Ascendance of a Bookworm
"Ascendance of a Bookworm" si rivela essere un'anime nel complesso godibile e leggero, in particolare sulla prima metà dell'opera, in cui il livello proposto è davvero molto buono ed interessante, e tra l'altro su cui non ho particolari critiche da sollevare; mentre per quanto riguarda la seconda parte, beh, dire che ne sono rimasto deluso è davvero poco.
A mio parere è evidente come l'opera si indebolisca molto dal momento dell'ingresso al tempio da parte di Myne, la storia si fa per buona parte noiosa e pesante, oltre che monotona, e sicuramente non viene aiutata dall'accantonamento e conseguente sostituzione dei personaggi secondari visti nell'arco precedente, personaggi che -escluso il solo sacerdote Ferdinand-, non riescono a mantenere alto il livello di attenzione (almeno il mio), anzi al contrario ne appiattiscono ulteriormente l'interesse generale.
Sul fronte personaggi, esclusi i sopracitati, sicuramente il livello rimane abbastanza buono, comunque in linea con il resto della narrazione, l'unica pecca che voglio sottolineare riguarda il personaggio di Myne, che nonostante il background da adulta della vita precedente, risulta essere molto spesso eccessivamente infantile sia nei modi che nei ragionamenti, di fatto oscurando quasi completamente questo fattore.
Un'anime che mi aveva fatto ben sperare durante il primo arco, ma che purtroppo con il corso degli svolgimenti, a mio parere viene parecchio ridimensionata, restando si un'opera godibile ma ahimè nulla di indimenticabile.
Voto finale: 6,5
A mio parere è evidente come l'opera si indebolisca molto dal momento dell'ingresso al tempio da parte di Myne, la storia si fa per buona parte noiosa e pesante, oltre che monotona, e sicuramente non viene aiutata dall'accantonamento e conseguente sostituzione dei personaggi secondari visti nell'arco precedente, personaggi che -escluso il solo sacerdote Ferdinand-, non riescono a mantenere alto il livello di attenzione (almeno il mio), anzi al contrario ne appiattiscono ulteriormente l'interesse generale.
Sul fronte personaggi, esclusi i sopracitati, sicuramente il livello rimane abbastanza buono, comunque in linea con il resto della narrazione, l'unica pecca che voglio sottolineare riguarda il personaggio di Myne, che nonostante il background da adulta della vita precedente, risulta essere molto spesso eccessivamente infantile sia nei modi che nei ragionamenti, di fatto oscurando quasi completamente questo fattore.
Un'anime che mi aveva fatto ben sperare durante il primo arco, ma che purtroppo con il corso degli svolgimenti, a mio parere viene parecchio ridimensionata, restando si un'opera godibile ma ahimè nulla di indimenticabile.
Voto finale: 6,5
"Ascendance of a Bookworm" è una favola, storia davvero dolcissima come, secondo me, non se ne vedevano da anni, quest'opera merita davvero di essere vista ed apprezzata, nonostante abbia un ritmo piuttosto lento, ma che risulta decisamente perfetto per questa narrazione.
Una giovane ragazza muore e si reincarna, in un nuovo mondo medievaleggiante, nel corpo di una fragile bambina di basso rango sociale. La storia narra le peripezie che la piccola, ma geniale, Maine deve affrontare per poter perseguire e realizzare il suo più grande sogno ovvero leggere tutti i libri che vuole, il problema è che in questo mondo i libri sono costosissimi e appannaggio di pochi (i nobili), riuscirà la nostra dolcissima protagonista nel suo intento?
Ed ecco il solito isekai con il solito personaggio OP... e invece: no! Ad essere protagonista è una fragile bambina che è affetta da una malattia, la magifagia, per di più è povera in canna. Almeno ha dei grandi amici e famigliari amorevoli. La trama è lineare, lenta e dolce, mai noiosa o esagerata, davvero una trama molto ben curata e fatta che si dipana piacevolmente poco a poco, episodio dopo episodio, dando origine ad una narrazione davvero piacevole tanto da far concentrare lo spettatore più su Maine che sui fatti stessi, sulla trama.
