AnoHana - Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno
Attenzione: la recensione contiene spoiler
"Ano Hi Mita Hana No Namae O Bokutachi Wa Mada Shiranai" (ossia "Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno" - mamma mia che fatica!), fortunatamente meglio conosciuta come "AnoHana" (ossia "Quel fiore"), è una serie anime di 11 episodi del 2011 diretto da Tatsuyuki Nagai (famoso per "Toradora!") di genere drammatico, sentimentale, fantasy che ha riscosso un notevole successo alla sua trasmissione e ha anche riscontrato un'altrettanto positivo apprezzamento in molte recensioni e commenti. Il soggetto è stato sviluppato da Mari Okada (già ben nota per la sceneggiatura dell'anime "Toradora!") e prodotto dallo Studio A-1 Pictures. La serie, ad onor del vero, presenta come elementi caratterizzanti l'elemento soprannaturale e il tema dell'amicizia perduta e ritrovata.
Il successo ottenuto dalla serie fin dalla trasmissione in Giappone è condivisibile? Vista a ormai 12 anni dalla sua prima apparizione ammetto che non mi ha particolarmente emozionato o colpito. Infatti sono consapevole di non essere un fan sfegatato dall'elemento fantasy/soprannaturale e forse proprio questo aspetto, per come è stato introdotto, sviluppato e svolto, mi ha deluso rispetto al tema ben più interessante delle questioni irrisolte del passato del gruppo di amici. Mi riferisco all'amicizia che legava un gruppetto misto di amici di infanzia che, a causa di un evento molto tragico - ossia la morte di uno dei membri che componeva il gruppetto - si è sciolto e ciascuno dei membri si è allontanato dagli altri, per poi ritrovarsi dopo una decina d'anni e ormai studenti delle scuole superiori per vivere una situazione molto "inverosimile": il membro scomparso riappare ed è visibile, sotto forma di spirito, solo a uno dei componenti del gruppo. Da qui inizia il percorso di scoperta della motivazione per la quale il membro deceduto è inopinatamente riapparso... Un "viaggio" a tratti "commovente" anche nel senso di "strappalacrime a tutti i costi" con una serie di artifizi di trama e di sceneggiatura che anche se valutati in chiave "metaforica" fanno un po' sorridere per la puerilità delle soluzioni, incluso il gran finale in cui lo spirito si palesa per un attimo a tutti a conclusione di un percorso in cui tutti i personaggi hanno dovuto fare i conti con le proprie questioni irrisolte personali e relazionali tra loro e con gli altri.
Il gruppo di amici è composto da:
- Jinta (detto "Jintan");
- Naruko (detta "Anaru");
- Chiriko (detta "Tsuruku");
- Atsumu (detto "Yukiatsu");
- Testsudo (detto "Poppo").
A questi si aggiunge Meiko (detta "Menma"), la bambina che è morta e che dopo una decina d'anni decide di riapparire solo a Jinta.
Da bambini i sei personaggi citati avevano creato un gruppo denominato i "super Busters della pace" di cui Jinta era il c.d. capo carismatico: ragazzino estroverso e capace di coinvolgere gli altri membri in modo sempre positivo ed entusiasmante. L'evento tragico della morte di Meiko è preceduto da un fatto che viene ripreso più volte durante la serie e che determina, con il decesso di Meiko, in primis i profondi sensi di colpa reciproci: uno scambio di battute tra i ragazzini sulla possibile simpatia tra Meiko e Jinta determina una reazione a catena in tutti gli altri membri (ad eccezione di Testsudo) che porta poi al triste epilogo con la morte di Meiko e lo sfaldamento del gruppo.
Sono proprio i sentimenti "fanciulleschi" e le successive incomprensioni e sensi di colpa a creare con la morte dell'amica il mix "tossico" che poi caratterizzerà la vita dei personaggi nella serie fino all'avvento di Meiko:
Jinta diventato da ragazzo un asociale, un otaku trasandato (orfano pure di madre, tanto per gradire...) che sembra aver rinnegato tutto quanto era in passato ma mantenendo una generosità e altruismo di fondo; Naruko che continua a indossare la maschera della ragazza solare ma è profondamente insicura nell'eterno dilemma del manifestare i suoi sentimenti (non corrisposti) a Jinta; Atsumu ossessionato ancora dall'amore per Meiko e incurante dei sentimenti di Chiriko e quest'ultima che, algida, sprezzante e calcolatrice, soffre in silenzio a fianco di Atsumu soffocando i suoi sentimenti in attesa (vana?) che Atsumu possa compiere un qualche passo nei suoi confronti; da ultimo Testsudo cresciuto viaggiando per paesi lontani, ma rimasto fondamentalmente ancora un po' puerile e con un approccio ingenuo e positivo verso tutte le difficoltà e meschinità della vita...
Meiko rappresenta in un certo senso il pretesto per tutti per rivivere il passato doloroso attraverso un percorso lungo (anche troppo...) in cui gli amici si riavvicinano a poco a poco rivelando agli altri il proprio punto di vista in quell'episodio che, con la morte di Meiko, ha caratterizzato la loro esistenza successiva fino al suo ritorno sotto le spoglie di spirito che non ha ancora raggiunto il nirvana...
Non proseguo nella citazione della trama altrimenti rischio di spoilerare troppo... Mi limito a sostenere che "Anohana" mixa in modo "furbo" l'amore, l'amicizia, i ricordi e i sensi di colpa originati da un intreccio di silenzi che hanno creato solo malintesi ed equivoci. Il tutto a dimostrare come l'incomunicabilità tra le persone sia la prima causa della rovina delle relazioni personali. Il messaggio di "Anohana" è in questo senso abbastanza chiaro: che si tratti di amore o di amicizia, non sarà né il tempo né la morte, ma solo il "cuore", a porvi termine.
Ahimè, di contro, "Anohana" ha purtroppo una connotazione eccessivamente melodrammatica della trama e, pertanto, la serie, sebbene sia apprezzabile per la metafora, tipica orientale, dell'elaborazione positiva della delusione, del dolore e del lutto, risulta quasi inverosimile nella caratterizzazione dei personaggi che piuttosto che sembrare degli adolescenti appaiono come degli adulti in età avanzata pieni di rimorsi e rimpianti, con reazioni puerili e quasi inverosimili: una continua esternazione dei sentimenti, delle paure, del dolore con vere e proprie scenate eccessive finalizzate più a mettere a disagio lo spettatore colpendo la sua parte più emozionale che quella razionale del meditare come superare il lutto di una persona cui si tiene particolarmente...
I limiti sovraesposti non sono completamente attenuati dal buon comparto tecnico. Il chara-design è piacevole e curato, idem gli sfondi e le animazioni. La colonna sonora tutto sommato è gradevole: l'opening ("Aoi Shiori" dei Galileo Galilei) e l'ending (Secret Base - Kimi Ga Kureta Mono" cantata da Ai Kayano, Haruka Tomatsu e Saori Hayami) mi sono sembrate piacevoli e orecchiabili. Un vero peccato perché avrebbe dovuto dovuto più tenere in considerazione e sviluppare il tema della perdita delle persone care piuttosto che poi dare più risalto a questioni ben più terrene come gli amori non corrisposti per i quali non vedevo la necessità di scomodare lo spirito di un defunto dall'aldilà...
"Ano Hi Mita Hana No Namae O Bokutachi Wa Mada Shiranai" (ossia "Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno" - mamma mia che fatica!), fortunatamente meglio conosciuta come "AnoHana" (ossia "Quel fiore"), è una serie anime di 11 episodi del 2011 diretto da Tatsuyuki Nagai (famoso per "Toradora!") di genere drammatico, sentimentale, fantasy che ha riscosso un notevole successo alla sua trasmissione e ha anche riscontrato un'altrettanto positivo apprezzamento in molte recensioni e commenti. Il soggetto è stato sviluppato da Mari Okada (già ben nota per la sceneggiatura dell'anime "Toradora!") e prodotto dallo Studio A-1 Pictures. La serie, ad onor del vero, presenta come elementi caratterizzanti l'elemento soprannaturale e il tema dell'amicizia perduta e ritrovata.
Il successo ottenuto dalla serie fin dalla trasmissione in Giappone è condivisibile? Vista a ormai 12 anni dalla sua prima apparizione ammetto che non mi ha particolarmente emozionato o colpito. Infatti sono consapevole di non essere un fan sfegatato dall'elemento fantasy/soprannaturale e forse proprio questo aspetto, per come è stato introdotto, sviluppato e svolto, mi ha deluso rispetto al tema ben più interessante delle questioni irrisolte del passato del gruppo di amici. Mi riferisco all'amicizia che legava un gruppetto misto di amici di infanzia che, a causa di un evento molto tragico - ossia la morte di uno dei membri che componeva il gruppetto - si è sciolto e ciascuno dei membri si è allontanato dagli altri, per poi ritrovarsi dopo una decina d'anni e ormai studenti delle scuole superiori per vivere una situazione molto "inverosimile": il membro scomparso riappare ed è visibile, sotto forma di spirito, solo a uno dei componenti del gruppo. Da qui inizia il percorso di scoperta della motivazione per la quale il membro deceduto è inopinatamente riapparso... Un "viaggio" a tratti "commovente" anche nel senso di "strappalacrime a tutti i costi" con una serie di artifizi di trama e di sceneggiatura che anche se valutati in chiave "metaforica" fanno un po' sorridere per la puerilità delle soluzioni, incluso il gran finale in cui lo spirito si palesa per un attimo a tutti a conclusione di un percorso in cui tutti i personaggi hanno dovuto fare i conti con le proprie questioni irrisolte personali e relazionali tra loro e con gli altri.
Il gruppo di amici è composto da:
- Jinta (detto "Jintan");
- Naruko (detta "Anaru");
- Chiriko (detta "Tsuruku");
- Atsumu (detto "Yukiatsu");
- Testsudo (detto "Poppo").
A questi si aggiunge Meiko (detta "Menma"), la bambina che è morta e che dopo una decina d'anni decide di riapparire solo a Jinta.
Da bambini i sei personaggi citati avevano creato un gruppo denominato i "super Busters della pace" di cui Jinta era il c.d. capo carismatico: ragazzino estroverso e capace di coinvolgere gli altri membri in modo sempre positivo ed entusiasmante. L'evento tragico della morte di Meiko è preceduto da un fatto che viene ripreso più volte durante la serie e che determina, con il decesso di Meiko, in primis i profondi sensi di colpa reciproci: uno scambio di battute tra i ragazzini sulla possibile simpatia tra Meiko e Jinta determina una reazione a catena in tutti gli altri membri (ad eccezione di Testsudo) che porta poi al triste epilogo con la morte di Meiko e lo sfaldamento del gruppo.
Sono proprio i sentimenti "fanciulleschi" e le successive incomprensioni e sensi di colpa a creare con la morte dell'amica il mix "tossico" che poi caratterizzerà la vita dei personaggi nella serie fino all'avvento di Meiko:
Jinta diventato da ragazzo un asociale, un otaku trasandato (orfano pure di madre, tanto per gradire...) che sembra aver rinnegato tutto quanto era in passato ma mantenendo una generosità e altruismo di fondo; Naruko che continua a indossare la maschera della ragazza solare ma è profondamente insicura nell'eterno dilemma del manifestare i suoi sentimenti (non corrisposti) a Jinta; Atsumu ossessionato ancora dall'amore per Meiko e incurante dei sentimenti di Chiriko e quest'ultima che, algida, sprezzante e calcolatrice, soffre in silenzio a fianco di Atsumu soffocando i suoi sentimenti in attesa (vana?) che Atsumu possa compiere un qualche passo nei suoi confronti; da ultimo Testsudo cresciuto viaggiando per paesi lontani, ma rimasto fondamentalmente ancora un po' puerile e con un approccio ingenuo e positivo verso tutte le difficoltà e meschinità della vita...
Meiko rappresenta in un certo senso il pretesto per tutti per rivivere il passato doloroso attraverso un percorso lungo (anche troppo...) in cui gli amici si riavvicinano a poco a poco rivelando agli altri il proprio punto di vista in quell'episodio che, con la morte di Meiko, ha caratterizzato la loro esistenza successiva fino al suo ritorno sotto le spoglie di spirito che non ha ancora raggiunto il nirvana...
Non proseguo nella citazione della trama altrimenti rischio di spoilerare troppo... Mi limito a sostenere che "Anohana" mixa in modo "furbo" l'amore, l'amicizia, i ricordi e i sensi di colpa originati da un intreccio di silenzi che hanno creato solo malintesi ed equivoci. Il tutto a dimostrare come l'incomunicabilità tra le persone sia la prima causa della rovina delle relazioni personali. Il messaggio di "Anohana" è in questo senso abbastanza chiaro: che si tratti di amore o di amicizia, non sarà né il tempo né la morte, ma solo il "cuore", a porvi termine.
Ahimè, di contro, "Anohana" ha purtroppo una connotazione eccessivamente melodrammatica della trama e, pertanto, la serie, sebbene sia apprezzabile per la metafora, tipica orientale, dell'elaborazione positiva della delusione, del dolore e del lutto, risulta quasi inverosimile nella caratterizzazione dei personaggi che piuttosto che sembrare degli adolescenti appaiono come degli adulti in età avanzata pieni di rimorsi e rimpianti, con reazioni puerili e quasi inverosimili: una continua esternazione dei sentimenti, delle paure, del dolore con vere e proprie scenate eccessive finalizzate più a mettere a disagio lo spettatore colpendo la sua parte più emozionale che quella razionale del meditare come superare il lutto di una persona cui si tiene particolarmente...
I limiti sovraesposti non sono completamente attenuati dal buon comparto tecnico. Il chara-design è piacevole e curato, idem gli sfondi e le animazioni. La colonna sonora tutto sommato è gradevole: l'opening ("Aoi Shiori" dei Galileo Galilei) e l'ending (Secret Base - Kimi Ga Kureta Mono" cantata da Ai Kayano, Haruka Tomatsu e Saori Hayami) mi sono sembrate piacevoli e orecchiabili. Un vero peccato perché avrebbe dovuto dovuto più tenere in considerazione e sviluppare il tema della perdita delle persone care piuttosto che poi dare più risalto a questioni ben più terrene come gli amori non corrisposti per i quali non vedevo la necessità di scomodare lo spirito di un defunto dall'aldilà...
Sarà che, una volta approdato nello schifoso mondo delle scuole medie, ho perso ogni tipo di rapporto con i miei amici delle elementari, fatta eccezione per quello che all’epoca era il mio migliore amico, con cui ho frequentato anche le superiori; sarà che all’ultimo anno di elementari, fecero una mischia francesca unendo le due quinte di allora, portando quindi scompiglio nella tranquilla classe di cui facevo parte; sarà che, all’epoca, non comprendevo ancora il vero significato dell’amicizia; sarà per un milione di cose, ma io alla frase che cita, più o meno, così: “gli amici delle elementari sono quelli che non dimenticherai mai”, beh, non ci ho mai creduto. Mentre, invece, a vent’anni, sono giunto alla conclusione che gli amici che una persona si porterà per sempre, non sono quelli delle elementari, ma quelli del liceo, con cui si condividono, almeno per me è stato così, le esperienze più belle e profonde.
Fermamente convinto di ciò, mi sono approcciato ad “AnoHana”, anime targato A-1 Pictures, andato in onda nel 2011, con una certa diffidenza, che si è andata dissipando con l’andare degli episodi. Un po’ perché il tema dell’amicizia viene trattato molto approfonditamente e non è l’unico ad essere sviluppato, un po' perché ho compreso che di esperienze indimenticabili se ne possono vivere anche da bambini, bisogna solo essere fortunati, cosa che, al tempo, non sono stato.
La storia segue le vicende di un gruppo di amici d’infanzia, i “Super Busters della Pace”, formato da sei membri: Menma, Jintan, Anaru, Yukiatsu, Tsuruku e Poppo. Dopo un’infanzia trascorsa all'insegna della spensieratezza, e di intere giornate a correre per il bosco e giocare ai videogiochi, il bel gruppo di amici smette di frequentarsi dopo la morte di uno dei suoi membri, la dolce e gentile Menma. Ormai alle superiori, i ragazzi si sono completamente persi di vista, ma il destino ha in serbo per loro qualcosa di speciale. Per volontà di Menma, apparsa a Jintan come “chimera estiva”, i ragazzi si ritroveranno nuovamente per esaudire il desiderio della defunta amica, nella speranza che possa finalmente trovare la pace eterna.
È fuori discussione, che il tema più ampiamente trattato, nel corso delle undici puntate, sia quello dell’amicizia, da quella infantile a quella adolescenziale. Da un lato la reunion del gruppo di amici ci fa capire che le amicizie vere, quelle più profonde, restano tali anche dopo anni di lontananza. Dall’altro, il riemergere di vecchie questioni irrisolte, trattate ora che i bambini sono diventati ragazzi nel pieno dell’adolescenza, ci permette di comprendere come, anche nel gruppo di amici più coeso, c’è del non detto che, per il bene della pace, si tiene nascosto. Dinamiche di gruppo che vengono trattate con grande abilità e cura. Nulla è lasciato al caso, si procede per piccoli passi e, altra faccia della medaglia, questo porta alcune puntate a vivere un eccesso di lentezza. Accanto al tema dell’amicizia, si colloca poi quello dell’elaborazione del lutto, in questo caso, di una cara amica. Difficile per gli adulti, figurarsi per dei bambini ancora nell’età dell’innocenza e della purezza. Una tragedia, questa, che ha lasciato il segno. Nel gruppo, che si è sfasciato e nei ragazzi, che si sentono, chi più e chi meno, tutti colpevoli dell’accaduto. Insieme a questi due pilastri, trovano poi spazio tanti altri temi, come: le complicazioni dell’essere se stessi in un mondo buono solo a giudicare; le difficoltà di un padre che si è trovato a crescere da solo il proprio figlio; l’ingiustizia del destino, che ha fatto vivere a dei genitori la morte della propria adorata figlia ecc. ecc. Sotto-trame che, seppur svolgano un ruolo minore nell’anime, riescono a lasciare il segno, sintomatico dell’ottimo lavoro svolto da Mari Okada. Ad incorniciare questa storia così profonda, ci sono delle belle animazioni, un character design semplice ma che sa di già visto e un’opening indimenticabile.
Insomma, un anime breve, che riesce a toccare le giuste note, specialmente se si è “sensibili” a certi temi.
Fermamente convinto di ciò, mi sono approcciato ad “AnoHana”, anime targato A-1 Pictures, andato in onda nel 2011, con una certa diffidenza, che si è andata dissipando con l’andare degli episodi. Un po’ perché il tema dell’amicizia viene trattato molto approfonditamente e non è l’unico ad essere sviluppato, un po' perché ho compreso che di esperienze indimenticabili se ne possono vivere anche da bambini, bisogna solo essere fortunati, cosa che, al tempo, non sono stato.
La storia segue le vicende di un gruppo di amici d’infanzia, i “Super Busters della Pace”, formato da sei membri: Menma, Jintan, Anaru, Yukiatsu, Tsuruku e Poppo. Dopo un’infanzia trascorsa all'insegna della spensieratezza, e di intere giornate a correre per il bosco e giocare ai videogiochi, il bel gruppo di amici smette di frequentarsi dopo la morte di uno dei suoi membri, la dolce e gentile Menma. Ormai alle superiori, i ragazzi si sono completamente persi di vista, ma il destino ha in serbo per loro qualcosa di speciale. Per volontà di Menma, apparsa a Jintan come “chimera estiva”, i ragazzi si ritroveranno nuovamente per esaudire il desiderio della defunta amica, nella speranza che possa finalmente trovare la pace eterna.
È fuori discussione, che il tema più ampiamente trattato, nel corso delle undici puntate, sia quello dell’amicizia, da quella infantile a quella adolescenziale. Da un lato la reunion del gruppo di amici ci fa capire che le amicizie vere, quelle più profonde, restano tali anche dopo anni di lontananza. Dall’altro, il riemergere di vecchie questioni irrisolte, trattate ora che i bambini sono diventati ragazzi nel pieno dell’adolescenza, ci permette di comprendere come, anche nel gruppo di amici più coeso, c’è del non detto che, per il bene della pace, si tiene nascosto. Dinamiche di gruppo che vengono trattate con grande abilità e cura. Nulla è lasciato al caso, si procede per piccoli passi e, altra faccia della medaglia, questo porta alcune puntate a vivere un eccesso di lentezza. Accanto al tema dell’amicizia, si colloca poi quello dell’elaborazione del lutto, in questo caso, di una cara amica. Difficile per gli adulti, figurarsi per dei bambini ancora nell’età dell’innocenza e della purezza. Una tragedia, questa, che ha lasciato il segno. Nel gruppo, che si è sfasciato e nei ragazzi, che si sentono, chi più e chi meno, tutti colpevoli dell’accaduto. Insieme a questi due pilastri, trovano poi spazio tanti altri temi, come: le complicazioni dell’essere se stessi in un mondo buono solo a giudicare; le difficoltà di un padre che si è trovato a crescere da solo il proprio figlio; l’ingiustizia del destino, che ha fatto vivere a dei genitori la morte della propria adorata figlia ecc. ecc. Sotto-trame che, seppur svolgano un ruolo minore nell’anime, riescono a lasciare il segno, sintomatico dell’ottimo lavoro svolto da Mari Okada. Ad incorniciare questa storia così profonda, ci sono delle belle animazioni, un character design semplice ma che sa di già visto e un’opening indimenticabile.
Insomma, un anime breve, che riesce a toccare le giuste note, specialmente se si è “sensibili” a certi temi.
Attenzione: le recensione contiene lievi spoiler
“Ano Hana - Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno” è un opera dello studio A1 – Pictures del 2011, portata in Italia dalla Dyn.it e che ha avuto anche una comparsata in tv su Rai4 (all’epoca in cui su tale canale comparivano ancora gli anime).
Devo dire che nella sua semplicità mi ha colpito: nata come opera per far commuovere o piangere i telespettatori ha parzialmente colpito anche me, in tal senso, nel finale.
Protagonista della storia è Jintan un ragazzo che spreca le sue giornate poltrendo fino a che un giorno non gli compare davanti il fantasma cresciuto di una sua amica morta dieci anni prima per la quale morte si sente colpevole.
Della morte di Menma si sentono colpevoli un po’ tutti i membri della vecchia comitiva (ormai sciolta) dei Superbuster della Pace, nome un po’ sciocco ma ricordiamo che quando Menma muore erano solo bambini…
Per far raggiungere il Nirvana e dunque per fare rinascere Menma i ragazzi indagano sul loro passato per capire cos'è che tiene legata la ragazza a questo mondo: i ragazzi hanno tutti subito il colpo e si aprono vicendevolmente dopo tanto tempo il cuore parlando dei loro rimorsi, ma anche dei loro rimpianti, ottenendo ognuno il giusto spazio.
La parola chiave dunque è rimpianto, ma la sensazione è la nostalgia i ragazzi hanno fatto scelta di vita diverse, ma il loro passato bussa alla porta. Si sarebbero potuto fare scelte più drammatiche di narrazione, sul finale scopriamo come è morta Menma senza vedere le scene di quella morte, scopriamo i motivi di attrito nel gruppo (a tutti i maschietti piaceva la stessa ragazza, ma le ragazze nutrivano sentimenti verso di loro)…
Poi la lontananza fra di loro ha scavato un fosso e tutti adesso hanno pochi amici e si mancano.
Bellissime le sigle, sia quella iniziale sia quella finale.
Pur non avendomi strappato lacrime a qualcuno visionandolo potrebbe accadere… dunque avvertiti.
“Ano Hana - Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno” è un opera dello studio A1 – Pictures del 2011, portata in Italia dalla Dyn.it e che ha avuto anche una comparsata in tv su Rai4 (all’epoca in cui su tale canale comparivano ancora gli anime).
Devo dire che nella sua semplicità mi ha colpito: nata come opera per far commuovere o piangere i telespettatori ha parzialmente colpito anche me, in tal senso, nel finale.
Protagonista della storia è Jintan un ragazzo che spreca le sue giornate poltrendo fino a che un giorno non gli compare davanti il fantasma cresciuto di una sua amica morta dieci anni prima per la quale morte si sente colpevole.
Della morte di Menma si sentono colpevoli un po’ tutti i membri della vecchia comitiva (ormai sciolta) dei Superbuster della Pace, nome un po’ sciocco ma ricordiamo che quando Menma muore erano solo bambini…
Per far raggiungere il Nirvana e dunque per fare rinascere Menma i ragazzi indagano sul loro passato per capire cos'è che tiene legata la ragazza a questo mondo: i ragazzi hanno tutti subito il colpo e si aprono vicendevolmente dopo tanto tempo il cuore parlando dei loro rimorsi, ma anche dei loro rimpianti, ottenendo ognuno il giusto spazio.
La parola chiave dunque è rimpianto, ma la sensazione è la nostalgia i ragazzi hanno fatto scelta di vita diverse, ma il loro passato bussa alla porta. Si sarebbero potuto fare scelte più drammatiche di narrazione, sul finale scopriamo come è morta Menma senza vedere le scene di quella morte, scopriamo i motivi di attrito nel gruppo (a tutti i maschietti piaceva la stessa ragazza, ma le ragazze nutrivano sentimenti verso di loro)…
Poi la lontananza fra di loro ha scavato un fosso e tutti adesso hanno pochi amici e si mancano.
Bellissime le sigle, sia quella iniziale sia quella finale.
Pur non avendomi strappato lacrime a qualcuno visionandolo potrebbe accadere… dunque avvertiti.
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Un giovane ragazzo, Jintan, rincontra Menma, una delle sue vecchie amiche d'infanzia; Menma però non è per nulla cambiata in tutti gli anni che sono passati. Il ragazzo cerca di rimettere insieme il vecchio gruppo di amici d'infanzia e di rincontrarli tutti per tornare ad essere amici e, quindi, poter esaudire l'ultimo desiderio di Menma.
La trama è molto lineare, sebbene, vi siano delle vicende legate pressoché a tutti i personaggi della storia, le quali convergono tutte sulla protagonista Menma. L'opera è semplice e diretta, nonostante la presenza dell'elemento soprannaturale. Il racconto è soave, dolce, a tratti triste, drammatico e commovente; a parer mio fa anche un po' riflettere sull'amicizia e l'esorcizzazione del lutto.
I personaggi sono belli ed hanno una buona caratterizzazione e buon background che li lega l'un l'altro, nonché una caratterizzazione psicologica.
Il comparto tecnico nel complesso è buono ed evocativo.
In conclusione un'anime che consiglio di guardare, sebbene sia, secondo me, molto triste.
Un giovane ragazzo, Jintan, rincontra Menma, una delle sue vecchie amiche d'infanzia; Menma però non è per nulla cambiata in tutti gli anni che sono passati. Il ragazzo cerca di rimettere insieme il vecchio gruppo di amici d'infanzia e di rincontrarli tutti per tornare ad essere amici e, quindi, poter esaudire l'ultimo desiderio di Menma.
La trama è molto lineare, sebbene, vi siano delle vicende legate pressoché a tutti i personaggi della storia, le quali convergono tutte sulla protagonista Menma. L'opera è semplice e diretta, nonostante la presenza dell'elemento soprannaturale. Il racconto è soave, dolce, a tratti triste, drammatico e commovente; a parer mio fa anche un po' riflettere sull'amicizia e l'esorcizzazione del lutto.
I personaggi sono belli ed hanno una buona caratterizzazione e buon background che li lega l'un l'altro, nonché una caratterizzazione psicologica.
Il comparto tecnico nel complesso è buono ed evocativo.
In conclusione un'anime che consiglio di guardare, sebbene sia, secondo me, molto triste.
Sei amici, sei bambini, Jintan, Menma, Anaru, Yukiatsu, Tsuruko e Poppo erano i “Super Busters della pace”, in un’estate nemmeno troppo lontana che li aveva uniti indissolubilmente ma che li aveva anche separati prematuramente il giorno in cui Menma morì in un tragico incidente. Ora sono adolescenti e non si frequentano più, nonostante abitino ancora nello stesso luogo. Ma perché sono così lontani, adesso? E cosa ha significato, per ognuno di loro, quella morte? Ano Hana, letteralmente, “quel fiore”, è una sorprendente serie tv animata da cui è stato tratto l’omonimo manga "Ano hi mita hana no namae wo bokutaki wamada shinaranai" (“Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno”, questo il titolo completo), diretta da Tatsuyuki Nagai e trasmessa da Rai 4 nel 2011 nelle sue undici puntate complessive.
Centrato sui legami dell’infanzia che ritornano a connotare l’adolescenza dei protagonisti, Ano Hana è un’opera intensa e commovente basata sulla nostalgia e sul ricordo della piccola Menma, deceduta in un giorno d’estate proprio mentre si trovava insieme ai suoi cinque amici. Ricordo rafforzato dall’improvvisa presenza della stessa Menma, che si palesa però solo agli occhi di Jintan, ora adolescente, riapparendo, cresciuta, in forma di Yurei (fantasma della tradizione nipponica). Nonostante sappia di essere morta, Menma si catapulta nella vita quotidiana di Jintan più allegra e sorridente che mai, riportando improvvisamente alla memoria del ragazzo un passato ormai sopito che viene risvegliato in modo imprevisto e virulento. E come lui anche gli altri "Super Busters della pace" sembrano aver allontanato quei ricordi d’infanzia. Ma il fantasma di Menma è tornato perché i cinque ragazzi esaudiscano il suo desiderio, un desiderio che lei stessa, però, stenta a decifrare. Dopo un’iniziale diffidenza dovuta anche alle scorie che il tempo trascorso aveva lasciato in loro, Anaru, Yukiatsu, Tsuruko e Poppo si convincono della folle idea che Menma in qualche modo sia ancora presente, e assecondano Jintan nel tentativo di comprenderne il desiderio, ancora indecifrabile. Arrivano a stabilire, non senza scontri, diffidenze, difficoltà e remote gelosie personali, che il vero desiderio di Menma sia quello di raggiungere il nirvana.
La storia che ci viene raccontata in Ano Hana è semplice e diretta, nonostante l’elemento soprannaturale, e in ciò è anche prevedibile negli snodi che propone puntata dopo puntata. Ma questa prevedibilità è funzionale a sviluppare una vicenda chiara e definita, la cui forza reale è proprio nel modo in cui ci viene raccontata. In effetti la narrazione ruota intorno a ciò che, in quei remoti giorni che avevano visto lo sbocciare e il consolidarsi di una vera amicizia, resta di non detto tra i sei protagonisti. Nel momento in cui Menma morì i sentimenti provati dai bambini non erano stati ancora rivelati, e il ritrovarsi nell’adolescenza tutti intenti ad esaudire il desiderio di un fantasma che, per quanto improbabile, si rivela ogni giorno più reale, favorisce confessioni trattenute nel tempo andato che si ripropongono più consapevoli al presente. Ognuno di loro ha qualcosa da confessare o da farsi perdonare, e proprio la risoluzione di dei conflitti interiori è un elemento fondante e sempre presente in una narrazione in cui le lacrime sovrastano nettamente la spensieratezza tipica dell’età, relegando la consueta leggerezza degli anime dal taglio adolescenziale a contorno quasi impercettibile e poco significativo. La storia che ci viene raccontata è a tutti gli effetti malinconica e sentimentale, rasenta più volte il rischio di cadere nel melenso più manierato, ma evita abilmente il ricatto emotivo e le derive patetiche, nonostante le infinite lacrime versate dai ragazzi, perché i tempi della narrazione sono sempre scanditi da eventi che catalizzano l’interesse sulle singole psicologie dei personaggi. L’elemento soprannaturale è dunque sì importante, perché parte sostanziale dello sviluppo della storia, ma non così connotativo come in altri anime che attingono al genere, ed è a conti fatti il pretesto per far riavvicinare gli amici di infanzia che si erano perduti. E ciò nonostante, la centralità del personaggio di Menma, vero elemento riunificante cui in effetti rimandano la maggior parte dei titoli delle singole puntate della serie, è solo un pretesto, comunque vincente, per armonizzare i personaggi alla vicenda.
In Ano Hana è infine evidente e rilevante, nell’economia della narrazione, il discorso sul karma e sulla reincarnazione, più volte richiamato anche nelle immagini del passato che rievocano la morente madre di Jintan e soprattutto nel riferimento al titolo completo dell’anime, che evoca il fiore come simbolo della rinascita dopo la morte. Quel fiore che nell'immaginario degli spettatori, una volta conclusasi la storia, non può che essere Menma stessa. In conclusione due parole anche sull'apparato tecnico, che risulta essere di ottimo livello sia dal punto di vista dell’animazione che del doppiaggio italiano. Suggestive anche le musiche, sia la opening che la ending, avvalorate da un affascinante incastro di forme e di colori: si alternano in modo repentino le sequenze dei sei bambini che, nella progressione delle immagini, riappaiono cresciuti cambiando il colore (dal grigio al colorato) e il verso (da discendente ad ascendente) dei fiori che riempiono l’inquadratura. Tutto giocato su contrasti cromatici e immagini simboliche. Per palesare in fondo una verità semplice quanto fondamentale: l’infanzia è un tempo di grandi amicizie, di legami indissolubili che, quando possibile, restano per tutta la vita. Quanto meno, nell'evocazione e nella potenza dei ricordi che custodisce la nostra memoria.
Centrato sui legami dell’infanzia che ritornano a connotare l’adolescenza dei protagonisti, Ano Hana è un’opera intensa e commovente basata sulla nostalgia e sul ricordo della piccola Menma, deceduta in un giorno d’estate proprio mentre si trovava insieme ai suoi cinque amici. Ricordo rafforzato dall’improvvisa presenza della stessa Menma, che si palesa però solo agli occhi di Jintan, ora adolescente, riapparendo, cresciuta, in forma di Yurei (fantasma della tradizione nipponica). Nonostante sappia di essere morta, Menma si catapulta nella vita quotidiana di Jintan più allegra e sorridente che mai, riportando improvvisamente alla memoria del ragazzo un passato ormai sopito che viene risvegliato in modo imprevisto e virulento. E come lui anche gli altri "Super Busters della pace" sembrano aver allontanato quei ricordi d’infanzia. Ma il fantasma di Menma è tornato perché i cinque ragazzi esaudiscano il suo desiderio, un desiderio che lei stessa, però, stenta a decifrare. Dopo un’iniziale diffidenza dovuta anche alle scorie che il tempo trascorso aveva lasciato in loro, Anaru, Yukiatsu, Tsuruko e Poppo si convincono della folle idea che Menma in qualche modo sia ancora presente, e assecondano Jintan nel tentativo di comprenderne il desiderio, ancora indecifrabile. Arrivano a stabilire, non senza scontri, diffidenze, difficoltà e remote gelosie personali, che il vero desiderio di Menma sia quello di raggiungere il nirvana.
La storia che ci viene raccontata in Ano Hana è semplice e diretta, nonostante l’elemento soprannaturale, e in ciò è anche prevedibile negli snodi che propone puntata dopo puntata. Ma questa prevedibilità è funzionale a sviluppare una vicenda chiara e definita, la cui forza reale è proprio nel modo in cui ci viene raccontata. In effetti la narrazione ruota intorno a ciò che, in quei remoti giorni che avevano visto lo sbocciare e il consolidarsi di una vera amicizia, resta di non detto tra i sei protagonisti. Nel momento in cui Menma morì i sentimenti provati dai bambini non erano stati ancora rivelati, e il ritrovarsi nell’adolescenza tutti intenti ad esaudire il desiderio di un fantasma che, per quanto improbabile, si rivela ogni giorno più reale, favorisce confessioni trattenute nel tempo andato che si ripropongono più consapevoli al presente. Ognuno di loro ha qualcosa da confessare o da farsi perdonare, e proprio la risoluzione di dei conflitti interiori è un elemento fondante e sempre presente in una narrazione in cui le lacrime sovrastano nettamente la spensieratezza tipica dell’età, relegando la consueta leggerezza degli anime dal taglio adolescenziale a contorno quasi impercettibile e poco significativo. La storia che ci viene raccontata è a tutti gli effetti malinconica e sentimentale, rasenta più volte il rischio di cadere nel melenso più manierato, ma evita abilmente il ricatto emotivo e le derive patetiche, nonostante le infinite lacrime versate dai ragazzi, perché i tempi della narrazione sono sempre scanditi da eventi che catalizzano l’interesse sulle singole psicologie dei personaggi. L’elemento soprannaturale è dunque sì importante, perché parte sostanziale dello sviluppo della storia, ma non così connotativo come in altri anime che attingono al genere, ed è a conti fatti il pretesto per far riavvicinare gli amici di infanzia che si erano perduti. E ciò nonostante, la centralità del personaggio di Menma, vero elemento riunificante cui in effetti rimandano la maggior parte dei titoli delle singole puntate della serie, è solo un pretesto, comunque vincente, per armonizzare i personaggi alla vicenda.
In Ano Hana è infine evidente e rilevante, nell’economia della narrazione, il discorso sul karma e sulla reincarnazione, più volte richiamato anche nelle immagini del passato che rievocano la morente madre di Jintan e soprattutto nel riferimento al titolo completo dell’anime, che evoca il fiore come simbolo della rinascita dopo la morte. Quel fiore che nell'immaginario degli spettatori, una volta conclusasi la storia, non può che essere Menma stessa. In conclusione due parole anche sull'apparato tecnico, che risulta essere di ottimo livello sia dal punto di vista dell’animazione che del doppiaggio italiano. Suggestive anche le musiche, sia la opening che la ending, avvalorate da un affascinante incastro di forme e di colori: si alternano in modo repentino le sequenze dei sei bambini che, nella progressione delle immagini, riappaiono cresciuti cambiando il colore (dal grigio al colorato) e il verso (da discendente ad ascendente) dei fiori che riempiono l’inquadratura. Tutto giocato su contrasti cromatici e immagini simboliche. Per palesare in fondo una verità semplice quanto fondamentale: l’infanzia è un tempo di grandi amicizie, di legami indissolubili che, quando possibile, restano per tutta la vita. Quanto meno, nell'evocazione e nella potenza dei ricordi che custodisce la nostra memoria.
Quando si cerca di di commuovere lo spettatore le tattiche sono sempre le stesse, lunghi addii, ost che partono nel momento giusto, personaggi in lacrime, nostalgia canaglia... eppure alcune volte poche, queste tattiche funzionano, molte altre volte invece queste tattiche non funzionano.
Che cosa fa dunque il successo o il fallimento dell' anime drammatico/sentimentale? a mio parere è il realismo dei personaggi e dei rapporti fra di essi. "Ano Hana" brilla sopra quasi ad ogni anime per questo aspetto dipingendo quello che è un gruppo di vecchi amici esattamente come sono davvero questi gruppi, quel mix di complicità, ricordi memorabili ma vaghi e affetto sincero ma anche antipatie malcelate, sassolini mai tirati fuori dalla scarpa e complessi di inferiorità verso altri mebri della compagnia.
La situazione dei personaggi, se togliamo la componente orrorifica, assomiglia molto a quella del romanzo IT. Un vecchio gruppo di amici ormai separati da tempo che si incontra per uno scopo comune, e quello scopo comune è un'apparizione. Non un pagliaccio assassino però, ma un'apparizione molto più benevola. il "fantasma" di Menma, la loro amichetta che faceva da collante per l'intero gruppo e che morì cadendo in un fiume 10 anni prima, decretando tra le altre cose la fine del gruppo stesso, è apparso ad uno di loro, Jintan: uno studente delle superiori che passando un momento difficile si è ritirato dal frequentare la scuola. Solo Jintan può vedere Menma e dovrà convincere gli altri vecchi membri del gruppo a riunirsi per capire quale fosse il desiderio dimenticato di Menma che le impedisce di accedere all'aldilà.
Siccome come recita il detto, sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, tutti loro sono ancora profondamente legati a Menma dopo molti anni, ma non tutti sono legati fra di loro, l'occasione di affrontare questo rompicapo assieme farà emergere le vecchie faccende in sospeso del gruppo.
Anche i personaggi sono credibili come il gruppo che compongono, anche se la forza dell'abitudine potrebbe spingerci a catalogare immediatamente i personaggi sotto i canoni classici del neet, della tsundere, del gradasso, del simpaticone e della secchiona, è chiaro fin da subito quanto i personaggi siano in realtà poliedrici.
Una delle frecce migliori all'arco di "Ano Hana" è l'effetto nostalgia, Menma indossa ancora i vestiti di quando morì nel fiume e ne conserva aspetto e mentalità pur apparendo fisicamente cresciuta. Inoltre per capire quale fosse il desiderio della bambina prima di morire i personaggi cominceranno a scavare nel passato e a perlustrare le proprie memorie, non sempre lucide e a volte contraddittorie. Nasceranno anche paragoni sia fra quello che ognuno di loro è diventato rispetto agli altri e su quanto siano caratterialmente cambiati rispetto al passato. Ad incentivare l'effetto nostalgia avremo dei flashback chiari e luminosi contrapposti ad un presente più cupo e grigio. Una delle tante accortezze di una buona regia.
Se la sceneggiatura è sicuramente buona, lo è infatti anche il lato registico e tecnico con grande attenzione dei dettagli che aiutano ancor più l'immedesimazione nella storia.
"Ano Hana" è un anime quindi adatto anche ad un pubblico esigente che non cerca solo la lacrima facile, o meglio la cerca solo dopo aver costruito un contesto narrativo molto solido.
Che cosa fa dunque il successo o il fallimento dell' anime drammatico/sentimentale? a mio parere è il realismo dei personaggi e dei rapporti fra di essi. "Ano Hana" brilla sopra quasi ad ogni anime per questo aspetto dipingendo quello che è un gruppo di vecchi amici esattamente come sono davvero questi gruppi, quel mix di complicità, ricordi memorabili ma vaghi e affetto sincero ma anche antipatie malcelate, sassolini mai tirati fuori dalla scarpa e complessi di inferiorità verso altri mebri della compagnia.
La situazione dei personaggi, se togliamo la componente orrorifica, assomiglia molto a quella del romanzo IT. Un vecchio gruppo di amici ormai separati da tempo che si incontra per uno scopo comune, e quello scopo comune è un'apparizione. Non un pagliaccio assassino però, ma un'apparizione molto più benevola. il "fantasma" di Menma, la loro amichetta che faceva da collante per l'intero gruppo e che morì cadendo in un fiume 10 anni prima, decretando tra le altre cose la fine del gruppo stesso, è apparso ad uno di loro, Jintan: uno studente delle superiori che passando un momento difficile si è ritirato dal frequentare la scuola. Solo Jintan può vedere Menma e dovrà convincere gli altri vecchi membri del gruppo a riunirsi per capire quale fosse il desiderio dimenticato di Menma che le impedisce di accedere all'aldilà.
Siccome come recita il detto, sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, tutti loro sono ancora profondamente legati a Menma dopo molti anni, ma non tutti sono legati fra di loro, l'occasione di affrontare questo rompicapo assieme farà emergere le vecchie faccende in sospeso del gruppo.
Anche i personaggi sono credibili come il gruppo che compongono, anche se la forza dell'abitudine potrebbe spingerci a catalogare immediatamente i personaggi sotto i canoni classici del neet, della tsundere, del gradasso, del simpaticone e della secchiona, è chiaro fin da subito quanto i personaggi siano in realtà poliedrici.
Una delle frecce migliori all'arco di "Ano Hana" è l'effetto nostalgia, Menma indossa ancora i vestiti di quando morì nel fiume e ne conserva aspetto e mentalità pur apparendo fisicamente cresciuta. Inoltre per capire quale fosse il desiderio della bambina prima di morire i personaggi cominceranno a scavare nel passato e a perlustrare le proprie memorie, non sempre lucide e a volte contraddittorie. Nasceranno anche paragoni sia fra quello che ognuno di loro è diventato rispetto agli altri e su quanto siano caratterialmente cambiati rispetto al passato. Ad incentivare l'effetto nostalgia avremo dei flashback chiari e luminosi contrapposti ad un presente più cupo e grigio. Una delle tante accortezze di una buona regia.
Se la sceneggiatura è sicuramente buona, lo è infatti anche il lato registico e tecnico con grande attenzione dei dettagli che aiutano ancor più l'immedesimazione nella storia.
"Ano Hana" è un anime quindi adatto anche ad un pubblico esigente che non cerca solo la lacrima facile, o meglio la cerca solo dopo aver costruito un contesto narrativo molto solido.
Ho visto "Ano Hana" qualche mese fa ma mi sento di dare una recensione completa su questo anime.
"Ano Hana" narra la storia di un ragazzo, Jintan, a cui pare di vedere un'allucinazione di una sua amica già morta quando erano bambini. La ragazza si chiama Menma e accompagnerà Jintan per tutta la durata della storia. Lei gli spiega che il motivo per cui non riesce a raggiungere il nirvana é perché ha ancora un desiderio e per questo si é mostrata a Jintan, per far sì che lui la aiuti in questo. La storia proseguirà con Jintan e il resto del suo gruppo di amici di quando erano bambini che cercano in tutti i modi di soddisfare il desiderio di Menma.
Trama: ho trovato la trama molto carina seppur non troppo originale. É di sicuro una storia che ti fa rimanere per tutto il tempo davanti allo schermo e che ti invoglia ad arrivare alla fine per vedere se il desiderio di Menma verrà esaudito.
Disegni e animazioni: i disegni sono davvero belli e piacevoli da vedere. Non ci sono errori e tutti i colori sono luminosi al punto giusto. Ogni personaggio é diverso l'uno dall'altro e questo é un punto a favore.
Caratterizzazione personaggi: come ho già detto ogni personaggio ha la sua personalità nella quale ci si può immedesimare. I protagonisti saltano più all'occhio, ovviamente, e ho trovato sia Jintan che Menma molto espressivi e con una spiccata personalità.
Sonoro: la opening é molto piacevole e mi é capitato più volte di non skipparla anche se dopo il boom iniziale comincia a diventare più ripetitiva. Per il resto un ottimo lavoro anche per quanto riguarda il doppiaggio.
Voto generale: ho dato "solo" 8.50 per il semplice motivo che ho visto anime migliori ma anche decisamente peggiori. Vedere quest'anime mi ha come alleggerito il cuore e ne consiglio a tutti la visione, anche perché non annoia mai. Ps: il finale é piuttosto triste.
"Ano Hana" narra la storia di un ragazzo, Jintan, a cui pare di vedere un'allucinazione di una sua amica già morta quando erano bambini. La ragazza si chiama Menma e accompagnerà Jintan per tutta la durata della storia. Lei gli spiega che il motivo per cui non riesce a raggiungere il nirvana é perché ha ancora un desiderio e per questo si é mostrata a Jintan, per far sì che lui la aiuti in questo. La storia proseguirà con Jintan e il resto del suo gruppo di amici di quando erano bambini che cercano in tutti i modi di soddisfare il desiderio di Menma.
Trama: ho trovato la trama molto carina seppur non troppo originale. É di sicuro una storia che ti fa rimanere per tutto il tempo davanti allo schermo e che ti invoglia ad arrivare alla fine per vedere se il desiderio di Menma verrà esaudito.
Disegni e animazioni: i disegni sono davvero belli e piacevoli da vedere. Non ci sono errori e tutti i colori sono luminosi al punto giusto. Ogni personaggio é diverso l'uno dall'altro e questo é un punto a favore.
Caratterizzazione personaggi: come ho già detto ogni personaggio ha la sua personalità nella quale ci si può immedesimare. I protagonisti saltano più all'occhio, ovviamente, e ho trovato sia Jintan che Menma molto espressivi e con una spiccata personalità.
Sonoro: la opening é molto piacevole e mi é capitato più volte di non skipparla anche se dopo il boom iniziale comincia a diventare più ripetitiva. Per il resto un ottimo lavoro anche per quanto riguarda il doppiaggio.
Voto generale: ho dato "solo" 8.50 per il semplice motivo che ho visto anime migliori ma anche decisamente peggiori. Vedere quest'anime mi ha come alleggerito il cuore e ne consiglio a tutti la visione, anche perché non annoia mai. Ps: il finale é piuttosto triste.
Ho finito oggi il rewatch di "Ano Hana".
Devo dire che è un piccolo capolavoro, ma quanto è triste! La storia ruota intorno ad un gruppo di amici d'infanzia che si ritrova dopo anni per realizzare il desiderio di una di loro, morta in un incidente e apparsa a Jinta (detto Jintan ="tan" è un suffisso vezzeggiativo come "chan"). Lo scopo è farle raggiungere il Nirvana ("e jōbutsu saseru" è una delle espressioni più ripetute nell'anime). Il ragazzo, dopo l'incidente capitato a Menma (vero mome Meiko Honma), è diventato un hikikomori ma, rivedendo Menma, si riprende e diventa più socievole e allegro. I personaggi sono tutti interessanti e ben sviluppati, nonostante si tratti di una serie di soli 11 episodi. Ognuno ha risposto alla morte di Menma a modo suo: Anaru (vero nome Anjo) è diventata un'adolescente carina e va in giro con le bulle della scuola; Yukiatsu ha una curiosa ossessione (che ricorda "Durarara!" o Ranmaru in "Una ragazza alla moda"), Poppo ha viaggiato per mezzo mondo...
Sono tutti cambiati ma sono rimasti sempre gli stessi. Sono curiosa di vedere il film live action e poi leggere il manga (peccato che la light novel non sia stata tradotta).
Devo dire che è un piccolo capolavoro, ma quanto è triste! La storia ruota intorno ad un gruppo di amici d'infanzia che si ritrova dopo anni per realizzare il desiderio di una di loro, morta in un incidente e apparsa a Jinta (detto Jintan ="tan" è un suffisso vezzeggiativo come "chan"). Lo scopo è farle raggiungere il Nirvana ("e jōbutsu saseru" è una delle espressioni più ripetute nell'anime). Il ragazzo, dopo l'incidente capitato a Menma (vero mome Meiko Honma), è diventato un hikikomori ma, rivedendo Menma, si riprende e diventa più socievole e allegro. I personaggi sono tutti interessanti e ben sviluppati, nonostante si tratti di una serie di soli 11 episodi. Ognuno ha risposto alla morte di Menma a modo suo: Anaru (vero nome Anjo) è diventata un'adolescente carina e va in giro con le bulle della scuola; Yukiatsu ha una curiosa ossessione (che ricorda "Durarara!" o Ranmaru in "Una ragazza alla moda"), Poppo ha viaggiato per mezzo mondo...
Sono tutti cambiati ma sono rimasti sempre gli stessi. Sono curiosa di vedere il film live action e poi leggere il manga (peccato che la light novel non sia stata tradotta).
Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutachi wa Mada Shiranai, altresì noto come Ano Hana, è un anime del 2011 prodotto dallo studio A-1 Pictures.
La trama narra di un gruppo di bambini la cui vita viene interrotta a causa della tragica, improvvisa e crudele morte di uno di loro, il cui lutto li porterà a dividersi e poi a ritrovarsi. Si sono divisi “a causa di” Menma, ma si riuniranno “grazie a” a Menma. Lei è ciò che li unisce l'uno all'altro.
Perché non mi è piaciuto? È un anime che ha cercato in ogni modo di farmi piangere, di farmi stringere il cuore, di farmi versare lacrime, ma non ci è riuscito, eccetto che per un solo e unico momento in cui mi sono sentita morire, perché è stata la scena migliore che ha avuto il potere di restare impressa dentro di me. È di Yukiatsu, proprio lui, è di Atsumu Matsuyuki, che all'apparenza può sembrare algido, insensibile e arrogante, ma che nasconde, dietro la maschera, una sensibilità, un'emotività e un'emozionalità tale, che l'ha portato alla negazione della morte. È quella scena, in cui Yukiatsu mostra il modo in cui ha reagito al trauma, che non riuscirò mai a dimenticare, poiché all'interno di essa fluiscono così tante domande senza risposte. È stata incredibilmente dolorosa, vera e struggente. Ma, eccetto questa sola e unica scena, tutto il resto dell'anime mi è parso un'accozzaglia di personaggi stereotipati, di una trama banale e di un tentativo di far commuovere lo spettatore, mentre invece questa sola e unica scena per me ha racchiuso l'interno significato delle talvolta inconcepibili, molto complicate e spesso dolorose meccaniche di reazione a un lutto.
Il comparto grafico, sonoro e tecnico è meraviglioso. Una menzione d'onore va alla colonna sonora, perché è delicata come un fiore, trasmettendo la sensazione di ritrovarsi sospesi tra realtà e irrealtà, come se si trattasse di un sogno all'interno di un mondo fatato. È dolce, è delicata, è gentile: mi sembra quasi che sia stata composta sulla base del personaggio di Menma, per accompagnarla in questo suo percorso dall'inizio alla fine.
È un anime che consiglio, nonostante tutto, perché quella sola e unica scena riesce ad esprimere in modo sincero, brutale e onesto le complessità della psicologia umana.
La trama narra di un gruppo di bambini la cui vita viene interrotta a causa della tragica, improvvisa e crudele morte di uno di loro, il cui lutto li porterà a dividersi e poi a ritrovarsi. Si sono divisi “a causa di” Menma, ma si riuniranno “grazie a” a Menma. Lei è ciò che li unisce l'uno all'altro.
Perché non mi è piaciuto? È un anime che ha cercato in ogni modo di farmi piangere, di farmi stringere il cuore, di farmi versare lacrime, ma non ci è riuscito, eccetto che per un solo e unico momento in cui mi sono sentita morire, perché è stata la scena migliore che ha avuto il potere di restare impressa dentro di me. È di Yukiatsu, proprio lui, è di Atsumu Matsuyuki, che all'apparenza può sembrare algido, insensibile e arrogante, ma che nasconde, dietro la maschera, una sensibilità, un'emotività e un'emozionalità tale, che l'ha portato alla negazione della morte. È quella scena, in cui Yukiatsu mostra il modo in cui ha reagito al trauma, che non riuscirò mai a dimenticare, poiché all'interno di essa fluiscono così tante domande senza risposte. È stata incredibilmente dolorosa, vera e struggente. Ma, eccetto questa sola e unica scena, tutto il resto dell'anime mi è parso un'accozzaglia di personaggi stereotipati, di una trama banale e di un tentativo di far commuovere lo spettatore, mentre invece questa sola e unica scena per me ha racchiuso l'interno significato delle talvolta inconcepibili, molto complicate e spesso dolorose meccaniche di reazione a un lutto.
Il comparto grafico, sonoro e tecnico è meraviglioso. Una menzione d'onore va alla colonna sonora, perché è delicata come un fiore, trasmettendo la sensazione di ritrovarsi sospesi tra realtà e irrealtà, come se si trattasse di un sogno all'interno di un mondo fatato. È dolce, è delicata, è gentile: mi sembra quasi che sia stata composta sulla base del personaggio di Menma, per accompagnarla in questo suo percorso dall'inizio alla fine.
È un anime che consiglio, nonostante tutto, perché quella sola e unica scena riesce ad esprimere in modo sincero, brutale e onesto le complessità della psicologia umana.
Raccontando il progressivo ritrovarsi da parte di un gruppo di amici d'infanzia, sciolto a causa della morte tramite incidente di un membro, grazie proprio al fantasma di essa, "Ano Hana - Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno", anime del 2011, è, insieme alla regia e alla sceneggiatura, un continuo tentativo di far piangere o anche solo commuovere lo spettatore. Non ci possono essere ulteriori analisi per l'opera che potrebbero portare a un risultato diverso.
Quest'opera vuole essere drammatica e commovente, e, in questa decisione, caparbia nel non voler aggiungere o eliminare qualche elemento, si rovina da sola, lasciando lo spettatore nemmeno con un pugno di mosche.
In definitiva, "Ano Hana" (non fatemi scrivere tutto il titolo daccapo) è un anime che consiglierei solo a coloro che vogliono, per una sera o due, piangere e nient'altro.
Nota d'apprezzamento per l'ending.
Quest'opera vuole essere drammatica e commovente, e, in questa decisione, caparbia nel non voler aggiungere o eliminare qualche elemento, si rovina da sola, lasciando lo spettatore nemmeno con un pugno di mosche.
In definitiva, "Ano Hana" (non fatemi scrivere tutto il titolo daccapo) è un anime che consiglierei solo a coloro che vogliono, per una sera o due, piangere e nient'altro.
Nota d'apprezzamento per l'ending.
Questo è uno di quegli anime che continuavo a ritrovarmi sotto il naso: continuavo a leggerne il nome ininterrottamente e alla fine mi sono decisa a guardarlo. Non nutrivo grandi speranze, devo dire la verità. Pensavo che fosse uno dei soliti anime strappalacrime, di quelli che provano a farti piangere, ma alla fine non dicono nulla.
Invece, mi sono ricreduta, perché una volta iniziato l'ho trovato fin da subito accattivante e coinvolgente. I personaggi sono ben costruiti, ognuno con i propri difetti e sofferenze, ma alla fine riescono tutti a migliorare loro stessi, e questo l'ho molto apprezzato, perché gli viene conferito qualcosa di vero. Nonostante alcuni momenti che ho trovato un po' scontati, o comunque alcuni intrecci che avrebbero potuto essere risolti meglio, credo che l'anime sia ben riuscito, e per questo si merita un 8,5.
Invece, mi sono ricreduta, perché una volta iniziato l'ho trovato fin da subito accattivante e coinvolgente. I personaggi sono ben costruiti, ognuno con i propri difetti e sofferenze, ma alla fine riescono tutti a migliorare loro stessi, e questo l'ho molto apprezzato, perché gli viene conferito qualcosa di vero. Nonostante alcuni momenti che ho trovato un po' scontati, o comunque alcuni intrecci che avrebbero potuto essere risolti meglio, credo che l'anime sia ben riuscito, e per questo si merita un 8,5.
"Ano Hana" è uno degli anime più noti dell'ultimo decennio, conta soltanto 11 episodi e racconta la storia di un gruppo di ragazzi che dopo la tragica morte di una di loro, Meiko Onma detta Menma, avvenuta durante l'infanzia, si scioglie e ognuno di essi conduce singolarmente la propria esistenza.
Jintan, il protagonista, però non è in realtà mai andato avanti dopo quell'evento ma si è chiuso in sé stesso e conduce una vita solitaria insieme a suo padre, quando un giorno gli appare il fantasma di Menma cresciuto e da questo momento in poi la sua intera vita verrà stravolta.
Grazie a questa serie, ho vissuto una storia molto delicata fatta solo di emozioni ed è così che deve essere seguita perché se iniziamo ad usare il raziocinio, senza lasciarci cioè trasportare dagli eventi, è impossibile non notare tutti i difetti dell'anime.
Attenzione, spoiler
Le puntate centrali sono praticamente inutili, la storia subisce una svolta solo al termine dell'episodio 8 quando Menma decide finalmente di rivelare la sua presenza anche agli altri ragazzi del gruppo ma intanto ha lasciato che tutti credessero Jintan un pazzo fuori di testa.
Qua si vede proprio che è stato fatto tutto solo per perdere tempo e allungare il brodo ma davvero 11 episodi sono troppi, anche perché nel corso di queste puntate, oltre a non avere alcun avanzamento nella trama, non abbiamo riflessioni filosofiche sul senso della vita (come sinceramente mi aspettavo) né il proseguimento della vita dei ragazzi adesso che sono ormai grandi. C'è giusto un accenno shoujo ma il tutto risulta appena abbozzato, atto solo a gettare un po' di fumo negli occhi e intrattenere lo spettatore.
A riprova di quanto affermo, va considerata la trovata del "non ricordo il mio desiderio" di Menma che ho trovato francamente ridicola.
Passando al finale, non sappiamo come mai all'improvviso tutti i ragazzi riescano finalmente a vedere Menma ma in tal caso possiamo trovare una risposta dicendo che hanno pian piano cominciato a credere anche loro alla sua esistenza e il desiderio di vederla, anche solo per l'ultima volta, ha fatto sì che riuscissero realmente a vederla lì... vicino a quell'albero... con il sole alle spalle... scusatemi vado a piangere. È stato un finale straziante, ho pianto come una fontana.
Nonostante le predette osservazioni, l'anime mi è piaciuto molto perché è riuscito a suscitare in me una profonda nostalgia e tristezza, emozioni forti. Il tutto accompagnato da ottime musiche che hanno fatto da sfondo all'intera vicenda in maniera eccelsa e sono state posizionate nei punti più idonei. Grafica buona, un po' grezza in alcuni punti. Lo consiglio.
Jintan, il protagonista, però non è in realtà mai andato avanti dopo quell'evento ma si è chiuso in sé stesso e conduce una vita solitaria insieme a suo padre, quando un giorno gli appare il fantasma di Menma cresciuto e da questo momento in poi la sua intera vita verrà stravolta.
Grazie a questa serie, ho vissuto una storia molto delicata fatta solo di emozioni ed è così che deve essere seguita perché se iniziamo ad usare il raziocinio, senza lasciarci cioè trasportare dagli eventi, è impossibile non notare tutti i difetti dell'anime.
Attenzione, spoiler
Le puntate centrali sono praticamente inutili, la storia subisce una svolta solo al termine dell'episodio 8 quando Menma decide finalmente di rivelare la sua presenza anche agli altri ragazzi del gruppo ma intanto ha lasciato che tutti credessero Jintan un pazzo fuori di testa.
Qua si vede proprio che è stato fatto tutto solo per perdere tempo e allungare il brodo ma davvero 11 episodi sono troppi, anche perché nel corso di queste puntate, oltre a non avere alcun avanzamento nella trama, non abbiamo riflessioni filosofiche sul senso della vita (come sinceramente mi aspettavo) né il proseguimento della vita dei ragazzi adesso che sono ormai grandi. C'è giusto un accenno shoujo ma il tutto risulta appena abbozzato, atto solo a gettare un po' di fumo negli occhi e intrattenere lo spettatore.
A riprova di quanto affermo, va considerata la trovata del "non ricordo il mio desiderio" di Menma che ho trovato francamente ridicola.
Passando al finale, non sappiamo come mai all'improvviso tutti i ragazzi riescano finalmente a vedere Menma ma in tal caso possiamo trovare una risposta dicendo che hanno pian piano cominciato a credere anche loro alla sua esistenza e il desiderio di vederla, anche solo per l'ultima volta, ha fatto sì che riuscissero realmente a vederla lì... vicino a quell'albero... con il sole alle spalle... scusatemi vado a piangere. È stato un finale straziante, ho pianto come una fontana.
Nonostante le predette osservazioni, l'anime mi è piaciuto molto perché è riuscito a suscitare in me una profonda nostalgia e tristezza, emozioni forti. Il tutto accompagnato da ottime musiche che hanno fatto da sfondo all'intera vicenda in maniera eccelsa e sono state posizionate nei punti più idonei. Grafica buona, un po' grezza in alcuni punti. Lo consiglio.
Serie anime che mi ha letteralmente tenuto attaccato allo schermo del computer e, se non avessi tanti impegni, credo che lo avrei finito in un solo giorno. Dico questo perché è uno dei pochi anime che mi ha coinvolto molto dal punto di vista emotivo, ogni episodio è permeato da un turbine di sentimenti quali tristezza, rimorso, delusione, ma anche sentimenti come felicità e ironia.
