Runway de Waratte
Ogni giorno indossiamo vestiti e questi ci accompagnano in tutte le nostre avventure, condividendo con noi momenti tristi e felici in ogni momento. A volte particolari vestiti li mettiamo in occasioni importanti, e questi diventano quasi “sacri per noi”, proprio perché ci possiamo ricordare, tramite essi, dei giorni importanti della nostra vita. Inoltre non scordiamo che la scelta della moda può influenzare anche il nostro stato d’animo, infatti con essi possiamo capire anche il modo in cui agiamo verso la vita e come ci sentiamo in quel preciso momento. Anche nell’osservare i vestiti si può comprende (un minimo) la psicologia di una persona.
L’anime parla di moda (di sicuro un argomento poco trattato) e presenta una ragazza e un ragazzo delle superiori, nati sotto una stella sfortunata. Chiyuki, la ragazza, vorrebbe diventare una top model nell’agenzia di suo padre, ma purtroppo, per colpa della sua bassa altezza (di norma le modelle devono essere alte da 1,75 metri in su), non riesce a soddisfare l’aspettativa di molte agenzie, che rifiutano le sue richieste. Il ragazzo, chiamato Ikuto, è piuttosto timido, a differenza dell’eccentrica Chiyuki, ma anche lui con un grande sogno in tasca, “voler diventare un grande stilista”. Ikuto ha già realizzato qualche opera, però non si è mostrato a nessuno, sia perché studia ancora alle superiori sia per la sua precaria situazione famigliare. Tra i due nascerà un rapporto di reciproco interesse che contribuirà al raggiungimento del loro sogno, e faranno di tutto per potersi affermare e impratichirsi nel mondo del lavoro. Un rapporto, non solo di amicizia ma anche di grande rivalità e, chissà, magari anche altro.
A questo anime la parola “dedizione” s'addice a pennello. I due protagonisti si sono sempre esercitati anche se impossibilitati a farlo. Essi hanno, nonostante i dubbi e i momenti di fallimento, sempre dato il massimo nella loro passione. Un incontro davvero propizio e positivo, perché insieme riescono a valorizzarsi e a creare delle situazioni in cui riescono a sorpassare anche la realtà dei fatti. È una serie, in realtà, abbastanza matura. Ci sono, addirittura, anche scene di nudo parziale, non evitabili proprio per il poco tempo che le modelle hanno a disposizione prima di esibirsi. Ikuto può sembrare di apparenza femminile (purtroppo lo hanno disegnato così), ma in molte occasioni riesce a smuovere le acque e a dare soddisfazione allo spettatore. Questo proprio perché, nonostante le difficoltà, i personaggi sono stati caratterizzati correttamente, agendo non sempre in modo abitudinario. Nessuna scena ecchi, l’anime si concentra solo sul mondo del lavoro e non pensa ad altro, proprio perché deve rappresentare nel miglior modo possibile la realtà del lavoro artistico. La dedizione quindi, se non lasciata andare, attira gente e ti dà la possibilità di conoscere altre persone e quindi maggiori fonti di amicizia per poter avere più sbocchi lavorativi. È un anime che, nonostante sia ancora agli inizi, risulta davvero apprezzabile per gli amanti del genere “slice of life”.
Lo stile del disegno è particolarmente chiaro e l’animazione si presenta davvero di ottima fattura. Particolarmente piacevole il design dei personaggi. Non ci sono particolari difetti da evidenziare. A livello registico dà motivazione ad ogni episodio; nulla risulta inutile e superfluo. Un anime che consiglio a chiunque vuole seguire una piacevole avventura nel mondo dell’arte; e non fatevi ingannare dal fatto che l’anime parli di un qualcosa di apparentemente poco interessante, in fondo anche la cosa più semplice può regalare emozioni.
L’anime parla di moda (di sicuro un argomento poco trattato) e presenta una ragazza e un ragazzo delle superiori, nati sotto una stella sfortunata. Chiyuki, la ragazza, vorrebbe diventare una top model nell’agenzia di suo padre, ma purtroppo, per colpa della sua bassa altezza (di norma le modelle devono essere alte da 1,75 metri in su), non riesce a soddisfare l’aspettativa di molte agenzie, che rifiutano le sue richieste. Il ragazzo, chiamato Ikuto, è piuttosto timido, a differenza dell’eccentrica Chiyuki, ma anche lui con un grande sogno in tasca, “voler diventare un grande stilista”. Ikuto ha già realizzato qualche opera, però non si è mostrato a nessuno, sia perché studia ancora alle superiori sia per la sua precaria situazione famigliare. Tra i due nascerà un rapporto di reciproco interesse che contribuirà al raggiungimento del loro sogno, e faranno di tutto per potersi affermare e impratichirsi nel mondo del lavoro. Un rapporto, non solo di amicizia ma anche di grande rivalità e, chissà, magari anche altro.