I personaggi sono graficamente molto belli e curati, tutti diversi tra loro e ben caratterizzati, con un po' di background, un loro carattere e "un po' della loro psicologia", risultano piacenti ed interessanti, inoltre non ci si può non affezionare a Maine, la protagonista.
Il comparto tecnico è ottimo, dai fondali bellissimi e fiabeschi alle animazioni belle e fluide agli effetti speciali molto ben curati e spettacolari nella loro sobrietà e bellezza, il comparto audio è davvero ottimo e sorregge appieno tutta l'opera durante la sua visione e scoperta.
In conclusione, un isekai davvero bellissimo che si discosta di molto da quelli che normalmente conosciamo facendo della narrazione fiabesca il suo punto forte; quest'opera merita davvero di essere vista ed apprezzata, sono già state prodotte due stagioni ma ovviamente, secondo me, ve ne sarà sicuramente una terza che attendo con ansia.
Una giovane ragazza muore e si reincarna, in un nuovo mondo medievaleggiante, nel corpo di una fragile bambina di basso rango sociale. La storia narra le peripezie che la piccola, ma geniale, Maine deve affrontare per poter perseguire e realizzare il suo più grande sogno ovvero leggere tutti i libri che vuole, il problema è che in questo mondo i libri sono costosissimi e appannaggio di pochi (i nobili), riuscirà la nostra dolcissima protagonista nel suo intento?
Ed ecco il solito isekai con il solito personaggio OP... e invece: no! Ad essere protagonista è una fragile bambina che è affetta da una malattia, la magifagia, per di più è povera in canna. Almeno ha dei grandi amici e famigliari amorevoli. La trama è lineare, lenta e dolce, mai noiosa o esagerata, davvero una trama molto ben curata e fatta che si dipana piacevolmente poco a poco, episodio dopo episodio, dando origine ad una narrazione davvero piacevole tanto da far concentrare lo spettatore più su Maine che sui fatti stessi, sulla trama.
I personaggi sono graficamente molto belli e curati, tutti diversi tra loro e ben caratterizzati, con un po' di background, un loro carattere e "un po' della loro psicologia", risultano piacenti ed interessanti, inoltre non ci si può non affezionare a Maine, la protagonista.
Il comparto tecnico è ottimo, dai fondali bellissimi e fiabeschi alle animazioni belle e fluide agli effetti speciali molto ben curati e spettacolari nella loro sobrietà e bellezza, il comparto audio è davvero ottimo e sorregge appieno tutta l'opera durante la sua visione e scoperta.
In conclusione, un isekai davvero bellissimo che si discosta di molto da quelli che normalmente conosciamo facendo della narrazione fiabesca il suo punto forte; quest'opera merita davvero di essere vista ed apprezzata, sono già state prodotte due stagioni ma ovviamente, secondo me, ve ne sarà sicuramente una terza che attendo con ansia.
Non credo di aver mai dato un 10 in una recensione, ma quest'anime (e la light novel da cui è tratto) lo meritano pienamente.
In un tempo in cui gli Isekai spopolano, dividendo il pubblico tra amanti e detrattori, io credo che questa sia una serie che possa accontentare quasi tutti, con l'esclusione dei fanatici di combattimenti, che in quest'opera avranno ben poco da godersi.
«Honzuki No Gekokujou», o «Ascendance of a Bookworm», tratta di una giovane bibliotecaria e bibliofila giapponese che, morta giovane a causa di un incidente, si reincarna in un mondo medievale e, in parte, fantasy.
Fino a qui sembrerebbe il 1001° titolo di questo tipo, con la trama ormai vista e rivista... Da qui però tutto cambia.
Già il fatto che la protagonista sia femminile è fuori dallo standard, ma quello che più differenzia Myne dai suoi colleghi protagonisti è che lei non è per nulla forte o invincibile, ma anzi è una ragazzina gracilina che finisce a letto con la febbre solo a scendere le scale di casa...
