedere la luce prima del 2026.
A parte la considerazione banale che ho utilizzato solo come intro alla recensione, bisogna evidenziare che il ponderoso manga (50 volumi e 248 capitoli) da cui sono tratte le animazioni, è terminato nel 2022 e, non avendolo letto, non sono in grado di capire a quale libro/capitolo è arrivata la trasposizione e non riesco ad ipotizzare quanto possa mancare al termine della storia dal punto di vista dell'animazione.
Anche a riguardo della terza serie rischio di sembrare ripetitivo: della saga ho visto (e recensito) tutto e la visione di "Chihayafuru 3" conferma nel bene e nel male quanto già visto nei 51 episodi precedenti: il karuta sembra una "ossessione" dei protagonisti principali e secondari. E quelli che sembrano eccellere nel gioco hanno degli atteggiamenti da "disadattati", come se il talento fisico/psichico non possa che stare a braccetto con una sorta di stato mentale "autistico". Mi riferisco a quella sorta di compromissione dell'interazione sociale con le persone e della comunicazione verbale e non verbale, ristrettezza d'interessi e comportamenti ripetitivi.
Se si pensa a Arata, Chihaya e soprattutto Suo e Shinobu (il maestro e la regina, ossia i detentori del titolo di miglior giocatore giapponese maschile e femminile) visti in tutti questi episodi, sembrano tutti dei fissati con seri problemi relazionali e di comprensione della realtà in cui vivono. A differenza di altri personaggi di anime "sportivi", in "Chihayfuru" i protagonisti sembrano dei veri e propri alienati, decontestualizzati e fissati. Tutti gli stimoli esterni che ricevono, vengono elaborati e rivisti in funzione della loro brama di diventare (o restare) i migliori giocatori di Uta-Karuta del Giappone. Tale circostanza, unita alle estenuanti e minuziose descrizioni dei tornei, delle partite e degli allenamenti, tendono a rendere questo anime molto monocorde e alquanto pesante, se non si è patiti come me del gioco e delle sue regole.
In realtà un personaggio dotato di una certa "tridimensionalità" ci sarebbe: Taichi. Purtroppo anche lui è un "ossessionato", ma non dal gioco dell'Uta-Karuta. E così, al termine di questa serie, finalmente decide di fare pace con se stesso e rivelare i suoi sentimenti al peggior personaggio femminile che mi sia capitato di trovare un anime, la svampita e infantile Chihaya. Ahimè si arriva al "dunque" solo al termine della terza serie e mi rendo conto che mi è rimasta solo la curiosità nei confronti di quest'opera di capire come andrà a finire il "triangolo" amoroso sul quale non esprimo delle preferenze specifiche: posso solo sostenere che vista la "qualità" dell'oggetto del desiderio (eh già, al cuore non si comanda), sarei portato a desiderare più un nulla di fatto...
Se proprio posso trovare un quid novi nella terza serie è che finalmente almeno negli ultimi episodi si giunge ad una situazione di tensione che comporta delle pesanti conseguenze su quanto costruito faticosamente in tanti episodi compromettendo anche i rapporti di amicizia tra i vari personaggi che hanno costruito la squadra scolastica del karuta. E tale circostanza potrebbe creare i giusti presupposti per addivenire ad una quarta serie in cui i personaggi potrebbero evolvere e crescere e trasformare "Chihayafuru" (ossia "il gioco di Chihaya") in qualcosa di più accattivante e coinvolgente a livello emotivo.
Mi accontento pertanto dell'ennesima serie di 25 episodi in cui si narra del secondo anno di scuola dei protagonisti e della loro ossessione per l'Uta-Karuta, concedendo la sufficienza solo per gli episodi finali della serie.
"Chihayafuru 3" è la terza stagione (ma guarda un po') del bellissimo anime di Chihayafuru. Quest'anime è una fantastica commistione di uno sport strano, complicato e coinvolgente: il karuta, con una storia d'amore lasciata un po' ai margini per la maggior parte degli episodi e una introspezione leggera, ma acuta.
Intanto per chi non ha visto le prime due stagioni ed è qui quasi per caso a leggere questa recensione, dico che deve assolutamente vedere le prime due, che sono pure strepitose. Per chi invece è giunto alla terza stagione: il karuta è sempre il protagonista. Le carte prese velocissimamente, il miglioramento dei personaggi, le cose inaspettate. Uno sport e una tradizione che traspaiono perfettamente e che rendono l'introspezione psicologica coinvolgente, ma non pesante.
La storia d'amore è ancora ai margini (tranne in alcuni episodi) e rimane come nelle precedenti stagioni davvero irritante perché è tutto un detto-non-detto, un continuo pensare che le cose andranno diversamente, ecc.
Insomma, bellissimo! Da vedere assolutamente!
Intanto per chi non ha visto le prime due stagioni ed è qui quasi per caso a leggere questa recensione, dico che deve assolutamente vedere le prime due, che sono pure strepitose. Per chi invece è giunto alla terza stagione: il karuta è sempre il protagonista. Le carte prese velocissimamente, il miglioramento dei personaggi, le cose inaspettate. Uno sport e una tradizione che traspaiono perfettamente e che rendono l'introspezione psicologica coinvolgente, ma non pesante.
La storia d'amore è ancora ai margini (tranne in alcuni episodi) e rimane come nelle precedenti stagioni davvero irritante perché è tutto un detto-non-detto, un continuo pensare che le cose andranno diversamente, ecc.
Insomma, bellissimo! Da vedere assolutamente!