Medarot
La fine degli anni '90 e l'inizio degli anni '00 è, per l'animazione giapponese, un periodo in cui fioriscono le serie televisive basate sull'idea di ragazzini che si scontrano fra di loro usando mostriciattoli, robot, trottole, carte collezionabili, magari in veri e propri tornei regionali e mondiali, con qualche complotto e qualche organizzazione malvagia che vorrebbe conquistare il mondo ma finisce inevitabilmente sconfitta dal protagonista: nel 1997 nasce la serie animata Pokémon basata sull'omonimo videogioco, nel 1999 è il turno di Digimon Adventure e Monster Rancher, nel 2000 Yu-Gi-Oh! (il cui manga però risaliva al 1996), nel 2001 la prima serie BeyBlade, nel 2002 Duel Masters… giusto per citare i più famosi, quelli che sono giunti anche in Italia ottenendo un discreto successo. Sempre nel 1999 faceva la sua comparsa Medarot, serie di 52 episodi tratta da un videogioco per GameBoy che riprendeva lo schema di Pokémon Green & Red, sostituendo i simpatici mostriciattoli con piccoli mecha a grandezza d'uomo (anzi, di bambino). Anche questa serie giunse in Italia nel periodo in cui eravamo letteralmente sommersi da serie simili e probabilmente per questo Medarot non è riuscita a spiccare e se ne è perso il ricordo.
Siamo nel 2122 e ormai quasi ogni essere umano possiede un Medarot, ossia un robot personale il cui uso più comune è quello di essere impiegato in combattimenti (robobattles) di cui esistono anche veri e propri tornei. Il protagonista Ikki Tenryo entra in possesso di un modello di Medarot ormai antiquato, debole e inizialmente anche disobbediente verso il suo padrone, ma con il passare del tempo, vincendo scontri e accumulando esperienza, ottenendo nuovi moduli per il combattimento e rafforzando il proprio legame, i due diventano in grado di partecipare alla Lega del Medarot, una sorta di campionato internazionale, e di scontrarsi con i Medarot più potenti al mondo. Contemporaneamente, però, Ikki e Metabee devono affrontare la misteriosa RoboRobo Gang, un'organizzazione malvagia che vuole usare i Medarot per conquistare il mondo, e pian piano scopriranno anche alcuni segreti circa la vera origine e la natura dei Medarot e dei chip che permettono la loro attivazione. Basta già questa rapida occhiata alla trama per capire i pesanti debiti della serie rispetto ai Pokémon: le incomprensioni iniziali fra Metabee e Ikki Tenryo ricordano quelle fra Pikachu e Ash Ketchum; la RoboRobo Gang è identica al Team Rocket; avere un Medarot è il sogno di ogni ragazzino così come lo è, nell'altra serie, avere un Pokémon; e così via.
Si può dunque guardare a Medarot come una scopiazzatura dei Pokémon, e quindi bocciarlo senza alcuna esitazione, oppure come un semplice prodotto d'intrattenimento per un pubblico di giovanissimi, che punta tutto sull'azione, sulle gag comiche, su personaggi talmente ridicoli e irrealistici da risultare irresistibili, e in questo secondo caso la serie funziona più che bene. Quella che invece non si può in alcun modo giustificare è la scarsa qualità del character design, fin troppo infantile, minimale e semplificato, cui si aggiunge una cura per i fondali quasi inesistente; il mecha design, invece, in parte si salva, benché anch'esso sia poco accattivante, il che è un guaio in una serie dove protagonisti sono proprio i robottini combattenti.
Uno spettatore adulto troverà sicuramente indigesta la visione, un po' per i demeriti tecnici, un po' per la banalità della trama, infantile e banalotta. Può far sorridere e far piacere a chi ha amato i Medarot da bambino e ha voglia di un altro tuffo nel passato, ma anche in questo caso il rischio di rimanere delusi e abbandonare la visione potrebbe essere forte.