È una delle due figlie di una famiglia povera, e viene trattata come la bambina di 6-7 anni che è, cosa che le impedisce di fare quasi tutto, e cosa ancora più grave per lei, le impedisce di avere accesso ai suoi adorati libri, sua unica ed insostituibile passione. Tutto quello che ha Myne, almeno all'inizio, sono i ricordi della sua vita passata, e le sue conoscenze. Questa è proprio la parte che mi piace di più degli Isekai, ed anche il motore di «Honzuki No Gekokujou», ovvero come una persona dei nostri tempi potrebbe sfruttare le conoscenze moderne per farsi strada in un mondo medievale. Persino il metodo per preparare un sapone/shampoo fatto in casa o la ricetta dei pancake potrebbe stravolgere l'economia di secoli fa.
«Ascendance of a Bookworm» è inoltre la storia di una vivace bambina, che supera difficoltà dopo difficoltà per arrivare al suo scopo, ovvero tenere di nuovo in mano un libro, sentire l'odore dell'inchiostro e leggere le parole in esso scritte.
È una storia dolce, ma al contempo interessante ed appassionante. Tutto sommato resa anche in modo realistico (partendo ovviamente dall'incipit fantastico) e, se le serie raggiungeranno l'attuale trama della light novel, anche in grado di affrontare temi maturi e di un certo spessore morale.
Onestamente, non riesco a trovare un singolo difetto nell'opera, se non che vorrei più puntate più in fretta.
Mi trovo quindi costretto a darle il massimo dei voti, e a consigliarla a chiunque sia disposto a rinunciare a combattimenti tamarri ed ecchi sfrenato (ma non tensione e sentimenti, presenti comunque in abbondanza nell'opera).
In un tempo in cui gli Isekai spopolano, dividendo il pubblico tra amanti e detrattori, io credo che questa sia una serie che possa accontentare quasi tutti, con l'esclusione dei fanatici di combattimenti, che in quest'opera avranno ben poco da godersi.
«Honzuki No Gekokujou», o «Ascendance of a Bookworm», tratta di una giovane bibliotecaria e bibliofila giapponese che, morta giovane a causa di un incidente, si reincarna in un mondo medievale e, in parte, fantasy.
Fino a qui sembrerebbe il 1001° titolo di questo tipo, con la trama ormai vista e rivista... Da qui però tutto cambia.
Già il fatto che la protagonista sia femminile è fuori dallo standard, ma quello che più differenzia Myne dai suoi colleghi protagonisti è che lei non è per nulla forte o invincibile, ma anzi è una ragazzina gracilina che finisce a letto con la febbre solo a scendere le scale di casa...
È una delle due figlie di una famiglia povera, e viene trattata come la bambina di 6-7 anni che è, cosa che le impedisce di fare quasi tutto, e cosa ancora più grave per lei, le impedisce di avere accesso ai suoi adorati libri, sua unica ed insostituibile passione. Tutto quello che ha Myne, almeno all'inizio, sono i ricordi della sua vita passata, e le sue conoscenze. Questa è proprio la parte che mi piace di più degli Isekai, ed anche il motore di «Honzuki No Gekokujou», ovvero come una persona dei nostri tempi potrebbe sfruttare le conoscenze moderne per farsi strada in un mondo medievale. Persino il metodo per preparare un sapone/shampoo fatto in casa o la ricetta dei pancake potrebbe stravolgere l'economia di secoli fa.
«Ascendance of a Bookworm» è inoltre la storia di una vivace bambina, che supera difficoltà dopo difficoltà per arrivare al suo scopo, ovvero tenere di nuovo in mano un libro, sentire l'odore dell'inchiostro e leggere le parole in esso scritte.
È una storia dolce, ma al contempo interessante ed appassionante. Tutto sommato resa anche in modo realistico (partendo ovviamente dall'incipit fantastico) e, se le serie raggiungeranno l'attuale trama della light novel, anche in grado di affrontare temi maturi e di un certo spessore morale.
Onestamente, non riesco a trovare un singolo difetto nell'opera, se non che vorrei più puntate più in fretta.
Mi trovo quindi costretto a darle il massimo dei voti, e a consigliarla a chiunque sia disposto a rinunciare a combattimenti tamarri ed ecchi sfrenato (ma non tensione e sentimenti, presenti comunque in abbondanza nell'opera).
