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Nagisa98

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5,5
“A Channel” è un anime di dodici episodi (più undici special) realizzato nel 2011 dallo studio Gokumi e basato sull'omonimo manga scritto e disegnato da bb Kuroda.

La serie segue la vita scolastica di quattro amiche: Run, Yuuko, Nagi e Tooru, quest’ultima appena entrata nello stesso liceo frequentato dalla prima, una sua cara amica d’infanzia.

Come si può ben desumere dal fatto che abbia speso solo due righe per delineare la trama, l’anime in questione è la classica commedia/slice of life che si pone come unico obiettivo quello di divertire lo spettatore, con l’ausilio del solito gruppetto formato da sole ragazze e con episodi in cui si susseguono diversi sketch comici più o meno autoconclusivi. L’opera, dunque, ha la stessa impostazione di prodotti quali “K-On!”, “Lucky Star” o i successivi “Acchi Kocchi” e “Gochuumon wa Usagi desu ka?”, giusto per citare qualche esempio. Ma il nostro “A Channel” è davvero riuscito a prendere il consegna il testimone dalle musiciste moe e ad ottenere il medesimo successo? Non so quanto sia famoso in patria, ma, secondo me, l’anime non riesce a distinguersi nella marea di opere dello stesso genere. Prima di tutto, manca quella premessa originale e innovativa che avrebbe potuto farlo spiccare: “A Channel”, infatti, è il solito anime ad ambientazione scolastica, nulla di più, nulla di meno. Le nostre protagoniste non suonano in una band né lavorano in un delizioso caffé, ma vanno semplicemente a scuola, al mare o al festival estivo. Insomma, le solite cose già viste e riviste, condite da nessun altro elemento speciale che, altrimenti, avrebbe reso l’opera più interessante e fornito un valido motivo per spingere gli appassionati a cominciarne la visione. La questione sarebbe passata in secondo piano se solo “A Channel” avesse realizzato l’obiettivo sopracitato, ovvero quello di divertire. Purtroppo, anche le gag sono trite e ritrite e solo raramente strappano qualche sorriso. Fatta eccezione per le puntate ambientate in spiaggia, al matsuri o durante la festa di Halloween, l’episodio-base non segue un vero e proprio filo narrativo e, come già detto, è formato da spezzoni comici staccati fra loro. Tuttavia, ribadisco che poche di queste battute mi hanno davvero divertita e la maggior parte degli episodi è stata noiosa, lenta e difficile da seguire fino alla fine.

Rimediare a queste due occasioni mancate sarebbe stato facile inserendo un cast di personaggi unici e irripetibili. Ma anche qui, mio malgrado, non si è riusciti nel proprio intento. Molti di essi, infatti, sono abbastanza stereotipati, a partire da Yuuko che, come hanno già giustamente osservato, è la copia spiccicata di Mio. Nagi, poi, è la solita meganekko un po’ maliziosa e, come se non bastasse, è ossessionata dalla dieta, argomento che non ho mai potuto soffrire negli anime, dove tutte le ragazze sono disegnate sempre magrissime. Anche i personaggi secondari, come Yutaka o Miporin, non brillano per originalità. Tuttavia, c’è da dire che Run e Tooru sono quelle meglio riuscite: la prima, pur essendo Yui Hirasawa copiata e incollata, fa certe facce e uscite che non lasciano indifferenti; nella seconda, invece, è da ammirare l’affetto che prova nei confronti della suddetta amica, da cui allontana gelosamente maschi e femmine ogni qualvolta ne ha l’occasione. Ma la vera rivelazione di quest’anime è, a mio avviso, Satou-sensei: un infermiere sui generis, che ha un insolita “cotta” per la fronte di Run. Già questo basta per far capire quanto sia bizzarro, tant'è che ho riso tutte le volte che è apparso. Insomma, il personaggio più originale a parer mio, che mi avrebbe fatto piacere vedere di più.