A questo anime la parola “dedizione” s'addice a pennello. I due protagonisti si sono sempre esercitati anche se impossibilitati a farlo. Essi hanno, nonostante i dubbi e i momenti di fallimento, sempre dato il massimo nella loro passione. Un incontro davvero propizio e positivo, perché insieme riescono a valorizzarsi e a creare delle situazioni in cui riescono a sorpassare anche la realtà dei fatti. È una serie, in realtà, abbastanza matura. Ci sono, addirittura, anche scene di nudo parziale, non evitabili proprio per il poco tempo che le modelle hanno a disposizione prima di esibirsi. Ikuto può sembrare di apparenza femminile (purtroppo lo hanno disegnato così), ma in molte occasioni riesce a smuovere le acque e a dare soddisfazione allo spettatore. Questo proprio perché, nonostante le difficoltà, i personaggi sono stati caratterizzati correttamente, agendo non sempre in modo abitudinario. Nessuna scena ecchi, l’anime si concentra solo sul mondo del lavoro e non pensa ad altro, proprio perché deve rappresentare nel miglior modo possibile la realtà del lavoro artistico. La dedizione quindi, se non lasciata andare, attira gente e ti dà la possibilità di conoscere altre persone e quindi maggiori fonti di amicizia per poter avere più sbocchi lavorativi. È un anime che, nonostante sia ancora agli inizi, risulta davvero apprezzabile per gli amanti del genere “slice of life”.
Lo stile del disegno è particolarmente chiaro e l’animazione si presenta davvero di ottima fattura. Particolarmente piacevole il design dei personaggi. Non ci sono particolari difetti da evidenziare. A livello registico dà motivazione ad ogni episodio; nulla risulta inutile e superfluo. Un anime che consiglio a chiunque vuole seguire una piacevole avventura nel mondo dell’arte; e non fatevi ingannare dal fatto che l’anime parli di un qualcosa di apparentemente poco interessante, in fondo anche la cosa più semplice può regalare emozioni.
È un anime bellissimo. Sin dal primo episodio riesce a farti emozionare tantissimo (nel mio caso, piangere).
La storia parla di questa ragazza, Chiyuki, che vuole fare la modella e sfilare alla Fashion Week di Parigi. Eppure è bassa, e nel mondo delle modelle 1,58 m è una altezza non ammessa. Incontra Tsumura, un ragazzo bravissimo a creare vestiti, ma che a causa di tutte le cose di cui si fa carico vuole rinunciare al proprio sogno. I due, meravigliati uno dell'altro, decidono di intraprendere la strada per il successo, nonostante tutte le loro penalizzazioni.
L'anime è fantastico. Ho notato subito l'audio curato a meraviglia (guardandolo con delle buone cuffie). Le musiche in sottofondo non sono ripetitive e probabilmente non c'è n'è una usata due volte. I disegni sono moderni e favoriscono molto la visualizzazione.
È un anime da vedere! È capace di farti provare emozioni impagabili!
La storia parla di questa ragazza, Chiyuki, che vuole fare la modella e sfilare alla Fashion Week di Parigi. Eppure è bassa, e nel mondo delle modelle 1,58 m è una altezza non ammessa. Incontra Tsumura, un ragazzo bravissimo a creare vestiti, ma che a causa di tutte le cose di cui si fa carico vuole rinunciare al proprio sogno. I due, meravigliati uno dell'altro, decidono di intraprendere la strada per il successo, nonostante tutte le loro penalizzazioni.
L'anime è fantastico. Ho notato subito l'audio curato a meraviglia (guardandolo con delle buone cuffie). Le musiche in sottofondo non sono ripetitive e probabilmente non c'è n'è una usata due volte. I disegni sono moderni e favoriscono molto la visualizzazione.
È un anime da vedere! È capace di farti provare emozioni impagabili!
