Welcome to Demon School! Iruma-kun
“Mairimashita! Iruma-kun” è la prova che, volendo, si possono utilizzare idee già ampiamente sfruttate, in modo comunque efficace.
In breve, Iruma è un ragazzotto dall’anima gentile e solare, con ottimi riflessi e un vorace appetito. Non riesce a non essere altruista e accondiscendente col prossimo, e questo nella vita gli è valso, realisticamente, una bella dose di sfruttamento, ingratitudine e problemi. Per sua “fortuna”, possiede i genitori peggiori del mondo, che, dopo averlo fatto sgobbare per pagarsi i propri vizi, lo hanno deliberatamente venduto a una creatura infernale per un bel gruzzoletto. Tuttavia, grazie, forse, al suo karma positivo, Iruma, invece di essere squartato o usato per qualche oscuro rituale, si ritroverà presto nello stato di famiglia di Sullivan, un potentissimo demone in crisi di terza età, che lo porterà nella sua dimensione unicamente per viziarlo, spacciandolo per il proprio nipotino.
Guardando le puntate, ci si rende presto conto che a parte le doti magiche e alcune rimanenze culturali in cose come l’inno scolastico, i demoni hanno uno stile di vita piuttosto simile a quello nostro. La cosa geniale sta nel fatto che per loro gli esseri umani sono mere figure folcloristiche, e, andando avanti con gli episodi, ci viene anche fatto capire che l’idea di tornare agli “antichi fasti” è considerata agghiacciante, almeno quanto per noi sarebbe quella di poter tornare al nazismo. Tutto nella serie si svolge in un mondo alternativo a misura di terrestre, con un concetto più arcaico di classe sociale, ma non troppo stringente. Quello che conta per i demoni non è tanto dove nasci, per quanto ciò possa donare poteri distintivi molto utili, quanto piuttosto i risultati che raggiungi, le tue capacità effettive e i gradini che di conseguenza riesci a scalare. La scuola superiore è per i demoni il debutto in tal senso, perché va bene l’anzianità, ma contano di più le mostrine ottenute; se poi ti accontenti di rimanere al primo livello del gradino sociale, accetti pure la possibilità di venir denigrato dagli altri. Tra l'altro, le peculiarità magiche di tipo genetico, la roba sharingan per intenderci, pur essendo intese come rare, sembrano in realtà abbastanza diffuse.
Per quanto non ci venga urlato in faccia, l’intento generale dell’opera è palesemente quello di voler equiparare gli umani ai diavoli, o meglio, al peso che possono avere certe regole sociali, governi, individui singoli e stile di vita, piuttosto che la natura razziale in sé. Un punto di vista che, alla lontanissima, mi ha rammentato uno degli archi narrativi di R.A.Salvatore dedicati al suo spadaccino Drizzt Do' Urden, in particolare il primo libro della trilogia dedicata all'infanzia nella competitiva e spietata Menzoberranzan. In quel caso, non si offriva una soluzione, né tantomeno una speranza per i drow, da troppo tempo vittime e a loro volta araldi di una autorità deviata e incontrastabile, ma similmente, seppur in un'ottica capovolta, tanto male si trovava Iruma coi suoi simili, tanto bene si troverà con i nemici della sua specie, nonostante il pericolo di essere smascherato, braccato e (ma ci credo poco) divorato. I difetti principali dei demoni sono infatti visti solo in certe situazioni, e si tratta di cose piuttosto ordinarie, come l’accidia nello svolgere il proprio dovere, l’egoismo verso i più ingenui, la maleducazione e la noncuranza quando un loro simile, specie se non consanguineo, è in pericolo. Tutta roba in cui i figli di Adamo ed Eva eccellono da millenni.
A fare compagnia al nostro bonaccione dalla zazzera blu, vi sarà ovviamente un’adeguata classe di soggettoni piantagrane: tizi affetti da ipersonnia, dediti al taccheggio, al gioco d’azzardo o a tacchinare disperatamente le compagne. A parte poi l’immancabile generalessa di ferro del consiglio studentesco, stavolta in vesti giunoniche e con il classico lato romantico nascosto; molto meno scontata e altrettanto utile sarà la presenza di Kalego, un arcigno, carismatico e altamente competente “Professor Piton”, che, per causa (involontaria) del protagonista, dovrà rivedere più volte i suoi concetti di pazienza e imbarazzo. Per quanto riguarda i membri della classe, visto lo spazio limitato, per ora solo quattro di loro verranno approfonditi a dovere, ovvero: i due ‘best-compagnucci-del-cuore’ di Iruma, un energumeno egocentrico (ma meno fesso di quanto si direbbe) e... la idol di turno. Sì, ci sono idol nel mondo dei demoni e... sì, purtroppo mi rendo perfettamente conto che non è nulla di cui dovrei sorprendermi.