Durante tutta la serie assisteremo alla crescita dei nostri personaggi per riuscire a superare la perdita di una amica molto cara al gruppo (che li ha portati a perdersi di vista per anni) e ogni membro reagisce alla perdita in modo molto diverso: c'è chi rimane profondamente depresso per l'accaduto, chi ha invece coltivato sensi di colpa fino a diventare paranoico e chi invece sembra essere riuscito ad andare avanti. Comunque, riunendosi, i membri del gruppo uno alla volta riescono a ricostruire il loro legame di amicizia una volta sopito e tutto questo cercando di realizzare l'ultimo desiderio della loro amica. Nel portare a termine questo obiettivo si assiste ad un'evoluzione dei sentimenti iniziali, dal ripudio e non accettazione dei fatti accaduti ad una loro accettazione con la consapevolezza che i legami della vera amicizia (qualunque cosa succeda) non verranno mai meno anche nei momenti più bui della vita e che grazie a questi ultimi possiamo essere in grado di affrontare qualunque situazione difficile condividendone il dolore.
Passando ad un analisi dei personaggi, si vede che sono stati caratterizzati molto bene: nelle varie situazioni in cui si trovano riusciamo a capire quale colpa abbiano dentro di sé e come abbiano reagito per superare l'accaduto senza bisogno di dialoghi, ma attraverso l'uso di flashback in punti critici della vicenda.
I disegni delle animazioni li ho trovati eccellenti, sia per quanto riguarda i personaggi sia per le ambientazioni; i primi perché avevano una espressività tale che era come se mi fossi trovato lì in mezzo a loro e provassi i loro stessi sentimenti; per quanto riguarda gli scenari, li ho trovati molto dettagliati, trovando in alcune scene una accuratezza molto particolare (soprattutto negli ultimi episodi e nelle case, dove la differenza tra vecchio e nuovo si notava, ma non nella eccessiva demarcazione tra le due, piuttosto nei particolari).
La opening, la ending e le OST le trovo molto orecchiabili e perfette per il tipo di serie: si riesce a sentire che portano con sé un sentimento di nostalgia per qualcosa di prezioso andato perduto e che non potrai più avere con te (tema principale della serie).
In definitiva, il voto che darò all'opera è 9. Solo pochi altri anime sono riusciti a farmi commuovere in questo modo ("Clannad" è uno di questi) e avrei apprezzato tanto se la serie fosse stata più lunga. Consiglio vivamente di guardare questa serie agli amanti del genere, ma anche agli altri che non simpatizzano per esso, perché alla fine credo che ne trarrete una lezione importante come ho provato io sulla mia pelle.
Buona visione!
Durante tutta la serie assisteremo alla crescita dei nostri personaggi per riuscire a superare la perdita di una amica molto cara al gruppo (che li ha portati a perdersi di vista per anni) e ogni membro reagisce alla perdita in modo molto diverso: c'è chi rimane profondamente depresso per l'accaduto, chi ha invece coltivato sensi di colpa fino a diventare paranoico e chi invece sembra essere riuscito ad andare avanti. Comunque, riunendosi, i membri del gruppo uno alla volta riescono a ricostruire il loro legame di amicizia una volta sopito e tutto questo cercando di realizzare l'ultimo desiderio della loro amica. Nel portare a termine questo obiettivo si assiste ad un'evoluzione dei sentimenti iniziali, dal ripudio e non accettazione dei fatti accaduti ad una loro accettazione con la consapevolezza che i legami della vera amicizia (qualunque cosa succeda) non verranno mai meno anche nei momenti più bui della vita e che grazie a questi ultimi possiamo essere in grado di affrontare qualunque situazione difficile condividendone il dolore.
Passando ad un analisi dei personaggi, si vede che sono stati caratterizzati molto bene: nelle varie situazioni in cui si trovano riusciamo a capire quale colpa abbiano dentro di sé e come abbiano reagito per superare l'accaduto senza bisogno di dialoghi, ma attraverso l'uso di flashback in punti critici della vicenda.
I disegni delle animazioni li ho trovati eccellenti, sia per quanto riguarda i personaggi sia per le ambientazioni; i primi perché avevano una espressività tale che era come se mi fossi trovato lì in mezzo a loro e provassi i loro stessi sentimenti; per quanto riguarda gli scenari, li ho trovati molto dettagliati, trovando in alcune scene una accuratezza molto particolare (soprattutto negli ultimi episodi e nelle case, dove la differenza tra vecchio e nuovo si notava, ma non nella eccessiva demarcazione tra le due, piuttosto nei particolari).
La opening, la ending e le OST le trovo molto orecchiabili e perfette per il tipo di serie: si riesce a sentire che portano con sé un sentimento di nostalgia per qualcosa di prezioso andato perduto e che non potrai più avere con te (tema principale della serie).
In definitiva, il voto che darò all'opera è 9. Solo pochi altri anime sono riusciti a farmi commuovere in questo modo ("Clannad" è uno di questi) e avrei apprezzato tanto se la serie fosse stata più lunga. Consiglio vivamente di guardare questa serie agli amanti del genere, ma anche agli altri che non simpatizzano per esso, perché alla fine credo che ne trarrete una lezione importante come ho provato io sulla mia pelle.
Buona visione!
Parlare della perdita di una persona cara non è facile, specialmente se si tratta di un parente (li l'ho sperimentato un paio di volte,così come capitò ad un paio di miei amici d'infanzia) o di un amico molto speciale. E per perdere, in questo caso, intendo dire morto, che non tornerà più, e ci si ritrova nell'angoscia più totale da cui si cerca man mano di risollevarsi per poter andare avanti (cosa capitata ad un mio compagno di scuola).
Sarò sincero, quando vidi questo titolo non ero interessato al genere ma chissà quale fattore mi fece incuriosire dall'incipit narrativo, e alla fine finì col vederlo così per curiosità e finì talmente coinvolto per la gestione della storia che finì per andare avanti e concluderla.
Parlo di quell'anime che raccontò la perdita definitiva di un amicizia, così come il distacco dalle persone che un tempo erano inseparabili, e infine mentre cercano di riunirsi proprio da quell'amicizia perduta.
Sto parlando di AnoHana, che racconterà di quel fiore che sbocciò in quel giorno d'estate.
ATTENZIONE SPOILER
Parto dal passato. Un tempo 6 bambini erano legati da un forte legame di amicizia, i quali si chiamavano Super Busters della pace e avevano una base segreta e soprannomi (che metterò tra parentesi e che chiamerò in quel modo d'ora in avanti), ovvero 3 maschi: Jinta Yadomi (Jintan), Atsumu Matsuyuki (Yukiatsu) e Tetsudo Hisakawa (Poppo); e 3 femmine: Naruko Anjo (Anaru), Chiriko Tsurumi (Tsuruko) e ultima, ma non meno importante, Meiko Honma (Menma); e nonostante alcune diatribe erano molto amici, finché non accade il disastro: Menma perse la vita e la shock causò una non meglio specificata reazione a catena che causò la rottura dell'amicizia degli altri, e dopo 10 anni non si sono più visti e non sono più amici (ad eccezione di Yukiatsu e Tsuruko).
Ma in un estate capitò l'incredibile: Menma ricompare come un fantasma e soltanto Jintan può vederla, e dirà che se riuscirà a rispettare una certa promessa, potrà ritornare nell'aldilà.
E da questa premessa, partirà la storia che porterà i 5 ragazzi a rincontrarsi e a tentare di ricostruire l'amicizia perduta, ma l'argomento Menma complicherà non poco la cosa, dal momento che gli altri non la possono vedere.
Da questa premessa partirà una serie che poco a poco mi ha rapito, dal momento che sono rimasto folgorato dalla simpatia di Menma e per il fatto di raccontare la rinascita di un gruppo di ragazzi, un tempo molto uniti, ora sempre tendenti al litigio o dal entrare in discussione per via della morte della loro amica, di cui ognuno cela il proprio senso di colpa e di molte altre reazioni del prima e dopo sempre riguardanti Menma, che nonostante tutto arriva sempre a mostrarsi sorridente e disponibile nei confronti dei suoi vecchi amici, a tal punto da interagire con l'ambiente quando l'atmosfera passerà dall'agitato alla burrasca.
Ovviamente affezionarsi a questi 6 ragazzi e facile e si è partecipi dei loro sentimenti, dalla calma alla rabbia o al dolore.
Graficamente il titolo è molto carino, complice l'uso dei colori molto chiaro e di fondali davvero realistici (la location della serie esiste in Giappone) che fanno venire voglia di andare un giorno in visita, mentre in ambito sonoro le OST variano dal simpatico al commovente, complice le simpatiche opening ed ending, e una riuscita performance recitativa dei personaggi.
AnoHana insegna in un modo molto riuscito ad insegnare ad affrontare una perdita e lottare per riuscire a vincerla in una bellissima storia di amicizie perdute e ritrovate che lentamente mi ha rapito e a concluderla tutta d'un fiato, oltre a farsi conquistare dalla spensieratezza di quel fiore che porta il nome di Menma.
Sarò sincero, quando vidi questo titolo non ero interessato al genere ma chissà quale fattore mi fece incuriosire dall'incipit narrativo, e alla fine finì col vederlo così per curiosità e finì talmente coinvolto per la gestione della storia che finì per andare avanti e concluderla.
Parlo di quell'anime che raccontò la perdita definitiva di un amicizia, così come il distacco dalle persone che un tempo erano inseparabili, e infine mentre cercano di riunirsi proprio da quell'amicizia perduta.
Sto parlando di AnoHana, che racconterà di quel fiore che sbocciò in quel giorno d'estate.
ATTENZIONE SPOILER
Parto dal passato. Un tempo 6 bambini erano legati da un forte legame di amicizia, i quali si chiamavano Super Busters della pace e avevano una base segreta e soprannomi (che metterò tra parentesi e che chiamerò in quel modo d'ora in avanti), ovvero 3 maschi: Jinta Yadomi (Jintan), Atsumu Matsuyuki (Yukiatsu) e Tetsudo Hisakawa (Poppo); e 3 femmine: Naruko Anjo (Anaru), Chiriko Tsurumi (Tsuruko) e ultima, ma non meno importante, Meiko Honma (Menma); e nonostante alcune diatribe erano molto amici, finché non accade il disastro: Menma perse la vita e la shock causò una non meglio specificata reazione a catena che causò la rottura dell'amicizia degli altri, e dopo 10 anni non si sono più visti e non sono più amici (ad eccezione di Yukiatsu e Tsuruko).
Ma in un estate capitò l'incredibile: Menma ricompare come un fantasma e soltanto Jintan può vederla, e dirà che se riuscirà a rispettare una certa promessa, potrà ritornare nell'aldilà.
E da questa premessa, partirà la storia che porterà i 5 ragazzi a rincontrarsi e a tentare di ricostruire l'amicizia perduta, ma l'argomento Menma complicherà non poco la cosa, dal momento che gli altri non la possono vedere.
Da questa premessa partirà una serie che poco a poco mi ha rapito, dal momento che sono rimasto folgorato dalla simpatia di Menma e per il fatto di raccontare la rinascita di un gruppo di ragazzi, un tempo molto uniti, ora sempre tendenti al litigio o dal entrare in discussione per via della morte della loro amica, di cui ognuno cela il proprio senso di colpa e di molte altre reazioni del prima e dopo sempre riguardanti Menma, che nonostante tutto arriva sempre a mostrarsi sorridente e disponibile nei confronti dei suoi vecchi amici, a tal punto da interagire con l'ambiente quando l'atmosfera passerà dall'agitato alla burrasca.
Ovviamente affezionarsi a questi 6 ragazzi e facile e si è partecipi dei loro sentimenti, dalla calma alla rabbia o al dolore.
Graficamente il titolo è molto carino, complice l'uso dei colori molto chiaro e di fondali davvero realistici (la location della serie esiste in Giappone) che fanno venire voglia di andare un giorno in visita, mentre in ambito sonoro le OST variano dal simpatico al commovente, complice le simpatiche opening ed ending, e una riuscita performance recitativa dei personaggi.
AnoHana insegna in un modo molto riuscito ad insegnare ad affrontare una perdita e lottare per riuscire a vincerla in una bellissima storia di amicizie perdute e ritrovate che lentamente mi ha rapito e a concluderla tutta d'un fiato, oltre a farsi conquistare dalla spensieratezza di quel fiore che porta il nome di Menma.
Centrata sui legami dell’infanzia che ritornano a connotare l’adolescenza dei protagonisti, è un’opera intensa e commovente basata sulla nostalgia e sul ricordo della piccola Menma, deceduta in un giorno d’estate proprio mentre si trovava insieme ai suoi cinque amici.
La storia che ci viene raccontata in “AnoHana” è semplice e diretta, nonostante l’elemento soprannaturale, e in ciò è anche prevedibile negli snodi che propone puntata dopo puntata. Ma questa prevedibilità è funzionale a sviluppare una vicenda chiara e definita, la cui forza reale è proprio nel modo in cui ci viene raccontata. In effetti il racconto punta tutto su ciò che, in quei remoti giorni che avevano visto lo sbocciare e il consolidarsi di una vera amicizia, resta di non detto tra i sei protagonisti. Nel momento in cui Menma morì, molti sentimenti in ballo tra i bambini non erano stati ancora rivelati, e il ritrovarsi nell’adolescenza, tutti intenti ad esaudire il desiderio di un fantasma che, per quanto improbabile, si rivela ogni giorno più reale, favorisce confessioni trattenute nel tempo andato che si ripropongono più consapevoli al presente. Ognuno di loro ha qualcosa da confessare o da farsi perdonare, e proprio la risoluzione di tutti questi dubbi e conflitti interiori è un elemento fondante e sempre presente in una narrazione in cui il pianto è nettamente superiore alle risa, nella caratterizzazione dei personaggi sulla ribalta, relegando quindi le classiche situazioni buffe o comiche, che sono elementi solitamente molto presenti negli anime dal taglio adolescenziale, a contorno quasi impercettibile e poco significativo. La storia che ci viene raccontata è a tutti gli effetti malinconica e sentimentale, ma non scade mai nel patetico, nonostante le infinite lacrime versate dai ragazzi, perché i tempi della narrazione sono sempre scanditi da eventi che catalizzano l’interesse sulle singole psicologie dei personaggi.
L’elemento soprannaturale è dunque sì importante, perché parte sostanziale dello sviluppo della storia, ma non così connotativo come in altri anime che attingono al genere, ed è a conti fatti il pretesto per far riavvicinare gli amici di infanzia che si erano perduti. E ciononostante, la centralità del personaggio di Menma, vero elemento riunificante cui in effetti rimandano la maggior parte dei titoli delle singole puntate della serie, è solo un pretesto, comunque vincente, per armonizzare i personaggi alla vicenda.
In “AnoHana” è infine evidente e rilevante, ai fini dell’analisi complessiva, il discorso sul karma e sulla reincarnazione, più volte richiamato anche nelle immagini del passato che rievocano la morente madre di Jintan, e soprattutto nel riferimento al titolo completo dell’anime, che evoca il fiore come simbolo della rinascita dopo la morte. Quel fiore che nell’immaginario, una volta conclusasi la storia, non può che essere Menma stessa.
In conclusione, due parole anche sull’apparato tecnico, che risulta essere di ottimo livello sia dal punto di vista dell’animazione che del doppiaggio italiano. Suggestive anche le musiche, sia la opening che la ending, avvalorate da un affascinante incastro di immagini e di colori: si alternano in modo repentino le sequenze dei sei bambini che, nel quadro successivo, riappaiono cresciuti, cambiando il colore (dal grigio al colorato) e il verso (da discendente ad ascendente) dei fiori che riempiono l’inquadratura. Tutto giocato su contrasti e immagini simboliche ed evocative. Per ricordarci che l’infanzia è un tempo di grandi amicizie, di legami indissolubili che, quando possibile, restano per tutta la vita. Quanto meno, nello spirito e nel cuore di ognuno di noi.
La storia che ci viene raccontata in “AnoHana” è semplice e diretta, nonostante l’elemento soprannaturale, e in ciò è anche prevedibile negli snodi che propone puntata dopo puntata. Ma questa prevedibilità è funzionale a sviluppare una vicenda chiara e definita, la cui forza reale è proprio nel modo in cui ci viene raccontata. In effetti il racconto punta tutto su ciò che, in quei remoti giorni che avevano visto lo sbocciare e il consolidarsi di una vera amicizia, resta di non detto tra i sei protagonisti. Nel momento in cui Menma morì, molti sentimenti in ballo tra i bambini non erano stati ancora rivelati, e il ritrovarsi nell’adolescenza, tutti intenti ad esaudire il desiderio di un fantasma che, per quanto improbabile, si rivela ogni giorno più reale, favorisce confessioni trattenute nel tempo andato che si ripropongono più consapevoli al presente. Ognuno di loro ha qualcosa da confessare o da farsi perdonare, e proprio la risoluzione di tutti questi dubbi e conflitti interiori è un elemento fondante e sempre presente in una narrazione in cui il pianto è nettamente superiore alle risa, nella caratterizzazione dei personaggi sulla ribalta, relegando quindi le classiche situazioni buffe o comiche, che sono elementi solitamente molto presenti negli anime dal taglio adolescenziale, a contorno quasi impercettibile e poco significativo. La storia che ci viene raccontata è a tutti gli effetti malinconica e sentimentale, ma non scade mai nel patetico, nonostante le infinite lacrime versate dai ragazzi, perché i tempi della narrazione sono sempre scanditi da eventi che catalizzano l’interesse sulle singole psicologie dei personaggi.
L’elemento soprannaturale è dunque sì importante, perché parte sostanziale dello sviluppo della storia, ma non così connotativo come in altri anime che attingono al genere, ed è a conti fatti il pretesto per far riavvicinare gli amici di infanzia che si erano perduti. E ciononostante, la centralità del personaggio di Menma, vero elemento riunificante cui in effetti rimandano la maggior parte dei titoli delle singole puntate della serie, è solo un pretesto, comunque vincente, per armonizzare i personaggi alla vicenda.
In “AnoHana” è infine evidente e rilevante, ai fini dell’analisi complessiva, il discorso sul karma e sulla reincarnazione, più volte richiamato anche nelle immagini del passato che rievocano la morente madre di Jintan, e soprattutto nel riferimento al titolo completo dell’anime, che evoca il fiore come simbolo della rinascita dopo la morte. Quel fiore che nell’immaginario, una volta conclusasi la storia, non può che essere Menma stessa.
In conclusione, due parole anche sull’apparato tecnico, che risulta essere di ottimo livello sia dal punto di vista dell’animazione che del doppiaggio italiano. Suggestive anche le musiche, sia la opening che la ending, avvalorate da un affascinante incastro di immagini e di colori: si alternano in modo repentino le sequenze dei sei bambini che, nel quadro successivo, riappaiono cresciuti, cambiando il colore (dal grigio al colorato) e il verso (da discendente ad ascendente) dei fiori che riempiono l’inquadratura. Tutto giocato su contrasti e immagini simboliche ed evocative. Per ricordarci che l’infanzia è un tempo di grandi amicizie, di legami indissolubili che, quando possibile, restano per tutta la vita. Quanto meno, nello spirito e nel cuore di ognuno di noi.
“Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai” (letteralmente “Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno”), per comodità abbreviato in “AnoHana”, è un anime del 2011 prodotto dallo studio A-1 Pictures.
Il protagonista della storia è Jinta Yadomi, soprannominato Jintan, che un giorno vede installarsi a casa sua il fantasma di Menma, una bambina morta dieci anni prima che, con lui, faceva parte del gruppo di amici “Super Busters della Pace”, assieme ai giovani Anaru, Yukiatsu, Tsuruko e Poppo. La ragazza chiederà a Jintan di esaudire un suo desiderio ormai dimenticato.
Tra gli anime che coniugano il genere slice of life con il drammatico, “AnoHana” è di sicuro uno dei meglio realizzati. Esso, infatti, è capace di commuovere lo spettatore e regalargli emozioni come pochi, trattando temi profondi e non di scarsa importanza: prima di tutto, l’elaborazione del lutto da parte sia dei bambini, che degli adulti. Come abbiamo potuto ben vedere, gli amici di Menma, dopo la sua morte, non sono più rimasti gli stessi di prima: c’è chi è crollato emotivamente, preoccupandosi di non darlo a vedere; c’è chi ha intrapreso un viaggio per il mondo, anche se ha finito per tornare nel luogo sede dei propri sensi di colpa; c’è chi, infine, ha deciso di rinchiudersi in casa. Importante è stata anche la reazione della madre di Menma, che mostra quanto può essere doloroso per un genitore perdere il proprio figlio così prematuramente. Insomma, nessuno dei cinque ragazzi è riuscito a superare la morte della bambina, e proprio a causa di ciò, con il tempo, si sono allontanati e persi di vista. Forse questo è uno dei motivi per cui Menma è tornata nel mondo dei vivi, per far tornare il loro rapporto quello di un tempo, ma soprattutto per far esprimere loro le emozioni che hanno represso per dieci lunghi anni. Come le persone cambino con il passare del tempo, come si perdano i contatti con gli amici delle elementari una volta entrati alle superiori, e dunque il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, sono temi a me cari e trovo che siano stati affrontati in una maniera quasi impeccabile. Oltre ovviamente all'amicizia, molto importanti in “AnoHana” sono le relazioni sentimentali tra i nostri protagonisti. Vari triangoli amorosi, fatti per lo più di amori non corrisposti, sono tra loro concatenati e toccano tutti i personaggi principali ad eccezione di Poppo. Trovo che sia questo l’unico difetto di questo anime: vengono versate un po’ troppe lacrime per cotte che, tra l’altro, risalgono all'infanzia. Dovevano essere dei sentimenti davvero forti e purissimi per aver segnato così profondamente i ragazzi ed essere durati per ben dieci anni.
Passando ai personaggi, sono stati tutti approfonditi, nessuno escluso, con lo scorrere degli episodi. Poco a poco, infatti, venivamo a conoscenza dei sentimenti di ognuno, scoprivamo quanto fossero cambiati nel corso degli anni e, allo stesso tempo, quanto non lo fossero. Nessuno di essi, poi, è stato presentato come totalmente buono o immacolato: alla fine, i difetti, i desideri egoistici di ciascuno sono emersi inesorabilmente. Personalmente, ho apprezzato la caratterizzazione di tutti i protagonisti ed è stato interessante osservare i risvolti psicologi avvenuti in loro dopo la morte di Menma – anche se devo dire che quello accaduto a Yukiatsu è abbastanza esagerato, quasi ridicolo.
Sul fronte tecnico non vi è nessuna criticità: character design bello e accattivante, buonissime animazioni e una piacevole colonna sonora, con ost molto malinconiche e commoventi: da ricordare soprattutto “Last train home”, “Going Crazy Over You” e “My Star”. A dir poco stupenda l’ending “Secret Base ~Kimi ga Kureta Mono~ (10 years after ver.)”.
Per concludere, “AnoHana” è un anime che fa dei temi trattati e delle emozioni che sa trasmettere allo spettatore i suoi punti di forza. A volte, però, la drammaticità e le lacrime dei personaggi sono davvero eccessivi. Ad ogni modo, fortemente consigliato. Voto: 8,5.
Il protagonista della storia è Jinta Yadomi, soprannominato Jintan, che un giorno vede installarsi a casa sua il fantasma di Menma, una bambina morta dieci anni prima che, con lui, faceva parte del gruppo di amici “Super Busters della Pace”, assieme ai giovani Anaru, Yukiatsu, Tsuruko e Poppo. La ragazza chiederà a Jintan di esaudire un suo desiderio ormai dimenticato.
Tra gli anime che coniugano il genere slice of life con il drammatico, “AnoHana” è di sicuro uno dei meglio realizzati. Esso, infatti, è capace di commuovere lo spettatore e regalargli emozioni come pochi, trattando temi profondi e non di scarsa importanza: prima di tutto, l’elaborazione del lutto da parte sia dei bambini, che degli adulti. Come abbiamo potuto ben vedere, gli amici di Menma, dopo la sua morte, non sono più rimasti gli stessi di prima: c’è chi è crollato emotivamente, preoccupandosi di non darlo a vedere; c’è chi ha intrapreso un viaggio per il mondo, anche se ha finito per tornare nel luogo sede dei propri sensi di colpa; c’è chi, infine, ha deciso di rinchiudersi in casa. Importante è stata anche la reazione della madre di Menma, che mostra quanto può essere doloroso per un genitore perdere il proprio figlio così prematuramente. Insomma, nessuno dei cinque ragazzi è riuscito a superare la morte della bambina, e proprio a causa di ciò, con il tempo, si sono allontanati e persi di vista. Forse questo è uno dei motivi per cui Menma è tornata nel mondo dei vivi, per far tornare il loro rapporto quello di un tempo, ma soprattutto per far esprimere loro le emozioni che hanno represso per dieci lunghi anni. Come le persone cambino con il passare del tempo, come si perdano i contatti con gli amici delle elementari una volta entrati alle superiori, e dunque il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, sono temi a me cari e trovo che siano stati affrontati in una maniera quasi impeccabile. Oltre ovviamente all'amicizia, molto importanti in “AnoHana” sono le relazioni sentimentali tra i nostri protagonisti. Vari triangoli amorosi, fatti per lo più di amori non corrisposti, sono tra loro concatenati e toccano tutti i personaggi principali ad eccezione di Poppo. Trovo che sia questo l’unico difetto di questo anime: vengono versate un po’ troppe lacrime per cotte che, tra l’altro, risalgono all'infanzia. Dovevano essere dei sentimenti davvero forti e purissimi per aver segnato così profondamente i ragazzi ed essere durati per ben dieci anni.
Passando ai personaggi, sono stati tutti approfonditi, nessuno escluso, con lo scorrere degli episodi. Poco a poco, infatti, venivamo a conoscenza dei sentimenti di ognuno, scoprivamo quanto fossero cambiati nel corso degli anni e, allo stesso tempo, quanto non lo fossero. Nessuno di essi, poi, è stato presentato come totalmente buono o immacolato: alla fine, i difetti, i desideri egoistici di ciascuno sono emersi inesorabilmente. Personalmente, ho apprezzato la caratterizzazione di tutti i protagonisti ed è stato interessante osservare i risvolti psicologi avvenuti in loro dopo la morte di Menma – anche se devo dire che quello accaduto a Yukiatsu è abbastanza esagerato, quasi ridicolo.
Sul fronte tecnico non vi è nessuna criticità: character design bello e accattivante, buonissime animazioni e una piacevole colonna sonora, con ost molto malinconiche e commoventi: da ricordare soprattutto “Last train home”, “Going Crazy Over You” e “My Star”. A dir poco stupenda l’ending “Secret Base ~Kimi ga Kureta Mono~ (10 years after ver.)”.
Per concludere, “AnoHana” è un anime che fa dei temi trattati e delle emozioni che sa trasmettere allo spettatore i suoi punti di forza. A volte, però, la drammaticità e le lacrime dei personaggi sono davvero eccessivi. Ad ogni modo, fortemente consigliato. Voto: 8,5.
<b>ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER</b>
Quando un anime decide di affrontare la tematica del dramma,ovvero quella tematica dove si decide di piazzare tutto sul drammatico,di solito non ci riesce e la maggior parte delle volte si lascia abbandonare dalle ripetizioni.Nel dramma si vede spesso un personaggio che piange disperatamente ,ma quanti anime sono capace di rendere le lacrime il nocciolo della questione senza strafare? La risposta arriva da Ano Hana o per essere pignoli "Ano hi mita hana no namae wo bokutachi wa mada shiranai", "Ancora non conosciamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno da bambini".Un anime drammatico in genere richiede tempo,sforzi e pazienza ma andando controcorrente Ano Hana decide di stupire anche con poco e ci riesce pienamente con una trama solida,che non si piega come accade in moltissimi anime e che soprattutto risulta lineare per tutti gli 11 episodi dell'anime.Quest'ultima non è nemmeno troppo complessa ma è in grado di affascinare in modo perpetuo lo spettatore, ammaliandolo con colpi di scena, e sbalzi umoristici improvvisi dei personaggi.Il tutto però avviene così rapidamente che nemmeno ce ne rendiamo conto, come il vento che và e viene infruttuosamente.Quello stesso venticello che accarezzava,quel giorno, i nostri cinque protagonisti principali tanto ben caratterizzati quanto carismatici.La scena si apre con una corsa in bici verso la fortezza dei "Super Busters Della Pace" un gruppo i cui membri sono: Il veneratissimo "Jintan",La splendente "Menma",ll geloso "Yukiatsu",la severa "Tsuruko",La simpaticissima "Anaru" e lo scoppiettante "Poppo".Quel giorno nella loro "fortezza",dopo aver spettegolato su un evidente amore tra Jintan e Menma,Il ragazzo scappa dalla vergogna non prima di aver offeso Menma che cataloga (arrossendo però) una "Racchia".L'infanzia di Jintan si chiude con il suo rientro a casa dopo essere scappato dai suoi amichetti e con il ritorno serale di suo padre che gli annuncia che la sua amica Meiko Honma (Menma) è morta.
La vicenda è ambientata molti anni dopo l'evento della morte di Menma, i Super Busters si sono separati e nessuno tocca più l'argomento da quel giorno.O quasi tutti....visto che Jinta Yadomi (Jintan) viene comunque perseguitato dallo spirito della bambina.Ma la manifestazione di quest'ultima non si rivela a Jintan come uno spirito in cerca di vendetta...altrochè, la ragazza tratta Jintan con il solito affetto e amore di quando erano piccoli,ma come uno spirito in cerca di un desiderio.Spetterà all'ormai asociale Jintan (che attraverso Menma riunirà i suoi vecchi compagni) di esaudire il desiderio di Menma e far sì che possa raggiungere il Nirvana.Tatsuyuki Nagai è un genio assoluto.Uno dei pochi che in un anime ci ha messo davvero impegno e ne rendiamo merito dicendo che Ano Hana non è un prodotto notevole, ma proprio una di quelle piccole perle della vasta gamma di anime drammatici disponibili.Ano Hana vanta dei personaggi caratterizzati in modo ottimo ma soprattutto carismatici alla follia che faranno emergere,nel corso della vicenda, i loro lati positivi ma anche qualche lato oscuro.Ciò che vuole intendere Nagai è come,attraverso un desiderio o un ricordo del passato,possano nascere delle esperienze che portano dei vecchi amici a ritornare insieme anche dopo una tragedia.Passiamo ora alle ambientazioni e nemmeno qui mi è capitato di storcere il naso,denotando in Ano Hana la Perfezione in soli 11 episodi.Si varia dalla riproduzione degli ambienti alla loro trasformazione nel futuro.Difatti l'anime è così ben curato che se nei ricordi si intravede la fortezza dei ragazzi (una grossa baracca,sopra una collinetta),nel futuro troveremo la fortezza con un aspetto più decadente e meno ospitale che in passato.La stessa ambientazione della casa dei protagonisti varia dal passato,dove vi vivevano spensierati i super busters, al presente dove l'odio e il rancore sono predominanti su ognuno dei ragazzi.In Ano Hana,le vicende narrate si risolvono nella maggior parte con dei flashback ovvero dove bisogna raggiungere la soluzione solamente ricordando.La spettacolarità con cui un flashback,in Ano Hana,ci viene proposto è micidiale al punto da lasciarci senza fiato ogni volta che un personaggio ricorda qualcosa.A coronare il tutto c'è anche l'improvvisa variazione dell'umore dei personaggi che sono proposti in maniera ottimale senza scelte azzardate e senza strafare.Può capitare in certi frangenti di passare da una risata ad un'altra solo dopo una ricca dose di pianto che viene incorniciata da battute epiche ma soprattutto poetiche che rendono l'anime godibile a fondo.
Ano Hana è un anime che prende non poco,che ci fà apprezzare le sfumature della vita che abbiamo innanzi.Un anime che ci "saluta da lontano" con una colonna sonora da fare invidia (sia nell'opening, che nell'ending) e con dei colori pastello leggeri ma senza sbavature.Ano Hana è un prodotto ottimale e come tale così và trattato.Il giudizio è più che positivo.
Quando un anime decide di affrontare la tematica del dramma,ovvero quella tematica dove si decide di piazzare tutto sul drammatico,di solito non ci riesce e la maggior parte delle volte si lascia abbandonare dalle ripetizioni.Nel dramma si vede spesso un personaggio che piange disperatamente ,ma quanti anime sono capace di rendere le lacrime il nocciolo della questione senza strafare? La risposta arriva da Ano Hana o per essere pignoli "Ano hi mita hana no namae wo bokutachi wa mada shiranai", "Ancora non conosciamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno da bambini".Un anime drammatico in genere richiede tempo,sforzi e pazienza ma andando controcorrente Ano Hana decide di stupire anche con poco e ci riesce pienamente con una trama solida,che non si piega come accade in moltissimi anime e che soprattutto risulta lineare per tutti gli 11 episodi dell'anime.Quest'ultima non è nemmeno troppo complessa ma è in grado di affascinare in modo perpetuo lo spettatore, ammaliandolo con colpi di scena, e sbalzi umoristici improvvisi dei personaggi.Il tutto però avviene così rapidamente che nemmeno ce ne rendiamo conto, come il vento che và e viene infruttuosamente.Quello stesso venticello che accarezzava,quel giorno, i nostri cinque protagonisti principali tanto ben caratterizzati quanto carismatici.La scena si apre con una corsa in bici verso la fortezza dei "Super Busters Della Pace" un gruppo i cui membri sono: Il veneratissimo "Jintan",La splendente "Menma",ll geloso "Yukiatsu",la severa "Tsuruko",La simpaticissima "Anaru" e lo scoppiettante "Poppo".Quel giorno nella loro "fortezza",dopo aver spettegolato su un evidente amore tra Jintan e Menma,Il ragazzo scappa dalla vergogna non prima di aver offeso Menma che cataloga (arrossendo però) una "Racchia".L'infanzia di Jintan si chiude con il suo rientro a casa dopo essere scappato dai suoi amichetti e con il ritorno serale di suo padre che gli annuncia che la sua amica Meiko Honma (Menma) è morta.
La vicenda è ambientata molti anni dopo l'evento della morte di Menma, i Super Busters si sono separati e nessuno tocca più l'argomento da quel giorno.O quasi tutti....visto che Jinta Yadomi (Jintan) viene comunque perseguitato dallo spirito della bambina.Ma la manifestazione di quest'ultima non si rivela a Jintan come uno spirito in cerca di vendetta...altrochè, la ragazza tratta Jintan con il solito affetto e amore di quando erano piccoli,ma come uno spirito in cerca di un desiderio.Spetterà all'ormai asociale Jintan (che attraverso Menma riunirà i suoi vecchi compagni) di esaudire il desiderio di Menma e far sì che possa raggiungere il Nirvana.Tatsuyuki Nagai è un genio assoluto.Uno dei pochi che in un anime ci ha messo davvero impegno e ne rendiamo merito dicendo che Ano Hana non è un prodotto notevole, ma proprio una di quelle piccole perle della vasta gamma di anime drammatici disponibili.Ano Hana vanta dei personaggi caratterizzati in modo ottimo ma soprattutto carismatici alla follia che faranno emergere,nel corso della vicenda, i loro lati positivi ma anche qualche lato oscuro.Ciò che vuole intendere Nagai è come,attraverso un desiderio o un ricordo del passato,possano nascere delle esperienze che portano dei vecchi amici a ritornare insieme anche dopo una tragedia.Passiamo ora alle ambientazioni e nemmeno qui mi è capitato di storcere il naso,denotando in Ano Hana la Perfezione in soli 11 episodi.Si varia dalla riproduzione degli ambienti alla loro trasformazione nel futuro.Difatti l'anime è così ben curato che se nei ricordi si intravede la fortezza dei ragazzi (una grossa baracca,sopra una collinetta),nel futuro troveremo la fortezza con un aspetto più decadente e meno ospitale che in passato.La stessa ambientazione della casa dei protagonisti varia dal passato,dove vi vivevano spensierati i super busters, al presente dove l'odio e il rancore sono predominanti su ognuno dei ragazzi.In Ano Hana,le vicende narrate si risolvono nella maggior parte con dei flashback ovvero dove bisogna raggiungere la soluzione solamente ricordando.La spettacolarità con cui un flashback,in Ano Hana,ci viene proposto è micidiale al punto da lasciarci senza fiato ogni volta che un personaggio ricorda qualcosa.A coronare il tutto c'è anche l'improvvisa variazione dell'umore dei personaggi che sono proposti in maniera ottimale senza scelte azzardate e senza strafare.Può capitare in certi frangenti di passare da una risata ad un'altra solo dopo una ricca dose di pianto che viene incorniciata da battute epiche ma soprattutto poetiche che rendono l'anime godibile a fondo.
Ano Hana è un anime che prende non poco,che ci fà apprezzare le sfumature della vita che abbiamo innanzi.Un anime che ci "saluta da lontano" con una colonna sonora da fare invidia (sia nell'opening, che nell'ending) e con dei colori pastello leggeri ma senza sbavature.Ano Hana è un prodotto ottimale e come tale così và trattato.Il giudizio è più che positivo.
AnoHana è un anime di undici episodi prodotto dalla A-1 pictures e diretto da Tastuyugi Nagai,direttore anche dell'anime Toradora! Il genere principale è slice-of-life ma si mescoleranno tanti altri elementi come il soprannaturale, drammatico, sentimentale.
La trama narra le vicende di un gruppo di ragazzi che prima di un tragico evento della loro infanzia erano molto amici. Dopo essersi divisi ed essere cambiati e maturati negli anni il fantasma della loro emica di infanzia Meiko Onma piomba nella vita di Jinta per chiedergli di realizzare il suo più grande desiderio.
I ragazzi saranno costretti a riunirsi per Meiko e man mano verranno fuori verità sepolte e i veri sentimenti di ognuno, rimasto aggrappato ancora a quel passato doloroso.
La storia è sicuramente molto toccante ma mai strappalacrime e forzata, la dolcezza è ciò che la contraddistingue. Ci accompagneranno animazioni fluide e un character design azzeccato che, anche nei punti morti della storia non ci faranno annoiare ma sempre attendere la prossima svolta.
La opening e la ending dal suono dolce si lasciano ascoltare e sono adatte al contesto dell'anime.
I personaggi sono abbastanza ben caratterizzati per quanto possibile dalla lunghezza della serie e verranno fuori parti di loro che non ci si aspetta, inoltre grazie ad essi verranno trattati temi sociali a mio parere importanti, Jinta ad esempio è un tipico hikkikomori ovvero un ragazzo che ha deciso di estraniarsi dalla società perdendo i contatti con amici e parenti, la madre di Menma invece perde di vista la realtà vivendo nel passato, tanto da non notare la crescita del suo secondo figlio, emerge inoltre quanto sia importante per la società giapponese frequentare la scuola, vedremo infatti alla fine persino Poppo che aveva fatto un'altra scelta di vita provare a studiare.
Consiglio molto la visione di questa piccola perla, che con pochi episodi riesce a mettere in piedi uno spaccato di vita speciale e mai noioso, delicato e drammatico quanto basta, merita il mio voto pienamente.
La trama narra le vicende di un gruppo di ragazzi che prima di un tragico evento della loro infanzia erano molto amici. Dopo essersi divisi ed essere cambiati e maturati negli anni il fantasma della loro emica di infanzia Meiko Onma piomba nella vita di Jinta per chiedergli di realizzare il suo più grande desiderio.
I ragazzi saranno costretti a riunirsi per Meiko e man mano verranno fuori verità sepolte e i veri sentimenti di ognuno, rimasto aggrappato ancora a quel passato doloroso.
La storia è sicuramente molto toccante ma mai strappalacrime e forzata, la dolcezza è ciò che la contraddistingue. Ci accompagneranno animazioni fluide e un character design azzeccato che, anche nei punti morti della storia non ci faranno annoiare ma sempre attendere la prossima svolta.
La opening e la ending dal suono dolce si lasciano ascoltare e sono adatte al contesto dell'anime.
I personaggi sono abbastanza ben caratterizzati per quanto possibile dalla lunghezza della serie e verranno fuori parti di loro che non ci si aspetta, inoltre grazie ad essi verranno trattati temi sociali a mio parere importanti, Jinta ad esempio è un tipico hikkikomori ovvero un ragazzo che ha deciso di estraniarsi dalla società perdendo i contatti con amici e parenti, la madre di Menma invece perde di vista la realtà vivendo nel passato, tanto da non notare la crescita del suo secondo figlio, emerge inoltre quanto sia importante per la società giapponese frequentare la scuola, vedremo infatti alla fine persino Poppo che aveva fatto un'altra scelta di vita provare a studiare.
Consiglio molto la visione di questa piccola perla, che con pochi episodi riesce a mettere in piedi uno spaccato di vita speciale e mai noioso, delicato e drammatico quanto basta, merita il mio voto pienamente.
Un gruppo di amici d'infanzia composto da tre ragazzi, Jintan, Poppo, Yukiatsu, e tre ragazze Menma, Anaru e Tsuruko, si è perso di vista da ormai dieci anni, dopo il terribile incidente che causò la morte della piccola Menma. Sarà proprio il fantasma di questa che dopo essere apparsa all'allora leader del gruppo, ovvero Jintan, chiederà ai ragazzi di riunirsi ed esaudire un suo desiderio.
Ogniuno sembra aver seguito la propria strada, ma la ferita apertasi a causa della scomparsa di Menma sembra essere sempre viva. Chi sembra averne risentito di più è proprio Jintan, l'unico in grado di interagire e vedere l'apparizione di Menma, non frequenta più la scuola, non lavora, sempre solitario è ridotto a vivere come un neet.
Si tratta di una storia molto toccante e struggente, fantastica, sicuramente strappalacrime ma che a modo suo
racconta di una seconda possibilità concessa ai protagonisti per sistemare il proprio passato, e prepararsi ad affrontare il futuro. Tutto è orchestrato a meraviglia, e la trama si svolge in maniera magistrale, grazie ad una regia praticamente perfetta, attenta anche al più piccolo particolare e abile nell'usare flashbacks al momento giusto. Nulla sembra essere dato per scontato, e anche se non ci sono veri e propri colpi di scena, l'interesse resta sempre alto per tutte le undici puntate, poiché il finale resta aperto ad ogni soluzione fino alla fine.
Oltre alla buona qualità della trama c'è da evidenziare anche quella della grafica, i disegni sono molto belli ed appropriati, come appropriati sono anche i colori, una grafica pulita con una buona animazione contribuisce ad avvalorare decisamente questo ottimo prodotto.
Anche il comparto audio è degno di una menzione a sé, la colonna sonora che accompagna lo svolgersi della storia è infatti una di quelle che mi hanno colpito di più, soprattutto per la qualità della composizione delle
melodie. Le sigle anche sono molto belle, in questa sede mi sento di consigliare di leggere la traduzione dei testi perché ne vale la pena. Ottima poi la trovata nella sigla di chiusura dei fiori, prima grigi che scendono, poi che salgono colorati quando la canzone va verso il ritornello.
Insomma tutto o quasi perfetto in questo "Ano Hana" una piacevole sorpresa, che mi sento di non consigliare solamente a coloro i quali storgono la bocca difronte ad opere tristi e di stampo drammatico, ma che invece invito tutti gli altri a vedere.
Ogniuno sembra aver seguito la propria strada, ma la ferita apertasi a causa della scomparsa di Menma sembra essere sempre viva. Chi sembra averne risentito di più è proprio Jintan, l'unico in grado di interagire e vedere l'apparizione di Menma, non frequenta più la scuola, non lavora, sempre solitario è ridotto a vivere come un neet.
Si tratta di una storia molto toccante e struggente, fantastica, sicuramente strappalacrime ma che a modo suo
racconta di una seconda possibilità concessa ai protagonisti per sistemare il proprio passato, e prepararsi ad affrontare il futuro. Tutto è orchestrato a meraviglia, e la trama si svolge in maniera magistrale, grazie ad una regia praticamente perfetta, attenta anche al più piccolo particolare e abile nell'usare flashbacks al momento giusto. Nulla sembra essere dato per scontato, e anche se non ci sono veri e propri colpi di scena, l'interesse resta sempre alto per tutte le undici puntate, poiché il finale resta aperto ad ogni soluzione fino alla fine.
Oltre alla buona qualità della trama c'è da evidenziare anche quella della grafica, i disegni sono molto belli ed appropriati, come appropriati sono anche i colori, una grafica pulita con una buona animazione contribuisce ad avvalorare decisamente questo ottimo prodotto.
Anche il comparto audio è degno di una menzione a sé, la colonna sonora che accompagna lo svolgersi della storia è infatti una di quelle che mi hanno colpito di più, soprattutto per la qualità della composizione delle
melodie. Le sigle anche sono molto belle, in questa sede mi sento di consigliare di leggere la traduzione dei testi perché ne vale la pena. Ottima poi la trovata nella sigla di chiusura dei fiori, prima grigi che scendono, poi che salgono colorati quando la canzone va verso il ritornello.
Insomma tutto o quasi perfetto in questo "Ano Hana" una piacevole sorpresa, che mi sento di non consigliare solamente a coloro i quali storgono la bocca difronte ad opere tristi e di stampo drammatico, ma che invece invito tutti gli altri a vedere.
Ano Hana segue la vicenda di 6 ragazzi delle superiori un tempo amici. Da piccoli crearono un gruppo di gioco chiamato "super buster della pace" ma si sciolse dopo la morte accidentale di una loro amica, Menma. Il vecchio leader del gruppo Jintan, ormai rincasato, riesce a vedere il fantasma di Menma che ha influenza sugli oggetti e solo lui stesso riesce a vederla e per questo riunirà la sua vecchia banda di amici d'infanzia per cercare il modo di esaudire il desiderio del fantasma di Menma così da darli pace.
Ano Hana è un anime che si presenta bene e che non delude le aspettative, capace di regalarti tante emozioni. Il comparto tecnico è magnifico, i personaggi sono fatti benissimo, tutti hanno un loro ruolo nella storia e nessuno di loro è inutile. Anche il finale mi è piaciuto molto, coerente con i fatti e senza sbagliare qualcosa. Di sicuro Ano Hana è un anime che non si vede tutti i giorni.
Ano Hana è un anime che si presenta bene e che non delude le aspettative, capace di regalarti tante emozioni. Il comparto tecnico è magnifico, i personaggi sono fatti benissimo, tutti hanno un loro ruolo nella storia e nessuno di loro è inutile. Anche il finale mi è piaciuto molto, coerente con i fatti e senza sbagliare qualcosa. Di sicuro Ano Hana è un anime che non si vede tutti i giorni.
Devo dire, l'unione tra "bellezza" e "cortezza" mi ha permesso di guardare l'anime intero in una sola notte, e devo dire, che è stata proprio una bella notte, ma procediamo con ordine.
Il comparto tecnico è ottimo, i disegni sono ben fatti, e anche le animazioni, che sono fluide e piacevoli.
Il primo episodio mi ha spiazzato, non stavo capendo nulla, e a un certo punto mi era saltato in mente che magari c'era una serie prima, ho messo in pausa e ho appurato che non fosse cosi.
Del resto continuando a guardare il primo episodio mi sono accorto di aver capito buona parte di quello che non stavo capendo poco prima, insomma, è riuscito a farmi entrare nella trama, in un modo cosi naturale, che non me ne sono accorto.
La trama è molto bella: ci questi ex amici che si riuniscono una volta iniziato il liceo, ma sono "cambiati" e trovano resistenza ad unirsi, ed in loro aiuto arriva lo spirito di quella che prima era una loro amica, perlomeno prima di morire.
E' davvero coinvolgente, e nei suoi misteri, fa venire voglia di scoprirla fino alla fine.
E stato piacevole notare come in realtà si assiste oltre della trama principale, anche a quello di una sotto trama del passato, che piano piano va a generarsi, con un effetto "ricostruzione", mentre la trama vera va via via a diventare più triste.
Ma passiamo a parlare meglio dei personaggi, in realtà i personaggi sono come divisi: tra il loro passato e il loro presente, e col tempo vediamo ricongiungere caratterialmente le loro due metà, tanto che per subire questo processo, saremo costretti a ripensare più volte sui personaggi e rivalutarli. E anche se alcuni hanno comportamenti un po strani, alla fine si riuscirà a volere bene a qualunque personaggio della serie.
I dialoghi sono davvero ben fatti e sembrano davvero appropriati a studenti liceali.
Mi è piaciuto davvero molto il doppiaggio italiano! Sentire dirlo da me è raro eh!
E stato piacevole notare alcuni chiari riferimenti a cose esistenti, come il WcDonalds e i Nokemon.
Nel finale devo ammettere che ho pianto un po, ma sono di sicuro lacrime spese bene, tanto che ho deciso di assegnare un bel 9 a questo anime, che come ha tenuto me, terra anche voi incollati una notte intera a guardarlo.
Il comparto tecnico è ottimo, i disegni sono ben fatti, e anche le animazioni, che sono fluide e piacevoli.
Il primo episodio mi ha spiazzato, non stavo capendo nulla, e a un certo punto mi era saltato in mente che magari c'era una serie prima, ho messo in pausa e ho appurato che non fosse cosi.
Del resto continuando a guardare il primo episodio mi sono accorto di aver capito buona parte di quello che non stavo capendo poco prima, insomma, è riuscito a farmi entrare nella trama, in un modo cosi naturale, che non me ne sono accorto.
La trama è molto bella: ci questi ex amici che si riuniscono una volta iniziato il liceo, ma sono "cambiati" e trovano resistenza ad unirsi, ed in loro aiuto arriva lo spirito di quella che prima era una loro amica, perlomeno prima di morire.
E' davvero coinvolgente, e nei suoi misteri, fa venire voglia di scoprirla fino alla fine.
E stato piacevole notare come in realtà si assiste oltre della trama principale, anche a quello di una sotto trama del passato, che piano piano va a generarsi, con un effetto "ricostruzione", mentre la trama vera va via via a diventare più triste.
Ma passiamo a parlare meglio dei personaggi, in realtà i personaggi sono come divisi: tra il loro passato e il loro presente, e col tempo vediamo ricongiungere caratterialmente le loro due metà, tanto che per subire questo processo, saremo costretti a ripensare più volte sui personaggi e rivalutarli. E anche se alcuni hanno comportamenti un po strani, alla fine si riuscirà a volere bene a qualunque personaggio della serie.
I dialoghi sono davvero ben fatti e sembrano davvero appropriati a studenti liceali.
Mi è piaciuto davvero molto il doppiaggio italiano! Sentire dirlo da me è raro eh!
E stato piacevole notare alcuni chiari riferimenti a cose esistenti, come il WcDonalds e i Nokemon.
Nel finale devo ammettere che ho pianto un po, ma sono di sicuro lacrime spese bene, tanto che ho deciso di assegnare un bel 9 a questo anime, che come ha tenuto me, terra anche voi incollati una notte intera a guardarlo.
Lo so, ho dato il massimo come voto, ma ne sono convinto fino in fondo. L'ho finito di vedere un'ora fa e sono certo che sarò dello stesso parere anche domani, tra 10 giorni, un mese, un anno o anche 10. Piccolo consiglio: non guardatelo la sera prima di andare a dormire perché rischiereste di passare la nottata in bianco..
Uno degli anime del filo drammatico/sentimentale più belli mai visti, non riesco a trovare difetti. Disegni belli, musiche belle soprattutto la ending che ogni volta, combinata al finale di episodio, mi faceva l'effetto lacrimuccia. Personaggi ben caratterizzati e soprattutto "manovrati" intelligentemente dall'autore che ti fa cambiare parere su di loro più volte, l'unica che non risente di ciò è la dolce Menma a cui ci si affeziona dall'inizio alla fine. I temi affrontati sono molti: l'amore, l'invidia, il complesso d'inferiorità, il tentativo di superare la scomparsa di una persona cara, l'incomunicabilità, il rimorso. Lo consiglio a tutti, anche a chi non piace questo genere e anche ai cuori di pietra, perché si scioglieranno anche loro per forza!
Uno degli anime del filo drammatico/sentimentale più belli mai visti, non riesco a trovare difetti. Disegni belli, musiche belle soprattutto la ending che ogni volta, combinata al finale di episodio, mi faceva l'effetto lacrimuccia. Personaggi ben caratterizzati e soprattutto "manovrati" intelligentemente dall'autore che ti fa cambiare parere su di loro più volte, l'unica che non risente di ciò è la dolce Menma a cui ci si affeziona dall'inizio alla fine. I temi affrontati sono molti: l'amore, l'invidia, il complesso d'inferiorità, il tentativo di superare la scomparsa di una persona cara, l'incomunicabilità, il rimorso. Lo consiglio a tutti, anche a chi non piace questo genere e anche ai cuori di pietra, perché si scioglieranno anche loro per forza!
"AnoHana" è una serie anime di undici episodi conclusa.
Trama: un ex gruppo di amici si riavvicinerà per portare a termine una promessa.
Il mio anime sentimentale preferito fino ad ora!
Una storia breve che narra di amicizia e delle situazioni che si vengono a creare in un gruppo eterogeneo.
Il livello tecnico è buono, colori accesi che danno una sensazione fanciullesca e buone musiche (difficilmente scorderete la opening e la ending).
Ho trovato quest'opera molto reale, nonostante un piccolo elemento "soprannaturale" siamo davanti ad situazioni umane molto ben realizzate, sono sicuro che a tutti quelli a cui è capitato di allontanarsi da qualcuno lo possano confermare, i personaggi dimostreranno di avere una sfera emotiva e non saranno i classici stereotipi anime che non escono mai dal loro ruolo.
La narrazione sarà presente di svariati flashback che faranno capire la situazione attuale e che sveleranno i vari segreti dei personaggi, vedremo dunque come tutti i personaggi si intreccino tra di loro e di come sono diventati i giovani che sono ora tramite un serie di ricordi a ritroso.
Consigliato a tutti! L'opera è breve e i sentimenti reali, quindi almeno che non siate persone totalmente apatiche dateci una possibilità... il fatto che ci sia una buona versione italiana è un buon incentivo alla visione!
Voto personale: 10
Voto oggettivo (per quanto possibile) nel genere: 9
Trama: un ex gruppo di amici si riavvicinerà per portare a termine una promessa.
Il mio anime sentimentale preferito fino ad ora!
Una storia breve che narra di amicizia e delle situazioni che si vengono a creare in un gruppo eterogeneo.
Il livello tecnico è buono, colori accesi che danno una sensazione fanciullesca e buone musiche (difficilmente scorderete la opening e la ending).
Ho trovato quest'opera molto reale, nonostante un piccolo elemento "soprannaturale" siamo davanti ad situazioni umane molto ben realizzate, sono sicuro che a tutti quelli a cui è capitato di allontanarsi da qualcuno lo possano confermare, i personaggi dimostreranno di avere una sfera emotiva e non saranno i classici stereotipi anime che non escono mai dal loro ruolo.
La narrazione sarà presente di svariati flashback che faranno capire la situazione attuale e che sveleranno i vari segreti dei personaggi, vedremo dunque come tutti i personaggi si intreccino tra di loro e di come sono diventati i giovani che sono ora tramite un serie di ricordi a ritroso.
Consigliato a tutti! L'opera è breve e i sentimenti reali, quindi almeno che non siate persone totalmente apatiche dateci una possibilità... il fatto che ci sia una buona versione italiana è un buon incentivo alla visione!
Voto personale: 10
Voto oggettivo (per quanto possibile) nel genere: 9
"AnoHana", uno degli anime più belli e strappalacrime che io possa aver visto. Secondo me per anime di questo genere la trama non deve essere fondamentale, però "AnoHana" la ha ed è molto interessante a modo suo; se fosse un anime normale, sarebbe da 8, però, visto che si parla di un drama/sentimentale, mi sembra molto azzeccata, quindi la voto 9.5.
Riguardo ai personaggi invece nessuno si distingue con molta facilità, però in alcuni momenti si sono fatti davvero sentire, avendo spesso pareri contrastanti. Alcuni personaggi si sono fatti odiare, altri mi hanno commosso; insomma, ho provato un po' tutte le emozioni grazie a loro. Nel complesso darei un 9.5 anche ai personaggi.
Ottimo anche l'aspetto sonoro e grafico. Opening davvero molto bella, OST molto azzeccate che spesso fanno scappare qualche lacrima; l'ending supera di gran lunga la opening stessa, ogni volta mi lacrimavano gli occhi sentendola per quanto è bella. Do un 10 anche a questo.
La scorrevolezza poi non ne parliamo... neanche ti accorgi del passare degli episodi per quanto sono belli, e poi neanche il coinvolgimento dell'intrattenuto scherza, negli ultimi episodi pensavo a Menma e piangevo per lei. 10 anche a questo.
Nel complesso a questo anime darei un 9.5/10 e lo consiglio veramente a tutti, che siate fan del genere drama/sentimentale o che vogliate cimentarvi in questo genere per la prima volta.
Riguardo ai personaggi invece nessuno si distingue con molta facilità, però in alcuni momenti si sono fatti davvero sentire, avendo spesso pareri contrastanti. Alcuni personaggi si sono fatti odiare, altri mi hanno commosso; insomma, ho provato un po' tutte le emozioni grazie a loro. Nel complesso darei un 9.5 anche ai personaggi.
Ottimo anche l'aspetto sonoro e grafico. Opening davvero molto bella, OST molto azzeccate che spesso fanno scappare qualche lacrima; l'ending supera di gran lunga la opening stessa, ogni volta mi lacrimavano gli occhi sentendola per quanto è bella. Do un 10 anche a questo.
La scorrevolezza poi non ne parliamo... neanche ti accorgi del passare degli episodi per quanto sono belli, e poi neanche il coinvolgimento dell'intrattenuto scherza, negli ultimi episodi pensavo a Menma e piangevo per lei. 10 anche a questo.
Nel complesso a questo anime darei un 9.5/10 e lo consiglio veramente a tutti, che siate fan del genere drama/sentimentale o che vogliate cimentarvi in questo genere per la prima volta.
"AnoHana - Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno" è un anime di undici episodi di durata canonica, prodotto nel 2011.
La storia ruota attorno ad un gruppo di amici di infanzia che, come spesso succede, si sono persi di vista col passare degli anni; ad aiutare la loro separazione è stata anche la prematura morte della loro amica Menma.
Il tutto inizia quando un giorno Jinta, ex leader del gruppo, si ritrova Menma a casa. inizialmente crede di essere diventato pazzo e che lo stress gli stia causando dei brutti scherzi ma dovrà presto ricredersi; la ragazza infatti non riesce a raggiungere il paradiso per via di un desiderio inesaudito che però neanche lei ricorda.
Con l'obbiettivo di salvare Menma, Jinta e gli altri membri del gruppo si riuniscono dopo tanto tempo ma ormai non sono più amici e quasi non si riconoscono neanche.
Nel corso delle puntate si scopre che in realtà nessuno di loro è riuscito a chiudere col passato e a dimenticare l'amica scomparsa, e ognun è per un diverso motivo attanagliato dai sensi di colpa.
Riusciranno infine ad esaudire il misterioso desiderio di Menma per farla finalmente andare in paradiso?
La trama è strutturata ottimamente, procede in modo lento ma per nulla pesante e la gestione dei flashback è curata nei minimi dettagli. I personaggi sono ottimamente caratterizzati e riescono a coinvolgere, ma soprattutto ad emozionare lo spettatore. Con l'avanzare della trama si nota chiaramente una crescita da parte di tutti i membri del gruppo, che infine riescono ad ammettere le proprie colpe e a liberarsi dalle preoccupazioni che li appesantivano.
Anche tecnicamente non delude, le musiche sono coinvolgenti e riescono a creare atmosfere perfette; bellissime le sigle di apertura e di chiusura, soprattutto la opening. Graficamente è stato svolto un lavoro buono ma non eccelso: belle le ambientazioni e curati gli sfondi, ma stesso discorso non si puo' fare per il design dei personaggi.
Probabilmente questo è uno dei pochi casi dove ho trovato il doppiaggio italiano veramente piacevole e azzeccato.
Un'opera molto profonda che tratta di tematiche tristissime, in particolare quelle delle parole non dette, dei sensi di colpa e della morte, con tutte le possibili conseguenze; secondariamente si parla di emarginazione sociale e particolarmente curati sono anche i rapporti interpersonali.
"Anohana" è un'opera che porta inevitabilmente alle lacrime in diverse occasioni, attraverso un mix perfetto di musiche, atmosfere e ovviamente di una storia coi fiocchi.
Nonostante la durata sia di soli undici episodi nulla viene lasciato al caso, e viene data una risposta ad ogni domanda.
Ne consiglio vivamente la visione a tutti, non ve ne pentirete!
La storia ruota attorno ad un gruppo di amici di infanzia che, come spesso succede, si sono persi di vista col passare degli anni; ad aiutare la loro separazione è stata anche la prematura morte della loro amica Menma.
Il tutto inizia quando un giorno Jinta, ex leader del gruppo, si ritrova Menma a casa. inizialmente crede di essere diventato pazzo e che lo stress gli stia causando dei brutti scherzi ma dovrà presto ricredersi; la ragazza infatti non riesce a raggiungere il paradiso per via di un desiderio inesaudito che però neanche lei ricorda.
Con l'obbiettivo di salvare Menma, Jinta e gli altri membri del gruppo si riuniscono dopo tanto tempo ma ormai non sono più amici e quasi non si riconoscono neanche.
Nel corso delle puntate si scopre che in realtà nessuno di loro è riuscito a chiudere col passato e a dimenticare l'amica scomparsa, e ognun è per un diverso motivo attanagliato dai sensi di colpa.
Riusciranno infine ad esaudire il misterioso desiderio di Menma per farla finalmente andare in paradiso?
La trama è strutturata ottimamente, procede in modo lento ma per nulla pesante e la gestione dei flashback è curata nei minimi dettagli. I personaggi sono ottimamente caratterizzati e riescono a coinvolgere, ma soprattutto ad emozionare lo spettatore. Con l'avanzare della trama si nota chiaramente una crescita da parte di tutti i membri del gruppo, che infine riescono ad ammettere le proprie colpe e a liberarsi dalle preoccupazioni che li appesantivano.
Anche tecnicamente non delude, le musiche sono coinvolgenti e riescono a creare atmosfere perfette; bellissime le sigle di apertura e di chiusura, soprattutto la opening. Graficamente è stato svolto un lavoro buono ma non eccelso: belle le ambientazioni e curati gli sfondi, ma stesso discorso non si puo' fare per il design dei personaggi.
Probabilmente questo è uno dei pochi casi dove ho trovato il doppiaggio italiano veramente piacevole e azzeccato.
Un'opera molto profonda che tratta di tematiche tristissime, in particolare quelle delle parole non dette, dei sensi di colpa e della morte, con tutte le possibili conseguenze; secondariamente si parla di emarginazione sociale e particolarmente curati sono anche i rapporti interpersonali.
"Anohana" è un'opera che porta inevitabilmente alle lacrime in diverse occasioni, attraverso un mix perfetto di musiche, atmosfere e ovviamente di una storia coi fiocchi.
Nonostante la durata sia di soli undici episodi nulla viene lasciato al caso, e viene data una risposta ad ogni domanda.
Ne consiglio vivamente la visione a tutti, non ve ne pentirete!
"AnoHana", una piccola serie anime di undici episodi, prodotta dalla A-1 Pictures, qui in Italia è stata trasmessa su Rai4 nel 2012. Raramente guardo questo genere di anime, gli slice of life spesso tendo a ignorarli, dato che io principalmente guardo gli anime per distaccarmi dalla realtà di tutti i giorni, tuttavia per fortuna anche "AnoHana" ha qualche elemento fantastico, che mi ha spinto a guardarlo.
