Keep Your Hands Off Eizouken!
Se siete dei fanatici degli anime, come me, non potrete non adorare l'elogio all'animazione che è Eizouken.
Inizialmente incuriosito, sono stato trasportato dalla gioia delle tre protagoniste in mondi e scenari di ogni tipo, con un'esplosione di colori e musiche. Le tre ragazze sono da 10 e lode: carismatiche, stravaganti, vivaci, mi hanno trasmesso tutte le loro emozioni, facendomi sentire come un membro del magico club Studio dei Video.
Il fatto che vengano realizzati vari tipi di anime dentro l'anime gli permette di spaziare su una varietà di generi e tematiche nella scioltezza più totale. Il comparto tecnico è sublime, riesce a valorizzare anche i dettagli più semplici e piccoli.
Insomma, se non si fosse ancora capito, Eizouken mi ha incantato e lo consiglio vivamente a tutti.
Inizialmente incuriosito, sono stato trasportato dalla gioia delle tre protagoniste in mondi e scenari di ogni tipo, con un'esplosione di colori e musiche. Le tre ragazze sono da 10 e lode: carismatiche, stravaganti, vivaci, mi hanno trasmesso tutte le loro emozioni, facendomi sentire come un membro del magico club Studio dei Video.
Il fatto che vengano realizzati vari tipi di anime dentro l'anime gli permette di spaziare su una varietà di generi e tematiche nella scioltezza più totale. Il comparto tecnico è sublime, riesce a valorizzare anche i dettagli più semplici e piccoli.
Insomma, se non si fosse ancora capito, Eizouken mi ha incantato e lo consiglio vivamente a tutti.
"Keep Your Hands Off Eizouken!” è un anime che mi ha incuriosito fin dall’inizio e che complessivamente ho trovato piuttosto gradevole, ma un po’ meno interessante di ciò che mi sarei aspettato.
Le prime puntate sono certamente quello che ho trovato più convincenti. Mettono fin da subito in mostra un buon lato tecnico e quello che è l’argomento di punta della serie: il processo produttivo per la realizzazione di un anime. L’aspetto più originale e affascinante della serie verte sulle modalità di racconto con cui le protagoniste, immaginano prima, e realizzano poi, determinate scene per le loro storie. La serie riesce quindi a valorizzare molto bene il trasporto e la passione che i personaggi mettono nel loro lavoro, facendoci capire le potenzialità e le difficoltà di un’arte complessa come l’animazione, soffermandosi anche su dettagli minuziosi.
Il processo produttivo è quindi descritto piuttosto bene, ma credo che sia mancato il coraggio nel mostrare un po’ il rovescio della medaglia nel mondo di produzione di anime. Certo, qui non si parla di animazione commerciale prodotta su scala industriale, quindi certi temi inerenti allo sfruttamento dei lavoratori e all’arretratezza degli studi sarebbero stati effettivamente un po’ fuori luogo.
Tuttavia, credo che avrebbe comunque avuto senso cercare di dare anche una visione meno idilliaca di quello che è il mondo dell’industria dell’animazione giapponese, anche solo per creare all’interno della narrazione dei problemi per le protagoniste che non fossero esclusivamente di carattere tecnico e organizzativo. Anche perché così facendo, la serie sembra davvero troppo autoreferenziale. Pur nei suoi limiti però, la descrizione del processo produttivo rimane uno dei punti forti della serie, così come le atmosfere estive e solari, accompagnate da una colonna sonora spensierata e molto orecchiabile.
Purtroppo, uno dei punti più limitanti di questa serie per me sono i personaggi. Se già la trama nel suo insieme è fondamentalmente monotematica, visto che non si esce quasi mai dall’unico argomento di punta, i personaggi sono decisamente monodimensionali. La loro è una caratterizzazione di facciata, priva di sfumature e sviluppi significativi. Non al punto da dispiacere, ma almeno le tre protagoniste avrebbero dovuto essere un po’ più sfaccettate.
Nel complesso, "Keep Your Hands Off Eizouken!” è una serie discreta che, seppur con qualche limite, riesce a raccontare efficacemente la produzione di un anime dalla prospettiva di tre ragazze appassionate e determinate. Personalmente però, avrei gradito una narrazione più varia, che sapesse dare spazio anche al lato comico e slice of life della serie che, invece, tende un po’ a fossilizzarsi sul tema principale, regalando pochi altri spunti di riflessione o semplici momenti di stacco.
Le prime puntate sono certamente quello che ho trovato più convincenti. Mettono fin da subito in mostra un buon lato tecnico e quello che è l’argomento di punta della serie: il processo produttivo per la realizzazione di un anime. L’aspetto più originale e affascinante della serie verte sulle modalità di racconto con cui le protagoniste, immaginano prima, e realizzano poi, determinate scene per le loro storie. La serie riesce quindi a valorizzare molto bene il trasporto e la passione che i personaggi mettono nel loro lavoro, facendoci capire le potenzialità e le difficoltà di un’arte complessa come l’animazione, soffermandosi anche su dettagli minuziosi.
Il processo produttivo è quindi descritto piuttosto bene, ma credo che sia mancato il coraggio nel mostrare un po’ il rovescio della medaglia nel mondo di produzione di anime. Certo, qui non si parla di animazione commerciale prodotta su scala industriale, quindi certi temi inerenti allo sfruttamento dei lavoratori e all’arretratezza degli studi sarebbero stati effettivamente un po’ fuori luogo.
Tuttavia, credo che avrebbe comunque avuto senso cercare di dare anche una visione meno idilliaca di quello che è il mondo dell’industria dell’animazione giapponese, anche solo per creare all’interno della narrazione dei problemi per le protagoniste che non fossero esclusivamente di carattere tecnico e organizzativo. Anche perché così facendo, la serie sembra davvero troppo autoreferenziale. Pur nei suoi limiti però, la descrizione del processo produttivo rimane uno dei punti forti della serie, così come le atmosfere estive e solari, accompagnate da una colonna sonora spensierata e molto orecchiabile.
Purtroppo, uno dei punti più limitanti di questa serie per me sono i personaggi. Se già la trama nel suo insieme è fondamentalmente monotematica, visto che non si esce quasi mai dall’unico argomento di punta, i personaggi sono decisamente monodimensionali. La loro è una caratterizzazione di facciata, priva di sfumature e sviluppi significativi. Non al punto da dispiacere, ma almeno le tre protagoniste avrebbero dovuto essere un po’ più sfaccettate.
