My Roommate is a Cat
Da una serie del 2019 mi aspettavo qualcosa di più dal lato visivo: qui le animazioni le ho trovate davvero minimal e il design dei personaggi piuttosto blando. E il fatto che, di base, i personaggi non siano granché carismatici non aiuta molto a sostenere la scorrevolezza della visione di questa storia.
Rimane però interessante il concetto di base e il fatto che si dia ad ogni episodio abbastanza spazio al punto di vista della "coinquilina" felina del protagonista. L'idea che entrambi fraintendano regolarmente le azioni l'uno dell'altra, e che ciononostante riescano a supportarsi a vicenda, mi è parsa piuttosto azzeccata e regala la giusta dose di simpatia e di "feels" alla storia.
In sostanza, per citare il buon Caressa: "Buona l'intenzione, un po' meno la realizzazione".
Rimane però interessante il concetto di base e il fatto che si dia ad ogni episodio abbastanza spazio al punto di vista della "coinquilina" felina del protagonista. L'idea che entrambi fraintendano regolarmente le azioni l'uno dell'altra, e che ciononostante riescano a supportarsi a vicenda, mi è parsa piuttosto azzeccata e regala la giusta dose di simpatia e di "feels" alla storia.
In sostanza, per citare il buon Caressa: "Buona l'intenzione, un po' meno la realizzazione".
"Da quando tu sei entrata a farne parte, il mio mondo si è fatto pian piano sempre più vasto."
"My Roommate is a Cat" è un anime di dodici episodi andato in onda da gennaio a marzo 2019.
Subaru Mikazuki è uno scrittore di romanzi piuttosto famoso e, all'inizio della serie, viene mostrato come un individuo solitario, abitudinario e che respinge chiunque provi ad avvicinarsi. Haru è una gattina randagia che ha imparato fin da subito quanto possa essere dura la vita, fra cibo che scarseggia, il prendersi cura dei suoi fratelli ed attacchi di altri animali. Le loro vite cambieranno radicalmente il giorno che si incontreranno alla tomba dei genitori di Subaru, aprendosi a nuove esperienze e a molte (dis)avventure.
Davvero non mi aspettavo niente quando ho cominciato questa serie e invece ha saputo conquistarmi immediatamente, grazie soprattutto all'espediente della doppia narrazione. Ogni episodio è, infatti, diviso in due parti: le stesse vicende sono mostrate prima dal punto di vista di Subaru, e poi da quello di Haru, che condivide i suoi pensieri con lo spettatore. Inutile dire che le due prospettive sono completamente diverse, facendo divertire lo spettatore con una comicità fuori dall'ordinario. Non mancano, però, anche momenti agrodolci. Entrambi i personaggi principali non hanno avuto una vita facile prima di conoscersi e conservano cicatrici profonde. La bellezza di questa serie sta proprio nell'affrontare questi traumi, nel vedere come grazie all'aiuto reciproco, Haru e Subaru riescono a crescere e a migliorare. Ci sono anche momenti di ordinaria quotidianità che penso risuoneranno particolarmente bene con chi ha o ha avuto un animale domestico: lo scegliere un nome, accarezzarlo, dimenticarsi di comprare il cibo, l’infastidirlo provando a dargli amore e affetto.
Per quanto riguarda i personaggi principali, il grande punto di forza di questa serie è stata la tridimensionalità e credibilità di Haru e Subaru in tutti i loro aspetti e sfaccettature.
Il giovane scrittore, in un primo momento, appare freddo e scostante, la classica persona piena di sé che non vuole avere niente a che fare con gli altri, ma, in realtà, ha tanti rimpianti, una complessa fobia sociale che non gli permette di relazionarsi come dovrebbe e, in generale, si avverte in lui una grande solitudine. I libri sono il suo modo di allontanarsi dal mondo e proprio di questa passione ha deciso di farne una professione. Il suo mondo viene letteralmente ribaltato nel momento in cui Haru entra nella sua vita e, con l’affetto del e per l’animale, cambierà lentamente il suo modo di essere. La trasformazione di Subaru sarà lenta ma proprio per questo così credibile e appassionate: il suo trovare pace con i fantasmi del passato, l’iniziare a prendersi cura di se stesso e l’accettare finalmente l’affetto che le persone e Haru-chan provano per lui.
Haru, però, non è da meno. Sebbene sia un gatto e per questo la sua prospettiva risulti a volte più semplice e lineare, c’è da dire che non si può rimanere indifferenti verso la sua costante preoccupazione per Subaru e il suo pian piano iniziare a fidarsi dell’umano, che non vede mai come un padrone ma come qualcuno per cui prendersi cura.