Da amante degli isekai ero pronto ad addentrarmi nel solito canovaccio del genere (che non mi dispiace), invece scopro un'opera straordinaria, matura e dolce. Tecnicamente la serie si assesta su livelli medi, con un certo risparmio sulle animazioni. Personalmente non lo vedo come un difetto, ma va segnalato. Le musiche accompagnano più che degnamente tutta la storia e la doppiatrice della protagonista vi rimarrà nel cuore.
Sconsigliato a chi predilige l'azione. Consigliatissimo a tutti gli altri.
P.S. La prima stagione conta 14 episodi. La seconda stagione è stata annunciata per la primavera 2020.
Sconsigliato a chi predilige l'azione. Consigliatissimo a tutti gli altri.
P.S. La prima stagione conta 14 episodi. La seconda stagione è stata annunciata per la primavera 2020.
Che opera di straordinaria delicatezza! Ecco, è questo il titolo che noi, detrattori degli isekai, cercavamo: un'opera che, dopo anni di decadimento, rilanciasse un genere che ha oramai saturato, spesso in maniera negativa, ogni palinsesto (diciannove quest'anno contando sequel e tutto. Ben diciannove!)
Saltiamo la trama (si può tranquillamente leggere la sinossi nella scheda sulla sezione "dettagli", è più che sufficiente). Cosa colpisce di più di quest'opera? Bhe, ovviamente, la protagonista: Maine non è il classico personaggio da isekai, il solito ragazzo disilluso dalla vita e dalla società che, grazie al pulmino di turno, muore e si ritrova in un altro mondo, spesso con incommensurabili poteri e stuolo di ragazze manco fosse l'unico "membrodotato" del nuovo globo terracqueo. Maine, Urano nella sua passata esistenza, era una ragazza felice della sua condizione sociale e felice del suo lavoro. Morire e rinascere nel corpo di una cagionevole bambina è per lei motivo di enorme sofferenza, e oltretutto rinascendo in una famiglia indigente non può nemmeno lenire questa sofferenza con la sua passione più grande: i libri (che in questo mondo sono appannaggio dei soli nobili). E da qui che parte il suo desiderio di produrli lei stessa con fatica e continui fallimenti.
Consiglio vivamente a tutti di guardare questa serie, anche ai non amanti del genere. Una piccola perla emersa da quell'oceano, spesso mediocre, degli isekai.
Saltiamo la trama (si può tranquillamente leggere la sinossi nella scheda sulla sezione "dettagli", è più che sufficiente). Cosa colpisce di più di quest'opera? Bhe, ovviamente, la protagonista: Maine non è il classico personaggio da isekai, il solito ragazzo disilluso dalla vita e dalla società che, grazie al pulmino di turno, muore e si ritrova in un altro mondo, spesso con incommensurabili poteri e stuolo di ragazze manco fosse l'unico "membrodotato" del nuovo globo terracqueo. Maine, Urano nella sua passata esistenza, era una ragazza felice della sua condizione sociale e felice del suo lavoro. Morire e rinascere nel corpo di una cagionevole bambina è per lei motivo di enorme sofferenza, e oltretutto rinascendo in una famiglia indigente non può nemmeno lenire questa sofferenza con la sua passione più grande: i libri (che in questo mondo sono appannaggio dei soli nobili). E da qui che parte il suo desiderio di produrli lei stessa con fatica e continui fallimenti.
Consiglio vivamente a tutti di guardare questa serie, anche ai non amanti del genere. Una piccola perla emersa da quell'oceano, spesso mediocre, degli isekai.