"Runway de Waratte" ("Smile Down the Runway") è un anime di dodici episodi andati in onda da gennaio a marzo 2020.
Chiyuki, studentessa all'ultimo anno del liceo, sogna di sfilare nella settimana della moda di Parigi e lavora duramente per diventare una top model. C’è solo un problema: è alta un misero metro e cinquantotto centimetri.
Ikuto, compagno di classe di Chiyuki, ha un sogno nel cassetto: diventare un fashion designer. Le difficoltà finanziarie della famiglia, però, lo costringono a mettere da parte le sue aspirazioni professionali per mettersi alla ricerca di un lavoro per supportare la madre malata e le tre sorelle minori.
Questa è la storia di due persone talentuose a cui il destino ha servito una brutta mano. Il destino, però, dovrebbe guardarsi le spalle, perché questi due hanno tutte le intenzioni di ribaltare le carte in tavola.
Quando ho iniziato la visione di questo anime, non mi aspettavo molto. Magari un prodotto carino, qualche bel vestito e molti stereotipi. Sono stata invece piacevolmente sorpresa fin da subito e, dopo una prima puntata introduttiva, la serie prosegue con un ritmo veloce e serrato che mi ha obbligato a cliccare un episodio dopo l'altro come se non ci fosse un domani.
Se non siete appassionati di moda, non preoccupatevi, questo non vi precluderà in nessun modo la visione di questo anime. Anzi, la "formula shonen" con la prima sfida, il torneo e il boss finale da sconfiggere è chiaramente visibile, anche se le "armi" a disposizione dei personaggi sono ago e filo.
Inoltre, sebbene ovviamente questo non sia un documentario, ho apprezzato che il mondo della moda sia descritto come un luogo competitivo e brutale, dove una prima occasione è elargita con parsimonia e una seconda è praticamente un unicorno.
Parliamo ora dei personaggi.
Ambiziosa, talentuosa, lavoratrice instancabile, Chiyuki ci mette l’anima ogni minuto di ogni giorno con una grinta invidiabile. Questo è un personaggio che, per una volta, posso davvero immaginare come una giovane donna del ventunesimo secolo e non una fragile donzella dell’epoca vittoriana. La protagonista, inoltre, ha una sua personalità, un suo percorso e il suo sogno, e non vive e respira per la sua controparte maschile. Fujito Chiyuki non è l’animale da compagnia di nessuno. Fujito Chiyuki è la stella dello show.
Da parte sua, Ikuto è anch'egli molto interessante. Crede nelle sue capacità e non usa le sue difficoltà personali come scusa per i suoi fallimenti. La sua integrità morale ed etica del lavoro, mostrate dall'inizio alla fine della serie, ti fanno tifare ancora di più per lui. Inoltre, non è la solita ameba buonista. È rispettoso, gentile e un gran lavoratore, ma sa tirare fuori i denti quando serve.
Mi è, inoltre, piaciuto il rapporto fra i due. Come già accennato, non vivono in simbiosi, ma hanno una vita l’una al di fuori dell’altro, elemento che ho apprezzato immensamente. Allo stesso tempo, però, si sostengono a vicenda nei momenti difficili e, credetemi, per questi due non ci sono vittorie facili, solo traguardi sudati.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, l’anime è caratterizzato da colori vividi e un chara piacevole. Gli sfondi sono molti scarni, ma ritengo sia dovuto all'attenzione ai dettagli per realizzare ogni outfit che sfila sulla passerella. Bella anche l’opening, mentre l’ending non mi è rimasta impressa.
Riassumendolo in una frase o meno: "Una ragazza con tutti i neuroni funzionanti e un ragazzo con una personalità inseguono i loro sogni, e non si può fare a meno di tifare per loro".
Chiyuki, studentessa all'ultimo anno del liceo, sogna di sfilare nella settimana della moda di Parigi e lavora duramente per diventare una top model. C’è solo un problema: è alta un misero metro e cinquantotto centimetri.
Ikuto, compagno di classe di Chiyuki, ha un sogno nel cassetto: diventare un fashion designer. Le difficoltà finanziarie della famiglia, però, lo costringono a mettere da parte le sue aspirazioni professionali per mettersi alla ricerca di un lavoro per supportare la madre malata e le tre sorelle minori.
Questa è la storia di due persone talentuose a cui il destino ha servito una brutta mano. Il destino, però, dovrebbe guardarsi le spalle, perché questi due hanno tutte le intenzioni di ribaltare le carte in tavola.