Siamo nel 2122 e ormai quasi ogni essere umano possiede un Medarot, ossia un robot personale il cui uso più comune è quello di essere impiegato in combattimenti (robobattles) di cui esistono anche veri e propri tornei. Il protagonista Ikki Tenryo entra in possesso di un modello di Medarot ormai antiquato, debole e inizialmente anche disobbediente verso il suo padrone, ma con il passare del tempo, vincendo scontri e accumulando esperienza, ottenendo nuovi moduli per il combattimento e rafforzando il proprio legame, i due diventano in grado di partecipare alla Lega del Medarot, una sorta di campionato internazionale, e di scontrarsi con i Medarot più potenti al mondo. Contemporaneamente, però, Ikki e Metabee devono affrontare la misteriosa RoboRobo Gang, un'organizzazione malvagia che vuole usare i Medarot per conquistare il mondo, e pian piano scopriranno anche alcuni segreti circa la vera origine e la natura dei Medarot e dei chip che permettono la loro attivazione. Basta già questa rapida occhiata alla trama per capire i pesanti debiti della serie rispetto ai Pokémon: le incomprensioni iniziali fra Metabee e Ikki Tenryo ricordano quelle fra Pikachu e Ash Ketchum; la RoboRobo Gang è identica al Team Rocket; avere un Medarot è il sogno di ogni ragazzino così come lo è, nell'altra serie, avere un Pokémon; e così via.
Si può dunque guardare a Medarot come una scopiazzatura dei Pokémon, e quindi bocciarlo senza alcuna esitazione, oppure come un semplice prodotto d'intrattenimento per un pubblico di giovanissimi, che punta tutto sull'azione, sulle gag comiche, su personaggi talmente ridicoli e irrealistici da risultare irresistibili, e in questo secondo caso la serie funziona più che bene. Quella che invece non si può in alcun modo giustificare è la scarsa qualità del character design, fin troppo infantile, minimale e semplificato, cui si aggiunge una cura per i fondali quasi inesistente; il mecha design, invece, in parte si salva, benché anch'esso sia poco accattivante, il che è un guaio in una serie dove protagonisti sono proprio i robottini combattenti.
Uno spettatore adulto troverà sicuramente indigesta la visione, un po' per i demeriti tecnici, un po' per la banalità della trama, infantile e banalotta. Può far sorridere e far piacere a chi ha amato i Medarot da bambino e ha voglia di un altro tuffo nel passato, ma anche in questo caso il rischio di rimanere delusi e abbandonare la visione potrebbe essere forte.
"Medarot" è l'ennesimo anime disastroso prodotto in un breve (per fortuna) periodo di scarsissima qualità creativa. Periodo in cui non casualmente altre produzioni dello stesso livello spopolavano. A far compagnia a "Medarot" c'erano altri anime molto simili, sia come struttura, che come realizzazione tecnica, erano: "Pokemon", "Yu gi oh!", "Beyblade" e "Let's and go". Gli anime che ho elencato, proprio come questa serie, avevano in comune disegni pessimi e mal realizzati, protagonisti infantili poco credibili e una trama strampalata. La trama infatti, è uno dei difetti principali che accomuna questa serie alle altre pessime da cui deriva "Medarot". Risulta davvero inaccettabile lo schemino del torneo inventato dal nulla e ambientato in un mondo fittizio, dove dei bambini catalizzano l'attenzione degli adulti, senza motivo. Tutto questo è la chiara prova, di come all'interno di quest'anime, siano state inserite ad arte tante trovate tipicamente Otaku, con il solo ed unico scopo del guadagno economico. La trama di "Medarot" è la solita banalissima storiella ambientata in un futuro (se saremo messi così nel 2122 mi viene da ridere) poco credibile, ma soprattutto poco affascinante, in cui (come al solito) i bimbi partecipano con i loro Medarot ad un torneo. I protagonisti sono dei bambini e dei piccoli robot (Medarot) senzienti, ma davvero ridicoli. Spesso si dimenticano grandi capolavori progettati con lo stesso scopo, ma qualitativamente immensi rispetto a quest'anime. Fortunatamente nel 1984, venne inventata una certa serie con protagonisti dei robot senzienti, ma decisamente più intriganti, adulti, e inseriti in un mondo realmente futuristico ed evocativo, i Transformes!
Dal punto di vista tecnico, le immagini di questa scheda parlano da sole, un disastro. Il character design è pessimo, squadratissimo e senza nessun cura per i dettagli. Il mecha design paradossalmente è nettamente migliore e meglio rifinito, ma comunque scarso. Il sonoro mediocre e quindi in linea con tutto il resto.
In sostanza, questo "Medarot" è semplicemente da evitare, magari cercando serie dello stesso genere, ma decisamente migliori.
