Astra Lost in Space
Avventura nello spazio, amicizia, mistero: semplicemente magnifico, l'anime breve più bello che ho visto finora. Mostra di tutto: colpi di scena, misteri, trama intricata, momenti tristi e momenti divertenti, e dà emozioni... Se cercate tutti questi requisiti, "Astra Lost in Space" è l'anime perfetto.
Ma la cosa più bella di quest'anime è il legame che si crea tra i protagonisti, uniti dallo stesso crudele destino che dovranno cercare di superare, loro saranno molto più che compagni. Ogni personaggio è particolare, non credo si riesca ad odiarne anche solo uno. Spiccano per me Kanata, Aries e Charce, seguiti da Ulgar, Zack e Quitterie, ma tutti i membri mi sono piaciuti.
Oggi ho terminato il rewatch e mi ha dato quasi le stesse emozioni della prima visione, ma soprattutto ho sentito di nuovo quel forte senso di vuoto, quel magone, che ti porta a pensare: "Perché dura solo dodici episodi? Perché non è durato molto di più?" L'avventura e i protagonisti mi/ti mancheranno tantissimo, ti viene da desiderare una seconda stagione. È una sensazione che solitamente riesce a darmi un anime lungo, poiché si crea un forte legame affettivo verso i personaggi che ti accompagnano lungo l'avventura, e che poi sei costretto a lasciare.
Ho apprezzato il finale, poetico e da manuale, non è il miglior finale visto, avrei voluto vedere alcune cose (che non dirò per non fare spoiler) che non si sono viste, ma comunque è stata una degna chiusura.
Da vedere assolutamente!
Ma la cosa più bella di quest'anime è il legame che si crea tra i protagonisti, uniti dallo stesso crudele destino che dovranno cercare di superare, loro saranno molto più che compagni. Ogni personaggio è particolare, non credo si riesca ad odiarne anche solo uno. Spiccano per me Kanata, Aries e Charce, seguiti da Ulgar, Zack e Quitterie, ma tutti i membri mi sono piaciuti.
Oggi ho terminato il rewatch e mi ha dato quasi le stesse emozioni della prima visione, ma soprattutto ho sentito di nuovo quel forte senso di vuoto, quel magone, che ti porta a pensare: "Perché dura solo dodici episodi? Perché non è durato molto di più?" L'avventura e i protagonisti mi/ti mancheranno tantissimo, ti viene da desiderare una seconda stagione. È una sensazione che solitamente riesce a darmi un anime lungo, poiché si crea un forte legame affettivo verso i personaggi che ti accompagnano lungo l'avventura, e che poi sei costretto a lasciare.
Ho apprezzato il finale, poetico e da manuale, non è il miglior finale visto, avrei voluto vedere alcune cose (che non dirò per non fare spoiler) che non si sono viste, ma comunque è stata una degna chiusura.
Da vedere assolutamente!
Adoro i survival. Un gruppo di ragazzi persi nello spazio senza abbastanza cibo e senza grandi speranze di tornare a casa? Dove devo firmare per vederlo?
Peccato che le premesse tradiscano il risultato finale. Ovvero una storia sci-fi/pseudo-comica/fantapolitica, coi prevedibili cliché dell'amicizia che risolve tutto e robe così, ma da cui ci sarebbe aspettati almeno un reparto grafico che rendesse giustizia alle stranezze dei pianeti e delle creature sconosciute. Cosa che, a parer mio, non è accaduta.
Non mi aspettavo grosse cose dal punto di vista della costruzione dell'universo in cui si svolge la storia, visto che per tirare fuori qualcosa di davvero interessante avrebbero dovuto impiegare molto più di dodici episodi, così da sviluppare molto di più il lato fantapolitico e dare più profondità al "dramma" vissuto dalla combriccola di ragazzi.
Il finale mi pare facilone e prolungato oltremisura. Il tempo che hanno dedicato allo svolgimento dell'ultimo episodio (soprattutto la seconda parte, totalmente inutile a mio parere) avrebbero potuto decisamente impiegarlo in altro modo. Magari appunto approfondendo meglio la 'lore' del loro mondo.
E visto che il finale (e l'inizio) di una storia per me hanno un peso importante nel giudizio della stessa, il voto finale non può di certo essere alto.
Vale comunque la pena darci un'occhiata.
Peccato che le premesse tradiscano il risultato finale. Ovvero una storia sci-fi/pseudo-comica/fantapolitica, coi prevedibili cliché dell'amicizia che risolve tutto e robe così, ma da cui ci sarebbe aspettati almeno un reparto grafico che rendesse giustizia alle stranezze dei pianeti e delle creature sconosciute. Cosa che, a parer mio, non è accaduta.
Non mi aspettavo grosse cose dal punto di vista della costruzione dell'universo in cui si svolge la storia, visto che per tirare fuori qualcosa di davvero interessante avrebbero dovuto impiegare molto più di dodici episodi, così da sviluppare molto di più il lato fantapolitico e dare più profondità al "dramma" vissuto dalla combriccola di ragazzi.
Il finale mi pare facilone e prolungato oltremisura. Il tempo che hanno dedicato allo svolgimento dell'ultimo episodio (soprattutto la seconda parte, totalmente inutile a mio parere) avrebbero potuto decisamente impiegarlo in altro modo. Magari appunto approfondendo meglio la 'lore' del loro mondo.
E visto che il finale (e l'inizio) di una storia per me hanno un peso importante nel giudizio della stessa, il voto finale non può di certo essere alto.
Vale comunque la pena darci un'occhiata.
Cosa si prova a rimanere dispersi nello spazio?
Beh, la stessa cosa che uno prova se resta bloccato su un’isola deserta...
In un mondo simile al nostro ma con tecnologie avanzate che permettono anche alla gente comune di poter fare viaggi interplanetari, “Kanata no Astra” racconta le vicende di nove studenti che partecipano ad una “escursione galattica”. Essi però, arrivati al pianeta chiamato McPa, vengono coinvolti in un misterioso incidente che li spedisce in un luogo distante migliaia di anni luce. Chiamarlo “luogo” è però un eufemismo, visto che il gruppo si ritrova nello spazio vuoto. Per fortuna tutti hanno attivato il casco e, dopo qualche difficoltà nel recuperare alcuni membri, riescono a trovare, con estrema sorpresa, un’astronave abbandonata e a salirci sopra. Da questo punto in poi, il gruppo cercherà un modo per trovare la strada migliore per ritornare sani e salvi sul loro pianeta. Inizialmente non tutti andranno d’accordo, ma con l’esplorazione e la crescente fiducia reciproca diventeranno tutti amici.
Effettivamente, da come ne ho parlato adesso, sembra di trovarci di fronte ad una serie d’avventura banale e scontata. Il primo episodio sembra confermarlo, ma, passato un po’ di tempo, gli intrighi e i misteri da risolvere diventeranno molteplici e interessanti da comprendere. Il tutto seguito da una componente d’avventura abbastanza valida, che ci accompagnerà nell’esplorazione di splendidi o pericolosi pianeti.