Isekai. Alle soglie degli anni ’20 del nuovo millennio si può dire, con una discreta sicurezza, che questo termine sia stato uno dei più citati e dibattuti nell’animazione giapponese degli anni ’10 in cui ha vissuto una diffusione che pochi generi, se così si può definire, possono vantare. Per chi non lo sapesse ricordo che l’Isekai, spesso declinato nella versione fantasy, è una qualsiasi opera (in questo caso anime ma quasi sempre derivati da light novel, visual novel o manga) in cui il protagonista finisce in qualche modo particolare, che varia dall’evocazione alla reincarnazione, a vivere una nuova vita in un universo parallelo. Croce e delizia degli appassionati di anime della prima e dell’ultima ora, divisi spesso tra chi li apprezza, a volte a prescindere, e chi invece ne critica le storture costruite ad uso e consumo dell’otaku giapponese medio, gli Isekai caratterizzano ormai una solida parte della produzione stagionale d’animazione giapponese ed è merce rarissima trovarne uno che si discosti dagli stereotipi del genere tanto che a risaltare il più delle volte sono quelle serie che rappresentano parodie comiche, più o meno riuscite, del genere. Poi, dalle nebbie di un quanto mai piovoso autunno 2019, ecco spuntare un’opera che restituisce dignità al genere dimostrando come sia ancora possibile utilizzare un espediente tanto abusato per costruire comunque una storia originale e intrigante: “Honzuki no Gekokujō.”
Che dal punto di vista del titolo però è rispettoso delle ‘tradizioni’ delle light novel essendo questo lungo più o meno quanto un capitolo; “Honzuki no Gekokujō: Shisho ni Naru Tame ni wa Shudan o Erande Iraremasen” (‘Ascendance of a Bookworm: diventerò una bibliotecaria costi quel che costi!’) è infatti il titolo della storia della fu Urano Motosu, una ragazza giapponese amante maniacale dei libri in ogni loro forma che lavora come bibliotecaria fin quando, purtroppo, resta vittima di un’incidente fatale che spezza la sua giovane esistenza. In punto di morte Urano però prega Dio di farla reincarnare in una vita successiva dove possa leggere nuovamente tutti i libri che vuole, e così si risveglia nel corpo della piccola Myne, la protagonista effettiva della serie. Myne conserva tutti i ricordi della sua vita precedente e, come faceva allora, esprime immediatamente il desiderio di poter leggere dei libri anche in quel nuovo mondo ma le sue speranze si infrangono abbastanza presto: nel mondo in cui si è reincarnata infatti, che è una sorta di Medioevo fantasy dove l’alfabetizzazione è a livelli molto bassi, lei fa parte di una famiglia molto povera, i libri sono beni preziosi appannaggio solo delle famiglie più nobili e ricche e gli stessi mezzi per scrivere come carta e inchiostro sono merce rarissima e costosa. Scoraggiata ma non spezzata nello spirito, Myne si ripropone a quel punto di produrre lei stessa i libri che tanto le mancano e qui cominciano le sue peripezie alle prese non solo con le asprezze di quel mondo ostile ma anche con la sua resistenza fisica sferzata da una misteriosa ‘malattia’ che le impedisce di agire come vorrebbe e la lascia spesso debilitata e febbricitante per giorni.
Basta quest’incipit per individuare diversi punti dell’opera decisamente originali, partendo dalla protagonista. Già, LA protagonistA, un personaggio femminile, addio uomini giapponesi delusi dalla vita, neet, hikikomori e simili, insoddisfatti della loro esistenza e desiderosi di una nuova vita che li faccia ripartire da zero in una condizione migliore; Urano non viene presentata come la ragazza più socievole della Terra ma era una persona equilibrata, soddisfatta della sua vita grazie all’amore per i libri e del suo lavoro che la manteneva costantemente a contatto con essi, la sua reincarnazione quindi rappresenta per lei un ‘problema’ più che un’ opportunità, specialmente nelle condizioni in cui si ritrova che la pongono così lontana da ciò che più ama. E proprio queste condizioni sono un altro elemento di novità e, di riflesso, interesse: al posto del classico protagonista medio di un Isekai, forte oltre ogni ragionevole limite e spesso facilitato nell’esercizio del suo ruolo, qui abbiamo una bambina povera, ignorante (della sua nuova realtà) ed estremamente cagionevole le cui uniche possibilità di avanzare verso il raggiungimento del suo obiettivo sono le conoscenze acquisite nella sua vita precedente e il modo migliore per sfruttarle. E come non parlare degli ottimi personaggi secondari poi, senza entrare eccessivamente nel merito chiaramente per evitare fastidiosi spoiler, un cast nutrito e variegato che interagirà con Myne in una maniera finalmente realistica, con la consapevolezza, più o meno chiara, di avere a che fare con una persona bambina nell’aspetto ma, di fatto, adulta nello spirito. Mescolando questi elementi vecchi e nuovi, aspetti conosciuti ed altri inattesi quindi, “Honzuki no Gekokujō” ci propone una storia sorprendentemente coinvolgente (mai avrei pensato di appassionarmi tanto alla manifattura di un libro onestamente) con una protagonista ‘normale’ nella sua diversità e capace di procurarsi le immediate simpatie dello spettatore grazie alla sua forza d’animo e al suo carattere forte e deciso a superare le avversità in cui si trova invischiata suo malgrado. Lei, unita a un già citato cast di personaggi altrettanto interessanti, a un universo fantasy classico ma convincente e a un world building in continua espansione persino nell’ultimo, che ultimo di fatto non è, episodio, rappresentano tanti validi motivi per considerare quest’anime una tra le proposte più intriganti viste non solo nella stagione autunnale ma nell’intero anno appena trascorso.