Dato che ci accompagneranno per tutti gli episodi, due parole aggiuntive, almeno sui due mammalucchi che si incolleranno a Iruma, credo sia giusto scriverle. Sarò schietto con voi, non mi hanno fatto impazzire e non li vedo in alcun modo migliori del restante gruppo di compagni di classe, anche paragonati a quelli più in ombra.
Ma conosciamoli meglio: il primo di loro due è Asmodeus Alice, un androgino dall’aria nobile e coi capelli color ‘ravanello pallido’, che partirà come il classico fascinoso montato, per poi ridursi rapidamente a un triste zerbinetto innamoratissimo. Il contrasto tra la ‘figaggine’ che trasmette alle donne e i suoi atteggiamenti di devozione assoluta fa sorridere, ma nonostante le sue indubbie capacità ‘piromantiche’ e una madre seducente di cui si vergogna, Asmodeus è decisamente piatto come personaggio.
Leggermente meglio va invece con l’altro membro del trio ‘sfiga’, ovvero con l’allegra Valac Clara, a cui inizialmente ho augurato la stessa sorte che riservarono alla goffa segretaria Kisaragi in “Elfen Lied”. La ragazzetta coi capelli color spinacio e il cervello di Arale è il tipico personaggio demente a 360°, quello iperattivo che per appiccicare un chiodo al muro lo martellerebbe con la fronte, al pari di una vecchia barzelletta. Eppure, vuoi l’abitudine di vederla in giro, vuoi per la sua gaia famigliola, e quel paio di momenti semi-teneri a lei dedicati, si finisce per affezionarsi a questa pazza, come se fosse un curioso animaletto domestico.
La domanda che bisognerebbe porsi a questo punto è: “Vi è una trama principale?” Beh, diciamo di sì... ma per ora è presa molto, molto alla larga. In quel mondo vi è da lungo tempo in sospeso l’elezione del sovrano assoluto dei demoni, del pilastro su cui poggiano le basi stesse di quel regno. Una posizione prestigiosa e terribilmente delicata, a cui il nonno di Iruma potrebbe aspirare, se solo lo volesse. Vi sono inoltre discordanze di pareri su come dovrebbero vivere i demoni, e si percepisce che un destino in mente per il ragazzo potrebbe esserci, un domani, ma in questa stagione il suo coinvolgimento in fatti un minimo rilevanti sarà limitato alle ultime puntate, che avranno comunque scarso impatto sulla vita quotidiana di Iruma. Del resto, il nipotastro di Sullivan è un sempliciotto che sulla Terra non si era mai posto un obiettivo da raggiungere, e, nonostante cerchi di migliorarsi, tenderà sempre a vivere alla giornata. Benché goda di una buona considerazione generale, egli non ha doti guerriere, e le sue occasionali capacità magiche sono un prestito temporaneo. La nuova vita che conduce è per lui già un grosso traguardo, si contenterebbe di trascorrere serenamente la sua gioventù, ma, per poter far questo, senza deludere chi gli sta intorno e farsi scoprire, sarà necessario adattarsi alle lezioni, non esattamente composte da noiose prove scritte, e dovrà pure rimboccarsi le maniche nelle gare sportive e trovare il proprio posto nella giungla dei circoli scolastici.
Leggendo un pezzettino dell’opera cartacea, più o meno intorno a un fatto avvenuto in un parco divertimenti, mi sono potuto sincerare che, nel breve termine, il protagonista non subirà stravolgimenti, inoltre mi è stato confermato che i compagni, così come alcuni professori, verranno approfonditi. Insomma, “Mairimashita! Iruma-kun” non pare un’opera ristagnante sul solo protagonista e le sue due spalle comiche. Si intravedono all’orizzonte fasi da battle-shonen, e questo un po' mi preoccupa, ma... sono ottimista che la storia riuscirà a mantenere un certo equilibrio. Al momento, escludendo il suo mandante, l’unico qualificabile davvero come cattivo pare uscito da un film di Shyamalan, e oltre ad essermi piaciuto per la sua imperfezione e la sua impermeabilità al buonismo, mi aspetto in futuro da parte sua anche un rapporto tossico in stile DC. Come dire... per essere il 'villain' di un’opera giapponese destinata ai giovani, mi è parso un’alternativa promettente rispetto al tipico superdotato.
Devo essere onesto, vista la base di partenza, mi aspettavo pochino, e di certo non stiamo parlando di un capolavoro, eppure l’odissea scolastica di Iruma-Kun si è rivelata una delle visioni più gradevoli avute lo scorso anno. La chiusura migliore sarebbe stata con l'episodio 20, ma, bene o male, l'elemento che suscita curiosità c'è, e un periodo di nuova leggerezza si addice al prodotto.
