Tailenders
Tailenders è un OAV della durata di 27 minuti creato da giovani talenti in cerca di fortuna, trattasi infatti di una delle opere premiate dall'AIT (Anime Innovation Tokyo) un progetto nato proprio per dare visibilità ai lavori delle probabili "nuove leve" dell'animazione.
La trama ci proietta su di un pianeta con un'ambientazione post apocalittica, un pianeta arido e distrutto, tormentato da continue fortissime scosse di terremoto. La popolazione ha escogitato un sistema particolare per tentare di ovviare al problema, costruendo delle città semoventi poggiate su delle macchine che, teoricamente, dovrebbero riuscire a portare il centro abitato al di fuori dell'area di pericolo. Da questo incipit di partenza sarebbe potuto nascere qualcosa di molto interessante, invece il fulcro dell'opera ruota attorno a particolari corse alle quali prendono parte i mezzi più disparati nonché dei personaggi più o meno assurdi.
Mi ha vagamente portato alla mente opere molto datate quali "Ken Falco" o "mach5" se non altro per via della particolarità delle corse svolte al di fuori di veri e propri circuiti ed in condizioni limite, tuttavia sia narrativamente che graficamente ci troviamo dinnanzi a qualcosa di completamente diverso.
L'aspetto grafico è molto originale e degno di nota, sembra di trovarsi di fronte ad un fumetto colorato e animato, anche se proprio dal punto di vista delle animazioni nascono alcuni evidenti limiti. Narrativamente si sarebbe senz'altro potuto fare di meglio. Non c'è stato il tempo materiale per dare alla trama la necessaria solidità strutturale per dar vita a qualcosa di più completo e intrigante, ne fosse nata una serie con un certo numero di episodi il discorso sarebbe stato senz'altro diverso.
Come caratterizzazione dei personaggi solo la coprotagonista ha saputo colpirmi, la caratterizzazione del protagonista invece appare abbastanza scialba e lacunosa.
Ricapitolando possiamo dire di trovarci al cospetto di un'opera con una grafica decisamente originale ma con carenze sia dal punto di vista dell'animazione che da quello narrativo.
Non mi sento di assegnarle una sufficienza, il voto più adatto sarebbe forse un 5 e mezzo. Di sicuro quest'opera ha svolto il suo compito, mostrandoci potenzialità latenti.
La trama ci proietta su di un pianeta con un'ambientazione post apocalittica, un pianeta arido e distrutto, tormentato da continue fortissime scosse di terremoto. La popolazione ha escogitato un sistema particolare per tentare di ovviare al problema, costruendo delle città semoventi poggiate su delle macchine che, teoricamente, dovrebbero riuscire a portare il centro abitato al di fuori dell'area di pericolo. Da questo incipit di partenza sarebbe potuto nascere qualcosa di molto interessante, invece il fulcro dell'opera ruota attorno a particolari corse alle quali prendono parte i mezzi più disparati nonché dei personaggi più o meno assurdi.
Mi ha vagamente portato alla mente opere molto datate quali "Ken Falco" o "mach5" se non altro per via della particolarità delle corse svolte al di fuori di veri e propri circuiti ed in condizioni limite, tuttavia sia narrativamente che graficamente ci troviamo dinnanzi a qualcosa di completamente diverso.
L'aspetto grafico è molto originale e degno di nota, sembra di trovarsi di fronte ad un fumetto colorato e animato, anche se proprio dal punto di vista delle animazioni nascono alcuni evidenti limiti. Narrativamente si sarebbe senz'altro potuto fare di meglio. Non c'è stato il tempo materiale per dare alla trama la necessaria solidità strutturale per dar vita a qualcosa di più completo e intrigante, ne fosse nata una serie con un certo numero di episodi il discorso sarebbe stato senz'altro diverso.
Come caratterizzazione dei personaggi solo la coprotagonista ha saputo colpirmi, la caratterizzazione del protagonista invece appare abbastanza scialba e lacunosa.
Ricapitolando possiamo dire di trovarci al cospetto di un'opera con una grafica decisamente originale ma con carenze sia dal punto di vista dell'animazione che da quello narrativo.
Non mi sento di assegnarle una sufficienza, il voto più adatto sarebbe forse un 5 e mezzo. Di sicuro quest'opera ha svolto il suo compito, mostrandoci potenzialità latenti.