La storia si basa sull'infanzia di cinque ragazzi, grandi compagni di giochi che si sono persi di vista col tempo, prendendo ognuno una strada diversa, a causa di un bruttissimo incidente subito da Menma, una ragazza del gruppo. Tuttavia lei riappare agli occhi di Jinta, suo fedele amico, che da quando lei è morta si è isolato, vivendo lontano dagli altri. Menma vuole che Jinta esprima un suo desiderio, non sapendo però quale. Questo porta Jinta a chiedere aiuto ai suoi vecchi amici, i ragazzi quindi si riuniranno e ingegneranno per capire cosa vuole veramente la loro vecchia amica.
Tuttavia questo non sarà facile, già dal fatto che solo Jinta può vedere Menma, ma anche perché per alcuni amici è doloroso riaprire vecchie ferite che circondano la sua morte, visto che molti avrebbero preferito dimenticarsi di tutto. Ma non sono solo i vecchi amici a soffrire della mancanza della bambina, infatti anche i suoi genitori hanno passato terribili momenti con la perdita della figlia, la madre odia vedere i ragazzi crescere perché sua figlia non può più farlo, e suo padre cercherà invece di scordarsi di aver avuto una figlia. Ma forse il peggio è proprio suo fratello che si sente trascurato dai suoi genitori, per la loro fissazione con la sorella morta di cui ha solo un piccolo ricordo.
Adesso abbiamo finalmente capito che "AnoHana" non è una storia felice, ma seria e che ti fa riflettere sui comportamenti di ragazzi che hanno visto perdere una persona molto cara, sconvolgendoli e segnandoli per tutta la vita: per quanto i personaggi vogliano dimenticarsi o non parlare più di Menma, alla fine quella tragedia è un peso che tutti si portano addosso.
Ma alla fin fine malgrado rivelazioni deprimenti e dramma straziante, "AnoHana" è anche una storia d'amore, che ci fa capire che dobbiamo lasciarci andare e fare la cosa giusta per il giusto motivo.
Il comparto tecnico è fantastico, sia il character design sia gli sfondi sono molto dettagliati e colorati, con colori molto vivaci. Le animazioni sono molto fluide e realistiche, specialmente i movimenti dei personaggi. La colonna sonora non è male, anche la opening l'ho trovata molto carina e azzeccata. Inoltre tutta la storia scorre velocemente senza rallentare né aumentare con la velocità di narrazione, dandoci sempre un ritmo molto rilassante.
In sostanza "AnoHana" è senza dubbio una storia triste è vero, dato che la storia è così dolorosamente reale che può farti piangere. Mi sento di consigliare questo anime a chiunque voglia un po' riflettere su tematiche serie della vita, e a chi, se vi emozionate come me, è pronto a piangere un pochino.
La storia si basa sull'infanzia di cinque ragazzi, grandi compagni di giochi che si sono persi di vista col tempo, prendendo ognuno una strada diversa, a causa di un bruttissimo incidente subito da Menma, una ragazza del gruppo. Tuttavia lei riappare agli occhi di Jinta, suo fedele amico, che da quando lei è morta si è isolato, vivendo lontano dagli altri. Menma vuole che Jinta esprima un suo desiderio, non sapendo però quale. Questo porta Jinta a chiedere aiuto ai suoi vecchi amici, i ragazzi quindi si riuniranno e ingegneranno per capire cosa vuole veramente la loro vecchia amica.
Tuttavia questo non sarà facile, già dal fatto che solo Jinta può vedere Menma, ma anche perché per alcuni amici è doloroso riaprire vecchie ferite che circondano la sua morte, visto che molti avrebbero preferito dimenticarsi di tutto. Ma non sono solo i vecchi amici a soffrire della mancanza della bambina, infatti anche i suoi genitori hanno passato terribili momenti con la perdita della figlia, la madre odia vedere i ragazzi crescere perché sua figlia non può più farlo, e suo padre cercherà invece di scordarsi di aver avuto una figlia. Ma forse il peggio è proprio suo fratello che si sente trascurato dai suoi genitori, per la loro fissazione con la sorella morta di cui ha solo un piccolo ricordo.
Adesso abbiamo finalmente capito che "AnoHana" non è una storia felice, ma seria e che ti fa riflettere sui comportamenti di ragazzi che hanno visto perdere una persona molto cara, sconvolgendoli e segnandoli per tutta la vita: per quanto i personaggi vogliano dimenticarsi o non parlare più di Menma, alla fine quella tragedia è un peso che tutti si portano addosso.
Ma alla fin fine malgrado rivelazioni deprimenti e dramma straziante, "AnoHana" è anche una storia d'amore, che ci fa capire che dobbiamo lasciarci andare e fare la cosa giusta per il giusto motivo.
Il comparto tecnico è fantastico, sia il character design sia gli sfondi sono molto dettagliati e colorati, con colori molto vivaci. Le animazioni sono molto fluide e realistiche, specialmente i movimenti dei personaggi. La colonna sonora non è male, anche la opening l'ho trovata molto carina e azzeccata. Inoltre tutta la storia scorre velocemente senza rallentare né aumentare con la velocità di narrazione, dandoci sempre un ritmo molto rilassante.
In sostanza "AnoHana" è senza dubbio una storia triste è vero, dato che la storia è così dolorosamente reale che può farti piangere. Mi sento di consigliare questo anime a chiunque voglia un po' riflettere su tematiche serie della vita, e a chi, se vi emozionate come me, è pronto a piangere un pochino.
Indagare se stessi dopo aver covato per anni i germi del senso di colpa. Lavarsi l'anima grazie alla presenza/assenza di un fantasma per amica'. Fare i conti con destini che si intrecciano quando si è costretti a percorrere il proprio sentiero verso la purificazione, il Nirvana: la presa di coscienza; individuare e credere nella propria strada, ognuna diversa, ognuna riservata; infine l'incrociarsi nuovamente dinanzi all'ultimo ostacolo, quando la catarsi raggiunge il culmine, così come la tensione narrativa e la carica di pathos.
AnoHana è un capolavoro. Il mio è un giudizio irrazionale, totalmente emotivo, e non suffragato da alcuna verità oggettiva, se non la completa corresponsione tra ciò che volevo da questa opera e ciò che ho effettivamente ricevuto.
AnoHana doveva farmi riflettere su determinati temi, pur essendo totalmente all'oscuro della sua trama: lo ha fatto. Amore, morte, infanzia, adolescenza, famiglia, ingredienti densi e saporiti sapientemente cucinati in un prodotto di altissimo livello.
AnoHana doveva strapparmi distillati di romanticismo, quella benvoluta malinconia che affiora nelle lacrime: pur non avendo pianto, lo ha fatto e, in perfetto stile Key Visual, ho potuto approfittare di quel sentimentalismo al limite dello stucchevole, che esigo da queste opere.
AnoHana doveva tenermi compagnia con una narrazione completa, profonda, sostenuta da un'adeguata animazione e da un comparto sonoro di primissimo livello (musiche e, nel mio caso, doppiaggio italiano): lo ha fatto. Nonostante la lunghezza ridotta dell'arco narrativo, Mari Okada - da me già apprezzata per Toradora e Hanasaku Iroha - ha saputo toccare le corde giuste, creando dialoghi adatti a valorizzare al meglio la qualità dei disegni e delle musiche dell'opera.
Il messaggio finale di AnoHana è chiaro e, forse, non del tutto originale, seppur estrapolato da una trama non banale e ottimamente strutturata: le chimere affrontate ogni giorno hanno origine nel passato di ognuno di noi. Sono i personaggi di quel racconto che chiudiamo in un cassetto. L'abilità sta nel sapere che esistono perché fanno parte della nostra identità, ma senza distruggerci cercando di inseguirli e rischiando di imboccare la via dell'esistenza nel verso contrario.
Questo mi basta per reputare AnoHana un capolavoro.
Infine permettetemi una breve digressione metodologica: anche in questo caso come in altri aspetti del vivere quotidiano, il giudizio finale è una reazione all'aspettativa iniziale. In poche parole è una questione di approccio. Nella visione di un anime, nella lettura di un manga, ma anche in e per altri aspetti forse' più seri della vita, l'approccio è la divisa d'ordinanza fondamentale. Non vi è esplosione se vi è solo miccia e polvere da sparo, dopotutto è la mano che compie il gesto dell'accendere. Una mano che esegue un gesto seminato in un flusso di esperienza, per un fine ultimo già fiorito nelle nostre intenzioni. Si approccia qualsiasi opera nella vita, aspettandosi un determinato effetto. Si escludono criteri di valutazione, aspetti della nostra capacità esperienziale, evidenziandone altri poiché confacenti al fine che si vuole ottenere. Ecco perché la nostra capacità di critica non può essere mai neutra, ma influenzata dalla nostra condizione umana. Vorverstandnis' dunque, per dirla alla tedesca, che nel nostro caso fa rima con l'oggettività non esiste' come insegna McLuhan nei suoi saggi sulla comunicazione umana.
AnoHana è un capolavoro. Il mio è un giudizio irrazionale, totalmente emotivo, e non suffragato da alcuna verità oggettiva, se non la completa corresponsione tra ciò che volevo da questa opera e ciò che ho effettivamente ricevuto.
AnoHana doveva farmi riflettere su determinati temi, pur essendo totalmente all'oscuro della sua trama: lo ha fatto. Amore, morte, infanzia, adolescenza, famiglia, ingredienti densi e saporiti sapientemente cucinati in un prodotto di altissimo livello.
AnoHana doveva strapparmi distillati di romanticismo, quella benvoluta malinconia che affiora nelle lacrime: pur non avendo pianto, lo ha fatto e, in perfetto stile Key Visual, ho potuto approfittare di quel sentimentalismo al limite dello stucchevole, che esigo da queste opere.
AnoHana doveva tenermi compagnia con una narrazione completa, profonda, sostenuta da un'adeguata animazione e da un comparto sonoro di primissimo livello (musiche e, nel mio caso, doppiaggio italiano): lo ha fatto. Nonostante la lunghezza ridotta dell'arco narrativo, Mari Okada - da me già apprezzata per Toradora e Hanasaku Iroha - ha saputo toccare le corde giuste, creando dialoghi adatti a valorizzare al meglio la qualità dei disegni e delle musiche dell'opera.
Il messaggio finale di AnoHana è chiaro e, forse, non del tutto originale, seppur estrapolato da una trama non banale e ottimamente strutturata: le chimere affrontate ogni giorno hanno origine nel passato di ognuno di noi. Sono i personaggi di quel racconto che chiudiamo in un cassetto. L'abilità sta nel sapere che esistono perché fanno parte della nostra identità, ma senza distruggerci cercando di inseguirli e rischiando di imboccare la via dell'esistenza nel verso contrario.
Questo mi basta per reputare AnoHana un capolavoro.
Infine permettetemi una breve digressione metodologica: anche in questo caso come in altri aspetti del vivere quotidiano, il giudizio finale è una reazione all'aspettativa iniziale. In poche parole è una questione di approccio. Nella visione di un anime, nella lettura di un manga, ma anche in e per altri aspetti forse' più seri della vita, l'approccio è la divisa d'ordinanza fondamentale. Non vi è esplosione se vi è solo miccia e polvere da sparo, dopotutto è la mano che compie il gesto dell'accendere. Una mano che esegue un gesto seminato in un flusso di esperienza, per un fine ultimo già fiorito nelle nostre intenzioni. Si approccia qualsiasi opera nella vita, aspettandosi un determinato effetto. Si escludono criteri di valutazione, aspetti della nostra capacità esperienziale, evidenziandone altri poiché confacenti al fine che si vuole ottenere. Ecco perché la nostra capacità di critica non può essere mai neutra, ma influenzata dalla nostra condizione umana. Vorverstandnis' dunque, per dirla alla tedesca, che nel nostro caso fa rima con l'oggettività non esiste' come insegna McLuhan nei suoi saggi sulla comunicazione umana.
"Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai", altresì detto "AnoHana" è uno degli anime slice of live/drammatico/sentimentali più belli che abbia mai visto.
Uscito nel 2011 e mandato inonda pure in Italia su Rai4, rappresenta certamente un buon esemplare di anime drammatico, capace, nonostante i soli 11 episodi, di mettere insieme una storia bella e completa allo stesso tempo. Poco più che una decina di puntate per narrare le vicende di un gruppo di ragazzi che, come vedremo, dovranno fare i conti con un doloro passato per poter finalmente guardare al futuro.
Jinta è un ragazzo delle superiori che a deciso di passare il resto della sua vita scolastica a casa, senza far nulla se non giocare ai videogiochi e leggere fumetti. Tuttavia, prima di sparare sentenze, bisogna tener presente che tale ragazzo ha dovuto fare i conti con la perdita prematura della madre e anche quella della sua migliore amica, Meiko Honma, altresì detta Menma. Sarà proprio quest'ultima, però, a manifestarsi incredibilmente al ragazzo. Un incontro abbastanza inaspettato, in quanto, come si accorgerà ben presto Jinta, solo a lui sarà consentito vederla e sentirla.
Molti penseranno che questa sia una sorta di benedizione, ma il nostro "eroe" non ne è proprio sicuro, in quanto, osservandola, non fanno altro che tornargli in mente i bei tempi andati. Non solo lui, ma anche il resto della compagnia, Naruko, Chiriko, Atsumu e Tetsudou, sono cambiati e, dopo la morte di Menma, i loro rapporti si sono inevitabilmente distrutti.
La perdita di una così cara amica li ha portati in una specie di dimensione atemporale, in cui, nonostante il passare dei giorni, tutti sembravano avere sulle spalle il peso di quella morte. Ma la situazione è destinata a cambiare, anche perché la rediviva Menma sembra proprio intenzionata a creare scompiglio nella vita dei suoi ex-amici, costringendoli, in effetti, a fare i conti con i propri fantasmi e il proprio passato.
In questa storia si intrecceranno alla perfezione storie di amicizie e amore, storie lasciate a metà, in seguito a una tragedia, ma costrette a riemergere dal quel tetro e oscuro passato.
L'opera in questione mi ha entusiasmato veramente tanto, perché è stata in grado di unire la giuste dose di drammaticità a quel dolce liquore che è la commedia romantica. Menma non è solo un fantasma, è il tormento più grande nell'animo di quei ragazzi, il loro rimpianto e la loro tristezza più grande. Ed ora, una volta tornati, li costringe a doversi scontrare con la parte più recondita della loro coscienza.
Certamente non si può che elogiare lo studio sui caratteri dei vari protagonisti, i veri eroi di questa storia. Come già detto, da questa vicenda, emergeranno le passioni più oscure e quelle più belle in un esplosione di ricordi, ma tutto ciò sarebbe risultato un semplice guazzabuglio senza un'attenta analisi dell'animo dei vari personaggi.
Passiamo ora alla questione amorosa che, lo dico fin da subito, è un altro punto focale di tutta la storia e va pari passo alla vicenda del "fantasma" di Menma. Tutto è iniziato con una richiesta semplice: "Jinte, ti piace Menma?" e, inevitabilmente, tutto dovrà finire così. Solo una cosa è cambiata: Menma è morta e nonostante l'amore di Jinta per lei non sia affatto diminuito, la loro relazione risulterebbe alquanto problematica. Senza contare poi che, fin da piccola, Naruko ha provato forti sentimenti per Jinta, ma, a causa dello strano corso degli eventi, non se l'è mai sentita di dichiararsi, forse in colpa per il suo ruolo nella morte di Menma.
Personalmente ho sempre fatto il tifo per la prima: Naruko è timida, riservata e cerca di adattarsi imitando chi gli sta attorno, tutto il contrario di Menma che, ahimè, rappresenta il classico personaggio principale femmile. Allegra, vivace, spensierata… insomma, tutte le qualità più belle ce le ha lei.
Come già detto, questo triangolo amoroso è incompleto, visto che, non solo Menma è un fantasma, ma Naruko sembra quasi arrendersi al fatto che Jinta, in fin dei conti, ama ancora la piccola Meiko e fino alla fine rimarrà aggrappato al suo ricordo.
Altra storia d'amore è quella tra Atsumu e Chiriko e, anche per loro problemi non mancano.
Passiamo ora al giudizio sulla parte tecnica dell'anime: la grafica è molto buona e, nonostante si tratti di un dramma, i colori non assumeranno mai tonalità troppo cupe, mantenendosi invece su toni maggiormente vivaci e allegri. Le musiche, d'altra parte, gli vanno incontro, creando atmosfere rilassate e, quando erano richieste, situazioni maggiormente tristi.
L'opening e l'ending sono molto belle e anche la regia non è male.
Capitolo a parte per il doppiaggio, in quanto, avendolo visto sia in giapponese che in italiano, il mio parere è inevitabilmente differente. Nel primo caso l'ho trovato di ottima fattura, con una buona scelta dei doppiatori e molto attento e curato. E per il doppiaggio in italiano? In questo caso devo ammettere di avere ritenuto molto positivo anche quest'ultimo. Certo, non regge il confronto con quello originale, ma, rispetto agli altri doppiaggi in italiano, risulta propositivo e con voci tutto sommato azzeccate.
"AnoHana" coinvolge il pubblico fino alle lacrime, facendogli provare dolore, gioia e molte altre passioni. Il finale è carino e, senza rivelarvi nulla, l'ho trovato davvero interessante, in quanto, finalmente, non viene praticata una soluzione comodo, ma si è costretti ad affrontare la dura realtà. Un dramma? Forse, ma, in fondo, un dramma divertente e piacevole che, nonostante tutto, non abbandona mai la risata e, anche nelle situazioni più tristi, riesce comunque a far scaturire emozioni di piacevole malinconia.
Alla fine dell'undicesimo episodio non si è più un semplice osservatore esterno, bensì un protagonista partecipe e collaborativo, che soffre e gioisce insieme agli altri eroi di quest'anime.
Voto finale: 9
Uscito nel 2011 e mandato inonda pure in Italia su Rai4, rappresenta certamente un buon esemplare di anime drammatico, capace, nonostante i soli 11 episodi, di mettere insieme una storia bella e completa allo stesso tempo. Poco più che una decina di puntate per narrare le vicende di un gruppo di ragazzi che, come vedremo, dovranno fare i conti con un doloro passato per poter finalmente guardare al futuro.
Jinta è un ragazzo delle superiori che a deciso di passare il resto della sua vita scolastica a casa, senza far nulla se non giocare ai videogiochi e leggere fumetti. Tuttavia, prima di sparare sentenze, bisogna tener presente che tale ragazzo ha dovuto fare i conti con la perdita prematura della madre e anche quella della sua migliore amica, Meiko Honma, altresì detta Menma. Sarà proprio quest'ultima, però, a manifestarsi incredibilmente al ragazzo. Un incontro abbastanza inaspettato, in quanto, come si accorgerà ben presto Jinta, solo a lui sarà consentito vederla e sentirla.
Molti penseranno che questa sia una sorta di benedizione, ma il nostro "eroe" non ne è proprio sicuro, in quanto, osservandola, non fanno altro che tornargli in mente i bei tempi andati. Non solo lui, ma anche il resto della compagnia, Naruko, Chiriko, Atsumu e Tetsudou, sono cambiati e, dopo la morte di Menma, i loro rapporti si sono inevitabilmente distrutti.
La perdita di una così cara amica li ha portati in una specie di dimensione atemporale, in cui, nonostante il passare dei giorni, tutti sembravano avere sulle spalle il peso di quella morte. Ma la situazione è destinata a cambiare, anche perché la rediviva Menma sembra proprio intenzionata a creare scompiglio nella vita dei suoi ex-amici, costringendoli, in effetti, a fare i conti con i propri fantasmi e il proprio passato.
In questa storia si intrecceranno alla perfezione storie di amicizie e amore, storie lasciate a metà, in seguito a una tragedia, ma costrette a riemergere dal quel tetro e oscuro passato.
L'opera in questione mi ha entusiasmato veramente tanto, perché è stata in grado di unire la giuste dose di drammaticità a quel dolce liquore che è la commedia romantica. Menma non è solo un fantasma, è il tormento più grande nell'animo di quei ragazzi, il loro rimpianto e la loro tristezza più grande. Ed ora, una volta tornati, li costringe a doversi scontrare con la parte più recondita della loro coscienza.
Certamente non si può che elogiare lo studio sui caratteri dei vari protagonisti, i veri eroi di questa storia. Come già detto, da questa vicenda, emergeranno le passioni più oscure e quelle più belle in un esplosione di ricordi, ma tutto ciò sarebbe risultato un semplice guazzabuglio senza un'attenta analisi dell'animo dei vari personaggi.
Passiamo ora alla questione amorosa che, lo dico fin da subito, è un altro punto focale di tutta la storia e va pari passo alla vicenda del "fantasma" di Menma. Tutto è iniziato con una richiesta semplice: "Jinte, ti piace Menma?" e, inevitabilmente, tutto dovrà finire così. Solo una cosa è cambiata: Menma è morta e nonostante l'amore di Jinta per lei non sia affatto diminuito, la loro relazione risulterebbe alquanto problematica. Senza contare poi che, fin da piccola, Naruko ha provato forti sentimenti per Jinta, ma, a causa dello strano corso degli eventi, non se l'è mai sentita di dichiararsi, forse in colpa per il suo ruolo nella morte di Menma.
Personalmente ho sempre fatto il tifo per la prima: Naruko è timida, riservata e cerca di adattarsi imitando chi gli sta attorno, tutto il contrario di Menma che, ahimè, rappresenta il classico personaggio principale femmile. Allegra, vivace, spensierata… insomma, tutte le qualità più belle ce le ha lei.
Come già detto, questo triangolo amoroso è incompleto, visto che, non solo Menma è un fantasma, ma Naruko sembra quasi arrendersi al fatto che Jinta, in fin dei conti, ama ancora la piccola Meiko e fino alla fine rimarrà aggrappato al suo ricordo.
Altra storia d'amore è quella tra Atsumu e Chiriko e, anche per loro problemi non mancano.
Passiamo ora al giudizio sulla parte tecnica dell'anime: la grafica è molto buona e, nonostante si tratti di un dramma, i colori non assumeranno mai tonalità troppo cupe, mantenendosi invece su toni maggiormente vivaci e allegri. Le musiche, d'altra parte, gli vanno incontro, creando atmosfere rilassate e, quando erano richieste, situazioni maggiormente tristi.
L'opening e l'ending sono molto belle e anche la regia non è male.
Capitolo a parte per il doppiaggio, in quanto, avendolo visto sia in giapponese che in italiano, il mio parere è inevitabilmente differente. Nel primo caso l'ho trovato di ottima fattura, con una buona scelta dei doppiatori e molto attento e curato. E per il doppiaggio in italiano? In questo caso devo ammettere di avere ritenuto molto positivo anche quest'ultimo. Certo, non regge il confronto con quello originale, ma, rispetto agli altri doppiaggi in italiano, risulta propositivo e con voci tutto sommato azzeccate.
"AnoHana" coinvolge il pubblico fino alle lacrime, facendogli provare dolore, gioia e molte altre passioni. Il finale è carino e, senza rivelarvi nulla, l'ho trovato davvero interessante, in quanto, finalmente, non viene praticata una soluzione comodo, ma si è costretti ad affrontare la dura realtà. Un dramma? Forse, ma, in fondo, un dramma divertente e piacevole che, nonostante tutto, non abbandona mai la risata e, anche nelle situazioni più tristi, riesce comunque a far scaturire emozioni di piacevole malinconia.
Alla fine dell'undicesimo episodio non si è più un semplice osservatore esterno, bensì un protagonista partecipe e collaborativo, che soffre e gioisce insieme agli altri eroi di quest'anime.
Voto finale: 9
Emozionante. Questa recensione probabilmente potrebbe fermarsi con questa parola... "Anohana" è un anime che è riuscito a colpirmi profondamente e, nonostante alcuni difetti, mi ha preso il cuore, fino a farmi piangere male alla conclusione.
Questa opera è caratterizzata da una trama molto delicata, la scoperta delle relazioni interne a questo piccolo gruppo di amici, tutte caratterizzate dalla presente forte del ricordo di Menma nella loro vita, le loro sofferenze passate e presenti, la loro incapacità di andare avanti dopo un evento tanto traumatico.
La caratterizzazione dei personaggi è ben fatta, non eccezionale, ma interessante. In particolare a me sono piaciuti moltissimo Menma e Anaru, mentre Poppo è rimasto un grosso punto interrogativo.
Per concludere, il reparto tecnico è davvero notevole, disegni e colori sono magnifici; in particolare le ambientazioni e i paesaggi mi sono piaciuti molto. Anche le animazioni sono scorrevoli e ben fatte.
Darei forse anche più di 8, se non fosse che questo anime ha un difetto non indifferente: la lentezza; le scene sono troppo tirate, spesso perdevo la concentrazione e non sono mai riuscito a vedere più di due episodi consecutivi. Lo consiglio vivamente a chi vuole bagnarsi il viso con un po' di lacrimucce, ma non a chi si annoia facilmente con trame lente e a volte eccessivamente macchinose.
Questa opera è caratterizzata da una trama molto delicata, la scoperta delle relazioni interne a questo piccolo gruppo di amici, tutte caratterizzate dalla presente forte del ricordo di Menma nella loro vita, le loro sofferenze passate e presenti, la loro incapacità di andare avanti dopo un evento tanto traumatico.
La caratterizzazione dei personaggi è ben fatta, non eccezionale, ma interessante. In particolare a me sono piaciuti moltissimo Menma e Anaru, mentre Poppo è rimasto un grosso punto interrogativo.
Per concludere, il reparto tecnico è davvero notevole, disegni e colori sono magnifici; in particolare le ambientazioni e i paesaggi mi sono piaciuti molto. Anche le animazioni sono scorrevoli e ben fatte.
Darei forse anche più di 8, se non fosse che questo anime ha un difetto non indifferente: la lentezza; le scene sono troppo tirate, spesso perdevo la concentrazione e non sono mai riuscito a vedere più di due episodi consecutivi. Lo consiglio vivamente a chi vuole bagnarsi il viso con un po' di lacrimucce, ma non a chi si annoia facilmente con trame lente e a volte eccessivamente macchinose.
Fare un inchino alla maestosa grandezza di quest'opera sarebbe forse inappropriato in una recensione, in cui non dovrei far trasparire solo i lati positivi di un opera, ma far sapere anche quelli negativi, ma non ci riesco, questa serie è una perla, o almeno la reputo io tale, e i punti che me lo fanno pensare sono molti.
Sceneggiatura.
In primis fra tutti la storia, un concentrato di emozioni stupende, rese così bene da saper far scendere le lacrime allo spettatore, lacrime pure di commozione vera. Si non voglio lodarla e basta, ma se lo merita, questa storia si merita tutti i complimenti che gli sto dando. Chi non ne resterebbe ammagliato? Ovviamente si tratta di una storia triste che forse, per chi sta passando un momento difficile, potrebbe sembrare troppo pesante tanto da non piacere. Ma soffermatevi a pensare di entrare nella testa del protagonista, o anche solo in quella di Menma ( che dopotutto è la vera protagonista fra tutti) e pensate di vivere le loro emozioni, di immedesimarvi nella loro vita, beh sarebbe un emozione indescrivibile secondo me, tanto bella quanto triste.
Si parla della seconda possibilità data ad un gruppo di amici di assolversi dal peccato commesso quando erano piccoli e inesperti, ognuno con una colpa a cui mai hanno saputo dare una ragione per perdonarsi, nulla da dire, un capolavoro reso nel migliori dei modi, con un finale già scritto, ma davvero e ribadisco davvero appropriato e da lacrime vere, indimenticabile.
Ma è un emozione da vivere una sola volta nella vita, si perché mi è stato difficile vederlo la seconda volta, perché ormai sapevo cosa succedeva e mi duole ammetterlo, le emozioni provate alla prima visione non le percepii più. Ma è anche questa una particolarità di AnoHana (che ripeto) è un emozione che può essere vissuta una sola volta nella vita.
VOTO: 10
Personaggi.
Su questo punto in realtà non saprei che dire, perché davvero, i personaggi hanno saputo farsi odiare ed amare quasi come se fossero reali, bellissimi e caratterizzati molto bene, ognuno con i propri problemi, le proprie indecisioni e i propri classici "scheletri nell'armadio" e forse anche per questo un po' troppo disprezzabili. Lavoro svolto egregiamente se così si può dire.
Ci voleva poco per arrivare alla perfezione.
VOTO: 9,5
Musiche.
Molto apprezzabile il comparto sonoro, Op. ed Ending davvero bellissime e cariche di sentimento. Specialmente la opening che mi è rimasta nel cuore.
VOTO: 10
Grafica.
Penso si tratti dello stile forse più bello che io abbia mai visto e questo si basa totalmente sul mio gusto personale. Ma animazioni, colore e disegni sono qualcosa di unici e danno davvero un grande valore all'intero operato.
VOTO: 10
Detto ciò il mio voto finale è un 10 meritatissimo, che va ad un opera degna di questo nome, che non dimenticherò mai, anzi, la consiglierò a tutti gli amanti degli anime per non farla mai scordare perché se lo merita, ed ha tutto il diritto di essere apprezzata e ricordata.
Sceneggiatura.
In primis fra tutti la storia, un concentrato di emozioni stupende, rese così bene da saper far scendere le lacrime allo spettatore, lacrime pure di commozione vera. Si non voglio lodarla e basta, ma se lo merita, questa storia si merita tutti i complimenti che gli sto dando. Chi non ne resterebbe ammagliato? Ovviamente si tratta di una storia triste che forse, per chi sta passando un momento difficile, potrebbe sembrare troppo pesante tanto da non piacere. Ma soffermatevi a pensare di entrare nella testa del protagonista, o anche solo in quella di Menma ( che dopotutto è la vera protagonista fra tutti) e pensate di vivere le loro emozioni, di immedesimarvi nella loro vita, beh sarebbe un emozione indescrivibile secondo me, tanto bella quanto triste.
Si parla della seconda possibilità data ad un gruppo di amici di assolversi dal peccato commesso quando erano piccoli e inesperti, ognuno con una colpa a cui mai hanno saputo dare una ragione per perdonarsi, nulla da dire, un capolavoro reso nel migliori dei modi, con un finale già scritto, ma davvero e ribadisco davvero appropriato e da lacrime vere, indimenticabile.
Ma è un emozione da vivere una sola volta nella vita, si perché mi è stato difficile vederlo la seconda volta, perché ormai sapevo cosa succedeva e mi duole ammetterlo, le emozioni provate alla prima visione non le percepii più. Ma è anche questa una particolarità di AnoHana (che ripeto) è un emozione che può essere vissuta una sola volta nella vita.
VOTO: 10
Personaggi.
Su questo punto in realtà non saprei che dire, perché davvero, i personaggi hanno saputo farsi odiare ed amare quasi come se fossero reali, bellissimi e caratterizzati molto bene, ognuno con i propri problemi, le proprie indecisioni e i propri classici "scheletri nell'armadio" e forse anche per questo un po' troppo disprezzabili. Lavoro svolto egregiamente se così si può dire.
Ci voleva poco per arrivare alla perfezione.
VOTO: 9,5
Musiche.
Molto apprezzabile il comparto sonoro, Op. ed Ending davvero bellissime e cariche di sentimento. Specialmente la opening che mi è rimasta nel cuore.
VOTO: 10
Grafica.
Penso si tratti dello stile forse più bello che io abbia mai visto e questo si basa totalmente sul mio gusto personale. Ma animazioni, colore e disegni sono qualcosa di unici e danno davvero un grande valore all'intero operato.
VOTO: 10
Detto ciò il mio voto finale è un 10 meritatissimo, che va ad un opera degna di questo nome, che non dimenticherò mai, anzi, la consiglierò a tutti gli amanti degli anime per non farla mai scordare perché se lo merita, ed ha tutto il diritto di essere apprezzata e ricordata.
Vedo dallo schermo che è un'ora assurda per vedere e scrivere ma ho appena terminato di vedere questo anime e volevo scrivere qualcosa prima che una notte (o quel che resta) di sonno facesse scomparire qualche pensiero.
Che dire? Potessi chiuderlo un una sola parola lo definirei capolavoro, potessi modificare la scala di valori non mi fermerei a 10. Forse posso sembrare esagerato ma rispetto ad altri che ho visto questo ha avuto una componente emozionale che non ho riscontrato in alcun altro.
Fosse stato non di 11 ma di un centinaio di episodi forse li avrei visti tutti insieme.
A parte queste considerazioni preliminari il contenuto affronta con dolcezza e sensibilità il tema della morte e il tema della crescita. Si mischiano in una storia (senza parlare di alcun avvenimento specifico), per me, a tratti quasi commovente i sentimenti, i giochi e le personalità lasciati in sospeso dall'età dei primi giochi di bambini nel rifugio segreto (in fondo è successo un po' a tutti noi di avere quel posto segreto per un ristretto gruppo di amici) e il normale corso della vita che implica delle scelte e la necessità di prendere strade differenti per ciascuno di noi.
Ognuno dei personaggi (6 oppure 5+1, come volete) ha degli aspetti peculiari del proprio carattere che crea un mix fra delle specie di hikikomori, di modelli scolastici, di fuggitivi, di impegnati + menma (che una sola parola non saprei ora come definire).
In aggiunta c'è la madre di Menma che rappresenta la coscienza da genitore della morte, quella sofferenza quotidiana e silenziosa che il tempo non è in grado di lenire, rappresenta sia con pensieri umani o, in una occasione, anche egoistici quello stato d'animo di profonda tristezza e "vita terrena e morte nel cuore".
Ognuno dei ragazzi presenta delle opacità nel rapporto con gli altri o degli aspetti troppo personali da essere condivisi o troppo egoistici da poter essere ammessi, questioni sospese che la scomparsa di una amica ha contribuito a lasciarsi dentro rendendo più rapido il cambiamento in ciascuno e rendendo impossibile continuare a vivere la comitiva come prima.
Nelle puntate si nota, ognuno con il proprio carattere, la sofferenza (oltre che della madre) che ognuno di loro si trascina dentro; dapprima, nei confronti dei vari avvenimenti nasce diffidenza, poi incredulità, poi collaborazione, determinazione, sincerità.
Solo nel finale, proprio la sincerità riesce a far cio' che l'apparenza non era riuscita a portare a termine ed essa libera sia menma che tutti gli altri ragazzi.
Per l'aspetto tecnico i disegni sono fatti molto bene con molta cura per gli sfondi.
Volessi trovargli qualche difetto sarebbe nel rapporto fra menma e gli oggetti terreni ma lascio volentieri questi aspetti che a confronto con il resto riesco solo a conisderare come dettagli.
L'ho visto in italiano. Mi sarebbe piaciuto, magari lo farò, vederlo con i sottotitoli per ascoltare le voci originali dei protagonisti (senza nulla togliere all'interpretazione nella nostra lingua).
Credo di essere stato chiaro nel mio giudizio e naturalmente il mio voto è 10.
Che dire? Potessi chiuderlo un una sola parola lo definirei capolavoro, potessi modificare la scala di valori non mi fermerei a 10. Forse posso sembrare esagerato ma rispetto ad altri che ho visto questo ha avuto una componente emozionale che non ho riscontrato in alcun altro.
Fosse stato non di 11 ma di un centinaio di episodi forse li avrei visti tutti insieme.
A parte queste considerazioni preliminari il contenuto affronta con dolcezza e sensibilità il tema della morte e il tema della crescita. Si mischiano in una storia (senza parlare di alcun avvenimento specifico), per me, a tratti quasi commovente i sentimenti, i giochi e le personalità lasciati in sospeso dall'età dei primi giochi di bambini nel rifugio segreto (in fondo è successo un po' a tutti noi di avere quel posto segreto per un ristretto gruppo di amici) e il normale corso della vita che implica delle scelte e la necessità di prendere strade differenti per ciascuno di noi.
Ognuno dei personaggi (6 oppure 5+1, come volete) ha degli aspetti peculiari del proprio carattere che crea un mix fra delle specie di hikikomori, di modelli scolastici, di fuggitivi, di impegnati + menma (che una sola parola non saprei ora come definire).
In aggiunta c'è la madre di Menma che rappresenta la coscienza da genitore della morte, quella sofferenza quotidiana e silenziosa che il tempo non è in grado di lenire, rappresenta sia con pensieri umani o, in una occasione, anche egoistici quello stato d'animo di profonda tristezza e "vita terrena e morte nel cuore".
Ognuno dei ragazzi presenta delle opacità nel rapporto con gli altri o degli aspetti troppo personali da essere condivisi o troppo egoistici da poter essere ammessi, questioni sospese che la scomparsa di una amica ha contribuito a lasciarsi dentro rendendo più rapido il cambiamento in ciascuno e rendendo impossibile continuare a vivere la comitiva come prima.
Nelle puntate si nota, ognuno con il proprio carattere, la sofferenza (oltre che della madre) che ognuno di loro si trascina dentro; dapprima, nei confronti dei vari avvenimenti nasce diffidenza, poi incredulità, poi collaborazione, determinazione, sincerità.
Solo nel finale, proprio la sincerità riesce a far cio' che l'apparenza non era riuscita a portare a termine ed essa libera sia menma che tutti gli altri ragazzi.
Per l'aspetto tecnico i disegni sono fatti molto bene con molta cura per gli sfondi.
Volessi trovargli qualche difetto sarebbe nel rapporto fra menma e gli oggetti terreni ma lascio volentieri questi aspetti che a confronto con il resto riesco solo a conisderare come dettagli.
L'ho visto in italiano. Mi sarebbe piaciuto, magari lo farò, vederlo con i sottotitoli per ascoltare le voci originali dei protagonisti (senza nulla togliere all'interpretazione nella nostra lingua).
Credo di essere stato chiaro nel mio giudizio e naturalmente il mio voto è 10.
La dolcezza più profonda è la base di questo anime meraviglioso.
Anche se inverosimile, la storia narrata in AnoHana è estremamente dolce, profondamente significativa e incredibilmente toccante. Ci porta ad una introspezione personale poichè molto vicina alla nostra realtà, nonostante la trama possa non far sembrare.
Questi sei amici, non più amici, riscoprono la bellezza e l'importanza di stare insieme grazie ad un aperto confronto faccia a faccia che avviene gradualmente nella storia fino a quando non esploderà nell'ultimo episodio, con una scena veramente commovente. La piccola Menma riuscirà a far aprire loro gli occhi e far comprendere a noi come l'amore sia fondamentale anche nei rapporti amichevoli. Amore non è solo un sentimento di coppia, ma un fenomeno assai più profondo che è fondamentale per regolare la nostra vita. Menma lo dimostra con le sue azioni e con le ultime frasi di questa magnifica opera . In più vi è anche un dettaglio importante che viene espresso in AnoHana: a volte facciamo cose buone più per egoismo che per la vera felicità dell'altro. Questo fa davvero riflettere. I nostri fini sono egoistici in realtà? Ci rendiamo conto davvero di come siano le nostre vere azioni? Domande scaturite dalla visone di questo anime e a cui è difficile dare una risposta poichè molto profonde.
AnoHana è un prodotto veramente ben fatto, che esce fuori dai consueti binari carratteristici degli anime in generale e, cosa importante, fa riflettere e lascia un segno: caratteristica fondamentale per la quale un'anime si possa chiamare tale. Ecco perchè AnoHana si merita 10, è davvero un anime a tutti gli effetti.
Anche se inverosimile, la storia narrata in AnoHana è estremamente dolce, profondamente significativa e incredibilmente toccante. Ci porta ad una introspezione personale poichè molto vicina alla nostra realtà, nonostante la trama possa non far sembrare.
Questi sei amici, non più amici, riscoprono la bellezza e l'importanza di stare insieme grazie ad un aperto confronto faccia a faccia che avviene gradualmente nella storia fino a quando non esploderà nell'ultimo episodio, con una scena veramente commovente. La piccola Menma riuscirà a far aprire loro gli occhi e far comprendere a noi come l'amore sia fondamentale anche nei rapporti amichevoli. Amore non è solo un sentimento di coppia, ma un fenomeno assai più profondo che è fondamentale per regolare la nostra vita. Menma lo dimostra con le sue azioni e con le ultime frasi di questa magnifica opera . In più vi è anche un dettaglio importante che viene espresso in AnoHana: a volte facciamo cose buone più per egoismo che per la vera felicità dell'altro. Questo fa davvero riflettere. I nostri fini sono egoistici in realtà? Ci rendiamo conto davvero di come siano le nostre vere azioni? Domande scaturite dalla visone di questo anime e a cui è difficile dare una risposta poichè molto profonde.
AnoHana è un prodotto veramente ben fatto, che esce fuori dai consueti binari carratteristici degli anime in generale e, cosa importante, fa riflettere e lascia un segno: caratteristica fondamentale per la quale un'anime si possa chiamare tale. Ecco perchè AnoHana si merita 10, è davvero un anime a tutti gli effetti.
Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai, abbreviato AnoHana, è la storia di un gruppo di amici che tornano insieme, dopo essere stati divisi per anni a causa del fantasma di una loro amica deceduta durante una normale giornata di giochi. La trama surreale può sembrare inizialmente inadatta per un anime Slice of Life, ma non ostante questo, gli autori riescono ugualmente a mantenerlo tale senza far "sforzare" la trama che resta più che piacevole, soprattutto aggiungendo l'amore impossibile del protagonista, a spiegazione della storia altrimenti fantastica. Oltre a questo, gli eventi che non riguardano i due protagonisti principali, spiegano meglio il carattere di ogni persona aiutando a capire meglio l'anime e dando spiegazione a i comportamento dei ragazzi. La grafica è molto ben realizzata e azzeccata soprattutto per la protagonista, che viene disegnata pallida e con vestito bianco a richiamare i fantasmi, bella anche l'ambientazione che è realizzata in modo quasi impeccabile. Ottimo il lavoro dei doppiatori italiani che non hanno dato voci molto azzeccate ai personaggi (uno dei pochi con voci così buone ). Unica pecca il finale in cui si chiude la storia da un lato, ma se ne lascia aperta un' altra dall'altro, soprattutto a causa del film che va a riaprirla (forse perché volevano farne una seconda serie?). Comunque il finale sebbene lascia un alone di mistero rimane gradevole. Infine, per quanto riguarda alle musiche e i sottofondi musicali è stato svolto un lavoro impeccabile azzeccando il tipo di musica che vuole sentire chi guarda l'opera prima, durante e dopo l'episodio.
Quindi anime quasi perfetto che merita di essere visto e rivisto, perché non rimane sgradevole anche se rivisto a differenza di molti altri.
Quindi anime quasi perfetto che merita di essere visto e rivisto, perché non rimane sgradevole anche se rivisto a differenza di molti altri.
Ho guardato AnoHana già da un po di tempo ma le coperte sono ancora fradice di lacrime. Sinceramente non so come porterò avanti questa recensione visto che l'unica cosa che al momento mi viene da dire è che la vita fa schifo e non può essere finito. Ma vabbè, apparte la mia indole da fangirl oltre 9000 non posso non recensire questo capolavoro, mi sentirei in colpa con me stesso e con voi poiché non vi ho fatto conoscere questa magnifica opera. Tiram d'innans (?) e iniziamo a parlare di ciò che è AnoHana: Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno.
AnoHana racconta la storia di un gruppo di ragazzi che, dopo aver perso una cara amica all'interno del gruppo, si allontanano fino a cambiare. Jintan, uno di questi ragazzi, ai tempi il leader, inizia improvvisamente a vedere Menma, la defunta amica dei ragazzi. Menma non sa perchè è riapparsa, sa solamente che l'unico modo per raggiungere il Nirvana è che Jintan e gli altri amici realizzino il suo ultimo desiderio. Sembrerebbe semplice agli occhi di Jintan, il problema è che la ragazza non ricorda proprio quale sia questo desiderio. Dopo aver delineato i tratti principali della trama,posso abbandonarmi alle considerazioni sull'opera.
Sublime, splendido, straordinario, potrei continuare per molto ma più che una recensione sembrerebbe il mio delirio personale. Ho guardato AnoHana tutto d'un fiato, ogni puntata susseguiva l'altra meccanicamente e ne la fame ne la sete mi hanno distratto da esso. Non ho notato alcuna imperfezione in questo anime, ne dal punto di vista logistico-stilistico ne da un punto di vista di trama. Tutto fila con una semplicità quasi impossibile, non ci sono buchi, ne azioni inutili, tutto questo rende AnoHana un capolavoro dell'animazione. I personaggi poi, perfetti. In 11 puntate l'autore è riuscito a creare un mondo intorno ad ogni singolo protagonista in maniera così nitida e perfetta che ho quasi avuto l'impressione di conoscere questo universo già da tempo. L'animazione poi, ineccepibile. Disegni splendidi, puliti, limpidi e riccamente colorati. Ottimi fondali, splendido character design, molto reale ed al passo con i tempi, una cosa che ho apprezzato tantissimo. Menma poi, spettacolare, un personaggio unico. Potrebbe a primo sguardo sembrare il classico personaggio buono fino alla nausea, sempre felice, che piange sempre. Menma però non è solo questo; Menma ha un mondo dentro, Menma stimola ogni protagonista a dare il meglio, riunendo poi il gruppo. Menma è un personaggio che va capito in ogni sua psicologia e sicuramente non va trattato con superficialità. Altro personaggio molto particolare a mio avviso è quello di Yukiatsu: inizialmente personaggio molto freddo e scostante, convinto che la morte di Menma sia colpa sua, profondamente innamorato della suddetta ragazza e il più lontano dall'unità del gruppo. Geniale la sua psicologia, a metà tra il genio assoluto e il depresso cronico. Non scordo comunque di elogiare anche l'ottimo doppiaggio attuato ad AnoHana, degno tanto quanto la lingua originale. AnoHana è la storia di ragazzini che crescono, ragazzini che scoprono i sentimenti, cambiano ma rimangono uguali, è la storia di Jintan, Poppo, Yukiatsu, Tsuruku, Anaru e ovviamente di Menma. E' un opera da sentire dentro, qualcosa che se colpisce rimane. E' un opera fantastica anche perchè credo che ognuno di noi possa trovare sempre qualcosa di più, possa trovare sempre un fiore diverso all'interno di AnoHana.
Spero di non aver annoiato troppo con questa recensione, ma sentivo il bisogno di far capire cosa diavolo significa per me AnoHana. Consiglio caldamente a TUTTI la visione di questo anime, anche a chi a primo impatto non trova tanto congeniale il genere. State tranquilli, non ve ne pentirete.
AnoHana racconta la storia di un gruppo di ragazzi che, dopo aver perso una cara amica all'interno del gruppo, si allontanano fino a cambiare. Jintan, uno di questi ragazzi, ai tempi il leader, inizia improvvisamente a vedere Menma, la defunta amica dei ragazzi. Menma non sa perchè è riapparsa, sa solamente che l'unico modo per raggiungere il Nirvana è che Jintan e gli altri amici realizzino il suo ultimo desiderio. Sembrerebbe semplice agli occhi di Jintan, il problema è che la ragazza non ricorda proprio quale sia questo desiderio. Dopo aver delineato i tratti principali della trama,posso abbandonarmi alle considerazioni sull'opera.
Sublime, splendido, straordinario, potrei continuare per molto ma più che una recensione sembrerebbe il mio delirio personale. Ho guardato AnoHana tutto d'un fiato, ogni puntata susseguiva l'altra meccanicamente e ne la fame ne la sete mi hanno distratto da esso. Non ho notato alcuna imperfezione in questo anime, ne dal punto di vista logistico-stilistico ne da un punto di vista di trama. Tutto fila con una semplicità quasi impossibile, non ci sono buchi, ne azioni inutili, tutto questo rende AnoHana un capolavoro dell'animazione. I personaggi poi, perfetti. In 11 puntate l'autore è riuscito a creare un mondo intorno ad ogni singolo protagonista in maniera così nitida e perfetta che ho quasi avuto l'impressione di conoscere questo universo già da tempo. L'animazione poi, ineccepibile. Disegni splendidi, puliti, limpidi e riccamente colorati. Ottimi fondali, splendido character design, molto reale ed al passo con i tempi, una cosa che ho apprezzato tantissimo. Menma poi, spettacolare, un personaggio unico. Potrebbe a primo sguardo sembrare il classico personaggio buono fino alla nausea, sempre felice, che piange sempre. Menma però non è solo questo; Menma ha un mondo dentro, Menma stimola ogni protagonista a dare il meglio, riunendo poi il gruppo. Menma è un personaggio che va capito in ogni sua psicologia e sicuramente non va trattato con superficialità. Altro personaggio molto particolare a mio avviso è quello di Yukiatsu: inizialmente personaggio molto freddo e scostante, convinto che la morte di Menma sia colpa sua, profondamente innamorato della suddetta ragazza e il più lontano dall'unità del gruppo. Geniale la sua psicologia, a metà tra il genio assoluto e il depresso cronico. Non scordo comunque di elogiare anche l'ottimo doppiaggio attuato ad AnoHana, degno tanto quanto la lingua originale. AnoHana è la storia di ragazzini che crescono, ragazzini che scoprono i sentimenti, cambiano ma rimangono uguali, è la storia di Jintan, Poppo, Yukiatsu, Tsuruku, Anaru e ovviamente di Menma. E' un opera da sentire dentro, qualcosa che se colpisce rimane. E' un opera fantastica anche perchè credo che ognuno di noi possa trovare sempre qualcosa di più, possa trovare sempre un fiore diverso all'interno di AnoHana.
Spero di non aver annoiato troppo con questa recensione, ma sentivo il bisogno di far capire cosa diavolo significa per me AnoHana. Consiglio caldamente a TUTTI la visione di questo anime, anche a chi a primo impatto non trova tanto congeniale il genere. State tranquilli, non ve ne pentirete.
Ano Hana è uno slice of life con elementi sovrannaturali e quest'ultima caratteristica (fondamentale nel contesto) mi ha lasciato positivamente sorpreso visto che mi aspettavo qualcosa di strettamente legato al verosimile e quindi potenzialmente più convenzionale e noioso.
La trama gira intorno ad un gruppo di amici che si ritrovano dopo tanti anni di distanza da un fatto drammatico che li privò di una loro cara amica. La ragazzina, che risponde al nome di Menma, farà la sua comparsa, sotto forma di fantasma, ad uno solo di loro.
Attorno a quanto scritto sin d'ora si dipanerà una trama che andrà a sviscerare il passato e il carattere di ognuno dei soggetti del gruppetto e il loro rapporto con il trauma subito per la morte dell'amica. Diversi caratteri, diverse situazioni, diversi sentimenti e diverse circostanze andranno così ad intrecciarsi tra loro, ma il punto focale è scoprire il motivo di questa apparizione improvvisa.
Ano Hana ha riscosso un notevole successo di critica (forse anche troppo) ma per quanto mi riguarda si è dimostrata "semplicemente" una serie di buon livello e nulla più, nulla di trascendentale, nulla di particolarmente originale ed anzi, si tratta di un anime che comincia a dare il meglio di se nelle battute conclusive, ingrana intorno all'ottavo episodio. Tardino, visto e considerato che la storia si completa in sole 11 puntate. La caratterizzazione dei personaggi è abbastanza curata, sono in tanti e con pochi episodi non si sarebbe potuto fare molto meglio ma è proprio la caratterizzazione di Menma a lasciarmi meno soddisfatto, è particolare, buonista, dolce ma un po' troppo "frivola", a tratti risultava noiosa e vagamente antipatica.
Non sono riuscito a trovare in quest'opera quel "capolavoro" tanto acclamato da moltissimi fans e non sono riuscito a commuovermi così tanto da far scendere la lacrimuccia, seppur un paio di situazioni risultino particolarmente efficaci in tal senso, nel finale soprattutto.
Detto questo definirei Ano Hana un'opera piacevole, che sicuramente vale la pena visionare ma che, a conti fatti, riesce ad offrire meno di quanto promette. Forse la responsabilità non va neanche cercata nell'opera stessa (che compie discretamente bene il suo dovere) ma nell'hype eccessivo che gli si è venuto a creare intorno e che, come spesso accade, tende ad alimentare false aspettative.
Decisamente curato il comparto grafico, la soundtrack invece non spicca per brani "importanti" tanto che personalmente ricordo unicamente opening ed ending.
Il mio voto sarebbe un 7 e mezzo che arrotonderò per difetto.
La trama gira intorno ad un gruppo di amici che si ritrovano dopo tanti anni di distanza da un fatto drammatico che li privò di una loro cara amica. La ragazzina, che risponde al nome di Menma, farà la sua comparsa, sotto forma di fantasma, ad uno solo di loro.
Attorno a quanto scritto sin d'ora si dipanerà una trama che andrà a sviscerare il passato e il carattere di ognuno dei soggetti del gruppetto e il loro rapporto con il trauma subito per la morte dell'amica. Diversi caratteri, diverse situazioni, diversi sentimenti e diverse circostanze andranno così ad intrecciarsi tra loro, ma il punto focale è scoprire il motivo di questa apparizione improvvisa.
Ano Hana ha riscosso un notevole successo di critica (forse anche troppo) ma per quanto mi riguarda si è dimostrata "semplicemente" una serie di buon livello e nulla più, nulla di trascendentale, nulla di particolarmente originale ed anzi, si tratta di un anime che comincia a dare il meglio di se nelle battute conclusive, ingrana intorno all'ottavo episodio. Tardino, visto e considerato che la storia si completa in sole 11 puntate. La caratterizzazione dei personaggi è abbastanza curata, sono in tanti e con pochi episodi non si sarebbe potuto fare molto meglio ma è proprio la caratterizzazione di Menma a lasciarmi meno soddisfatto, è particolare, buonista, dolce ma un po' troppo "frivola", a tratti risultava noiosa e vagamente antipatica.
Non sono riuscito a trovare in quest'opera quel "capolavoro" tanto acclamato da moltissimi fans e non sono riuscito a commuovermi così tanto da far scendere la lacrimuccia, seppur un paio di situazioni risultino particolarmente efficaci in tal senso, nel finale soprattutto.
Detto questo definirei Ano Hana un'opera piacevole, che sicuramente vale la pena visionare ma che, a conti fatti, riesce ad offrire meno di quanto promette. Forse la responsabilità non va neanche cercata nell'opera stessa (che compie discretamente bene il suo dovere) ma nell'hype eccessivo che gli si è venuto a creare intorno e che, come spesso accade, tende ad alimentare false aspettative.
Decisamente curato il comparto grafico, la soundtrack invece non spicca per brani "importanti" tanto che personalmente ricordo unicamente opening ed ending.
Il mio voto sarebbe un 7 e mezzo che arrotonderò per difetto.
"Vorrei che tu esaudissi il mio desiderio"
La tragica morte di una dolce bambina (Meiko Honma, chiamata "Menma") sconvolge la vita dei suoi più cari amici, provocando una frattura che disgregherà il loro piccolo gruppo d'infanzia. Passano gli anni e i 5 "ex-busters della pace" (nome del gruppo), ormai in piena adolescenza, hanno intrapreso ognuno una strada diversa, perdendo ogni contatto con gli altri, con la speranza di dimenticare quei brutti momenti. Come un fulmine a ciel sereno, però, uno di loro (Jinta Yadomi, soprannominato "Jintan") riceve la sorprendente visita dello spirito di Meiko, la quale gli chiede di esaudire un suo desiderio (che, a quanto pare, non riesce a ricordare). In ricordo di una vecchia cotta nei suoi confronti, Jinta decide di aiutarla a raggiungere il Nirvana, coinvolgendo anche tutti gli altri suoi compagni quasi - dimenticati, cosa che farà riemergere rancori e amori passati.
"Anohana" (Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai titolo completo) è stato il mio primo anime che ho visto completamente, direi il mio "primo passo" in questo particolare e affascinante mondo (anime e manga) e confermo che è stata una scelta azzeccata. Però, ad essere franchi, ammetto che ci ha messo un po' a convincermi. Infatti dopo i primi 4 episodi ero sinceramente deluso da quello che stavo guardando. Io scelsi questo titolo per il suo genere tragico, mi aspettavo una storia triste, con scene drammatiche, con un certo livello di pathos, ma questi non erano presenti, anzi sembrava una vera e propria commedia. Inoltre la trama risultava lenta, noiosa, con personaggi piatti, già visti e anonimi. La cosa che mi fece storcere di più il naso era che il tema della morte non fosse per niente percettibile (neanche dalla diretta interessata), lasciando il posto ad una atmosfera "caramellosa" da darmi il fastidio. Poi venne il quinto episodio, e il treno cambiò binario, finalmente cominciai a sentire un'aura di pessimismo e tristezza più le scene scorrevano e, soprattutto, la storia ingranò la marcia. E' in questo momento che i personaggi mostrano il proprio essere, i loro pensieri, i vecchi rancori che serpeggiavano dentro il gruppo. Amori non corrisposti (anche se questo argomento è un po' tirato per i capelli), gelosie, invidia, frustrazioni che mostrano un'evoluzione della loro psicologia (chi più, chi meno), che li rende quantomeno interessanti. Quello che più spicca è senza dubbio il personaggio di "Yukiatsu", un ragazzo con un senso di "inferiorità" nei confronti di Jintan (sia da piccolo, che da grande), causato da un amore non corrisposto per Menma a vantaggio dello stesso Jintan. In più non riesce ad accettare il fatto che il suo amore sia morto, cosa che lo porterà a travestirsi come Meiko, pur di sentirsi vicino a lei. Un altro esempio è la madre di Menma, anche se non ha avuto molto spazio, ma sufficiente per colpirmi. Con il passare degli episodi aumentano le scene drammatiche insieme al livello del pathos, che raggiunge il suo apice nel finale, il momento più toccante di tutto l'anime. Non sono un tipo che cede alle lacrime davanti a un film, o a una storia in generale, ma so riconoscere quando un'opera fa piangere o meno e Anohana è una di queste. Molta gente può non essere d'accordo, visto che qui ogni scena drammatica è seguita con il pianto o dalla classica confessione (a volte tutte e due) di uno dei personaggi (addirittura ce ne è una in cui tutti piangono) e che alcuni temi non vengano approfonditi (tipo la questione della morte, del Nirvana, della reincarnazione...), ma non penso che quest'opera sia adibita a questo scopo. Anohana è un anime che si rivolge a una grande fetta di pubblico (il personaggio di Meiko Honma ha conquistato il cuore di tantissime persone) e certamente gli autori hanno puntato su di loro, ottenendo più consensi, che non sarebbe stato possibile con argomenti più "alti". Parlando dei disegni, devo dire che mi sono piaciuti molto, in particolar modo gli sfondi e i paesaggi, fatti veramente bene, le animazioni scorrono fluide ed è un piacere guardarle. L'audio adibisce perfettamente allo scopo di toccare il cuore di chi guarda e le sigle d'apertura e chiusura sono molto godibili.
Or dunque! All'inizio avevo deciso di dare ad Anohana un 7, ma andando avanti con la storia, mi sono ricreduto e penso che un 8 sia la scelta migliore. (Dal quinto episodio) Riesce ad intrattenere, simpatizzi per i protagonisti, sei curioso di sapere come andrà a finire, e alla fine dell'avventura rimani con un senso di agrodolce che ti rimane nel cuore. Perciò sono rimasto soddisfatto e lo consiglio vivamente a tutti coloro che (come me) vogliono addentrarsi nel mondo-anime e agli amanti del genere.
La tragica morte di una dolce bambina (Meiko Honma, chiamata "Menma") sconvolge la vita dei suoi più cari amici, provocando una frattura che disgregherà il loro piccolo gruppo d'infanzia. Passano gli anni e i 5 "ex-busters della pace" (nome del gruppo), ormai in piena adolescenza, hanno intrapreso ognuno una strada diversa, perdendo ogni contatto con gli altri, con la speranza di dimenticare quei brutti momenti. Come un fulmine a ciel sereno, però, uno di loro (Jinta Yadomi, soprannominato "Jintan") riceve la sorprendente visita dello spirito di Meiko, la quale gli chiede di esaudire un suo desiderio (che, a quanto pare, non riesce a ricordare). In ricordo di una vecchia cotta nei suoi confronti, Jinta decide di aiutarla a raggiungere il Nirvana, coinvolgendo anche tutti gli altri suoi compagni quasi - dimenticati, cosa che farà riemergere rancori e amori passati.
"Anohana" (Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai titolo completo) è stato il mio primo anime che ho visto completamente, direi il mio "primo passo" in questo particolare e affascinante mondo (anime e manga) e confermo che è stata una scelta azzeccata. Però, ad essere franchi, ammetto che ci ha messo un po' a convincermi. Infatti dopo i primi 4 episodi ero sinceramente deluso da quello che stavo guardando. Io scelsi questo titolo per il suo genere tragico, mi aspettavo una storia triste, con scene drammatiche, con un certo livello di pathos, ma questi non erano presenti, anzi sembrava una vera e propria commedia. Inoltre la trama risultava lenta, noiosa, con personaggi piatti, già visti e anonimi. La cosa che mi fece storcere di più il naso era che il tema della morte non fosse per niente percettibile (neanche dalla diretta interessata), lasciando il posto ad una atmosfera "caramellosa" da darmi il fastidio. Poi venne il quinto episodio, e il treno cambiò binario, finalmente cominciai a sentire un'aura di pessimismo e tristezza più le scene scorrevano e, soprattutto, la storia ingranò la marcia. E' in questo momento che i personaggi mostrano il proprio essere, i loro pensieri, i vecchi rancori che serpeggiavano dentro il gruppo. Amori non corrisposti (anche se questo argomento è un po' tirato per i capelli), gelosie, invidia, frustrazioni che mostrano un'evoluzione della loro psicologia (chi più, chi meno), che li rende quantomeno interessanti. Quello che più spicca è senza dubbio il personaggio di "Yukiatsu", un ragazzo con un senso di "inferiorità" nei confronti di Jintan (sia da piccolo, che da grande), causato da un amore non corrisposto per Menma a vantaggio dello stesso Jintan. In più non riesce ad accettare il fatto che il suo amore sia morto, cosa che lo porterà a travestirsi come Meiko, pur di sentirsi vicino a lei. Un altro esempio è la madre di Menma, anche se non ha avuto molto spazio, ma sufficiente per colpirmi. Con il passare degli episodi aumentano le scene drammatiche insieme al livello del pathos, che raggiunge il suo apice nel finale, il momento più toccante di tutto l'anime. Non sono un tipo che cede alle lacrime davanti a un film, o a una storia in generale, ma so riconoscere quando un'opera fa piangere o meno e Anohana è una di queste. Molta gente può non essere d'accordo, visto che qui ogni scena drammatica è seguita con il pianto o dalla classica confessione (a volte tutte e due) di uno dei personaggi (addirittura ce ne è una in cui tutti piangono) e che alcuni temi non vengano approfonditi (tipo la questione della morte, del Nirvana, della reincarnazione...), ma non penso che quest'opera sia adibita a questo scopo. Anohana è un anime che si rivolge a una grande fetta di pubblico (il personaggio di Meiko Honma ha conquistato il cuore di tantissime persone) e certamente gli autori hanno puntato su di loro, ottenendo più consensi, che non sarebbe stato possibile con argomenti più "alti". Parlando dei disegni, devo dire che mi sono piaciuti molto, in particolar modo gli sfondi e i paesaggi, fatti veramente bene, le animazioni scorrono fluide ed è un piacere guardarle. L'audio adibisce perfettamente allo scopo di toccare il cuore di chi guarda e le sigle d'apertura e chiusura sono molto godibili.
Or dunque! All'inizio avevo deciso di dare ad Anohana un 7, ma andando avanti con la storia, mi sono ricreduto e penso che un 8 sia la scelta migliore. (Dal quinto episodio) Riesce ad intrattenere, simpatizzi per i protagonisti, sei curioso di sapere come andrà a finire, e alla fine dell'avventura rimani con un senso di agrodolce che ti rimane nel cuore. Perciò sono rimasto soddisfatto e lo consiglio vivamente a tutti coloro che (come me) vogliono addentrarsi nel mondo-anime e agli amanti del genere.