In breve, Iruma è un ragazzotto dall’anima gentile e solare, con ottimi riflessi e un vorace appetito. Non riesce a non essere altruista e accondiscendente col prossimo, e questo nella vita gli è valso, realisticamente, una bella dose di sfruttamento, ingratitudine e problemi. Per sua “fortuna”, possiede i genitori peggiori del mondo, che, dopo averlo fatto sgobbare per pagarsi i propri vizi, lo hanno deliberatamente venduto a una creatura infernale per un bel gruzzoletto. Tuttavia, grazie, forse, al suo karma positivo, Iruma, invece di essere squartato o usato per qualche oscuro rituale, si ritroverà presto nello stato di famiglia di Sullivan, un potentissimo demone in crisi di terza età, che lo porterà nella sua dimensione unicamente per viziarlo, spacciandolo per il proprio nipotino.
Guardando le puntate, ci si rende presto conto che a parte le doti magiche e alcune rimanenze culturali in cose come l’inno scolastico, i demoni hanno uno stile di vita piuttosto simile a quello nostro. La cosa geniale sta nel fatto che per loro gli esseri umani sono mere figure folcloristiche, e, andando avanti con gli episodi, ci viene anche fatto capire che l’idea di tornare agli “antichi fasti” è considerata agghiacciante, almeno quanto per noi sarebbe quella di poter tornare al nazismo. Tutto nella serie si svolge in un mondo alternativo a misura di terrestre, con un concetto più arcaico di classe sociale, ma non troppo stringente. Quello che conta per i demoni non è tanto dove nasci, per quanto ciò possa donare poteri distintivi molto utili, quanto piuttosto i risultati che raggiungi, le tue capacità effettive e i gradini che di conseguenza riesci a scalare. La scuola superiore è per i demoni il debutto in tal senso, perché va bene l’anzianità, ma contano di più le mostrine ottenute; se poi ti accontenti di rimanere al primo livello del gradino sociale, accetti pure la possibilità di venir denigrato dagli altri. Tra l'altro, le peculiarità magiche di tipo genetico, la roba sharingan per intenderci, pur essendo intese come rare, sembrano in realtà abbastanza diffuse.
Per quanto non ci venga urlato in faccia, l’intento generale dell’opera è palesemente quello di voler equiparare gli umani ai diavoli, o meglio, al peso che possono avere certe regole sociali, governi, individui singoli e stile di vita, piuttosto che la natura razziale in sé. Un punto di vista che, alla lontanissima, mi ha rammentato uno degli archi narrativi di R.A.Salvatore dedicati al suo spadaccino Drizzt Do' Urden, in particolare il primo libro della trilogia dedicata all'infanzia nella competitiva e spietata Menzoberranzan. In quel caso, non si offriva una soluzione, né tantomeno una speranza per i drow, da troppo tempo vittime e a loro volta araldi di una autorità deviata e incontrastabile, ma similmente, seppur in un'ottica capovolta, tanto male si trovava Iruma coi suoi simili, tanto bene si troverà con i nemici della sua specie, nonostante il pericolo di essere smascherato, braccato e (ma ci credo poco) divorato. I difetti principali dei demoni sono infatti visti solo in certe situazioni, e si tratta di cose piuttosto ordinarie, come l’accidia nello svolgere il proprio dovere, l’egoismo verso i più ingenui, la maleducazione e la noncuranza quando un loro simile, specie se non consanguineo, è in pericolo. Tutta roba in cui i figli di Adamo ed Eva eccellono da millenni.
A fare compagnia al nostro bonaccione dalla zazzera blu, vi sarà ovviamente un’adeguata classe di soggettoni piantagrane: tizi affetti da ipersonnia, dediti al taccheggio, al gioco d’azzardo o a tacchinare disperatamente le compagne. A parte poi l’immancabile generalessa di ferro del consiglio studentesco, stavolta in vesti giunoniche e con il classico lato romantico nascosto; molto meno scontata e altrettanto utile sarà la presenza di Kalego, un arcigno, carismatico e altamente competente “Professor Piton”, che, per causa (involontaria) del protagonista, dovrà rivedere più volte i suoi concetti di pazienza e imbarazzo. Per quanto riguarda i membri della classe, visto lo spazio limitato, per ora solo quattro di loro verranno approfonditi a dovere, ovvero: i due ‘best-compagnucci-del-cuore’ di Iruma, un energumeno egocentrico (ma meno fesso di quanto si direbbe) e... la idol di turno. Sì, ci sono idol nel mondo dei demoni e... sì, purtroppo mi rendo perfettamente conto che non è nulla di cui dovrei sorprendermi.