Questo anche perché tanta dovizia di scrittura della serie è stata accompagnata da un comparto tecnico di tutto rispetto. “Honzuki no Gekokujō” è un anime in 14 episodi opera dello studio Ajia-do Animation Works, ed è di fatto un adattamento della light novel originale, scritta da Miya Kazuki inizialmente solo sul web dal 2013 e successivamente pubblicata su carta, con le illustrazioni di Yō Shiina, dal 2015 ad oggi dove è ancora in prosecuzione. Proprio ai disegni di Yō Shiina, con le semplificazioni del caso, si rifà Yoshiaki Yanagida che nella serie cura il character design di personaggi non solo gradevoli da vedere ma che, negli adulti soprattutto, presenta un retrogusto stile anni ’90 che io ho gradito particolarmente. Non solo i personaggi risaltano però in questa serie che ha tanti elementi grafici di pregio da proporre, come i fondali di questo universo fantasy da scoprire in ogni suo aspetto, da quello urbano-medievale a quello squisitamente naturalistico, e l’uso sapiente dei colori tenui e delicati al punto giusto per esaltare l’aspetto più fiabesco dell’anime. Mitsuru Hongō ("World Trigger") cura la puntuale regia della serie che si avvale anche delle piacevoli musiche di Michiru (“Given”, “Kokkoku”), compositrice particolarmente impegnata negli ultimi anni, per dare sostanza a un’opera che si presenta così tanto accattivante nei contenuti quanto nella confezione, a cui partecipa con merito anche il buonissimo doppiaggio giapponese dove cito, a titolo esemplificativo di tutto il cast di doppiatori, soprattutto Yuka Iguchi (Hinata Miyake in “Yorimoi”) che qui veste i panni dell’adorabile e combattiva protagonista Myne, e Takehito ‘Dio Brando’ Koyasu, per il quale non servono presentazioni, che qui interpreta il ruolo di Benno, commerciante furbo e arrivista che intuirà le potenzialità economiche delle idee di Myne e si preoccuperà seriamente della salute della ragazza.
Poco altro da dire resta quindi su “Honzuki no Gekokujō”, serie consigliata davvero a tutti, se non che è stata veramente una boccata d’aria necessaria in un panorama che rischiava, se non rischia ancora, di diventare eccessivamente stantio nei temi e nei personaggi che affronta; quest’anime non è certo la panacea di tutti i mali né l’unico Isekai interessante che vale la pena seguire ma, almeno nel mio caso, è stata quasi una ‘ricompensa’ per le delusioni ricevute nell’ultimo anno con serie che promettevano fuochi d’artificio e hanno mantenuto al massimo sfiatati mortaretti: chi, come me, ha creduto nell’eroe dello scudo dalla ridicola vendetta verbale, ha visto i suoi attributi assumere sempre più la forma dello slime rappresentato sullo schermo man mano che gli episodi della sua serie avanzavano, è rimasto allibito dalla pochezza e dalla sciatteria narrativa delle avventure dell’immortalvincibile Shin Wolford, o straniato nel rivedere proposti escamotage da dōjinshi erotiche per richiamare attenzione sull’epopea di santa milf Mamako da Tokyo, troverà in “Honzuki no Gekokujō” il premio migliore di tanta pazienza e fiducia, in attesa di una seconda stagione già annunciata che continui e amplifichi ulteriormente l’ottimo lavoro visto finora.