Nel complesso, "Keep Your Hands Off Eizouken!” è una serie discreta che, seppur con qualche limite, riesce a raccontare efficacemente la produzione di un anime dalla prospettiva di tre ragazze appassionate e determinate. Personalmente però, avrei gradito una narrazione più varia, che sapesse dare spazio anche al lato comico e slice of life della serie che, invece, tende un po’ a fossilizzarsi sul tema principale, regalando pochi altri spunti di riflessione o semplici momenti di stacco.
«Keep Your Hands Off Eizouken!» è un opera diretta da Masaaki Yuasa, famoso per il suo eclettismo.
Con questo anime si può parlare tranquillamente di meta-anime perché lo scopo di questa opera è mostrare tutto il processo che poi porta alla distribuzione di un'opera.
Le protagoniste sono tre liceali e ognuna di esse incarna uno dei ruoli fondamentali che si trovano in qualsiasi studio:
- la regista Asakusa, ragazza timida con una smodata passione per il disegno dei fondali e una creatività senza pari che la porta a passare da un progetto all'altro rendendo difficile il compito delle altre ragazze, ma è la sua fantasia il motore di tutta la produzione e anche il "deus ex machina" dei problemi;
- l'animatrice Mizusaki, che al contrario di Asakusa è molto socievole e è anche molto famosa per via del suo lavoro come modella. Ha sempre avuto una vocazione per l'animazione nonostante questo la portasse a scontrarsi contro la volontà della famiglia che vuole fare di lei un'attrice, arrivando a proibirle qualsiasi cosa inerente all'animazione. Attraverso i suoi discorsi viene trasmessa la vera passione per il mondo dell'animazione e sottolinea l'orgoglio che gli appartenenti al settore devono avere;
- la produttrice Kanamori, a mio parere il personaggio più carismatico di questa opera. Non è per niente familiare con il mondo degli anime o dell'animazione in generale, ma ha ben presente il valore del denaro e del marketing. Svolge un ruolo fondamentale all'interno dell'associazione siccome coordina le altre, si occupa degli aspetti più tecnici della distribuzione del lavoro finito e della promozione. Riesce a dimostrare come l'attenzione ad una gestione accurata, sempre mirata al profitto, sia cosa essenziale per la sopravvivenza di uno studio. La sua figura è di grande attualità vista la tipica generale poca attenzione all'economicità delle produzioni.
I personaggi non hanno un vero e proprio sviluppo durante la storia, rimangono sempre fedeli a quanto presentato fin dalla prima puntata. Questo perché l'anime vuole essere un documentario sul mondo dell'animazione, è espressione della passione che viene versata nelle opere. I personaggi devono incarnare gli stereotipi degli addetti al settore per riuscire a trasmettere il realismo di quanto illustrato nelle vicende.
Sono molto interessanti gli approfondimenti tecnici che vengono fatti negli episodi e nel procedere delle puntante si nota un progredire della tecnica utilizzata proprio per mostrare i passi fatti nel mondo dell'animazione. Si parte dai disegni fatti a mano e semplicemente assemblati contro una finestra, poi si passa a mostrare il funzionamento di una "cinepresa" verticale risalente a quando tutto il processo di animazione era fatto a mano, infine si arriva all'utilizzo di programmi e computer.
Ho molto apprezzato il comparto tecnico dell'anime perché si distacca da un genere mainstream che si sta imponendo nelle opere contemporanee e dal direttore di questo anime non ci si poteva aspettare niente di diverso. di uno studio.
Con questo anime si può parlare tranquillamente di meta-anime perché lo scopo di questa opera è mostrare tutto il processo che poi porta alla distribuzione di un'opera.
Le protagoniste sono tre liceali e ognuna di esse incarna uno dei ruoli fondamentali che si trovano in qualsiasi studio:
- la regista Asakusa, ragazza timida con una smodata passione per il disegno dei fondali e una creatività senza pari che la porta a passare da un progetto all'altro rendendo difficile il compito delle altre ragazze, ma è la sua fantasia il motore di tutta la produzione e anche il "deus ex machina" dei problemi;
- l'animatrice Mizusaki, che al contrario di Asakusa è molto socievole e è anche molto famosa per via del suo lavoro come modella. Ha sempre avuto una vocazione per l'animazione nonostante questo la portasse a scontrarsi contro la volontà della famiglia che vuole fare di lei un'attrice, arrivando a proibirle qualsiasi cosa inerente all'animazione. Attraverso i suoi discorsi viene trasmessa la vera passione per il mondo dell'animazione e sottolinea l'orgoglio che gli appartenenti al settore devono avere;
- la produttrice Kanamori, a mio parere il personaggio più carismatico di questa opera. Non è per niente familiare con il mondo degli anime o dell'animazione in generale, ma ha ben presente il valore del denaro e del marketing. Svolge un ruolo fondamentale all'interno dell'associazione siccome coordina le altre, si occupa degli aspetti più tecnici della distribuzione del lavoro finito e della promozione. Riesce a dimostrare come l'attenzione ad una gestione accurata, sempre mirata al profitto, sia cosa essenziale per la sopravvivenza di uno studio. La sua figura è di grande attualità vista la tipica generale poca attenzione all'economicità delle produzioni.
I personaggi non hanno un vero e proprio sviluppo durante la storia, rimangono sempre fedeli a quanto presentato fin dalla prima puntata. Questo perché l'anime vuole essere un documentario sul mondo dell'animazione, è espressione della passione che viene versata nelle opere. I personaggi devono incarnare gli stereotipi degli addetti al settore per riuscire a trasmettere il realismo di quanto illustrato nelle vicende.
Sono molto interessanti gli approfondimenti tecnici che vengono fatti negli episodi e nel procedere delle puntante si nota un progredire della tecnica utilizzata proprio per mostrare i passi fatti nel mondo dell'animazione. Si parte dai disegni fatti a mano e semplicemente assemblati contro una finestra, poi si passa a mostrare il funzionamento di una "cinepresa" verticale risalente a quando tutto il processo di animazione era fatto a mano, infine si arriva all'utilizzo di programmi e computer.