Quando ho iniziato la visione di questo anime, non mi aspettavo molto. Magari un prodotto carino, qualche bel vestito e molti stereotipi. Sono stata invece piacevolmente sorpresa fin da subito e, dopo una prima puntata introduttiva, la serie prosegue con un ritmo veloce e serrato che mi ha obbligato a cliccare un episodio dopo l'altro come se non ci fosse un domani.
Se non siete appassionati di moda, non preoccupatevi, questo non vi precluderà in nessun modo la visione di questo anime. Anzi, la "formula shonen" con la prima sfida, il torneo e il boss finale da sconfiggere è chiaramente visibile, anche se le "armi" a disposizione dei personaggi sono ago e filo.
Inoltre, sebbene ovviamente questo non sia un documentario, ho apprezzato che il mondo della moda sia descritto come un luogo competitivo e brutale, dove una prima occasione è elargita con parsimonia e una seconda è praticamente un unicorno.
Parliamo ora dei personaggi.
Ambiziosa, talentuosa, lavoratrice instancabile, Chiyuki ci mette l’anima ogni minuto di ogni giorno con una grinta invidiabile. Questo è un personaggio che, per una volta, posso davvero immaginare come una giovane donna del ventunesimo secolo e non una fragile donzella dell’epoca vittoriana. La protagonista, inoltre, ha una sua personalità, un suo percorso e il suo sogno, e non vive e respira per la sua controparte maschile. Fujito Chiyuki non è l’animale da compagnia di nessuno. Fujito Chiyuki è la stella dello show.
Da parte sua, Ikuto è anch'egli molto interessante. Crede nelle sue capacità e non usa le sue difficoltà personali come scusa per i suoi fallimenti. La sua integrità morale ed etica del lavoro, mostrate dall'inizio alla fine della serie, ti fanno tifare ancora di più per lui. Inoltre, non è la solita ameba buonista. È rispettoso, gentile e un gran lavoratore, ma sa tirare fuori i denti quando serve.
Mi è, inoltre, piaciuto il rapporto fra i due. Come già accennato, non vivono in simbiosi, ma hanno una vita l’una al di fuori dell’altro, elemento che ho apprezzato immensamente. Allo stesso tempo, però, si sostengono a vicenda nei momenti difficili e, credetemi, per questi due non ci sono vittorie facili, solo traguardi sudati.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, l’anime è caratterizzato da colori vividi e un chara piacevole. Gli sfondi sono molti scarni, ma ritengo sia dovuto all'attenzione ai dettagli per realizzare ogni outfit che sfila sulla passerella. Bella anche l’opening, mentre l’ending non mi è rimasta impressa.
Riassumendolo in una frase o meno: "Una ragazza con tutti i neuroni funzionanti e un ragazzo con una personalità inseguono i loro sogni, e non si può fare a meno di tifare per loro".
Poche cose ci hanno insegnato negli anni quanto sia potente e affascinante avere un sogno da perseguire come gli anime; basta pensare solo allo stuolo di anime sportivi per rendersene conto, e del resto gli sforzi e i sacrifici da compiere nel corso della ‘seishun’, quella gioventù tanto esaltata in quanto periodo unico e irripetibile, sono un tema estremamente caro ai Giapponesi, che lo sfruttano in tante opere diverse. Una di queste è proprio “Runway de Waratte” (lett. “Sorridi in passerella”), un anime che mette in primo piano un sogno da perseguire a tutti i costi nonostante le avversità naturali e imprevedibili, avente come sfondo l’universo della moda.