Per quanto riguarda il lato tecnico, le animazioni sono davvero ottime, così come i fondali, realizzati in modo impeccabile (piccola perla, anche se può sembrare una cosa banalissima, è la targhetta di vetro trasparente posta sopra la porta delle classi). Il character design è abbastanza semplice e strizza l’occhio a quello di "Lucky Star", ma è sempre ben curato (anche se, a volte, le gambe di Tooru mi sono sembrate degli stuzzicadenti). Le ost sono orecchiabili e chi adora le canzoncine un po’ moe (non io, purtroppo) avrà il piacere di sentire un insert song per ogni episodio. Davvero bella, però, è sicuramente l’opening, non solo per la canzone, ma soprattutto per la sequenza d’apertura molto creativa.
In conclusione, “A Channel” è un opera che non riesce a trovare una risposta alla domanda “Perché dovrei guardare questo e non altri anime dello stesso genere?”, a causa della premessa originale inesistente e degli sketch poco divertenti, sebbene abbia un buon comparto tecnico e qualche personaggio che riesce a conquistare. Voto: 5 e mezzo.


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Melany

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Di slice of life con protagoniste ragazzine del liceo che trascorrono la loro adolescenza senza fare alcunché se ne vedono a migliaia in giro, a partire dal più conosciuto K-on ai più recenti Yuyushiki e Kiniro Mosaic. A Channel è solo uno dei tanti, con l'unica differenza che come commedia è meno riuscita dei suoi simili poiché le gag non sempre divertono e peccano di originalità, ma in particolare è anche il cast di personaggi che appare spento.

La storia inizia con la buffa e ambigua Tooru che si prepara ad entrare ne liceo frequentata dalla sua migliore amica d'infanzia, Run. Costei si trova al secondo anno, è popolare tra i ragazzi e va d'accordo con due compagne di classe, l'occhialuta Nagisa e la bella Yuuko, con le quali trascorre gran parte del tempo. La trama sostanzialmente è incentrata su Tooru che cerca di raggiungere e stare vicina alla adorata amica del cuore, nonché di integrarsi nel gruppo di amiche.

Il progetto originale è del mangaka Kuroda bb, quindi considerando che è un 4 koma gli episodi sono più che altro autoconclusivi. Prima di familiarizzare con le quattro ragazze ci vuole del tempo, all'inizio si è un po' impassibili, dopodiché dallo stato di indifferenza si passa ad una reazione più sciolta, e infine lentamente ci si abitua alle vicende e alle battute presenti. Certo, avrei preferito un background dettagliato e meno monotonia, ma probabilmente chiedevo l'impossibile.

Perché dico che Tooru è ambigua? il suo attaccamento morboso per Rue fa pensare che non sia solo amicizia il motivo per cui è legata a lei, proteggendola allontanando i maschi che la circondano, diventando rossa quando l'amica le fa dei complimenti, inoltre spesso è gelosa di Yuuko e così via. Ma alla fine poco importa di che rapporto si tratta, anche perché molte scene simpatiche si basano proprio su questo vago aspetto. Nel corso della serie si denota meglio la personalità della piccola Tooru, evidenziano i complessi di statura e di età che la ostacolano, rendendola ancora più tenera. Il podio della bizzarria va in ogni caso a Rue, la tipica ragazza con la testa fra le nuvole, proprio per questo non sono riuscita a farmela piacere completamente perché come indole ricorda troppo le sue colleghe precedenti (in primis Osaka in Azumanga Daioh), così tanto che mi è parsa soltanto una copia venuta male. Qualche sorrise te la strappa però. Poi c'è Nagisa, detta anche Nagi, colei che è fissata con la dieta. Per quanto è distaccata, strano a dirsi, è quella più interessante delle quattro. A concludere il cerchio è Yuuko, alta, magra e prosperosa, ma soprattutto fifona, che per chissà quale motivo nei malitensi ci finisce tutte le volte lei.
Ciò che più ha annoiata non è tanto la loro personalità alquanto lineare e insipida, d'altronde si possono creare situazioni esilaranti anche quando il cast è poco entusiasmante… Ecco, il problema sta proprio qua, ovvero i siparietti risultano deboli e facilmente dimenticabili. Qualche scena spassosa c'è, anche se non molte. però sono appunto anonime. Forse l'anime avrebbe reso di più come corto? .