Dal punto di vista tecnico, le immagini di questa scheda parlano da sole, un disastro. Il character design è pessimo, squadratissimo e senza nessun cura per i dettagli. Il mecha design paradossalmente è nettamente migliore e meglio rifinito, ma comunque scarso. Il sonoro mediocre e quindi in linea con tutto il resto.
In sostanza, questo "Medarot" è semplicemente da evitare, magari cercando serie dello stesso genere, ma decisamente migliori.
"Medarot" è uno di quegli anime nati negli anni '90 che presentano delle caratteristiche di fondo comuni. Per dirla in maniera meno diplomatica, esso è la scopiazzatura robotica dei Pokèmon.
La trama, effettivamente, non brilla per originalità.
Tenrio è un ragazzino del 2122, epoca in cui ogni ragazzino possiede un medarot, cioè un robot intelligente e in grado di combattere. Un giorno, il nostro troverà un medal e, installatolo nel timpet (il corpo) di un medarot, darà vita a Metabee. I due, dopo le iniziali incomprensioni del caso - ma non vi ricorda Pikachu e Ash? - diventeranno grandi amici e, aiutati dall'amica Erika, cercheranno di realizzare il sogno di vincere la robot battle finale della Lega del Medarot e di sconfiggere una sgangherata banda di cattivi: la RoboRobo Gang - ovviamente nulla a che vedere con il Team Rocket. In tutto ciò c'è anche spazio per una cotta non corrisposta di Tenrio e per un misterioso personaggio mascherato di nome Retort, che poi tanto misterioso non è, visto che la voce e la fisionomia sono uguali a quelli di un personaggio noto nella serie.
Alla completa banalità della trama non fanno certo da contraltare dei bei disegni. Lo stile è grossolano e approssimativo, decisamente più primitivo rispetto a serie coetanee o addirittura antecedenti ("Pokémon", "Digimon", "Monster Rancher", "Guru Guru"). La cura per i particolari fondamentalmente non esiste e i personaggi sembrano dei grandi pupazzetti stilizzati. Anche la qualità grafica risente molto del tempo.
Per quanto riguarda il character design, i protagonisti sono piatti. Non esiste una loro analisi psicologica, nemmeno abbozzata. E anche la maturazione di Tenrio e Metabee, all'interno della loro relazione di amicizia, viene trattata in maniera abbozzata e pressapochista. Complice di questo è probabilmente anche il target basso a cui l'opera è destinata.
La sigla italiana invece è carina. Il motivetto è accattivante e resta in testa, molto brioso e divertente, anche più della serie stessa; praticamente è l'unica cosa che si salva.
Oltre alla sigla, quest'opera ha di buono che non si prende troppo sul serio. A differenza dei mostri tascabili, che vorrebbero essere un fenomeno di massa e di qualità, "Medarot" non ha troppe pretese e quindi non deve essere eccessivamente punito se il risultato in fondo è scadente.
Volevo dargli un'insufficienza contenuta. Ma poi ho pensato alla copia conforme e ai tanti difetti. Gli do 4; ho dato voti più bassi, comunque. Non lo consiglierei.
La trama, effettivamente, non brilla per originalità.
Tenrio è un ragazzino del 2122, epoca in cui ogni ragazzino possiede un medarot, cioè un robot intelligente e in grado di combattere. Un giorno, il nostro troverà un medal e, installatolo nel timpet (il corpo) di un medarot, darà vita a Metabee. I due, dopo le iniziali incomprensioni del caso - ma non vi ricorda Pikachu e Ash? - diventeranno grandi amici e, aiutati dall'amica Erika, cercheranno di realizzare il sogno di vincere la robot battle finale della Lega del Medarot e di sconfiggere una sgangherata banda di cattivi: la RoboRobo Gang - ovviamente nulla a che vedere con il Team Rocket. In tutto ciò c'è anche spazio per una cotta non corrisposta di Tenrio e per un misterioso personaggio mascherato di nome Retort, che poi tanto misterioso non è, visto che la voce e la fisionomia sono uguali a quelli di un personaggio noto nella serie.
Alla completa banalità della trama non fanno certo da contraltare dei bei disegni. Lo stile è grossolano e approssimativo, decisamente più primitivo rispetto a serie coetanee o addirittura antecedenti ("Pokémon", "Digimon", "Monster Rancher", "Guru Guru"). La cura per i particolari fondamentalmente non esiste e i personaggi sembrano dei grandi pupazzetti stilizzati. Anche la qualità grafica risente molto del tempo.