Protagonisti della serie sono Chiyuki Fujito e Ikuto Tsumura; la prima è una liceale al terzo anno che continua a seguire il sogno di diventare una modella in grado di calcare le passerelle della settimana della moda parigina, obiettivo a cui sembrava naturalmente destinata, essendo lei una bellissima ragazza figlia di un affermato stilista, ma che si è dovuto scontrare con la realtà dei fatti, visto che, nonostante abbia ormai quasi raggiunto l’età adulta, lei è alta solo 158 cm, una misura inaccettabile per gli standard di qualsiasi agenzia. Ikuto invece è uno studente liceale, anche lui al terzo anno, da sempre portato ai lavori di sartoria e col sogno non troppo nascosto di diventare un fashion designer di successo, che però, nel suo caso, si scontra con una situazione familiare precaria: primogenito di una famiglia numerosa, Ikuto ha tre sorelle a cui badare, di cui una ancora giovanissima, non potendo contare sull’apporto dei genitori, data l’assenza del padre e una malattia della madre che la costringe a un ricovero forzato in ospedale; proprio in virtù di queste condizioni Ikuto è disposto, a malincuore, a mettere da parte il suo talento, per andare immediatamente a lavorare dopo il conseguimento del diploma e contribuire in questo modo al sostentamento della famiglia. L’incontro fortuito tra i due però metterà in moto gli ingranaggi del destino e dei rispettivi sogni, facendo loro intraprendere un percorso in cui il loro sostegno reciproco riaccenderà il fuoco nelle braci sopite in cui sembrava dovessero spegnersi le loro ambizioni.
Un grande pregio della serie è sicuramente riuscire a trasmettere questo grande desiderio dei due di provare a raggiungere il loro sogno nonostante i rispettivi problemi, ancora di più riuscirci con una storia ambientata nel mondo della moda che per quelli come me, fieri prosecutori del motto “ma chi se ne frega chi l’ha fatto, basta che sia comodo!”, è un ecosistema sconosciuto e incomprensibile. E' vero che molti spokon raggiungono lo stesso risultato con delle discipline che magari non godono di grande visibilità, ma diciamo che sono facilitati dalla struttura di queste serie che mettono in primo piano la competizione sportiva fatta di gare, partite, risultati, allenamenti, tutti elementi in cui è facile calarsi e appassionarsi; ottenere gli stessi risultati con ago, filo, forbici e camminate in passerella non era per niente scontato, per cui sono rimasto felicemente sorpreso da questo punto di vista. Altra freccia all’arco della serie è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi, non solo i due protagonisti, approfonditi in neanche tanti episodi in molti aspetti del loro carattere, ma anche i personaggi secondari, come la modella e aspirante stilista Kokoro Hasegawa o il giovane ma già affermato designer Tō Ayano, che riescono a ritagliarsi, specialmente nella seconda parte dell’anime, uno spazio e un’importanza in grado di rivaleggiare e, in alcuni casi, anche mettere in ombra le vicende dei personaggi principali. Opinioni meno uniformi accompagnano invece il mio giudizio sulla sceneggiatura: da un lato ho apprezzato molto la sua evoluzione e la strada che ha intrapreso negli episodi finali, quando ha mischiato le carte in tavola creando degli scenari decisamente imprevedibili, da un altro invece ho avuto molto spesso la sensazione di una storia portata avanti troppo in fretta senza alcuni necessari momenti di stasi e riflessione, a mio modo di vedere sintomi di un adattamento, visto che l’opera originale nasce come manga ancora in corso, un po’ rimaneggiato per rientrare nelle tempistiche dello slot televisivo della serie, ma non ne ho la certezza assoluta, non avendo mai letto il manga originale. Certezza che mi manca anche nel giudicare il realismo con cui è stato rappresentato l’ambiente del fashion nipponico, perché, come ho accennato precedentemente, rappresenta per me un arcano assoluto, ma devo dire che ho apprezzato comunque questa ricostruzione molto dura e tormentata; non siamo ai livelli di un “Il diavolo veste Prada”, per rendere l’idea, ma mi è sembrato in ogni caso un mondo difficile che non guarda in faccia a nessuno e non ti regala niente, neanche se hai un talento promettente o conoscenze importanti.