I vari personaggi secondari aiutano inoltre a mantenere alto il livello di comicità, garantendo situazioni che metteranno a dura prova la sospettosa Haru e l’introverso Subaru, portandoli però pian piano anche a crescere e ad aprirsi di più.
Dal punto di vista tecnico devo innanzitutto lodare l'opening e l'ending, in particolare la prima mi è piaciuta tantissimo non solo per la musica ma soprattutto per il video che cattura l’anima della serie. Le animazioni e la grafica sono semplici ma è da notare l’impegno nel rendere i movimenti di Haru molto naturali soprattutto quando cammina o muove la coda.
Fra momenti comici, momenti tristi e momenti teneri di quotidianità questa serie fa venir voglia di ridere, piangere e riflettere tutto allo stesso tempo attraverso il rapporto fra lo scrittore e il suo gatto.
Riassumendolo in una frase o meno: "Una serie che scalda il cuore e che si dimostra davvero piacevole e rilassante da seguire."
"My Roommate is a Cat" è un anime di dodici episodi andato in onda da gennaio a marzo 2019.
Subaru Mikazuki è uno scrittore di romanzi piuttosto famoso e, all'inizio della serie, viene mostrato come un individuo solitario, abitudinario e che respinge chiunque provi ad avvicinarsi. Haru è una gattina randagia che ha imparato fin da subito quanto possa essere dura la vita, fra cibo che scarseggia, il prendersi cura dei suoi fratelli ed attacchi di altri animali. Le loro vite cambieranno radicalmente il giorno che si incontreranno alla tomba dei genitori di Subaru, aprendosi a nuove esperienze e a molte (dis)avventure.
Davvero non mi aspettavo niente quando ho cominciato questa serie e invece ha saputo conquistarmi immediatamente, grazie soprattutto all'espediente della doppia narrazione. Ogni episodio è, infatti, diviso in due parti: le stesse vicende sono mostrate prima dal punto di vista di Subaru, e poi da quello di Haru, che condivide i suoi pensieri con lo spettatore. Inutile dire che le due prospettive sono completamente diverse, facendo divertire lo spettatore con una comicità fuori dall'ordinario. Non mancano, però, anche momenti agrodolci. Entrambi i personaggi principali non hanno avuto una vita facile prima di conoscersi e conservano cicatrici profonde. La bellezza di questa serie sta proprio nell'affrontare questi traumi, nel vedere come grazie all'aiuto reciproco, Haru e Subaru riescono a crescere e a migliorare. Ci sono anche momenti di ordinaria quotidianità che penso risuoneranno particolarmente bene con chi ha o ha avuto un animale domestico: lo scegliere un nome, accarezzarlo, dimenticarsi di comprare il cibo, l’infastidirlo provando a dargli amore e affetto.
Per quanto riguarda i personaggi principali, il grande punto di forza di questa serie è stata la tridimensionalità e credibilità di Haru e Subaru in tutti i loro aspetti e sfaccettature.
Il giovane scrittore, in un primo momento, appare freddo e scostante, la classica persona piena di sé che non vuole avere niente a che fare con gli altri, ma, in realtà, ha tanti rimpianti, una complessa fobia sociale che non gli permette di relazionarsi come dovrebbe e, in generale, si avverte in lui una grande solitudine. I libri sono il suo modo di allontanarsi dal mondo e proprio di questa passione ha deciso di farne una professione. Il suo mondo viene letteralmente ribaltato nel momento in cui Haru entra nella sua vita e, con l’affetto del e per l’animale, cambierà lentamente il suo modo di essere. La trasformazione di Subaru sarà lenta ma proprio per questo così credibile e appassionate: il suo trovare pace con i fantasmi del passato, l’iniziare a prendersi cura di se stesso e l’accettare finalmente l’affetto che le persone e Haru-chan provano per lui.
Haru, però, non è da meno. Sebbene sia un gatto e per questo la sua prospettiva risulti a volte più semplice e lineare, c’è da dire che non si può rimanere indifferenti verso la sua costante preoccupazione per Subaru e il suo pian piano iniziare a fidarsi dell’umano, che non vede mai come un padrone ma come qualcuno per cui prendersi cura.
I vari personaggi secondari aiutano inoltre a mantenere alto il livello di comicità, garantendo situazioni che metteranno a dura prova la sospettosa Haru e l’introverso Subaru, portandoli però pian piano anche a crescere e ad aprirsi di più.