Un OAV futuristico ed apocalittico, molto particolare. Con questa ambientazione, poteva narrarci una storia di guerra, invece ci narra una storia di corse d'automobile. A causa di un fenomeno chiamato "stampede" (simile ad un terremoto), gli umani sono costretti a vivere su città simili a carri armati. Solo le corse di auto vengono svolte sulla terraferma.
In questa mezz'ora di anime, non c'è purtroppo tempo di delineare i personaggi, che infatti non vengono affatto descritti. Sappiamo solo che il nostro protagonista sogna di superare un leggendario campione di corse, ma a causa di un incidente in cui rischia la vita gli viene trapiantato un cuore artificiale, che ha anche la funzione di dare energia alla sua nuova macchina.
Non sono un grande fan delle corse automobilistiche e non le trovo coinvolgenti, ma questo anime è riuscito a piacermi almeno un po'. Sarà l'ambientazione su un altro pianeta (e la presenza di strane creature alla guida degli altri veicoli), sarà che il percorso è disseminato di trappole naturali e paesaggi insoliti (un ghiacciaio, meccanismi giganti, un vulcano...), aggiungendo suspance alla corsa. Una menzione la meritano i disegni, molto particolari. Sembrano un vero e proprio fumetto americano degli anni '70. Qualcuno li ha paragonati a Gurren Lagann, nonostante non sia un'opera del medesimo autore. I contorni dei disegni sono molto spessi, le animazioni a volte scattose, i colori sono "falsati" e senza sfumature. Non è niente di che ma merita un'occhiata.
In questa mezz'ora di anime, non c'è purtroppo tempo di delineare i personaggi, che infatti non vengono affatto descritti. Sappiamo solo che il nostro protagonista sogna di superare un leggendario campione di corse, ma a causa di un incidente in cui rischia la vita gli viene trapiantato un cuore artificiale, che ha anche la funzione di dare energia alla sua nuova macchina.
Non sono un grande fan delle corse automobilistiche e non le trovo coinvolgenti, ma questo anime è riuscito a piacermi almeno un po'. Sarà l'ambientazione su un altro pianeta (e la presenza di strane creature alla guida degli altri veicoli), sarà che il percorso è disseminato di trappole naturali e paesaggi insoliti (un ghiacciaio, meccanismi giganti, un vulcano...), aggiungendo suspance alla corsa. Una menzione la meritano i disegni, molto particolari. Sembrano un vero e proprio fumetto americano degli anni '70. Qualcuno li ha paragonati a Gurren Lagann, nonostante non sia un'opera del medesimo autore. I contorni dei disegni sono molto spessi, le animazioni a volte scattose, i colori sono "falsati" e senza sfumature. Non è niente di che ma merita un'occhiata.
Dinamismo, furore, immediatezza: è forse questo il cocktail che sancirà il nuovo corso della japanimation? Detta in questi termini, la questione appare inutilmente sopravvalutata, ma basta guardare ad alcune produzioni recenti, su tutte Gurren Lagann, per capire come questa particolare tendenza abbia ormai messo radici sul suolo dell'animazione nipponica - tendenza che sostanzialmente non dice nulla di nuovo, ma che in generale ha il pregio di rivitalizzare gli stilemi meglio collaudati degli anime d'azione e di avventura (con tutte le loro possibili declinazioni), implementandone l'impatto visivo e aggiungendo un inebriante tocco di sperimentazione, per un risultato potente e diretto.
Tailenders, film risalente al 2009, della durata di un episodio canonico, si colloca proprio nella suddetta corrente stilistica, e lo fa anche con una certa bravura. Senza avere pretese di originalità, almeno per quanto riguarda trama e personaggi, questo OAV è perfettamente in grado di offrire mezz'ora di sano intrattenimento, forte di un apparato visivo decisamente accattivante e una vicenda semplice, abbastanza prevedibile per certi aspetti, ma sempre efficace e senza cadute di tono. A livello di tematiche, si tratta di una simbiosi tra fantascienza post-apocalittica e automobilismo: siamo in un remoto pianeta coloniale, dove le ostili condizioni della superficie, caratterizzate da violente tempeste, hanno costretto l'uomo a costruire città semoventi per poter sopravvivere. Il protagonista è Tomoe Shiro, giovane e promettente corridore che viene però coinvolto in un incidente durante una gara. Il ragazzo ha salva la vita grazie all'eccentrica Mikamura, che gli impianta al posto del cuore un vero e proprio motore con il quale può diventare tutt'uno con la sua automobile; i due prendono quindi parte ad una pericolosa competizione, la cui destinazione finale è collegata alla causa dei cicloni che tanto mettono a rischio gli abitanti del pianeta, e ad un leggendario corridore scomparso cento anni prima.