Ho molto apprezzato il comparto tecnico dell'anime perché si distacca da un genere mainstream che si sta imponendo nelle opere contemporanee e dal direttore di questo anime non ci si poteva aspettare niente di diverso. di uno studio.
"Keep Your Hands Off Eizouken!" è sicuramente un anime particolare, ricco di animazioni di alto livello, ma il cui unico scopo risulta essere quello di raccontare il processo produttivo nell'industria degli anime, non puntando troppo seriamente sulla narrazione della storia e sui suoi personaggi.
La trama come detto è molto semplice, nulla di pretenzioso, ma nonostante ciò è piacevole e riesce sempre ad intrattenere; anche se spesso la trama viene messa in secondo piano per dare spazio alla più disparata fantasia dell'autore con diverse animazioni singolari, e a spiegazione/lezioni tecniche sullo sviluppo degli anime.
I personaggi sostanzialmente sono solo tre, non sono nulla di che, sono basilari e poco approfonditi, la più interessante è la spilungona, le altre due invece sono abbastanza stereotipate e mi sanno di già visto altrove. Il resto del cast fanno solo da comparsa.
Voto finale: 6
La trama come detto è molto semplice, nulla di pretenzioso, ma nonostante ciò è piacevole e riesce sempre ad intrattenere; anche se spesso la trama viene messa in secondo piano per dare spazio alla più disparata fantasia dell'autore con diverse animazioni singolari, e a spiegazione/lezioni tecniche sullo sviluppo degli anime.
I personaggi sostanzialmente sono solo tre, non sono nulla di che, sono basilari e poco approfonditi, la più interessante è la spilungona, le altre due invece sono abbastanza stereotipate e mi sanno di già visto altrove. Il resto del cast fanno solo da comparsa.
Voto finale: 6
"Keep your hands off Eizouken!" è una breve serie di appena dodici episodi tratta dall’omonimo manga di Sumito Oowara. Inizialmente la scartai pensando che si trattasse della solita commedia scolastica, tuttavia, decisi di darle una possibilità dopo aver letto i nomi di chi si sarebbe dedicato alla sua produzione e, a giudicare da quanto l’ho apprezzata, direi che è stata la scelta migliore. Questo, infatti, è un perfetto esempio di come non si debba mai giudicare un libro dalla copertina.
La serie ha come protagoniste tre studentesse che per una serie di motivi decideranno di creare un club scolastico dedicato alla produzione degli anime. Niente che non si sia già visto, potrebbe rispondere qualcuno, ma in realtà i punti di forza di questo anime sono proprio la personalità delle protagoniste e il modo in cui viene raccontata la storia. Il primo membro su cui si basa il gruppo è Asakusa Midori, una ragazza un po’ sempliciotta che trascorre sempre il suo tempo a disegnare gli sketch più disparati necessari a modellare l’ambiente su cui si basano le storie, cosa che la porterà ad occuparsi del concept design. Dato che le sue idee si basano sempre sulla sua immaginazione relativa agli anime, però, è affiancata dalla sua amica Kanamori, la quale ha il compito di sfruttare il suo interesse per i guadagni al fine di evitare che Midori commetta qualche sciocchezza. Al duo di partenza, si aggiungerà ben presto anche Mizusaki, la figlia di due attori che però sogna di diventare un'animatrice, il tutto senza renderlo noto alla sua famiglia.
Una delle caratteristiche di questa serie è il riuscire a unire perfettamente l’ambiente scolastico a quello lavorativo, dal momento che, pur rimanendo all’interno dell’istituto scolastico, la serie è in grado di evidenziare adeguatamente alcuni problemi reali che riguardano la produzione degli anime e le scelte interne degli studi di animazione, come per esempio le tempistiche e la selezione iniziale dei progetti al fine di scartare tutte quelle serie che potrebbero non riscuotere abbastanza successo e di conseguenza determinare una perdita economica per lo studio. Infatti, sebbene Asakusa e Mizusaki siano animate da una vera e propria passione per gli anime, se vogliono continuare ad impegnarsi in questo ambito devono necessariamente considerare anche l’aspetto economico, ed è qui che entra in gioco Kanamori, la quale ha il compito di porre un limite alle loro fantasie per riportarle con i piedi per terra.
Al di là di quanto possano essere trattati realisticamente determinati temi, ciò che colpisce di questa serie è anche l’ambiente in cui si svolge, in quanto è tutto ambientato all’interno di un paese ricoperto da corsi d’acqua. Oltre alla produzione in sé degli anime, su cui la serie non andrà nel dettaglio come nel caso di Shirobako, viene dedicato molto tempo anche alle esplorazioni che le ragazze svolgono per trovare l’ispirazione per i loro progetti, il che ci permette di ammirare gli sfondi ricchi di torrenti, edifici bizzarri e sotterranei misteriosi. Inoltre, al fascino dell'esplorazione si aggiunge la vivacità del gruppo che contribuisce a rendere ogni episodio davvero spensierato.
Proprio grazie agli sfondi e alla vivacità delle protagoniste, l’anime riesce a trasmettere perfettamente allo spettatore la loro passione per l’animazione. Nel mio caso, inoltre, ha rappresentato una vera e propria ventata di aria fresca, cosa che ormai provo sempre più raramente di fronte ad una serie e che mi ha ricordato ciò che provai quando vidi le prime serie che mi fecero appassionare al mondo di anime e manga. Per quanto mi riguarda, questo rappresenta un motivo più che sufficiente per farmi apprezzare la serie, ma in realtà sono stata pienamente soddisfatta anche di ciò che sta dietro alla produzione di Eizouken. Lato musiche, alcune di essere sono state riutilizzate molto spesso, ma senza mai stonare con le scene in cui sono state inserite, specialmente nei momenti in cui l’immaginazione di Asakusa prendeva vita. Lato sigle, invece, non posso non citare l’opening, la quale è diventata un vero e proprio tormentone che durante la messa in onda dell’anime ha dato vita ha letteralmente invaso i social. In merito alle animazioni, anche in questo caso è stato svolto un ottimo lavoro che ha contribuito a dare ancora più personalità alle protagoniste. Non è raro imbattersi in commenti che definiscono il character design e le animazioni di Science SARU troppo semplicistiche, ma in realtà si tratta semplicemente di uno stile caratteristico di questo studio e il fatto che molti anime seguano un determinato canone non implica che debba essere applicato da tutti gli studi di animazione per tutte le opere.