Dal punto di vista tecnico devo innanzitutto lodare l'opening e l'ending, in particolare la prima mi è piaciuta tantissimo non solo per la musica ma soprattutto per il video che cattura l’anima della serie. Le animazioni e la grafica sono semplici ma è da notare l’impegno nel rendere i movimenti di Haru molto naturali soprattutto quando cammina o muove la coda.
Fra momenti comici, momenti tristi e momenti teneri di quotidianità questa serie fa venir voglia di ridere, piangere e riflettere tutto allo stesso tempo attraverso il rapporto fra lo scrittore e il suo gatto.
Riassumendolo in una frase o meno: "Una serie che scalda il cuore e che si dimostra davvero piacevole e rilassante da seguire."
È ampiamente dimostrato da diversi studi scientifici che, vivere con un animale domestico, migliora la qualità della vita: l’interazione con un amico a quattro (o meno, dipende dai casi) zampe infatti aiuta a relazionarsi col prossimo, rende consapevoli dell’importanza di avere in affidamento un’altra vita, riesce persino curare e prevenire la depressione, tutti effetti vissuti dal protagonista di “My Roommate is a cat” (titolo inglese del difficilmente ricordabile originale “Dōkyonin wa hiza, tokidoki, atama no ue” che dovrebbe significare “La mia coinquilina è in grembo ma, qualche volta, è anche sulla testa”), un anime della stagione invernale 2019 diretta trasposizione dell’omonimo manga scritto da Tsunami Minatsuki e disegnato da Asu Futatsuya.
Il protagonista in questione è Subaru Mikazuki, ventitreenne scrittore di romanzi gialli dal carattere estremamente introverso e che incontra notevoli ostacoli nelle relazioni sociali tanto da avere problemi anche solo ad uscire di casa, difficoltà queste acuitesi poi di recente in quanto ha subito la grave perdita di entrambi i genitori in un incidente stradale. Anche in un momento simile però il destino gli riserva un incontro in grado di dare una svolta alla sua vita quando, mentre sta lasciando un’offerta di cibo sulla tomba dei genitori, incontra un’adorabile gattina attirata lì dal cibo in questione. Colpito dall’aspetto del felino che gli dà l’ispirazione per una nuova serie di romanzi che stava tanto cercando, decide di adottarla e portarla a casa, inizialmente solo affinché continui a guidarlo nella creazione della sua nuova opera ma basterà poco perché la coabitazione con la sua nuova amica, ribattezzata dopo anche troppo tempo Haru, finisca per incidere sulla sua esistenza più di quanto avesse mai potuto immaginare.
La storia di “My roommate is a cat” quindi è la storia della convivenza tra Haru e Subaru, un rapporto cominciato con reciproca diffidenza ma destinato a rafforzarsi sempre di più grazie anche all’ intervento dei diversi personaggi secondari che incroceranno più o meno casualmente la loro realtà e che saranno fonte di tantissime situazioni differenti che spaziano dalla comicità pura e semplice, a cui vuole dedicarsi per gran parte del tempo la serie, fino a momenti riflessivi dai toni drammatici che aiuteranno Subaru a maturare e provare superare il suo lutto e le sue idiosincrasie, ma anche la stessa Haru che, come vedremo lungo la serie, si porta alle spalle una vita che l’ha messa già a dura prova nonostante la giovane età. L’idea vincente che caratterizza “My roommate is a cat” però, e che la rende per questo meritevole della visione a mio parere, è il fatto che ogni episodio sia raccontato seguendo due punti di vista diversi a seconda che il ruolo dell’io narrante venga assunto ora da Subaru, ora da Haru: quest’ alternanza non solo garantisce una chiave comica convincente e un ritmo sostenuto all’ episodio anche quando si sofferma su elementi apparentemente banali ma, soprattutto, ci aiuta a capire come Subaru e Haru percepiscano diversamente il mondo che li circonda e ciò di cui entrambi hanno bisogno; attraverso i loro sforzi comunque ogni giorno diventa un piccolo passo avanti nella relazione tra Haru e il “piccolo umano”, come lei lo chiama, e parallelamente al loro rapporto anche quelli con le persone che li circondano cominciano lentamente, ma inevitabilmente, a migliorare.