Ambientazione
Ovvio dire che non sarà il pianeta “Astra” ad essere protagonista, ma tutti quelli che invece verranno esplorati e studiati dai protagonisti. Reputo difficile che ci sarà qualcuno che non rimarrà un po’ impressionato dall’ambientazione, perché, nonostante il viaggio di corta durata, verranno esplorati diversi luoghi dalla profonda bellezza e varietà. Perlopiù saranno ambienti bucolici e dalla vegetazione rigogliosa, ma non mancheranno anche terre aride e rocciose, tutt'altro che paradisiache. I protagonisti, quindi, potranno ammirare una natura diversa dal solito, probabilmente quasi estinta nel loro pianeta d’origine, e questo non farà che renderci partecipi del viaggio e dell’emozione scaturita dalla scoperta. Quello che però più colpisce, oltre gli sfondi colorati e armoniosi, è il concetto di varietà relegato non solo al pianeta in generale ma sostanzialmente anche ai prodotti legati ad essa, tipo frutta, verdura e altro di difficile identificazione. L’equipaggio infatti si troverà di fronte una situazione estrema e, per sopravvivere, dovrà far di tutto per ricercare un modo con cui riconoscere la commestibilità di tali cibi. Per questo si è dato molto spazio all’immaginazione, anche nelle cose più piccole, le quali avranno forme e funzionalità diverse. Oltretutto si è cercato di dare spazio anche alla comparsa di fauna, che nella maggior parte dei casi sembra rispecchiare l’ottica ideologica del pianeta. In tal modo, l’ambientazione risulta altamente presentabile in tutte le sue sfaccettature.
Animazione e character design
Devo ammettere che anche il disegno contribuisce a valorizzare tutto ciò che ho detto prima. Le forme dei personaggi e degli oggetti sono realizzate con dettaglio e, inoltre, entusiasma anche la cura che si è data al colore. Essa non fa che risaltare la vivacità degli sfondi e dei processi atmosferici. Una qualità però non sempre costante e che certe volte può avere diversi cali, ma che comunque riesce sempre a invogliare lo spettatore a proseguire la visione dell’opera. I colori, accesi e vivaci, contribuiscono in qualche modo anche a caratterizzare con sicurezza il profilo psicologico dei personaggi. Essi infatti parlano e agiscono tendenzialmente proprio come, per esempio, fa presagire il colore stesso dei capelli, risultando essere particolarmente guardabili, anche se non proprio originali. In tutto il resto l’animazione scorre fluida e senza particolari intoppi.
Personaggi
Il colore non fa che avvalorare la presentazione dei personaggi, i quali si rivelano e restano, fino alla fine della serie, altamente stereotipati. Un difetto che purtroppo rende l’opera impossibile da catalogarla tra quelle che raggiungono quasi l’eccellenza. Dal primo episodio si può benissimo intuire la facilità con cui è possibile relegare la maggior parte dei personaggi nei soliti atteggiamenti stereotipati; infatti troveremo la svampita, l’eccentrica, la timida, il ribelle, il belloccio e “quello tutto muscoli e senza cervello”, insomma personaggi che abbiamo visto e rivisto. Però, grazie al modo con cui si è stata pensata la storia, probabilmente riusciremo fin da subito a simpatizzare con tutti loro. Questo perché ognuno ha anche un valido passato, il quale viene visionato sotto forma di fugaci ma profondi flashback. Per quanto riguarda la figura femminile, si può scorgere la presenza di situazioni ecchi, ma sono davvero insignificanti rispetto a come procede l’intera opera.
Sceneggiatura e musiche
“Kanata no Astra” alterna scene di commedia e drammatiche con trame semplici ma particolari. Nonostante essa parli di un breve viaggio nello spazio, ci sono momenti di “spannung” e verità che vengono a galla man mano che si va avanti con gli episodi. Sostanzialmente quindi l’anime è un prodotto con una certa originalità, che si lascia facilmente apprezzare. Non potendo andare nei dettagli, posso dire però che la serie tocca sia temi quali l’amicizia, l’amore e la fiducia, che altri più rilevanti e ricercati. Sarà poi lo spettatore a fare una stima dell’importanza degli argomenti trattati che hanno arricchito ulteriormente la serie. In più, posso dire che il tutto, anche se un po’ rapidamente, è stato gestito bene e non presenta particolari disguidi.
Posso criticare però il fatto che la serie non ha proprio reso il massimo in tutte le vicende, alcune delle quali sono un po’ dettate dal caso che da una vera e propria padronanza di abilità (la quale però non manca). Inoltre, certe situazioni che avrebbero richiesto un maggiore aumento di pathos (ricordiamoci che la serie è ambientata in un luogo totalmente sconosciuto) sono state invece rese in maniera assai leggera, a causa dell’atteggiamento poco convincente di alcuni del gruppo. A parte questa parentesi, la serie regge bene, soprattutto per i continui colpi di scena e il finale compiuto.
Per quanto riguarda il sonoro, dico solamente che le musiche si dimostrano ben fatte, soprattutto nelle scene più importanti, e che sono state composte da Masaru Yokoyama (“Madame Outo Senki”, “Bugie d’aprile” ecc.) e da Nobuaki Nobusawa. L’opening e l’ending sono di buona fattura, ma stranamente non appaiono sempre costanti in tutti gli episodi. Inoltre saranno presenti anche altre canzoni, probabilmente cantate dalle seiyuu di alcuni personaggi.
Perché vederlo?
È un'opera abbastanza emozionante e dai temi significativi. Non sarà annoverata come la serie più convincente dal punto di vista narrativo, ma ci rende felici assistere al superamento delle asperità a cui sono sottoposti i nostri protagonisti. Questo perché la serie ci lascia anche un messaggio di fondo, cioè quello di superare ogni ostacolo possibile senza guardare al proprio passato. Arrivare quindi a realizzare tutto quello che ancora desideriamo di fare, ma non da soli, perché ci sarà sempre, prima o poi, qualcuno che ci darà una mano.
Un genere che particolarmente mi ispira, che rimembra tutti quei capolavori statunitensi incentrati sull'esplorazione spaziale, e per questo, sperando si facciano prodotti ancor più articolati ed entusiasmanti, penso che l'anime merita un giudizio abbastanza positivo.
Beh, la stessa cosa che uno prova se resta bloccato su un’isola deserta...
In un mondo simile al nostro ma con tecnologie avanzate che permettono anche alla gente comune di poter fare viaggi interplanetari, “Kanata no Astra” racconta le vicende di nove studenti che partecipano ad una “escursione galattica”. Essi però, arrivati al pianeta chiamato McPa, vengono coinvolti in un misterioso incidente che li spedisce in un luogo distante migliaia di anni luce. Chiamarlo “luogo” è però un eufemismo, visto che il gruppo si ritrova nello spazio vuoto. Per fortuna tutti hanno attivato il casco e, dopo qualche difficoltà nel recuperare alcuni membri, riescono a trovare, con estrema sorpresa, un’astronave abbandonata e a salirci sopra. Da questo punto in poi, il gruppo cercherà un modo per trovare la strada migliore per ritornare sani e salvi sul loro pianeta. Inizialmente non tutti andranno d’accordo, ma con l’esplorazione e la crescente fiducia reciproca diventeranno tutti amici.
Effettivamente, da come ne ho parlato adesso, sembra di trovarci di fronte ad una serie d’avventura banale e scontata. Il primo episodio sembra confermarlo, ma, passato un po’ di tempo, gli intrighi e i misteri da risolvere diventeranno molteplici e interessanti da comprendere. Il tutto seguito da una componente d’avventura abbastanza valida, che ci accompagnerà nell’esplorazione di splendidi o pericolosi pianeti.