In sostanza si tratta di un’ottima serie che mi ha ricordato cosa significa rimanere affascinati da una storia. Solitamente tendo ad assegnare valutazioni molto positive solo a serie in grado di tenermi incollata allo schermo, ma questa sarebbe effettivamente una discriminazione per tutte quelle serie che non puntano ad avere una trama basata unicamente su una serie di misteri molto intricati, motivo per il quale non vedo alcuna ragione per non dare un ottimo voto ad una serie che ho apprezzato molto. Sfortunatamente, a causa di una scelta registica delle protagoniste avvenuta nell’ultimo episodio, non me la sento di assegnargli un 10 pieno, ma si tratta ugualmente di una serie veramente interessante, che consiglio a chiunque.
La serie ha come protagoniste tre studentesse che per una serie di motivi decideranno di creare un club scolastico dedicato alla produzione degli anime. Niente che non si sia già visto, potrebbe rispondere qualcuno, ma in realtà i punti di forza di questo anime sono proprio la personalità delle protagoniste e il modo in cui viene raccontata la storia. Il primo membro su cui si basa il gruppo è Asakusa Midori, una ragazza un po’ sempliciotta che trascorre sempre il suo tempo a disegnare gli sketch più disparati necessari a modellare l’ambiente su cui si basano le storie, cosa che la porterà ad occuparsi del concept design. Dato che le sue idee si basano sempre sulla sua immaginazione relativa agli anime, però, è affiancata dalla sua amica Kanamori, la quale ha il compito di sfruttare il suo interesse per i guadagni al fine di evitare che Midori commetta qualche sciocchezza. Al duo di partenza, si aggiungerà ben presto anche Mizusaki, la figlia di due attori che però sogna di diventare un'animatrice, il tutto senza renderlo noto alla sua famiglia.
Una delle caratteristiche di questa serie è il riuscire a unire perfettamente l’ambiente scolastico a quello lavorativo, dal momento che, pur rimanendo all’interno dell’istituto scolastico, la serie è in grado di evidenziare adeguatamente alcuni problemi reali che riguardano la produzione degli anime e le scelte interne degli studi di animazione, come per esempio le tempistiche e la selezione iniziale dei progetti al fine di scartare tutte quelle serie che potrebbero non riscuotere abbastanza successo e di conseguenza determinare una perdita economica per lo studio. Infatti, sebbene Asakusa e Mizusaki siano animate da una vera e propria passione per gli anime, se vogliono continuare ad impegnarsi in questo ambito devono necessariamente considerare anche l’aspetto economico, ed è qui che entra in gioco Kanamori, la quale ha il compito di porre un limite alle loro fantasie per riportarle con i piedi per terra.
Al di là di quanto possano essere trattati realisticamente determinati temi, ciò che colpisce di questa serie è anche l’ambiente in cui si svolge, in quanto è tutto ambientato all’interno di un paese ricoperto da corsi d’acqua. Oltre alla produzione in sé degli anime, su cui la serie non andrà nel dettaglio come nel caso di Shirobako, viene dedicato molto tempo anche alle esplorazioni che le ragazze svolgono per trovare l’ispirazione per i loro progetti, il che ci permette di ammirare gli sfondi ricchi di torrenti, edifici bizzarri e sotterranei misteriosi. Inoltre, al fascino dell'esplorazione si aggiunge la vivacità del gruppo che contribuisce a rendere ogni episodio davvero spensierato.
Proprio grazie agli sfondi e alla vivacità delle protagoniste, l’anime riesce a trasmettere perfettamente allo spettatore la loro passione per l’animazione. Nel mio caso, inoltre, ha rappresentato una vera e propria ventata di aria fresca, cosa che ormai provo sempre più raramente di fronte ad una serie e che mi ha ricordato ciò che provai quando vidi le prime serie che mi fecero appassionare al mondo di anime e manga. Per quanto mi riguarda, questo rappresenta un motivo più che sufficiente per farmi apprezzare la serie, ma in realtà sono stata pienamente soddisfatta anche di ciò che sta dietro alla produzione di Eizouken. Lato musiche, alcune di essere sono state riutilizzate molto spesso, ma senza mai stonare con le scene in cui sono state inserite, specialmente nei momenti in cui l’immaginazione di Asakusa prendeva vita. Lato sigle, invece, non posso non citare l’opening, la quale è diventata un vero e proprio tormentone che durante la messa in onda dell’anime ha dato vita ha letteralmente invaso i social. In merito alle animazioni, anche in questo caso è stato svolto un ottimo lavoro che ha contribuito a dare ancora più personalità alle protagoniste. Non è raro imbattersi in commenti che definiscono il character design e le animazioni di Science SARU troppo semplicistiche, ma in realtà si tratta semplicemente di uno stile caratteristico di questo studio e il fatto che molti anime seguano un determinato canone non implica che debba essere applicato da tutti gli studi di animazione per tutte le opere.
In sostanza si tratta di un’ottima serie che mi ha ricordato cosa significa rimanere affascinati da una storia. Solitamente tendo ad assegnare valutazioni molto positive solo a serie in grado di tenermi incollata allo schermo, ma questa sarebbe effettivamente una discriminazione per tutte quelle serie che non puntano ad avere una trama basata unicamente su una serie di misteri molto intricati, motivo per il quale non vedo alcuna ragione per non dare un ottimo voto ad una serie che ho apprezzato molto. Sfortunatamente, a causa di una scelta registica delle protagoniste avvenuta nell’ultimo episodio, non me la sento di assegnargli un 10 pieno, ma si tratta ugualmente di una serie veramente interessante, che consiglio a chiunque.
"Keep Your Hands Off Eizouken!" è l'ultimo lavoro animato da Science Saru, lo studio fondato dal peculiare regista Masaaki Yuasa. L'opera è un meta-anime ovvero un anime che parla di come si fanno gli anime, la trama solo appena abbozzata rientra nel genere "ragazze delle superiori che nel loro club scolastico fanno cose da adulti" e parla di queste tre ragazze che creano animazioni, sia con metodo classico che con CG.