Quello che non mi ha colpito particolarmente invece è stato il comparto tecnico della serie, che mi è sembrato la componente più debole della produzione. “Runway de Waratte” è un anime dello studio Ezo'la di dodici episodi, un adattamento del manga di Kotoba Inoya che al momento è ancora in corso e conta già all’attivo quindici volumi, che dal punto di vista grafico non brilla praticamente in nessun modo; dagli sfondi, ai colori e alle animazioni tutto si mantiene in una media discreta ma ritrovabile tranquillamente in decine di altre produzioni annuali, e lo stesso character design dei personaggi, piuttosto rigido e un po’ freddo, non regge il confronto con quello del manga originale. Nota positiva e di colore invece è il design dei tanti vestiti che si vedono del corso della serie, un florilegio di forme e variazioni di tonalità che, per quanto non riesca a recepire nella sua intrinseca qualità sartoriale, risulta quantomeno molto bello da vedere, fattore indubbiamente positivo per la serie, visto l’argomento che tratta. Piacevole da sentire al momento ma tutto sommato non proprio memorabile poi è la colonna sonora, mentre indubbiamente di buon livello è il doppiaggio giapponese, affidato a un cast capace e navigato dove brillano non solo i doppiatori dei due protagonisti, Yumiri Hanamori (Chiyuki) e Natsuki Hanae (Ikuto) rispettivamente, ma anche quelli di personaggi che ricevono decisamente meno spazio e attenzione come, e cito a titolo di esempio, fa Jun'ichi Suwabe nei panni di Hajime Yanagida, burbero e diffidente stilista che nei primi episodi della serie incrocia le strada di entrambi i personaggi principali. Molto gradevole l’opening dell’anime, ‘Lion’ di Ami Sakaguchi, un pezzo soft rock con un bel cambio di ritmo che ti introduce subito nell’atmosfera della serie con un video ricco di dietro le quinte dei lavori durante una sfilata, un po’ meno nelle mie corde dal punto di vista musicale ma comunque apprezzabile da sentire è invece l’ending, ‘Ray of light’ del cantante sudcoreano J-JUN.
Insomma, farsi rapire gli occhi dalla sua bellezza non è certamente il primo motivo per cui consiglierei la visione di “Runway de Waratte”, per quanto non sia neanche brutto, diciamolo, ma, se si cerca una storia appassionante da seguire che sappia trasmettere l’importanza di seguire i propri desideri e le proprie ambizioni e che riesca a costruire un microcosmo sorprendentemente affascinante di un soggetto poco conosciuto, grazie anche a personaggi interessanti e ben scritti, allora penso che questo sia un investimento a breve termine da intraprendere senza tanti ripensamenti e con ottime probabilità di resa.
Protagonisti della serie sono Chiyuki Fujito e Ikuto Tsumura; la prima è una liceale al terzo anno che continua a seguire il sogno di diventare una modella in grado di calcare le passerelle della settimana della moda parigina, obiettivo a cui sembrava naturalmente destinata, essendo lei una bellissima ragazza figlia di un affermato stilista, ma che si è dovuto scontrare con la realtà dei fatti, visto che, nonostante abbia ormai quasi raggiunto l’età adulta, lei è alta solo 158 cm, una misura inaccettabile per gli standard di qualsiasi agenzia. Ikuto invece è uno studente liceale, anche lui al terzo anno, da sempre portato ai lavori di sartoria e col sogno non troppo nascosto di diventare un fashion designer di successo, che però, nel suo caso, si scontra con una situazione familiare precaria: primogenito di una famiglia numerosa, Ikuto ha tre sorelle a cui badare, di cui una ancora giovanissima, non potendo contare sull’apporto dei genitori, data l’assenza del padre e una malattia della madre che la costringe a un ricovero forzato in ospedale; proprio in virtù di queste condizioni Ikuto è disposto, a malincuore, a mettere da parte il suo talento, per andare immediatamente a lavorare dopo il conseguimento del diploma e contribuire in questo modo al sostentamento della famiglia. L’incontro fortuito tra i due però metterà in moto gli ingranaggi del destino e dei rispettivi sogni, facendo loro intraprendere un percorso in cui il loro sostegno reciproco riaccenderà il fuoco nelle braci sopite in cui sembrava dovessero spegnersi le loro ambizioni.