Ambientazione
Ovvio dire che non sarà il pianeta “Astra” ad essere protagonista, ma tutti quelli che invece verranno esplorati e studiati dai protagonisti. Reputo difficile che ci sarà qualcuno che non rimarrà un po’ impressionato dall’ambientazione, perché, nonostante il viaggio di corta durata, verranno esplorati diversi luoghi dalla profonda bellezza e varietà. Perlopiù saranno ambienti bucolici e dalla vegetazione rigogliosa, ma non mancheranno anche terre aride e rocciose, tutt'altro che paradisiache. I protagonisti, quindi, potranno ammirare una natura diversa dal solito, probabilmente quasi estinta nel loro pianeta d’origine, e questo non farà che renderci partecipi del viaggio e dell’emozione scaturita dalla scoperta. Quello che però più colpisce, oltre gli sfondi colorati e armoniosi, è il concetto di varietà relegato non solo al pianeta in generale ma sostanzialmente anche ai prodotti legati ad essa, tipo frutta, verdura e altro di difficile identificazione. L’equipaggio infatti si troverà di fronte una situazione estrema e, per sopravvivere, dovrà far di tutto per ricercare un modo con cui riconoscere la commestibilità di tali cibi. Per questo si è dato molto spazio all’immaginazione, anche nelle cose più piccole, le quali avranno forme e funzionalità diverse. Oltretutto si è cercato di dare spazio anche alla comparsa di fauna, che nella maggior parte dei casi sembra rispecchiare l’ottica ideologica del pianeta. In tal modo, l’ambientazione risulta altamente presentabile in tutte le sue sfaccettature.
Animazione e character design
Devo ammettere che anche il disegno contribuisce a valorizzare tutto ciò che ho detto prima. Le forme dei personaggi e degli oggetti sono realizzate con dettaglio e, inoltre, entusiasma anche la cura che si è data al colore. Essa non fa che risaltare la vivacità degli sfondi e dei processi atmosferici. Una qualità però non sempre costante e che certe volte può avere diversi cali, ma che comunque riesce sempre a invogliare lo spettatore a proseguire la visione dell’opera. I colori, accesi e vivaci, contribuiscono in qualche modo anche a caratterizzare con sicurezza il profilo psicologico dei personaggi. Essi infatti parlano e agiscono tendenzialmente proprio come, per esempio, fa presagire il colore stesso dei capelli, risultando essere particolarmente guardabili, anche se non proprio originali. In tutto il resto l’animazione scorre fluida e senza particolari intoppi.
Personaggi
Il colore non fa che avvalorare la presentazione dei personaggi, i quali si rivelano e restano, fino alla fine della serie, altamente stereotipati. Un difetto che purtroppo rende l’opera impossibile da catalogarla tra quelle che raggiungono quasi l’eccellenza. Dal primo episodio si può benissimo intuire la facilità con cui è possibile relegare la maggior parte dei personaggi nei soliti atteggiamenti stereotipati; infatti troveremo la svampita, l’eccentrica, la timida, il ribelle, il belloccio e “quello tutto muscoli e senza cervello”, insomma personaggi che abbiamo visto e rivisto. Però, grazie al modo con cui si è stata pensata la storia, probabilmente riusciremo fin da subito a simpatizzare con tutti loro. Questo perché ognuno ha anche un valido passato, il quale viene visionato sotto forma di fugaci ma profondi flashback. Per quanto riguarda la figura femminile, si può scorgere la presenza di situazioni ecchi, ma sono davvero insignificanti rispetto a come procede l’intera opera.
Sceneggiatura e musiche
“Kanata no Astra” alterna scene di commedia e drammatiche con trame semplici ma particolari. Nonostante essa parli di un breve viaggio nello spazio, ci sono momenti di “spannung” e verità che vengono a galla man mano che si va avanti con gli episodi. Sostanzialmente quindi l’anime è un prodotto con una certa originalità, che si lascia facilmente apprezzare. Non potendo andare nei dettagli, posso dire però che la serie tocca sia temi quali l’amicizia, l’amore e la fiducia, che altri più rilevanti e ricercati. Sarà poi lo spettatore a fare una stima dell’importanza degli argomenti trattati che hanno arricchito ulteriormente la serie. In più, posso dire che il tutto, anche se un po’ rapidamente, è stato gestito bene e non presenta particolari disguidi.
Posso criticare però il fatto che la serie non ha proprio reso il massimo in tutte le vicende, alcune delle quali sono un po’ dettate dal caso che da una vera e propria padronanza di abilità (la quale però non manca). Inoltre, certe situazioni che avrebbero richiesto un maggiore aumento di pathos (ricordiamoci che la serie è ambientata in un luogo totalmente sconosciuto) sono state invece rese in maniera assai leggera, a causa dell’atteggiamento poco convincente di alcuni del gruppo. A parte questa parentesi, la serie regge bene, soprattutto per i continui colpi di scena e il finale compiuto.
Per quanto riguarda il sonoro, dico solamente che le musiche si dimostrano ben fatte, soprattutto nelle scene più importanti, e che sono state composte da Masaru Yokoyama (“Madame Outo Senki”, “Bugie d’aprile” ecc.) e da Nobuaki Nobusawa. L’opening e l’ending sono di buona fattura, ma stranamente non appaiono sempre costanti in tutti gli episodi. Inoltre saranno presenti anche altre canzoni, probabilmente cantate dalle seiyuu di alcuni personaggi.
Perché vederlo?
È un'opera abbastanza emozionante e dai temi significativi. Non sarà annoverata come la serie più convincente dal punto di vista narrativo, ma ci rende felici assistere al superamento delle asperità a cui sono sottoposti i nostri protagonisti. Questo perché la serie ci lascia anche un messaggio di fondo, cioè quello di superare ogni ostacolo possibile senza guardare al proprio passato. Arrivare quindi a realizzare tutto quello che ancora desideriamo di fare, ma non da soli, perché ci sarà sempre, prima o poi, qualcuno che ci darà una mano.
Un genere che particolarmente mi ispira, che rimembra tutti quei capolavori statunitensi incentrati sull'esplorazione spaziale, e per questo, sperando si facciano prodotti ancor più articolati ed entusiasmanti, penso che l'anime merita un giudizio abbastanza positivo.
È davvero una bella serie, ricca di colpi di scena riguardo il viaggio, la storia e la vita.
Molto interessante la crescita a cui va incontro il gruppo durante un viaggio durato parecchio tempo: da una semplice esperienza di cinque giorni, si ritrovano a dover convivere e sopravvivere tutti assieme per diversi mesi, legando fra di loro sempre di più. Interessanti anche tutti i problemi a cui vanno incontro durante il viaggio, anche se, per certi versi, alcune soluzioni le ho trovate troppo scontate: infatti i ragazzi non possono permettersi di morire su un pianeta alieno, e casualmente trovano qualcosa che li aiuta! Comunque non mancano eventi inaspettati, come quello di Polina o il perché della loro "nascita" o ancora la motivazione per cui tutti siano vittima di un complotto che vede la loro morte come "soluzione". Nonostante ciò, ho trovato alcuni aspetti un po' troppo forzati e poco realistici. La serie si conclude in modo prevedibile, ma comunque molto bello e coinvolgente.
In generale, si tratta di un anime che consiglierei.