Dato che ci accompagneranno per tutti gli episodi, due parole aggiuntive, almeno sui due mammalucchi che si incolleranno a Iruma, credo sia giusto scriverle. Sarò schietto con voi, non mi hanno fatto impazzire e non li vedo in alcun modo migliori del restante gruppo di compagni di classe, anche paragonati a quelli più in ombra.
Ma conosciamoli meglio: il primo di loro due è Asmodeus Alice, un androgino dall’aria nobile e coi capelli color ‘ravanello pallido’, che partirà come il classico fascinoso montato, per poi ridursi rapidamente a un triste zerbinetto innamoratissimo. Il contrasto tra la ‘figaggine’ che trasmette alle donne e i suoi atteggiamenti di devozione assoluta fa sorridere, ma nonostante le sue indubbie capacità ‘piromantiche’ e una madre seducente di cui si vergogna, Asmodeus è decisamente piatto come personaggio.
Leggermente meglio va invece con l’altro membro del trio ‘sfiga’, ovvero con l’allegra Valac Clara, a cui inizialmente ho augurato la stessa sorte che riservarono alla goffa segretaria Kisaragi in “Elfen Lied”. La ragazzetta coi capelli color spinacio e il cervello di Arale è il tipico personaggio demente a 360°, quello iperattivo che per appiccicare un chiodo al muro lo martellerebbe con la fronte, al pari di una vecchia barzelletta. Eppure, vuoi l’abitudine di vederla in giro, vuoi per la sua gaia famigliola, e quel paio di momenti semi-teneri a lei dedicati, si finisce per affezionarsi a questa pazza, come se fosse un curioso animaletto domestico.
La domanda che bisognerebbe porsi a questo punto è: “Vi è una trama principale?” Beh, diciamo di sì... ma per ora è presa molto, molto alla larga. In quel mondo vi è da lungo tempo in sospeso l’elezione del sovrano assoluto dei demoni, del pilastro su cui poggiano le basi stesse di quel regno. Una posizione prestigiosa e terribilmente delicata, a cui il nonno di Iruma potrebbe aspirare, se solo lo volesse. Vi sono inoltre discordanze di pareri su come dovrebbero vivere i demoni, e si percepisce che un destino in mente per il ragazzo potrebbe esserci, un domani, ma in questa stagione il suo coinvolgimento in fatti un minimo rilevanti sarà limitato alle ultime puntate, che avranno comunque scarso impatto sulla vita quotidiana di Iruma. Del resto, il nipotastro di Sullivan è un sempliciotto che sulla Terra non si era mai posto un obiettivo da raggiungere, e, nonostante cerchi di migliorarsi, tenderà sempre a vivere alla giornata. Benché goda di una buona considerazione generale, egli non ha doti guerriere, e le sue occasionali capacità magiche sono un prestito temporaneo. La nuova vita che conduce è per lui già un grosso traguardo, si contenterebbe di trascorrere serenamente la sua gioventù, ma, per poter far questo, senza deludere chi gli sta intorno e farsi scoprire, sarà necessario adattarsi alle lezioni, non esattamente composte da noiose prove scritte, e dovrà pure rimboccarsi le maniche nelle gare sportive e trovare il proprio posto nella giungla dei circoli scolastici.
Leggendo un pezzettino dell’opera cartacea, più o meno intorno a un fatto avvenuto in un parco divertimenti, mi sono potuto sincerare che, nel breve termine, il protagonista non subirà stravolgimenti, inoltre mi è stato confermato che i compagni, così come alcuni professori, verranno approfonditi. Insomma, “Mairimashita! Iruma-kun” non pare un’opera ristagnante sul solo protagonista e le sue due spalle comiche. Si intravedono all’orizzonte fasi da battle-shonen, e questo un po' mi preoccupa, ma... sono ottimista che la storia riuscirà a mantenere un certo equilibrio. Al momento, escludendo il suo mandante, l’unico qualificabile davvero come cattivo pare uscito da un film di Shyamalan, e oltre ad essermi piaciuto per la sua imperfezione e la sua impermeabilità al buonismo, mi aspetto in futuro da parte sua anche un rapporto tossico in stile DC. Come dire... per essere il 'villain' di un’opera giapponese destinata ai giovani, mi è parso un’alternativa promettente rispetto al tipico superdotato.
Devo essere onesto, vista la base di partenza, mi aspettavo pochino, e di certo non stiamo parlando di un capolavoro, eppure l’odissea scolastica di Iruma-Kun si è rivelata una delle visioni più gradevoli avute lo scorso anno. La chiusura migliore sarebbe stata con l'episodio 20, ma, bene o male, l'elemento che suscita curiosità c'è, e un periodo di nuova leggerezza si addice al prodotto.