Ho scoperto Ano Hana per caso, e devo dire che ne sono pienamente soddisfatta: l'anime è carino, tenero, infantile e bellissimo. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, e alla fine dell'opera li vedi alla stregua di vecchi amici: è raro trovare una tale accuratezza nei caratteri e nelle motivazioni dei personaggi di contorno. Che poi, nonostante la cortezza dell'anime, i personaggi sono tutti d'importanza fondamentale. Forse è proprio per questo che mi è piaciuto tanto.
La trama in sé non è originalissima: la piccola Menma ritorna agli occhi del vecchio amico Jintan dieci anni dopo la sua morte, chiedendogli di esaudire un suo desiderio (che, per la cronaca, nemmeno ricorda). E da qui Jintan si vede costretto a ritrovare tutto il suo vecchio gruppo di amici, ormai cresciuti e diversi tra loro. Nessuno però ha ancora elaborato il trauma del loro passato, e, diciamocelo, non fanno che piangere. Ogni episodio piange qualcuno, soprattutto verso la fine. L'ultimo episodio ho pianto anch'io, e tanto. Più che altro è strano, perché è la prima volta che piango così tanto davanti ad un anime, mi ha davvero commossa.
Il disegno è carino, niente di speciale ma neanche di scialbo: mi piace come sono disegnate le lacrime, ma certe cose invece mi fanno un po' storcere il naso.
Il tema della morte è sicuramente molto delicato, e in questo anime viene trattato con semplicità, chiarezza e tenerezza: la ragazzina morta nel frattempo è (misteriosamente) cresciuta come i suoi amici, ma di carattere è evidentemente ancora una bambina, con tanto di filastrocche, marcette improvvisate in mezzo alla strada e vocetta squillante ed infantile. Eppure fa piangere. Non saprei come spiegarlo, questo è quel genere di anime che ti resta dentro, ti scuote sul serio, ti fa venir voglia di piangere, ridere e abbracciare qualcuno. Consiglierei di vederlo insieme a qualcun altro, perché certi momenti meritano davvero.
Io l'ho visto tutto d'un fiato e non ne sono rimasta delusa: già dal titolo si deduce la delicatezza con cui tutta la storia è trattata, ed in generale mi è piaciuto molto.
Passando un po' alle note dolenti, credo che alcune cose potrebbero essere migliorate: intanto, sebbene la cortezza, ogni tanto la tirava troppo per le lunghe. E il protagonista è quel genere di persona a cui ogni tanto vorresti tirare addosso qualcosa e gridargli di smetterla di fare l'idiota. Le storie d'amore sono vagamente cliché, prevedibili sin dal principio, ed è assurdo che certi personaggi siano ancora così infatuati di una bambina morta dieci anni prima. Insomma, è anche inquietante.
Poi c'è il discorso della reincarnazione, a cui si può credere o no, ma che sembra messo lì un po' per caso.
Detto ciò la recensione è sicuramente molto positiva: lo consiglio davvero a tutti, è un ottimo anime!
La trama in sé non è originalissima: la piccola Menma ritorna agli occhi del vecchio amico Jintan dieci anni dopo la sua morte, chiedendogli di esaudire un suo desiderio (che, per la cronaca, nemmeno ricorda). E da qui Jintan si vede costretto a ritrovare tutto il suo vecchio gruppo di amici, ormai cresciuti e diversi tra loro. Nessuno però ha ancora elaborato il trauma del loro passato, e, diciamocelo, non fanno che piangere. Ogni episodio piange qualcuno, soprattutto verso la fine. L'ultimo episodio ho pianto anch'io, e tanto. Più che altro è strano, perché è la prima volta che piango così tanto davanti ad un anime, mi ha davvero commossa.
Il disegno è carino, niente di speciale ma neanche di scialbo: mi piace come sono disegnate le lacrime, ma certe cose invece mi fanno un po' storcere il naso.
Il tema della morte è sicuramente molto delicato, e in questo anime viene trattato con semplicità, chiarezza e tenerezza: la ragazzina morta nel frattempo è (misteriosamente) cresciuta come i suoi amici, ma di carattere è evidentemente ancora una bambina, con tanto di filastrocche, marcette improvvisate in mezzo alla strada e vocetta squillante ed infantile. Eppure fa piangere. Non saprei come spiegarlo, questo è quel genere di anime che ti resta dentro, ti scuote sul serio, ti fa venir voglia di piangere, ridere e abbracciare qualcuno. Consiglierei di vederlo insieme a qualcun altro, perché certi momenti meritano davvero.
Io l'ho visto tutto d'un fiato e non ne sono rimasta delusa: già dal titolo si deduce la delicatezza con cui tutta la storia è trattata, ed in generale mi è piaciuto molto.
Passando un po' alle note dolenti, credo che alcune cose potrebbero essere migliorate: intanto, sebbene la cortezza, ogni tanto la tirava troppo per le lunghe. E il protagonista è quel genere di persona a cui ogni tanto vorresti tirare addosso qualcosa e gridargli di smetterla di fare l'idiota. Le storie d'amore sono vagamente cliché, prevedibili sin dal principio, ed è assurdo che certi personaggi siano ancora così infatuati di una bambina morta dieci anni prima. Insomma, è anche inquietante.
Poi c'è il discorso della reincarnazione, a cui si può credere o no, ma che sembra messo lì un po' per caso.
Detto ciò la recensione è sicuramente molto positiva: lo consiglio davvero a tutti, è un ottimo anime!
Ci sono volte in cui la morte di qualcuno fa avvicinare ancora di più le persone, in modo da superare insieme la perdita di una persona cara. Altre volte, invece, la morte di qualcuno è come se spezzasse il legame che si era creato tra le persone e, di conseguenza, esse iniziano a perdersi di vista e, a volte, addirittura smettono di parlarsi. Quest'ultimo è quello che è successo ai Super Peace Busters, un gruppo di 6 ragazzini che, in seguito alla morte di una loro amica, hanno iniziato a dividersi e a non parlarsi più. Ora però sono cresciuti, e il leader di quello che un tempo era un grande gruppo di amici inizia a vedere il fantasma di Menma, la ragazza morta qualche anno prima...
AnoHana è una serie di 11 episodi prodotta dalla A-1 Pictures, diretta da Tatsuyuki Nagai e andata in onda nel blocco della Fuji TV denominato "noitaminA".
AnoHana è indubbiamente una serie ben riuscita che in soli 11 episodi tratta in maniera molto delicata (ma non per questo banale) temi come l'amicizia, il senso di colpa, la morte e la sua accettazione. In più in soli 11 episodi vengono caratterizzati al meglio l'intero gruppo di protagonisti e un paio di personaggi secondari, tra cui la madre di Menma.
Molto buone le animazioni, così come le musiche, abbastanza semplici a dire il vero, ma perfette per il periodo estivo in cui è ambientata la serie (ottima anche l'opening, molto orecchiabile, e l'ending che in alcuni casi accompagnerà anche gli ultimi minuti dell'episodio). Anche il character design è piuttosto buono, ogni personaggio ha un suo preciso volto non come in quelle serie in cui si distinguono i personaggi in base al colore dei capelli!
E' una serie che mi ha ricordato più volte la mia infanzia e che mi ha fatto spesso pensare: "E se fossi stato io a perdere un amico caro che avrei fatto?".
AnoHana è capace di far provare malinconia e nostalgia sia ai personaggi nell'anime, che vorrebbero tornare a quei bei tempi passati insieme prima della morte di Menma, sia agli spettatori in quanto, almeno a me, mi ha ricordato la mia infanzia.
AnoHana è una serie di 11 episodi prodotta dalla A-1 Pictures, diretta da Tatsuyuki Nagai e andata in onda nel blocco della Fuji TV denominato "noitaminA".
AnoHana è indubbiamente una serie ben riuscita che in soli 11 episodi tratta in maniera molto delicata (ma non per questo banale) temi come l'amicizia, il senso di colpa, la morte e la sua accettazione. In più in soli 11 episodi vengono caratterizzati al meglio l'intero gruppo di protagonisti e un paio di personaggi secondari, tra cui la madre di Menma.
Molto buone le animazioni, così come le musiche, abbastanza semplici a dire il vero, ma perfette per il periodo estivo in cui è ambientata la serie (ottima anche l'opening, molto orecchiabile, e l'ending che in alcuni casi accompagnerà anche gli ultimi minuti dell'episodio). Anche il character design è piuttosto buono, ogni personaggio ha un suo preciso volto non come in quelle serie in cui si distinguono i personaggi in base al colore dei capelli!
E' una serie che mi ha ricordato più volte la mia infanzia e che mi ha fatto spesso pensare: "E se fossi stato io a perdere un amico caro che avrei fatto?".
AnoHana è capace di far provare malinconia e nostalgia sia ai personaggi nell'anime, che vorrebbero tornare a quei bei tempi passati insieme prima della morte di Menma, sia agli spettatori in quanto, almeno a me, mi ha ricordato la mia infanzia.
"AnoHana - Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno" (in giapponese "Ano Hi mita Hana no Namae o Bokutachi wa mada shiranai"), abbreviato AnoHana, è una serie del 2011, diretta da Tatsuyuki Naga (famoso anche per "Toradora!"). Malgrado il titolo un po' strano e lungo, quest'anime è molto bello e commovente, anche se di solito preferisco guardare qualcosa di più leggero, e questo non è il mio genere.
Trama: un gruppo di ragazzi si ritrova dopo molti anni, sono tutti cambiati, tranne Menma, poiché lei è morta quando erano ancora dei bambini. Jintan, uno dei ragazzi, si ritroverà a vivere con Menma e dovrà esaudire il suo desiderio insieme ai suoi vecchi amici, che però si sono allontanati nel corso degli anni.
Devo ammettere che all'inizio questa serie non mi ha appassionato molto, ma dopo qualche episodio sono emersi tutti i problemi di questo gruppo di amici e mi sono interessata moltissimo a questa storia. Soprattutto durante gli ultimi episodi, quest'anime mi ha fatto piangere, ed è sorprendente come gli autori siano riusciti a concentrare così tante emozioni in soli undici episodi.
Una cosa che mi è piaciuta molto è che ogni personaggio ha i suoi problemi, senza però risultare invadente; infatti la storia si sofferma su ogni aspetto della vita di questi ragazzi, approfondendo però soprattutto cosa provavano nei confronti di Menma, che, a mio parere, era una ragazza adorabile che piangeva anche per le cose più semplici, ma che riusciva a sorridere nei momenti più drammatici.
La grafica è stupenda, insieme all'opening e all'ending, aumentando ancora di più la bellezza di quest'anime.
Il finale è stato spettacolare: ho pianto ogni volta che i personaggi piangevano, cioè molto spesso, anche se, nel corso della serie, non mancano di certo dei momenti divertenti e allegri, di cui è quasi sempre protagonista Menma.
Detto questo, consiglio quest'anime a chiunque abbia voglia di vedere qualcosa di sentimentale e commovente, perché è una serie davvero fantastica.
Trama: un gruppo di ragazzi si ritrova dopo molti anni, sono tutti cambiati, tranne Menma, poiché lei è morta quando erano ancora dei bambini. Jintan, uno dei ragazzi, si ritroverà a vivere con Menma e dovrà esaudire il suo desiderio insieme ai suoi vecchi amici, che però si sono allontanati nel corso degli anni.
Devo ammettere che all'inizio questa serie non mi ha appassionato molto, ma dopo qualche episodio sono emersi tutti i problemi di questo gruppo di amici e mi sono interessata moltissimo a questa storia. Soprattutto durante gli ultimi episodi, quest'anime mi ha fatto piangere, ed è sorprendente come gli autori siano riusciti a concentrare così tante emozioni in soli undici episodi.
Una cosa che mi è piaciuta molto è che ogni personaggio ha i suoi problemi, senza però risultare invadente; infatti la storia si sofferma su ogni aspetto della vita di questi ragazzi, approfondendo però soprattutto cosa provavano nei confronti di Menma, che, a mio parere, era una ragazza adorabile che piangeva anche per le cose più semplici, ma che riusciva a sorridere nei momenti più drammatici.
La grafica è stupenda, insieme all'opening e all'ending, aumentando ancora di più la bellezza di quest'anime.
Il finale è stato spettacolare: ho pianto ogni volta che i personaggi piangevano, cioè molto spesso, anche se, nel corso della serie, non mancano di certo dei momenti divertenti e allegri, di cui è quasi sempre protagonista Menma.
Detto questo, consiglio quest'anime a chiunque abbia voglia di vedere qualcosa di sentimentale e commovente, perché è una serie davvero fantastica.
Uno degli anime del 2011 che più ha fatto parlare di sé, tanto da essere trasmesso e distribuito in Italia già l'anno successivo, è Ano Hana, comoda abbreviazione per il lungo titolo originale di questa serie di sole undici puntate. Graficamente ineccepibile, Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai ("Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno") è un prodotto la cui visione è in generale gradevole, se non fosse per alcuni eccessi di patetismo e alcune idee non particolarmente brillanti (mi riferisco ad esempio a quella del "travestimento"...). Comunque, procediamo con ordine e illustriamo la trama per sommi capi.
Il giovane Jintan riceve l'inaspettata visita dello spiritello di Menma, una sua amica d'infanzia morta in un tragico incidente. Inizialmente tanto scettico al punto quasi da ignorarla, non passa molto tempo perché Jintan capisca che il fantasma della bimba c'è davvero e che non è ancora andato nel Nirvana a causa di un desiderio rimasto irrealizzato nella sua breve vita. Toccherà quindi a lui e agli altri membri del gruppo di amici di cui faceva parte (con l'avanzare dell'età ognuno di loro aveva infatti intrapreso una strada diversa) capire quale sia il desiderio di Menma ed esaudirlo al fine di dare l'agognata pace al suo spirito; tuttavia le incomprensioni, i litigi e le incredulità dei vari membri del gruppo non mancheranno di certo e le rivelazioni sui motivi che hanno portato alla morte della piccola potrebbero sconvolgere non poco i ragazzi...
Devo ammettere che nel finale i protagonisti sono riusciti a commuovermi, ma questo non basta ad aumentare la mia valutazione oltre la sufficienza e ciò perché non mi sono immedesimato più di tanto in loro: certo non li posso biasimare per essere una buona rappresentazione dei giovani dell'ultima generazione, ma allo stesso tempo neanche io posso essere biasimato per il fatto che non riesca a rispecchiarmi in loro, nelle loro abitudini, nei loro ricordi, nei loro modi di pensare. Ciò non toglie però che i personaggi siano ben distinti e caratterizzati abbastanza bene e a parte qualche trovata un po' kitsch, per il resto le buone intenzioni degli autori sono più che evidenti. Insomma, Ano Hana è un prodotto carino e ben doppiato in italiano, ma non incontra particolarmente i miei gusti.
Il giovane Jintan riceve l'inaspettata visita dello spiritello di Menma, una sua amica d'infanzia morta in un tragico incidente. Inizialmente tanto scettico al punto quasi da ignorarla, non passa molto tempo perché Jintan capisca che il fantasma della bimba c'è davvero e che non è ancora andato nel Nirvana a causa di un desiderio rimasto irrealizzato nella sua breve vita. Toccherà quindi a lui e agli altri membri del gruppo di amici di cui faceva parte (con l'avanzare dell'età ognuno di loro aveva infatti intrapreso una strada diversa) capire quale sia il desiderio di Menma ed esaudirlo al fine di dare l'agognata pace al suo spirito; tuttavia le incomprensioni, i litigi e le incredulità dei vari membri del gruppo non mancheranno di certo e le rivelazioni sui motivi che hanno portato alla morte della piccola potrebbero sconvolgere non poco i ragazzi...
Devo ammettere che nel finale i protagonisti sono riusciti a commuovermi, ma questo non basta ad aumentare la mia valutazione oltre la sufficienza e ciò perché non mi sono immedesimato più di tanto in loro: certo non li posso biasimare per essere una buona rappresentazione dei giovani dell'ultima generazione, ma allo stesso tempo neanche io posso essere biasimato per il fatto che non riesca a rispecchiarmi in loro, nelle loro abitudini, nei loro ricordi, nei loro modi di pensare. Ciò non toglie però che i personaggi siano ben distinti e caratterizzati abbastanza bene e a parte qualche trovata un po' kitsch, per il resto le buone intenzioni degli autori sono più che evidenti. Insomma, Ano Hana è un prodotto carino e ben doppiato in italiano, ma non incontra particolarmente i miei gusti.
"AnoHana" è un anime colmo di buone intenzioni che però, man mano che si va avanti, vanno a sfumare.
La trama è secondo me una delle più interessanti tra quelle degli anime degli ultimi anni. Gli amici di un'infanzia ormai passata sono cresciuti, e dopo tanti anni senza il minimo contatto e rapporto sono cambiati, almeno superficialmente. Quanto affetto o rancore o rammarico si può provare? E per quanti anni si può andare avanti indossando una maschera di indifferenza e freddezza?
Il tema del ricongiungimento è trattato benissimo, e anche con toni molto leggeri e puri e direi toccanti. Lo studio dei personaggi, dello singole personalità è eccellente e soprattutto lo sviluppo della trama per far capire allo spettatore come un personaggio è diventato tale, con pregi e difetti, è veramente ben realizzato.
Musiche e Character design molto particolari, forse avrei gradito un tocco un po' più "realistico"soprattutto per i temi trattati ma è un mio parere personale.
Purtroppo però vi è un conflitto tra trama,temi trattati, personaggi, musiche, disegni. Questi ragazzi si sono separati dopo la morte di una loro compagna di giochi, morta vissuta da ognuno di loro in modo diverso e che ha portato successivamente allo sviluppo delle loro personalità ben diverse da quelle passate; ebbene il tema così toccante, serio viene sdrammatizzato direi quasi brutalmente da delle musiche, e dei disegni completamente incoerenti. Il fatto che "Menma", la bambina morta, si rende visibile solo ad uno di loro, per un motivo talmente frivolo e imbarazzante, distrugge tutti i buoni propositi di una storia che poteva toccare l'apice. I personaggi così tanto caratterizzati e realistici portano lo spettatore ad interrogarsi spesso su quali siano realmente i loro pensieri e i loro sentimenti eppure ad un certo punto, probabilmente perché l'autrice non riusciva più a trasmettere i loro sentimenti, decide di dar parola ad ogni singolo loro pensiero, vanificando tutto l'opera che fino a quel momento aveva interessato lo spettatore in quanto volenteroso di capire gli enigmatici personaggi , così taciturni sul passato. Insomma alla fin fine il perbenismo ha trionfato facendo appiattire tutti i personaggi in un colpo e colmando lo spettatore di un senso di vuoto e frustrazione.
Concludendo "AnoHana" è un'anime delicato che tratta tematiche difficili con semplicità, molto emozionante e toccante, purtroppo però è un'opera sabotata dalla stessa autrice che ha voluta dare troppo, e il troppo stroppia.
La trama è secondo me una delle più interessanti tra quelle degli anime degli ultimi anni. Gli amici di un'infanzia ormai passata sono cresciuti, e dopo tanti anni senza il minimo contatto e rapporto sono cambiati, almeno superficialmente. Quanto affetto o rancore o rammarico si può provare? E per quanti anni si può andare avanti indossando una maschera di indifferenza e freddezza?
Il tema del ricongiungimento è trattato benissimo, e anche con toni molto leggeri e puri e direi toccanti. Lo studio dei personaggi, dello singole personalità è eccellente e soprattutto lo sviluppo della trama per far capire allo spettatore come un personaggio è diventato tale, con pregi e difetti, è veramente ben realizzato.
Musiche e Character design molto particolari, forse avrei gradito un tocco un po' più "realistico"soprattutto per i temi trattati ma è un mio parere personale.
Purtroppo però vi è un conflitto tra trama,temi trattati, personaggi, musiche, disegni. Questi ragazzi si sono separati dopo la morte di una loro compagna di giochi, morta vissuta da ognuno di loro in modo diverso e che ha portato successivamente allo sviluppo delle loro personalità ben diverse da quelle passate; ebbene il tema così toccante, serio viene sdrammatizzato direi quasi brutalmente da delle musiche, e dei disegni completamente incoerenti. Il fatto che "Menma", la bambina morta, si rende visibile solo ad uno di loro, per un motivo talmente frivolo e imbarazzante, distrugge tutti i buoni propositi di una storia che poteva toccare l'apice. I personaggi così tanto caratterizzati e realistici portano lo spettatore ad interrogarsi spesso su quali siano realmente i loro pensieri e i loro sentimenti eppure ad un certo punto, probabilmente perché l'autrice non riusciva più a trasmettere i loro sentimenti, decide di dar parola ad ogni singolo loro pensiero, vanificando tutto l'opera che fino a quel momento aveva interessato lo spettatore in quanto volenteroso di capire gli enigmatici personaggi , così taciturni sul passato. Insomma alla fin fine il perbenismo ha trionfato facendo appiattire tutti i personaggi in un colpo e colmando lo spettatore di un senso di vuoto e frustrazione.
Concludendo "AnoHana" è un'anime delicato che tratta tematiche difficili con semplicità, molto emozionante e toccante, purtroppo però è un'opera sabotata dalla stessa autrice che ha voluta dare troppo, e il troppo stroppia.
Attendevo da tantissimo tempo il poter vedere l'anime "Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai" visto che nell'anno 2011 ha avuto così tanto successo da essere subito acquistato da Dynit. Ero così eccitato di poter visualizzare quest'opera che non avrei mai immaginato che mi avrebbe lasciato così deluso. Eppure bisogna sempre ricordare che quando una serie ha davvero molto successo il 90% delle volte è perché questa viene commercializzata a tal punto da colpire i fan che non noteranno i grandissimi limiti e le continue forzature presenti nell'anime. Per intenderci ho visto davvero tanto potenziale in questa serie che si rovina episodio dopo episodio. Infatti la prima puntata parte col botto mostrandoci in tutti i dettagli la trama però rovinando, in parte, l'effetto mistero/sorpresa che mi sarei aspettato da una serie del genere.
Un gruppo di sei giovani ragazzi si vede giornalmente in una casetta posta all'esterno della città. Questi bambini formano i Super Busters della pace, un gruppo che ha come compito di difendere la pace nel mondo. Ovviamente è tutta una messa in scena nata dalla fantasia di piccole menti che giornalmente si vedevano per giocare e condividere la merenda insieme. Tutto procederebbe normalmente se a sconvolgere il gruppo non fosse la morte di uno dei componenti: Meiko Honma, soprannominata "Menma". Da quel momento passano gli anni e arriviamo al momento in cui si sviluppa questa storia, i giovani ormai diciassettenni si sono divisi e non sono più amici come un tempo. Il nostro protagonista, Jinta Yadomi detto "Jintan", è passato dall'essere il leader del vecchio gruppo ad essere un Hikikomori che non ha più voglia di vivere e non sente la necessità di andare avanti. In questo incredibile ed impensabile situazione compare il fantasma di Menma. Lei può essere vista solo da Jintan. Da questo momento in poi comincerà l'avventura dell'anime "AnoHana" uno slice of life che ha come obbiettivo il far capire perché il fantasma si trovi lì e come far arrivare Menma al Nirvana.
Partiamo subito dal primo problema: Il genere dell'anime. Personalmente penso che non sia nè drammatico nè sentimentale. Se dovessimo dare un genere sembra quasi una commedia per le buffonate che vengono proposte durante gli episodi. Anzi, certe volte sembrerà che si voglia far sorridere lo spettatore di proposito anche in situazioni che sembrano "gravi". Il fatto che pecca in drammaticità è causato dai personaggi che non riescono a trasmettere perfettamente le sensazioni ed i loro pensieri. Spesso lo spettatore rimarrà turbato dalle loro scelte e dai loro ragionamenti. Non tanto perché risultano strani ma in quanto sembrano privi di logica. L'esempio che mi duole fare è quello di Yukiatsu che durante gli 11 episodi si dimostrerà il personaggio con una caratterizzazione pesssima. I suoi atteggiamenti sembrano condizionati, non dal rimorso -o da qualsiasi altri sentimento-, ma dal semplice copione che ha come obbiettivo il far piangere lo spettatore.
Nonostante "AnoHana" proponga una vicenda soprannaturale, infatti, sembra che abbia come fulcro il realismo. Un realismo che viene marcato sia dagli elementi secondari inseriti nell'anime -i riferimenti al nostro mondo sono infiniti, da super mario ai pokemon-, sia da come ci vengono proposti i personaggi. Tutti sono ragazzi normali, con vicende semplici e con percorsi di vita differenti. Insomma tutto ci fa presagire che il realismo inserito in un contesto soprannaturale venga esaltato, eppure i personaggi si comporteranno come degli alieni. Situazioni che si poteva risolvere da subito vengono estremizzate e forzate affinchè si arrivi al "pianto" dello spettatore. Proprio per questo dico che non esiste una vera caratterizzazione dei personaggi essi sono vittime e burattini del copione. O meglio, visto che un copione esiste per tutti gli anime, essi non riesco a trasmettere nulla se non la vicenda narrata. Questo penso sia il grandissimo limite di questo prodotto.
Eppure qualcosa di buono lo sono riuscito a percepire -altrimenti la mediocrità se la sognava-. In realtà le intenzioni degli autori sembrano anche dignitose. Il valore dell'amicizia è la chiave dell'anime. Ma è anche il cercare costantemente di passare dall'età fanciullesca all'età adulta. Menma sembra quasi il muro da scavalcare per poter diventare delle persone mature e che comprendono la vita. Ma queste tematiche, senza dubbio stupende, sono completamente eclissate dalla narrazione degli avvenimenti che durante gli 11 episodi arriverà a sembrare uno sciogli nodi amorosi. Alle tematiche interessanti vengono esaltate le liti e i pianti. Si assisterà ad episodi in cui i personaggi piangeranno per gli interi 22 minuti che risulteranno, ovviamente, interminabili.
Il livello tecnico è discreto. La regia fa il suo lavoro normalmente ed i disegni sono anche gradevoli se non fosse per il problema delle proporzioni. Menma ha braccia grandi quanto il suo corpo - addirittura quando saluta con la mano in alto lei diventerà il doppio in altezza- e risulta abbastanza esile, forse troppo, per l'età che le viene data.
Le OST non sono tantissime ma comunque abbastanza presenti. "AnoHana" presenta una ottima opening ed una stupenda ending che ci annuncia soavemente quando si conclude l'interminabile episodio.
Insomma, tanto potenziale non sfruttato. Vicende forzate che hanno come obbiettivo il pianto dello spettatore ed un'altra serie che ingiustamente viene osannata ovunque. Mediocre, nulla di più
Un gruppo di sei giovani ragazzi si vede giornalmente in una casetta posta all'esterno della città. Questi bambini formano i Super Busters della pace, un gruppo che ha come compito di difendere la pace nel mondo. Ovviamente è tutta una messa in scena nata dalla fantasia di piccole menti che giornalmente si vedevano per giocare e condividere la merenda insieme. Tutto procederebbe normalmente se a sconvolgere il gruppo non fosse la morte di uno dei componenti: Meiko Honma, soprannominata "Menma". Da quel momento passano gli anni e arriviamo al momento in cui si sviluppa questa storia, i giovani ormai diciassettenni si sono divisi e non sono più amici come un tempo. Il nostro protagonista, Jinta Yadomi detto "Jintan", è passato dall'essere il leader del vecchio gruppo ad essere un Hikikomori che non ha più voglia di vivere e non sente la necessità di andare avanti. In questo incredibile ed impensabile situazione compare il fantasma di Menma. Lei può essere vista solo da Jintan. Da questo momento in poi comincerà l'avventura dell'anime "AnoHana" uno slice of life che ha come obbiettivo il far capire perché il fantasma si trovi lì e come far arrivare Menma al Nirvana.
Partiamo subito dal primo problema: Il genere dell'anime. Personalmente penso che non sia nè drammatico nè sentimentale. Se dovessimo dare un genere sembra quasi una commedia per le buffonate che vengono proposte durante gli episodi. Anzi, certe volte sembrerà che si voglia far sorridere lo spettatore di proposito anche in situazioni che sembrano "gravi". Il fatto che pecca in drammaticità è causato dai personaggi che non riescono a trasmettere perfettamente le sensazioni ed i loro pensieri. Spesso lo spettatore rimarrà turbato dalle loro scelte e dai loro ragionamenti. Non tanto perché risultano strani ma in quanto sembrano privi di logica. L'esempio che mi duole fare è quello di Yukiatsu che durante gli 11 episodi si dimostrerà il personaggio con una caratterizzazione pesssima. I suoi atteggiamenti sembrano condizionati, non dal rimorso -o da qualsiasi altri sentimento-, ma dal semplice copione che ha come obbiettivo il far piangere lo spettatore.
Nonostante "AnoHana" proponga una vicenda soprannaturale, infatti, sembra che abbia come fulcro il realismo. Un realismo che viene marcato sia dagli elementi secondari inseriti nell'anime -i riferimenti al nostro mondo sono infiniti, da super mario ai pokemon-, sia da come ci vengono proposti i personaggi. Tutti sono ragazzi normali, con vicende semplici e con percorsi di vita differenti. Insomma tutto ci fa presagire che il realismo inserito in un contesto soprannaturale venga esaltato, eppure i personaggi si comporteranno come degli alieni. Situazioni che si poteva risolvere da subito vengono estremizzate e forzate affinchè si arrivi al "pianto" dello spettatore. Proprio per questo dico che non esiste una vera caratterizzazione dei personaggi essi sono vittime e burattini del copione. O meglio, visto che un copione esiste per tutti gli anime, essi non riesco a trasmettere nulla se non la vicenda narrata. Questo penso sia il grandissimo limite di questo prodotto.
Eppure qualcosa di buono lo sono riuscito a percepire -altrimenti la mediocrità se la sognava-. In realtà le intenzioni degli autori sembrano anche dignitose. Il valore dell'amicizia è la chiave dell'anime. Ma è anche il cercare costantemente di passare dall'età fanciullesca all'età adulta. Menma sembra quasi il muro da scavalcare per poter diventare delle persone mature e che comprendono la vita. Ma queste tematiche, senza dubbio stupende, sono completamente eclissate dalla narrazione degli avvenimenti che durante gli 11 episodi arriverà a sembrare uno sciogli nodi amorosi. Alle tematiche interessanti vengono esaltate le liti e i pianti. Si assisterà ad episodi in cui i personaggi piangeranno per gli interi 22 minuti che risulteranno, ovviamente, interminabili.
Il livello tecnico è discreto. La regia fa il suo lavoro normalmente ed i disegni sono anche gradevoli se non fosse per il problema delle proporzioni. Menma ha braccia grandi quanto il suo corpo - addirittura quando saluta con la mano in alto lei diventerà il doppio in altezza- e risulta abbastanza esile, forse troppo, per l'età che le viene data.
Le OST non sono tantissime ma comunque abbastanza presenti. "AnoHana" presenta una ottima opening ed una stupenda ending che ci annuncia soavemente quando si conclude l'interminabile episodio.
Insomma, tanto potenziale non sfruttato. Vicende forzate che hanno come obbiettivo il pianto dello spettatore ed un'altra serie che ingiustamente viene osannata ovunque. Mediocre, nulla di più
"Quel giorno il tempo si era fermato, ora è ripreso a scorrere": forse sono proprio queste le parole migliori per descrivere il vero e proprio miracolo che sta avvenendo nella vita di sei ragazzi la cui amicizia venne stroncata da un terribile quanto assurdo incidente avvenuto durante l'infanzia che mise fine oltre che ai loro rapporti anche alla vita di uno di loro. L'unica che non è mai cambiata, quel fiore di cui non si conosce il nome, tornerà da uno di loro per esaudire un desiserio. Egli riuscirà a riunire i nostri amici dopo tanti anni, i quali ci appaiono tutti cambiati, ma in realtà dentro sono sempre rimasti gli stessi: tutti ancora funestati dal dolore di quel giorno, ma proprio grazie a esso, forse per sbarazzarsi del senso di colpa che li frustrava da anni, cercheranno di esaudire il desiderio della piccola Menma, ritrovandosi di nuovo tutti insieme come ai vecchi tempi tra segreti mai svelati e questioni ancora irrisolte.
Un retroscena a dir poco scioccante quello a cui sono dovuti andare incontro i nostri protagonisti, ma reso quasi sdolcinato dopo tanti anni grazie all'allegria della piccola Menma e alle musiche che ci accompagnano, anch'esse molto belle, che hanno come scopo primario quello di far sorridere lo spettatore e in altri casi farlo commuovere con il proseguire della storia, senza farlo disperare.
L'anime inoltre affronta una vicenda che non si incontra molto spesso in altre serie, ma che ognuno di noi ha sicuramente vissuto nella vita reale, ovvero quella delle amicizie che dopo tanti anni svaniscono e che sembrano non esserci mai state, facendocele apparire tipiche della spensieratezza e dei sogni dell'infanzia. I creatori hanno forse arricchito troppo la serie con elementi che sono passati subito in primo piano, come cotte ed emozioni provate anni prima, ma che non sono mai svanite e che fanno ulteriormente nascere diversi rancori tra i protagonisti, il tutto però in maniera non troppo esagerata.
Inizialmente lo spettatore può rimanere confuso dall'andamento della storia, con diversi elementi che non tornano, ma che grazie a numerosi flashback visibili con il proseguire della serie faranno tornare tutto a galla, completando un enorme puzzle di eventi.
Aggiungerei che questo 8 inoltre va dato anche ai disegni e alla grafica eccezionale che gli autori hanno saputo creare dopo il grande successo di "Toradora!".
Che dire, pur non essendo un anime tipico del mio genere, "AnoHana" ha saputo catturarmi e sorprendermi, quindi credo che sia più che meritevole questo 8.
Lo consiglio vivamente.
Un retroscena a dir poco scioccante quello a cui sono dovuti andare incontro i nostri protagonisti, ma reso quasi sdolcinato dopo tanti anni grazie all'allegria della piccola Menma e alle musiche che ci accompagnano, anch'esse molto belle, che hanno come scopo primario quello di far sorridere lo spettatore e in altri casi farlo commuovere con il proseguire della storia, senza farlo disperare.
L'anime inoltre affronta una vicenda che non si incontra molto spesso in altre serie, ma che ognuno di noi ha sicuramente vissuto nella vita reale, ovvero quella delle amicizie che dopo tanti anni svaniscono e che sembrano non esserci mai state, facendocele apparire tipiche della spensieratezza e dei sogni dell'infanzia. I creatori hanno forse arricchito troppo la serie con elementi che sono passati subito in primo piano, come cotte ed emozioni provate anni prima, ma che non sono mai svanite e che fanno ulteriormente nascere diversi rancori tra i protagonisti, il tutto però in maniera non troppo esagerata.
Inizialmente lo spettatore può rimanere confuso dall'andamento della storia, con diversi elementi che non tornano, ma che grazie a numerosi flashback visibili con il proseguire della serie faranno tornare tutto a galla, completando un enorme puzzle di eventi.
Aggiungerei che questo 8 inoltre va dato anche ai disegni e alla grafica eccezionale che gli autori hanno saputo creare dopo il grande successo di "Toradora!".
Che dire, pur non essendo un anime tipico del mio genere, "AnoHana" ha saputo catturarmi e sorprendermi, quindi credo che sia più che meritevole questo 8.
Lo consiglio vivamente.
"AnoHana - Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno" è uno slice of life che narra lo spaccato di vita di un gruppo di ragazzi, la cui infanzia si è bruscamente interrotta il giorno in cui una loro amica, Menma, muore in un incidente; misteriosamente, ella apparirà in una calda estate a distanza di anni ad uno di loro, Jinta, sottoforma di "fantasma", riaprendo ferite guarite solo in apparenza.
La serie, di 11 episodi, è un piccolo gioiellino: la perdita di una persona cara è sempre un evento terribile specie per dei bambini e questo può segnare per sempre; i ragazzi, ormai cresciuti, posti nuovamente davanti al loro passato e alla tragedia, saranno costretti a rivivere i ricordi e a fare i conti con i loro rimorsi, con le parole non dette e quelle dette di cui però ci si pente, senza poter più chiedere scusa. Attraverso la ricerca del desiderio di Menma, di cui lei inizialmente non si ricorda (e senza esaudire il quale non può tornare al Nirvana per potersi reincarnare e tornare a giocare con i suoi amici ancora una volta), i ragazzi matureranno, risolvendo questioni che albergano nelle profondità del loro cuore, arrivando alla fine a ricomporre in qualche modo i loro rapporti ormai deteriorati.
Gli argomenti, trattati in modo delicato ma al tempo stesso profondo, riescono a far commuovere facilmente, con un bellissimo finale forse triste, ma al tempo stesso pieno di speranza per il futuro dei ragazzi. Non mancano anche momenti capaci di strappare dei sorrisi, aiutati dalla dolcezza del rapporto tra Menma e Jinta, dove la prima risulta sempre giocosa e sorridente nonostante la consapevolezza della sua situazione.
Il comparto grafico è ottimo, così come il sonoro (in particolare la ending), che si sposa benissimo con le situazioni e "aiuta" a vivere ancora di più le vicende. Possiamo proprio dire che lo studio A-1 Pictures ha colto nel segno pienamente, realizzando un'opera che nel suo piccolo riesce a risultare indimenticabile.
La serie, di 11 episodi, è un piccolo gioiellino: la perdita di una persona cara è sempre un evento terribile specie per dei bambini e questo può segnare per sempre; i ragazzi, ormai cresciuti, posti nuovamente davanti al loro passato e alla tragedia, saranno costretti a rivivere i ricordi e a fare i conti con i loro rimorsi, con le parole non dette e quelle dette di cui però ci si pente, senza poter più chiedere scusa. Attraverso la ricerca del desiderio di Menma, di cui lei inizialmente non si ricorda (e senza esaudire il quale non può tornare al Nirvana per potersi reincarnare e tornare a giocare con i suoi amici ancora una volta), i ragazzi matureranno, risolvendo questioni che albergano nelle profondità del loro cuore, arrivando alla fine a ricomporre in qualche modo i loro rapporti ormai deteriorati.
Gli argomenti, trattati in modo delicato ma al tempo stesso profondo, riescono a far commuovere facilmente, con un bellissimo finale forse triste, ma al tempo stesso pieno di speranza per il futuro dei ragazzi. Non mancano anche momenti capaci di strappare dei sorrisi, aiutati dalla dolcezza del rapporto tra Menma e Jinta, dove la prima risulta sempre giocosa e sorridente nonostante la consapevolezza della sua situazione.
Il comparto grafico è ottimo, così come il sonoro (in particolare la ending), che si sposa benissimo con le situazioni e "aiuta" a vivere ancora di più le vicende. Possiamo proprio dire che lo studio A-1 Pictures ha colto nel segno pienamente, realizzando un'opera che nel suo piccolo riesce a risultare indimenticabile.
Non ci sono mezze misure per questa serie, breve ma molto intensa: o si adora o si detesta. Nel corso degli undici episodi si viene travolti da un fiume impetuoso di situazioni drammatiche in cui è facile immedesimarsi, come nei personaggi e nei loro sentimenti. Qualcuno potrebbe vedere il tutto come un furba trovata per commuovere facilmente lo spettatore di fronte a una storia tutto sommato banale; rispetto questo punto di vista, ma io sono tra quelli che si è fatto prendere dall'intensità dei sentimenti che vengono mostrati: anche dopo la seconda visione "Ano Hana" è (fino ad ora) la serie che più di ogni altra è riuscita a emozionarmi.
Tutto parte con un evento tragico: la felicità delle vacanze estive di un gruppo di bambini è sconvolta dalla morte della loro compagna di giochi Menma. Il trauma è forte e da quel momento le cose cambiano radicalmente. Il tempo passa e i cinque componenti del gruppo di amici - ora sedicenni liceali - si sono persi di vista, quando all'improvviso Jintan (il leader) inizia a vedere e a sentire il fantasma della bimba.
Per quale motivo Menma si ripresenta dopo dieci anni, e perché Jintan è l'unico del gruppo che riesce a interagire con lei? Il mistero viene in parte svelato dalla stessa Menma: vuole che Jintan e gli altri l'aiutino a esaudire un desiderio che non ha potuto realizzare per poter raggiungere il Nirvana, ma lei non si ricorda quale fosse il motivo che le impedisce di andarsene per sempre. L'arrivo di Menma porta, con molte difficoltà, alla ricostituzione del gruppo di amici: tra lo scetticismo di alcuni e la fiducia assoluta di altri inizia una specie di "caccia al tesoro" per scoprire il desiderio irrisolto della sfortunata bimba.
La serie è piena di situazioni volutamente "strappalacrime": la morte di una bambina, i tormentati rapporti tra i ragazzi, i sensi di colpa che ognuno di loro prova per la sfortunata compagna. Gli autori hanno avuto la buona idea di introdurle gradualmente e di inserire elementi più divertenti per spezzare la tensione: tra questi ricordo una battuta tra Jintan e Menma negli ultimi episodi. Quando Menma chiede a Jintan di non morire lui le fa notare che è lei quella che è morta; la risposta della bimba è un esilarante "Ah già, è vero..." che riesce a strappare un sorriso in una situazione che comunque rimane molto profonda e malinconica.
Molto bello intrecciare gli eventi che riguardano Menma (la ricerca del suo desiderio) con le storie dei cinque ragazzi e i sentimenti che provano - e provavano - per gli altri: ritrovarsi dopo dieci anni dà loro la possibilità di mettere allo scoperto le cose che non erano riusciti a dirsi da bambini. Il ritorno di Menma permette anche di elaborare il lutto per la perdita di una persona cara a quelle persone (Yukiatsu, la madre di Menma) per le quali il tempo si era come fermato al momento dell'incidente.
Tra le cose che mi sono piaciute molto c'è anche il punto di vista sulla morte di Menma: ai tormenti e ai sensi di colpa dei cinque ragazzi - ognuno di loro crede di essere in qualche modo responsabile di quello che successe e pensa che Menma non potrà mai perdonarlo - si contrappone la serenità della bimba, che sa bene che si è trattato di un incidente e vuole fare in modo che gli amici vadano sempre d'accordo e la ricordino con gioia.
I personaggi sono molto curati dal punto di vista grafico, con una Menma realizzata in maniera particolare. Il fantasma, infatti, viene rappresentato come una bimba di circa dieci anni: un po' più grande rispetto alla Menma reale (morta a sei anni), ma sempre "bambina" rispetto ai suoi amici cresciuti e ormai adulti. Stupisce la "fisicità" del fantasma quando abbraccia Jintan o gli salta addosso; nei primi episodi si fa fatica a credere che Menma sia uno spirito.
La grafica è di altissimo livello, spiccano dei fondali particolarmente ricchi di dettagli e vi sono colori spettacolari (come nella scena, all'alba, con cui inizia l'ultimo episodio).
La colonna sonora è un capolavoro, con musiche di sottofondo coinvolgenti e che contribuiscono (complici anche gli eventi narrati) a far scorrere qualche lacrima agli animi più sensibili. La sigla iniziale "Aoi Shiori" dei Galileo Galilei è molto bella e con un ritmo coinvolgente, ma i brani usati per la sigla finale rendono veramente molto difficile non commuoversi. "Secret Base", canzone usata per quasi tutti gli episodi, è molto dolce e coinvolgente: forse l'apprezzo di più dopo aver visto la versione tradotta presente sui DVD e aver capito (anche se in parte) il senso del testo: un saluto per Menma, definito come "un addio davvero triste quando trattieni le lacrime e sorridi". "Dear Love", sigla del primo episodio, e "Still...", quella dell'ultimo, sono una vera e propria pugnalata al cuore: se siete tra quelli che hanno amato questa serie vi sfido a rimanere impassibili, è veramente consigliabile avere una buona scorta di fazzolettini a portata di mano.
I sentimenti non hanno età, e questo si applica sia ai personaggi dell'anime che agli spettatori. Questa è una serie molto coinvolgente che arriva dritta al cuore, dal finale pieno di speranza, che deve essere vista senza paura di lasciarsi andare e senza vergognarsi se le situazioni ci portano a versare qualche lacrima: a volte è bello emozionarsi, e con "Ano Hana" il risultato è assicurato.
Tutto parte con un evento tragico: la felicità delle vacanze estive di un gruppo di bambini è sconvolta dalla morte della loro compagna di giochi Menma. Il trauma è forte e da quel momento le cose cambiano radicalmente. Il tempo passa e i cinque componenti del gruppo di amici - ora sedicenni liceali - si sono persi di vista, quando all'improvviso Jintan (il leader) inizia a vedere e a sentire il fantasma della bimba.
Per quale motivo Menma si ripresenta dopo dieci anni, e perché Jintan è l'unico del gruppo che riesce a interagire con lei? Il mistero viene in parte svelato dalla stessa Menma: vuole che Jintan e gli altri l'aiutino a esaudire un desiderio che non ha potuto realizzare per poter raggiungere il Nirvana, ma lei non si ricorda quale fosse il motivo che le impedisce di andarsene per sempre. L'arrivo di Menma porta, con molte difficoltà, alla ricostituzione del gruppo di amici: tra lo scetticismo di alcuni e la fiducia assoluta di altri inizia una specie di "caccia al tesoro" per scoprire il desiderio irrisolto della sfortunata bimba.
La serie è piena di situazioni volutamente "strappalacrime": la morte di una bambina, i tormentati rapporti tra i ragazzi, i sensi di colpa che ognuno di loro prova per la sfortunata compagna. Gli autori hanno avuto la buona idea di introdurle gradualmente e di inserire elementi più divertenti per spezzare la tensione: tra questi ricordo una battuta tra Jintan e Menma negli ultimi episodi. Quando Menma chiede a Jintan di non morire lui le fa notare che è lei quella che è morta; la risposta della bimba è un esilarante "Ah già, è vero..." che riesce a strappare un sorriso in una situazione che comunque rimane molto profonda e malinconica.
Molto bello intrecciare gli eventi che riguardano Menma (la ricerca del suo desiderio) con le storie dei cinque ragazzi e i sentimenti che provano - e provavano - per gli altri: ritrovarsi dopo dieci anni dà loro la possibilità di mettere allo scoperto le cose che non erano riusciti a dirsi da bambini. Il ritorno di Menma permette anche di elaborare il lutto per la perdita di una persona cara a quelle persone (Yukiatsu, la madre di Menma) per le quali il tempo si era come fermato al momento dell'incidente.
Tra le cose che mi sono piaciute molto c'è anche il punto di vista sulla morte di Menma: ai tormenti e ai sensi di colpa dei cinque ragazzi - ognuno di loro crede di essere in qualche modo responsabile di quello che successe e pensa che Menma non potrà mai perdonarlo - si contrappone la serenità della bimba, che sa bene che si è trattato di un incidente e vuole fare in modo che gli amici vadano sempre d'accordo e la ricordino con gioia.
I personaggi sono molto curati dal punto di vista grafico, con una Menma realizzata in maniera particolare. Il fantasma, infatti, viene rappresentato come una bimba di circa dieci anni: un po' più grande rispetto alla Menma reale (morta a sei anni), ma sempre "bambina" rispetto ai suoi amici cresciuti e ormai adulti. Stupisce la "fisicità" del fantasma quando abbraccia Jintan o gli salta addosso; nei primi episodi si fa fatica a credere che Menma sia uno spirito.
La grafica è di altissimo livello, spiccano dei fondali particolarmente ricchi di dettagli e vi sono colori spettacolari (come nella scena, all'alba, con cui inizia l'ultimo episodio).
La colonna sonora è un capolavoro, con musiche di sottofondo coinvolgenti e che contribuiscono (complici anche gli eventi narrati) a far scorrere qualche lacrima agli animi più sensibili. La sigla iniziale "Aoi Shiori" dei Galileo Galilei è molto bella e con un ritmo coinvolgente, ma i brani usati per la sigla finale rendono veramente molto difficile non commuoversi. "Secret Base", canzone usata per quasi tutti gli episodi, è molto dolce e coinvolgente: forse l'apprezzo di più dopo aver visto la versione tradotta presente sui DVD e aver capito (anche se in parte) il senso del testo: un saluto per Menma, definito come "un addio davvero triste quando trattieni le lacrime e sorridi". "Dear Love", sigla del primo episodio, e "Still...", quella dell'ultimo, sono una vera e propria pugnalata al cuore: se siete tra quelli che hanno amato questa serie vi sfido a rimanere impassibili, è veramente consigliabile avere una buona scorta di fazzolettini a portata di mano.
I sentimenti non hanno età, e questo si applica sia ai personaggi dell'anime che agli spettatori. Questa è una serie molto coinvolgente che arriva dritta al cuore, dal finale pieno di speranza, che deve essere vista senza paura di lasciarsi andare e senza vergognarsi se le situazioni ci portano a versare qualche lacrima: a volte è bello emozionarsi, e con "Ano Hana" il risultato è assicurato.
Avevo sentito parlare di quest'anime e a dire la verità non mi aveva mai attratto particolarmente, anzi diciamo che non mi attirava proprio. L'altro giorno, girando in un centro commerciale in cerca di qualche film da guardare la sera, mi capita in mano il primo DVD di "AnoHana": decido così di prenderlo. Morale? Dopo due giorni ero nel medesimo centro commerciale a comprare il secondo DVD!
La trama per quanto semplice è di grande impatto: racconta la storia di sei amici d'infanzia, Jintan, Menma, Poppo, Yukiatsu, Anaru e Tsuruko che per via di una tragedia si separeranno. Si riavvicineranno diversi anni dopo quando Menma appare a casa di Jintan chiedendogli di esaudire un suo desiderio.
Questa, diciamo, è la trama principale, ma quest'anime tratta degli argomenti molto profondi e importanti, primo su tutti secondo me quello dei sentimenti non confessati, quelle parole non dette che con il passare del tempo ti distruggono lentamente dentro. Altro tema molto importante è sicuramente quello della crescita: infatti la crescita cambia sicuramente la maggior parte delle persone, cosa normale perché con il tempo che passa si conosce gente nuova, si devono affrontare nuove sfide e la spensieratezza di quando si è piccoli scompare piano piano, mentre il peso della responsabilità cade lentamente sulle proprie spalle. Piano piano che si cresce il nostro cuore e la nostra testa vengono invasi da nuovi sentimenti che fino a poco tempo fa non pensavi neanche esistessero, prima su tutti la nostalgia. Eh già, mentre si guarda "AnoHana" proprio come i protagonisti è quasi impossibile non venire colti di sorpresa dai propri ricordi d'infanzia.
Molto toccante invece è il tema dell amore dei genitori per i propri figli e come l'improvviso mancare di una persona cara ti possa far cambiare la vita.
La caratterizzazione dei personaggi è fantastica, credo sia quasi impossibile non immedesimarsi in almeno uno di loro, ognuno con i suoi pregi e difetti, le proprie paure il proprio modo di vivere la vita, così diversi ma così uguali; ognuno completa l'altro, ma in fondo il bello dell'amicizia è questo.
Menma è la purezza in persona, solare e sorridente; pensa sempre agli altri prima che a se stessa: dovrebbero esistere molte più Menma dal mio punto di vista.
Jintan vive nel suo mondo e nel passato, che infatti lo ha cambiato, infatti la scomparsa dell'amica che gli piaceva e della madre gli hanno fatto incontrare diversi problemi, tra cui il disagio sociale e la difficoltà nei rapporti personali.
In Anaru ho trovato diverse similitudini con diverse persone che ho provato ad avere intorno e che vedo uscendo di casa: è buona, gentile e sentimentale, ma si sottovaluta, si crede sempre su un gradino più basso rispetto ad altri e per questo tende a diventare simile a chi la circonda, anche se questo non è il modo giusto in cui vorrebbe vivere.
Poppo invece è il casinista che molla la scuola e gira il mondo, ha sempre il sorriso e si fa sempre trovare entusiasta ad ogni esperienza, tutto questo solo per nascondere il rimorso che è dentro di lui.
Tsuroko invece è la classica persona che si accontenta, piuttosto che niente è meglio, è brava negli studi ed è una persona seria e intelligente, simile sotto alcuni aspetti ad Anaru, ma con un modo completamente diverso di affrontare le cose. Personaggio secondo me molto interessante è invece Yukiatsu: lui è il classico bello e intelligente che potrebbe avere tutto: eccelle a scuola, le ragazze lo desiderano, ma dentro di sé è vuoto, o meglio è distrutto dai sentimenti, prova nostalgia, odio, rancore e soprattutto non ha mai voluto dimenticare Menma, tanto da immedesimmarsi in lei.
Il personaggio secondario che mi ha lasciato il segno è sicuramente la madre di Menma, protagonista di una scena da pelle d'oca, è un personaggio che fa commuovere e riflettere, riflettere come il padre di Jintan, che sembra un personaggio inutile, ma non è cosi, almeno sotto il mio punto di vista.
Vero protagonista della storia? Senza dubbio l'amicizia, una cosa che non riesco a descrivere, dato che secondo me negli ultimi anni si è andata a perdere. La vera amicizia purtroppo non esiste più, resta una cosa comunque stupenda che "AnoHana" ti fa apprezzare ancora di più.
Per essere una serie così breve la realizzazione tecnica è di ottimo livello, lo stile in cui sono disegnati i personaggi descrive in modo ottimale la loro personalità, i paesaggi sono caldi e avvolgenti, la computer grafica è usata in modo opportuno e senza esagerare, secondo me c'è anche un ottimo doppiaggio.
Ho trovato anche molto azzeccate le due sigle, soprattutto l'opening, che ti fa entrare già dal primo ascolto nell'atmosfera dell'anime.
Concludo dicendo che per me è quasi impossibile non mettere 10 a quest'anime in grado di far ridere, piangere e soprattutto con quello strano potere di far ripercorrere la propria infanzia ogni volta che lo si guarda, di far ricordare i vecchi tempi in cui tutto veniva preso alla leggera e l'unico problema era decidere a cosa giocare, di farti ricordare le giornate intere con gli amici che magari ora non ci sono più, o magari che sono semplicemente cambiati troppo.
"AnoHana" per me è un anime fantastico che mi è piaciuto tantissimo e se anche voi, come me all'inizio, siete diffidenti, provate a guardarlo: ne resterete piacevolmente sorpresi.
La trama per quanto semplice è di grande impatto: racconta la storia di sei amici d'infanzia, Jintan, Menma, Poppo, Yukiatsu, Anaru e Tsuruko che per via di una tragedia si separeranno. Si riavvicineranno diversi anni dopo quando Menma appare a casa di Jintan chiedendogli di esaudire un suo desiderio.
Questa, diciamo, è la trama principale, ma quest'anime tratta degli argomenti molto profondi e importanti, primo su tutti secondo me quello dei sentimenti non confessati, quelle parole non dette che con il passare del tempo ti distruggono lentamente dentro. Altro tema molto importante è sicuramente quello della crescita: infatti la crescita cambia sicuramente la maggior parte delle persone, cosa normale perché con il tempo che passa si conosce gente nuova, si devono affrontare nuove sfide e la spensieratezza di quando si è piccoli scompare piano piano, mentre il peso della responsabilità cade lentamente sulle proprie spalle. Piano piano che si cresce il nostro cuore e la nostra testa vengono invasi da nuovi sentimenti che fino a poco tempo fa non pensavi neanche esistessero, prima su tutti la nostalgia. Eh già, mentre si guarda "AnoHana" proprio come i protagonisti è quasi impossibile non venire colti di sorpresa dai propri ricordi d'infanzia.
Molto toccante invece è il tema dell amore dei genitori per i propri figli e come l'improvviso mancare di una persona cara ti possa far cambiare la vita.
La caratterizzazione dei personaggi è fantastica, credo sia quasi impossibile non immedesimarsi in almeno uno di loro, ognuno con i suoi pregi e difetti, le proprie paure il proprio modo di vivere la vita, così diversi ma così uguali; ognuno completa l'altro, ma in fondo il bello dell'amicizia è questo.
Menma è la purezza in persona, solare e sorridente; pensa sempre agli altri prima che a se stessa: dovrebbero esistere molte più Menma dal mio punto di vista.
Jintan vive nel suo mondo e nel passato, che infatti lo ha cambiato, infatti la scomparsa dell'amica che gli piaceva e della madre gli hanno fatto incontrare diversi problemi, tra cui il disagio sociale e la difficoltà nei rapporti personali.
In Anaru ho trovato diverse similitudini con diverse persone che ho provato ad avere intorno e che vedo uscendo di casa: è buona, gentile e sentimentale, ma si sottovaluta, si crede sempre su un gradino più basso rispetto ad altri e per questo tende a diventare simile a chi la circonda, anche se questo non è il modo giusto in cui vorrebbe vivere.
Poppo invece è il casinista che molla la scuola e gira il mondo, ha sempre il sorriso e si fa sempre trovare entusiasta ad ogni esperienza, tutto questo solo per nascondere il rimorso che è dentro di lui.
Tsuroko invece è la classica persona che si accontenta, piuttosto che niente è meglio, è brava negli studi ed è una persona seria e intelligente, simile sotto alcuni aspetti ad Anaru, ma con un modo completamente diverso di affrontare le cose. Personaggio secondo me molto interessante è invece Yukiatsu: lui è il classico bello e intelligente che potrebbe avere tutto: eccelle a scuola, le ragazze lo desiderano, ma dentro di sé è vuoto, o meglio è distrutto dai sentimenti, prova nostalgia, odio, rancore e soprattutto non ha mai voluto dimenticare Menma, tanto da immedesimmarsi in lei.
Il personaggio secondario che mi ha lasciato il segno è sicuramente la madre di Menma, protagonista di una scena da pelle d'oca, è un personaggio che fa commuovere e riflettere, riflettere come il padre di Jintan, che sembra un personaggio inutile, ma non è cosi, almeno sotto il mio punto di vista.
Vero protagonista della storia? Senza dubbio l'amicizia, una cosa che non riesco a descrivere, dato che secondo me negli ultimi anni si è andata a perdere. La vera amicizia purtroppo non esiste più, resta una cosa comunque stupenda che "AnoHana" ti fa apprezzare ancora di più.
Per essere una serie così breve la realizzazione tecnica è di ottimo livello, lo stile in cui sono disegnati i personaggi descrive in modo ottimale la loro personalità, i paesaggi sono caldi e avvolgenti, la computer grafica è usata in modo opportuno e senza esagerare, secondo me c'è anche un ottimo doppiaggio.
Ho trovato anche molto azzeccate le due sigle, soprattutto l'opening, che ti fa entrare già dal primo ascolto nell'atmosfera dell'anime.
Concludo dicendo che per me è quasi impossibile non mettere 10 a quest'anime in grado di far ridere, piangere e soprattutto con quello strano potere di far ripercorrere la propria infanzia ogni volta che lo si guarda, di far ricordare i vecchi tempi in cui tutto veniva preso alla leggera e l'unico problema era decidere a cosa giocare, di farti ricordare le giornate intere con gli amici che magari ora non ci sono più, o magari che sono semplicemente cambiati troppo.
"AnoHana" per me è un anime fantastico che mi è piaciuto tantissimo e se anche voi, come me all'inizio, siete diffidenti, provate a guardarlo: ne resterete piacevolmente sorpresi.
<b>Attenzione, contiene spoiler!</b>
"Ano hi mita hana no namae wo bokutachi wa mada shiranai", tradotto "Ancora non conosciamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno da bambini" è un anime a tratti divertente e a tratti che ti fa molto riflettere su come, nel corso della crescita, si perda quell'infantilità che è presente nei bambini. Il finale è davvero coinvolgente e molto toccante. La storia è molto fluida nonostante siano solo 11 episodi.
La trama principale si incentra su "Jintan", che vede il fantasma della sua "amica" Menma, che le chiede di esaudire un desiderio che aveva da piccola, ma del quale s'è dimenticata. Questo sarà il motivo per il quale si riunisce il gruppo di amici al tempo della morte di Menma.
Il ritrovo in età adolescenziale fa notare come nel corso degli anni vengano fuori diverse problematiche che da bambini difficilmente ci si pone, e di come con gli occhi di questo sia possibile vedere cose a noi adolescenti/adulti che sono impossibili data la crecita. Altro tema è la solitudine, che si riesce a superare solo con chi ti vuole veramente bene, in questo caso i membri del gruppo. Questo accade poiché, crescendo, diventa più complicato comunicare con gli altri e quindi relazionarsi.
Nell'anime, infatti, solo Jintan riesce a vedere Menma e questo sarà la causa del suo isolamento verso il mondo esterno, dato che tutti lo ritengono pazzo per il fatto che sia l'unico a vederla.
"Ano hi mita hana no namae wo bokutachi wa mada shiranai", tradotto "Ancora non conosciamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno da bambini" è un anime a tratti divertente e a tratti che ti fa molto riflettere su come, nel corso della crescita, si perda quell'infantilità che è presente nei bambini. Il finale è davvero coinvolgente e molto toccante. La storia è molto fluida nonostante siano solo 11 episodi.
La trama principale si incentra su "Jintan", che vede il fantasma della sua "amica" Menma, che le chiede di esaudire un desiderio che aveva da piccola, ma del quale s'è dimenticata. Questo sarà il motivo per il quale si riunisce il gruppo di amici al tempo della morte di Menma.
Il ritrovo in età adolescenziale fa notare come nel corso degli anni vengano fuori diverse problematiche che da bambini difficilmente ci si pone, e di come con gli occhi di questo sia possibile vedere cose a noi adolescenti/adulti che sono impossibili data la crecita. Altro tema è la solitudine, che si riesce a superare solo con chi ti vuole veramente bene, in questo caso i membri del gruppo. Questo accade poiché, crescendo, diventa più complicato comunicare con gli altri e quindi relazionarsi.
Nell'anime, infatti, solo Jintan riesce a vedere Menma e questo sarà la causa del suo isolamento verso il mondo esterno, dato che tutti lo ritengono pazzo per il fatto che sia l'unico a vederla.
Mi accingo a recensire, terminata l'intera visione per la seconda volta, uno degli anime più notevoli e profondi che abbia mai avuto il privilegio di guardare.
L'anime è stato trasmesso dall'emittente Fuji TV NoitaminA nel 2011 e proposto in Italia da Rai4, dopo l'acquisto dei diritti da parte della Dynit, nell'anime morning domenicale della stagione invernale/primaverile del 2012.
Dubito che troverò mai le parole adatte a rendere bene tutti i sentimenti che mi ha trasmesso la visione di quest'anime, dubito quindi che questa recensione sarà all'altezza. Ma ci posso provare.
La trama si apre con l'apparizione al protagonista Jintan, in una calda mattina estiva, del fantasma (o qualunque proiezione sovrannaturale che fosse dato che, come fantasma, era un po' troppo consistente e rumorosa) della sua amica d'infanzia Menma, morta anni prima in un incidente sulle sponde del fiume. La sua venuta scatenerà in Jintan, e successivamente in tutti i membri del gruppo di cui lui e Menma facevano parte da piccoli (i "Super Busters della Pace") una catena di sentimenti intricati e penosissimi, risveglierà nel cuore di tutti (Jintan, Anaru, Tsuruko, Yukiatsu e Poppo) i rimpianti e le emozioni più recondite e dolorose.
Di fatto quindi, la trama non è altro che un susseguirsi di sentimenti repressi, parole dette senza pensare, situazioni imprevedibili e dolorose. L'apparizione di Menma, apparizione che avverrà solo per Jintan, suscitando quindi l'incredulità degli altri e un'irrefrenabile gelosia di Yukiatsu, è pertanto l'unica idea che appare nella storia: il resto delle vicende è il contorno e allo stesso tempo il soggetto della serie.