I fondali sono sempre uguali, sembrano come se fossero riciclati, mentre il chara è carino, benché non esaltante. Nota positiva per i colori, ben almagati, così come le animazioni che sono minime ma efficaci per il tipo di storia narrata. Sul comparto sonoro c'è da dire che l'opening è tutto sommato divertente e le ost melodiche, ma forse troppo ripetitive perché onnipresenti e alla lunga possono stufare. Il doppiaggio? è okay, le senyuu hanno fatto un bel lavoro, nulla da eccepire sulle voci che ben si adattano al tipo di carattere del personaggio interpretato.
A fine serie ci sono diversi special di breve durata che svelano alcune curiosità sulle protagoniste e approfondiscono alcune situazioni presentate negli episodi regolari, ma non sono sufficienti per salvare l'opera dalla mediocrità.

Purtroppo, rispetto agli altri titoli del genere, A Channel non riesce a distiguersi in quanto non brilla per comicità come in Azumanga Daioh, non spicca per la caratterizzazione dei personaggi alla Lucky Star, non è demenziale come Nichijou, non è abbastanza moe rispetto a K-on… In altre parole, l'anime pur essendo gradevole, non riesce ad essere memorabile in qualcosa. Per questo si becca un sei scarso.


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grandebonzo

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
Che "K-On!" abbia fatto proseliti appare piuttosto evidente. "A-Channel", recente produzione di un oscuro Studio Gokumi, ne è un esempio lampante, una copia a prima vista spudorata del celeberrimo anime sul club di musica leggera, del quale riprende pedissequamente ambientazioni e atmosfere.
Le impressionanti somiglianze - non solo a livello narrativo - sono una premessa non certo incoraggiante per questo slice of life scolastico che, nell'accezione più radicale del termine, segue le vicissitudini - se così le possiamo chiamare - di quattro studentesse al secondo anno delle superiori, ritraendone, come una tela stile Biedermeier, le beghe quotidiane, la vita tra i banchi di scuola, le uscite tra amiche, e quei piccoli, insignificanti gesti che, agli occhi di una quindicenne, assumono tuttavia grande significato. La stessa personalità delle protagoniste ricalca in parte quella delle componenti dell'"Hokago Tea Time": Yuuko è sia nell'aspetto fisico (alta, lunghi capelli neri e forme sinuose), sia nel carattere (paurosa e facilmente impressionabile) identica a Mio, Run è sbadata e pigra come Yui, mentre Nagi ricorda la più riflessiva e diligente Tsumugi.
Solo Tooru, di un anno più giovane rispetto alle compagne, brilla per un pizzico di originalità: ombrosa e introversa, ha un'innata capacità di catalizzare su di sé l'attenzione, per quel suo volere ostinatamente dimostrare di essere parte integrante del gruppo, nel timore che il legame con Run, più espansiva e popolare di lei, possa indebolirsi a causa della differenza di età. Goffa, maldestra, poco appariscente, Tooru si rivela un personaggio davvero indovinato, in grado di riflettere le paure e i desideri di tante sue coetanee in carne e ossa.
Incomprensibilmente, attorno alle protagoniste, centro di massa di tutte le vicende, gravitano pochi altri anonimi personaggi, il cui contributo alla storia è a tutti gli effetti trascurabile; si fa sentire in particolare la debole caratterizzazione del corpo docenti, tristemente ridotti a esili macchiette da sfruttare per le solite, insipide gag che ironizzano sul confronto generazionale.