Si nota subito come la trama non rivesta molta importanza negli intenti dell'autore, ma sia solo un contenitore per spiegarci qualche nozione di disegno, regia, animazione, produzione e comunicazione aziendale, oltre a mostrarci nella sua trasposizione le ottime animazioni dello studio Saru. Da questo punto di vista l'anime è più vicino ad un documentario che ad un anime in senso classico. Essendo credibilità e normali sviluppi di trama superflui, le ragazze si mostreranno subito come specialiste nei loro settori di competenza ovvero Midori Asakusa la nanerottola con la testa fra le nuvole si occupa solo di fondali e regia, Sayaka Kanamori la ragazza più quadrata e senza alcuna motivazione artistica si occupa solo di ambiti manageriali e di vendita e Tsubame Mizusaki farà solo ed esclusivamente animazioni. Il rapporto fra studio principale e i numerosi terzisti di una vera produzione viene simulato coinvolgendo mano a mano attraverso la crescente fama delle opere di queste tre ragazze, ulteriori club scolastici nonché si simulano le difficoltà di produzione, consegna e distribuzione.
Benché sia la trama pretestuosa, i personaggi sono -pur rimanendo all'interno dei loro stereotipi- ben caratterizzati, o almeno lo sono due su tre mentre la terza ragazza Mizusaki, un personaggio particolarmente piatto, è invece solo un tipico cliché narrativo; la creativa Asakusa e la calcolatrice Kanamori sono invece personaggi ottimi che bucano lo schermo.
Le animazioni sono di alta qualità come è giusto aspettarsi in un anime dove l'animazione stessa è al centro della trama, si nota comunque come lo studio Saru abbia messo meno note personali nello svolgimento del suo lavoro relegando i suoi classici movimenti con poco dettaglio ma molta plasticità solo agli anime all'interno dell'anime. Simpatici alcuni cameo e citazioni riguardanti il vecchio studio Ghibli anche se chiaramente rimandano più alla generazione dell'autore piuttosto che alla generazione dei personaggi. Trovo improbabile che una ragazza della classe 2004 abbia il suo colpo di fulmine artistico attraverso un anime degli anni '70.
La mia considerazione è quella di un prodotto che non è né carne e né pesce, troppo superficiale sia come storia di narrativa che come documentario non volendo l'autore sbilanciarsi in un lato o nell'altro. Sicuramente dal punto di vista commerciale questo ibrido consente di radunare molti più spettatori di quello che avrebbe potuto fare un vero documentario diminuendo però d'altro canto la qualità dei contenuti in modo sensibile. "Keep Your Hands Off Eizouken!" risulta quindi targhetizzato per adolescenti indecisi nel proprio percorso formativo (un po' come hanno fatto gli americani con Grey's Anatomy e altre serie medicali per convincere i giovani ad iscriversi a medicina), o cultori di vecchia data innamorati della tecnica quanto dei contenuti. Piccola domanda aperta finale, mi chiedo che successo avrebbe ottenuto quest'opera senza il coinvolgimento del famoso regista Yuasa e del suo ottimo staff.
Si nota subito come la trama non rivesta molta importanza negli intenti dell'autore, ma sia solo un contenitore per spiegarci qualche nozione di disegno, regia, animazione, produzione e comunicazione aziendale, oltre a mostrarci nella sua trasposizione le ottime animazioni dello studio Saru. Da questo punto di vista l'anime è più vicino ad un documentario che ad un anime in senso classico. Essendo credibilità e normali sviluppi di trama superflui, le ragazze si mostreranno subito come specialiste nei loro settori di competenza ovvero Midori Asakusa la nanerottola con la testa fra le nuvole si occupa solo di fondali e regia, Sayaka Kanamori la ragazza più quadrata e senza alcuna motivazione artistica si occupa solo di ambiti manageriali e di vendita e Tsubame Mizusaki farà solo ed esclusivamente animazioni. Il rapporto fra studio principale e i numerosi terzisti di una vera produzione viene simulato coinvolgendo mano a mano attraverso la crescente fama delle opere di queste tre ragazze, ulteriori club scolastici nonché si simulano le difficoltà di produzione, consegna e distribuzione.
Benché sia la trama pretestuosa, i personaggi sono -pur rimanendo all'interno dei loro stereotipi- ben caratterizzati, o almeno lo sono due su tre mentre la terza ragazza Mizusaki, un personaggio particolarmente piatto, è invece solo un tipico cliché narrativo; la creativa Asakusa e la calcolatrice Kanamori sono invece personaggi ottimi che bucano lo schermo.
Le animazioni sono di alta qualità come è giusto aspettarsi in un anime dove l'animazione stessa è al centro della trama, si nota comunque come lo studio Saru abbia messo meno note personali nello svolgimento del suo lavoro relegando i suoi classici movimenti con poco dettaglio ma molta plasticità solo agli anime all'interno dell'anime. Simpatici alcuni cameo e citazioni riguardanti il vecchio studio Ghibli anche se chiaramente rimandano più alla generazione dell'autore piuttosto che alla generazione dei personaggi. Trovo improbabile che una ragazza della classe 2004 abbia il suo colpo di fulmine artistico attraverso un anime degli anni '70.
La mia considerazione è quella di un prodotto che non è né carne e né pesce, troppo superficiale sia come storia di narrativa che come documentario non volendo l'autore sbilanciarsi in un lato o nell'altro. Sicuramente dal punto di vista commerciale questo ibrido consente di radunare molti più spettatori di quello che avrebbe potuto fare un vero documentario diminuendo però d'altro canto la qualità dei contenuti in modo sensibile. "Keep Your Hands Off Eizouken!" risulta quindi targhetizzato per adolescenti indecisi nel proprio percorso formativo (un po' come hanno fatto gli americani con Grey's Anatomy e altre serie medicali per convincere i giovani ad iscriversi a medicina), o cultori di vecchia data innamorati della tecnica quanto dei contenuti. Piccola domanda aperta finale, mi chiedo che successo avrebbe ottenuto quest'opera senza il coinvolgimento del famoso regista Yuasa e del suo ottimo staff.