Voto: 8/10
Molto interessante la crescita a cui va incontro il gruppo durante un viaggio durato parecchio tempo: da una semplice esperienza di cinque giorni, si ritrovano a dover convivere e sopravvivere tutti assieme per diversi mesi, legando fra di loro sempre di più. Interessanti anche tutti i problemi a cui vanno incontro durante il viaggio, anche se, per certi versi, alcune soluzioni le ho trovate troppo scontate: infatti i ragazzi non possono permettersi di morire su un pianeta alieno, e casualmente trovano qualcosa che li aiuta! Comunque non mancano eventi inaspettati, come quello di Polina o il perché della loro "nascita" o ancora la motivazione per cui tutti siano vittima di un complotto che vede la loro morte come "soluzione". Nonostante ciò, ho trovato alcuni aspetti un po' troppo forzati e poco realistici. La serie si conclude in modo prevedibile, ma comunque molto bello e coinvolgente.
In generale, si tratta di un anime che consiglierei.
Voto: 8/10
«Kanata no Astra» è un anime, a cura dello studio di animazione Lerche, tratto dal manga scritto e disegnato da Kenta Shinohara (già autore di "Sket Dance"), affascinante nelle idee che lo compongono ma con un eccessivo buonismo e approssimazione che diminuiscono il valore della serie.
Ambientato in un futuro non troppo lontano, dei ragazzi di una scuola giapponese (la Caird High School) sono stati selezionati a caso fra i tanti per un viaggio educativo nello spazio. Dovranno rimanere per cinque giorni senza l'aiuto degli adulti su un pianeta; in questo periodo gli otto ragazzi dovranno badare a una bambina di dieci anni, sorella di uno dei partecipanti all'iniziativa. La tranquillità durante la permanenza in quel luogo verrà subito messa a dura prova da un evento inaspettato e pericoloso.
La storia è al contempo ricca di fantascienza ed è anche un giallo ben riuscito, non a caso l'opera ha vinto un prestigioso premio, il 51° Seiun Awards, sezione Miglior Media, che, per fare un paragone, è uno dei premi che vinse "Cowboy Bebop".
I viaggi nello spazio sono sempre stati visti con meraviglia, è un qualcosa che dà libero sfogo alla fantasia, incuriosisce, stupisce. I vari luoghi che visiteremo sono abbastanza curati, credibili, determinate circostanze sono state create appositamente per cementare l'amicizia dei vari personaggi, e in questo sarà in parte prevedibile, ma meno per quanto riguarda l'alone di mistero che inizialmente neanche ci si fa caso esista. Il primo episodio, ma ancor meglio l'introduzione dei personaggi principali, fa credere di trovarsi di fronte a un anime demenziale: non ci troveremo comunque davanti a un qualcosa di tragico come "Higurashi no Naku Koro ni", ma lo spettatore non penserà di potersi trovare un lato serio, cosa che lo sorprenderà in positivo - scelta forse voluta, ma che fa perdere il piacere della visione a chi cercava qualcosa di più adulto, di più impegnativo.
I misteri costituiscono la parte più seria e positiva dell'anime, i dubbi vengono alla mente dello spettatore pian piano, mentre altre volte lo aggrediscono repentinamente. Cosa, perché, chi? Domande che si accendono nella mente di chi visiona l'anime. Ad ogni dubbio chiarito ne nascerà uno nuovo sino al finale, dove tutto sarà chiaro e nulla sarà dato al caso. Alcune trovate sono state inserite con malizia dall'autore per confondere. Uno dei pochi adulti della serie, Polina Levinskaya, sembra essere aggiunta più per far confondere maggiormente lo spettatore che ai fini della trama. Si sfocia sul giallo, sul comprendere la psicologia degli altri, come se qualcuno mentisse, recitasse una parte, qualcuno forse non è quello che sembra.
La storia è molto incentrata sulla forza dell'amicizia e sul buonismo che esso comporta. Se a questo aggiungiamo le scene demenziali iniziali e alcune scene infantili (presenti anche successivamente), si può comprendere come a chi cerchi un qualcosa di adulto (tipo "Ergo Proxy") questo anime possa non piacere. L'amicizia, per quanto sia bella, non deve essere un obbligo, anche se in questo caso c'è un motivo profondo che giustifica ogni agire, tranne di un personaggio che per via del contrasto degli altri potrà risultare poco empatica, anche antipatica.
Questo è il punto veramente debole dell'opera: ci saranno personaggi interessanti come Charce Lacroix e Luca Esposito e altri ben costruiti, pensati, resi reali, psicologicamente approfonditi, che danno anche una parvenza di credibilità e profondità che inizialmente non sembrava avessero; un solo personaggio rimarrà fuori posto, non maturerà insieme agli altri, il suo infantilismo alla fine stonerà con la serietà di tutto il resto.
È come se l'anime stesso avesse paura di andare oltre al messaggio semplice che voleva lanciare: parla di complotti, macchinazioni su macchinazioni, spiega bene ogni cosa, ma delude nella semplicistica risoluzione che viene fornita. Per fare un paragone, nel "Il convento dei dannati", per far capitolare il nemico, dovettero agire al contempo d'astuzia e di forza; qui si conclude velocemente il tutto, in forma blanda, come se, considerando che l'obiettivo dell'autore era stato raggiunto prima, quello che accadeva dopo fosse secondario. Un peccato, considerando tutto il pathos generato saggiamente negli episodi precedenti.
Le animazioni a cura dello studio Lerche ("Danganronpa: The Animation", "Kino's Journey", etc.) sono ben fatte, dinamiche, curate, i disegni notevoli; le musiche sono nella norma, l'opening "Star*frost" di Nonoc è briosa quanto basta per presentare una serie leggera, mentre piacevole è l'ending "Glow at the Velocity of Light" di Riko Azuna.
In definitiva, lo si consiglia a coloro a cui piace una storia leggera, briosa, di fantascienza e mistero.
Ambientato in un futuro non troppo lontano, dei ragazzi di una scuola giapponese (la Caird High School) sono stati selezionati a caso fra i tanti per un viaggio educativo nello spazio. Dovranno rimanere per cinque giorni senza l'aiuto degli adulti su un pianeta; in questo periodo gli otto ragazzi dovranno badare a una bambina di dieci anni, sorella di uno dei partecipanti all'iniziativa. La tranquillità durante la permanenza in quel luogo verrà subito messa a dura prova da un evento inaspettato e pericoloso.
La storia è al contempo ricca di fantascienza ed è anche un giallo ben riuscito, non a caso l'opera ha vinto un prestigioso premio, il 51° Seiun Awards, sezione Miglior Media, che, per fare un paragone, è uno dei premi che vinse "Cowboy Bebop".
I viaggi nello spazio sono sempre stati visti con meraviglia, è un qualcosa che dà libero sfogo alla fantasia, incuriosisce, stupisce. I vari luoghi che visiteremo sono abbastanza curati, credibili, determinate circostanze sono state create appositamente per cementare l'amicizia dei vari personaggi, e in questo sarà in parte prevedibile, ma meno per quanto riguarda l'alone di mistero che inizialmente neanche ci si fa caso esista. Il primo episodio, ma ancor meglio l'introduzione dei personaggi principali, fa credere di trovarsi di fronte a un anime demenziale: non ci troveremo comunque davanti a un qualcosa di tragico come "Higurashi no Naku Koro ni", ma lo spettatore non penserà di potersi trovare un lato serio, cosa che lo sorprenderà in positivo - scelta forse voluta, ma che fa perdere il piacere della visione a chi cercava qualcosa di più adulto, di più impegnativo.