Un grande pregio della serie è sicuramente riuscire a trasmettere questo grande desiderio dei due di provare a raggiungere il loro sogno nonostante i rispettivi problemi, ancora di più riuscirci con una storia ambientata nel mondo della moda che per quelli come me, fieri prosecutori del motto “ma chi se ne frega chi l’ha fatto, basta che sia comodo!”, è un ecosistema sconosciuto e incomprensibile. E' vero che molti spokon raggiungono lo stesso risultato con delle discipline che magari non godono di grande visibilità, ma diciamo che sono facilitati dalla struttura di queste serie che mettono in primo piano la competizione sportiva fatta di gare, partite, risultati, allenamenti, tutti elementi in cui è facile calarsi e appassionarsi; ottenere gli stessi risultati con ago, filo, forbici e camminate in passerella non era per niente scontato, per cui sono rimasto felicemente sorpreso da questo punto di vista. Altra freccia all’arco della serie è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi, non solo i due protagonisti, approfonditi in neanche tanti episodi in molti aspetti del loro carattere, ma anche i personaggi secondari, come la modella e aspirante stilista Kokoro Hasegawa o il giovane ma già affermato designer Tō Ayano, che riescono a ritagliarsi, specialmente nella seconda parte dell’anime, uno spazio e un’importanza in grado di rivaleggiare e, in alcuni casi, anche mettere in ombra le vicende dei personaggi principali. Opinioni meno uniformi accompagnano invece il mio giudizio sulla sceneggiatura: da un lato ho apprezzato molto la sua evoluzione e la strada che ha intrapreso negli episodi finali, quando ha mischiato le carte in tavola creando degli scenari decisamente imprevedibili, da un altro invece ho avuto molto spesso la sensazione di una storia portata avanti troppo in fretta senza alcuni necessari momenti di stasi e riflessione, a mio modo di vedere sintomi di un adattamento, visto che l’opera originale nasce come manga ancora in corso, un po’ rimaneggiato per rientrare nelle tempistiche dello slot televisivo della serie, ma non ne ho la certezza assoluta, non avendo mai letto il manga originale. Certezza che mi manca anche nel giudicare il realismo con cui è stato rappresentato l’ambiente del fashion nipponico, perché, come ho accennato precedentemente, rappresenta per me un arcano assoluto, ma devo dire che ho apprezzato comunque questa ricostruzione molto dura e tormentata; non siamo ai livelli di un “Il diavolo veste Prada”, per rendere l’idea, ma mi è sembrato in ogni caso un mondo difficile che non guarda in faccia a nessuno e non ti regala niente, neanche se hai un talento promettente o conoscenze importanti.
Quello che non mi ha colpito particolarmente invece è stato il comparto tecnico della serie, che mi è sembrato la componente più debole della produzione. “Runway de Waratte” è un anime dello studio Ezo'la di dodici episodi, un adattamento del manga di Kotoba Inoya che al momento è ancora in corso e conta già all’attivo quindici volumi, che dal punto di vista grafico non brilla praticamente in nessun modo; dagli sfondi, ai colori e alle animazioni tutto si mantiene in una media discreta ma ritrovabile tranquillamente in decine di altre produzioni annuali, e lo stesso character design dei personaggi, piuttosto rigido e un po’ freddo, non regge il confronto con quello del manga originale. Nota positiva e di colore invece è il design dei tanti vestiti che si vedono del corso della serie, un florilegio di forme e variazioni di tonalità che, per quanto non riesca a recepire nella sua intrinseca qualità sartoriale, risulta quantomeno molto bello da vedere, fattore indubbiamente positivo per la serie, visto l’argomento che tratta. Piacevole da sentire al momento ma tutto sommato non proprio memorabile poi è la colonna sonora, mentre indubbiamente di buon livello è il doppiaggio giapponese, affidato a un cast capace e navigato dove brillano non solo i doppiatori dei due protagonisti, Yumiri Hanamori (Chiyuki) e Natsuki Hanae (Ikuto) rispettivamente, ma anche quelli di personaggi che ricevono decisamente meno spazio e attenzione come, e cito a titolo di esempio, fa Jun'ichi Suwabe nei panni di Hajime Yanagida, burbero e diffidente stilista che nei primi episodi della serie incrocia le strada di entrambi i personaggi principali. Molto gradevole l’opening dell’anime, ‘Lion’ di Ami Sakaguchi, un pezzo soft rock con un bel cambio di ritmo che ti introduce subito nell’atmosfera della serie con un video ricco di dietro le quinte dei lavori durante una sfilata, un po’ meno nelle mie corde dal punto di vista musicale ma comunque apprezzabile da sentire è invece l’ending, ‘Ray of light’ del cantante sudcoreano J-JUN.
Insomma, farsi rapire gli occhi dalla sua bellezza non è certamente il primo motivo per cui consiglierei la visione di “Runway de Waratte”, per quanto non sia neanche brutto, diciamolo, ma, se si cerca una storia appassionante da seguire che sappia trasmettere l’importanza di seguire i propri desideri e le proprie ambizioni e che riesca a costruire un microcosmo sorprendentemente affascinante di un soggetto poco conosciuto, grazie anche a personaggi interessanti e ben scritti, allora penso che questo sia un investimento a breve termine da intraprendere senza tanti ripensamenti e con ottime probabilità di resa.