Sto portando avanti stoicamente la scelta di rivolgere la mia attenzione su due o tre titoli per stagione, evitando come la peste serie e special TV basati su eroge misconosciuti e light novel di infima nomea. Sono troppo vecchio perfino per appassionarmi a shounen battle e affini. Inoltre è cosa ben risaputa che manifesto una grave forma di idiosincrasia verso 3D e derivati. Ormai la CGI è la mia nemesi. Non sono uno di facile contentatura. Cosa guardare ordunque?
Questa volta la cernita, pescando nel mare magno delle proposte stagionali, mi ha portato a posare gli occhi sull'ultima chicca di Science SARU, uno degli studi più promettenti del momento, foriero di innovazione e sfrenata creatività. Creatura plasmata dall'istrionico Masami Yuasa, a cavaliere di un'epoca dove non si tende ad azzardare con sperimentazioni e personalismi. Ma bando alle ciancie ed entriamo subito nel gorgo, che la ciccia è tanta e lo spazio poco. E di certo non si tratta di paccottiglia di seconda categoria. Dopo il mezzo capitombolo del discusso "Devilman Crybaby" (che ha ricevuto molte lodi, ma anche sferzanti critiche), pare che per il regista di Fukuoka si stia profilando l'ennesimo colpaccio, come in una sequenza sovraesposta. Lo dico a botta calda, ma, d'ora in poi, il mondo dell'animazione nipponica non sarà più lo stesso. Da quel poco che sono riuscito a sbirciare la trasposizione animata ha una marcia in più rispetto al manga di Sumito Owara, che in tutti casi merita una nota di plauso per l'indubbia originalità.
Procediamo per gradi. Nella prima parte andrò a enucleare gli aspetti tecnici per poi passare ad analizzare plot narrativo e personaggi.
Cominciamo col dire che a differenza di "Ping Pong ~ The Animation" qui l'intervento di Masaaki Yuasa si nota meno, specialmente nei movimenti di camera, privi dei consueti traballamenti forzati e degli stacchi improvvisi. Anche le inquadrature e le anatomie sono allineate a quelle originali. Niente corpi dilatati allo spasimo e nessun uso intensivo di lenti e filtri stroboscopici. L'opera per tutta la sua interezza è un florilegio di stili provenienti da artisti diversi, che suscita un'enorme curiosità fin dalle primissime battute iniziali. Come non rimanere di stucco dinanzi alle trovate e alle innumerevoli citazioni del primo episodio? Oppure come non amare la vena non-sense della micidiale opening, interamente concepita dallo stesso Yuasa? (Sigla che ha generato una pioggia di meme.) Nel frattempo continua l'idillio con Eunyoung Choi, come da copione, a capo di tutto ciò che riguarda la fase di produzione.
A dire il vero quest'opera è frutto di un lavoro collettivo, poiché Yuasa, come avevo già spiegato, ha sì incitato, monitorato, suggerito, ma poca mano ha messo sugli storyboard e nelle sceneggiature, almeno rispetto al solito. (In "Ping Pong" tutti gli ekonte portavano la sua firma, idem per gran parte dei dialoghi di "Tatami Galaxy".) Abilissimo nel derogare i compiti al suo staff. Pochi sanno sfoggiare questa dote. Il risultato è tutto il contrario di una esposizione arida, schematica e prefissata, esaltando il nitore dello stile. Facendo la dovuta attenzione qualche suo svolazzo lo si può comunque intravedere. Sarebbe ingiusto, però, non tributargli il merito per la riuscita del progetto.
Per rappresentare al meglio il dedalo di viuzze e fiumiciattoli e le schiere di edifici che caratterizzano Shibahama viene ingaggiato Masanobu Nomura, già distintosi in "Little Witch Academia". Non parliamo certamente di un art director "anti-empatico" privo di senso della levità e del dettaglio. I ragazzi dello Studio Bihou poi fanno miracoli con Photoshop. I colori sono esuberanti. Merito di Aiku Nakamura, un altro dei principali reggitori della serie, mentre Atsuko Nozaki, Hakuyu Go e Kai Ikarashi bagnano il naso a tutti con le loro superbe action-scene da capogiro.
Tutto nasce in un noioso giorno di pioggia, tra decine e decine di video in streaming, all'apparenza tutti molto simili, Midori Asakusa si imbatte (quasi per caso) in "Mirai Shonen Conan", e da lì nasce in lei un amore viscerale per gli anime che la porteranno a costruire scenari fanta-apocalittici e incredibili avventure con sottomarini e aeromobili che si rifanno alle creazioni del grande Miyazaki. Infatti, la protagonista del loro cortometraggio d'esordio è una discendente diretta di Nausicaä, in versione affusolata e semisvestita, come lo erano le sensuali eroine fantasy che tempo fa imperversano in OAV e videogiochi per console. Le ambientazioni sono settate e circoscritte in una ridente e cosmopolita località marittima che sembra un enorme amusement park popolato da abitanti caciaroni e sguaiati. Esaminando capi d'abbigliamento, mobilio e tecnologie sembrerebbe collocata ai giorni nostri o poco più in là; per esempio la multiplane camera viene già considerata oggetto da antiquariato.
La trama scritta da Yuichirou Kido sorprende per velocità e scorrevolezza, e le puntate filano via lisce come l'olio. In certi passi ricorda molto la scalata di quei tre folli animatori (Hiroyuki Yamaga, Hideaki Anno e Takami Arai) alle prese con il video di presentazione per una convention di fantascienza. (Daicon Film vi dice niente?) Solo che in questo caso la storia è in versione femminile, anche se di femminile le tre scatenate adolescenti, in realtà, hanno ben poco, specialmente nelle movenze. Infatti le tinte preponderanti sono azzurro, blu scuro e verde acquamarina, mentre le tonalità di rosa e fucsia amate dalle bambine sono state bandite dallo staff. La Asakusa, nonostante il rigetto per i contatti sociali, si rivela il ritratto della gaiezza e della beata fanciullezza: adorabile e 'guanciottosa'. Uno scricciolo saltellante dalla fervidissima immaginazione, privo di qualsiasi barlume di livore. La bella Tsubame Mizusaki, con i suoi occhioni da cerbiatta, si dimostra fin da subito la più fascinosa, ed è anche quella che mi ha trasmesso meno simpatia, a causa del suo fare da smorfiosetta. Tutt'altro discorso per Sayaka Kanamori, la tipica spilungona dalla voce nasale, lentigginosa, venale e oltremodo antipatica. Nobuyuki Asano e la animatrice Yuki Igarashi hanno svolto un lavoro veramente maiuscolo su questo character, tanto che lei e la sua grettezza hanno innescato una vera e propria fenomenologia a parte.