Non altrettanto appagante, ma comunque nella media delle discrete produzioni stagionali, ho trovato il lato tecnico della serie. Realizzato dallo studio Zero-G, “My roommate is a cat” è un anime che non ruba l’occhio dello spettatore pur mantenendo un livello sufficiente per tutta la sua durata, il classico slot ormai da 12 episodi. Kaoru Suzuki ne ha curato la buona regia, che dà il meglio di sé quando focalizza l’attenzione su Haru e le sue peripezie, mentre il character design, ispirato ma con qualche piccola differenza rispetto al tratto originale del manga di Asu Futatsuya, è affidato a Masaru Kitao che fa un lavoro sopraffino, a mio parere, soprattutto nella creazione di Haru, assolutamente adorabile, trovando un giusto compromesso tra una riproduzione fedele di un gatto in carne ed ossa e l’aggiunta di dettagli grafici tipici degli anime quali occhi leggermente grandi e un’ espressività a volte più vicina a quella di una persona vera e propria che di un animale. Semplici e funzionali sono poi le animazioni per una serie che comunque racconta tranquille storie di vita quotidiana ma, anche qui, va rimarcato l’ottimo lavoro fatto nel ricreare i movimenti di Haru, tranquillamente associabili a quelli di un gatto reale. Sempre calzanti ad ogni occasione sono le musiche di Kotringo, che ha firmato la colonna sonora di celebri opere come “In questo angolo di mondo”, così come conformi allo spirito della serie sono le due sigle, l’opening (intitolata “Unknown World” e cantata dalla stessa Kotringo e dagli Schrodinger's Cat) è un pezzo vivace e orecchiabile che ci presenta i due protagonisti nelle situazioni più svariate e fantasiose mentre l’ending (“Kimi no Tonari Watashi no Basho” di Yoshino Nanjo) è una dolcissima canzone, alla stregua di una ninnananna quasi, accompagnata da splendide illustrazioni della piccola Haru, il personaggio che, inutile negarlo, ruba la scena e il cuore di chi guarda più di tutti gli altri. A chiusura della confezione della serie vale la pena citare il buon doppiaggio giapponese e le convincenti prove, in particolar modo, dei doppiatori dei due protagonisti, Kensho Ono per Subaru e una piacevolissima Haruka Yamazaki per la tenera Haru.
“My roommate is a cat”, che ha potuto godere di una distribuzione ufficiale anche in Italia grazie a Crunchyroll, è in definitiva una serie che mi sento di promuovere senza alcuna remora e di raccomandare altrettanto vivamente, non è un’opera priva di difetti, riscontrabili soprattutto in una certa ripetitività di alcune situazioni a discapito di altre con diversi personaggi che restano solo accennate, né un anime tecnicamente imperdibile, ma è una serie che funziona nella sua dolcezza e nella sua semplicità e che è capace di raccontare, al di là del caso specifico dei due protagonisti, in maniera abbastanza credibile la costruzione di un rapporto di fiducia tra uomo e animale, cosa che i fortunati possessori di un animale domestico, dei quali ho la fortuna di far parte, non avranno fatto fatica a riscontrare tra una pappa servita colpevolmente in ritardo e attenzioni esagerate rivolte nei momenti meno opportuni.
Il protagonista in questione è Subaru Mikazuki, ventitreenne scrittore di romanzi gialli dal carattere estremamente introverso e che incontra notevoli ostacoli nelle relazioni sociali tanto da avere problemi anche solo ad uscire di casa, difficoltà queste acuitesi poi di recente in quanto ha subito la grave perdita di entrambi i genitori in un incidente stradale. Anche in un momento simile però il destino gli riserva un incontro in grado di dare una svolta alla sua vita quando, mentre sta lasciando un’offerta di cibo sulla tomba dei genitori, incontra un’adorabile gattina attirata lì dal cibo in questione. Colpito dall’aspetto del felino che gli dà l’ispirazione per una nuova serie di romanzi che stava tanto cercando, decide di adottarla e portarla a casa, inizialmente solo affinché continui a guidarlo nella creazione della sua nuova opera ma basterà poco perché la coabitazione con la sua nuova amica, ribattezzata dopo anche troppo tempo Haru, finisca per incidere sulla sua esistenza più di quanto avesse mai potuto immaginare.
La storia di “My roommate is a cat” quindi è la storia della convivenza tra Haru e Subaru, un rapporto cominciato con reciproca diffidenza ma destinato a rafforzarsi sempre di più grazie anche all’ intervento dei diversi personaggi secondari che incroceranno più o meno casualmente la loro realtà e che saranno fonte di tantissime situazioni differenti che spaziano dalla comicità pura e semplice, a cui vuole dedicarsi per gran parte del tempo la serie, fino a momenti riflessivi dai toni drammatici che aiuteranno Subaru a maturare e provare superare il suo lutto e le sue idiosincrasie, ma anche la stessa Haru che, come vedremo lungo la serie, si porta alle spalle una vita che l’ha messa già a dura prova nonostante la giovane età. L’idea vincente che caratterizza “My roommate is a cat” però, e che la rende per questo meritevole della visione a mio parere, è il fatto che ogni episodio sia raccontato seguendo due punti di vista diversi a seconda che il ruolo dell’io narrante venga assunto ora da Subaru, ora da Haru: quest’ alternanza non solo garantisce una chiave comica convincente e un ritmo sostenuto all’ episodio anche quando si sofferma su elementi apparentemente banali ma, soprattutto, ci aiuta a capire come Subaru e Haru percepiscano diversamente il mondo che li circonda e ciò di cui entrambi hanno bisogno; attraverso i loro sforzi comunque ogni giorno diventa un piccolo passo avanti nella relazione tra Haru e il “piccolo umano”, come lei lo chiama, e parallelamente al loro rapporto anche quelli con le persone che li circondano cominciano lentamente, ma inevitabilmente, a migliorare.