Che dal punto di vista del titolo però è rispettoso delle ‘tradizioni’ delle light novel essendo questo lungo più o meno quanto un capitolo; “Honzuki no Gekokujō: Shisho ni Naru Tame ni wa Shudan o Erande Iraremasen” (‘Ascendance of a Bookworm: diventerò una bibliotecaria costi quel che costi!’) è infatti il titolo della storia della fu Urano Motosu, una ragazza giapponese amante maniacale dei libri in ogni loro forma che lavora come bibliotecaria fin quando, purtroppo, resta vittima di un’incidente fatale che spezza la sua giovane esistenza. In punto di morte Urano però prega Dio di farla reincarnare in una vita successiva dove possa leggere nuovamente tutti i libri che vuole, e così si risveglia nel corpo della piccola Myne, la protagonista effettiva della serie. Myne conserva tutti i ricordi della sua vita precedente e, come faceva allora, esprime immediatamente il desiderio di poter leggere dei libri anche in quel nuovo mondo ma le sue speranze si infrangono abbastanza presto: nel mondo in cui si è reincarnata infatti, che è una sorta di Medioevo fantasy dove l’alfabetizzazione è a livelli molto bassi, lei fa parte di una famiglia molto povera, i libri sono beni preziosi appannaggio solo delle famiglie più nobili e ricche e gli stessi mezzi per scrivere come carta e inchiostro sono merce rarissima e costosa. Scoraggiata ma non spezzata nello spirito, Myne si ripropone a quel punto di produrre lei stessa i libri che tanto le mancano e qui cominciano le sue peripezie alle prese non solo con le asprezze di quel mondo ostile ma anche con la sua resistenza fisica sferzata da una misteriosa ‘malattia’ che le impedisce di agire come vorrebbe e la lascia spesso debilitata e febbricitante per giorni.
Basta quest’incipit per individuare diversi punti dell’opera decisamente originali, partendo dalla protagonista. Già, LA protagonistA, un personaggio femminile, addio uomini giapponesi delusi dalla vita, neet, hikikomori e simili, insoddisfatti della loro esistenza e desiderosi di una nuova vita che li faccia ripartire da zero in una condizione migliore; Urano non viene presentata come la ragazza più socievole della Terra ma era una persona equilibrata, soddisfatta della sua vita grazie all’amore per i libri e del suo lavoro che la manteneva costantemente a contatto con essi, la sua reincarnazione quindi rappresenta per lei un ‘problema’ più che un’ opportunità, specialmente nelle condizioni in cui si ritrova che la pongono così lontana da ciò che più ama. E proprio queste condizioni sono un altro elemento di novità e, di riflesso, interesse: al posto del classico protagonista medio di un Isekai, forte oltre ogni ragionevole limite e spesso facilitato nell’esercizio del suo ruolo, qui abbiamo una bambina povera, ignorante (della sua nuova realtà) ed estremamente cagionevole le cui uniche possibilità di avanzare verso il raggiungimento del suo obiettivo sono le conoscenze acquisite nella sua vita precedente e il modo migliore per sfruttarle. E come non parlare degli ottimi personaggi secondari poi, senza entrare eccessivamente nel merito chiaramente per evitare fastidiosi spoiler, un cast nutrito e variegato che interagirà con Myne in una maniera finalmente realistica, con la consapevolezza, più o meno chiara, di avere a che fare con una persona bambina nell’aspetto ma, di fatto, adulta nello spirito. Mescolando questi elementi vecchi e nuovi, aspetti conosciuti ed altri inattesi quindi, “Honzuki no Gekokujō” ci propone una storia sorprendentemente coinvolgente (mai avrei pensato di appassionarmi tanto alla manifattura di un libro onestamente) con una protagonista ‘normale’ nella sua diversità e capace di procurarsi le immediate simpatie dello spettatore grazie alla sua forza d’animo e al suo carattere forte e deciso a superare le avversità in cui si trova invischiata suo malgrado. Lei, unita a un già citato cast di personaggi altrettanto interessanti, a un universo fantasy classico ma convincente e a un world building in continua espansione persino nell’ultimo, che ultimo di fatto non è, episodio, rappresentano tanti validi motivi per considerare quest’anime una tra le proposte più intriganti viste non solo nella stagione autunnale ma nell’intero anno appena trascorso.