I misteri costituiscono la parte più seria e positiva dell'anime, i dubbi vengono alla mente dello spettatore pian piano, mentre altre volte lo aggrediscono repentinamente. Cosa, perché, chi? Domande che si accendono nella mente di chi visiona l'anime. Ad ogni dubbio chiarito ne nascerà uno nuovo sino al finale, dove tutto sarà chiaro e nulla sarà dato al caso. Alcune trovate sono state inserite con malizia dall'autore per confondere. Uno dei pochi adulti della serie, Polina Levinskaya, sembra essere aggiunta più per far confondere maggiormente lo spettatore che ai fini della trama. Si sfocia sul giallo, sul comprendere la psicologia degli altri, come se qualcuno mentisse, recitasse una parte, qualcuno forse non è quello che sembra.
La storia è molto incentrata sulla forza dell'amicizia e sul buonismo che esso comporta. Se a questo aggiungiamo le scene demenziali iniziali e alcune scene infantili (presenti anche successivamente), si può comprendere come a chi cerchi un qualcosa di adulto (tipo "Ergo Proxy") questo anime possa non piacere. L'amicizia, per quanto sia bella, non deve essere un obbligo, anche se in questo caso c'è un motivo profondo che giustifica ogni agire, tranne di un personaggio che per via del contrasto degli altri potrà risultare poco empatica, anche antipatica.
Questo è il punto veramente debole dell'opera: ci saranno personaggi interessanti come Charce Lacroix e Luca Esposito e altri ben costruiti, pensati, resi reali, psicologicamente approfonditi, che danno anche una parvenza di credibilità e profondità che inizialmente non sembrava avessero; un solo personaggio rimarrà fuori posto, non maturerà insieme agli altri, il suo infantilismo alla fine stonerà con la serietà di tutto il resto.
È come se l'anime stesso avesse paura di andare oltre al messaggio semplice che voleva lanciare: parla di complotti, macchinazioni su macchinazioni, spiega bene ogni cosa, ma delude nella semplicistica risoluzione che viene fornita. Per fare un paragone, nel "Il convento dei dannati", per far capitolare il nemico, dovettero agire al contempo d'astuzia e di forza; qui si conclude velocemente il tutto, in forma blanda, come se, considerando che l'obiettivo dell'autore era stato raggiunto prima, quello che accadeva dopo fosse secondario. Un peccato, considerando tutto il pathos generato saggiamente negli episodi precedenti.
Le animazioni a cura dello studio Lerche ("Danganronpa: The Animation", "Kino's Journey", etc.) sono ben fatte, dinamiche, curate, i disegni notevoli; le musiche sono nella norma, l'opening "Star*frost" di Nonoc è briosa quanto basta per presentare una serie leggera, mentre piacevole è l'ending "Glow at the Velocity of Light" di Riko Azuna.
In definitiva, lo si consiglia a coloro a cui piace una storia leggera, briosa, di fantascienza e mistero.
"Kanata no Astra": anime di dodici episodi del 2019 dello studio Lerche tratto dall'omonimo manga disegnato da Kenta Shinohara, già noto per "Sket Dance".
Trama: siamo nell'anno 2061, dove i viaggi spaziali sono possibili. La storia inizia con questo gruppo di nove studenti pronti a imbarcarsi per un campeggio nello spazio, quando qualcosa va storto e essi si ritrovano catapultati 5012 anni luce lontani dal loro pianeta senza equipaggiamento o risorse. La storia quindi vedrà i nostri protagonisti tentare un viaggio apparentemente impossibile attraverso lo spazio, per tentare di tornare a casa.
Direi di partire col parlare dell'unico elemento che potrebbe sfiduciare la visione e che aveva tratto in inganno anche me, ovvero la presenza di studenti come protagonisti della storia. Infatti, all'epoca, pensai che, se avessero optato per un cast più adulto e toni più cupi, la storia ne avrebbe giovato, e appunto il primo episodio (pur non essendo insufficiente) ti faceva pensare che alla fine avrebbero trattato il tutto col solito tema dell' "amicizia spicciola", proponendoci la solita minestra riscaldata.
Mai affermazione fu più sbagliata; infatti, già dall'episodio seguente cominceremo a conoscere i personaggi che verranno man mano tutti approfonditi, lasciandosi alle spalle quella prima caratterizzazione così abbozzata e riuscendo a costruire un legame vero tra di loro. Come detto, quindi, durante la storia avranno modo tutti di emergere, mostrandoci le loro personalità, dubbi, paure, abilità e sogni, riuscendo a farsi forza l'un l'altro e a risultare uno dei tanti punti di forza della serie (ribaltando così le prime impressioni avute ad inizio visione).
Anche la storia, man mano che si sviluppa, ci dimostrerà come quella trama, così lineare all'inizio, nascondeva al suo interno numerose sotto-trame, e grazie agli efficaci colpi di scena (mai messi a caso ma sempre coerenti con ciò che viene raccontato) e cliffhanger ci terrà incollati allo schermo desiderosi di sapere come andrà a finire.
Altro enorme punto di forza è senz'altro la presenza di un finale esaustivo e completo che non lascerà aperta nessuna delle sotto-trame, ma, anzi, in maniera logica le porterà tutte a termine, cosa ormai assai rara oggigiorno.
Anche dal lato tecnico nulla da dire: animazioni e fondali sono di buon livello, mentre la regia risulta sempre al top per tutta la durata della serie, riuscendo magistralmente a passare da situazioni più rilassate a momenti di pathos e tensione più concitati.
Insomma, una piccola gemma in grado con solo dodici episodi di proporci un serie autoconclusiva senza dimenticarsi pezzi per strada e condita da personaggi che impareremo ad amare durante la visione. Consigliatissimo.
Trama: siamo nell'anno 2061, dove i viaggi spaziali sono possibili. La storia inizia con questo gruppo di nove studenti pronti a imbarcarsi per un campeggio nello spazio, quando qualcosa va storto e essi si ritrovano catapultati 5012 anni luce lontani dal loro pianeta senza equipaggiamento o risorse. La storia quindi vedrà i nostri protagonisti tentare un viaggio apparentemente impossibile attraverso lo spazio, per tentare di tornare a casa.
Direi di partire col parlare dell'unico elemento che potrebbe sfiduciare la visione e che aveva tratto in inganno anche me, ovvero la presenza di studenti come protagonisti della storia. Infatti, all'epoca, pensai che, se avessero optato per un cast più adulto e toni più cupi, la storia ne avrebbe giovato, e appunto il primo episodio (pur non essendo insufficiente) ti faceva pensare che alla fine avrebbero trattato il tutto col solito tema dell' "amicizia spicciola", proponendoci la solita minestra riscaldata.
Mai affermazione fu più sbagliata; infatti, già dall'episodio seguente cominceremo a conoscere i personaggi che verranno man mano tutti approfonditi, lasciandosi alle spalle quella prima caratterizzazione così abbozzata e riuscendo a costruire un legame vero tra di loro. Come detto, quindi, durante la storia avranno modo tutti di emergere, mostrandoci le loro personalità, dubbi, paure, abilità e sogni, riuscendo a farsi forza l'un l'altro e a risultare uno dei tanti punti di forza della serie (ribaltando così le prime impressioni avute ad inizio visione).