Per quanto riguarda il character design, i protagonisti sono piatti. Non esiste una loro analisi psicologica, nemmeno abbozzata. E anche la maturazione di Tenrio e Metabee, all'interno della loro relazione di amicizia, viene trattata in maniera abbozzata e pressapochista. Complice di questo è probabilmente anche il target basso a cui l'opera è destinata.
La sigla italiana invece è carina. Il motivetto è accattivante e resta in testa, molto brioso e divertente, anche più della serie stessa; praticamente è l'unica cosa che si salva.
Oltre alla sigla, quest'opera ha di buono che non si prende troppo sul serio. A differenza dei mostri tascabili, che vorrebbero essere un fenomeno di massa e di qualità, "Medarot" non ha troppe pretese e quindi non deve essere eccessivamente punito se il risultato in fondo è scadente.
Volevo dargli un'insufficienza contenuta. Ma poi ho pensato alla copia conforme e ai tanti difetti. Gli do 4; ho dato voti più bassi, comunque. Non lo consiglierei.
<b>[ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER]</b>
Divertente e spassosa serie a metà tra la comicità e l'azione che ha il merito DI non prendersi troppo sul serio, senza per questo scadere nella farsa.
Alla prima messa in onda ho visto tre puntate mentre ho seguito la serie nella sua replica mattutina.
Variante videoludica dei Pokemon, ha il merito non durare in etenrno. I personaggi risultano poi tutti più o meno simpatici.
L' unica cosa che non mi è andata a genio è stata il fatto che il vero Master Spaziale X gareggi solo in semifinale. Unica pecca di una serie comunque godibile e che non annoia mai.
Divertente e spassosa serie a metà tra la comicità e l'azione che ha il merito DI non prendersi troppo sul serio, senza per questo scadere nella farsa.
Alla prima messa in onda ho visto tre puntate mentre ho seguito la serie nella sua replica mattutina.
Variante videoludica dei Pokemon, ha il merito non durare in etenrno. I personaggi risultano poi tutti più o meno simpatici.
L' unica cosa che non mi è andata a genio è stata il fatto che il vero Master Spaziale X gareggi solo in semifinale. Unica pecca di una serie comunque godibile e che non annoia mai.
Dopo tante serie con i robottoni ci viene presentata una serie con protagonisti dei robottini in formato tascabile che combattono tra loro in stile "Pokemon" e che, contemporaneamente, salvano il mondo dall'avvento di una cricca di alieni svalvolati.
Ci sono quei cartoni che, visti da bambini, ti fanno sognare. Ci sono quei cartoni che, una volta cresciuti, ti rimangono nel cuore. Per me, Medarot, fa parte di questi.
Per essere un anime per bambini e per l'anno in cui è stato realizzato, devo dire che le animazioni sono ottime, originali i disegni e ben caratterizzati i personaggi. La sigla d'apertura supera purtroppo il livello della sopportazione (ma è un classico per le serie tv adattate in italiano) e trama è ridotta ma sta in piedi.
Ripensare a questa serie mi fa pensare seriamente a come lo studio BeeTrain possa essersi infognato in serie spasmodicamente lente e che, per quanto ben realizzate, fanno cadere lo spettatore in un coma profondo dopo appena cinque minuti di visione (si veda ad esempio ".hack//ROOTS").
Se la Rai la ritrasmettesse, registrerei questa serie dal primo all'ultimo episodio. Se la distribuisse in DVD la comprerei all'istante. Consigliatissimo.
Ci sono quei cartoni che, visti da bambini, ti fanno sognare. Ci sono quei cartoni che, una volta cresciuti, ti rimangono nel cuore. Per me, Medarot, fa parte di questi.
Per essere un anime per bambini e per l'anno in cui è stato realizzato, devo dire che le animazioni sono ottime, originali i disegni e ben caratterizzati i personaggi. La sigla d'apertura supera purtroppo il livello della sopportazione (ma è un classico per le serie tv adattate in italiano) e trama è ridotta ma sta in piedi.
Ripensare a questa serie mi fa pensare seriamente a come lo studio BeeTrain possa essersi infognato in serie spasmodicamente lente e che, per quanto ben realizzate, fanno cadere lo spettatore in un coma profondo dopo appena cinque minuti di visione (si veda ad esempio ".hack//ROOTS").
Se la Rai la ritrasmettesse, registrerei questa serie dal primo all'ultimo episodio. Se la distribuisse in DVD la comprerei all'istante. Consigliatissimo.