Questo anche perché tanta dovizia di scrittura della serie è stata accompagnata da un comparto tecnico di tutto rispetto. “Honzuki no Gekokujō” è un anime in 14 episodi opera dello studio Ajia-do Animation Works, ed è di fatto un adattamento della light novel originale, scritta da Miya Kazuki inizialmente solo sul web dal 2013 e successivamente pubblicata su carta, con le illustrazioni di Yō Shiina, dal 2015 ad oggi dove è ancora in prosecuzione. Proprio ai disegni di Yō Shiina, con le semplificazioni del caso, si rifà Yoshiaki Yanagida che nella serie cura il character design di personaggi non solo gradevoli da vedere ma che, negli adulti soprattutto, presenta un retrogusto stile anni ’90 che io ho gradito particolarmente. Non solo i personaggi risaltano però in questa serie che ha tanti elementi grafici di pregio da proporre, come i fondali di questo universo fantasy da scoprire in ogni suo aspetto, da quello urbano-medievale a quello squisitamente naturalistico, e l’uso sapiente dei colori tenui e delicati al punto giusto per esaltare l’aspetto più fiabesco dell’anime. Mitsuru Hongō ("World Trigger") cura la puntuale regia della serie che si avvale anche delle piacevoli musiche di Michiru (“Given”, “Kokkoku”), compositrice particolarmente impegnata negli ultimi anni, per dare sostanza a un’opera che si presenta così tanto accattivante nei contenuti quanto nella confezione, a cui partecipa con merito anche il buonissimo doppiaggio giapponese dove cito, a titolo esemplificativo di tutto il cast di doppiatori, soprattutto Yuka Iguchi (Hinata Miyake in “Yorimoi”) che qui veste i panni dell’adorabile e combattiva protagonista Myne, e Takehito ‘Dio Brando’ Koyasu, per il quale non servono presentazioni, che qui interpreta il ruolo di Benno, commerciante furbo e arrivista che intuirà le potenzialità economiche delle idee di Myne e si preoccuperà seriamente della salute della ragazza.
Poco altro da dire resta quindi su “Honzuki no Gekokujō”, serie consigliata davvero a tutti, se non che è stata veramente una boccata d’aria necessaria in un panorama che rischiava, se non rischia ancora, di diventare eccessivamente stantio nei temi e nei personaggi che affronta; quest’anime non è certo la panacea di tutti i mali né l’unico Isekai interessante che vale la pena seguire ma, almeno nel mio caso, è stata quasi una ‘ricompensa’ per le delusioni ricevute nell’ultimo anno con serie che promettevano fuochi d’artificio e hanno mantenuto al massimo sfiatati mortaretti: chi, come me, ha creduto nell’eroe dello scudo dalla ridicola vendetta verbale, ha visto i suoi attributi assumere sempre più la forma dello slime rappresentato sullo schermo man mano che gli episodi della sua serie avanzavano, è rimasto allibito dalla pochezza e dalla sciatteria narrativa delle avventure dell’immortalvincibile Shin Wolford, o straniato nel rivedere proposti escamotage da dōjinshi erotiche per richiamare attenzione sull’epopea di santa milf Mamako da Tokyo, troverà in “Honzuki no Gekokujō” il premio migliore di tanta pazienza e fiducia, in attesa di una seconda stagione già annunciata che continui e amplifichi ulteriormente l’ottimo lavoro visto finora.