Anche la storia, man mano che si sviluppa, ci dimostrerà come quella trama, così lineare all'inizio, nascondeva al suo interno numerose sotto-trame, e grazie agli efficaci colpi di scena (mai messi a caso ma sempre coerenti con ciò che viene raccontato) e cliffhanger ci terrà incollati allo schermo desiderosi di sapere come andrà a finire.
Altro enorme punto di forza è senz'altro la presenza di un finale esaustivo e completo che non lascerà aperta nessuna delle sotto-trame, ma, anzi, in maniera logica le porterà tutte a termine, cosa ormai assai rara oggigiorno.
Anche dal lato tecnico nulla da dire: animazioni e fondali sono di buon livello, mentre la regia risulta sempre al top per tutta la durata della serie, riuscendo magistralmente a passare da situazioni più rilassate a momenti di pathos e tensione più concitati.
Insomma, una piccola gemma in grado con solo dodici episodi di proporci un serie autoconclusiva senza dimenticarsi pezzi per strada e condita da personaggi che impareremo ad amare durante la visione. Consigliatissimo.
Spettacolare è dir poco, ha tutti i generi che mi piacciono, con personaggi caratterizzati divinamente e situazioni che non sono mai banali. Ho amato alla follia le scene spaziali e le bellissime bande nere sopra e sotto, degne di un film di altissimo budget. I personaggi hanno i loro problemi, le loro paure, i loro obiettivi, i loro sogni e i loro colpi di fulmine. Certe scene sono veramente da premio Oscar, ti mostrano una cosa e poi, boom, succede il finimondo e cambia tutto radicalmente da così a così.
Il mio personaggio preferito di questo "Kanata no Astra" è Aries Spring: è dolcissima, bellissima e soprattutto per la sua eterocromia è... waifu a vita!
Voto? Altissimo! Recuperatelo assolutamente.
Il mio personaggio preferito di questo "Kanata no Astra" è Aries Spring: è dolcissima, bellissima e soprattutto per la sua eterocromia è... waifu a vita!
Voto? Altissimo! Recuperatelo assolutamente.
"Kanata no Astra" è un anime di dodici episodi andato in onda da luglio a settembre del 2019.
Ambientato nell'anno 2063, quando ormai i viaggi nello spazio sono diventati ordinari, un gruppo di studenti viene selezionato per andare in gita scolastica su un pianeta, ma, nemmeno due minuti dopo essere atterrati, vengono trasportati da un buco nero nello spazio, migliaia di anni luce da casa. Dopo essere scampati a morte certa grazie a una nave spaziale abbandonata trovata proprio lì vicino, decidono di non perdersi d’animo e tornare a casa, fermandosi ogni venti giorni su un pianeta diverso, per fare rifornimento di acqua e viveri. Riusciranno i nostri eroi a tornare sani e salvi e a scovare il traditore che si nasconde fra di loro?
Inizierò dicendo che dopo i primi due episodi avevo deciso di ‘droppare’ la serie, perché, invece del seinen adulto che mi aspettavo, l’anime si era dimostrato portatore sano della malattia conosciuta come "il potere dell’amicizia", e in generale avevo trovato le vicende del secondo episodio troppo assurde e ridicole. Leggendo però i pareri positivi sul sito, in particolare riguardo ai misteri che pian piano erano stati svelati, ho deciso di proseguirla, e ammetto di essermi trovata di fronte a un anime che, sebbene non sia nulla di eccezionale, si lascia guardare, combinando alcuni colpi di scena con momenti leggeri e divertenti.
Cominciamo dai personaggi. Ecco una veloce descrizione dei nostri intraprendenti eroi: Kanata Hoshijima, il capitano, senza un minimo di buon senso e istinto di sopravvivenza, dispensa perle di saggezza su come sopravvivere, come, per esempio, "Se rimani fermo, non puoi andare avanti"; Aries Spring, il più stereotipato personaggio femminile che può venire in mente; Quitterie Raffaëlli, la regina delle urla e del drama; Funicia Raffaëlli, la sorellina adottata che parla tramite pupazzo; Zack Walker, il genio con QI 200, per non farci mancare nulla; Luca Esposito, solo il nome dice tutto (è il mio preferito); Yun-hua Lu, voglia di vivere saltami addosso; Ulgar Zweig, non mi parlare, sono scuro e tenebroso; Charce Lacroix, il principe azzurro perfetto con una passione per la biologia.
L’aspetto sicuramente positivo di questi personaggi è che, partendo dalla loro piccola scatola piena di stereotipi, riescono a crescere e a cambiare, migliorando sé stessi e quelli che li circondano, facendo pace con il loro passato e costruendo speranze per il futuro. Il lato negativo è che, essendo in molti, ed essendo solo dodici episodi, non tutti possono essere sempre protagonisti delle vicende di turno, per cui alcuni personaggi per me più interessanti hanno avuto solo pochi momenti per brillare.
Il vero problema di questa serie, però, è la trama. Ammetto che ci sono state alcune rivelazioni che non mi aspettavo e i cliffhanger a fine episodio mi hanno sempre portata a vedere immediatamente la puntata successiva, ma ci sono alcune cose che semplicemente non stanno né in cielo né in terra. Le spiegazioni pseudo-scientifiche non hanno alcun senso, e moltissime volte, per far proseguire la trama, si usano delle coincidenze che, sebbene cerchino di giustificare, si vede lontano un miglio che non sapevano come fare senza quel colpo di "fortuna" per risolvere tutti i problemi.
La comicità e leggerezza della serie, inoltre, sebbene in certi punti molto divertenti, in altri semplicemente non sono logiche: per esempio, la reazione "Mangiamo i biscottini!" alla rivelazione "C'è un killer fra noi". I membri dell’equipaggio improvvisato mantengono un senso di positività e spensieratezza anche nei momenti più difficili, rendendo la visione rilassante ma allo stesso tempo non permettendo di calarsi davvero nella situazione, o di mantenere in qualsiasi modo la tensione che viene a malapena accennata.
Sicuramente positivo è invece il finale chiuso, che permette di dare uno sguardo ai protagonisti che da liceali si trasformano in giovani adulti.
Dal punto di vista tecnico nulla da dire, soprattutto le scene nello spazio sono realizzate molto bene, così come anche le animazioni e il comparto grafico. Il chara non mi è piaciuto molto, ma questo è un mio gusto personale.
Per concludere, mi sento di consigliare questa serie a chi cerca un anime leggero, con un’ambientazione un po’ più particolare, che grazie al ritmo serrato riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, senza però essere qualcosa di memorabile.
Riassumendolo in una frase o meno: "Consiglio per la sopravvivenza numero 1: se lo iniziate a guardare senza alcuna aspettativa, non potete rimanere delusi."
Ambientato nell'anno 2063, quando ormai i viaggi nello spazio sono diventati ordinari, un gruppo di studenti viene selezionato per andare in gita scolastica su un pianeta, ma, nemmeno due minuti dopo essere atterrati, vengono trasportati da un buco nero nello spazio, migliaia di anni luce da casa. Dopo essere scampati a morte certa grazie a una nave spaziale abbandonata trovata proprio lì vicino, decidono di non perdersi d’animo e tornare a casa, fermandosi ogni venti giorni su un pianeta diverso, per fare rifornimento di acqua e viveri. Riusciranno i nostri eroi a tornare sani e salvi e a scovare il traditore che si nasconde fra di loro?