I mecha abbozzati da Midori riesumano quelli dei primi anni '80. Quelli slanciati e arrotondati ideati da artisti del calibro di Shoji Kawamori e Yutaka Izubuchi, ai giorni nostri, nel post Eva, considerati un po' demodé. Perciò le tre si troveranno a scontrarsi con il club degli amatori di robot, che chiedono più realismo. Questo lo si può definire un momento cruciale, essendoché lo spirito visionario dell'Eizouken alla fine prevarrà. Appaiono altri comprimari nel protrarsi delle vicende, ma non godranno di molta visibilità e non avranno ruoli chiave. Di sicuro non c'è da morir d'inedia.
Nelle puntate centrali, precisamente la 6 e la 7, non succede quasi nulla e la narrazione rallenta un pochino. Meno iperboli e disegni così così, in gran parte delocalizzati a studi minori. Arrivando al sodo negli episodi centrali mancano quelle gemme hanno reso Yuasa famoso come l'erba betonica. Già dall'ottavo episodio comunque si rientra in carreggiata e tornano i guizzi visti nei primi episodi. Una vera e propria raffica di sakuga di altissimo livello con paesaggi e sfondi da colpo apoplettico.
"Keep Your Hands Off Eizouken!" è da ritenersi oltracciò un monito per chi volesse intraprendere una carriera. Senza un image-board valido e un bloc notes pieno di sketch non si va da nessuna parte. Oggi tante volte il prop design viene trascurato, talora fatto in quattro e quattr'otto con l'ausilio di computer e dati preimpostati, che possono essere modificati con poco sforzo.
Potrei tirare fuori un piccolo difettuccio, asserendo che gli animatori potevano giostrarsi meglio le scene d'azione, latenti nella parte centrale dell'opera. Ma in fin dei conti è una critica personale forse esagerata, una quisquilia che non deve in alcun modo inficiare un titolo perfetto sotto tutti i punti di vista. Nel computo dei pro e dei contro le note positive stravincono, e me ne compiaccio, e alla fine mi rendo conto che sono solamente dodici puntate, in cui sono riuscito a compenetrarmi al 101%. Mi han riportato a quando ero un quindicenne smanioso di vedere ogni anime uscito sulla faccia della terra e di carpirne ogni segreto.
Anche se non sono un campione di assertività, faccio un ultimo accorato appello a tutti gli amatori di anime e manga, e perché no, pure a chi nutre un odio innato verso Yuasa. Per chi non ha mai visto un anime giapponese prima d'ora potrebbe diventare addirittura propedeutico.
Nel gran finale gli autori tentano l'impossibile con un messaggio emozionale (che suona un tantinello criptico). Midori è indecisa e confusa sul dogma della coesistenza, questo è lampante. Dopo tutto questo adulare ed elogiare, non posso far altro che dare il voto massimo, cosa che faccio molto raramente, ma tuttavia mi sembra una scelta ponderata. Se non do 10 a una serie così! Quando mai potrà accadere di nuovo?
Questa volta la cernita, pescando nel mare magno delle proposte stagionali, mi ha portato a posare gli occhi sull'ultima chicca di Science SARU, uno degli studi più promettenti del momento, foriero di innovazione e sfrenata creatività. Creatura plasmata dall'istrionico Masami Yuasa, a cavaliere di un'epoca dove non si tende ad azzardare con sperimentazioni e personalismi. Ma bando alle ciancie ed entriamo subito nel gorgo, che la ciccia è tanta e lo spazio poco. E di certo non si tratta di paccottiglia di seconda categoria. Dopo il mezzo capitombolo del discusso "Devilman Crybaby" (che ha ricevuto molte lodi, ma anche sferzanti critiche), pare che per il regista di Fukuoka si stia profilando l'ennesimo colpaccio, come in una sequenza sovraesposta. Lo dico a botta calda, ma, d'ora in poi, il mondo dell'animazione nipponica non sarà più lo stesso. Da quel poco che sono riuscito a sbirciare la trasposizione animata ha una marcia in più rispetto al manga di Sumito Owara, che in tutti casi merita una nota di plauso per l'indubbia originalità.
Procediamo per gradi. Nella prima parte andrò a enucleare gli aspetti tecnici per poi passare ad analizzare plot narrativo e personaggi.
Cominciamo col dire che a differenza di "Ping Pong ~ The Animation" qui l'intervento di Masaaki Yuasa si nota meno, specialmente nei movimenti di camera, privi dei consueti traballamenti forzati e degli stacchi improvvisi. Anche le inquadrature e le anatomie sono allineate a quelle originali. Niente corpi dilatati allo spasimo e nessun uso intensivo di lenti e filtri stroboscopici. L'opera per tutta la sua interezza è un florilegio di stili provenienti da artisti diversi, che suscita un'enorme curiosità fin dalle primissime battute iniziali. Come non rimanere di stucco dinanzi alle trovate e alle innumerevoli citazioni del primo episodio? Oppure come non amare la vena non-sense della micidiale opening, interamente concepita dallo stesso Yuasa? (Sigla che ha generato una pioggia di meme.) Nel frattempo continua l'idillio con Eunyoung Choi, come da copione, a capo di tutto ciò che riguarda la fase di produzione.
A dire il vero quest'opera è frutto di un lavoro collettivo, poiché Yuasa, come avevo già spiegato, ha sì incitato, monitorato, suggerito, ma poca mano ha messo sugli storyboard e nelle sceneggiature, almeno rispetto al solito. (In "Ping Pong" tutti gli ekonte portavano la sua firma, idem per gran parte dei dialoghi di "Tatami Galaxy".) Abilissimo nel derogare i compiti al suo staff. Pochi sanno sfoggiare questa dote. Il risultato è tutto il contrario di una esposizione arida, schematica e prefissata, esaltando il nitore dello stile. Facendo la dovuta attenzione qualche suo svolazzo lo si può comunque intravedere. Sarebbe ingiusto, però, non tributargli il merito per la riuscita del progetto.