Vero piatto forte di Tailenders è come già accennato l'impianto grafico, non impeccabile, soprattutto per quanto riguarda le animazioni spesso sconnesse e scattose, ma nel complesso è gustoso, grazie a colori brillanti, chiaroscuri netti e incisivi, character design grintoso e una regia sufficientemente dinamica. Interessanti sono le ambientazioni, realizzate con una tecnica molto simile al rotoscopio, che le fa sembrare come copiate dal vivo - l'effetto potrebbe essere sgradevole, ma si integra bene con il resto. Niente da segnalare sul versante musicale.
Per il resto, la visione scorre fluida e senza intoppi, forse può accusare di superficialità, ma a condurre i giochi non è tanto l'approfondimento delle vicende o dei personaggi, ma il vulcanico mix di tamarraggine ed elevazione spirituale che permea ogni singolo fotogramma, riempiendo gli occhi e magari scaldando un po' il cuore grazie al non gravoso ma comunque trascinante messaggio di speranza e possibilità di autoaffermazione - ovviamente solo se non siete particolarmente esigenti.
Per tirare le somme, Tailenders è un prodotto sfizioso, stravagante ma mai pesante, consigliato a chi vuole un assaggio di quell'azione impetuosa e multiforme che sta sempre più influenzando il modo d'intendere l'animazione giapponese, o a chi semplicemente vuole godersi qualcosa di curioso e senza impegno - chi invece cerca qualcosa di più classico e meno epidermico potrebbe rimanere deluso.
Tailenders, film risalente al 2009, della durata di un episodio canonico, si colloca proprio nella suddetta corrente stilistica, e lo fa anche con una certa bravura. Senza avere pretese di originalità, almeno per quanto riguarda trama e personaggi, questo OAV è perfettamente in grado di offrire mezz'ora di sano intrattenimento, forte di un apparato visivo decisamente accattivante e una vicenda semplice, abbastanza prevedibile per certi aspetti, ma sempre efficace e senza cadute di tono. A livello di tematiche, si tratta di una simbiosi tra fantascienza post-apocalittica e automobilismo: siamo in un remoto pianeta coloniale, dove le ostili condizioni della superficie, caratterizzate da violente tempeste, hanno costretto l'uomo a costruire città semoventi per poter sopravvivere. Il protagonista è Tomoe Shiro, giovane e promettente corridore che viene però coinvolto in un incidente durante una gara. Il ragazzo ha salva la vita grazie all'eccentrica Mikamura, che gli impianta al posto del cuore un vero e proprio motore con il quale può diventare tutt'uno con la sua automobile; i due prendono quindi parte ad una pericolosa competizione, la cui destinazione finale è collegata alla causa dei cicloni che tanto mettono a rischio gli abitanti del pianeta, e ad un leggendario corridore scomparso cento anni prima.
Vero piatto forte di Tailenders è come già accennato l'impianto grafico, non impeccabile, soprattutto per quanto riguarda le animazioni spesso sconnesse e scattose, ma nel complesso è gustoso, grazie a colori brillanti, chiaroscuri netti e incisivi, character design grintoso e una regia sufficientemente dinamica. Interessanti sono le ambientazioni, realizzate con una tecnica molto simile al rotoscopio, che le fa sembrare come copiate dal vivo - l'effetto potrebbe essere sgradevole, ma si integra bene con il resto. Niente da segnalare sul versante musicale.
Per il resto, la visione scorre fluida e senza intoppi, forse può accusare di superficialità, ma a condurre i giochi non è tanto l'approfondimento delle vicende o dei personaggi, ma il vulcanico mix di tamarraggine ed elevazione spirituale che permea ogni singolo fotogramma, riempiendo gli occhi e magari scaldando un po' il cuore grazie al non gravoso ma comunque trascinante messaggio di speranza e possibilità di autoaffermazione - ovviamente solo se non siete particolarmente esigenti.
Per tirare le somme, Tailenders è un prodotto sfizioso, stravagante ma mai pesante, consigliato a chi vuole un assaggio di quell'azione impetuosa e multiforme che sta sempre più influenzando il modo d'intendere l'animazione giapponese, o a chi semplicemente vuole godersi qualcosa di curioso e senza impegno - chi invece cerca qualcosa di più classico e meno epidermico potrebbe rimanere deluso.