Inizierò dicendo che dopo i primi due episodi avevo deciso di ‘droppare’ la serie, perché, invece del seinen adulto che mi aspettavo, l’anime si era dimostrato portatore sano della malattia conosciuta come "il potere dell’amicizia", e in generale avevo trovato le vicende del secondo episodio troppo assurde e ridicole. Leggendo però i pareri positivi sul sito, in particolare riguardo ai misteri che pian piano erano stati svelati, ho deciso di proseguirla, e ammetto di essermi trovata di fronte a un anime che, sebbene non sia nulla di eccezionale, si lascia guardare, combinando alcuni colpi di scena con momenti leggeri e divertenti.
Cominciamo dai personaggi. Ecco una veloce descrizione dei nostri intraprendenti eroi: Kanata Hoshijima, il capitano, senza un minimo di buon senso e istinto di sopravvivenza, dispensa perle di saggezza su come sopravvivere, come, per esempio, "Se rimani fermo, non puoi andare avanti"; Aries Spring, il più stereotipato personaggio femminile che può venire in mente; Quitterie Raffaëlli, la regina delle urla e del drama; Funicia Raffaëlli, la sorellina adottata che parla tramite pupazzo; Zack Walker, il genio con QI 200, per non farci mancare nulla; Luca Esposito, solo il nome dice tutto (è il mio preferito); Yun-hua Lu, voglia di vivere saltami addosso; Ulgar Zweig, non mi parlare, sono scuro e tenebroso; Charce Lacroix, il principe azzurro perfetto con una passione per la biologia.
L’aspetto sicuramente positivo di questi personaggi è che, partendo dalla loro piccola scatola piena di stereotipi, riescono a crescere e a cambiare, migliorando sé stessi e quelli che li circondano, facendo pace con il loro passato e costruendo speranze per il futuro. Il lato negativo è che, essendo in molti, ed essendo solo dodici episodi, non tutti possono essere sempre protagonisti delle vicende di turno, per cui alcuni personaggi per me più interessanti hanno avuto solo pochi momenti per brillare.
Il vero problema di questa serie, però, è la trama. Ammetto che ci sono state alcune rivelazioni che non mi aspettavo e i cliffhanger a fine episodio mi hanno sempre portata a vedere immediatamente la puntata successiva, ma ci sono alcune cose che semplicemente non stanno né in cielo né in terra. Le spiegazioni pseudo-scientifiche non hanno alcun senso, e moltissime volte, per far proseguire la trama, si usano delle coincidenze che, sebbene cerchino di giustificare, si vede lontano un miglio che non sapevano come fare senza quel colpo di "fortuna" per risolvere tutti i problemi.
La comicità e leggerezza della serie, inoltre, sebbene in certi punti molto divertenti, in altri semplicemente non sono logiche: per esempio, la reazione "Mangiamo i biscottini!" alla rivelazione "C'è un killer fra noi". I membri dell’equipaggio improvvisato mantengono un senso di positività e spensieratezza anche nei momenti più difficili, rendendo la visione rilassante ma allo stesso tempo non permettendo di calarsi davvero nella situazione, o di mantenere in qualsiasi modo la tensione che viene a malapena accennata.
Sicuramente positivo è invece il finale chiuso, che permette di dare uno sguardo ai protagonisti che da liceali si trasformano in giovani adulti.
Dal punto di vista tecnico nulla da dire, soprattutto le scene nello spazio sono realizzate molto bene, così come anche le animazioni e il comparto grafico. Il chara non mi è piaciuto molto, ma questo è un mio gusto personale.
Per concludere, mi sento di consigliare questa serie a chi cerca un anime leggero, con un’ambientazione un po’ più particolare, che grazie al ritmo serrato riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, senza però essere qualcosa di memorabile.
Riassumendolo in una frase o meno: "Consiglio per la sopravvivenza numero 1: se lo iniziate a guardare senza alcuna aspettativa, non potete rimanere delusi."
Probabilmente "Kanata no Astra" passerà alla storia come uno degli anime più sottovalutati del momento (estate 2019). E il che è un peccato, dato che risulta essere una perla di rara bellezza, che riesce a costruire e a fare evolvere una storia avvincente, con numerosi colpi di scena, senza buchi di trama (ed è importante sottolineare anche questo, dato che negli ultimi anni sempre più anime tendono ad avere una storia bucata come il formaggio Emmenthal) in soli dodici episodi.
La cosa che mi fa più storcere il naso è vedere come aborti mancati del calibro di "Your Lie in April", "Sakura-sō no Pet na Kanojo", "Steins;Gate 0" oppure "Food Wars!" (solo per citare i più eclatanti) abbiano una valutazione attorno agli 8/10, mentre "Kanata no Astra" fa fatica a superare il 6,5/10. Il che è facile da spiegare: la gente, iniziando a guardare questo capolavoro, dopo i primi episodi, i quali sono "abbastanza" tranquilli, si è immaginata di dover assistere al classico anime piatto e monotono e ha 'droppato' la serie dopo tre-quattro episodi al massimo, mettendo un 6.5/7 come valutazione, principalmente per la grafica.
Ma partiamo dall'inizio.
Trama (fonte: AnimeClick.it): "Anno 2061: i viaggi nello spazio sono ora possibili, così come il commercio per le sue vie. Gli studenti della Caird High School si imbarcano per raggiungere un pianeta, ma quando il gruppo B5 giunge sul luogo, un'improvvisa sfera di luce senziente catapulta nove studenti nello spazio aperto, mandandoli a 5012 anni luce di distanza dal loro pianeta madre. Gli studenti scoprono una vecchia nave spaziale senza equipaggio e cercano di sopravvivere utilizzando le loro limitate risorse, rimanendo uniti in quello spazio così grande e oscuro, con l'obiettivo di tornare indietro a bordo della Astra."
Come incipit non sarà sicuramente il colpo di originalità del secolo, ma è più che sufficiente.
La trama parte in maniera abbastanza regolare, con un ritmo abbastanza tranquillo, prendendo man mano consistenza dopo ogni episodio, aggiungendovi qualche piccola (ma divertente) gag di quando in quando. Fin qui "Kanata no Astra" sembrerà il classico anime "medio", con scene angoscianti alternate ad altre più rilassanti, condite con personaggi piatti e abbastanza stereotipati.
Infatti abbiamo: Kanata, il classico ragazzo atletico e molto sicuro di sé, con manie di protagonismo; Aries, una ragazza molto dolce e solare, che vuole fare amicizia con tutti, ma un po' dislessica; Zack, un tipo geniale e robusto, ma abbastanza impacciato nell'esprimersi con gli altri; Quitterie, la tipica ragazza snob, tutta piena di sé che si crede più importante degli altri; Funicia, la sorellina di Quitterie, molto infantile e gentile, sempre attaccata a Beego, un pupazzetto con il quale si diverte a fare il mimo; Ulgar, un ragazzo molto freddo e introverso, che evita accuratamente di fare amicizia con gli altri; Yun-Hua, una ragazza silenziosa e apatica, che si è autoconvinta di essere inutile; Luca, un ragazzo molto espansivo, abile nel costruire i più disparati attrezzi e sempre allegro; Charche, il tipico belloccio che nutre una sorta di feticismo per ogni essere animale presente sul pianeta.