Ho trovato in questa peculiarità dell'anime - la capacità di costruire in maniera magistrale una bellissima storia attorno a un'unica vera idea - la nota innovativa di questo prodotto.
Il resto della trama sarebbe impossibile raccontarlo senza cadere negli spoiler. Sappiate solo che la profonda introspezione psicologica dei personaggi - non originalissimi, ma raccontati in maniera così unica da apparire come persone, e non soggetti di un cartone animato - vi coinvolgerà come nessun altro anime ha mai saputo fare; dopotutto, è il tema centrale di questa storia.
L'arrivo di Menma tira fuori dal guscio esterno le vere personalità dei protagonisti, negative o positive che siano. Esso mette i personaggi di fronte al proprio egoismo e ai propri intimissimi desideri, non solo rendendoli capaci di conoscere a fondo se stessi (e quindi di disprezzarsi), ma creando anche tra i vari membri dei Super Busters un legame fortissimo e intricatissimo: da sconosciuti che erano diventati, dopo essersi persi di vista per diversi anni dopo la scomparsa di Menma, vengono a contatto gli uni con gli altri in modo naturale, sincero e pertanto doloroso.
Altro tema portante dell'anime è l'idea di una seconda possibilità. Menma non ritorna solo per far riavvicinare i suoi vecchi amici con la scusa del fantasma: appare a Jintan per regalargli l'opportunità di chiederle scusa. Opportunità che non viene data solo a lui, ma a tutti quanti: presto si scoprirà, infatti, che ogni personaggio aveva qualcosa da doversi far perdonare, un rimpianto grandissimo scatenato dall'egoismo e dalla paura comuni a tutti gli uomini. "AnoHana" è quindi un anime colmo, oltre che di drammaticità e passione, anche di speranza. Superato il dramma che ha comportato, per tanti anni, la scomparsa della loro amica, i personaggi potranno finalmente vivere la loro primavera con l'animo sereno, senza rimpianti.
La storia, in sé semplice e complessa allo stesso tempo, viene narrata in modo magistrale, con un'ottima regia e un comparto grafico davvero notevole, assieme ad animazioni perfette. Infine, il doppiaggio: non avendo mai visto la versione giapponese non posso giudicarla, ma, per quanto riguarda la versione italiana, l'ho trovata davvero unica e bellissima. L'innocenza di Menma viene resa benissimo da una Serena Clerici meravigliosa; la drammaticità e le passioni di tutti i personaggi sono urlate dai doppiatori in modo veramente superlativo.
Il tutto è contornato da musiche e sigle incisive e indovinate.
Conclusioni? Guardatelo. "AnoHana" è un anime che deve essere guardato. Mentre lo guardi, inconsciamente ti ritrovi in uno dei cinque personaggi, e, come lui riflette su se stesso, anche tu rifletti su te stesso.
E' questa, penso, una delle magie dell'animazione.
L'anime è stato trasmesso dall'emittente Fuji TV NoitaminA nel 2011 e proposto in Italia da Rai4, dopo l'acquisto dei diritti da parte della Dynit, nell'anime morning domenicale della stagione invernale/primaverile del 2012.
Dubito che troverò mai le parole adatte a rendere bene tutti i sentimenti che mi ha trasmesso la visione di quest'anime, dubito quindi che questa recensione sarà all'altezza. Ma ci posso provare.
La trama si apre con l'apparizione al protagonista Jintan, in una calda mattina estiva, del fantasma (o qualunque proiezione sovrannaturale che fosse dato che, come fantasma, era un po' troppo consistente e rumorosa) della sua amica d'infanzia Menma, morta anni prima in un incidente sulle sponde del fiume. La sua venuta scatenerà in Jintan, e successivamente in tutti i membri del gruppo di cui lui e Menma facevano parte da piccoli (i "Super Busters della Pace") una catena di sentimenti intricati e penosissimi, risveglierà nel cuore di tutti (Jintan, Anaru, Tsuruko, Yukiatsu e Poppo) i rimpianti e le emozioni più recondite e dolorose.
Di fatto quindi, la trama non è altro che un susseguirsi di sentimenti repressi, parole dette senza pensare, situazioni imprevedibili e dolorose. L'apparizione di Menma, apparizione che avverrà solo per Jintan, suscitando quindi l'incredulità degli altri e un'irrefrenabile gelosia di Yukiatsu, è pertanto l'unica idea che appare nella storia: il resto delle vicende è il contorno e allo stesso tempo il soggetto della serie.
Ho trovato in questa peculiarità dell'anime - la capacità di costruire in maniera magistrale una bellissima storia attorno a un'unica vera idea - la nota innovativa di questo prodotto.
Il resto della trama sarebbe impossibile raccontarlo senza cadere negli spoiler. Sappiate solo che la profonda introspezione psicologica dei personaggi - non originalissimi, ma raccontati in maniera così unica da apparire come persone, e non soggetti di un cartone animato - vi coinvolgerà come nessun altro anime ha mai saputo fare; dopotutto, è il tema centrale di questa storia.
L'arrivo di Menma tira fuori dal guscio esterno le vere personalità dei protagonisti, negative o positive che siano. Esso mette i personaggi di fronte al proprio egoismo e ai propri intimissimi desideri, non solo rendendoli capaci di conoscere a fondo se stessi (e quindi di disprezzarsi), ma creando anche tra i vari membri dei Super Busters un legame fortissimo e intricatissimo: da sconosciuti che erano diventati, dopo essersi persi di vista per diversi anni dopo la scomparsa di Menma, vengono a contatto gli uni con gli altri in modo naturale, sincero e pertanto doloroso.
Altro tema portante dell'anime è l'idea di una seconda possibilità. Menma non ritorna solo per far riavvicinare i suoi vecchi amici con la scusa del fantasma: appare a Jintan per regalargli l'opportunità di chiederle scusa. Opportunità che non viene data solo a lui, ma a tutti quanti: presto si scoprirà, infatti, che ogni personaggio aveva qualcosa da doversi far perdonare, un rimpianto grandissimo scatenato dall'egoismo e dalla paura comuni a tutti gli uomini. "AnoHana" è quindi un anime colmo, oltre che di drammaticità e passione, anche di speranza. Superato il dramma che ha comportato, per tanti anni, la scomparsa della loro amica, i personaggi potranno finalmente vivere la loro primavera con l'animo sereno, senza rimpianti.
La storia, in sé semplice e complessa allo stesso tempo, viene narrata in modo magistrale, con un'ottima regia e un comparto grafico davvero notevole, assieme ad animazioni perfette. Infine, il doppiaggio: non avendo mai visto la versione giapponese non posso giudicarla, ma, per quanto riguarda la versione italiana, l'ho trovata davvero unica e bellissima. L'innocenza di Menma viene resa benissimo da una Serena Clerici meravigliosa; la drammaticità e le passioni di tutti i personaggi sono urlate dai doppiatori in modo veramente superlativo.
Il tutto è contornato da musiche e sigle incisive e indovinate.
Conclusioni? Guardatelo. "AnoHana" è un anime che deve essere guardato. Mentre lo guardi, inconsciamente ti ritrovi in uno dei cinque personaggi, e, come lui riflette su se stesso, anche tu rifletti su te stesso.
E' questa, penso, una delle magie dell'animazione.
Tanto ci sarebbe da dire su quest'anime, ma vale la pena partire da un punto. "AnoHana" è uno dei maggiori rappresentanti degli anime drammatici e sentimentali degli ultimi anni. La storia parla della piccola e dolce Menma, una bambina morta dieci anni prima dello svolgersi della storia, che ritorna come fantasma (ma molto "reale") solo a Jintan, il ragazzo a lei più vicino quando erano piccoli, e manifestandosi confessa la volontà che egli esaudisca un suo desiderio, che scopriremo via via con le puntate. Per farlo Jintan entrerà in contatto con i suoi amici d'un tempo, che non vede più dalla morte dell'amica.
Conosceremo quindi altri personaggi, alcuni molto ben riusciti, come Anaru, o anche Poppo, altri molto meno, come Yukiatsu o Tsuruko (probabilmente il personaggio che ha meno spazio nella storia) e vedremo come essi sono (o no?) cambiati nel corso del tempo. "AnoHana" è quindi un anime struggente, che non mancherà di emozionare con una dolcissima protagonista e con i patimenti di tutto il gruppo.
Perché allora non si tratta di un anime da 10? Perché "AnoHana" ha uno sviluppo della trama un po' troppo lento, e la qualità iniziale (la puntata uno è meravigliosa) non sempre viene mantenuta. Resta invece l'impressione che esso saprà coinvolgere lo spettatore, che condividerà appieno gli stati d'animo che di volta in volta vivranno i due protagonisti, Jintan e Menma. Tutto questo anche grazie a una colonna sonora di prim'ordine, con una delle ending migliori di sempre. Il doppiaggio in lingua originale è semplicemente magnifico, ma, a dirla tutta, anche quello italiano è di qualità ottima (il che è una rarità preziosa).
In conclusione, ci troviamo di fronte un anime che, al netto dei suoi pregi e dei difetti, raggiunge l'obbiettivo che in effetti si prefiggeva, raggiungere il cuore dello spettatore, come solo le grandi storie sanno fare.
Conosceremo quindi altri personaggi, alcuni molto ben riusciti, come Anaru, o anche Poppo, altri molto meno, come Yukiatsu o Tsuruko (probabilmente il personaggio che ha meno spazio nella storia) e vedremo come essi sono (o no?) cambiati nel corso del tempo. "AnoHana" è quindi un anime struggente, che non mancherà di emozionare con una dolcissima protagonista e con i patimenti di tutto il gruppo.
Perché allora non si tratta di un anime da 10? Perché "AnoHana" ha uno sviluppo della trama un po' troppo lento, e la qualità iniziale (la puntata uno è meravigliosa) non sempre viene mantenuta. Resta invece l'impressione che esso saprà coinvolgere lo spettatore, che condividerà appieno gli stati d'animo che di volta in volta vivranno i due protagonisti, Jintan e Menma. Tutto questo anche grazie a una colonna sonora di prim'ordine, con una delle ending migliori di sempre. Il doppiaggio in lingua originale è semplicemente magnifico, ma, a dirla tutta, anche quello italiano è di qualità ottima (il che è una rarità preziosa).
In conclusione, ci troviamo di fronte un anime che, al netto dei suoi pregi e dei difetti, raggiunge l'obbiettivo che in effetti si prefiggeva, raggiungere il cuore dello spettatore, come solo le grandi storie sanno fare.
"Ano Hana": che dire? L'ho visto per puro caso. Cercavo un anime da guardare e mi sono imbattuta in "Ano Hana". Sin dal primo episodio in un certo senso avevo incominciato a capire dove andava la direzione della trama.
In poche parole la storia parla di un gruppo di amici che si conoscono dall'infanzia e un giorno mentre erano nel loro luogo di ritrovo (la base) succede qualcosa: mentre Menma segue Jintan vicino ad un fiume vede qualcosa che attira la sua attenzione e cade, morendo.
In seguito a quel triste giorno il gruppo di amici si è diviso. Col passare degli anni Jintan è l'unico a vedere Menma che è rimasta la stessa di sempre e, seguendo i suoi consigli, si riavvicina ai suoi vecchi amici dicendo che Menma in qualche modo è ancora insieme a loro e che ella stessa vuole vedere realizzarsi un suo desiderio: solo che non se lo ricorda più!
Il finale mi ha lasciato un po perplessa, ma nel complesso mi ha emozionato. Da vedere.
In poche parole la storia parla di un gruppo di amici che si conoscono dall'infanzia e un giorno mentre erano nel loro luogo di ritrovo (la base) succede qualcosa: mentre Menma segue Jintan vicino ad un fiume vede qualcosa che attira la sua attenzione e cade, morendo.
In seguito a quel triste giorno il gruppo di amici si è diviso. Col passare degli anni Jintan è l'unico a vedere Menma che è rimasta la stessa di sempre e, seguendo i suoi consigli, si riavvicina ai suoi vecchi amici dicendo che Menma in qualche modo è ancora insieme a loro e che ella stessa vuole vedere realizzarsi un suo desiderio: solo che non se lo ricorda più!
Il finale mi ha lasciato un po perplessa, ma nel complesso mi ha emozionato. Da vedere.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
"Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai", per gli amici "Ano Hana", è una delle due serie anime che Rai4 ha proposto nella primavera 2012 durante l'Anime Morning. Composta da 11 episodi, prodotta dallo stesso staff di "Toradora!", questo prodotto si è rivelato essere una piccola perla, anzi un piccolo splendido fiore, capace di commuovere lasciando comunque il sorriso sulle labbra.
La storia ci racconta di sei amici, i "Super Busters della Pace", che a causa della morte di Meiko Honma detta Menma, una bambina del gruppo, si sono allontanati. A farli riavvicinare sarà proprio il fantasma della stessa Menma, che solo il leader del vecchio gruppo, Jinta Hiadomi, riesce a vedere.
Nel corso degli 11 episodi, in seguito alla prepotente ricomparsa di Menma nelle loro vite, vedremo i cinque ragazzi confrontarsi con se stessi, con gli altri membri del gruppo, ma soprattutto con i vecchi amori, le gelosie, i sensi di colpa, in quanto si sentono quasi tutti responsabili in un modo o nell'altro della morte della piccola Meiko. La trama, anche se suggestiva, potrebbe non apparire molto originale, e infatti il più grande pregio di "Ano Hana" sono appunto i personaggi. A partire da lei, Menma, una dei sei protagonisti e contemporaneamente il motore di tutta la vicenda. Sarà proprio lei con la sua dolcezza, la sua energia e la sua allegria a far riemergere tutti i sentimenti negativi dei propri compagni, trasformandoli in positivi, ristabilendo una vecchia amicizia perduta e facendo superare ai super busters i propri traumi infantili. Anche gli altri ragazzi hanno tutti un background solido, sono caratterizzati ottimamente anche se talvolta non risultano essere il massimo della simpatia. E' il caso di Naruko Anjo, ovvero "Anaru" (un nome un programma, oserei dire). Anaru è fondamentalmente una ragazza seria, che però si lascia sempre trascinare da tutto e da tutti risultando spesso una tipa facile, sciocca e superficiale. Talvolta pensa anche di riuscire a capire chi le sta intorno, fallendo miseramente. Innamorata di Jinta, è egoista e gelosa, adora Menma e al contempo la detesta, a causa dell'amore di Jinta nei suoi confronti.
Altro personaggio egoista e complessato al pari di Anaru è Atsumu Matsuyuki, detto Yukiatsu. A differenza di Anaru, però, Yukiatsu è per davvero un ragazzo serio, molto bello e corteggiato da tutte le ragazze della scuola. A volte è insensibile e non capisce chi lo ama veramente e con i suoi comportamenti ferisce spesso Tsuruko, insomma è un po' il classico stronzo-figo (eppure è il mio personaggio preferito). Chiriko Tsurumi, detta Tsuruko, a mio parere è il personaggio migliore (la preferita insieme a Yukiatsu), apparentemente fredda, parla solo se necessario, attenta osservatrice, da sempre innamorata di Yukiatsu, con cui ha mantenuto i rapporti anche dopo la morte di Menma. Tsuruko nonostante le apparenze è una persona molto dolce, che soffre senza mai mostrarlo, senza scoppiare in lacrime davanti a tutto il mondo risultando penosa (qualcuno ha detto Anaru?) ed è stata l'unica che è riuscita a farmi piangere come una fontana. Poi c'è Poppo, il tipico ragazzone buono e gioviale, ma che in realtà psicologicamente è il più fragile di tutti, e infine Jintan. Jintan è uno hikikomori, non vuole andare a scuola e dalla morte della madre e di Menma si è terribilmente chiuso in se stesso. Sarà lui quello che più di ogni altro maturerà ed evolverà, quello che farà da tramite tra Menma e gli altri, in quanto l'unico a vederla.
La narrazione procede in maniera abbastanza sostenuta per i primi otto episodi, con un po' di fanservice e citazioni, aumentando il ritmo dalla nona puntata e raggiungendo l'apice nel commovente e agrodolce finale.
Tecnicamente "Ano Hana" è ottimamente realizzato, con un character design adattissimo e dai colori nitidi e vivaci. L'opening "Aoi Shiroi" e l'ending "Secret Base" sono belle, dolci e suggestive, come tutta la serie del resto. Il doppiaggio italiano è particolarmente azzeccato. Degne di nota le interpretazioni di Serena Clerici (voce di Menma), Jolanda Granato (voce di Tsuruko) e Paolo de Santis (voce di Yukiatsu).
Consiglio vivamente questa serie a chi è alla ricerca di uno slice of life non stereotipato, a chi vorrebbe vedere una storia sentimentale senza troppi buonismi di fondo, ma anche a chi vuole riscoprire il candore e la purezza tipici dell'infanzia.
"Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai", per gli amici "Ano Hana", è una delle due serie anime che Rai4 ha proposto nella primavera 2012 durante l'Anime Morning. Composta da 11 episodi, prodotta dallo stesso staff di "Toradora!", questo prodotto si è rivelato essere una piccola perla, anzi un piccolo splendido fiore, capace di commuovere lasciando comunque il sorriso sulle labbra.
La storia ci racconta di sei amici, i "Super Busters della Pace", che a causa della morte di Meiko Honma detta Menma, una bambina del gruppo, si sono allontanati. A farli riavvicinare sarà proprio il fantasma della stessa Menma, che solo il leader del vecchio gruppo, Jinta Hiadomi, riesce a vedere.
Nel corso degli 11 episodi, in seguito alla prepotente ricomparsa di Menma nelle loro vite, vedremo i cinque ragazzi confrontarsi con se stessi, con gli altri membri del gruppo, ma soprattutto con i vecchi amori, le gelosie, i sensi di colpa, in quanto si sentono quasi tutti responsabili in un modo o nell'altro della morte della piccola Meiko. La trama, anche se suggestiva, potrebbe non apparire molto originale, e infatti il più grande pregio di "Ano Hana" sono appunto i personaggi. A partire da lei, Menma, una dei sei protagonisti e contemporaneamente il motore di tutta la vicenda. Sarà proprio lei con la sua dolcezza, la sua energia e la sua allegria a far riemergere tutti i sentimenti negativi dei propri compagni, trasformandoli in positivi, ristabilendo una vecchia amicizia perduta e facendo superare ai super busters i propri traumi infantili. Anche gli altri ragazzi hanno tutti un background solido, sono caratterizzati ottimamente anche se talvolta non risultano essere il massimo della simpatia. E' il caso di Naruko Anjo, ovvero "Anaru" (un nome un programma, oserei dire). Anaru è fondamentalmente una ragazza seria, che però si lascia sempre trascinare da tutto e da tutti risultando spesso una tipa facile, sciocca e superficiale. Talvolta pensa anche di riuscire a capire chi le sta intorno, fallendo miseramente. Innamorata di Jinta, è egoista e gelosa, adora Menma e al contempo la detesta, a causa dell'amore di Jinta nei suoi confronti.
Altro personaggio egoista e complessato al pari di Anaru è Atsumu Matsuyuki, detto Yukiatsu. A differenza di Anaru, però, Yukiatsu è per davvero un ragazzo serio, molto bello e corteggiato da tutte le ragazze della scuola. A volte è insensibile e non capisce chi lo ama veramente e con i suoi comportamenti ferisce spesso Tsuruko, insomma è un po' il classico stronzo-figo (eppure è il mio personaggio preferito). Chiriko Tsurumi, detta Tsuruko, a mio parere è il personaggio migliore (la preferita insieme a Yukiatsu), apparentemente fredda, parla solo se necessario, attenta osservatrice, da sempre innamorata di Yukiatsu, con cui ha mantenuto i rapporti anche dopo la morte di Menma. Tsuruko nonostante le apparenze è una persona molto dolce, che soffre senza mai mostrarlo, senza scoppiare in lacrime davanti a tutto il mondo risultando penosa (qualcuno ha detto Anaru?) ed è stata l'unica che è riuscita a farmi piangere come una fontana. Poi c'è Poppo, il tipico ragazzone buono e gioviale, ma che in realtà psicologicamente è il più fragile di tutti, e infine Jintan. Jintan è uno hikikomori, non vuole andare a scuola e dalla morte della madre e di Menma si è terribilmente chiuso in se stesso. Sarà lui quello che più di ogni altro maturerà ed evolverà, quello che farà da tramite tra Menma e gli altri, in quanto l'unico a vederla.
La narrazione procede in maniera abbastanza sostenuta per i primi otto episodi, con un po' di fanservice e citazioni, aumentando il ritmo dalla nona puntata e raggiungendo l'apice nel commovente e agrodolce finale.
Tecnicamente "Ano Hana" è ottimamente realizzato, con un character design adattissimo e dai colori nitidi e vivaci. L'opening "Aoi Shiroi" e l'ending "Secret Base" sono belle, dolci e suggestive, come tutta la serie del resto. Il doppiaggio italiano è particolarmente azzeccato. Degne di nota le interpretazioni di Serena Clerici (voce di Menma), Jolanda Granato (voce di Tsuruko) e Paolo de Santis (voce di Yukiatsu).
Consiglio vivamente questa serie a chi è alla ricerca di uno slice of life non stereotipato, a chi vorrebbe vedere una storia sentimentale senza troppi buonismi di fondo, ma anche a chi vuole riscoprire il candore e la purezza tipici dell'infanzia.
A volte, dieci anni sembrano un intervallo di tempo lunghissimo e interminabile, e invece volano via in un secondo. Altre volte, un giorno di dieci anni fa sembra ieri e invece il tempo che ci separa da quel momento è effettivamente lunghissimo.
Sembra ieri che il tempo del mondo ha cominciato a contarsi con il 2 alle migliaia, facendoci entrare negli "anni 2000", e invece di "anni 2000" ne sono già passati ben 12. E se, da un lato, si tende a inglobare in un unico intervallo di tempo "anni 2000" ciò che è successo dal 2000 in avanti, dall'altro chi agli albori del terzo millennio era un bambino adesso è un adolescente. Come i personaggi di "Anohana", la cui storia comincia agli albori del 2000 (in un periodo di tempo compreso fra il 2001 e il 2003, presumibilmente), quando la loro infanzia viene bruscamente e tristemente interrotta da una tragedia che costringe il gruppo di bambini a separarsi e a cambiare, e continua una decina d'anni dopo, nel 2011, quando uno strano fenomeno extrasensoriale scombussola nuovamente le loro vite.
La trama è semplice, ma interessante e toccante, vissuta da un gruppo di personaggi che si trascinano passivamente nel loro presente mentre cercano di ricordare un roseo passato che hanno dimenticato. Un piccolo cast che, nelle figure di una manciata di ragazzini, raccoglie un po' tutti gli stereotipi dell'animazione giapponese moderna: Jintan, il protagonista formale, hikikomori scostante e dal carattere scontroso; Anaru, ragazzina maschiaccio che frequenta le compagne ochette senza ritrovarsi pienamente in loro; Yukihatsu, fighetto dal carattere antipatico e un po' strano; Tsuruko, la sua supponente e occhialuta compagna di antipatie; Poppo, ciccione, compagnone, buontempone e giramondo; e poi lei, Menma, dolce, gentile, infantile e buona come un angelo.
Dieci anni prima, erano un ben assortito gruppo di bambini come tanti, con i loro sogni, i loro giochi e i loro primi amori. Dieci anni dopo, sono diventati tristi, scontrosi, solitari, antipatici, problematici. Eppure, per loro fortuna, inaspettatamente, qualcosa d'incredibile ha cominciato a muoversi, per far sì che cambino, che ritrovino il sorriso che avevano da bambini.
I personaggi sono, purtroppo, uno dei più grandi punti deboli di "Anohana", storia che, di per sé, è molto bella e toccante, ma che non riesce a brillare proprio per via del suo cast, composto per la maggior parte da personalità simpatiche come un calcio nei gioielli di famiglia, disadattati, fighetti, ragazzini che rappresentano alla perfezione gli stilemi dell'animazione giapponese moderna, ricca di personaggi silenziosi, taciturni, bellocci, tormentati, ragazzi che parlano a monosillabi e ce l'hanno con tutto e tutti, insopportabili ragazzine saccenti con occhiali e fare da segretarie, disadattati incapaci nei rapporti umani che non riescono a vivere la loro adolescenza in maniera serena. Se il protagonista non è di certo una personalità trascinante, tanto da farsi continuamente sopraffare dalla più allegra e carina Menma, gran parte dei comprimari avranno altrettanti problemi che li renderanno antipatici in un modo o nell'altro, eccezion fatta per il gioviale Poppo, che viene però ricordato nella storia più per le sue sgargianti camicie hawaiiane, e perché è l'unico personaggio un minimo allegro, che per effettivi meriti di trama.
Forse, chissà, i personaggi di "Anohana" sono semplicemente adolescenti. E, siccome dieci anni sembrano pochi ma sono lunghi, il qui presente spettatore di venticinque anni ha dimenticato che, quando ne aveva quindici, anche lui non era proprio simpaticissimo, si esprimeva a monosillabi e si faceva mille problemi a causa dell'amore, come i quindicenni del 2011 di "Anohana". Forse, chissà, il problema è proprio questo. Che quando, nel 2001, Jintan e compagni giocavano a 'Pokemon' sul Game Boy Advance e disegnavano 'Hamtaro', il qui presente recensore aveva già la stessa età che loro avrebbero avuto dieci anni dopo, e quindi, oggi, "Anohana" gli pare distante, fuori dal mondo a lui conosciuto, alieno e, di conseguenza, meno bello di quanto sperasse.
L'animazione giapponese è fortemente targettizzata e in continuo mutamento, ed è più che ovvio che una serie per adolescenti sarà generalmente compresa e apprezzata da un adolescente, più che da un adulto di un'altra generazione.
"Anohana" è una serie che si rivolge ai quindicenni del 2011, agli ex bambini del 2001, e da persona fuori target non sono riuscito a ritrovarmi (o, chissà, magari mi ci sono ritrovato anche troppo, in certi aspetti, e la cosa non mi fa piacere) in questi adolescenti scontrosi, taciturni, antipatici, privi di un punto di riferimento - Poppo vive e viaggia per il mondo da solo, senza che lo spettatore nulla sappia dei suoi genitori; Jintan vive con un padre-pupazzo sin troppo permissivo e senza qualche rotella, che non si fa nessun problema al vederlo lasciare la scuola e restare recluso in casa per così tanto tempo.
Curato nei colori e nelle animazioni, così come nella colonna sonora (la sigla d'apertura è molto anonima, ma quella di chiusura, vera e propria canzone portante della serie, è molto dolce e toccante, sia nella melodia sia nel testo), "Anohana" presenta però il classico disegno delle serie moderne, che, si sa, non gradisco molto: spigoloso, deformato, con occhi enormi ma poco espressivi e "brufoli col pus" disegnati al posto delle gradazioni di colore della pelle o del rossore sulle gote dei personaggi.
L'edizione italiana, realizzata a tempo di record, vede un cast composto quasi completamente da voci esordienti o giù di lì, che risultano anonime come i personaggi stessi, a eccezione di Menma e Poppo che, guarda caso, sono gli unici personaggi i cui doppiatori sono più conosciuti e sono anche i personaggi più simpatici del cast.
Un po' confusi i sottotitoli inseriti nelle scene, che non mancano di informare lo spettatore (sicuramente interessatissimo alla cosa) del significato di ogni ideogramma cucito sulle magliette di Jintan, mentre glissano tristemente sulle molte cose scritte da Menma sul suo quaderno, che sono invece importanti per lo spettatore.
Quella di "Anohana" è una storia, tuttavia, interessante, che riesce a mettere in scena il tutt'altro che roseo mondo adolescenziale di oggi e confeziona una vicenda sovrannaturale che, nel suo piccolo, si rivela toccante. Non nascondo che, malgrado tutto, nel finale della serie son venuti gli occhietti lucidi anche a me. Forse, chissà, gli autori hanno creato apposta dei personaggi così antipatici, in modo tale da esasperarne il disagio e il trauma infantile e da rendere più evidente la loro futura redenzione verso un'età adulta in cui, si spera, ritroveranno l'allegria infantile che in un oscuro periodo della loro vita avevano perso, in un gioco di tematiche che ricorda, guarda caso, il messaggio di quegli stessi Pokemon e Digimon che Jintan e compagni tanto amavano da bambini. Uno spettatore che ha la stessa età dei protagonisti presumibilmente riuscirà a ritrovarsi maggiormente nei loro disagi e a non sentire come un difetto la cupa caratterizzazione dei personaggi, certe loro esagerazioni caratteriali o il disegno troppo moderno, e si emozionerà ben più di me con una storia che, in fondo, parla di lui.
"AnoHana" è una miniserie tutto sommato piacevole, ma che fatica a restare impressa nel cuore di uno spettatore fuori target, che ha già vissuto tante storie adolescenziali ai suoi tempi e, abituato, magari, al disegno di un'Akemi Takada o a personaggi meno complessati, non riesce ad affezionarsi più di tanto a Jintan e compagni e ai loro dilemmi, che sente lontani, perché ai suoi tempi non li ha vissuti, o perché li ha vissuti e li ha consapevolmente dimenticati.
Se però oggi, nel 2011, avete quindici anni o giù di lì, allora "Anohana" è la storia che fa per voi, tuffatevici a pesce e troverete una vicenda toccante che potrà farvi riflettere sul vostro passato, sul vostro presente e sul vostro futuro.
Sembra ieri che il tempo del mondo ha cominciato a contarsi con il 2 alle migliaia, facendoci entrare negli "anni 2000", e invece di "anni 2000" ne sono già passati ben 12. E se, da un lato, si tende a inglobare in un unico intervallo di tempo "anni 2000" ciò che è successo dal 2000 in avanti, dall'altro chi agli albori del terzo millennio era un bambino adesso è un adolescente. Come i personaggi di "Anohana", la cui storia comincia agli albori del 2000 (in un periodo di tempo compreso fra il 2001 e il 2003, presumibilmente), quando la loro infanzia viene bruscamente e tristemente interrotta da una tragedia che costringe il gruppo di bambini a separarsi e a cambiare, e continua una decina d'anni dopo, nel 2011, quando uno strano fenomeno extrasensoriale scombussola nuovamente le loro vite.
La trama è semplice, ma interessante e toccante, vissuta da un gruppo di personaggi che si trascinano passivamente nel loro presente mentre cercano di ricordare un roseo passato che hanno dimenticato. Un piccolo cast che, nelle figure di una manciata di ragazzini, raccoglie un po' tutti gli stereotipi dell'animazione giapponese moderna: Jintan, il protagonista formale, hikikomori scostante e dal carattere scontroso; Anaru, ragazzina maschiaccio che frequenta le compagne ochette senza ritrovarsi pienamente in loro; Yukihatsu, fighetto dal carattere antipatico e un po' strano; Tsuruko, la sua supponente e occhialuta compagna di antipatie; Poppo, ciccione, compagnone, buontempone e giramondo; e poi lei, Menma, dolce, gentile, infantile e buona come un angelo.
Dieci anni prima, erano un ben assortito gruppo di bambini come tanti, con i loro sogni, i loro giochi e i loro primi amori. Dieci anni dopo, sono diventati tristi, scontrosi, solitari, antipatici, problematici. Eppure, per loro fortuna, inaspettatamente, qualcosa d'incredibile ha cominciato a muoversi, per far sì che cambino, che ritrovino il sorriso che avevano da bambini.
I personaggi sono, purtroppo, uno dei più grandi punti deboli di "Anohana", storia che, di per sé, è molto bella e toccante, ma che non riesce a brillare proprio per via del suo cast, composto per la maggior parte da personalità simpatiche come un calcio nei gioielli di famiglia, disadattati, fighetti, ragazzini che rappresentano alla perfezione gli stilemi dell'animazione giapponese moderna, ricca di personaggi silenziosi, taciturni, bellocci, tormentati, ragazzi che parlano a monosillabi e ce l'hanno con tutto e tutti, insopportabili ragazzine saccenti con occhiali e fare da segretarie, disadattati incapaci nei rapporti umani che non riescono a vivere la loro adolescenza in maniera serena. Se il protagonista non è di certo una personalità trascinante, tanto da farsi continuamente sopraffare dalla più allegra e carina Menma, gran parte dei comprimari avranno altrettanti problemi che li renderanno antipatici in un modo o nell'altro, eccezion fatta per il gioviale Poppo, che viene però ricordato nella storia più per le sue sgargianti camicie hawaiiane, e perché è l'unico personaggio un minimo allegro, che per effettivi meriti di trama.
Forse, chissà, i personaggi di "Anohana" sono semplicemente adolescenti. E, siccome dieci anni sembrano pochi ma sono lunghi, il qui presente spettatore di venticinque anni ha dimenticato che, quando ne aveva quindici, anche lui non era proprio simpaticissimo, si esprimeva a monosillabi e si faceva mille problemi a causa dell'amore, come i quindicenni del 2011 di "Anohana". Forse, chissà, il problema è proprio questo. Che quando, nel 2001, Jintan e compagni giocavano a 'Pokemon' sul Game Boy Advance e disegnavano 'Hamtaro', il qui presente recensore aveva già la stessa età che loro avrebbero avuto dieci anni dopo, e quindi, oggi, "Anohana" gli pare distante, fuori dal mondo a lui conosciuto, alieno e, di conseguenza, meno bello di quanto sperasse.
L'animazione giapponese è fortemente targettizzata e in continuo mutamento, ed è più che ovvio che una serie per adolescenti sarà generalmente compresa e apprezzata da un adolescente, più che da un adulto di un'altra generazione.
"Anohana" è una serie che si rivolge ai quindicenni del 2011, agli ex bambini del 2001, e da persona fuori target non sono riuscito a ritrovarmi (o, chissà, magari mi ci sono ritrovato anche troppo, in certi aspetti, e la cosa non mi fa piacere) in questi adolescenti scontrosi, taciturni, antipatici, privi di un punto di riferimento - Poppo vive e viaggia per il mondo da solo, senza che lo spettatore nulla sappia dei suoi genitori; Jintan vive con un padre-pupazzo sin troppo permissivo e senza qualche rotella, che non si fa nessun problema al vederlo lasciare la scuola e restare recluso in casa per così tanto tempo.
Curato nei colori e nelle animazioni, così come nella colonna sonora (la sigla d'apertura è molto anonima, ma quella di chiusura, vera e propria canzone portante della serie, è molto dolce e toccante, sia nella melodia sia nel testo), "Anohana" presenta però il classico disegno delle serie moderne, che, si sa, non gradisco molto: spigoloso, deformato, con occhi enormi ma poco espressivi e "brufoli col pus" disegnati al posto delle gradazioni di colore della pelle o del rossore sulle gote dei personaggi.
L'edizione italiana, realizzata a tempo di record, vede un cast composto quasi completamente da voci esordienti o giù di lì, che risultano anonime come i personaggi stessi, a eccezione di Menma e Poppo che, guarda caso, sono gli unici personaggi i cui doppiatori sono più conosciuti e sono anche i personaggi più simpatici del cast.
Un po' confusi i sottotitoli inseriti nelle scene, che non mancano di informare lo spettatore (sicuramente interessatissimo alla cosa) del significato di ogni ideogramma cucito sulle magliette di Jintan, mentre glissano tristemente sulle molte cose scritte da Menma sul suo quaderno, che sono invece importanti per lo spettatore.
Quella di "Anohana" è una storia, tuttavia, interessante, che riesce a mettere in scena il tutt'altro che roseo mondo adolescenziale di oggi e confeziona una vicenda sovrannaturale che, nel suo piccolo, si rivela toccante. Non nascondo che, malgrado tutto, nel finale della serie son venuti gli occhietti lucidi anche a me. Forse, chissà, gli autori hanno creato apposta dei personaggi così antipatici, in modo tale da esasperarne il disagio e il trauma infantile e da rendere più evidente la loro futura redenzione verso un'età adulta in cui, si spera, ritroveranno l'allegria infantile che in un oscuro periodo della loro vita avevano perso, in un gioco di tematiche che ricorda, guarda caso, il messaggio di quegli stessi Pokemon e Digimon che Jintan e compagni tanto amavano da bambini. Uno spettatore che ha la stessa età dei protagonisti presumibilmente riuscirà a ritrovarsi maggiormente nei loro disagi e a non sentire come un difetto la cupa caratterizzazione dei personaggi, certe loro esagerazioni caratteriali o il disegno troppo moderno, e si emozionerà ben più di me con una storia che, in fondo, parla di lui.
"AnoHana" è una miniserie tutto sommato piacevole, ma che fatica a restare impressa nel cuore di uno spettatore fuori target, che ha già vissuto tante storie adolescenziali ai suoi tempi e, abituato, magari, al disegno di un'Akemi Takada o a personaggi meno complessati, non riesce ad affezionarsi più di tanto a Jintan e compagni e ai loro dilemmi, che sente lontani, perché ai suoi tempi non li ha vissuti, o perché li ha vissuti e li ha consapevolmente dimenticati.
Se però oggi, nel 2011, avete quindici anni o giù di lì, allora "Anohana" è la storia che fa per voi, tuffatevici a pesce e troverete una vicenda toccante che potrà farvi riflettere sul vostro passato, sul vostro presente e sul vostro futuro.
Uno degli anime più inutili e senza senso che abbia visto. Davvero, l'ho guardato solo perchè era una novità e seguiva "Puella Magi" su Rai4, altrimenti non mi sarebbe mai venuto in mente di guardarlo. La storia, la conoscono ormai un po' tutti, data la sua fama. Questa bambina morta, Menma, è la causa sostanziale della rottura dell'amicizia che v'era fra i membri del suo gruppo. Fin qui ok, ma a un certo punto, dopo anni di silenzio, ecco che si manifesta lo spettro della ragazza a Jintan, il capetto del gruppo. Dopo averlo convinto a riavvicinarsi parzialmente alla scuola e ai suoi vecchi amici (che ovviamente lo credono esaurito) Menma manifesta la volontà di esaudire un desiderio - che non ricorda - per mettere pace al suo spirito.
Di per sé la trama poteva essere sviluppata meglio, perché tutto quello che accade è rivelare tutte le ripicche e le gelosie che intercorrono nel gruppo di adolescenti, finché, messi a fine apparentemente i vari conflitti interni, i cinque ragazzi s'adoperano per realizzare il sogno di Menma. L'anime non è altro che un gran rivangare ricordi tristi che vogliono indurre l'osservatore a commuoversi perché la bambina è morta o la madre di Jintan aveva il cancro o le varie liti per inezie come chi doveva stare con chi rendevano infelice dei bambini un po' troppo cresciuti per questo genere di cose. Insomma io lo sconsiglierei, perché per piangere ho già 'One Piece' (citato da un ragazzo mezzo maniaco che tenta di approcciare Anaru, la ragazza rossa, rivale di Menma nella conquista di Jintan).
Per quanto riguarda gli altri aspetti meno legati alla trama, beh la grafica è apprezzabile, il sonoro niente di che. Il voto è basso giusto per enfatizzare l'eccessivo interesse per questo anime, un po' frivolo a volte e non in grado di rendere giustizia a un dolore, trattandolo con superficialità, perché un amico morto non può venire dopo gli screzi per un amore non ricambiato.
Di per sé la trama poteva essere sviluppata meglio, perché tutto quello che accade è rivelare tutte le ripicche e le gelosie che intercorrono nel gruppo di adolescenti, finché, messi a fine apparentemente i vari conflitti interni, i cinque ragazzi s'adoperano per realizzare il sogno di Menma. L'anime non è altro che un gran rivangare ricordi tristi che vogliono indurre l'osservatore a commuoversi perché la bambina è morta o la madre di Jintan aveva il cancro o le varie liti per inezie come chi doveva stare con chi rendevano infelice dei bambini un po' troppo cresciuti per questo genere di cose. Insomma io lo sconsiglierei, perché per piangere ho già 'One Piece' (citato da un ragazzo mezzo maniaco che tenta di approcciare Anaru, la ragazza rossa, rivale di Menma nella conquista di Jintan).
Per quanto riguarda gli altri aspetti meno legati alla trama, beh la grafica è apprezzabile, il sonoro niente di che. Il voto è basso giusto per enfatizzare l'eccessivo interesse per questo anime, un po' frivolo a volte e non in grado di rendere giustizia a un dolore, trattandolo con superficialità, perché un amico morto non può venire dopo gli screzi per un amore non ricambiato.
Dopo l'epico gioiello di "Toradora!", il medesimo staff ha dato alla luce "AnoHana". Esattamente come "Toradora!", "AnoHana" tratta di vicende sentimentali di un gruppetto di amici composto da tre ragazzi e tre ragazze, tutti caratterizzati da un pensiero che li tormenta, che li ossessiona, che li fa essere praticamente degli inetti. Quando loro erano pressocché bambini dovettero affrontare la morte di una loro carissima amica, e fino all'adolescenza non sono mai stati in grado di combattere tale evento. Infatti, la morte della loro cara amica Menma farà in modo di squarciare il gruppetto di rose e fiori. Quando i nostri protagonisti stanno nella piena adolescenza, ovvero nella piena maturità, succede un evento straordinario. Jintan, che era nella sua infanzia il capo gruppetto, comincia a vedere, a parlare, anzi a convivere letteralmente con il fantasma di Menma la quale è ritornata perché vuole che i suoi amici esaudiscano il suo falso e inutile desiderio.
Il gruppetto come ho già detto prima è composto da tre ragazzi e tre ragazze. I tre ragazzi sono: Jintan, Yukiatsu e Poppo. Jintan, come Poppo, non ha preferito continuare la scuola ma ha preferito abbandonarla e cercare di dare una mano in famiglia. Del gruppetto, è colui che mente continuamente a se stesso e agli altri, non riesce ad affrontare le sue paure, le sue emozioni e preferisce rintanarsi (perché no) nella sua senilità. Sono veramente significative ma rare le volte in cui Jintan dà sfogo all'emozioni represse. Yukiatsu è invece l'esatto opposto di Jintan. E' uno studente modello e fa ciò che lui crede più opportuno, anche se ciò vuol dire trascurare persone importanti. Poppo è il più socievole del gruppetto, infatti è uno dei primi a volere la rinascita del gruppetto e a volere rivivere i bei ricordi dell'infanzia.
Passiamo ora alle ragazze. Menma è nonostante l'apparenza, la più bambina di tutte e ovviamente non riesce a capire quasi mai gli stati d'animo dei suoi amici. Anaru è la prima che vorrebbe che Menma non fosse mai ritornata, Tsuruko è implicitamente la psicologa del gruppetto, l'unica che cerca a suo malgrado di capire come stanno le cose.
Tutti i personaggi sono differenti nell'aspetto, ma sono uguali nel contenuto. Nessuno dei sei diventa maturo, nessuno riesce a capire veramente come stanno le cose, mentono spudoratamente a se stessi e a tutto ciò che li circonda, soprattutto Menma, la quale non sa neanche lei in realtà cosa veramente vuole. Infatti, come suggerisce il titolo: "Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno".
Nonostante ciò, sono stato letteralmente colpito da "AnoHana", sia per i disegni sia per le sigle iniziali e finali che ho trovato estremamente buone, ma soprattutto per la trama.
Allora perché ho dato 7? Per il finale che non mi ha convinto assolutamente. Ma sono sicuro che per "AnoHana" sarebbe stato meglio un finale simile alla fine di "Silent Hill 2".
Il gruppetto come ho già detto prima è composto da tre ragazzi e tre ragazze. I tre ragazzi sono: Jintan, Yukiatsu e Poppo. Jintan, come Poppo, non ha preferito continuare la scuola ma ha preferito abbandonarla e cercare di dare una mano in famiglia. Del gruppetto, è colui che mente continuamente a se stesso e agli altri, non riesce ad affrontare le sue paure, le sue emozioni e preferisce rintanarsi (perché no) nella sua senilità. Sono veramente significative ma rare le volte in cui Jintan dà sfogo all'emozioni represse. Yukiatsu è invece l'esatto opposto di Jintan. E' uno studente modello e fa ciò che lui crede più opportuno, anche se ciò vuol dire trascurare persone importanti. Poppo è il più socievole del gruppetto, infatti è uno dei primi a volere la rinascita del gruppetto e a volere rivivere i bei ricordi dell'infanzia.
Passiamo ora alle ragazze. Menma è nonostante l'apparenza, la più bambina di tutte e ovviamente non riesce a capire quasi mai gli stati d'animo dei suoi amici. Anaru è la prima che vorrebbe che Menma non fosse mai ritornata, Tsuruko è implicitamente la psicologa del gruppetto, l'unica che cerca a suo malgrado di capire come stanno le cose.
Tutti i personaggi sono differenti nell'aspetto, ma sono uguali nel contenuto. Nessuno dei sei diventa maturo, nessuno riesce a capire veramente come stanno le cose, mentono spudoratamente a se stessi e a tutto ciò che li circonda, soprattutto Menma, la quale non sa neanche lei in realtà cosa veramente vuole. Infatti, come suggerisce il titolo: "Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno".
Nonostante ciò, sono stato letteralmente colpito da "AnoHana", sia per i disegni sia per le sigle iniziali e finali che ho trovato estremamente buone, ma soprattutto per la trama.
Allora perché ho dato 7? Per il finale che non mi ha convinto assolutamente. Ma sono sicuro che per "AnoHana" sarebbe stato meglio un finale simile alla fine di "Silent Hill 2".
Prima caratteristica di quest'anime è che è molto breve. Ciò può essere visto in parte negativamente, in quanto l'anime passa forse troppo velocemente. Però la trama riesce a prendere da subito, e piuttosto di allungare troppo il brodo come fanno altri anime va bene anche così, un concentrato di emozioni. Quest'opera è talmente carica di sentimenti che non ci si può riposare un attimo: a me questa cosa è piaciuta, ma potrebbe non piacere ad altri, de gustibus.
Unica pecca, nel finale si piange a fiumi e se lo spettatore è coinvolto è un bene per l'anime, ma talvolta le azioni dei personaggi appaiono forzate. Questo perché si va velocissimi, in particolar modo nell'ultima puntata, e così si vuole fare emozionare a tutti i costi: intenzione forse un po' troppo evidente.
La trama parla di un gruppo di ragazzi, tre ragazzi e tre ragazze, che da piccoli stavano sempre assieme, in un gruppo chiamato "Super Peace Busters", con tanto di base segreta. "Quel giorno" una tragedia ne colpisce i membri facendoli così dividere, e da allora non si sono più visti, o si sono comunque pressoché ignorati. Ora sono cresciuti, e sembra che tutti siano cambiati parecchio; sotto sotto, però, non è così.
C'è da dire che avrei voluto sapere di più su alcune cose, come ad esempio perché Menma non faccia di tutto per farsi notare fin da subito.
I personaggi sono ben caratterizzati, ed è intrigante il fatto che, sebbene all'inizio diano l'idea di essere totalmente cambiati, caratterialmente o fisicamente, alla fine dimostrino di non esserlo affatto, e chi sembrava più distaccato è forse chi è invece più coinvolto emotivamente. Inizialmente danno addirittura l'idea di essere quasi diventati nemici, sembrano starsi antipatici, ma è solo perché hanno preso strade diverse: chi va in una scuola, chi in un'altra, chi non ci va, chi se ne va via del tutto. E' il protagonista, leader del gruppo anni prima, che li fa riunire.
Per il lato tecnico quest'anime è sicuramente di alto livello, i disegni sono sono ottimi e le sigle rendono più che bene.
Non ho molto altro da dire, se non consigliarvi di guardarlo: in fondo l'ho già detto, è corto, lo si comincia oggi e domani lo si finisce. Ciò non vuol dire però che passi senza lasciare niente.
Unica pecca, nel finale si piange a fiumi e se lo spettatore è coinvolto è un bene per l'anime, ma talvolta le azioni dei personaggi appaiono forzate. Questo perché si va velocissimi, in particolar modo nell'ultima puntata, e così si vuole fare emozionare a tutti i costi: intenzione forse un po' troppo evidente.
La trama parla di un gruppo di ragazzi, tre ragazzi e tre ragazze, che da piccoli stavano sempre assieme, in un gruppo chiamato "Super Peace Busters", con tanto di base segreta. "Quel giorno" una tragedia ne colpisce i membri facendoli così dividere, e da allora non si sono più visti, o si sono comunque pressoché ignorati. Ora sono cresciuti, e sembra che tutti siano cambiati parecchio; sotto sotto, però, non è così.
C'è da dire che avrei voluto sapere di più su alcune cose, come ad esempio perché Menma non faccia di tutto per farsi notare fin da subito.
I personaggi sono ben caratterizzati, ed è intrigante il fatto che, sebbene all'inizio diano l'idea di essere totalmente cambiati, caratterialmente o fisicamente, alla fine dimostrino di non esserlo affatto, e chi sembrava più distaccato è forse chi è invece più coinvolto emotivamente. Inizialmente danno addirittura l'idea di essere quasi diventati nemici, sembrano starsi antipatici, ma è solo perché hanno preso strade diverse: chi va in una scuola, chi in un'altra, chi non ci va, chi se ne va via del tutto. E' il protagonista, leader del gruppo anni prima, che li fa riunire.
Per il lato tecnico quest'anime è sicuramente di alto livello, i disegni sono sono ottimi e le sigle rendono più che bene.
Non ho molto altro da dire, se non consigliarvi di guardarlo: in fondo l'ho già detto, è corto, lo si comincia oggi e domani lo si finisce. Ciò non vuol dire però che passi senza lasciare niente.
Non mi dilungherò molto e non dirò quasi nulla sulla trama, quindi niente spoiler, anche perché non mi piace farlo. Per me quest'anime è stupendo. Mi è piaciuto fin dall'inizio, la trama seppur non molto originale, è ricca di colpi di scena e avvenimenti che mai nessuno si sarebbe aspettato. Mi ha davvero colpito quest'orpera anche se ha ha voluto fare piangere a ogni puntata. Era davvero commovente la parte finale. L'unica cosa che direi non mi è piaciuta e che ritengo un po' improbabile è che questi ragazzi dopo 10 anni continuano ancora ad amarsi, seppure avevano solo 6 anni all'epoca. Io a 6 anni non sapevo cos'era l'amore e, anche se fossi stato innamorato di una bambina allora, adesso non mi farebbe alcun effetto, però vabbé, vuol dire che i loro sentimenti erano molto sinceri. Ma a parte questo, che per me è un errore piuttosto insignificante vista la bellezza generale dell'opera, l'anime merita molto e lo consiglierei a tutti. In effetti ne ho parlato un po' ai miei amici, ma a loro non interessano gli anime in generale purtroppo, e io non ho molta gente con cui condividere questa mia passione.
Per quanto riguarda la grafica e le tecniche di disegno, le ho trovate semplicemente stupende, ho trovato pochi anime con questi disegni bellissimi, addirittura qui era tutto molto dettagliato, come i videogiochi nel negozio dove lavorano Jintan e Anaru, presentano la scritta "Play Station 2" e altri dettagli che ho trovato molto carini per abbellire l'opera. I paesaggi, li ho trovati stupendi, come il bosco del rifugio e il Chichibu Bridge, che esiste veramente in Giappone. Insomma, ripeto, quest'opera è ben fatta, anche se è molto breve (solo 11 episodi della durata di 25 minuti ciascuno) e proprio per questo la consiglio a tutti. Voto: 9 e mezzo.
Per quanto riguarda la grafica e le tecniche di disegno, le ho trovate semplicemente stupende, ho trovato pochi anime con questi disegni bellissimi, addirittura qui era tutto molto dettagliato, come i videogiochi nel negozio dove lavorano Jintan e Anaru, presentano la scritta "Play Station 2" e altri dettagli che ho trovato molto carini per abbellire l'opera. I paesaggi, li ho trovati stupendi, come il bosco del rifugio e il Chichibu Bridge, che esiste veramente in Giappone. Insomma, ripeto, quest'opera è ben fatta, anche se è molto breve (solo 11 episodi della durata di 25 minuti ciascuno) e proprio per questo la consiglio a tutti. Voto: 9 e mezzo.
"Ano hana", anime della primavera del 2011, è uno slice of life drammatico/sentimentale, prodotto dallo Studio A-1 Pictures, per la regia di Tatsuyuki Nagai ("Toradora!", "Honey and Clover", "Ikki Tousen" ecc). Ci troviamo sin dai primi minuto dinanzi a un cast di personaggi ben caratterizzati, ciascuno dei quali soffre per il medesimo dramma della morte di una loro compagna in tenera età, e tutti sin dal principio mostrano debolezze emotive, derivate da quest'evento e mai superate.
Jinta Yadomi, è finito per esiliarsi dalla società, ed è tendente a divenire hikikomori; Naruko Anjo, vittima della società, diviene facilmente influenzabile, e non è quasi in grado di prendere decisioni di sua spontanea volontà; Atsumu Matsuyuki, nonostante sia uno dei migliori a scuola, è forse quello mentalmente più turbato; Chiriko Tsurumi ha finito per distaccarsi da tutti divenendo "fredda" con chiunque; Tetsudo Hisakawa "Poppo" ha viaggiato ovunque per fuggire dai posti dove aveva passato la sua infanzia; infine Meiko Honma è quella che ha avuto la sorte peggiore essendo la stessa vittima dell'incidente con il quale ha perso la vita, anche se fa parte a tutti gli effetti dei personaggi.
I ragazzi di questo gruppo, unitissimi da piccoli, non si parlano dai tempi dell'"incidente", ma sarà grazie alla defunta Menma che si rincontreranno e che rinnoveranno la loro amicizia per raggiungere lo scopo comune a tutti, quello di espiare le loro presunte colpe.
La storia ha un incipit molto interessante, e i presupposti del primo episodio sono davvero molto buoni, tuttavia, man mano che la narrazione prosegue, le scelte dei personaggi non sembrano sempre adeguate, e tutti si perdono in sentimentalismi che distraggono dal filo principale, e quasi non hanno senso ai fini della trama. Inoltre sembra che l'apice, la svolta del dramma, sia sempre rimandato, mentre lo spettatore può seriamente infastidirsi, nel vedere che un qualcosa non avviene mai, anche se potrebbe avvenire facilmente e senza troppe cerimonie. E ciò non può essere nascosto dietro la tipologia slice of life, poiché anche se tutto sembra proseguire attraverso il flusso naturale delle cose non è così, poiché molte reazioni e tentennamenti sono falsi e innaturali.
Alla fine, quando il dramma è al suo apice, si è soddisfatti a metà, l'opera può commuovere veramente, ma un senso d'incompiutezza pervade lo spettatore, a cui si aggiunge un finale che non spiega né alcuni eventi del passato (forse meglio così), né le reazioni dei protagonisti.
A livello tecnico il prodotto è realizzato molto bene: grafica, scenografia e fotografia sono ottime, e anche la colonna sonora, se anche poco variegata è molto buona. Insomma a me la serie ha lasciato l'amaro in bocca poiché i primi episodi mi avevano davvero catturato, ma poi non è accaduto più molto, e l'anime è divenuto solo un'epopea del pianto. Il voto è un 6 e mezzo, potrebbe piacervi.
Jinta Yadomi, è finito per esiliarsi dalla società, ed è tendente a divenire hikikomori; Naruko Anjo, vittima della società, diviene facilmente influenzabile, e non è quasi in grado di prendere decisioni di sua spontanea volontà; Atsumu Matsuyuki, nonostante sia uno dei migliori a scuola, è forse quello mentalmente più turbato; Chiriko Tsurumi ha finito per distaccarsi da tutti divenendo "fredda" con chiunque; Tetsudo Hisakawa "Poppo" ha viaggiato ovunque per fuggire dai posti dove aveva passato la sua infanzia; infine Meiko Honma è quella che ha avuto la sorte peggiore essendo la stessa vittima dell'incidente con il quale ha perso la vita, anche se fa parte a tutti gli effetti dei personaggi.
I ragazzi di questo gruppo, unitissimi da piccoli, non si parlano dai tempi dell'"incidente", ma sarà grazie alla defunta Menma che si rincontreranno e che rinnoveranno la loro amicizia per raggiungere lo scopo comune a tutti, quello di espiare le loro presunte colpe.
La storia ha un incipit molto interessante, e i presupposti del primo episodio sono davvero molto buoni, tuttavia, man mano che la narrazione prosegue, le scelte dei personaggi non sembrano sempre adeguate, e tutti si perdono in sentimentalismi che distraggono dal filo principale, e quasi non hanno senso ai fini della trama. Inoltre sembra che l'apice, la svolta del dramma, sia sempre rimandato, mentre lo spettatore può seriamente infastidirsi, nel vedere che un qualcosa non avviene mai, anche se potrebbe avvenire facilmente e senza troppe cerimonie. E ciò non può essere nascosto dietro la tipologia slice of life, poiché anche se tutto sembra proseguire attraverso il flusso naturale delle cose non è così, poiché molte reazioni e tentennamenti sono falsi e innaturali.
Alla fine, quando il dramma è al suo apice, si è soddisfatti a metà, l'opera può commuovere veramente, ma un senso d'incompiutezza pervade lo spettatore, a cui si aggiunge un finale che non spiega né alcuni eventi del passato (forse meglio così), né le reazioni dei protagonisti.
A livello tecnico il prodotto è realizzato molto bene: grafica, scenografia e fotografia sono ottime, e anche la colonna sonora, se anche poco variegata è molto buona. Insomma a me la serie ha lasciato l'amaro in bocca poiché i primi episodi mi avevano davvero catturato, ma poi non è accaduto più molto, e l'anime è divenuto solo un'epopea del pianto. Il voto è un 6 e mezzo, potrebbe piacervi.
Dopo Puella Magi ★ Madoka Magica, Rai4 passava Ano Hi Mita Hana No Namae O Bokutachi Wa Mada Shiranai, Ancora Non Conosciamo Il Nome Del Fiore Che Abbiamo Visto Quel Giorno, abbreviato in AnoHana, anime del 2011 diretto da Tatsuyuki Nagai (Toradora!), composto da 11 episodi, direi genere "piagnone/cry me a river", ma ufficialmente è una commedia drammatica sentimentale che ha del soprannaturale. Come se non bastasse la tragicità di Puella Magi ★ Madoka Magica, AnoHana rincara la dose con un po' di tristezza adolescenziale. Poteva essere una storia molto bella e commovente, ma purtroppo mi sono ritrovata a ridacchiare nelle scene che, in teoria, avrebbero dovuto essere serie e questo non è un buon segno. Ci potrebbero essere spoilers, quindi consiglio la visione a chi è interessato, poi la lettura della recensione. Siete avvisati, eh
Un gruppo di amici d'infanzia, separati da dieci anni a causa della morte di una loro cara amica, Meiko Honma detta Menma, si ritrova per fare luce sul mistero della sua apparizione a Jinta Yadomi detto Jintan. Dovranno impegnarsi a scoprire la causa della sua mancata ascensione al Nirvana.
Il tema portante dell'anime è la morte e come il gruppo di amici la affronta. Venire a conoscenza della morte da bambini non è facile, specie se a mancare è una cara amica a causa di un tragico e inevitabile incidente. Nessuno di loro accetta facilmente questo evento, tanto che quelli che una volta erano i Super Busters Della Pace si separano, intraprendendo ognuno una strada diversa
Jinta Yadomi/Jintan, un tempo leader del gruppo, dopo la morte di Menma e della madre si auto-emargina, restando chiuso in casa e rifiutandosi di andare a scuola. Naruko Anjou/Anaru, da sempre gelosa del rapporto tra Jintan e Menma, si fa trascinare da amicizie che non le appartengono, tenendosi a distanza da Jintan. Atsumu Matsuyuki/Yukiatsu è il più disturbato del gruppo, è rimasto sconvolto dalla morte della bambina che un tempo "amava" e, geloso anche lui del rapporto tra Jintan e Menma, evita il discorso, compie gesti dettati dal suo dolore e l'unica persona del gruppo con cui parla è Chiriko Tsurumi/Tsuruko. Quest'ultima si presenta calma e posata, apparentemente indifferente a qualsiasi cosa succeda. L'unico che frequenta ancora il luogo segreto della loro infanzia è Tetsudou Hisakawa/Poppo, il più allegro ed estroverso ancora dopo dieci anni. Si tiene impegnato facendo dei lavoretti e viaggiando per il mondo. Sebbene siano passati molti anni, tutti vivono ancora nel passato, tornando col pensiero a quel giorno, mutilandosi la mente con i sensi di colpa.
Fino a quando Jintan si ritrova davanti lo spirito di Menma, rimasta caratterialmente e fisicamente la stessa di dieci anni prima, che si piazza a casa sua e comincia a seguirlo in ogni dove, pregandolo di fare il possibile per esaudire il desiderio che le permetterà di raggiungere l'eterno riposo. Infatti è proprio questo desiderio in sospeso che la tiene intrappolata nel nostro mondo. Per raggiungere quest'obiettivo, i Super Busters Della Pace devono riunirsi. Con evidenti difficoltà, quegli amici che una volta andavano d'amore e d'accordo e che ora non si salutano neanche, tentano di fare i conti con i fantasmi (è proprio il caso di dirlo) del passato. Grazie a Menma, le loro strade si incontrano di nuovo.
Ma andiamo con ordine. Da leggersi con fare cantilenante. Jintan, estroverso e vitale, andava d'accordo con tutti, a eccezione di Yukiatsu, geloso sia della sua leadership sia dell'interesse che Menma, la sua "amata", gli prestava. Ma non ha mai detto niente, si faceva andare bene tutto. Un'altra gelosona era Anaru, la classica bambina con gli occhiali non corrisposta. Infatti, "amava" Jintan che "amava" Menma, ma faceva di tutto per non rivelarlo. Vi state già infastidendo, vero? Dai, finché sono bambini, sono anche carini da vedere. Tsuruko "amava" Yukiatsu ma non si è mai dichiarata, guardava taciturna Anaru che gli faceva da confidente. Poppo, che menomale non è innamorato di nessuno, era un bambino emarginato che entra a far parte del gruppo. Per ultima Menma, innamorata di tutti, che riserva però il suo grande cuore a Jintan. Una volta conosciuti, stanno anche simpatici. Ma quando s'incontrano dieci anni dopo, ci si trova ad assistere a espedienti patetici come la gelosia, l' "amore" provato dieci anni prima, le fissazioni e i vari litigi. Insomma, nessuno si chiede come mai Menma appare solo a Jintan, noi lo scopriamo più tardi, ma loro se la prendono con gli eventi e basta. Per tutta la durata dell'anime vediamo la scena del dopo-morte di Menma, ma mai come è avvenuto. E Jintan che non spiega agli altri che lui vede veramente l'amica? Nessuno gli crede, ma lui nonostante tutto non apre bocca. Che senso ha? Per non parlare delle motivazioni egoistiche riguardanti il desiderio di Menma: questa povera creatura vuole restare con i suoi amici, ma vorrebbe anche raggiungere il Nirvana, dal momento che, non so se ve ne siete accorti, ma non ha un corpo. Perché non ascoltarla semplicemente? Eh no. E' meglio essere egoisti e pensare di farle raggiungere il Nirvana non per fare un piacere a lei, ma a voi. Grrr.
I personaggi secondari di maggior spicco, seppur scarsamente approfonditi, sono la madre di Menma, una donna provata dal dolore che perde il contatto con la realtà rimanendo ancorata al passato, tanto che il fratello di Menma, Satoshi, personaggio che ho trovato interessante, deve ricordarle che ormai è cresciuto ed è diventato alto. Non si vede spesso, ma ha un ruolo fondamentale nella vita e nei relativi problemi di Jintan sua madre, morta di malattia quando i Super Busters esistevano ancora, con la quale Menma aveva un bel rapporto. Come ultimo, il padre di Jintan, incurante dell'apatia del figlio, uomo solo ma saltellante e tranquillo che etichetta sempre le cose che gli piacciono con l'aggettivo "kawaii", "carino".