Per rappresentare al meglio il dedalo di viuzze e fiumiciattoli e le schiere di edifici che caratterizzano Shibahama viene ingaggiato Masanobu Nomura, già distintosi in "Little Witch Academia". Non parliamo certamente di un art director "anti-empatico" privo di senso della levità e del dettaglio. I ragazzi dello Studio Bihou poi fanno miracoli con Photoshop. I colori sono esuberanti. Merito di Aiku Nakamura, un altro dei principali reggitori della serie, mentre Atsuko Nozaki, Hakuyu Go e Kai Ikarashi bagnano il naso a tutti con le loro superbe action-scene da capogiro.
Tutto nasce in un noioso giorno di pioggia, tra decine e decine di video in streaming, all'apparenza tutti molto simili, Midori Asakusa si imbatte (quasi per caso) in "Mirai Shonen Conan", e da lì nasce in lei un amore viscerale per gli anime che la porteranno a costruire scenari fanta-apocalittici e incredibili avventure con sottomarini e aeromobili che si rifanno alle creazioni del grande Miyazaki. Infatti, la protagonista del loro cortometraggio d'esordio è una discendente diretta di Nausicaä, in versione affusolata e semisvestita, come lo erano le sensuali eroine fantasy che tempo fa imperversano in OAV e videogiochi per console. Le ambientazioni sono settate e circoscritte in una ridente e cosmopolita località marittima che sembra un enorme amusement park popolato da abitanti caciaroni e sguaiati. Esaminando capi d'abbigliamento, mobilio e tecnologie sembrerebbe collocata ai giorni nostri o poco più in là; per esempio la multiplane camera viene già considerata oggetto da antiquariato.
La trama scritta da Yuichirou Kido sorprende per velocità e scorrevolezza, e le puntate filano via lisce come l'olio. In certi passi ricorda molto la scalata di quei tre folli animatori (Hiroyuki Yamaga, Hideaki Anno e Takami Arai) alle prese con il video di presentazione per una convention di fantascienza. (Daicon Film vi dice niente?) Solo che in questo caso la storia è in versione femminile, anche se di femminile le tre scatenate adolescenti, in realtà, hanno ben poco, specialmente nelle movenze. Infatti le tinte preponderanti sono azzurro, blu scuro e verde acquamarina, mentre le tonalità di rosa e fucsia amate dalle bambine sono state bandite dallo staff. La Asakusa, nonostante il rigetto per i contatti sociali, si rivela il ritratto della gaiezza e della beata fanciullezza: adorabile e 'guanciottosa'. Uno scricciolo saltellante dalla fervidissima immaginazione, privo di qualsiasi barlume di livore. La bella Tsubame Mizusaki, con i suoi occhioni da cerbiatta, si dimostra fin da subito la più fascinosa, ed è anche quella che mi ha trasmesso meno simpatia, a causa del suo fare da smorfiosetta. Tutt'altro discorso per Sayaka Kanamori, la tipica spilungona dalla voce nasale, lentigginosa, venale e oltremodo antipatica. Nobuyuki Asano e la animatrice Yuki Igarashi hanno svolto un lavoro veramente maiuscolo su questo character, tanto che lei e la sua grettezza hanno innescato una vera e propria fenomenologia a parte.
I mecha abbozzati da Midori riesumano quelli dei primi anni '80. Quelli slanciati e arrotondati ideati da artisti del calibro di Shoji Kawamori e Yutaka Izubuchi, ai giorni nostri, nel post Eva, considerati un po' demodé. Perciò le tre si troveranno a scontrarsi con il club degli amatori di robot, che chiedono più realismo. Questo lo si può definire un momento cruciale, essendoché lo spirito visionario dell'Eizouken alla fine prevarrà. Appaiono altri comprimari nel protrarsi delle vicende, ma non godranno di molta visibilità e non avranno ruoli chiave. Di sicuro non c'è da morir d'inedia.
Nelle puntate centrali, precisamente la 6 e la 7, non succede quasi nulla e la narrazione rallenta un pochino. Meno iperboli e disegni così così, in gran parte delocalizzati a studi minori. Arrivando al sodo negli episodi centrali mancano quelle gemme hanno reso Yuasa famoso come l'erba betonica. Già dall'ottavo episodio comunque si rientra in carreggiata e tornano i guizzi visti nei primi episodi. Una vera e propria raffica di sakuga di altissimo livello con paesaggi e sfondi da colpo apoplettico.
"Keep Your Hands Off Eizouken!" è da ritenersi oltracciò un monito per chi volesse intraprendere una carriera. Senza un image-board valido e un bloc notes pieno di sketch non si va da nessuna parte. Oggi tante volte il prop design viene trascurato, talora fatto in quattro e quattr'otto con l'ausilio di computer e dati preimpostati, che possono essere modificati con poco sforzo.
Potrei tirare fuori un piccolo difettuccio, asserendo che gli animatori potevano giostrarsi meglio le scene d'azione, latenti nella parte centrale dell'opera. Ma in fin dei conti è una critica personale forse esagerata, una quisquilia che non deve in alcun modo inficiare un titolo perfetto sotto tutti i punti di vista. Nel computo dei pro e dei contro le note positive stravincono, e me ne compiaccio, e alla fine mi rendo conto che sono solamente dodici puntate, in cui sono riuscito a compenetrarmi al 101%. Mi han riportato a quando ero un quindicenne smanioso di vedere ogni anime uscito sulla faccia della terra e di carpirne ogni segreto.
Anche se non sono un campione di assertività, faccio un ultimo accorato appello a tutti gli amatori di anime e manga, e perché no, pure a chi nutre un odio innato verso Yuasa. Per chi non ha mai visto un anime giapponese prima d'ora potrebbe diventare addirittura propedeutico.
Nel gran finale gli autori tentano l'impossibile con un messaggio emozionale (che suona un tantinello criptico). Midori è indecisa e confusa sul dogma della coesistenza, questo è lampante. Dopo tutto questo adulare ed elogiare, non posso far altro che dare il voto massimo, cosa che faccio molto raramente, ma tuttavia mi sembra una scelta ponderata. Se non do 10 a una serie così! Quando mai potrà accadere di nuovo?