La serie sembra andare avanti regolarmente, con alti e bassi, approfondendo la storia di qualche personaggio, ma, dove meno te lo aspetti (precisamente alla fine del quinto episodio), avviene il primo colpo di scena! È il primo di una lunga serie, che costellerà inevitabilmente ogni episodio, facendo aumentare gradualmente la voglia di continuare a guardare "Kanata no Astra" tutto d'un fiato, fino alla fine.
Così, l'anime "mediocre" che la maggior parte delle persone pensava di star visionando si rivela essere un'opera accattivante, con scene cariche di tensione ed emozionanti, esaltate notevolmente da una regia più che magistrale. Il punto forte di "Kanata no Astra" è il fatto che in soli dodici episodi (ripeto, solo dodici episodi) riesce benissimo ad approfondire ognuno dei nove personaggi della serie, effettuando una accurata introspezione di ciascun membro dell'equipaggio.
Come se non bastasse, man mano che la storia avanza, ognuno dei componenti della Astra subisce anche un'evoluzione interna notevole, dettata soprattutto dagli eventi esterni e dalla scoperta del passato di ognuno dei personaggi, avvenuta quasi sempre sotto forma di flashback.
L'epilogo è probabilmente il migliore in assoluto nella storia degli anime degli ultimi vent'anni, non per il fatto che sia particolarmente bello, ma perché riesce a dare una conclusione completa all'opera, senza finali aperti, senza trailer di un qualsivoglia inopportuno sequel, senza lasciare alcune domande non risposte riguardo la storia.
Francamente, avrò visto più di 250 anime finora, ma un finale così me lo ero sognato più e più volte, imprecando fin troppo spesso contro delle conclusioni mal abbozzate, che lasciavano dei buchi grossi come una casa.
In sintesi, questo anime è un esempio perfetto che spiega esaustivamente come, per realizzare una serie spettacolare, non servono necessariamente delle animazioni stratosferiche, un finale strappalacrime o del becero fanservice ad ogni puntata, ma basta realizzare semplicemente una storia gradevole, autoconclusiva e senza lasciare punti in sospeso della trama. E, sì, lo so che vorreste ammazzarmi per quante volte ho ribadito questo punto, ma, come ho già ampiamente detto, è il punto di forza maggiore di "Kanata no Astra".
Che dire? Correte immediatamente a guardare questo capolavoro!
La cosa che mi fa più storcere il naso è vedere come aborti mancati del calibro di "Your Lie in April", "Sakura-sō no Pet na Kanojo", "Steins;Gate 0" oppure "Food Wars!" (solo per citare i più eclatanti) abbiano una valutazione attorno agli 8/10, mentre "Kanata no Astra" fa fatica a superare il 6,5/10. Il che è facile da spiegare: la gente, iniziando a guardare questo capolavoro, dopo i primi episodi, i quali sono "abbastanza" tranquilli, si è immaginata di dover assistere al classico anime piatto e monotono e ha 'droppato' la serie dopo tre-quattro episodi al massimo, mettendo un 6.5/7 come valutazione, principalmente per la grafica.
Ma partiamo dall'inizio.
Trama (fonte: AnimeClick.it): "Anno 2061: i viaggi nello spazio sono ora possibili, così come il commercio per le sue vie. Gli studenti della Caird High School si imbarcano per raggiungere un pianeta, ma quando il gruppo B5 giunge sul luogo, un'improvvisa sfera di luce senziente catapulta nove studenti nello spazio aperto, mandandoli a 5012 anni luce di distanza dal loro pianeta madre. Gli studenti scoprono una vecchia nave spaziale senza equipaggio e cercano di sopravvivere utilizzando le loro limitate risorse, rimanendo uniti in quello spazio così grande e oscuro, con l'obiettivo di tornare indietro a bordo della Astra."
Come incipit non sarà sicuramente il colpo di originalità del secolo, ma è più che sufficiente.
La trama parte in maniera abbastanza regolare, con un ritmo abbastanza tranquillo, prendendo man mano consistenza dopo ogni episodio, aggiungendovi qualche piccola (ma divertente) gag di quando in quando. Fin qui "Kanata no Astra" sembrerà il classico anime "medio", con scene angoscianti alternate ad altre più rilassanti, condite con personaggi piatti e abbastanza stereotipati.
Infatti abbiamo: Kanata, il classico ragazzo atletico e molto sicuro di sé, con manie di protagonismo; Aries, una ragazza molto dolce e solare, che vuole fare amicizia con tutti, ma un po' dislessica; Zack, un tipo geniale e robusto, ma abbastanza impacciato nell'esprimersi con gli altri; Quitterie, la tipica ragazza snob, tutta piena di sé che si crede più importante degli altri; Funicia, la sorellina di Quitterie, molto infantile e gentile, sempre attaccata a Beego, un pupazzetto con il quale si diverte a fare il mimo; Ulgar, un ragazzo molto freddo e introverso, che evita accuratamente di fare amicizia con gli altri; Yun-Hua, una ragazza silenziosa e apatica, che si è autoconvinta di essere inutile; Luca, un ragazzo molto espansivo, abile nel costruire i più disparati attrezzi e sempre allegro; Charche, il tipico belloccio che nutre una sorta di feticismo per ogni essere animale presente sul pianeta.
La serie sembra andare avanti regolarmente, con alti e bassi, approfondendo la storia di qualche personaggio, ma, dove meno te lo aspetti (precisamente alla fine del quinto episodio), avviene il primo colpo di scena! È il primo di una lunga serie, che costellerà inevitabilmente ogni episodio, facendo aumentare gradualmente la voglia di continuare a guardare "Kanata no Astra" tutto d'un fiato, fino alla fine.
Così, l'anime "mediocre" che la maggior parte delle persone pensava di star visionando si rivela essere un'opera accattivante, con scene cariche di tensione ed emozionanti, esaltate notevolmente da una regia più che magistrale. Il punto forte di "Kanata no Astra" è il fatto che in soli dodici episodi (ripeto, solo dodici episodi) riesce benissimo ad approfondire ognuno dei nove personaggi della serie, effettuando una accurata introspezione di ciascun membro dell'equipaggio.
Come se non bastasse, man mano che la storia avanza, ognuno dei componenti della Astra subisce anche un'evoluzione interna notevole, dettata soprattutto dagli eventi esterni e dalla scoperta del passato di ognuno dei personaggi, avvenuta quasi sempre sotto forma di flashback.
L'epilogo è probabilmente il migliore in assoluto nella storia degli anime degli ultimi vent'anni, non per il fatto che sia particolarmente bello, ma perché riesce a dare una conclusione completa all'opera, senza finali aperti, senza trailer di un qualsivoglia inopportuno sequel, senza lasciare alcune domande non risposte riguardo la storia.
Francamente, avrò visto più di 250 anime finora, ma un finale così me lo ero sognato più e più volte, imprecando fin troppo spesso contro delle conclusioni mal abbozzate, che lasciavano dei buchi grossi come una casa.
In sintesi, questo anime è un esempio perfetto che spiega esaustivamente come, per realizzare una serie spettacolare, non servono necessariamente delle animazioni stratosferiche, un finale strappalacrime o del becero fanservice ad ogni puntata, ma basta realizzare semplicemente una storia gradevole, autoconclusiva e senza lasciare punti in sospeso della trama. E, sì, lo so che vorreste ammazzarmi per quante volte ho ribadito questo punto, ma, come ho già ampiamente detto, è il punto di forza maggiore di "Kanata no Astra".
Che dire? Correte immediatamente a guardare questo capolavoro!