Il problema in tutto questo è che all'inizio mi stava entusiasmando, mi ha riportata indietro nel tempo, facendomi ricordare il sapore dell'infanzia. Poi è diventato banale. Ognuno supera il dolore a modo proprio, ma frenare un po' i condotti lacrimali, no? Non si sa come mai, ma a ogni frase qualcuno piange, si dispera, si strappa i capelli, tanto da far diventare la visione insopportabile e aspramente divertente. Quello che mi infastidisce è che i personaggi sono studiati bene e il comparto tecnico è perfetto. Perché rovinare quello che poteva essere un anime da 8 facendo scelte insulse e prive di significato come fare versare lacrime ai protagonisti a tutti i costi? Non funziona che più il personaggio piange più è commovente la storia. Anzi. Perché poi i protagonisti non fanno domande e di conseguenza non hanno risposte, facendo così innervosire lo spettatore? Come dicevo, scelte prive di senso. Il brodo si prolunga troppo, abbiamo capito che questi poveri ragazzi sono affranti, hanno conosciuto la morte, si sentono in colpa, ma c'è bisogno di ripeterlo come un disco rotto? A livello di sceneggiatura, una delle poche cose che si salva sono le scenette comiche che, devo ammettere, mi hanno fatta ridere.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, come ho scritto sopra, è perfetto. Il design dei personaggi è curato, così come gli sfondi, le animazioni e le musiche. Ecco, la colonna sonora è azzeccata, sia l'opening, Aoi Shiori dei Galileo Galilei, sia l'ending, Secret Base - Kimi Ga Kureta Mono, interpretata da Ai Kayano, Haruka Tomatsu e Saori Hayami e le varie musiche presenti durante le scene. Il doppiaggio va benissimo, se non si considerano i gemiti e i pianti sconfinati che fanno rabbrividire. Ma non credo sia colpa dei doppiatori.
Poteva essere un'opera degna del suo nome se non si fossero persi di vista i temi: la morte e l'aldilà, con i quali poteva nascere qualcosa di straordinario. Ma si è dato più spazio ai triangoli amorosi e alle lagne. Eh, vabbé. Mi aspettavo una bellissima storia ed è stata rovinata. Forse sono io che sono troppo cinica, e in questo caso l'anime può risultare bello a chi è più incline a commuoversi con una marea di lacrime, però si poteva fare di molto meglio. Peccato. Voto: 6 scarso.
Un gruppo di amici d'infanzia, separati da dieci anni a causa della morte di una loro cara amica, Meiko Honma detta Menma, si ritrova per fare luce sul mistero della sua apparizione a Jinta Yadomi detto Jintan. Dovranno impegnarsi a scoprire la causa della sua mancata ascensione al Nirvana.
Il tema portante dell'anime è la morte e come il gruppo di amici la affronta. Venire a conoscenza della morte da bambini non è facile, specie se a mancare è una cara amica a causa di un tragico e inevitabile incidente. Nessuno di loro accetta facilmente questo evento, tanto che quelli che una volta erano i Super Busters Della Pace si separano, intraprendendo ognuno una strada diversa
Jinta Yadomi/Jintan, un tempo leader del gruppo, dopo la morte di Menma e della madre si auto-emargina, restando chiuso in casa e rifiutandosi di andare a scuola. Naruko Anjou/Anaru, da sempre gelosa del rapporto tra Jintan e Menma, si fa trascinare da amicizie che non le appartengono, tenendosi a distanza da Jintan. Atsumu Matsuyuki/Yukiatsu è il più disturbato del gruppo, è rimasto sconvolto dalla morte della bambina che un tempo "amava" e, geloso anche lui del rapporto tra Jintan e Menma, evita il discorso, compie gesti dettati dal suo dolore e l'unica persona del gruppo con cui parla è Chiriko Tsurumi/Tsuruko. Quest'ultima si presenta calma e posata, apparentemente indifferente a qualsiasi cosa succeda. L'unico che frequenta ancora il luogo segreto della loro infanzia è Tetsudou Hisakawa/Poppo, il più allegro ed estroverso ancora dopo dieci anni. Si tiene impegnato facendo dei lavoretti e viaggiando per il mondo. Sebbene siano passati molti anni, tutti vivono ancora nel passato, tornando col pensiero a quel giorno, mutilandosi la mente con i sensi di colpa.
Fino a quando Jintan si ritrova davanti lo spirito di Menma, rimasta caratterialmente e fisicamente la stessa di dieci anni prima, che si piazza a casa sua e comincia a seguirlo in ogni dove, pregandolo di fare il possibile per esaudire il desiderio che le permetterà di raggiungere l'eterno riposo. Infatti è proprio questo desiderio in sospeso che la tiene intrappolata nel nostro mondo. Per raggiungere quest'obiettivo, i Super Busters Della Pace devono riunirsi. Con evidenti difficoltà, quegli amici che una volta andavano d'amore e d'accordo e che ora non si salutano neanche, tentano di fare i conti con i fantasmi (è proprio il caso di dirlo) del passato. Grazie a Menma, le loro strade si incontrano di nuovo.
Ma andiamo con ordine. Da leggersi con fare cantilenante. Jintan, estroverso e vitale, andava d'accordo con tutti, a eccezione di Yukiatsu, geloso sia della sua leadership sia dell'interesse che Menma, la sua "amata", gli prestava. Ma non ha mai detto niente, si faceva andare bene tutto. Un'altra gelosona era Anaru, la classica bambina con gli occhiali non corrisposta. Infatti, "amava" Jintan che "amava" Menma, ma faceva di tutto per non rivelarlo. Vi state già infastidendo, vero? Dai, finché sono bambini, sono anche carini da vedere. Tsuruko "amava" Yukiatsu ma non si è mai dichiarata, guardava taciturna Anaru che gli faceva da confidente. Poppo, che menomale non è innamorato di nessuno, era un bambino emarginato che entra a far parte del gruppo. Per ultima Menma, innamorata di tutti, che riserva però il suo grande cuore a Jintan. Una volta conosciuti, stanno anche simpatici. Ma quando s'incontrano dieci anni dopo, ci si trova ad assistere a espedienti patetici come la gelosia, l' "amore" provato dieci anni prima, le fissazioni e i vari litigi. Insomma, nessuno si chiede come mai Menma appare solo a Jintan, noi lo scopriamo più tardi, ma loro se la prendono con gli eventi e basta. Per tutta la durata dell'anime vediamo la scena del dopo-morte di Menma, ma mai come è avvenuto. E Jintan che non spiega agli altri che lui vede veramente l'amica? Nessuno gli crede, ma lui nonostante tutto non apre bocca. Che senso ha? Per non parlare delle motivazioni egoistiche riguardanti il desiderio di Menma: questa povera creatura vuole restare con i suoi amici, ma vorrebbe anche raggiungere il Nirvana, dal momento che, non so se ve ne siete accorti, ma non ha un corpo. Perché non ascoltarla semplicemente? Eh no. E' meglio essere egoisti e pensare di farle raggiungere il Nirvana non per fare un piacere a lei, ma a voi. Grrr.
I personaggi secondari di maggior spicco, seppur scarsamente approfonditi, sono la madre di Menma, una donna provata dal dolore che perde il contatto con la realtà rimanendo ancorata al passato, tanto che il fratello di Menma, Satoshi, personaggio che ho trovato interessante, deve ricordarle che ormai è cresciuto ed è diventato alto. Non si vede spesso, ma ha un ruolo fondamentale nella vita e nei relativi problemi di Jintan sua madre, morta di malattia quando i Super Busters esistevano ancora, con la quale Menma aveva un bel rapporto. Come ultimo, il padre di Jintan, incurante dell'apatia del figlio, uomo solo ma saltellante e tranquillo che etichetta sempre le cose che gli piacciono con l'aggettivo "kawaii", "carino".
Il problema in tutto questo è che all'inizio mi stava entusiasmando, mi ha riportata indietro nel tempo, facendomi ricordare il sapore dell'infanzia. Poi è diventato banale. Ognuno supera il dolore a modo proprio, ma frenare un po' i condotti lacrimali, no? Non si sa come mai, ma a ogni frase qualcuno piange, si dispera, si strappa i capelli, tanto da far diventare la visione insopportabile e aspramente divertente. Quello che mi infastidisce è che i personaggi sono studiati bene e il comparto tecnico è perfetto. Perché rovinare quello che poteva essere un anime da 8 facendo scelte insulse e prive di significato come fare versare lacrime ai protagonisti a tutti i costi? Non funziona che più il personaggio piange più è commovente la storia. Anzi. Perché poi i protagonisti non fanno domande e di conseguenza non hanno risposte, facendo così innervosire lo spettatore? Come dicevo, scelte prive di senso. Il brodo si prolunga troppo, abbiamo capito che questi poveri ragazzi sono affranti, hanno conosciuto la morte, si sentono in colpa, ma c'è bisogno di ripeterlo come un disco rotto? A livello di sceneggiatura, una delle poche cose che si salva sono le scenette comiche che, devo ammettere, mi hanno fatta ridere.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, come ho scritto sopra, è perfetto. Il design dei personaggi è curato, così come gli sfondi, le animazioni e le musiche. Ecco, la colonna sonora è azzeccata, sia l'opening, Aoi Shiori dei Galileo Galilei, sia l'ending, Secret Base - Kimi Ga Kureta Mono, interpretata da Ai Kayano, Haruka Tomatsu e Saori Hayami e le varie musiche presenti durante le scene. Il doppiaggio va benissimo, se non si considerano i gemiti e i pianti sconfinati che fanno rabbrividire. Ma non credo sia colpa dei doppiatori.
Poteva essere un'opera degna del suo nome se non si fossero persi di vista i temi: la morte e l'aldilà, con i quali poteva nascere qualcosa di straordinario. Ma si è dato più spazio ai triangoli amorosi e alle lagne. Eh, vabbé. Mi aspettavo una bellissima storia ed è stata rovinata. Forse sono io che sono troppo cinica, e in questo caso l'anime può risultare bello a chi è più incline a commuoversi con una marea di lacrime, però si poteva fare di molto meglio. Peccato. Voto: 6 scarso.
AnoHana è la storia di cinque amici d'infanzia che purtroppo si sono persi di vista dopo la morte di una loro amica, Menma, e hanno quasi praticamente perso ogni contatto tra di loro. Tuttavia è proprio questa ragazza la scintilla che riaccenderà il buio rapporto del gruppo.
L'anime si muove a una velocità crescente. Lo sviluppo del carattere dei personaggi va via via a complicarsi con il tempo fino a raggiungere l'apice negli ultimi episodi; le OST rendono davvero bene nel contesto della storia e della situazione dando quel senso di drammaticità al momento giusto.
Infatti "Anohana" è un anime volto soprattutto a emozionare facendo riscoprire valori importanti come un'amicizia ritrovata. Anche l'ironia fa il suo gioco, non eccessiva e forzata ma simpatica e adeguata. Una nota da prendere assolutamente in considerazione sono i disegni: i volti dei personaggi sono tutti diversi e non si somigliano, le scenografie sono veramente realistiche e riproducono fedelmente la struttura della tipica città giapponese. I paesaggi e le colorazioni sono eccellenti.
Il finale, anche se probabilmente un poco prevedibile, di certo non mi ha deluso anzi mi ha coinvolto particolarmente facendomi sfuggire qualche lacrimuccia. Concludo la mia recensione con un paragone.
Come l'onda che lungi si vede, e lentamente e poi velocemente s'esaurisce in mille goccioline infrangendosi veemente sugli scogli, così "Anohana" emozionerà e travolgerà, all'inizio pian piano, poi più veloce e infine esploderà cercando di trasmettervi le stesse emozioni che anch'io stesso ho provato. Il mio voto è 9.
L'anime si muove a una velocità crescente. Lo sviluppo del carattere dei personaggi va via via a complicarsi con il tempo fino a raggiungere l'apice negli ultimi episodi; le OST rendono davvero bene nel contesto della storia e della situazione dando quel senso di drammaticità al momento giusto.
Infatti "Anohana" è un anime volto soprattutto a emozionare facendo riscoprire valori importanti come un'amicizia ritrovata. Anche l'ironia fa il suo gioco, non eccessiva e forzata ma simpatica e adeguata. Una nota da prendere assolutamente in considerazione sono i disegni: i volti dei personaggi sono tutti diversi e non si somigliano, le scenografie sono veramente realistiche e riproducono fedelmente la struttura della tipica città giapponese. I paesaggi e le colorazioni sono eccellenti.
Il finale, anche se probabilmente un poco prevedibile, di certo non mi ha deluso anzi mi ha coinvolto particolarmente facendomi sfuggire qualche lacrimuccia. Concludo la mia recensione con un paragone.
Come l'onda che lungi si vede, e lentamente e poi velocemente s'esaurisce in mille goccioline infrangendosi veemente sugli scogli, così "Anohana" emozionerà e travolgerà, all'inizio pian piano, poi più veloce e infine esploderà cercando di trasmettervi le stesse emozioni che anch'io stesso ho provato. Il mio voto è 9.
Alla costante ricerca di un sostituto di "Durarara!" mi sono imbattuto in quest'anime. Ero pronto a buttarmi di petto su un titolo che aveva tutte le carte in tavola per commuovermi e strapparmi qualche lacrima? Inizialmente la mia risposta è stata no. Ma per mia fortuna ho fatto il salto e mi sono buttato nella visione di questo stupendo anime che mi sono letteralmente divorato in due notti
"AnoHana" si presenta con una trama piuttosto semplice. Sei ragazzi, amici sin dall'infanzia, vengono sconvolti da una tragica fatalità che ha causato la loro separazione e irrimediabilmente rovinato i loro rapporti, fino al giorno in cui Jintan, in una calda giornata estiva, si ritrova in casa Menma, l'unica a non essere cambiata nonostante i lunghi anni passati dall'ultima volta in cui i due si erano visti.
Una trama come detto basilare, già vista in molte altre serie ma, come si dice, "Mai giudicare un libro dalla copertina"? Frase migliore non riuscirei a trovare.
E infatti nonostante un primo episodio (a mio avviso volutamente introduttivo) privo di emozioni, tutt'altro va detto per il resto della serie. Un susseguirsi di scene decisamente tenere e ricordi malinconici vi terranno attaccati allo schermo; una mano sul mouse e l'altra con un fazzoletto per le lacrime che potrebbero uscire dai vostri occhi quando meno ve lo aspettate.
Ricordi che inevitabilmente si mischieranno ai vostri, perché tutti in fondo da bambini avete avuto il vostro gruppo di amici, il vostro "rifugio segreto", i vostri sogni e i vostri desideri. Tutto una volta cresciuti è diventato più difficile e poco è lo spazio riservato a quei desideri un tempo tanto importanti. Le priorità cambiano così come le persone. Una realtà spesso più dura di come l'avevamo immaginata da bambini. Ed è proprio questo che "AnoHana" ci mostra ed è proprio per questo che non potrete non immedesimarvi in uno dei protagonisti e vivere in pieno la loro storia.
Graficamente "AnoHana" è molto appagante e dà sempre la sensazione di amalgamarsi perfettamente alla storia narrata. L'audio aumenterà notevolmente le vostre percentuali di probabilità di "uscita lacrime improvvise" e il chara design è ottimo.
In conclusione "AnoHana" è un ottimo anime che vi trascinerà fino all'undicesima puntata con una velocità disarmante tanto da arrivare a sperare che non finisca mai e che non arrivi l'epilogo. Sicuramente non rimarrà negli annali ma forse un angolino nel vostro cuore lo troverà.
Orphen
"AnoHana" si presenta con una trama piuttosto semplice. Sei ragazzi, amici sin dall'infanzia, vengono sconvolti da una tragica fatalità che ha causato la loro separazione e irrimediabilmente rovinato i loro rapporti, fino al giorno in cui Jintan, in una calda giornata estiva, si ritrova in casa Menma, l'unica a non essere cambiata nonostante i lunghi anni passati dall'ultima volta in cui i due si erano visti.
Una trama come detto basilare, già vista in molte altre serie ma, come si dice, "Mai giudicare un libro dalla copertina"? Frase migliore non riuscirei a trovare.
E infatti nonostante un primo episodio (a mio avviso volutamente introduttivo) privo di emozioni, tutt'altro va detto per il resto della serie. Un susseguirsi di scene decisamente tenere e ricordi malinconici vi terranno attaccati allo schermo; una mano sul mouse e l'altra con un fazzoletto per le lacrime che potrebbero uscire dai vostri occhi quando meno ve lo aspettate.
Ricordi che inevitabilmente si mischieranno ai vostri, perché tutti in fondo da bambini avete avuto il vostro gruppo di amici, il vostro "rifugio segreto", i vostri sogni e i vostri desideri. Tutto una volta cresciuti è diventato più difficile e poco è lo spazio riservato a quei desideri un tempo tanto importanti. Le priorità cambiano così come le persone. Una realtà spesso più dura di come l'avevamo immaginata da bambini. Ed è proprio questo che "AnoHana" ci mostra ed è proprio per questo che non potrete non immedesimarvi in uno dei protagonisti e vivere in pieno la loro storia.
Graficamente "AnoHana" è molto appagante e dà sempre la sensazione di amalgamarsi perfettamente alla storia narrata. L'audio aumenterà notevolmente le vostre percentuali di probabilità di "uscita lacrime improvvise" e il chara design è ottimo.
In conclusione "AnoHana" è un ottimo anime che vi trascinerà fino all'undicesima puntata con una velocità disarmante tanto da arrivare a sperare che non finisca mai e che non arrivi l'epilogo. Sicuramente non rimarrà negli annali ma forse un angolino nel vostro cuore lo troverà.
Orphen
Le persone muoiono. Le persone si allontanano. Le persone cambiano. Le persone tornano a vivere.
L'unico elemento che però rimane invariato, oltre ai sentimenti veri - che siano amicizia o amore - è il tempo: perché esso è inflessibile, non smette mai di scorrere, neanche di fronte a una morte ingiusta come quella di Meiko Honma giunta in tenera età. Meiko muore, quando ha l'intera vita dinnanzi a sé, che appare come un immenso sogno da scoprire. La vita è un sogno, soprattutto se gli occhi che guardano il mondo sono quelli della piccola, dolce Menma.
Ma può anche rivelarsi un incubo, questa vita, soprattutto per coloro che sono costretti a restare e a cercare un modo per andare avanti: Jintan, Anaru, Poppo, Yukihatsu e Tsuruko sono queste persone, quelli che sono rimasti e che sono dilaniati da una sofferenza che non sanno neanche esternare.
In sintesi, questo è "Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai" che, tradotto letteralmente, significa "Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno": è un anime composto da 11 episodi che include diversi generi al suo interno, come il drammatico, il sentimentale e lo slice of life.
Ci sono cose, a questo mondo, che sanno toccare l'animo di un essere umano fin nel profondo del suo cuore: la morte, la vita, il cambiamento, la crescita. Ci sono cose, in quest'anime, che vi toccheranno se sareste predisposti a lasciarvi sfiorare dalla voce vivace di Menma, dai segreti non ancora confessati di Yukihatsu, dalle battute di Poppo, dagli sguardi eloquenti di Tsuruko, dall'insicurezza di Anaru e, ovviamente, dalla non-vita che conduce Jintan, ovvero il protagonista di questa drammatica storia.
La vita può cambiare da un momento all'altro in bene o in male, come è successo a un gruppo qualsiasi di amici: Menma, una di loro, muore all'improvviso. Ma dopo diversi anni lei compare a Jintan, un tempo il "capo" del gruppo, chiedendogli di aiutarla a esaudire il suo desiderio - un desiderio che lei però non ricorda affatto.
Le cose ormai sono cambiate: tutti si sono divisi; hanno finito per prendere strade differenti, perché la morte si è mischiata troppo presto alle loro vite.
Qual è il vero desiderio di Menma? Gli altri ragazzi e ragazze del gruppo crederanno alle parole di Jintan? Il nostro protagonista riuscirà a riavvicinarsi ai suoi vecchi amici? E come ognuno di loro ha affrontato l'orribile perdita di Menma?
Sono andanti avanti? No, nessuno di loro è andato avanti. Il tempo si è fermato per tutti, e soltanto adesso ha ripreso a scorrere come un fiume inarrestabile, inondandoli di nuove emozioni che forse avevano perfino dimenticato di essere in grado di provare.
"Ano Hana" è quel tipo di anime creato con l'apposito intento di fare commuovere chi decide di visionarlo. Esso a mio parere è stato creato proprio per inondare gli occhi di chi lo sta guardando e che entra, in un modo o nell'altro, nelle vicende dei protagonisti che si intrecciano in una storia drammatica, realistica e molto toccante. È un racconto di formazione, di crescita e di analisi interiore: ogni personaggio, segnato in modo irrimediabile dalla prematura morte di Menma, subirà la sua evoluzione e ci verranno mostrati i lati più intimi del loro animo distrutto.
È proprio quest'impronta fin troppo palesemente drammatica, volta a fare commuovere per forza chi guarda, che disegna una grande macchia in quest'anime: "AnoHana" è carico di scene e di dialoghi confezionati per far piangere, esso cerca di spingerti sull'orlo delle lacrime nel corso di molte scene.
I personaggi possono essere amati o detestati a seconda di come vengono percepiti: sono realistici o in realtà sono semplicemente stereotipati e, introdotti in un contesto così drammatico, tentano di apparire veritieri? In tutta sincerità, anche se sono più propensa verso la seconda opzione, devo ammettere che secondo me non c'è una risposta: perché dopo avere riflettuto a lungo sono giunta alla conclusione che molto probabilmente possano essere entrambi contemporaneamente.
Sono memorabili le musiche che accompagnano le vicende dei Busters della Pace, specialmente quelle dolci e malinconiche.
I disegni sono meravigliosi: ho apprezzato in modo particolare gli sfondi estivi, colmi di calore e di vita.
"AnoHana" è per me un prodotto confezionato con il preciso obiettivo di commuovere le masse e, al suo interno, si muovono personaggi che versano moltissime lacrime. Questo accade perché sono rimasti aggrappati ai momenti felici e tristi del passato, come se si trattasse di una mera ancora di salvezza, senza riuscire mai a voltare pagina per continuare a scrivere le loro vite.
Il dolore non può restare sepolto per sempre nel cuore di chi vive.
L'unico elemento che però rimane invariato, oltre ai sentimenti veri - che siano amicizia o amore - è il tempo: perché esso è inflessibile, non smette mai di scorrere, neanche di fronte a una morte ingiusta come quella di Meiko Honma giunta in tenera età. Meiko muore, quando ha l'intera vita dinnanzi a sé, che appare come un immenso sogno da scoprire. La vita è un sogno, soprattutto se gli occhi che guardano il mondo sono quelli della piccola, dolce Menma.
Ma può anche rivelarsi un incubo, questa vita, soprattutto per coloro che sono costretti a restare e a cercare un modo per andare avanti: Jintan, Anaru, Poppo, Yukihatsu e Tsuruko sono queste persone, quelli che sono rimasti e che sono dilaniati da una sofferenza che non sanno neanche esternare.
In sintesi, questo è "Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai" che, tradotto letteralmente, significa "Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno": è un anime composto da 11 episodi che include diversi generi al suo interno, come il drammatico, il sentimentale e lo slice of life.
Ci sono cose, a questo mondo, che sanno toccare l'animo di un essere umano fin nel profondo del suo cuore: la morte, la vita, il cambiamento, la crescita. Ci sono cose, in quest'anime, che vi toccheranno se sareste predisposti a lasciarvi sfiorare dalla voce vivace di Menma, dai segreti non ancora confessati di Yukihatsu, dalle battute di Poppo, dagli sguardi eloquenti di Tsuruko, dall'insicurezza di Anaru e, ovviamente, dalla non-vita che conduce Jintan, ovvero il protagonista di questa drammatica storia.
La vita può cambiare da un momento all'altro in bene o in male, come è successo a un gruppo qualsiasi di amici: Menma, una di loro, muore all'improvviso. Ma dopo diversi anni lei compare a Jintan, un tempo il "capo" del gruppo, chiedendogli di aiutarla a esaudire il suo desiderio - un desiderio che lei però non ricorda affatto.
Le cose ormai sono cambiate: tutti si sono divisi; hanno finito per prendere strade differenti, perché la morte si è mischiata troppo presto alle loro vite.
Qual è il vero desiderio di Menma? Gli altri ragazzi e ragazze del gruppo crederanno alle parole di Jintan? Il nostro protagonista riuscirà a riavvicinarsi ai suoi vecchi amici? E come ognuno di loro ha affrontato l'orribile perdita di Menma?
Sono andanti avanti? No, nessuno di loro è andato avanti. Il tempo si è fermato per tutti, e soltanto adesso ha ripreso a scorrere come un fiume inarrestabile, inondandoli di nuove emozioni che forse avevano perfino dimenticato di essere in grado di provare.
"Ano Hana" è quel tipo di anime creato con l'apposito intento di fare commuovere chi decide di visionarlo. Esso a mio parere è stato creato proprio per inondare gli occhi di chi lo sta guardando e che entra, in un modo o nell'altro, nelle vicende dei protagonisti che si intrecciano in una storia drammatica, realistica e molto toccante. È un racconto di formazione, di crescita e di analisi interiore: ogni personaggio, segnato in modo irrimediabile dalla prematura morte di Menma, subirà la sua evoluzione e ci verranno mostrati i lati più intimi del loro animo distrutto.
È proprio quest'impronta fin troppo palesemente drammatica, volta a fare commuovere per forza chi guarda, che disegna una grande macchia in quest'anime: "AnoHana" è carico di scene e di dialoghi confezionati per far piangere, esso cerca di spingerti sull'orlo delle lacrime nel corso di molte scene.
I personaggi possono essere amati o detestati a seconda di come vengono percepiti: sono realistici o in realtà sono semplicemente stereotipati e, introdotti in un contesto così drammatico, tentano di apparire veritieri? In tutta sincerità, anche se sono più propensa verso la seconda opzione, devo ammettere che secondo me non c'è una risposta: perché dopo avere riflettuto a lungo sono giunta alla conclusione che molto probabilmente possano essere entrambi contemporaneamente.
Sono memorabili le musiche che accompagnano le vicende dei Busters della Pace, specialmente quelle dolci e malinconiche.
I disegni sono meravigliosi: ho apprezzato in modo particolare gli sfondi estivi, colmi di calore e di vita.
"AnoHana" è per me un prodotto confezionato con il preciso obiettivo di commuovere le masse e, al suo interno, si muovono personaggi che versano moltissime lacrime. Questo accade perché sono rimasti aggrappati ai momenti felici e tristi del passato, come se si trattasse di una mera ancora di salvezza, senza riuscire mai a voltare pagina per continuare a scrivere le loro vite.
Il dolore non può restare sepolto per sempre nel cuore di chi vive.
"AnoHana" è un anime triste e malinconico sin dal primo episodio, un anime che racconta come la grande amicizia che c'è tra un gruppo di ragazzi possa venire sconvolta dalla morte di una di essi. E' un anime che ti lascia dentro qualcosa, che ti fa provare delle forti emozioni, capace di scalfire anche la scorza dei cuori dei meno sensibili. Una storia ben fatta insomma, che pone come protagonisti tutti i sei amici, senza tralasciare nulla, anche se forse risulta un poco pesante dal momento che il principale tema è la drammaticità e la falsa auto-attribuzione di colpe da parte di tutti i protagonisti.
Ho riscontrato dei disegni molto belli e curati, delle animazioni fluide e dei volti dei personaggi fortemente espressivi. Trovo le musiche carine, con opening ed ending degne di nota. Nel complesso do 7 e 1/2.
Ho riscontrato dei disegni molto belli e curati, delle animazioni fluide e dei volti dei personaggi fortemente espressivi. Trovo le musiche carine, con opening ed ending degne di nota. Nel complesso do 7 e 1/2.
Trama & commento: 7 - Quest'anime è abbastanza particolare e insolito. La storia racconta di Jintan, un ragazzo che ha abbandonato la scuola e vive da solo con il padre. Ma in realtà non è solo, infatti riesce a vedere il fantasma di una sua cara amica deceduta da piccola: Menma. Il problema è che solo lui riesce a vederla e non ne capisce il perché: allucinazione o fenomeno soprannaturale? Indagando su questo, spinto da Menma, Jintan ritroverà la sua vecchia compagnia di amici, separatasi da bambini prendendo strade diverse: sarà un'occasione per ricostruire i vecchi rapporti e per fare trapassare Menma, che ha un ultimo desiderio da realizzare.
La trama, dopo un primo colpo di scena già all'episodio 1, s'incentra sulla ricerca del desiderio che permetterà a Menma di raggiungere il nirvana; parallelamente l'altro elemento interessante è la ricostruzione di ciò che accadde in passato, il giorno in cui la ragazza morì. In realtà la trama non è particolarmente veloce, ma ci propone un ottimo finale e qualche colpo di scena qua e là.
Personaggi: 9 - Il vero punto di forza di quest'anime è il rapporto tra il passato e il presente, tra come i personaggi erano e come sono e soprattutto sui rapporti che loro avevano allora e che hanno adesso. Molto interessante è quindi vedere come tutti i ragazzi protagonisti hanno reagito e stanno reagendo tuttora alla scomparsa della loro amica. Possiamo immaginarci i personaggi come chiodi, collegati tra loro da fili: quando un chiodo (Menma) sparisce i fili (rapporti) si tendono, si rompono o si afflosciano.
Quindi ogni personaggio ha il suo dramma e il suo modo di reagire: Jintan si è chiuso in se stesso, Anaru tende a vivere nel passato e cerca di distrarsi seguendo le mode e circondandosi di persone superficiali, Yukiatsu cerca di nascondere i suoi sentimenti buttandosi sullo studio, Tsuruko ha perso la fiducia in se stessa e Poppo ha deciso di viaggiare il per il mondo. Ognuno ha cercato dunque di dimenticare ma l'occasione che gli permette di rivedersi riaccende i vecchi sentimenti e i vecchi asti.
Anche i personaggi secondari, come i genitori dei ragazzi e simili, sono ben caratterizzati.
Grafica: 9 - La grafica è curatissima e molto luminosa. Il design dei personaggi è molto buono, grandi occhi colorati e capelli appuntiti, rimanendo però credibili; hanno molti particolari, soprattutto sui vestiti che non rimangono sempre gli stessi ma cambiano di episodio in episodio così come anche l'aspetto dei personaggi che cambiano, ad esempio, taglio di capelli. Gli sfondi riescono ancora meglio a essere perfetti nella loro spettacolarità: bellissimi paesaggi ma anche i luoghi interni sono realizzati con molti particolari.
Musiche: 7,5 - Trovo opening ed ending carine, così come le musiche durante gli episodi. Tuttavia ne viene fatto un uso che spesso aiuta concretamente a creare l'atmosfera voluta, così da arrivare direttamente al cuore dello spettatore.
Animazione: 8,5 - L'animazione è di buon livello e si mantiene di qualità costante. La cura si vede nelle piccole cose come i capelli, ad esempio, ma anche nelle scene di corsa o inseguimento veramente ben realizzate.
Tot: 8
"AnoHana" è un anime veramente consigliato a tutti.
La trama, dopo un primo colpo di scena già all'episodio 1, s'incentra sulla ricerca del desiderio che permetterà a Menma di raggiungere il nirvana; parallelamente l'altro elemento interessante è la ricostruzione di ciò che accadde in passato, il giorno in cui la ragazza morì. In realtà la trama non è particolarmente veloce, ma ci propone un ottimo finale e qualche colpo di scena qua e là.
Personaggi: 9 - Il vero punto di forza di quest'anime è il rapporto tra il passato e il presente, tra come i personaggi erano e come sono e soprattutto sui rapporti che loro avevano allora e che hanno adesso. Molto interessante è quindi vedere come tutti i ragazzi protagonisti hanno reagito e stanno reagendo tuttora alla scomparsa della loro amica. Possiamo immaginarci i personaggi come chiodi, collegati tra loro da fili: quando un chiodo (Menma) sparisce i fili (rapporti) si tendono, si rompono o si afflosciano.
Quindi ogni personaggio ha il suo dramma e il suo modo di reagire: Jintan si è chiuso in se stesso, Anaru tende a vivere nel passato e cerca di distrarsi seguendo le mode e circondandosi di persone superficiali, Yukiatsu cerca di nascondere i suoi sentimenti buttandosi sullo studio, Tsuruko ha perso la fiducia in se stessa e Poppo ha deciso di viaggiare il per il mondo. Ognuno ha cercato dunque di dimenticare ma l'occasione che gli permette di rivedersi riaccende i vecchi sentimenti e i vecchi asti.
Anche i personaggi secondari, come i genitori dei ragazzi e simili, sono ben caratterizzati.
Grafica: 9 - La grafica è curatissima e molto luminosa. Il design dei personaggi è molto buono, grandi occhi colorati e capelli appuntiti, rimanendo però credibili; hanno molti particolari, soprattutto sui vestiti che non rimangono sempre gli stessi ma cambiano di episodio in episodio così come anche l'aspetto dei personaggi che cambiano, ad esempio, taglio di capelli. Gli sfondi riescono ancora meglio a essere perfetti nella loro spettacolarità: bellissimi paesaggi ma anche i luoghi interni sono realizzati con molti particolari.
Musiche: 7,5 - Trovo opening ed ending carine, così come le musiche durante gli episodi. Tuttavia ne viene fatto un uso che spesso aiuta concretamente a creare l'atmosfera voluta, così da arrivare direttamente al cuore dello spettatore.
Animazione: 8,5 - L'animazione è di buon livello e si mantiene di qualità costante. La cura si vede nelle piccole cose come i capelli, ad esempio, ma anche nelle scene di corsa o inseguimento veramente ben realizzate.
Tot: 8
"AnoHana" è un anime veramente consigliato a tutti.
Mi aspetto il drammone, e trovo dei primi episodi tutto sommato divertenti. Mi aspetto quindi una commedia stile Toradora (medesimo, apprezzato staff) con fantasma appresso, ma poi l'anime si ributta sui lacrimoni della peggior scuola Key Visual. Mi aspetto lo "slice of life" realistico nonostante il tocco paranormale, ma trovo situazioni difficilmente credibili. Mi aspetto a quel punto la porcata, e invece trovo un prodotto ben confezionato, privo inoltre delle lungaggini della parte centrale di Toradora, e con una caratterizzazione dei personaggi tutto sommato ammirevole, seppur con alcune sbavature.
Portato in Italia in tempi record da Dynit, insieme all'altro successone del 2011 "Maho Shojo Madoka Magica", "AnoHana", doverosa abbreviazione di "Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai" ("Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno") narra la storia di cinque adolescenti, amici nella loro infanzia - formavano un gruppo nominato "Super Busters della pace" - ma che ormai, in seguito a un fatale incidente accaduto al sesto vivace membro del gruppo, Meiko Honma detta "Menma", non si frequentano più. Jinta Yadomi, il leader, è diventato un hikikomori che si rifiuta di andare a scuola, Naruko Anjo "Anaru" frequenta amiche superficiali e alla moda, Tetsudo Hisakawa "Poppo" gira per il mondo facendo lavoretti part-time mentre gli altri due, Atsumu Matsuyuki "Yukiatsu" e Chiriko Tsurumi "Tsuruko" sono invece rimasti in contatto tra loro diventando studenti modello con la testa sulle spalle.
Un bel giorno però Jinta riceve l'inaspettata visita di Menma in versione fantasma, che a quanto pare non riesce a raggiungere il Nirvana per un qualche motivo, un desiderio, che non riesce a ricordare. Solo Jinta può vederla e udire la sua voce, ma per aiutarla dovrà necessariamente riprendere i contatti con gli altri membri dei Super Busters della Pace.
Menma come veicolo per ricongiungersi con quel fatidico giorno, per fare i conti con il proprio passato, ordine nei propri sentimenti, e quindi crescere. Questo è in sintesi "AnoHana", ognuno dei cinque ragazzi porta un pesante senso di colpa nei confronti di Menma e c'è quindi chi non vede di buon occhio il suo improvviso ritorno. Se da un lato è plausibile un'esplosione di sentimenti repressi da dieci anni a questa parte con prevedibili e in parte stucchevoli fiumi di lacrime, dall'altra risulta meno credibile che, a distanza di tanti anni, i ragazzi provino ancora gli stessi sentimenti verso la loro amica defunta come se il tempo si fosse fermato. Con un hikikomori come Jintan è comprensibile, ma non per i restanti membri nel pieno della loro vita adolescenziale e scolastica.
Passando però sopra queste perplessità ci ritroviamo con una discreta serie tutta d'un pezzo di 11 episodi che possono regalare bellissimi momenti, un buon character design, personaggi interessanti da seguire nella loro maturazione, un piacevole accompagnamento sonoro - l'ending "Secret Base", è splendida - e un ottimo doppiaggio, tanto quello originale quanto quello italiano Dynit dopo le poco convincenti performance di Toradora.
"AnoHana" attinge alla tipologia di pubblico orfana di Clannad et similia, che non chiede, si commuove, si emoziona senza pretendere chissà quale risvolto realistico, chissà quale senso logico agli atteggiamenti dei personaggi, o degli attori, giacché "AnoHana", come del resto il precedente Toradora con i suoi esagerati melodrammi, si può considerare un anime teatrale, dove tutto è enfatizzato, dove tutto fa spettacolo, sta a voi decidere se accettare o meno questa loro natura. Coloro in cerca di realismo meglio si rivolgano altrove.
Portato in Italia in tempi record da Dynit, insieme all'altro successone del 2011 "Maho Shojo Madoka Magica", "AnoHana", doverosa abbreviazione di "Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai" ("Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno") narra la storia di cinque adolescenti, amici nella loro infanzia - formavano un gruppo nominato "Super Busters della pace" - ma che ormai, in seguito a un fatale incidente accaduto al sesto vivace membro del gruppo, Meiko Honma detta "Menma", non si frequentano più. Jinta Yadomi, il leader, è diventato un hikikomori che si rifiuta di andare a scuola, Naruko Anjo "Anaru" frequenta amiche superficiali e alla moda, Tetsudo Hisakawa "Poppo" gira per il mondo facendo lavoretti part-time mentre gli altri due, Atsumu Matsuyuki "Yukiatsu" e Chiriko Tsurumi "Tsuruko" sono invece rimasti in contatto tra loro diventando studenti modello con la testa sulle spalle.
Un bel giorno però Jinta riceve l'inaspettata visita di Menma in versione fantasma, che a quanto pare non riesce a raggiungere il Nirvana per un qualche motivo, un desiderio, che non riesce a ricordare. Solo Jinta può vederla e udire la sua voce, ma per aiutarla dovrà necessariamente riprendere i contatti con gli altri membri dei Super Busters della Pace.
Menma come veicolo per ricongiungersi con quel fatidico giorno, per fare i conti con il proprio passato, ordine nei propri sentimenti, e quindi crescere. Questo è in sintesi "AnoHana", ognuno dei cinque ragazzi porta un pesante senso di colpa nei confronti di Menma e c'è quindi chi non vede di buon occhio il suo improvviso ritorno. Se da un lato è plausibile un'esplosione di sentimenti repressi da dieci anni a questa parte con prevedibili e in parte stucchevoli fiumi di lacrime, dall'altra risulta meno credibile che, a distanza di tanti anni, i ragazzi provino ancora gli stessi sentimenti verso la loro amica defunta come se il tempo si fosse fermato. Con un hikikomori come Jintan è comprensibile, ma non per i restanti membri nel pieno della loro vita adolescenziale e scolastica.
Passando però sopra queste perplessità ci ritroviamo con una discreta serie tutta d'un pezzo di 11 episodi che possono regalare bellissimi momenti, un buon character design, personaggi interessanti da seguire nella loro maturazione, un piacevole accompagnamento sonoro - l'ending "Secret Base", è splendida - e un ottimo doppiaggio, tanto quello originale quanto quello italiano Dynit dopo le poco convincenti performance di Toradora.
"AnoHana" attinge alla tipologia di pubblico orfana di Clannad et similia, che non chiede, si commuove, si emoziona senza pretendere chissà quale risvolto realistico, chissà quale senso logico agli atteggiamenti dei personaggi, o degli attori, giacché "AnoHana", come del resto il precedente Toradora con i suoi esagerati melodrammi, si può considerare un anime teatrale, dove tutto è enfatizzato, dove tutto fa spettacolo, sta a voi decidere se accettare o meno questa loro natura. Coloro in cerca di realismo meglio si rivolgano altrove.
Finalmente ieri ho potuto vedere il finale di quest'anime e non posso non unirmi agli altri commenti entusiastici: "AnoHana" è davvero un piccolo gioiello.
Forse il tema trattato non è di per sé originale, dato che in molti altri anime/manga è stata narrata la storia di un fantasma che torna a interagire con i viventi perché non riesce a raggiungere il nirvana per qualche "affare lasciato in sospeso", ma ciò non rende l'opera banale e meno meritevole, dato che cambia il modo in cui la storia è trattata.In qualche capitolo di "Urusei Yatsura" abbiamo avuto modo di affrontare tale tema in chiave comica, con un fantasma che per lo più procura guai a coloro con cui interagisce; in "Kirara" il fantasma in questione incontra la se stessa vivente di 10 anni prima per tentare di cambiare il proprio triste destino. In "Anohana" viene affrontato un aspetto ancora diverso: stavolta il fantasma è quello di una bambina, Menma, e il suo "ritorno" è dovuto alla non accettazione della sua scomparsa, anche a distanza di anni, da parte di tutti.
Innanzitutto i suoi più cari amici, i "super busters della pace" (così si chiamava il loro gruppo), ma anche, aspetto non trascurabile della storia, la sua famiglia: tutti, per un motivo o per l'altro, sono rimasti psicologicamente bloccati al giorno della sua morte. Nonostante nella storia vi siano gli immancabili problemi sentimentali del genere - i primi amori corrisposti o no, la difficoltà a dichiararsi, eccetera -, l'aspetto più importante è stavolta il modo in cui, grazie al ritorno di Menma, i suoi cari si ritrovano finalmente a elaborare, ciascuno in modo diverso, questo lutto che li ha tanto segnati. "Anohana" è un anime molto psicologico, e, anche se è vero che talvolta le lacrime si sprecano un po' troppo, io trovo che le varie situazioni siano affrontate molto bene, con sensibilità e delicatezza. E se certi rallentamenti nella comunque breve storia possono far un po' storcere il naso a qualcuno, c'è da dire che tale andamento mi pare coerente con quanto sia difficile, e spesso caratterizzato da alti e bassi e/o da fasi di apatia, l'affrontare tali situazioni per coloro che restano, che devono andare avanti con la loro vita dovendo comunque fare i conti con il passato. Come pure è coerente il finale, magari non totalmente esplicito sui destini di tutti (anche se a me lo è sembrato abbastanza) come sarebbe invece stato quello di una storia realizzata da altri - v. Koi Ikeno, che in "Tokimeki tonight" arriva a soffermarsi persino sulle generazioni successive di tutti i protagonisti -, ma che è comunque quello che a mio avviso è più giusto e realistico.
A contribuire alla buona riuscita dell'opera sono sicuramente anche il character design, l'animazione fluida e la buona espressività dei personaggi, il buon doppiaggio. Ho ritenuto anche azzeccata la scelta di dare a Menma una voce particolarmente infantile, perché anche se meno gradevole la ritengo coerente con il fatto che è con questa voce che gli amici potranno sempre sentirla, qualsiasi altra voce più "cresciuta" sarebbe stata una forzatura.
Ma ovviamente un elemento fondamentale che valorizza l'opera è la bellissima colonna sonora, sia l'opening sia l'ending, soprattutto quest'ultima per il suo testo, che ben si affiancano con le immagini.
Insomma, il mio voto finale è 10.
Forse il tema trattato non è di per sé originale, dato che in molti altri anime/manga è stata narrata la storia di un fantasma che torna a interagire con i viventi perché non riesce a raggiungere il nirvana per qualche "affare lasciato in sospeso", ma ciò non rende l'opera banale e meno meritevole, dato che cambia il modo in cui la storia è trattata.In qualche capitolo di "Urusei Yatsura" abbiamo avuto modo di affrontare tale tema in chiave comica, con un fantasma che per lo più procura guai a coloro con cui interagisce; in "Kirara" il fantasma in questione incontra la se stessa vivente di 10 anni prima per tentare di cambiare il proprio triste destino. In "Anohana" viene affrontato un aspetto ancora diverso: stavolta il fantasma è quello di una bambina, Menma, e il suo "ritorno" è dovuto alla non accettazione della sua scomparsa, anche a distanza di anni, da parte di tutti.
Innanzitutto i suoi più cari amici, i "super busters della pace" (così si chiamava il loro gruppo), ma anche, aspetto non trascurabile della storia, la sua famiglia: tutti, per un motivo o per l'altro, sono rimasti psicologicamente bloccati al giorno della sua morte. Nonostante nella storia vi siano gli immancabili problemi sentimentali del genere - i primi amori corrisposti o no, la difficoltà a dichiararsi, eccetera -, l'aspetto più importante è stavolta il modo in cui, grazie al ritorno di Menma, i suoi cari si ritrovano finalmente a elaborare, ciascuno in modo diverso, questo lutto che li ha tanto segnati. "Anohana" è un anime molto psicologico, e, anche se è vero che talvolta le lacrime si sprecano un po' troppo, io trovo che le varie situazioni siano affrontate molto bene, con sensibilità e delicatezza. E se certi rallentamenti nella comunque breve storia possono far un po' storcere il naso a qualcuno, c'è da dire che tale andamento mi pare coerente con quanto sia difficile, e spesso caratterizzato da alti e bassi e/o da fasi di apatia, l'affrontare tali situazioni per coloro che restano, che devono andare avanti con la loro vita dovendo comunque fare i conti con il passato. Come pure è coerente il finale, magari non totalmente esplicito sui destini di tutti (anche se a me lo è sembrato abbastanza) come sarebbe invece stato quello di una storia realizzata da altri - v. Koi Ikeno, che in "Tokimeki tonight" arriva a soffermarsi persino sulle generazioni successive di tutti i protagonisti -, ma che è comunque quello che a mio avviso è più giusto e realistico.
A contribuire alla buona riuscita dell'opera sono sicuramente anche il character design, l'animazione fluida e la buona espressività dei personaggi, il buon doppiaggio. Ho ritenuto anche azzeccata la scelta di dare a Menma una voce particolarmente infantile, perché anche se meno gradevole la ritengo coerente con il fatto che è con questa voce che gli amici potranno sempre sentirla, qualsiasi altra voce più "cresciuta" sarebbe stata una forzatura.
Ma ovviamente un elemento fondamentale che valorizza l'opera è la bellissima colonna sonora, sia l'opening sia l'ending, soprattutto quest'ultima per il suo testo, che ben si affiancano con le immagini.
Insomma, il mio voto finale è 10.
"AnoHana" è un anime composto di 11 episodi, il quale, nonostante la sua brevità, sa imprimere nel telespettatore una moltitudine di sensazioni ed emozioni che nemmeno io stessa avrei immaginato.
La storia parla di cinque amici, Jintan, Yukiatsu, Anaru, Tsuruko e Poppo, che, dopo un tragico evento, la morte della loro amica Menma, pian piano, con il passare del tempo, si lasciano e si perdono di vista. Tutto cambia quando un'estate Jintan inizia a vedere il fantasma di Menma. Da lì le cose inizieranno a cambiare e tutti e sei i "Super Busters della Pace" (il nome del loro gruppo quand'erano bambini) si riavvicineranno.
Partendo dal presupposto che non sono un'esperta di animazione, e che quindi non posso soffermarmi troppo sulla qualità nello specifico, l'unica cosa che mi ha spinta a continuare a vedere quest'anime è stata la storia. Bellissima. Non riesco a trovare altre parole per descriverla. E commuovente. Altro aggettivo indispensabile. Sì, perché questo è stato credo l'unico anime che è riuscito a commuovermi ogni singolo episodio (e io sono una che non si commuove spesso). Quale più, quale meno, ho pianto in ciascuno di essi. L'ultimo, poi, è stato un singhiozzo continuo e ininterrotto. Ma è stato un commuoversi bello, non deprimente, perché tutto è avvolto dalla dolcezza e i vari momenti toccanti spuntano senza che nessuno li convochi, non li trovo forzati.
I vari sentimenti che si vengono a scoprire pian piano non sono i soliti che uno si potrebbe aspettare, sono molto più profondi e sofferti di quanto si pensi. Tutti i personaggi hanno, si scopre, un loro ruolo. Anche uno in particolare (che, per non fare spoiler, non cito) che è stato nominato solo poche volte, si rivelerà fondamentale.
Le musiche sono perfette. Opening ed ending in particolare. A questo proposito, voglio valorizzare un po' di più l'opening, che io ho adorato, perché ha quel non so che di nostalgico che conferisce un'atmosfera magica. E l'ending, così dolce, si sposa perfettamente con i minuti finali dell'ultimo episodio.
L'animazione, per quanto non me ne intenda, riconosco anch'io essere di altissima qualità. Prodotta dagli stessi autori di "Toradora!", era semplicemente divina. I colori, le azioni, tutto meraviglioso.
Non ci sono pecche o note negative, anche il doppiaggio italiano mi ha (stranamente) pienamente soddisfatta; ecco, forse l'unica cosa è stata la scelta della voce di Menma, leggermente troppo bambina rispetto alle altre. Comunque mi sono piaciute tantissimo le voci di Jintan e Yukiatsu. Davvero.
Insomma, riassumendo, "AnoHana" assomiglia a un piccolo diamante: minuto, come gli 11 episodi di cui è composto, ma al contempo semplicemente perfetto. Anzi, se dovessimo rifarci al titolo, a un fiorellino, semplice ma meraviglioso.
Il mio voto è 10. Cos'altro altrimenti?
La storia parla di cinque amici, Jintan, Yukiatsu, Anaru, Tsuruko e Poppo, che, dopo un tragico evento, la morte della loro amica Menma, pian piano, con il passare del tempo, si lasciano e si perdono di vista. Tutto cambia quando un'estate Jintan inizia a vedere il fantasma di Menma. Da lì le cose inizieranno a cambiare e tutti e sei i "Super Busters della Pace" (il nome del loro gruppo quand'erano bambini) si riavvicineranno.
Partendo dal presupposto che non sono un'esperta di animazione, e che quindi non posso soffermarmi troppo sulla qualità nello specifico, l'unica cosa che mi ha spinta a continuare a vedere quest'anime è stata la storia. Bellissima. Non riesco a trovare altre parole per descriverla. E commuovente. Altro aggettivo indispensabile. Sì, perché questo è stato credo l'unico anime che è riuscito a commuovermi ogni singolo episodio (e io sono una che non si commuove spesso). Quale più, quale meno, ho pianto in ciascuno di essi. L'ultimo, poi, è stato un singhiozzo continuo e ininterrotto. Ma è stato un commuoversi bello, non deprimente, perché tutto è avvolto dalla dolcezza e i vari momenti toccanti spuntano senza che nessuno li convochi, non li trovo forzati.
I vari sentimenti che si vengono a scoprire pian piano non sono i soliti che uno si potrebbe aspettare, sono molto più profondi e sofferti di quanto si pensi. Tutti i personaggi hanno, si scopre, un loro ruolo. Anche uno in particolare (che, per non fare spoiler, non cito) che è stato nominato solo poche volte, si rivelerà fondamentale.
Le musiche sono perfette. Opening ed ending in particolare. A questo proposito, voglio valorizzare un po' di più l'opening, che io ho adorato, perché ha quel non so che di nostalgico che conferisce un'atmosfera magica. E l'ending, così dolce, si sposa perfettamente con i minuti finali dell'ultimo episodio.
L'animazione, per quanto non me ne intenda, riconosco anch'io essere di altissima qualità. Prodotta dagli stessi autori di "Toradora!", era semplicemente divina. I colori, le azioni, tutto meraviglioso.
Non ci sono pecche o note negative, anche il doppiaggio italiano mi ha (stranamente) pienamente soddisfatta; ecco, forse l'unica cosa è stata la scelta della voce di Menma, leggermente troppo bambina rispetto alle altre. Comunque mi sono piaciute tantissimo le voci di Jintan e Yukiatsu. Davvero.
Insomma, riassumendo, "AnoHana" assomiglia a un piccolo diamante: minuto, come gli 11 episodi di cui è composto, ma al contempo semplicemente perfetto. Anzi, se dovessimo rifarci al titolo, a un fiorellino, semplice ma meraviglioso.
Il mio voto è 10. Cos'altro altrimenti?
La psicologa Elisabeth Kübler Ross negli anni '70 ha collaudato un modello in cinque fasi dell'elaborazione del lutto: negazione/rifiuto, rabbia, contrattazione, depressione e infine accettazione: ebbene i protagonisti di "AnoHana" ("Ano Hi Mita Hana no Namae o Boku-tachi wa Mada Shiranai" - "Ancora non conosciamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno") sono intrappolati in una o più delle prime quattro fasi e non riescono ad arrivare alla quinta, l'accettazione e con essa alla serenità.
Questo gruppo di adolescenti ha perso in un tragico incidente un membro del loro unito circolo, Menma, il collante, e da allora ognuno, perso nel suo dolore, si è allontanato dall'altro. Ma la gioiosa Menma non può accettare che i suoi amici non si parlino più, così torna e appare a Gintan, l'ex leader della banda di ragazzini, e gli chiede di aiutarla a esaudire il proprio desiderio. Per fare ciò il ragazzo dovrà cercare di coinvolgere tutto il gruppo, solo che c'è un piccolo problema: nessuno la vede a parte il ragazzo, e la fonte non è affidabile, il ragazzo è diventato un hikikomori (recluso in casa e asociale), non frequenta più nemmeno la scuola, chi potrebbe credere a un lunatico del genere? Ma il punto non è solo questo, altri personaggi si chiedono, ammesso che sia vero, "Perché proprio Jintan e non io?". Lo invidiano. Altri si domandano perché anche il suo fantasma continua perseguitarmi e farmi sentire inferiore? Perché non passa oltre e mi lascia il campo libero?
Dicevo, i personaggi sono impantanati in una o più delle fasi psicologiche della rielaborazione del lutto: c'è chi non accetta la morte di Menma ed è in tale negazione da riprodurne vestiti e capelli tramite parrucche; chi è tanto arrabbiato da odiare il fatto che i suoi amici abbiano una vita e come è naturale siano cresciuti; ancora c'è chi vive nella convinzione che l'incidente sia stato colpa sua e per questo prova rabbia perché si sente responsabile; c'è chi contratterebbe qualsiasi cosa con forze superiori per averla indietro; c'è chi si sente in colpa, perché invece di sentirsi triste, si è sentito sollevato quando si è tolta di mezzo. E quali sono le difese contro questi e altri turbamenti psicologici? Buttarsi nello studio, rinchiudersi in casa, buttarsi in un gruppo di amiche frivole e nello shopping, lasciare il Giappone e viaggiare per il mondo. Ognuno ha una reazione che all'apparenza sembra diversa ma che in fin dei conti è uguale, si tratta pur sempre di una fuga, ma nessuno riesce a fuggire davvero, restano tutti inesorabilmente intrappolati nel passato. Il ritorno di Menma svolgerà un ruolo chiave nell'aiutarli a superare i loro problemi.
Un luogo fondamentale ai fini della narrazione è la base segreta del gruppo, è il luogo di partenza e di ritorno, essa dà anche il titolo all'ending della serie: "Secret Base - Kimi Gakure ta Mono (10 years after Ver.)" di Ai Kayano, Haruka Tomatsu, Saori Hayami, se non l'avete ancora mia sentita, fatelo, è davvero una bella canzone, e calza a pennello sulla serie. Resta molto orecchiabile anche l'opening, che invece è superiore per la animazioni, molto suggestive.
Oh, i fuochi d'artificio fiorivano nel cielo notturno, ma io ero un po' triste,
oh, il vento e il tempo soffiano e scorrono insieme, ero felice e tutto era divertente,
abbiamo affrontato molteplici avventure nella nostra base segreta.
La nostra estate è finita, non dimenticherò i tuoi grandi sogni e speranze per il futuro,
credo fermamente che ci rincontreremo in un agosto tra dieci anni.
So che tu urlavi "grazie!" con tutto il tuo cuore fino alla fine,
è stato così doloroso trattenere le mie lacrime dirti addio con un sorriso.
Grazie per i ricordi!
Il lato tecnico è pregevole, la caratterizzazione psicologica viene ben rispecchiata nelle molteplici e variabili espressioni facciali dei personaggi, che sono ben caratterizzati anche nello stile dell'abbigliamento: lo sfigato, il fighetto, il barbone, la secchiona, la "ragazza facile". Anche gli stereotipi sono una maschera, una fuga. Resteranno indelebilmente fissate nella memoria le mille espressioni di Menma insieme alla sua vocetta, eh sì, perché anche il doppiaggio è davvero di buona qualità, per non dimenticare i suggestivi fondali, ispirati alla realmente esistente Chichibu, una città a nordovest di Tokyo, che già è meta di pellegrinaggi otaku, e per ben accoglierli produce un saké targato "AnoHana".
Sì perché "AnoHana" ormai vuol dire business, il noitaminA store si è affrettato a riprodurre la base segreta, il DVD e i Blue-Ray vendono alla grande, e qui da noi su AnimeClick.it il titolo è diventato un hit, che di settimana in settimana è sempre più recensito, soprattutto grazie alla messa in onda italiana di Rai4.
Nella sua drammaticità quest'anime sa comunque strapparci un sorriso, i creatori di "Toradora!", il regista Tatsuyuki Nagai e la sceneggiatrice Mari Okada, qui dosano diversamente risate e lacrime e spostano l'asticella della bilancia più sul drammatico, tuttavia non mancano di strapparci un sorriso; paradossalmente il personaggio che porta più allegria e cerca di sollevare tutti è il fantasma di Menma, ma cosa vorrà? Guardate l'anime e scopritelo! Mi raccomando, munitevi di fazzoletti, se siete di lacrima facile.
Questo gruppo di adolescenti ha perso in un tragico incidente un membro del loro unito circolo, Menma, il collante, e da allora ognuno, perso nel suo dolore, si è allontanato dall'altro. Ma la gioiosa Menma non può accettare che i suoi amici non si parlino più, così torna e appare a Gintan, l'ex leader della banda di ragazzini, e gli chiede di aiutarla a esaudire il proprio desiderio. Per fare ciò il ragazzo dovrà cercare di coinvolgere tutto il gruppo, solo che c'è un piccolo problema: nessuno la vede a parte il ragazzo, e la fonte non è affidabile, il ragazzo è diventato un hikikomori (recluso in casa e asociale), non frequenta più nemmeno la scuola, chi potrebbe credere a un lunatico del genere? Ma il punto non è solo questo, altri personaggi si chiedono, ammesso che sia vero, "Perché proprio Jintan e non io?". Lo invidiano. Altri si domandano perché anche il suo fantasma continua perseguitarmi e farmi sentire inferiore? Perché non passa oltre e mi lascia il campo libero?
Dicevo, i personaggi sono impantanati in una o più delle fasi psicologiche della rielaborazione del lutto: c'è chi non accetta la morte di Menma ed è in tale negazione da riprodurne vestiti e capelli tramite parrucche; chi è tanto arrabbiato da odiare il fatto che i suoi amici abbiano una vita e come è naturale siano cresciuti; ancora c'è chi vive nella convinzione che l'incidente sia stato colpa sua e per questo prova rabbia perché si sente responsabile; c'è chi contratterebbe qualsiasi cosa con forze superiori per averla indietro; c'è chi si sente in colpa, perché invece di sentirsi triste, si è sentito sollevato quando si è tolta di mezzo. E quali sono le difese contro questi e altri turbamenti psicologici? Buttarsi nello studio, rinchiudersi in casa, buttarsi in un gruppo di amiche frivole e nello shopping, lasciare il Giappone e viaggiare per il mondo. Ognuno ha una reazione che all'apparenza sembra diversa ma che in fin dei conti è uguale, si tratta pur sempre di una fuga, ma nessuno riesce a fuggire davvero, restano tutti inesorabilmente intrappolati nel passato. Il ritorno di Menma svolgerà un ruolo chiave nell'aiutarli a superare i loro problemi.
Un luogo fondamentale ai fini della narrazione è la base segreta del gruppo, è il luogo di partenza e di ritorno, essa dà anche il titolo all'ending della serie: "Secret Base - Kimi Gakure ta Mono (10 years after Ver.)" di Ai Kayano, Haruka Tomatsu, Saori Hayami, se non l'avete ancora mia sentita, fatelo, è davvero una bella canzone, e calza a pennello sulla serie. Resta molto orecchiabile anche l'opening, che invece è superiore per la animazioni, molto suggestive.
Oh, i fuochi d'artificio fiorivano nel cielo notturno, ma io ero un po' triste,
oh, il vento e il tempo soffiano e scorrono insieme, ero felice e tutto era divertente,
abbiamo affrontato molteplici avventure nella nostra base segreta.
La nostra estate è finita, non dimenticherò i tuoi grandi sogni e speranze per il futuro,
credo fermamente che ci rincontreremo in un agosto tra dieci anni.
So che tu urlavi "grazie!" con tutto il tuo cuore fino alla fine,
è stato così doloroso trattenere le mie lacrime dirti addio con un sorriso.
Grazie per i ricordi!
Il lato tecnico è pregevole, la caratterizzazione psicologica viene ben rispecchiata nelle molteplici e variabili espressioni facciali dei personaggi, che sono ben caratterizzati anche nello stile dell'abbigliamento: lo sfigato, il fighetto, il barbone, la secchiona, la "ragazza facile". Anche gli stereotipi sono una maschera, una fuga. Resteranno indelebilmente fissate nella memoria le mille espressioni di Menma insieme alla sua vocetta, eh sì, perché anche il doppiaggio è davvero di buona qualità, per non dimenticare i suggestivi fondali, ispirati alla realmente esistente Chichibu, una città a nordovest di Tokyo, che già è meta di pellegrinaggi otaku, e per ben accoglierli produce un saké targato "AnoHana".
Sì perché "AnoHana" ormai vuol dire business, il noitaminA store si è affrettato a riprodurre la base segreta, il DVD e i Blue-Ray vendono alla grande, e qui da noi su AnimeClick.it il titolo è diventato un hit, che di settimana in settimana è sempre più recensito, soprattutto grazie alla messa in onda italiana di Rai4.
Nella sua drammaticità quest'anime sa comunque strapparci un sorriso, i creatori di "Toradora!", il regista Tatsuyuki Nagai e la sceneggiatrice Mari Okada, qui dosano diversamente risate e lacrime e spostano l'asticella della bilancia più sul drammatico, tuttavia non mancano di strapparci un sorriso; paradossalmente il personaggio che porta più allegria e cerca di sollevare tutti è il fantasma di Menma, ma cosa vorrà? Guardate l'anime e scopritelo! Mi raccomando, munitevi di fazzoletti, se siete di lacrima facile.