A che pro guardare allora un anime così povero di idee, privo oltretutto della verve del suo osannato predecessore? Può sembrare paradossale ma, nonostante i difetti riscontrati, "A-Channel" non fallisce il suo obiettivo, ossia divertire con leggerezza, grazie soprattutto alla semplicità non artificiosa e alla simpatia dei suoi personaggi, attori di un mondo in cui non è difficile riconoscersi. Una leggerezza che va talvolta a braccetto con argomenti più seri, i quali donano un inaspettato spessore alla vicenda principale: il sentimento di inadeguatezza di fronte agli altri, il rapporto problematico con il proprio corpo - tema affrontato a volte con una punta di malizia - o il patologico bisogno di amicizie esclusive, sono alcuni degli spunti che, benché non sviscerati in maniera esaustiva, bilanciano, senza appesantirlo, il lato più umoristico della serie.
Graficamente, l'anime si difende bene, con fondali dettagliati e animazioni discrete; sul character design, invece, non mi sento di formulare un giudizio unilaterale: di ispirazione palesemente moe, sfoggia, soprattutto nelle versioni deformed dei personaggi, corpi esili e teste sproporzionate, in uno stile forzatamente infantile che non sempre ho apprezzato.
Azzeccata invece l'idea di inserire al termine di ogni puntata una sorta di videoclip che riprende in musica gli argomenti trattati; una trovata stravagante che, seppur tradisca intenti di natura promozionale, nell'arco dei dodici episodi ci permette di assaporare l'intera OST.

"A-Channel" si rivela in definitiva il frutto di un'operazione schiettamente commerciale - basti pensare che tra le immagini della sigla di apertura scorre pure la copertina del CD di Marina Kawano, interprete dell'opening - un anime il cui valore artistico, proprio per questo motivo, appare desolatamente inconsistente, soprattutto per la sua incapacità di affrancarsi dalla pesante eredità di "K-On!". Una trappola mediatica che, almeno nel mio caso, sembra però avere funzionato maledettamente bene: consapevole di essere finito nella rete abilmente tesa dagli autori, ignoro tuttora come sia possibile che, nonostante le critiche mosse, abbia ugualmente trovato "A-Channel" gradevole e divertente.
Ciò non depone certo a mio favore, anzi, me ne dovrei seriamente preoccupare. Se riterrete pertanto il voto finale contraddittorio o eccessivamente compiacente, concedetemi le attenuanti: ci sono buone probabilità che sia diventato, mio malgrado, un otaku della peggior specie.


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Yellowmaster

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Bellissimo, dolcissimo, delicatissimo e molto divertente: 'A Channel - The Animation' è la serie che più si è avvicinata alle vette raggiunte solo da 'Lucky Star'. La trama è il classico slice of life di quattro studentesse delle superiori, tre sono del secondo anno mentre la dolcissima e minuta Tooru Ichii è di un anno più piccola. Proprio Tooru, studentessa modello di pochissime parole, finisce per rubare la scena a Run Momoki, la biondina svampita del gruppo che dovrebbe essere il personaggio principale dell'anime. A completare il quadro ci sono la bella e formosa Yūko Nishi, che suscita le invidie di tutti coloro che la guardano, e la occhialuta Nagisa Tennōji, perennemente a dieta.

Le prime puntate della serie sono meravigliose, ci si abitua subito al ritmo lento e cadenzato della storia perché tutto è trasposto con chiarezza e gli sketch in cui sono coinvolte le ragazze sono divertentissimi. Poi il ritmo rallenta ulteriormente (forse troppo) nella seconda parte della serie, ma il livello resta altissimo. I disegni sono molto belli, le sigle non sono dei capolavori ma occhio, anzi orecchio, alle canzoni che sono all'interno delle puntate che fanno da sottofondo alle avventure delle ragazze, sono davvero molto belle e spesso commoventi. Menzione d'onore per il doppiaggio. I personaggi parlano piano e scandendo le parole, vi arriverà chiaro il suono dei vocaboli e più di una volta vi capiterà di sentire la "u" finale delle parole che spesso i giapponesi tagliano, sembra quasi che lo abbiano fatto apposta per propagandare il giapponese a un pubblico di appassionati di altri paesi. Eccezionali le espressioni di meraviglia e stupore con gli "oooooh" spesso detti in coro. Se non siete lolicon rischiate di diventarlo con il personaggio di Tooru, davvero tenerissima con quel suo visino perennemente imbronciato. Mi sono piaciuti anche i personaggi dei tre insegnanti che ogni tanto fanno capolino nella storia, ben disegnati e ben caratterizzati. Anime consigliato a tutti.