Non altrettanto appagante, ma comunque nella media delle discrete produzioni stagionali, ho trovato il lato tecnico della serie. Realizzato dallo studio Zero-G, “My roommate is a cat” è un anime che non ruba l’occhio dello spettatore pur mantenendo un livello sufficiente per tutta la sua durata, il classico slot ormai da 12 episodi. Kaoru Suzuki ne ha curato la buona regia, che dà il meglio di sé quando focalizza l’attenzione su Haru e le sue peripezie, mentre il character design, ispirato ma con qualche piccola differenza rispetto al tratto originale del manga di Asu Futatsuya, è affidato a Masaru Kitao che fa un lavoro sopraffino, a mio parere, soprattutto nella creazione di Haru, assolutamente adorabile, trovando un giusto compromesso tra una riproduzione fedele di un gatto in carne ed ossa e l’aggiunta di dettagli grafici tipici degli anime quali occhi leggermente grandi e un’ espressività a volte più vicina a quella di una persona vera e propria che di un animale. Semplici e funzionali sono poi le animazioni per una serie che comunque racconta tranquille storie di vita quotidiana ma, anche qui, va rimarcato l’ottimo lavoro fatto nel ricreare i movimenti di Haru, tranquillamente associabili a quelli di un gatto reale. Sempre calzanti ad ogni occasione sono le musiche di Kotringo, che ha firmato la colonna sonora di celebri opere come “In questo angolo di mondo”, così come conformi allo spirito della serie sono le due sigle, l’opening (intitolata “Unknown World” e cantata dalla stessa Kotringo e dagli Schrodinger's Cat) è un pezzo vivace e orecchiabile che ci presenta i due protagonisti nelle situazioni più svariate e fantasiose mentre l’ending (“Kimi no Tonari Watashi no Basho” di Yoshino Nanjo) è una dolcissima canzone, alla stregua di una ninnananna quasi, accompagnata da splendide illustrazioni della piccola Haru, il personaggio che, inutile negarlo, ruba la scena e il cuore di chi guarda più di tutti gli altri. A chiusura della confezione della serie vale la pena citare il buon doppiaggio giapponese e le convincenti prove, in particolar modo, dei doppiatori dei due protagonisti, Kensho Ono per Subaru e una piacevolissima Haruka Yamazaki per la tenera Haru.
“My roommate is a cat”, che ha potuto godere di una distribuzione ufficiale anche in Italia grazie a Crunchyroll, è in definitiva una serie che mi sento di promuovere senza alcuna remora e di raccomandare altrettanto vivamente, non è un’opera priva di difetti, riscontrabili soprattutto in una certa ripetitività di alcune situazioni a discapito di altre con diversi personaggi che restano solo accennate, né un anime tecnicamente imperdibile, ma è una serie che funziona nella sua dolcezza e nella sua semplicità e che è capace di raccontare, al di là del caso specifico dei due protagonisti, in maniera abbastanza credibile la costruzione di un rapporto di fiducia tra uomo e animale, cosa che i fortunati possessori di un animale domestico, dei quali ho la fortuna di far parte, non avranno fatto fatica a riscontrare tra una pappa servita colpevolmente in ritardo e attenzioni esagerate rivolte nei momenti meno opportuni.
Anime molto carino e ben realizzato. Ho trovato sin da subito interessante la contrapposizione tra il pensiero umano e quello felino nelle varie situazioni presenti negli episodi. Prendersi cura di gatto e capirne i comportamenti non è facile e Subaru lo imparerà giorno dopo giorno "costretto" anche a superare la sua diffidenza per amore della sua coinquilina a quattro zampe. Allo stesso modo, vivere con un umano non è semplice soprattutto quando si ha la pancia piena e ci si rende conto che la vita non è fatta solo di crocchette. Lo consiglio a tutti soprattutto agli amanti dei felini.