In un giorno d'estate, davanti agli occhi di Jintan riappare inspiegabilmente Menma, una sua amica d'infanzia morta dieci anni prima per una tragica fatalità: questo è l'incipit misterioso di una storia che ci trascina subito in medias res, dentro una quotidianità turbata da un mistero. Un mistero grazioso ed etereo, perché Menma sembra davvero intessuta della stessa sostanza dei sogni, cresciuta nel corpo rispetto all'età della sua dipartita, ma immutata nello spirito; un mistero buffo, perché Meiko Honma è solo confusamente consapevole del motivo della sua riapparizione, identificato in un indefinito desiderio che la ragazza vorrebbe vedere esaudito.
Il ritorno di Menma dall'aldilà non riguarda solo Jinta Yadomi, ma investe l'intero gruppo dei "Super Busters della Pace", in realtà ormai sfilacciato e dilaniato da conflitti irrisolti. Gli amici d'infanzia di Menma sono un coacervo di passioni e idiosincrasie reciproche; emblematico è il declino del leader, Yadomi, ridottosi a condurre un'esistenza larvale, lontano dalla scuola e dalle amicizie. È in questa reclusione che irrompe la "visione" di Menma, che ha proprio i caratteri di un abbacinante sogno di mezz'estate, la stagione in cui la canicola distorce la realtà, proiettando allucinazioni. C'è un legame tra ciò che si sogna a occhi chiusi e ciò che si immagina a occhi aperti… Eppure, deve riconoscere Jintan, Menma è lì, e non può trattarsi di una semplice illusione. La sua presenza disincarnata sembra avere il peso dell'anima, quando Meiko si avvinghia al petto di Jinta, saltandogli alle spalle.
Pian piano, quel dolce peso s'impone sulle coscienze risvegliate di Anaru, di Poppo, di Tsuruko, e, ovviamente, su quella di Yukiatsu. "Siamo stati lasciati indietro", dirà quest'ultimo ad Anjou; indietro come il loro treno in sosta, fermatosi per lasciare passare un convoglio più veloce. E il ragazzo coglie nel segno. Menma è stata lasciata indietro dal destino, che le ha concesso solo un'esistenza effimera. Jintan è stato lasciato indietro dalla vita, che l'ha relegato "in panchina". Anaru è stata sorpassata dal proprio cuore, che ha battuto forte per tutto il tempo al pensiero di Jintan. Yukiatsu è rimasto fermo al momento in cui Menma è scappata via per rincorrere Yadomi, episodio all'origine della disperata consapevolezza di non essere il prediletto agli occhi di lei. Tsuruko è stata scavalcata dall'amore per Yukiatsu, provando a far finta di non partecipare alla "gara" attraverso un'ostentata freddezza, ritrovandosi tuttavia incapace, alla lunga, di reprimere sentimenti di segno decisamente opposto.
E così la storia si dipana, tra i due grandi esclusi, Yukiatsu e Anaru, che in qualche modo si trovano inevitabilmente ad avvicinarsi, e i due più in debito con il destino, Menma e Jintan, che cercano di sfuggire alla maledizione dell'incompiuto, scagliata da quel tragico giorno di dieci anni prima. Sembra quasi che il gruppo di amici sia rimasto vittima della "sindrome da sopravvissuti", come chiuso a chiave in un tempo sospeso. Può un desiderio esaudito restituire senso alle vite dei sei ragazzi, dileguando nei loro cuori il profondo senso di rimpianto per ciò che non sono riusciti a essere durante tutto quel tempo, inevitabilmente orfani di una presenza insostituibile? Può donare la pace a Menma e restituire ai malinconici Super Busters la speranza in ciò che la vita da domani potrebbe essere? Questo è l'auspicio che mi ha lasciato nell'animo "AnoHana". Ecco perché lo ripongo sullo scaffale degli anime indimenticabili. Forse, anche la brevità della serie ne costituisce un pregio, sebbene lo spettatore rimanga con la voglia di non separarsi più da Menma, allo stesso modo dei suoi vecchi amici.
Il ritorno di Menma dall'aldilà non riguarda solo Jinta Yadomi, ma investe l'intero gruppo dei "Super Busters della Pace", in realtà ormai sfilacciato e dilaniato da conflitti irrisolti. Gli amici d'infanzia di Menma sono un coacervo di passioni e idiosincrasie reciproche; emblematico è il declino del leader, Yadomi, ridottosi a condurre un'esistenza larvale, lontano dalla scuola e dalle amicizie. È in questa reclusione che irrompe la "visione" di Menma, che ha proprio i caratteri di un abbacinante sogno di mezz'estate, la stagione in cui la canicola distorce la realtà, proiettando allucinazioni. C'è un legame tra ciò che si sogna a occhi chiusi e ciò che si immagina a occhi aperti… Eppure, deve riconoscere Jintan, Menma è lì, e non può trattarsi di una semplice illusione. La sua presenza disincarnata sembra avere il peso dell'anima, quando Meiko si avvinghia al petto di Jinta, saltandogli alle spalle.
Pian piano, quel dolce peso s'impone sulle coscienze risvegliate di Anaru, di Poppo, di Tsuruko, e, ovviamente, su quella di Yukiatsu. "Siamo stati lasciati indietro", dirà quest'ultimo ad Anjou; indietro come il loro treno in sosta, fermatosi per lasciare passare un convoglio più veloce. E il ragazzo coglie nel segno. Menma è stata lasciata indietro dal destino, che le ha concesso solo un'esistenza effimera. Jintan è stato lasciato indietro dalla vita, che l'ha relegato "in panchina". Anaru è stata sorpassata dal proprio cuore, che ha battuto forte per tutto il tempo al pensiero di Jintan. Yukiatsu è rimasto fermo al momento in cui Menma è scappata via per rincorrere Yadomi, episodio all'origine della disperata consapevolezza di non essere il prediletto agli occhi di lei. Tsuruko è stata scavalcata dall'amore per Yukiatsu, provando a far finta di non partecipare alla "gara" attraverso un'ostentata freddezza, ritrovandosi tuttavia incapace, alla lunga, di reprimere sentimenti di segno decisamente opposto.
E così la storia si dipana, tra i due grandi esclusi, Yukiatsu e Anaru, che in qualche modo si trovano inevitabilmente ad avvicinarsi, e i due più in debito con il destino, Menma e Jintan, che cercano di sfuggire alla maledizione dell'incompiuto, scagliata da quel tragico giorno di dieci anni prima. Sembra quasi che il gruppo di amici sia rimasto vittima della "sindrome da sopravvissuti", come chiuso a chiave in un tempo sospeso. Può un desiderio esaudito restituire senso alle vite dei sei ragazzi, dileguando nei loro cuori il profondo senso di rimpianto per ciò che non sono riusciti a essere durante tutto quel tempo, inevitabilmente orfani di una presenza insostituibile? Può donare la pace a Menma e restituire ai malinconici Super Busters la speranza in ciò che la vita da domani potrebbe essere? Questo è l'auspicio che mi ha lasciato nell'animo "AnoHana". Ecco perché lo ripongo sullo scaffale degli anime indimenticabili. Forse, anche la brevità della serie ne costituisce un pregio, sebbene lo spettatore rimanga con la voglia di non separarsi più da Menma, allo stesso modo dei suoi vecchi amici.
"Anohana" è uno degli anime migliori che abbia visionato negli ultimi mesi, anzi, tra i migliori che abbia visionato fino ad oggi. Ovviamente questa è un'opinione personale quindi andrò ad analizzare in maniera oggettiva cosa rende quest'opera davvero bella.
La trama è molto semplice al principio e man mano che la storia prosegue vengono scoperti nuovi punti e dettagli. Questi serviranno allo spettatore per comporre nuovi schemi della trama che la renderanno con il tempo più interessante, dando così l'occasione di non annoiarsi e di trovare sempre interesse per ogni puntata.
In breve la storia tratta di un gruppo di ragazzi delle superiori, con personaggio principale Jintan. Alcuni anni prima erano tutti amici e formavano un gruppo di sei bambini. Purtroppo, dopo un terribile incidente, una delle bambine, Menma, muore e da quel giorno cominciò la crescita dura e difficile di ognuno di loro, i quali si separeranno e non si frequenteranno più. Solamente quando Jintan, un giorno d'estate, comincia a vedere la sua amica morta che gli gironzola intorno, egli si rincontrerà con tutti gli altri.
Quello che esce fuori da una trama così fantasiosa è del tutto diverso da quello che ci si aspetta. Non si tratta di una storia di fantasmi, ma di una storia di vita dei protagonisti, delle loro difficoltà a superare quell'incidente di alcuni anni prima che in un modo o nell'altro ha segnato tutti. Angosce, paure, sofferenza e rimpianti sono i sentimenti principali che si sentono fino all'ultimo episodio. Ovviamente ci saranno anche momenti divertenti che serviranno ad alleviare l'elevata angoscia dei personaggi. Si potranno conoscere l'angoscia e i problemi di ognuno di loro e il modo in cui lo hanno affrontano negli ultimi anni. Ci si renderà conto delle difficoltà che la vita ci può parare davanti e i modi peggiori per affrontarle e infine, con la crescita e la coscienza dei propri errori, il modo giusto di vedere l'accaduto e come affrontarlo nella maniera più giusta e serena.
I disegni sono molto belli e considero questo genere e tipo di grafica animata una delle migliori che siano mai state create negli anni. I movimenti sono molto fluidi e naturali e non danno mai la sensazione di appartenere a dei cartoni. Permettono così a chi li guarda di immedesimarsi più a fondo con i personaggi e di creare un legame più profondo con la serie. Le ambientazioni sono ben curate. Le espressioni sono perfette per ogni pensiero o emozione che sta provando il personaggio in quel momento, permettendoci di non faticare a comprendere il loro stato d'animo o il loro pensiero. I dettagli ben definiti e riconoscibili in ogni scena. Insomma non si trova nessuna fatica a seguire la serie a livello grafico.
Le musiche sono state scelte in base al genere dell'anime, quindi sono tutte molto dolci e lente. Gli abbinamenti tra le varie scene e la musica scelta sono piuttosto azzeccati, se non in alcuni casi addirittura perfetti. La sigla d'apertura è molto bella e più serena di quella di chiusura, la quale è una delle più belle mai sentite negli anime in questi tempi. La stessa sigla di chiusura, la troviamo più volte nell'anime, specialmente alla fine, dove si sposerà perfettamente con la scena finale, trasmettendo una malinconia e una tristezza che porteranno, sicuramente nella maggior parte dei casi, a emozionare chi la guarda, facendo sfuggire almeno una lacrima.
Personaggi, musiche e disegni si completano tra di loro, ma una parola va assolutamente spesa anche per il doppiaggio, che ha una parte rilevante nella serie. Il loro lavoro permette di comprendere in maniera esauriente le emozioni dei vari personaggi (e lasciatemi dire che negli ultimi episodi questo si nota molto), così da potere sentire noi stessi la loro sofferenza. Un lavoro molto ben riuscito e questo va senz'altro lodato.
Il mio voto è senza dubbio 10. Anche se forse avrei dato un mezzo voto in meno a causa del numero degli episodi, piuttosto basso. Ma come si dovrebbe essere capito ogni singolo episodio non viene sprecato e riesce a comunicare alla perfezione lo stato psicologico ed emotivo di ogni personaggio, quindi forse un numero maggiore di episodi avrebbe finito per annoiare il telespettatore. Confermo la mia votazione: 10.
La trama è molto semplice al principio e man mano che la storia prosegue vengono scoperti nuovi punti e dettagli. Questi serviranno allo spettatore per comporre nuovi schemi della trama che la renderanno con il tempo più interessante, dando così l'occasione di non annoiarsi e di trovare sempre interesse per ogni puntata.
In breve la storia tratta di un gruppo di ragazzi delle superiori, con personaggio principale Jintan. Alcuni anni prima erano tutti amici e formavano un gruppo di sei bambini. Purtroppo, dopo un terribile incidente, una delle bambine, Menma, muore e da quel giorno cominciò la crescita dura e difficile di ognuno di loro, i quali si separeranno e non si frequenteranno più. Solamente quando Jintan, un giorno d'estate, comincia a vedere la sua amica morta che gli gironzola intorno, egli si rincontrerà con tutti gli altri.
Quello che esce fuori da una trama così fantasiosa è del tutto diverso da quello che ci si aspetta. Non si tratta di una storia di fantasmi, ma di una storia di vita dei protagonisti, delle loro difficoltà a superare quell'incidente di alcuni anni prima che in un modo o nell'altro ha segnato tutti. Angosce, paure, sofferenza e rimpianti sono i sentimenti principali che si sentono fino all'ultimo episodio. Ovviamente ci saranno anche momenti divertenti che serviranno ad alleviare l'elevata angoscia dei personaggi. Si potranno conoscere l'angoscia e i problemi di ognuno di loro e il modo in cui lo hanno affrontano negli ultimi anni. Ci si renderà conto delle difficoltà che la vita ci può parare davanti e i modi peggiori per affrontarle e infine, con la crescita e la coscienza dei propri errori, il modo giusto di vedere l'accaduto e come affrontarlo nella maniera più giusta e serena.
I disegni sono molto belli e considero questo genere e tipo di grafica animata una delle migliori che siano mai state create negli anni. I movimenti sono molto fluidi e naturali e non danno mai la sensazione di appartenere a dei cartoni. Permettono così a chi li guarda di immedesimarsi più a fondo con i personaggi e di creare un legame più profondo con la serie. Le ambientazioni sono ben curate. Le espressioni sono perfette per ogni pensiero o emozione che sta provando il personaggio in quel momento, permettendoci di non faticare a comprendere il loro stato d'animo o il loro pensiero. I dettagli ben definiti e riconoscibili in ogni scena. Insomma non si trova nessuna fatica a seguire la serie a livello grafico.
Le musiche sono state scelte in base al genere dell'anime, quindi sono tutte molto dolci e lente. Gli abbinamenti tra le varie scene e la musica scelta sono piuttosto azzeccati, se non in alcuni casi addirittura perfetti. La sigla d'apertura è molto bella e più serena di quella di chiusura, la quale è una delle più belle mai sentite negli anime in questi tempi. La stessa sigla di chiusura, la troviamo più volte nell'anime, specialmente alla fine, dove si sposerà perfettamente con la scena finale, trasmettendo una malinconia e una tristezza che porteranno, sicuramente nella maggior parte dei casi, a emozionare chi la guarda, facendo sfuggire almeno una lacrima.
Personaggi, musiche e disegni si completano tra di loro, ma una parola va assolutamente spesa anche per il doppiaggio, che ha una parte rilevante nella serie. Il loro lavoro permette di comprendere in maniera esauriente le emozioni dei vari personaggi (e lasciatemi dire che negli ultimi episodi questo si nota molto), così da potere sentire noi stessi la loro sofferenza. Un lavoro molto ben riuscito e questo va senz'altro lodato.
Il mio voto è senza dubbio 10. Anche se forse avrei dato un mezzo voto in meno a causa del numero degli episodi, piuttosto basso. Ma come si dovrebbe essere capito ogni singolo episodio non viene sprecato e riesce a comunicare alla perfezione lo stato psicologico ed emotivo di ogni personaggio, quindi forse un numero maggiore di episodi avrebbe finito per annoiare il telespettatore. Confermo la mia votazione: 10.
Sinceramente, mi aspettavo qualcosa di più.
Non che sia "Anohana" un brutto anime, intendiamoci. Ma dopo i primi due meravigliosi episodi, intrigante premessa di quello che sarebbe potuto essere un capolavoro, la narrazione perde progressivamente mordente, con l'inevitabile conseguenza - almeno da parte mia - di un brusco calo di interesse per questa serie animata.
La storia, bene o male, la conosciamo tutti: Jintan, hikikomori adolescente segnato dai lutti dell'infanzia, ha la facoltà di vedere il fantasma di Menma, compagna di giochi tragicamente morta quando entrambi erano bambini.
Causa della permanenza terrena di Menma è il desiderio di riunire nuovamente i "Super Peace Busters", il gruppo di amici di cui faceva parte insieme a Jintan, i cui membri si sono progressivamente separati e allontanati proprio a causa della scomparsa della ragazza.
Afflitti dai sensi di colpa, egoisticamente protesi verso la ricerca di un affrancamento dal loro passato doloroso, i componenti del suddetto gruppo riallacceranno progressivamente i rapporti, vincendo, grazie alla mediazione dell'eterea Menma, quei rimorsi che, come macigni, pesano sulle loro vite, fino alla scontata - ma, in un'opera del genere, necessaria - palingenesi finale.
Trovo che la trama sia originale, resa interessante da un'analisi (in parte) ben fatta dell'evoluzione psicologica dei personaggi dall'infanzia all'adolescenza, i cui traumi, essenziali nel plasmare la loro personalità e il loro comportamento, vengono accuratamente descritti, non senza una discreta dose di pathos; mi sono piaciuti, in particolare, i brevi flashback sulla malattia della madre di Jintan.
A livello grafico, disegni e animazioni sono di buona fattura, nonostante nelle puntate immediatamente precedenti a quella conclusiva si osservi un leggero calo qualitativo.
Bellissime, e orecchiabili, entrambe le sigle.
Purtroppo, accanto ai lati positivi elencati, ce ne sono perlomeno altrettanti negativi, che non posso trascurare e che, dal mio punto di vista, svalutano parzialmente l'opera in questione.
Primo fra tutti, il modo in cui viene inserito nella narrazione l'elemento paranormale. Se all'inizio della storia Menma appare una via di mezzo tra un'allucinazione della mente di Jintan e una presenza spirituale - scelta a mio parere azzeccata -, con il prosieguo della vicenda il fantasma della ragazza acquista sempre più una dimensione "fisica": muove oggetti, scrive, interagisce con le persone, e - cosa alquanto ridicola - mangia (il che mi fa supporre che uno spirito debba assolvere a tutte le funzioni fisiologiche tipiche di un essere umano).
Capisco che non si volesse sceneggiare un dramma psicologico, quanto piuttosto un'opera melodrammatica, ma, in base a quanto detto poc'anzi, certe soluzioni narrative sono davvero incomprensibili: perché, ad esempio, solo Jintan può vedere lo spirito di Menma? Perché, se Menma può fisicamente modificare l'ambiente, le sue parole invece non possono essere percepite?
Evitando di dare spiegazioni metafisiche si finisce per rendere il tutto un polpettone stile "Ghost", dove è lecito avvalersi di ogni espediente possibile per strappare quella benedetta lacrimuccia allo spettatore più incline al sentimentalismo (e, badate, certe volte lo sono anch'io!).
Analogamente, molte altre scene che vorrebbero essere struggenti, soprattutto quelle di pianto collettivo, appaiono forzate, quasi fastidiose, alimentando il sospetto che la parte più drammatica dell'anime nasconda, ahimé, l'assenza di sentimenti genuini.
Non parliamo infine dei cambiamenti repentini, e ingiustificati, che certi personaggi hanno a un certo punto della storia: Yukiatsu, ad esempio, che da sempre alterna disprezzo e invidia nei confronti di Jintan, tutto a un tratto sembra diventare il suo migliore amico, dimenticando d'embleé tutte le incomprensioni e tutti i contrasti avuti.
Sarò io a non comprendere la magia e il candore dell'amicizia pura? Può darsi.
Allo stesso modo non capisco certe dinamiche amorose dell'anime, a mio parere un po' artificiose.
Nonostante i difetti riscontrati, "Anohana" si dimostra comunque una piacevole visione, sorretta da una realizzazione tecnica all'altezza; se affrontata con il giusto spirito, ovvero sedendosi in poltrona senza badare troppo alle falle della sceneggiatura, può rivelarsi decisamente gradevole, soprattutto agli amanti delle storie dichiaratamente strappalacrime.
Non che sia "Anohana" un brutto anime, intendiamoci. Ma dopo i primi due meravigliosi episodi, intrigante premessa di quello che sarebbe potuto essere un capolavoro, la narrazione perde progressivamente mordente, con l'inevitabile conseguenza - almeno da parte mia - di un brusco calo di interesse per questa serie animata.
La storia, bene o male, la conosciamo tutti: Jintan, hikikomori adolescente segnato dai lutti dell'infanzia, ha la facoltà di vedere il fantasma di Menma, compagna di giochi tragicamente morta quando entrambi erano bambini.
Causa della permanenza terrena di Menma è il desiderio di riunire nuovamente i "Super Peace Busters", il gruppo di amici di cui faceva parte insieme a Jintan, i cui membri si sono progressivamente separati e allontanati proprio a causa della scomparsa della ragazza.
Afflitti dai sensi di colpa, egoisticamente protesi verso la ricerca di un affrancamento dal loro passato doloroso, i componenti del suddetto gruppo riallacceranno progressivamente i rapporti, vincendo, grazie alla mediazione dell'eterea Menma, quei rimorsi che, come macigni, pesano sulle loro vite, fino alla scontata - ma, in un'opera del genere, necessaria - palingenesi finale.
Trovo che la trama sia originale, resa interessante da un'analisi (in parte) ben fatta dell'evoluzione psicologica dei personaggi dall'infanzia all'adolescenza, i cui traumi, essenziali nel plasmare la loro personalità e il loro comportamento, vengono accuratamente descritti, non senza una discreta dose di pathos; mi sono piaciuti, in particolare, i brevi flashback sulla malattia della madre di Jintan.
A livello grafico, disegni e animazioni sono di buona fattura, nonostante nelle puntate immediatamente precedenti a quella conclusiva si osservi un leggero calo qualitativo.
Bellissime, e orecchiabili, entrambe le sigle.
Purtroppo, accanto ai lati positivi elencati, ce ne sono perlomeno altrettanti negativi, che non posso trascurare e che, dal mio punto di vista, svalutano parzialmente l'opera in questione.
Primo fra tutti, il modo in cui viene inserito nella narrazione l'elemento paranormale. Se all'inizio della storia Menma appare una via di mezzo tra un'allucinazione della mente di Jintan e una presenza spirituale - scelta a mio parere azzeccata -, con il prosieguo della vicenda il fantasma della ragazza acquista sempre più una dimensione "fisica": muove oggetti, scrive, interagisce con le persone, e - cosa alquanto ridicola - mangia (il che mi fa supporre che uno spirito debba assolvere a tutte le funzioni fisiologiche tipiche di un essere umano).
Capisco che non si volesse sceneggiare un dramma psicologico, quanto piuttosto un'opera melodrammatica, ma, in base a quanto detto poc'anzi, certe soluzioni narrative sono davvero incomprensibili: perché, ad esempio, solo Jintan può vedere lo spirito di Menma? Perché, se Menma può fisicamente modificare l'ambiente, le sue parole invece non possono essere percepite?
Evitando di dare spiegazioni metafisiche si finisce per rendere il tutto un polpettone stile "Ghost", dove è lecito avvalersi di ogni espediente possibile per strappare quella benedetta lacrimuccia allo spettatore più incline al sentimentalismo (e, badate, certe volte lo sono anch'io!).
Analogamente, molte altre scene che vorrebbero essere struggenti, soprattutto quelle di pianto collettivo, appaiono forzate, quasi fastidiose, alimentando il sospetto che la parte più drammatica dell'anime nasconda, ahimé, l'assenza di sentimenti genuini.
Non parliamo infine dei cambiamenti repentini, e ingiustificati, che certi personaggi hanno a un certo punto della storia: Yukiatsu, ad esempio, che da sempre alterna disprezzo e invidia nei confronti di Jintan, tutto a un tratto sembra diventare il suo migliore amico, dimenticando d'embleé tutte le incomprensioni e tutti i contrasti avuti.
Sarò io a non comprendere la magia e il candore dell'amicizia pura? Può darsi.
Allo stesso modo non capisco certe dinamiche amorose dell'anime, a mio parere un po' artificiose.
Nonostante i difetti riscontrati, "Anohana" si dimostra comunque una piacevole visione, sorretta da una realizzazione tecnica all'altezza; se affrontata con il giusto spirito, ovvero sedendosi in poltrona senza badare troppo alle falle della sceneggiatura, può rivelarsi decisamente gradevole, soprattutto agli amanti delle storie dichiaratamente strappalacrime.
E' risaputo (o quanto meno è un luogo comune) che l'infanzia gioca un ruolo tanto importante quanto oscuro nella determinazione del carattere di una persona: il verificarsi di eventi dolorosi o comunque traumatici può avere effetti permanenti sulla psiche dell'individuo, generando dei disturbi della personalità che solo un buono psichiatra è in grado di alleviare.
"AnoHana" è un anime che prende spunto proprio da questo particolare aspetto dell'animo umano, proponendo, in chiave fantastica, le vicende di un gruppo di ragazzi delle superiori che condividono lo stesso trauma infantile: la morte di Menma, una compagna di giochi. Negli anni successivi al triste evento ognuno di essi ha cercato di esorcizzare il ricordo dell'evento luttuoso in maniera diversa: c'è chi decide di relegarsi in casa come un provetto hikikomori e chi decide di abbandonare tutto e mettersi in viaggio; chi si lancia a capofitto nello studio e chi invece si preoccupa in modo ossessivo del proprio abbigliamento. Qualunque sia stata la scelta di ognuno, il gruppo finisce inesorabilmente per sciogliersi e i relativi membri si perderanno di vista per diverso tempo. Almeno finché Menma non decide di ripresentarsi sotto le spoglie di un fantasma: esaudire il desiderio dello "spirito smemorato" diverrà allora un imperativo per tutti.
Nell'ultimo anno si è molto discusso sulla bontà di quest'anime: chi lo definisce un capolavoro assoluto, chi un subdolo tentativo di abbindolare gli animi più sensibili con la classica storia strappalacrime senza nessun costrutto. Personalmente mi trovo abbastanza in disaccordo con entrambi i fronti, in quanto "AnoHana" è senz'altro un ottimo titolo ma che non riesce a raggiungere l'eccellenza per almeno due motivi.
Il primo è che è difficile ritenere plausibile un simile "congelamento temporale" in base al quale i sentimenti provati dai vari personaggi nella loro versione infantile si conservano pressoché immutati fino all'adolescenza. Rivalità, infatuazioni, rancori, gelosie non sembrano essere stati minimamente smorzati dal tempo; il che, a mio avviso, è abbastanza irrealistico.
Quanto al secondo difetto esso è, paradossalmente, diretta conseguenza del suo pregio maggiore. L'idea che un gruppo di bambini non costituisca un insieme sociale in cui possano convivere le stesse tensioni e le stesse controversie di un gruppo più maturo è un'invenzione abbastanza utopistica posta in essere da alcuni autori o sceneggiatori. Ma niente è più lontano della verità: i bambini sanno essere, al contrario, davvero cattivi fra loro. "AnoHana" percepisce perfettamente questa verità: ognuno dei personaggi, per un motivo o per l'altro, si sente il vero responsabile della morte di Menma che appare vittima, oltre che dell'incidente che le toglierà la vita, anche dei controversi sentimenti che agitano la vita del gruppo. Questi sentimenti perdureranno anche nell'adolescenza: tutti sono spinti, almeno inizialmente, a esaudire il desiderio della bambina non per bontà ma per un proprio tornaconto.
Ma se questa parte mi ha sinceramente convinto non si possono ignorare le conseguenze che da essa derivano: se proprio ci deve essere redenzione per Jintan e compagni, essa non può compiersi, come invece accade, di punto in bianco. Non c'è un vero travaglio interiore che porta i vari personaggi al rammarico per le proprie azioni ma questi, probabilmente a causa della scarsa pellicola ancora disponibile, vengono letteralmente folgorati dalla verità e dal pentimento. E questo, per dirla tutta, proprio non mi è andato giù.
Queste critiche, però, hanno il solo fine di spiegare perché, pur essendo "AnoHana" un anime che rientra perfettamente nelle mie corde, ho scelto di dargli un voto alto ma non altissimo. Tengo a precisare, infatti, che lo considero un ottimo titolo, ben concepito e ben disegnato, che mi ha tenuto incollato allo schermo fino alla fine donandomi qua e là momenti di grande emozione. Ma che "stecca" proprio sul finale.
"AnoHana" è un anime che prende spunto proprio da questo particolare aspetto dell'animo umano, proponendo, in chiave fantastica, le vicende di un gruppo di ragazzi delle superiori che condividono lo stesso trauma infantile: la morte di Menma, una compagna di giochi. Negli anni successivi al triste evento ognuno di essi ha cercato di esorcizzare il ricordo dell'evento luttuoso in maniera diversa: c'è chi decide di relegarsi in casa come un provetto hikikomori e chi decide di abbandonare tutto e mettersi in viaggio; chi si lancia a capofitto nello studio e chi invece si preoccupa in modo ossessivo del proprio abbigliamento. Qualunque sia stata la scelta di ognuno, il gruppo finisce inesorabilmente per sciogliersi e i relativi membri si perderanno di vista per diverso tempo. Almeno finché Menma non decide di ripresentarsi sotto le spoglie di un fantasma: esaudire il desiderio dello "spirito smemorato" diverrà allora un imperativo per tutti.
Nell'ultimo anno si è molto discusso sulla bontà di quest'anime: chi lo definisce un capolavoro assoluto, chi un subdolo tentativo di abbindolare gli animi più sensibili con la classica storia strappalacrime senza nessun costrutto. Personalmente mi trovo abbastanza in disaccordo con entrambi i fronti, in quanto "AnoHana" è senz'altro un ottimo titolo ma che non riesce a raggiungere l'eccellenza per almeno due motivi.
Il primo è che è difficile ritenere plausibile un simile "congelamento temporale" in base al quale i sentimenti provati dai vari personaggi nella loro versione infantile si conservano pressoché immutati fino all'adolescenza. Rivalità, infatuazioni, rancori, gelosie non sembrano essere stati minimamente smorzati dal tempo; il che, a mio avviso, è abbastanza irrealistico.
Quanto al secondo difetto esso è, paradossalmente, diretta conseguenza del suo pregio maggiore. L'idea che un gruppo di bambini non costituisca un insieme sociale in cui possano convivere le stesse tensioni e le stesse controversie di un gruppo più maturo è un'invenzione abbastanza utopistica posta in essere da alcuni autori o sceneggiatori. Ma niente è più lontano della verità: i bambini sanno essere, al contrario, davvero cattivi fra loro. "AnoHana" percepisce perfettamente questa verità: ognuno dei personaggi, per un motivo o per l'altro, si sente il vero responsabile della morte di Menma che appare vittima, oltre che dell'incidente che le toglierà la vita, anche dei controversi sentimenti che agitano la vita del gruppo. Questi sentimenti perdureranno anche nell'adolescenza: tutti sono spinti, almeno inizialmente, a esaudire il desiderio della bambina non per bontà ma per un proprio tornaconto.
Ma se questa parte mi ha sinceramente convinto non si possono ignorare le conseguenze che da essa derivano: se proprio ci deve essere redenzione per Jintan e compagni, essa non può compiersi, come invece accade, di punto in bianco. Non c'è un vero travaglio interiore che porta i vari personaggi al rammarico per le proprie azioni ma questi, probabilmente a causa della scarsa pellicola ancora disponibile, vengono letteralmente folgorati dalla verità e dal pentimento. E questo, per dirla tutta, proprio non mi è andato giù.
Queste critiche, però, hanno il solo fine di spiegare perché, pur essendo "AnoHana" un anime che rientra perfettamente nelle mie corde, ho scelto di dargli un voto alto ma non altissimo. Tengo a precisare, infatti, che lo considero un ottimo titolo, ben concepito e ben disegnato, che mi ha tenuto incollato allo schermo fino alla fine donandomi qua e là momenti di grande emozione. Ma che "stecca" proprio sul finale.
"AnoHana" è quel genere di anime che ti rimane impresso, che tu lo voglia o no. Più di 10 non potevo dare, ma caspita se avessi potuto, un pensierino, ce lo avrei fatto. Premetto che adoro il genere slice of life e quindi sono anche di parte, ma questo era troppo, troppo bello. Ho guardato l'intera serie in pochissimo tempo, e la ritengo un anime stupendo, magnifico.
La storia è molto profonda e a mio avviso in sé molto bella. Le vicende narrate sono davvero strappalacrime, ho guardato l'intera serie con gli occhi lucidi e sono scoppiata negli ultimi due episodi. E' stato bellissimo, mi ha fatto provare emozioni stupende.
La grafica, beh, che dire della grafica? Per me è magnifica, ancora migliore di quella del precedente lavoro dello studio: "Toradora". Ho trovato che i personaggi avessero un'intensità palpabile e una profondità inaudita, ben costruiti, strutturati, personaggi che sono cambiati durante la storia, sono cresciuti in meglio. Sono diventati quello che sono ora: persone adulte. Ciò dimostra che i traumi del passato vanno sempre affrontati a testa alta. Ogni personaggio aveva il proprio carattere, ben definito, come nella vita reale. Ci si potrebbe fare un film su quest'anime.
La musica era azzeccatissima. L'opening e l'ending erano veramente orecchiabili e la soundtrack piacevole e impostata nei momenti giusti. Accompagnava fedelmente ogni passo dell'anime e lo valorizzava nel miglior modo possibile.
Vi ho convinti? Tu che stai leggendo sei convinto ora? Corri subito a guardarlo. Non te ne pentirai, vedrai. Te lo consiglio vivamente.
La storia è molto profonda e a mio avviso in sé molto bella. Le vicende narrate sono davvero strappalacrime, ho guardato l'intera serie con gli occhi lucidi e sono scoppiata negli ultimi due episodi. E' stato bellissimo, mi ha fatto provare emozioni stupende.
La grafica, beh, che dire della grafica? Per me è magnifica, ancora migliore di quella del precedente lavoro dello studio: "Toradora". Ho trovato che i personaggi avessero un'intensità palpabile e una profondità inaudita, ben costruiti, strutturati, personaggi che sono cambiati durante la storia, sono cresciuti in meglio. Sono diventati quello che sono ora: persone adulte. Ciò dimostra che i traumi del passato vanno sempre affrontati a testa alta. Ogni personaggio aveva il proprio carattere, ben definito, come nella vita reale. Ci si potrebbe fare un film su quest'anime.
La musica era azzeccatissima. L'opening e l'ending erano veramente orecchiabili e la soundtrack piacevole e impostata nei momenti giusti. Accompagnava fedelmente ogni passo dell'anime e lo valorizzava nel miglior modo possibile.
Vi ho convinti? Tu che stai leggendo sei convinto ora? Corri subito a guardarlo. Non te ne pentirai, vedrai. Te lo consiglio vivamente.
Leggere le recensioni degli altri utenti aiuta eccome. Appunto spulciando tra le recensioni di non ricordo bene chi, ne ho trovata una davvero bella su quest'anime, così sono passato alla scheda a leggere anche le altre, quasi tutte positive, ed è così che ho deciso che anche io lo dovevo vedere.
In due giorni ho completato le undici puntate, e, pur non essendo un gran sentimentale, né un romantico, eccetto la prima, le altre, le ho viste tutte con gli occhi lucidi. Per via di tutte le emozioni che si provano vedendo il proseguire della breve e intensa storia, si potrebbe persino sorvolare su disegni e musiche, se solo fossero brutte, ma il fatto è che i disegni sono più che dignitosi, cioè belli ma non bellissimi. Lo stesso discorso non vale per le musiche, perché sia l'opening sia l'ending sono stupende.
Non so che altro dire, sono rimasto davvero sorpreso in maniera positiva, posso solo consigliare a tutti questo bellissimo anime, di sicuro non rimarrete delusi. Attenzione, non sto parlando di originalità o di capolavoro, ma solo di un anime, che, per quanto mi riguarda, ha trasmesso bellissime emozioni, trascinandomi fino alla fine, che trovo molto bella.
P.S.
Il mio anime preferito rimane Slam Dunk, ma questo gli va talmente vicino che non ho potuto non dargli ugualmente 10,
In due giorni ho completato le undici puntate, e, pur non essendo un gran sentimentale, né un romantico, eccetto la prima, le altre, le ho viste tutte con gli occhi lucidi. Per via di tutte le emozioni che si provano vedendo il proseguire della breve e intensa storia, si potrebbe persino sorvolare su disegni e musiche, se solo fossero brutte, ma il fatto è che i disegni sono più che dignitosi, cioè belli ma non bellissimi. Lo stesso discorso non vale per le musiche, perché sia l'opening sia l'ending sono stupende.
Non so che altro dire, sono rimasto davvero sorpreso in maniera positiva, posso solo consigliare a tutti questo bellissimo anime, di sicuro non rimarrete delusi. Attenzione, non sto parlando di originalità o di capolavoro, ma solo di un anime, che, per quanto mi riguarda, ha trasmesso bellissime emozioni, trascinandomi fino alla fine, che trovo molto bella.
P.S.
Il mio anime preferito rimane Slam Dunk, ma questo gli va talmente vicino che non ho potuto non dargli ugualmente 10,
Dopo la meraviglia di "Toradora", Tatsuyuki Nagai, stavolta con la A1 Picture, torna sulla scena con un capolavoro dell'animazione giapponese. Trovo "AnoHana" profondo, emozionante, commovente. I disegni e le animazioni sono di ottima qualità dall'inizio alla fine, la storia è ben progettata e realizzata, la colonna sonora è splendida e perfettamente inserita. Le emozioni che comunica sono forti e sincere; talvolta cerca forse di strappare allo spettatore qualche lacrima in più, ma per me lo fa sempre con classe, cosa che a molti anime che puntano alla commozione a tutti i costi manca. E nessuna delle sue 11 puntate delude le aspettative.
Trama
Jinta è un adolescente che vive solo con il padre: non va a scuola, passa tutte le sue giornate a casa giocando ai videogame e facendo poco altro, delineandosi come il classico hikikomori (persone di ogni età che passano la propria vita in casa, separandosi completamente dalla società, spesso a causa di disagi psicologici). Ma la motivazione del suo isolamento non è tanto semplice. Il trauma che ha causato la sua fuga dalla realtà è la base della storia, legato indissolubilmente alla sparizione - non definitiva - di un'amichetta dei tempi dell'infanzia. Tale trauma riporterà Jin e la sua banda di amici di 10 anni prima insieme, ognuno con il suo bagaglio di emozioni ed esperienze differenti accumulate nel tempo, per affrontare le divergenze nate tra loro proprio in seguito a quell'evento. Lo scetticismo e i rancori iniziali si ammorbidiranno grazie alla grinta di alcuni di loro, tra crisi psicologiche e barbecue sotto le stelle, e in nome dell'amicizia anche gli ostacoli più grandi potranno essere abbattuti, fino a vedere l'impossibile.
Personaggi
La cura e l'approfondimento psicologico dei personaggi di questo anime è ragguardevole. Ognuno di essi ha un carattere complesso, sfaccettato che viene alla luce piano piano, con il susseguirsi delle puntate. Ciascuno dei protagonisti ha i suoi tratti distintivi: l'infantile vivacità di Menma, la nostalgica rassegnazione di Jinta, l'incessante frustrazione Anaru, la rancorosa perseveranza di Yukiatsu, la sofferente rassegnazione di Tsuruko, l'infinita grinta di Poppo si intrecciano, amalgamano ed esplodono in una meraviglia di fuochi artificiali che colpiscono dritti nel cuore.
Nessuno è tralasciato, nemmeno i personaggi secondari. Ognuno ha i suoi spazi, i suoi segreti e le sue speranze. E lo spettatore assiste all'evoluzione del gruppo di amici come se fosse uno di loro, facendo proprie le loro emozioni e osservando la storia con i loro occhi.
Grafica
Gli occhi, le espressioni dei personaggi, i loro gesti sono rappresentati con un'efficienza rara. I movimenti sono fluidi, le animazioni scorrevoli e curate fin nei minimi dettagli. I livello rimane altissimo fino all'ultima puntata, accompagnando magistralmente la storia e lo sviluppo degli eventi.
Musica
Sia l'opening sia l'ending dell'anime sono notevoli: bella la musica, belle le parole (non parlo riferendomi solo alle traduzioni dei fan, studio giapponese), ottima l'interazione con le immagini. La sigla iniziale soprattutto è colma di poesia, anticipando le emozionanti rivelazioni del primo episodio, ma mantenendo il mistero quanto basta.
Il resto della colonna sonora è ugualmente ben realizzato, intenso e comunicativo, altamente apprezzabile anche ascoltato fuori dal contesto dell'anime.
Conclusioni: "AnoHana" è senza dubbio uno dei progetti migliori che si siano visti negli ultimi anni. Nonostante l'apparente ristrettezza della categoria "scolastico sentimentale" nel quale può essere inserito, è una serie consigliabile anche a coloro che usualmente non amano il genere. Drammatico e spensierato allo stesso tempo, arriva dritto al cuore e alla mente, proiettando chi lo vede nell'intricato mondo dei sentimenti umani e dei ricordi.
Trama
Jinta è un adolescente che vive solo con il padre: non va a scuola, passa tutte le sue giornate a casa giocando ai videogame e facendo poco altro, delineandosi come il classico hikikomori (persone di ogni età che passano la propria vita in casa, separandosi completamente dalla società, spesso a causa di disagi psicologici). Ma la motivazione del suo isolamento non è tanto semplice. Il trauma che ha causato la sua fuga dalla realtà è la base della storia, legato indissolubilmente alla sparizione - non definitiva - di un'amichetta dei tempi dell'infanzia. Tale trauma riporterà Jin e la sua banda di amici di 10 anni prima insieme, ognuno con il suo bagaglio di emozioni ed esperienze differenti accumulate nel tempo, per affrontare le divergenze nate tra loro proprio in seguito a quell'evento. Lo scetticismo e i rancori iniziali si ammorbidiranno grazie alla grinta di alcuni di loro, tra crisi psicologiche e barbecue sotto le stelle, e in nome dell'amicizia anche gli ostacoli più grandi potranno essere abbattuti, fino a vedere l'impossibile.
Personaggi
La cura e l'approfondimento psicologico dei personaggi di questo anime è ragguardevole. Ognuno di essi ha un carattere complesso, sfaccettato che viene alla luce piano piano, con il susseguirsi delle puntate. Ciascuno dei protagonisti ha i suoi tratti distintivi: l'infantile vivacità di Menma, la nostalgica rassegnazione di Jinta, l'incessante frustrazione Anaru, la rancorosa perseveranza di Yukiatsu, la sofferente rassegnazione di Tsuruko, l'infinita grinta di Poppo si intrecciano, amalgamano ed esplodono in una meraviglia di fuochi artificiali che colpiscono dritti nel cuore.
Nessuno è tralasciato, nemmeno i personaggi secondari. Ognuno ha i suoi spazi, i suoi segreti e le sue speranze. E lo spettatore assiste all'evoluzione del gruppo di amici come se fosse uno di loro, facendo proprie le loro emozioni e osservando la storia con i loro occhi.
Grafica
Gli occhi, le espressioni dei personaggi, i loro gesti sono rappresentati con un'efficienza rara. I movimenti sono fluidi, le animazioni scorrevoli e curate fin nei minimi dettagli. I livello rimane altissimo fino all'ultima puntata, accompagnando magistralmente la storia e lo sviluppo degli eventi.
Musica
Sia l'opening sia l'ending dell'anime sono notevoli: bella la musica, belle le parole (non parlo riferendomi solo alle traduzioni dei fan, studio giapponese), ottima l'interazione con le immagini. La sigla iniziale soprattutto è colma di poesia, anticipando le emozionanti rivelazioni del primo episodio, ma mantenendo il mistero quanto basta.
Il resto della colonna sonora è ugualmente ben realizzato, intenso e comunicativo, altamente apprezzabile anche ascoltato fuori dal contesto dell'anime.
Conclusioni: "AnoHana" è senza dubbio uno dei progetti migliori che si siano visti negli ultimi anni. Nonostante l'apparente ristrettezza della categoria "scolastico sentimentale" nel quale può essere inserito, è una serie consigliabile anche a coloro che usualmente non amano il genere. Drammatico e spensierato allo stesso tempo, arriva dritto al cuore e alla mente, proiettando chi lo vede nell'intricato mondo dei sentimenti umani e dei ricordi.
'AnoHana' fa parte di quelle serie che acquisiscono una popolarità elevata in poco tempo grazie a un elevatissimo tamtam in internet. Senza dubbio Animeclick stessa ha contribuito a questo successo, e io per primo ho pubblicizzato ampiamente l'opera. Difatti i primi episodi sono molto gradevoli, ed è indubbio che la popolarità iniziale sia meritata. Ma la storia perde verso il finale. Avrò fatto questo discorso 'ventordici' volte, e comprendo io per primo quanto sia difficile riuscire nel finale di un'opera simile per un autore. Non intendo quindi penalizzare troppo l'opera su questo punto, soprattutto perché il problema non sta nel finale vero e proprio, che al contrario è molto bello, ma appunto negli ultimi due o tre episodi che si dirigono verso di esso. Questi sono un noioso e dannoso insieme di rimpianto, tentativi e stress per i protagonisti, evitabilissimi e soprattutto non necessari.
Forse lo scopo era arrivare proprio a quegli undici episodi necessari, per un'opera che sarebbe potuta stare in un film di due ore e mezza, a costo di diventare pesante. Per il resto, compiango il pensiero che l'opera sia "seria", anzi. Si vuole proprio alleggerire gli eventi, andando a formare una sorta di drammaticità spensierata. A nessuno interessa un'analisi approfondita sulle modifiche apportate alla psiche dalla morte precoce di un'amica, non in questa sede perlomeno. Interessano invece dei personaggi caratterizzati a puntino, che in generale sono abbastanza ben riusciti. Proprio questo è un punto interessante, e magari se si aveva del tempo da mettere da qualche parte lo si poteva usare per mostrare al meglio la vita di tutti i giorni della combriccola, che invece è solo accennata. O magari mostrare un po' di più della vita da hikikomori del protagonista prima dell'inizio di tutto.
Beh, quel che è fatto è fatto, quindi meglio passare oltre a fare un elogio all'opening, che è molto ma molto piacevole e ancora più apprezzabile nel contesto dell'anime. Come da mio solito non lodo l'ending, che anche in questo caso non è nulla di che. Penso sia davvero raro trovare un'opera con un'ending al livello dell'opening. Sul piano dello stile grafico, il discorso è più complesso. Nelle parti normali lo stile è classicissimo, gli si potrebbe quasi criticare la scarsa originalità. Ma, in alcune parti particolari in cui i protagonisti ricordano l'infanzia, si usa un effetto per cui la luminosità aumenta senza però diventare accecante, un tocco di classe da non sottovalutare. Questo è tutto, il voto sarebbe forse appena più alto ma non mi sbilancio.
Forse lo scopo era arrivare proprio a quegli undici episodi necessari, per un'opera che sarebbe potuta stare in un film di due ore e mezza, a costo di diventare pesante. Per il resto, compiango il pensiero che l'opera sia "seria", anzi. Si vuole proprio alleggerire gli eventi, andando a formare una sorta di drammaticità spensierata. A nessuno interessa un'analisi approfondita sulle modifiche apportate alla psiche dalla morte precoce di un'amica, non in questa sede perlomeno. Interessano invece dei personaggi caratterizzati a puntino, che in generale sono abbastanza ben riusciti. Proprio questo è un punto interessante, e magari se si aveva del tempo da mettere da qualche parte lo si poteva usare per mostrare al meglio la vita di tutti i giorni della combriccola, che invece è solo accennata. O magari mostrare un po' di più della vita da hikikomori del protagonista prima dell'inizio di tutto.
Beh, quel che è fatto è fatto, quindi meglio passare oltre a fare un elogio all'opening, che è molto ma molto piacevole e ancora più apprezzabile nel contesto dell'anime. Come da mio solito non lodo l'ending, che anche in questo caso non è nulla di che. Penso sia davvero raro trovare un'opera con un'ending al livello dell'opening. Sul piano dello stile grafico, il discorso è più complesso. Nelle parti normali lo stile è classicissimo, gli si potrebbe quasi criticare la scarsa originalità. Ma, in alcune parti particolari in cui i protagonisti ricordano l'infanzia, si usa un effetto per cui la luminosità aumenta senza però diventare accecante, un tocco di classe da non sottovalutare. Questo è tutto, il voto sarebbe forse appena più alto ma non mi sbilancio.
'Anohana' narra la storia di un gruppo di amici d'infanzia che, a distanza di anni dall'evento drammatico che li aveva fatti allontanare, si ritrovano a dovere affrontare i problemi lasciati in sospeso. La narrazione inizia quando Menma, morta accidentalmente in tenera età, riappare come fantasma a Jintan che, superata la convinzione di essere impazzito, capisce che dovrà aiutare la sua amica ad ascendere esaudendo il suo ultimo desiderio rimasto irrealizzato.
Per farlo però dovrà chiedere aiuto ai vecchi amici di infanzia persi di vista, con le ovvie complicazioni del caso.
Nasce così un'opera che fa della sua forza il lato drammatico e sentimentale e che, anche se con qualche forzatura, riesce a essere molto coinvolgente e scorrevole.
I personaggi grazie a Menma riusciranno a ritrovarsi, a superare il trauma che si portano dentro, e ad avviarsi verso l'età adulta.
In 'AnoHana' l'aspetto emozionale viene sempre privilegiato, a volte anche a scapito della coerenza e della razionalità. Questo aspetto che può essere criticato o meno (vedi altre recensioni) per lo spettatore target di quest'opera non disturba particolarmente, ma anzi contribuisce a enfatizzare il messaggio che l'opera vuole lasciare al suo pubblico.
In definitiva ritengo 'AnoHana' un'opera decisamente sopra la media degli ultimi anni, che conferma l'originalità e la bravura dello staff da cui è nato anche 'Toradora'.
Consigliato a tutti senza eccezione, ma in particolare agli amanti del genere sentimentale/drammatico che sicuramente lo sapranno meglio apprezzare senza soffermarsi sulle piccolezze - secondo me volontariamente sottovalutate dagli autori.
Una nota a parte va fatta per le sigle, veramente molto belle e abbinate, e per l'aspetto grafico di buona fattura e soprattutto di qualità costante durante tutto l'anime.
Buona visione.
Per farlo però dovrà chiedere aiuto ai vecchi amici di infanzia persi di vista, con le ovvie complicazioni del caso.
Nasce così un'opera che fa della sua forza il lato drammatico e sentimentale e che, anche se con qualche forzatura, riesce a essere molto coinvolgente e scorrevole.
I personaggi grazie a Menma riusciranno a ritrovarsi, a superare il trauma che si portano dentro, e ad avviarsi verso l'età adulta.
In 'AnoHana' l'aspetto emozionale viene sempre privilegiato, a volte anche a scapito della coerenza e della razionalità. Questo aspetto che può essere criticato o meno (vedi altre recensioni) per lo spettatore target di quest'opera non disturba particolarmente, ma anzi contribuisce a enfatizzare il messaggio che l'opera vuole lasciare al suo pubblico.
In definitiva ritengo 'AnoHana' un'opera decisamente sopra la media degli ultimi anni, che conferma l'originalità e la bravura dello staff da cui è nato anche 'Toradora'.
Consigliato a tutti senza eccezione, ma in particolare agli amanti del genere sentimentale/drammatico che sicuramente lo sapranno meglio apprezzare senza soffermarsi sulle piccolezze - secondo me volontariamente sottovalutate dagli autori.
Una nota a parte va fatta per le sigle, veramente molto belle e abbinate, e per l'aspetto grafico di buona fattura e soprattutto di qualità costante durante tutto l'anime.
Buona visione.
Anime di grande successo della stagione 2011, 'AnoHana' (contrazione del ben più lungo "Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutachi wa Mada Shiranai") racconta le vicende di un gruppo di ragazzi - i cui soprannomi sono rispettivamente Jinta, Menma, Anaru, Yukiatsu, Tsuruko e Poppo - che hanno a loro modo visto finire la spensieratezza della propria gioventù in modo traumatico con la morte di una delle loro amiche. La storia inizia a tal proposito quando a Jinta comincia ad apparire il fantasma in versione adulta di Menma, la quale sembrerebbe non riuscire ad ascendere in cielo e a reincarnarsi come vorrebbe a causa della sua volontà di vedere esaudito un misterioso desiderio della propria gioventù.
Inizia così l'avventura dei cinque ragazzi, che dovranno rincrociare dopo tanto tempo le loro strade straziate dal trauma e affrontare una volta per tutte il loro passato per aiutare la sfortunata amica.
'AnoHana' secondo me è anime molto bello, anche se in alcuni punti devo dire abbastanza triste da seguire soprattutto a causa della persistenza sulla scena del tema della morte. Tutti i personaggi infatti, in un modo e nell'altro, portano con sé (anche inconsapevolmente a volte) gli strascichi del nefasto evento, un elemento latente questo che tende spesso a incupire persino le scene più allegre della serie. Purtroppo c'è poco da dire sulla trama senza spoilerare, quindi preferisco sospendere il giudizio sull'articolazione della trama e dei significati in essa contenuta.
Passando al versante personaggi, è senz'altro importante sottolineare la somiglianza dello stile di delineazione con quello di 'Toradora'; anche qui infatti i creatori hanno puntato, più che sul creare personaggi già indimenticabili - con caratteristiche speciali o altro insomma -, sul costruirli passo passo nella storia attraverso i rapporti intessuti, nel presente e nel passato, scelta a mio parere azzeccatissima in una storia come questa. Troppo spesso infatti si cade nell'errore di proporre personaggi poco umani nella voglia di stupire purtroppo.
Tecnicamente con 'AnoHana' si può dire che stiamo esattamente allo stesso livello di 'Toradora', poiché la grafica proposta si avvicina in modo spaventoso a quella di tale opera, soprattutto per quanto riguarda a volte l'effetto "affilatura" dei profili. Le musiche invece sono di un certo rilievo, perfettamente in linea con l'anima abbastanza triste del lavoro, in particolare per quanto riguarda l'ending, proposta nella sua versione integrale durante lo splendido finale.
Voto: 8 - Lo ritengo uno dei lavori migliori dell'annata, il cui voto può anche essere ulteriormente alzato a seconda dei gusti se si gradisce particolarmente il genere in questione. Da non lasciarsi sfuggire, vista soprattutto la recente acquisizione in Italia.
Inizia così l'avventura dei cinque ragazzi, che dovranno rincrociare dopo tanto tempo le loro strade straziate dal trauma e affrontare una volta per tutte il loro passato per aiutare la sfortunata amica.
'AnoHana' secondo me è anime molto bello, anche se in alcuni punti devo dire abbastanza triste da seguire soprattutto a causa della persistenza sulla scena del tema della morte. Tutti i personaggi infatti, in un modo e nell'altro, portano con sé (anche inconsapevolmente a volte) gli strascichi del nefasto evento, un elemento latente questo che tende spesso a incupire persino le scene più allegre della serie. Purtroppo c'è poco da dire sulla trama senza spoilerare, quindi preferisco sospendere il giudizio sull'articolazione della trama e dei significati in essa contenuta.
Passando al versante personaggi, è senz'altro importante sottolineare la somiglianza dello stile di delineazione con quello di 'Toradora'; anche qui infatti i creatori hanno puntato, più che sul creare personaggi già indimenticabili - con caratteristiche speciali o altro insomma -, sul costruirli passo passo nella storia attraverso i rapporti intessuti, nel presente e nel passato, scelta a mio parere azzeccatissima in una storia come questa. Troppo spesso infatti si cade nell'errore di proporre personaggi poco umani nella voglia di stupire purtroppo.
Tecnicamente con 'AnoHana' si può dire che stiamo esattamente allo stesso livello di 'Toradora', poiché la grafica proposta si avvicina in modo spaventoso a quella di tale opera, soprattutto per quanto riguarda a volte l'effetto "affilatura" dei profili. Le musiche invece sono di un certo rilievo, perfettamente in linea con l'anima abbastanza triste del lavoro, in particolare per quanto riguarda l'ending, proposta nella sua versione integrale durante lo splendido finale.
Voto: 8 - Lo ritengo uno dei lavori migliori dell'annata, il cui voto può anche essere ulteriormente alzato a seconda dei gusti se si gradisce particolarmente il genere in questione. Da non lasciarsi sfuggire, vista soprattutto la recente acquisizione in Italia.
Ci sono anime che fanno commuovere, specie alla fine riescono a far piangere anche i più duri di cuore. 'AnoHana' non è che faccia commuovere, la realtà è che vuole a tutti costi fare scoppiare in lacrime lo spettatore che, come nel mio caso, al contrario rimane alquanto titubante.
La storia si svolge in una calda estate dove un gruppo di amici, un tempo molto uniti, oramai a malapena si salutano l'un l'altro. La motivazione è da ricercarsi nella perdita di uno dei membri di questa combriccola, una ragazzina di nome Menma morta tragicamente in un incidente. Questi ragazzi tramite una serie di circostanze molto particolari, ma a mio parere anche molto sconclusionate, tenteranno di riallacciare i rapporti... o almeno alcuni.
'AnoHana' ha una particolarità di fondo: la forzata vena drammatica. In questi 11 episodi si vedono i personaggi piangere, urlare, affrontarsi, mostrare lati oscuri e anche un po' odiosi di loro stessi, e le modalità con cui lo fanno hanno del ridicolo. Sembra una puntata di 'Uomini & Donne', dove tutti urlano si dimenano si lanciano bestemmie tra di loro, ma in fin dei conti a nessuno, men che meno allo spettatore, può fregar qualcosa. La narrazione oltretutto è a volte troppo rapida e a volte troppo lenta, inoltre in più di un occasione non si riuscirà a comprendere dove vogliano andare a parare i personaggi.
Tecnicamente l'opera risulta decisamente ben fatta specie per i colori che, anche se a volte molto accesi, risultano molto belli. I personaggi risulteranno fisicamente molto diversi gli uni dagli altri, con disegni ben lontani dal classico "stampino". Le animazioni sono abbastanza fluide e anche i giochi di luce rendono a perfezione. Il comparto audio è buono se consideriamo la sigla d'apertura e quella di chiusura, molto orecchiabili entrambe.
Insomma questo 'AnoHana' poteva essere l'anime migliore del 2011, io ci contavo, eppure è risultato essere niente più che uno slice of life appena abbozzato, imbottito di falsi sentimenti umani tirati all'assurdo e di vicende senza senso alcuno. Un vero peccato, ma d'altronde cercare di "costringere" una persona a piangere non è il modo esatto per creare un buon anime e il risultato è abbastanza evidente.
La storia si svolge in una calda estate dove un gruppo di amici, un tempo molto uniti, oramai a malapena si salutano l'un l'altro. La motivazione è da ricercarsi nella perdita di uno dei membri di questa combriccola, una ragazzina di nome Menma morta tragicamente in un incidente. Questi ragazzi tramite una serie di circostanze molto particolari, ma a mio parere anche molto sconclusionate, tenteranno di riallacciare i rapporti... o almeno alcuni.
'AnoHana' ha una particolarità di fondo: la forzata vena drammatica. In questi 11 episodi si vedono i personaggi piangere, urlare, affrontarsi, mostrare lati oscuri e anche un po' odiosi di loro stessi, e le modalità con cui lo fanno hanno del ridicolo. Sembra una puntata di 'Uomini & Donne', dove tutti urlano si dimenano si lanciano bestemmie tra di loro, ma in fin dei conti a nessuno, men che meno allo spettatore, può fregar qualcosa. La narrazione oltretutto è a volte troppo rapida e a volte troppo lenta, inoltre in più di un occasione non si riuscirà a comprendere dove vogliano andare a parare i personaggi.
Tecnicamente l'opera risulta decisamente ben fatta specie per i colori che, anche se a volte molto accesi, risultano molto belli. I personaggi risulteranno fisicamente molto diversi gli uni dagli altri, con disegni ben lontani dal classico "stampino". Le animazioni sono abbastanza fluide e anche i giochi di luce rendono a perfezione. Il comparto audio è buono se consideriamo la sigla d'apertura e quella di chiusura, molto orecchiabili entrambe.
Insomma questo 'AnoHana' poteva essere l'anime migliore del 2011, io ci contavo, eppure è risultato essere niente più che uno slice of life appena abbozzato, imbottito di falsi sentimenti umani tirati all'assurdo e di vicende senza senso alcuno. Un vero peccato, ma d'altronde cercare di "costringere" una persona a piangere non è il modo esatto per creare un buon anime e il risultato è abbastanza evidente.
<b>-CONTIENE SPOILER-</b>
"Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai", ovvero "Non conosciamo ancora il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno", è il nome integrale della serie del regista Tatsuyuki Nagai ("Toradora!") che ha letteralmente spopolato nella stagione primaverile d'animazione nipponica del 2011.
Già dall'intitolazione, che è più generalmente riportata con l'abbreviazione in "AnoHana" (e ci credo...), si può presumere l'indole puramente romantica di una produzione di tal genere, che si colloca a metà tra una commedia sentimentale e una storia 'drammatica'. Essenzialmente, "AnoHana" è un normalissimo slice of life portato a sbilanciarsi verso due contesti, sentimentale e drammatico, appunto, che proprio non riescono a ben integrarsi nelle vicende, risultando addirittura insensati: passo più lungo della gamba.
Basta poco ad addentrarsi nella situazione narrata e notare che c'è qualcosa che non va, ma andiamo per ordine: il primo episodio è, quasi inaspettatamente, più chiarificatorio del previsto. Dei primi personaggi apparsi, viene subito rivelato un bel po', grazie anche all'esposizione di un breve flashback che farà da fondamento agli interi avvenimenti dell'anime: esso riguarda l'infanzia dei sei protagonisti, e in particolare il tragico episodio che segna la prematura morte di uno di loro. Si tratta di Meiko Honma, ragazzina che riappare improvvisamente nella vita di Jinta Yadomi, un tempo leader di quella cerchia di amici, che nel frattempo sono tutti cresciuti e frequentano le superiori. Neanche per Meiko, comunque, il tempo pare essersi fermato, dato che sembra anch'essa essere diventata grande.
La surreale convivenza tra lo spirito e il ragazzo non è certo l'elemento che più deve destare stupore in un'opera dall'aria sognante come "AnoHana", nondimeno è impossibile non constatare certe insensatezze ricorrenti che possono davvero recare fastidio allo spettatore più esigente. Innanzitutto, Menma (nomignolo di Meiko): la candida ragazzina è senza dubbio il personaggio più controverso (nel bene e nel male) della serie. E la chiamo 'ragazzina' anche se in realtà, come già accennato, dovrebbe avere la stessa età dei suoi 'ex-amichetti', ma il fatto è che non li dimostra affatto, né fisicamente, né tanto meno caratterialmente! Sa benissimo di essere morta tempo fa, e di riuscire a fare percepire concretamente la sua presenza soltanto a Jintan - il motivo di ciò verrà spiegato tardi e con un espediente fragile e banale - tuttavia s'ostina, imperterrita, ad agire come se tutti potessero vederla o udirla. Oltre ad adottare quest'atteggiamento a mio avviso dannatamente stupido, c'è da dire che non sarà da meno il ragazzo: pur avendo a che fare con il fantasma più rumoroso e 'corporeo' del mondo - sì, Menma può svolgere qualsiasi comune attività di un essere umano, inclusa quella di nutrirsi, giocare al gameboy (?), mettere in disordine... insomma, modificare fisicamente l'ambiente circostante - egli non si degnerà mai di dimostrare ai miscredenti amici la tangibilità della presenza della ragazza. Sarà essa stessa a dare prova della propria esistenza, sì, ma dopo ben otto episodi! La reazione dei coetanei? Beh, piuttosto inverosimile, ovviamente. Anzi, a proposito di inverosimiglianza di reazioni, vorrei introdurre quello che è un altro aspetto mal curato di "AnoHana" che contribuisce a minarne il buonsenso: la caratterizzazione dei sei giovani.
È chiaro che, come già accennato, alla base di tutta la storia raccontata vi sia un episodio shoccante, che avrebbe inevitabilmente percosso la vita di ognuno dei ragazzi, fin quasi a 'bloccarla' in quel frangente. Questi vivono infatti nell'ombra di quanto accaduto, non riescono ad accettarlo, non sono in grado di perdonare se stessi, finiscono quindi per dividersi, allontanarsi quanto possibile dal passato, non riuscendoci minimamente, quindi si ricongiungono ancora, non senza molte difficoltà. Il punto della questione è però un altro: per quasi tutta la durata della serie, l'interesse maggiore degli autori sembra essere riposto nei complessi psicologici di un branco di adolescenti che mai si renderanno conto di avere interpretato delle (alquanto improbabili) cotte bambinesche come vero amore! Viene progressivamente delineata una carrellata di triangoli amorosi adolescenziali perdurati da circa un decennio di distanza: questa è una cretinata bella e buona, considerando che i mocciosi avranno avuto più o meno sette-otto anni quando tutto cominciò, età in cui non ci si potrebbe mai seriamente 'innamorare' di qualcuno.
Invece no, gli ormai diplomandi s'impuntano sull'origine di quei sentimenti acerbi, prendendoli sul serio e annegando in mille preoccupazioni, agitandosi, infuriandosi, litigando tra di loro, come quelli che oggi definiremmo, in modo colorito, 'bimbiminkia'. Anche se lo sconvolgimento emotivo di quel momento fosse stato così forte da cristallizzarsi nel tempo - e in effetti pare proprio essere così - non è ipotizzabile che ci si comporti come dei bambocci cresciuti solo in fisico! È tutto copiosamente studiato apposta per innescare il solito meccanismo emozionale: sarebbero capaci di rendere appassionante anche la relazione tra un neonato e un cavallo, a questo punto.
E quando, nelle battute finali, ci si farà credere che abbiano finalmente raggiunto una maturazione, tutto ciò che ci verrà sbattuto in faccia sarà... una tempesta di lacrime. Lacrime, lacrime e ancora lacrime. Un'isterica estasi collettiva fomentata da un pianto sfrenato e liberatorio, una folta manciata di minuti della sostanza di liquidi oculari capaci di contagiare il pubblico medio alla pari di sbadigli: classico sistema, insomma. In tutto questo, sebbene a più riprese Menma si sia sforzata di fare capire ai suoi amici che non preferirebbe vederli piangere... ecco come la ripagano. Belle me**e! E se quegli esasperati ed esasperanti gemiti finali dovrebbero rappresentare 'lacrime di felicità', beh, direi che il risultato non sarebbe potuto essere peggiore di così. Ridicolo.
Ma dietro l'insoddisfacente approfondimento caratteriale e le attitudini dei sei tipetti c'è un'ulteriore constatazione da fare: se li analizziamo meglio uno per uno, intravediamo dei perfetti stereotipi dell'animazione nipponica. Menma è, oltre a quanto ne sia già stato detto, una plateale incarnazione del personaggio ingenuo all'ennesima potenza, e allo stesso tempo irrequieto al punto da causare quasi fastidio (una sorta di Yui Hirasawa); Jintan è un hikikomori, non uno di quelli allo stadio terminale, ma indolente e seccato al punto giusto. Ovviamente è orfano di madre - un altro classico: personaggio orfano di almeno uno dei due genitori. Anaru (un nomignolo che è tutto un programma) è la classica ragazza che cerca di mascherare il tormento interiore con un ingannevole mutamento caratteriale, ma è anche la risposta tangibile alla domanda che gli otaku, sempre annidati da qualche parte, si pongono principalmente alla visione di un anime, ovvero: "dove sono le tette?". Poppo è il tipico 'bonaccione' della compagnia, e forse anche il meno irritante proprio grazie al suo fare scherzoso e incoraggiante (almeno inizialmente); potevano poi mancare, in un gruppo così variegato, gli elementi snob? Abbiamo così Tsuruko, la classica studentessa altezzosa che ha sempre qualche frecciatina giudiziosa da elargire, e infine Yukiatsu, che gioca sia il ruolo di sprezzante fighetto sia quello di amico-rivale in amore di Jintan, quando a conti fatti è il più sfigato e nevrotico di tutti.
Tra i personaggi secondari gli unici da ricordare sono due madri, rispettivamente quella di Menma, che prova una sorta di repulsione verso gli amici della figlia - comportamento non tanto giustificabile da parte di una persona adulta e vaccinata - e quella di Jintan, che, pur rivelandosi fondamentale ai fini della trama, riesce a ritagliarsi pochissimo spazio nei flashback narrativi.
Meno male che gli sviluppatori della A-1 Pictures sono riusciti a non combinare la stessa mole di casini nella realizzazione tecnica, che non si distingue particolarmente ma si mantiene su ottimi livelli dall'inizio alla fine. Le sigle e il doppiaggio sono probabilmente le cose migliori di questo prodotto.
In sintesi, cos'è "AnoHana"? È il formato teenager di un'epopea del pianto, che si maschera da rappresentazione approfondita di temi come la morte, il superamento del lutto e la reincarnazione, il taglio con il passato e la crescita, il sentimento d'amicizia e quello amoroso, senza comunque riuscire mai a coniugarli in maniera credibile, e, peggio ancora, peccando di contraddizioni e illogicità a dir poco intolleranti.
Forse un giorno capirò quale sia stata la parte in cui avrei dovuto commuovermi, ma per adesso mi viene da piangere solo a pensare a quanti appellativi di 'capolavoro' gli siano stati affibbiati.
"Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai", ovvero "Non conosciamo ancora il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno", è il nome integrale della serie del regista Tatsuyuki Nagai ("Toradora!") che ha letteralmente spopolato nella stagione primaverile d'animazione nipponica del 2011.
Già dall'intitolazione, che è più generalmente riportata con l'abbreviazione in "AnoHana" (e ci credo...), si può presumere l'indole puramente romantica di una produzione di tal genere, che si colloca a metà tra una commedia sentimentale e una storia 'drammatica'. Essenzialmente, "AnoHana" è un normalissimo slice of life portato a sbilanciarsi verso due contesti, sentimentale e drammatico, appunto, che proprio non riescono a ben integrarsi nelle vicende, risultando addirittura insensati: passo più lungo della gamba.
Basta poco ad addentrarsi nella situazione narrata e notare che c'è qualcosa che non va, ma andiamo per ordine: il primo episodio è, quasi inaspettatamente, più chiarificatorio del previsto. Dei primi personaggi apparsi, viene subito rivelato un bel po', grazie anche all'esposizione di un breve flashback che farà da fondamento agli interi avvenimenti dell'anime: esso riguarda l'infanzia dei sei protagonisti, e in particolare il tragico episodio che segna la prematura morte di uno di loro. Si tratta di Meiko Honma, ragazzina che riappare improvvisamente nella vita di Jinta Yadomi, un tempo leader di quella cerchia di amici, che nel frattempo sono tutti cresciuti e frequentano le superiori. Neanche per Meiko, comunque, il tempo pare essersi fermato, dato che sembra anch'essa essere diventata grande.
La surreale convivenza tra lo spirito e il ragazzo non è certo l'elemento che più deve destare stupore in un'opera dall'aria sognante come "AnoHana", nondimeno è impossibile non constatare certe insensatezze ricorrenti che possono davvero recare fastidio allo spettatore più esigente. Innanzitutto, Menma (nomignolo di Meiko): la candida ragazzina è senza dubbio il personaggio più controverso (nel bene e nel male) della serie. E la chiamo 'ragazzina' anche se in realtà, come già accennato, dovrebbe avere la stessa età dei suoi 'ex-amichetti', ma il fatto è che non li dimostra affatto, né fisicamente, né tanto meno caratterialmente! Sa benissimo di essere morta tempo fa, e di riuscire a fare percepire concretamente la sua presenza soltanto a Jintan - il motivo di ciò verrà spiegato tardi e con un espediente fragile e banale - tuttavia s'ostina, imperterrita, ad agire come se tutti potessero vederla o udirla. Oltre ad adottare quest'atteggiamento a mio avviso dannatamente stupido, c'è da dire che non sarà da meno il ragazzo: pur avendo a che fare con il fantasma più rumoroso e 'corporeo' del mondo - sì, Menma può svolgere qualsiasi comune attività di un essere umano, inclusa quella di nutrirsi, giocare al gameboy (?), mettere in disordine... insomma, modificare fisicamente l'ambiente circostante - egli non si degnerà mai di dimostrare ai miscredenti amici la tangibilità della presenza della ragazza. Sarà essa stessa a dare prova della propria esistenza, sì, ma dopo ben otto episodi! La reazione dei coetanei? Beh, piuttosto inverosimile, ovviamente. Anzi, a proposito di inverosimiglianza di reazioni, vorrei introdurre quello che è un altro aspetto mal curato di "AnoHana" che contribuisce a minarne il buonsenso: la caratterizzazione dei sei giovani.
È chiaro che, come già accennato, alla base di tutta la storia raccontata vi sia un episodio shoccante, che avrebbe inevitabilmente percosso la vita di ognuno dei ragazzi, fin quasi a 'bloccarla' in quel frangente. Questi vivono infatti nell'ombra di quanto accaduto, non riescono ad accettarlo, non sono in grado di perdonare se stessi, finiscono quindi per dividersi, allontanarsi quanto possibile dal passato, non riuscendoci minimamente, quindi si ricongiungono ancora, non senza molte difficoltà. Il punto della questione è però un altro: per quasi tutta la durata della serie, l'interesse maggiore degli autori sembra essere riposto nei complessi psicologici di un branco di adolescenti che mai si renderanno conto di avere interpretato delle (alquanto improbabili) cotte bambinesche come vero amore! Viene progressivamente delineata una carrellata di triangoli amorosi adolescenziali perdurati da circa un decennio di distanza: questa è una cretinata bella e buona, considerando che i mocciosi avranno avuto più o meno sette-otto anni quando tutto cominciò, età in cui non ci si potrebbe mai seriamente 'innamorare' di qualcuno.
Invece no, gli ormai diplomandi s'impuntano sull'origine di quei sentimenti acerbi, prendendoli sul serio e annegando in mille preoccupazioni, agitandosi, infuriandosi, litigando tra di loro, come quelli che oggi definiremmo, in modo colorito, 'bimbiminkia'. Anche se lo sconvolgimento emotivo di quel momento fosse stato così forte da cristallizzarsi nel tempo - e in effetti pare proprio essere così - non è ipotizzabile che ci si comporti come dei bambocci cresciuti solo in fisico! È tutto copiosamente studiato apposta per innescare il solito meccanismo emozionale: sarebbero capaci di rendere appassionante anche la relazione tra un neonato e un cavallo, a questo punto.
E quando, nelle battute finali, ci si farà credere che abbiano finalmente raggiunto una maturazione, tutto ciò che ci verrà sbattuto in faccia sarà... una tempesta di lacrime. Lacrime, lacrime e ancora lacrime. Un'isterica estasi collettiva fomentata da un pianto sfrenato e liberatorio, una folta manciata di minuti della sostanza di liquidi oculari capaci di contagiare il pubblico medio alla pari di sbadigli: classico sistema, insomma. In tutto questo, sebbene a più riprese Menma si sia sforzata di fare capire ai suoi amici che non preferirebbe vederli piangere... ecco come la ripagano. Belle me**e! E se quegli esasperati ed esasperanti gemiti finali dovrebbero rappresentare 'lacrime di felicità', beh, direi che il risultato non sarebbe potuto essere peggiore di così. Ridicolo.
Ma dietro l'insoddisfacente approfondimento caratteriale e le attitudini dei sei tipetti c'è un'ulteriore constatazione da fare: se li analizziamo meglio uno per uno, intravediamo dei perfetti stereotipi dell'animazione nipponica. Menma è, oltre a quanto ne sia già stato detto, una plateale incarnazione del personaggio ingenuo all'ennesima potenza, e allo stesso tempo irrequieto al punto da causare quasi fastidio (una sorta di Yui Hirasawa); Jintan è un hikikomori, non uno di quelli allo stadio terminale, ma indolente e seccato al punto giusto. Ovviamente è orfano di madre - un altro classico: personaggio orfano di almeno uno dei due genitori. Anaru (un nomignolo che è tutto un programma) è la classica ragazza che cerca di mascherare il tormento interiore con un ingannevole mutamento caratteriale, ma è anche la risposta tangibile alla domanda che gli otaku, sempre annidati da qualche parte, si pongono principalmente alla visione di un anime, ovvero: "dove sono le tette?". Poppo è il tipico 'bonaccione' della compagnia, e forse anche il meno irritante proprio grazie al suo fare scherzoso e incoraggiante (almeno inizialmente); potevano poi mancare, in un gruppo così variegato, gli elementi snob? Abbiamo così Tsuruko, la classica studentessa altezzosa che ha sempre qualche frecciatina giudiziosa da elargire, e infine Yukiatsu, che gioca sia il ruolo di sprezzante fighetto sia quello di amico-rivale in amore di Jintan, quando a conti fatti è il più sfigato e nevrotico di tutti.
Tra i personaggi secondari gli unici da ricordare sono due madri, rispettivamente quella di Menma, che prova una sorta di repulsione verso gli amici della figlia - comportamento non tanto giustificabile da parte di una persona adulta e vaccinata - e quella di Jintan, che, pur rivelandosi fondamentale ai fini della trama, riesce a ritagliarsi pochissimo spazio nei flashback narrativi.
Meno male che gli sviluppatori della A-1 Pictures sono riusciti a non combinare la stessa mole di casini nella realizzazione tecnica, che non si distingue particolarmente ma si mantiene su ottimi livelli dall'inizio alla fine. Le sigle e il doppiaggio sono probabilmente le cose migliori di questo prodotto.
In sintesi, cos'è "AnoHana"? È il formato teenager di un'epopea del pianto, che si maschera da rappresentazione approfondita di temi come la morte, il superamento del lutto e la reincarnazione, il taglio con il passato e la crescita, il sentimento d'amicizia e quello amoroso, senza comunque riuscire mai a coniugarli in maniera credibile, e, peggio ancora, peccando di contraddizioni e illogicità a dir poco intolleranti.
Forse un giorno capirò quale sia stata la parte in cui avrei dovuto commuovermi, ma per adesso mi viene da piangere solo a pensare a quanti appellativi di 'capolavoro' gli siano stati affibbiati.
"AnoHana" è un anime dal sapore stucchevole e appiccicoso tipico del miele mescolato alla cera. Ho scelto appositamente questo paragone in quanto è proprio da questo alimento che deriva l'aggettivo "sincero", di cui in origine soltanto il miele più puro - quello "sine cera", appunto - poteva fregiarsi; peccato che di genuino, nelle dinamiche attraverso cui quest'opera si articola, io abbia visto ben poco. Ciò mi ha particolarmente indispettita dal momento che all'A-1 Pictures, lo studio che ne ha curato la realizzazione, non mancano di certo né gli spunti né i mezzi per regalarci dei prodotti di qualità, obiettivo che in questo caso è stato centrato soltanto per quanto riguarda l'ottimo comparto tecnico.
Ordunque, cos'è andato storto? Poiché rispondere oggettivamente a questo interrogativo sarebbe impossibile, temo che vi dovrete accontentare delle mie personalissime impressioni. <b>Faccio presente fin da ora che potrebbero esserci degli spoiler disseminati qua e là, ergo chi non ha ancora terminato la visione della serie in questione proceda nella lettura a suo rischio e pericolo.</b>
La vita di ogni essere umano è un insieme di punti di non ritorno. Uno dei più importanti è sicuramente costituito dall'attimo in cui, da bambini, veniamo per la prima volta a conoscenza della morte: alcuni di noi vengono a patti con questa nuova realtà in modo relativamente indolore, mentre altri, purtroppo, non godono della stessa fortuna. L'anime parla, appunto, di quest'ultima categoria di bambini, e degli effetti che la morte di Menma, la compagna di giochi dei cinque protagonisti, continua ad avere su di loro anche a distanza di anni.
Jintan, un tempo il leader del gruppo, conduce ora un'esistenza da recluso, negandosi e vedendosi negare qualsiasi stimolo che gli possa servire per scrollarsi di dosso l'apatia che lo affligge. Anaru nasconde il suo costante senso di inadeguatezza nei confronti del mondo recitando con patetica convinzione il ruolo della ragazza popolare (anzi, Divina: gorgheggi e ammiccamenti a parte, lei e le sue amiche sembrano uscite da "Il mondo di Patty"). Poppo cerca conforto nei lunghi e frequenti viaggi che intraprende in solitaria, mentre Yukiatsu ha sviluppato una malsana fissazione per l'amichetta mai dimenticata che stride non poco con la sua aria compassata. Tsuruko, l'unica a conoscenza del suo segreto, assiste impotente alla sua lenta autodistruzione, mettendo i propri problemi in secondo piano. Quanto a Menma, un rimpianto le impedisce di ascendere in cielo: sarà compito di Jintan, l'unico che riesce a interagire con il suo spirito, riunire la "banda" per l'occasione e fare così avverare il suo desiderio.
A questo punto io avrei qualche domanda. La prima: com'è morta Menma? Nel corso dei vari episodi viene puntualmente riproposto il flashback relativo agli avvenimenti di quel giorno, ma il fatto in sé non viene mai mostrato o spiegato in qualche modo. D'accordo, è annegata, ma in quali circostanze?
La seconda: dov'è stato per tutto questo tempo lo spirito di Menma, e come si spiega la sua crescita? Inutile chiederlo alla diretta interessata - nessuno lo fa - perché probabilmente non lo sa neanche lei. O forse ha dimenticato la risposta, assieme alla natura del desiderio che non è riuscita a esaudire in vita. Inoltre la vicinanza all'acqua, che pure l'ha portata alla morte, non sembra avere alcun effetto su di lei. Se da un lato questa sorta di "amnesia ectoplasmatica" non è uno stratagemma letterario poi così inconsueto, dall'altro non posso che pensare a un comodo espediente narrativo adottato onde evitare di dovere fornire dubbie spiegazioni.
E ancora: a quali restrizioni va soggetta esattamente l'abilità di Menma di apportare dei cambiamenti fisici all'ambiente che la circonda? Come ha capito che poteva mettersi in contatto con Jintan? E perché quest'ultimo, così smanioso di essere creduto dagli altri, non fa mai nulla di concreto per dimostrare di non essere un pazzo o peggio, di provare piacere nel torturarli con il ricordo dell'amica in comune?
Altro interrogativo: i genitori dei ragazzi non hanno mai pensato di portarli da uno psicologo che li aiutasse a elaborare il lutto? Menma era una loro amica, non un canarino o un criceto. Nello stesso periodo, inoltre, Jintan doveva far fronte a un'altra situazione altrettanto stressante, ma da come si comportano lui e gli altri protagonisti è ragionevole dedurre che non abbiano mai ricevuto un adeguato supporto terapeutico. Come mai?
Naturalmente undici episodi sono troppo pochi affinché tutte le sotto-trame del caso vengano approfondite, ma mi sarei accontentata di un brevissimo accenno; lo stesso dicasi, ovviamente, per tutti i dubbi precedentemente sollevati, sebbene la prospettiva di una pioggia di "info-rigurgiti" esplicativi non mi avrebbe sorriso. Sempre meglio di niente, però. Così strutturata, invece, la serie costringe gli spettatori a riempire essi stessi dei buchi che non avrebbero dovuto neppure esserci. Non si sta concedendo loro il privilegio di trarre le proprie conclusioni in autonomia: al contrario, si sta loro chiedendo di svolgere un lavoro che toccava a qualcun altro.
Fino agli ultimi due o tre episodi il ritmo narrativo è incredibilmente lento, oserei dire all'insegna del "risparmio energetico"; dopodiché si assiste a un'escalation di piagnistei, litigi e colpi di scena assortiti che si conclude con uno stracciamento di vesti collettivo nella puntata numero 11, che a parer mio costituisce uno dei più fulgidi esempi di "Narm" - una scena che dovrebbe essere drammatica ma che, per qualche motivo, risulta divertente in modo quasi disturbante - dai tempi della leggendaria battuta "Prendo una patatina... e me la mangio!", pronunciata da Light Yagami in "Death Note". Del resto ogni singolo fotogramma della serie sembra gridare "Piangi! Piangi! Piangi!". Il risultato? Non solo non ho versato neppure una lacrima, ma mi sono innervosita a tal punto che ho più volte preso in considerazione l'idea di "disertare" e di lasciare i cinque protagonisti al loro alcalino destino.
Se la trama segue una traiettoria fin troppo lineare, concentrandosi soltanto sugli accadimenti principali senza degnarsi di contestualizzarli, lo stesso non si può dire delle dinamiche che intercorrono tra i personaggi principali, che ricordano la figura geometrica del cerchio. Menma, Jintan, Anaru, Tsuruko, Yukiatsu e ancora Menma: questo è lo schema che regola le loro interazioni. Poppo, "dimenticato" perfino dai suoi creatori per poi vedersi confezionare su misura il classico trauma dell'ultimo minuto, gravita attorno agli altri come una falena attratta dalla luce, fedele fino alla fine al suo ruolo di osservatore. Preso singolarmente, dal punto di vista psicologico ciascuno di loro promette molto bene, ma una volta messi in relazione l'uno con l'altro sembra quasi che facciano a gara per decidere chi tra di loro ha avuto, per così dire, la peggio dopo la morte di Menma.
A chi è toccato il fardello più pesante? A Jintan, che non ha mai avuto la possibilità di scusarsi con lei per quello che le aveva detto quel fatidico giorno? Ad Anaru, che dopo essersi illusa di potere prendere il posto dell'altra nel cuore dell'amato lo ha lasciato a se stesso? A Yukiatsu, che non riesce ad accettare che Menma sia morta e che solo Jintan, il suo eterno ma inconsapevole rivale in amore, possa interagire con il suo spirito? A Tsuruko, che per anni ha vissuto nel terrore che Yukiatsu, una volta guarito dalla sua ossessione, finisse con il preferirle Anaru? A Poppo, che è convinto che Menma lo detesti perché quel giorno non riuscì a salvarla? Ma soprattutto, ha davvero importanza sapere chi guida la classifica?
A dispetto di tutte le lodi all'indirizzo di Menma e dell'amore che Jintan e Yukiatsu sostengono di provare tuttora per lei, è chiaro che a spingere i ragazzi ad adoperarsi per esaudire il suo ultimo desiderio è soltanto il loro egoismo. Riusciranno a riscattarsi soltanto alla fine, ma in maniera assai frettolosa e sommaria. Viene spontaneo chiedersi chi sia davvero quella Menma di cui si riempiono tanto la bocca, se sia cioè colei che effettivamente era o, al contrario, una semplice proiezione mentale. Dove finisce il simbolo, e dove inizia l'essere umano? Per quanto mi riguarda il ritratto più bello e autentico di Menma è quello fornitoci dal suo fratellino, che pur ricordandola a malapena sembra averne colto in pieno la vera essenza: quella di una bambina incredibilmente dolce e buona, che cercava sempre di fare ciò che riteneva più giusto ma che non aveva interesse nell'essere riconosciuta come un modello da imitare.
I personaggi secondari sono pochi e scarsamente approfonditi, a parte la madre di Menma la cui caratterizzazione, pur essendo appena abbozzata, risulta appropriata e puntuale. L'altro adulto ricorrente, il padre di Jintan, è poco più di una fastidiosa macchietta secondo cui il mondo si divide tra ciò che è carino e ciò che non lo è: un vezzo stupido e inutile a cui viene dedicato fin troppo spazio, quando si sarebbe potuto mettere in luce altre sue qualità più importanti. Quanto ai genitori degli altri ragazzi, soltanto la madre di Anaru fa una piccola comparsa che non aggiunge né toglie alcunché alla caratterizzazione della figlia. Poppo, addirittura, non sembra neppure possedere una famiglia, circostanza che rende difficile credere che un ragazzo di sedici-diciassette anni senza alcun titolo di studio possa permettersi di girare il mondo contando soltanto sui pochi soldi guadagnati grazie a qualche lavoretto occasionale. Una vera carneficina, insomma, e dire che le emozioni dovrebbero essere il piatto forte di tutta la serie! Invece di buttare nel calderone qualsiasi cosa potesse fare piangere lo spettatore, sarebbe stato meglio concentrarsi sugli aspetti essenziali, magari dedicando qualche pensiero in più ai temi della morte e dell'aldilà che, in questo contesto, sono più che altro considerati come dei meri detonatori.
Passiamo ora a note decisamente meno dolenti, ossia il comparto tecnico che, come accennavo nelle prime righe di questo mio commento, è quanto di più avanzato e curato ci si possa aspettare da un anime del 2011. Il character design è sobrio ma accattivante, i fondali curatissimi, e la fotografia sempre perfetta; completano il quadro le animazioni fluide. Il doppiaggio, per quanto espressivo e calzante, risente suo malgrado dell'inconsistenza di una trama completamente volta a emozionare a tutti i costi: non si contano infatti i pigolii, gli urletti, i ruggiti e gli ululati nei quali il cast principale è costretto a cimentarsi con una frequenza capace di stralciare e vanificare anche il più piccolo scampolo di lirismo.
La colonna sonora non mi ha entusiasmata, ma riconosco che le sigle d'apertura e di chiusura sono azzeccatissime. L'unica critica che mi sento di muovere in tal senso riguarda le immagini che accompagnano l'ending, cariche fino all'inverosimile di innumerevoli esemplari del famoso fiore di cui i ragazzi, come recita il titolo originale dell'opera, non sanno ancora il nome. Nel caso che a qualcuno interessi, si tratta del "Myosotis sylvatica", volgarmente detto nontiscordardimé. Del resto non poteva essere altrimenti, anche se si sarebbero potuti utilizzare altri fiori dal nome forse meno evocativo ma dal significato affine, come ad esempio la pervinca, il bucaneve, il biancospino, l'acacia e la fresia.
Voto finale: 5 e un calcio nel sedere.
Ordunque, cos'è andato storto? Poiché rispondere oggettivamente a questo interrogativo sarebbe impossibile, temo che vi dovrete accontentare delle mie personalissime impressioni. <b>Faccio presente fin da ora che potrebbero esserci degli spoiler disseminati qua e là, ergo chi non ha ancora terminato la visione della serie in questione proceda nella lettura a suo rischio e pericolo.</b>
La vita di ogni essere umano è un insieme di punti di non ritorno. Uno dei più importanti è sicuramente costituito dall'attimo in cui, da bambini, veniamo per la prima volta a conoscenza della morte: alcuni di noi vengono a patti con questa nuova realtà in modo relativamente indolore, mentre altri, purtroppo, non godono della stessa fortuna. L'anime parla, appunto, di quest'ultima categoria di bambini, e degli effetti che la morte di Menma, la compagna di giochi dei cinque protagonisti, continua ad avere su di loro anche a distanza di anni.
Jintan, un tempo il leader del gruppo, conduce ora un'esistenza da recluso, negandosi e vedendosi negare qualsiasi stimolo che gli possa servire per scrollarsi di dosso l'apatia che lo affligge. Anaru nasconde il suo costante senso di inadeguatezza nei confronti del mondo recitando con patetica convinzione il ruolo della ragazza popolare (anzi, Divina: gorgheggi e ammiccamenti a parte, lei e le sue amiche sembrano uscite da "Il mondo di Patty"). Poppo cerca conforto nei lunghi e frequenti viaggi che intraprende in solitaria, mentre Yukiatsu ha sviluppato una malsana fissazione per l'amichetta mai dimenticata che stride non poco con la sua aria compassata. Tsuruko, l'unica a conoscenza del suo segreto, assiste impotente alla sua lenta autodistruzione, mettendo i propri problemi in secondo piano. Quanto a Menma, un rimpianto le impedisce di ascendere in cielo: sarà compito di Jintan, l'unico che riesce a interagire con il suo spirito, riunire la "banda" per l'occasione e fare così avverare il suo desiderio.
A questo punto io avrei qualche domanda. La prima: com'è morta Menma? Nel corso dei vari episodi viene puntualmente riproposto il flashback relativo agli avvenimenti di quel giorno, ma il fatto in sé non viene mai mostrato o spiegato in qualche modo. D'accordo, è annegata, ma in quali circostanze?
La seconda: dov'è stato per tutto questo tempo lo spirito di Menma, e come si spiega la sua crescita? Inutile chiederlo alla diretta interessata - nessuno lo fa - perché probabilmente non lo sa neanche lei. O forse ha dimenticato la risposta, assieme alla natura del desiderio che non è riuscita a esaudire in vita. Inoltre la vicinanza all'acqua, che pure l'ha portata alla morte, non sembra avere alcun effetto su di lei. Se da un lato questa sorta di "amnesia ectoplasmatica" non è uno stratagemma letterario poi così inconsueto, dall'altro non posso che pensare a un comodo espediente narrativo adottato onde evitare di dovere fornire dubbie spiegazioni.
E ancora: a quali restrizioni va soggetta esattamente l'abilità di Menma di apportare dei cambiamenti fisici all'ambiente che la circonda? Come ha capito che poteva mettersi in contatto con Jintan? E perché quest'ultimo, così smanioso di essere creduto dagli altri, non fa mai nulla di concreto per dimostrare di non essere un pazzo o peggio, di provare piacere nel torturarli con il ricordo dell'amica in comune?
Altro interrogativo: i genitori dei ragazzi non hanno mai pensato di portarli da uno psicologo che li aiutasse a elaborare il lutto? Menma era una loro amica, non un canarino o un criceto. Nello stesso periodo, inoltre, Jintan doveva far fronte a un'altra situazione altrettanto stressante, ma da come si comportano lui e gli altri protagonisti è ragionevole dedurre che non abbiano mai ricevuto un adeguato supporto terapeutico. Come mai?
Naturalmente undici episodi sono troppo pochi affinché tutte le sotto-trame del caso vengano approfondite, ma mi sarei accontentata di un brevissimo accenno; lo stesso dicasi, ovviamente, per tutti i dubbi precedentemente sollevati, sebbene la prospettiva di una pioggia di "info-rigurgiti" esplicativi non mi avrebbe sorriso. Sempre meglio di niente, però. Così strutturata, invece, la serie costringe gli spettatori a riempire essi stessi dei buchi che non avrebbero dovuto neppure esserci. Non si sta concedendo loro il privilegio di trarre le proprie conclusioni in autonomia: al contrario, si sta loro chiedendo di svolgere un lavoro che toccava a qualcun altro.
Fino agli ultimi due o tre episodi il ritmo narrativo è incredibilmente lento, oserei dire all'insegna del "risparmio energetico"; dopodiché si assiste a un'escalation di piagnistei, litigi e colpi di scena assortiti che si conclude con uno stracciamento di vesti collettivo nella puntata numero 11, che a parer mio costituisce uno dei più fulgidi esempi di "Narm" - una scena che dovrebbe essere drammatica ma che, per qualche motivo, risulta divertente in modo quasi disturbante - dai tempi della leggendaria battuta "Prendo una patatina... e me la mangio!", pronunciata da Light Yagami in "Death Note". Del resto ogni singolo fotogramma della serie sembra gridare "Piangi! Piangi! Piangi!". Il risultato? Non solo non ho versato neppure una lacrima, ma mi sono innervosita a tal punto che ho più volte preso in considerazione l'idea di "disertare" e di lasciare i cinque protagonisti al loro alcalino destino.
Se la trama segue una traiettoria fin troppo lineare, concentrandosi soltanto sugli accadimenti principali senza degnarsi di contestualizzarli, lo stesso non si può dire delle dinamiche che intercorrono tra i personaggi principali, che ricordano la figura geometrica del cerchio. Menma, Jintan, Anaru, Tsuruko, Yukiatsu e ancora Menma: questo è lo schema che regola le loro interazioni. Poppo, "dimenticato" perfino dai suoi creatori per poi vedersi confezionare su misura il classico trauma dell'ultimo minuto, gravita attorno agli altri come una falena attratta dalla luce, fedele fino alla fine al suo ruolo di osservatore. Preso singolarmente, dal punto di vista psicologico ciascuno di loro promette molto bene, ma una volta messi in relazione l'uno con l'altro sembra quasi che facciano a gara per decidere chi tra di loro ha avuto, per così dire, la peggio dopo la morte di Menma.
A chi è toccato il fardello più pesante? A Jintan, che non ha mai avuto la possibilità di scusarsi con lei per quello che le aveva detto quel fatidico giorno? Ad Anaru, che dopo essersi illusa di potere prendere il posto dell'altra nel cuore dell'amato lo ha lasciato a se stesso? A Yukiatsu, che non riesce ad accettare che Menma sia morta e che solo Jintan, il suo eterno ma inconsapevole rivale in amore, possa interagire con il suo spirito? A Tsuruko, che per anni ha vissuto nel terrore che Yukiatsu, una volta guarito dalla sua ossessione, finisse con il preferirle Anaru? A Poppo, che è convinto che Menma lo detesti perché quel giorno non riuscì a salvarla? Ma soprattutto, ha davvero importanza sapere chi guida la classifica?
A dispetto di tutte le lodi all'indirizzo di Menma e dell'amore che Jintan e Yukiatsu sostengono di provare tuttora per lei, è chiaro che a spingere i ragazzi ad adoperarsi per esaudire il suo ultimo desiderio è soltanto il loro egoismo. Riusciranno a riscattarsi soltanto alla fine, ma in maniera assai frettolosa e sommaria. Viene spontaneo chiedersi chi sia davvero quella Menma di cui si riempiono tanto la bocca, se sia cioè colei che effettivamente era o, al contrario, una semplice proiezione mentale. Dove finisce il simbolo, e dove inizia l'essere umano? Per quanto mi riguarda il ritratto più bello e autentico di Menma è quello fornitoci dal suo fratellino, che pur ricordandola a malapena sembra averne colto in pieno la vera essenza: quella di una bambina incredibilmente dolce e buona, che cercava sempre di fare ciò che riteneva più giusto ma che non aveva interesse nell'essere riconosciuta come un modello da imitare.
I personaggi secondari sono pochi e scarsamente approfonditi, a parte la madre di Menma la cui caratterizzazione, pur essendo appena abbozzata, risulta appropriata e puntuale. L'altro adulto ricorrente, il padre di Jintan, è poco più di una fastidiosa macchietta secondo cui il mondo si divide tra ciò che è carino e ciò che non lo è: un vezzo stupido e inutile a cui viene dedicato fin troppo spazio, quando si sarebbe potuto mettere in luce altre sue qualità più importanti. Quanto ai genitori degli altri ragazzi, soltanto la madre di Anaru fa una piccola comparsa che non aggiunge né toglie alcunché alla caratterizzazione della figlia. Poppo, addirittura, non sembra neppure possedere una famiglia, circostanza che rende difficile credere che un ragazzo di sedici-diciassette anni senza alcun titolo di studio possa permettersi di girare il mondo contando soltanto sui pochi soldi guadagnati grazie a qualche lavoretto occasionale. Una vera carneficina, insomma, e dire che le emozioni dovrebbero essere il piatto forte di tutta la serie! Invece di buttare nel calderone qualsiasi cosa potesse fare piangere lo spettatore, sarebbe stato meglio concentrarsi sugli aspetti essenziali, magari dedicando qualche pensiero in più ai temi della morte e dell'aldilà che, in questo contesto, sono più che altro considerati come dei meri detonatori.
Passiamo ora a note decisamente meno dolenti, ossia il comparto tecnico che, come accennavo nelle prime righe di questo mio commento, è quanto di più avanzato e curato ci si possa aspettare da un anime del 2011. Il character design è sobrio ma accattivante, i fondali curatissimi, e la fotografia sempre perfetta; completano il quadro le animazioni fluide. Il doppiaggio, per quanto espressivo e calzante, risente suo malgrado dell'inconsistenza di una trama completamente volta a emozionare a tutti i costi: non si contano infatti i pigolii, gli urletti, i ruggiti e gli ululati nei quali il cast principale è costretto a cimentarsi con una frequenza capace di stralciare e vanificare anche il più piccolo scampolo di lirismo.
La colonna sonora non mi ha entusiasmata, ma riconosco che le sigle d'apertura e di chiusura sono azzeccatissime. L'unica critica che mi sento di muovere in tal senso riguarda le immagini che accompagnano l'ending, cariche fino all'inverosimile di innumerevoli esemplari del famoso fiore di cui i ragazzi, come recita il titolo originale dell'opera, non sanno ancora il nome. Nel caso che a qualcuno interessi, si tratta del "Myosotis sylvatica", volgarmente detto nontiscordardimé. Del resto non poteva essere altrimenti, anche se si sarebbero potuti utilizzare altri fiori dal nome forse meno evocativo ma dal significato affine, come ad esempio la pervinca, il bucaneve, il biancospino, l'acacia e la fresia.
Voto finale: 5 e un calcio nel sedere.
'AnoHana' non è un anime come tutti gli altri, per me è un capolavoro. Difficilmente un anime riesce a commuovermi ma questo, nonostante abbia solo 11 puntate, ci è riuscito. Lo trovo un anime bello sotto tutti i punti di vista, la storia è ben fatta, i disegni sono moderni e i personaggi nonostante le sole 11 puntate sono molto chiari e definiti.
Ora passiamo un po' più nel dettaglio spiegando la trama.
La storia è incentrata su un gruppo di ragazzi che durante l'infanzia hanno dovuto assistere alla prematura scomparsa di una loro cara amica. La defunta (Menma) si presenta svariati anni dopo a casa di Jintan, uno del gruppo, chiedendo che gli venisse realizzato un desiderio. Ormai il gruppo non esiste più ma grazie a questa manifestazione 'divina' tutti saranno costretti per un motivo o per un altro a riunirsi.
Vi posso assicurare che quest'anime è molto profondo, parla di temi molto importanti e anche diffusi al giorno d'oggi come ad esempio il disagio sociale, fenomeni che entrano nel soprannaturale, e anche casi di 'hikikomori' (un termine giapponese che si riferisce a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale). Di anime commuoventi, ne ho visti davvero tanti, ma a differenza degli altri quest'anime non è incentrato su una malinconia tragica e cattiva (stile 'Elfen Lied') bensì è incentrato su una tristezza piena di buoni sentimenti, altruismo, amore che alla fine prevalgono su di tutto, lasciandoti felice di aver visto questo che ritengo un capolavoro.
In conclusione, ve lo consiglio con tutto il cuore, perché a mio avviso merita tanto, fatemi sapere.
Ora passiamo un po' più nel dettaglio spiegando la trama.
La storia è incentrata su un gruppo di ragazzi che durante l'infanzia hanno dovuto assistere alla prematura scomparsa di una loro cara amica. La defunta (Menma) si presenta svariati anni dopo a casa di Jintan, uno del gruppo, chiedendo che gli venisse realizzato un desiderio. Ormai il gruppo non esiste più ma grazie a questa manifestazione 'divina' tutti saranno costretti per un motivo o per un altro a riunirsi.
Vi posso assicurare che quest'anime è molto profondo, parla di temi molto importanti e anche diffusi al giorno d'oggi come ad esempio il disagio sociale, fenomeni che entrano nel soprannaturale, e anche casi di 'hikikomori' (un termine giapponese che si riferisce a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale). Di anime commuoventi, ne ho visti davvero tanti, ma a differenza degli altri quest'anime non è incentrato su una malinconia tragica e cattiva (stile 'Elfen Lied') bensì è incentrato su una tristezza piena di buoni sentimenti, altruismo, amore che alla fine prevalgono su di tutto, lasciandoti felice di aver visto questo che ritengo un capolavoro.
In conclusione, ve lo consiglio con tutto il cuore, perché a mio avviso merita tanto, fatemi sapere.
Vi confesso una cosa: mi trovo in difficoltà a parlare di quest'anime. Ne sono rimasto folgorato sin dalla prima puntata, ma allo stesso tempo credo di non essere stato in grado di apprezzarlo del tutto. E' fantastico, non fraintendetemi, ma… c'è un "ma", appunto.
Questa è la triste storia di una bambina, Menma, morta in un maledetto giorno di sole: un incidente che sconvolge la vita dei suoi amici, con i quali lei condivideva gioie e sogni dell'infanzia. Le menti di questi cinque ragazzi rimangono ancorate a quel giorno, ma gli anni passano inesorabili e il dolore continua a consumarli. Fino al liceo, fino a quando il fantasma della ragazza ricompare a uno di loro, Jintan. Grazie a lei i membri del gruppo iniziano a riavvicinarsi con l'obbiettivo di esaudire il desiderio dimenticato di Menma e permetterle così di ascendere in paradiso.
Comincio con il dire che le musiche, i disegni e i colori sono impeccabili. 'AnoHana' è un prodotto di alta qualità dal punto di vista tecnico. Lo stesso si può dire per quanto riguarda la storia: ogni personaggio ha delle caratteristiche uniche che rendono il suo ruolo speciale e insostituibile all'interno della trama. Ogni scena, ogni dialogo è indispensabile per il resto della storia. Non c'è nulla di più e nulla di meno del necessario. In ogni puntata si può scorgere il grande lavoro che c'è dietro.
L'opening è una delle più belle che mi sia capitato di sentire; orecchiabile, emozionante e calzante con il senso della storia (e non sempre è così).
Se è tutto così bello, allora dov'è questo "ma" di cui parlavo all'inizio? Come detto, non sono riuscito ad apprezzar l'anime fino in fondo, come avrei voluto. C'era una sorta di muro che me lo ha impedito, che mi ha impedito d'immedesimarmi completamente nella storia e nel dolore di ogni personaggio. E' difficile da spiegare senza raccontare dettagli importanti della storia, ma ho trovato estremamente irrealistico e innaturale l'atteggiamento dei ragazzi al manifestarsi di Menma. Inoltre, il fatto che lei possa comunicare con tutti fin dall'inizio, eppure non lo fa restando in disparte, è una cosa difficile da giustificare. Questa incongruenza è stata per me come una zanzara che mi ha infastidito per tutto il corso della visione. Lo dico a malincuore, ma credo sia una storia che per necessità o per scelta non è stata in grado di raggiungere l'apice del suo potenziale.
Ciononostante, rimane uno degli anime più coinvolgenti a livello emotivo che io abbia mai visto. La ritengo una storia bellissima, con un finale che più azzeccato non si può. Il cerchio si chiude, poco o niente viene lasciato in sospeso: undici puntate da godersi tutte d'un fiato, perché, se è vero che è una storia triste, è anche vero che alla fine ha la capacità di farti sentire un po' più leggero e, perché no, più sereno.
Questa è la triste storia di una bambina, Menma, morta in un maledetto giorno di sole: un incidente che sconvolge la vita dei suoi amici, con i quali lei condivideva gioie e sogni dell'infanzia. Le menti di questi cinque ragazzi rimangono ancorate a quel giorno, ma gli anni passano inesorabili e il dolore continua a consumarli. Fino al liceo, fino a quando il fantasma della ragazza ricompare a uno di loro, Jintan. Grazie a lei i membri del gruppo iniziano a riavvicinarsi con l'obbiettivo di esaudire il desiderio dimenticato di Menma e permetterle così di ascendere in paradiso.
Comincio con il dire che le musiche, i disegni e i colori sono impeccabili. 'AnoHana' è un prodotto di alta qualità dal punto di vista tecnico. Lo stesso si può dire per quanto riguarda la storia: ogni personaggio ha delle caratteristiche uniche che rendono il suo ruolo speciale e insostituibile all'interno della trama. Ogni scena, ogni dialogo è indispensabile per il resto della storia. Non c'è nulla di più e nulla di meno del necessario. In ogni puntata si può scorgere il grande lavoro che c'è dietro.
L'opening è una delle più belle che mi sia capitato di sentire; orecchiabile, emozionante e calzante con il senso della storia (e non sempre è così).
Se è tutto così bello, allora dov'è questo "ma" di cui parlavo all'inizio? Come detto, non sono riuscito ad apprezzar l'anime fino in fondo, come avrei voluto. C'era una sorta di muro che me lo ha impedito, che mi ha impedito d'immedesimarmi completamente nella storia e nel dolore di ogni personaggio. E' difficile da spiegare senza raccontare dettagli importanti della storia, ma ho trovato estremamente irrealistico e innaturale l'atteggiamento dei ragazzi al manifestarsi di Menma. Inoltre, il fatto che lei possa comunicare con tutti fin dall'inizio, eppure non lo fa restando in disparte, è una cosa difficile da giustificare. Questa incongruenza è stata per me come una zanzara che mi ha infastidito per tutto il corso della visione. Lo dico a malincuore, ma credo sia una storia che per necessità o per scelta non è stata in grado di raggiungere l'apice del suo potenziale.
Ciononostante, rimane uno degli anime più coinvolgenti a livello emotivo che io abbia mai visto. La ritengo una storia bellissima, con un finale che più azzeccato non si può. Il cerchio si chiude, poco o niente viene lasciato in sospeso: undici puntate da godersi tutte d'un fiato, perché, se è vero che è una storia triste, è anche vero che alla fine ha la capacità di farti sentire un po' più leggero e, perché no, più sereno.
Quando si legge il nome di un anime in ogni angolo del web viene istintivamente voglia di vederlo, almeno per me. Non credo che 'AnoHana' sia un capolavoro, ma nemmeno che sia mediocre: è un miscuglio di buone idee, situazioni esagerate, colori luminosi, scene rievocate incessantemente, colonna sonora azzeccata e sentimenti esasperati.
Il fulcro della storia è la morte di una ragazza in un gruppo di amici, all'età, presumo, di 10 anni circa (non ho trovato da nessuna parte indicazioni sull'età, è detto solo "as a child". Gli anime tra l'altro giocano sempre male con la relazione comportamento-fisionomia-età). Tale morte condiziona poi la vita dei personaggi a distanza di anni. Le cose iniziano a sbloccarsi quando lei riappare a Jintan, il leader del gruppo.
Menma, la ragazza "fantasma", ha tutte le caratteristiche per ispirare amore e tenerezza: gentile, tenera, un po' infantile ma tenace e sicura. Grazie a lei Jintan e gli altri del gruppo, che intanto non si frequentavano più, si riavvicinano, si riscoprono sempre gli stessi, ma anche antichi rancori tornano a galla. Jintan è innamorato di Menma, Yukiatsu è innamorato di Menma, Anaru è innamorata di Jintan e invidiosa di Menma, Tsuruko è innamorata di Yukiatsu e invidiosa di Anaru. Poppo, non se lo fila nessuno, così alla fine gli autori decidono di dargli il peso più gravoso da confidare agli altri.
Quello che voglio dire è che prima che morisse e dopo la morte, tutto ruota intorno a Memna. Le ragazze del gruppo arrivano a dire "Ho capito che non sarei mai stata alla sua altezza". L'"altezza" di Memna consiste probabilmente in quel suo andare d'accordo con tutti senza provare sentimenti negativi, ma è abbastanza per arrivare ad amarla così tanto come fanno Jintan e Yukiatsu?
Leggendo altre recensioni vedevo quanto il tema dell'amore che si prova da bambini e che crescendo rimane lo steso abbia fatto storcere i nasi. Secondo me provare lo stesso affetto è possibile, ma qui siamo di fronte a qualcosa di diverso. Mi pare sia il padre di Menma a dirlo, che per la madre il tempo si è fermato in quel giorno. E così per gli altri. Un amico che muore durante un gioco in estate quando si è bambini credo non sia una cosa che si dimentica, ma, anzi, che è sempre prepotentemente in primo piano.
Per Yukiatsu l'amore di Menma è quello di quel giorno, magari se lei fosse cresciuta sarebbe riuscito a fidanzarsi con lei oppure ci avrebbe semplicemente rinunciato. Per Jintan è lo stesso. Il rimorso di non averle chiesto scusa e di non avere potuto essere sincero perché "non c'è mai stato un domani" è durato all'infinito. Se Menma non fosse morta tutto sarebbe andato avanti naturalmente, ma in questo modo il rimorso dell'ultimo giorno (che ci perseguita in flashback in ogni episodio) è rimasto vivo, e l'unico modo per procedere è proprio la venuta di Menma e il saluto con un giusto addio. Nel finale si intravede la vita che finalmente va avanti, che ha superato l'ostacolo senza dimenticare e che ora può tranquillamente evolversi - lasciando aperte le speranze anche sulla futura vita sentimentale dei protagonisti, Poppo escluso poveretto.
Per cui credo che la trama sia fondata, il neo sono certe trovate assurde dei personaggi (Yukiatsu in particolare, con quella parrucca) e il volere creare scene appositamente commoventi quando da piangere e da riflettere se ne trova già abbastanza anche solo nelle inquadrature mirate.
Le ultime due puntate non mi hanno convinta, nell'ultima in particolare succede in 20 minuti più di quanto poteva succedere prima in 3 puntate. E nemmeno mi spiego perché tutti dovessero amare Memna, non biasimo le due ragazze che piangono per gli amati incantati da lei. La "confessione" di tutto quello che si portavano dentro era inevitabile ma, strutturata così e coronata da un piagnisteo terribile di Anaru e da una risata collettiva, ha fatto la figura del siparietto comico, messo verso la fine per non bruciarsi tutte le lacrime dello spettatore durante la storia. L'ultima puntata è un boom di pateticità che fa sì piangere ma anche dubitare del valore di quello che si stava guardando, e che porta alla disperazione i troppo sentimentali e al suicidio gli animi più delicati. Ha i suoi buoni spunti anche lei ma è troppo tirata.
Insomma, consiglio guardare 'AnoHana', di piangere, di riflettere ma di non farsi portare alle lacrime troppo facili che spesso convincono le persone a dire "questo è un capolavoro".
Il fulcro della storia è la morte di una ragazza in un gruppo di amici, all'età, presumo, di 10 anni circa (non ho trovato da nessuna parte indicazioni sull'età, è detto solo "as a child". Gli anime tra l'altro giocano sempre male con la relazione comportamento-fisionomia-età). Tale morte condiziona poi la vita dei personaggi a distanza di anni. Le cose iniziano a sbloccarsi quando lei riappare a Jintan, il leader del gruppo.
Menma, la ragazza "fantasma", ha tutte le caratteristiche per ispirare amore e tenerezza: gentile, tenera, un po' infantile ma tenace e sicura. Grazie a lei Jintan e gli altri del gruppo, che intanto non si frequentavano più, si riavvicinano, si riscoprono sempre gli stessi, ma anche antichi rancori tornano a galla. Jintan è innamorato di Menma, Yukiatsu è innamorato di Menma, Anaru è innamorata di Jintan e invidiosa di Menma, Tsuruko è innamorata di Yukiatsu e invidiosa di Anaru. Poppo, non se lo fila nessuno, così alla fine gli autori decidono di dargli il peso più gravoso da confidare agli altri.
Quello che voglio dire è che prima che morisse e dopo la morte, tutto ruota intorno a Memna. Le ragazze del gruppo arrivano a dire "Ho capito che non sarei mai stata alla sua altezza". L'"altezza" di Memna consiste probabilmente in quel suo andare d'accordo con tutti senza provare sentimenti negativi, ma è abbastanza per arrivare ad amarla così tanto come fanno Jintan e Yukiatsu?
Leggendo altre recensioni vedevo quanto il tema dell'amore che si prova da bambini e che crescendo rimane lo steso abbia fatto storcere i nasi. Secondo me provare lo stesso affetto è possibile, ma qui siamo di fronte a qualcosa di diverso. Mi pare sia il padre di Menma a dirlo, che per la madre il tempo si è fermato in quel giorno. E così per gli altri. Un amico che muore durante un gioco in estate quando si è bambini credo non sia una cosa che si dimentica, ma, anzi, che è sempre prepotentemente in primo piano.
Per Yukiatsu l'amore di Menma è quello di quel giorno, magari se lei fosse cresciuta sarebbe riuscito a fidanzarsi con lei oppure ci avrebbe semplicemente rinunciato. Per Jintan è lo stesso. Il rimorso di non averle chiesto scusa e di non avere potuto essere sincero perché "non c'è mai stato un domani" è durato all'infinito. Se Menma non fosse morta tutto sarebbe andato avanti naturalmente, ma in questo modo il rimorso dell'ultimo giorno (che ci perseguita in flashback in ogni episodio) è rimasto vivo, e l'unico modo per procedere è proprio la venuta di Menma e il saluto con un giusto addio. Nel finale si intravede la vita che finalmente va avanti, che ha superato l'ostacolo senza dimenticare e che ora può tranquillamente evolversi - lasciando aperte le speranze anche sulla futura vita sentimentale dei protagonisti, Poppo escluso poveretto.
Per cui credo che la trama sia fondata, il neo sono certe trovate assurde dei personaggi (Yukiatsu in particolare, con quella parrucca) e il volere creare scene appositamente commoventi quando da piangere e da riflettere se ne trova già abbastanza anche solo nelle inquadrature mirate.
Le ultime due puntate non mi hanno convinta, nell'ultima in particolare succede in 20 minuti più di quanto poteva succedere prima in 3 puntate. E nemmeno mi spiego perché tutti dovessero amare Memna, non biasimo le due ragazze che piangono per gli amati incantati da lei. La "confessione" di tutto quello che si portavano dentro era inevitabile ma, strutturata così e coronata da un piagnisteo terribile di Anaru e da una risata collettiva, ha fatto la figura del siparietto comico, messo verso la fine per non bruciarsi tutte le lacrime dello spettatore durante la storia. L'ultima puntata è un boom di pateticità che fa sì piangere ma anche dubitare del valore di quello che si stava guardando, e che porta alla disperazione i troppo sentimentali e al suicidio gli animi più delicati. Ha i suoi buoni spunti anche lei ma è troppo tirata.
Insomma, consiglio guardare 'AnoHana', di piangere, di riflettere ma di non farsi portare alle lacrime troppo facili che spesso convincono le persone a dire "questo è un capolavoro".
'AnoHana' è una dolce e divertente storia di amicizia finita in modo drammatico, ma che il tempo può aiutare a recuperare, magari con un pizzico d'aiuto inaspettato. 'AnoHana' racconta le vicende di un gruppo di ragazzi che, pur avendo vissuto insieme e in modo affiatato l'infanzia, si trovano ora lontani e in certi casi pieni di rancore nei confronti dei vecchi amici. A causare questa separazione è stata una tragedia che ha visto la morte di una di loro, cambiando per sempre la loro vita e riempendola di sensi di colpa e rimpianti.
Con la giusta spinta il danno non è ancora irrecuperabile, anche se di certo la strada è ormai in salita, ma quando l'aiuto arriva direttamente dal cielo nulla è impossibile.
'AnoHana' si pone come obiettivo quello di fare emozionare e d'imbastisce una trama che potenzialmente sarebbe ricca di momenti di commozione. Potrebbe buttarla sul drammatico e di certo sarebbe riuscito facilmente, dato il soggetto, a fare sgorgare copiose lacrime dai suoi spettatori. Queste non mancheranno, ma avranno un retro gusto dolce e divertente, perché l'anime non prende scorciatoie e in primis propone una trama divertente e in grado di fare prima di tutto sorridere.
Tale caratteristica, l'ho davvero apprezzata, la serie risulta simpatica e strappa sorrisi in continuazione, nonostante l'argomento un po' spinoso e la situazione disagiata dei suoi protagonisti. La trama si sviluppa su due diversi livelli temporali: il presente e il passato, che viene riproposto in flashback man mano sempre più completi e rilevanti, che solo nelle ultime puntate fanno davvero luce su quello che avvenne il giorno della tragedia.
Perfetto è lo stile grafico, grazie soprattutto alla protagonista disegnata in modo accattivante, complice anche la sua tenera caratterizzazione psicologica, che la rende irresistibile. Il cast dei personaggi si dimostra perfettamente studiato: la ragazza sempre sorridente e solare, quella studiosa e fredda, quella più passionale e impulsiva, un ragazzo bonaccione e ricco di entusiasmo, quello figo e pieno di rancore e, infine, il protagonista, introverso e inizialmente incapace di vivere nel mondo reale.
Molto buono trovo anche l'accompagnamento musicale, perfetto il giocare con la sigla finale, che a volte copre le ultime sequenze dell'episodio offrendo alcune sequenze di grande effetto.
'AnoHana' è dolce, discreto nei toni, teneramente commovente.
Riesce a fare sorridere e a divertire parlando di distacco e separazione a seguito di una morte, lo trovo un pregio molto raro. Delicato e piacevole, non cade in facili vittimismi e preferisce essere ottimista e a modo suo solare. Forse non tutti apprezzeranno questa scelta, personalmente l'ho trovata perfetta e azzeccata.
Una bella serie animata. Consigliata.
Con la giusta spinta il danno non è ancora irrecuperabile, anche se di certo la strada è ormai in salita, ma quando l'aiuto arriva direttamente dal cielo nulla è impossibile.
'AnoHana' si pone come obiettivo quello di fare emozionare e d'imbastisce una trama che potenzialmente sarebbe ricca di momenti di commozione. Potrebbe buttarla sul drammatico e di certo sarebbe riuscito facilmente, dato il soggetto, a fare sgorgare copiose lacrime dai suoi spettatori. Queste non mancheranno, ma avranno un retro gusto dolce e divertente, perché l'anime non prende scorciatoie e in primis propone una trama divertente e in grado di fare prima di tutto sorridere.
Tale caratteristica, l'ho davvero apprezzata, la serie risulta simpatica e strappa sorrisi in continuazione, nonostante l'argomento un po' spinoso e la situazione disagiata dei suoi protagonisti. La trama si sviluppa su due diversi livelli temporali: il presente e il passato, che viene riproposto in flashback man mano sempre più completi e rilevanti, che solo nelle ultime puntate fanno davvero luce su quello che avvenne il giorno della tragedia.
Perfetto è lo stile grafico, grazie soprattutto alla protagonista disegnata in modo accattivante, complice anche la sua tenera caratterizzazione psicologica, che la rende irresistibile. Il cast dei personaggi si dimostra perfettamente studiato: la ragazza sempre sorridente e solare, quella studiosa e fredda, quella più passionale e impulsiva, un ragazzo bonaccione e ricco di entusiasmo, quello figo e pieno di rancore e, infine, il protagonista, introverso e inizialmente incapace di vivere nel mondo reale.
Molto buono trovo anche l'accompagnamento musicale, perfetto il giocare con la sigla finale, che a volte copre le ultime sequenze dell'episodio offrendo alcune sequenze di grande effetto.
'AnoHana' è dolce, discreto nei toni, teneramente commovente.
Riesce a fare sorridere e a divertire parlando di distacco e separazione a seguito di una morte, lo trovo un pregio molto raro. Delicato e piacevole, non cade in facili vittimismi e preferisce essere ottimista e a modo suo solare. Forse non tutti apprezzeranno questa scelta, personalmente l'ho trovata perfetta e azzeccata.
Una bella serie animata. Consigliata.
Eccomi qua a recensire l'anime campione di incassi della stagione 2011. Mi sono avvicinato a questo titolo aspettandomi (anche dopo avere letto moltissimi pareri positivi) la perfezione: una storia piena, coinvolgente ed emozionante allo stesso tempo.
Sinceramente, sono rimasto molto perplesso, se non addirittura stizzito.
Ma andiamo con ordine. 'Anohana' è un'anime di per certo "diverso" dall'insieme di titoli presentati durante quest'anno: ci presenta un dramma che coinvolge ragazzi impossibilitati a lasciarsi il passato alle spalle a causa dei loro sentimenti auto-distruttivi e di colpevolezza. Tutti e cinque i personaggi si sentono responsabili nella morte della loro amica d'infanzia, Menma, e pertanto vivono una sorta di "non vita" rimanendo indissolubilmente legati ai momenti più drammatici e tristi della loro breve esistenza.
Menma. Un nome che significa tante cose all'interno di questo prodotto. È sì un personaggio, ma non solo: è il simbolo dell'amicizia, della purezza e del passo definitivo per lasciarsi il passato alle spalle e diventare finalmente adulti. Il fatto che sia un' "icona" nella vita dei cinque protagonisti entra prepotentemente in gioco con l'apparire del suo spirito a Jintan, il leader del gruppo di ragazzi nella loro fanciullezza.
E fin qua posso tranquillamente dire che le basi ci sono tutte per creare un'eccellente storia. Ma a mio parere la leva competitiva che hanno usato i produttori ha vita breve se si guarda all'"insieme" di 'Anohana'. Partiamo da una domanda semplice: noi cosa ci aspettiamo da un anime?
Le risposte sono le più varie a seconda della nostra personalità e del prodotto che ci troviamo di fronte. Posso dire che da un anime io richiedo e vi ricerco emozioni: passione, amore, delusione, tristezza, dramma, coinvolgimento…
E su questo punto che la A-1 Pictures ha basato tutta la realizzazione di 'Anohana': la trasmissione allo spettatore di emozioni. Il concetto è perfetto, niente da dire, ma se si guarda al "come", l'anime crolla. È l'esagerazione il fulcro di 'Anohana', l'esasperazione di ogni singola scena. L'anime diventa un susseguirsi di momenti sempre al limite della sensatezza: vengono portate all'ennesima potenza le situazioni drammatiche e i sentimenti dei personaggi. E tutto ciò ha uno scopo ben definito: portare alle lacrime lo spettatore.
A mio parere il fine di 'Anohana' è lampante: il panorama di anime in circolazione non ci porta a provare delle vere e proprie emozioni e pertanto poniamo un prodotto che ci dona "qualcosa" subito al livello di capolavoro. Io qua mi azzardo a portare i futuri spettatori a una più attenta analisi: tempo al tempo.
Gli spunti di 'Anohana' non si trasformano in farsa non perché sono mal realizzati, ma perché si cerca in ogni modo (anche a discapito di uno sviluppo lineare e corretto della trama) di buttare dentro più elementi drammatici, sentimentali il più facilmente toccanti possibile. Ecco a voi spiegato il motivo della mia stizza: A-1 Pictures vuole sfruttare i sentimenti.
In definitiva sia chiara una cosa: 'Anohana' è un anime toccante, particolare e molto veloce, ma, se ci si riguarda alle spalle e se si pensa all'essenza della visione, ci lascia ben poco. Le emozioni, esagerate e troppo compresse negli 11 episodi, portano inevitabilmente a esasperare il risultato finale.
Sinceramente, sono rimasto molto perplesso, se non addirittura stizzito.
Ma andiamo con ordine. 'Anohana' è un'anime di per certo "diverso" dall'insieme di titoli presentati durante quest'anno: ci presenta un dramma che coinvolge ragazzi impossibilitati a lasciarsi il passato alle spalle a causa dei loro sentimenti auto-distruttivi e di colpevolezza. Tutti e cinque i personaggi si sentono responsabili nella morte della loro amica d'infanzia, Menma, e pertanto vivono una sorta di "non vita" rimanendo indissolubilmente legati ai momenti più drammatici e tristi della loro breve esistenza.
Menma. Un nome che significa tante cose all'interno di questo prodotto. È sì un personaggio, ma non solo: è il simbolo dell'amicizia, della purezza e del passo definitivo per lasciarsi il passato alle spalle e diventare finalmente adulti. Il fatto che sia un' "icona" nella vita dei cinque protagonisti entra prepotentemente in gioco con l'apparire del suo spirito a Jintan, il leader del gruppo di ragazzi nella loro fanciullezza.
E fin qua posso tranquillamente dire che le basi ci sono tutte per creare un'eccellente storia. Ma a mio parere la leva competitiva che hanno usato i produttori ha vita breve se si guarda all'"insieme" di 'Anohana'. Partiamo da una domanda semplice: noi cosa ci aspettiamo da un anime?
Le risposte sono le più varie a seconda della nostra personalità e del prodotto che ci troviamo di fronte. Posso dire che da un anime io richiedo e vi ricerco emozioni: passione, amore, delusione, tristezza, dramma, coinvolgimento…
E su questo punto che la A-1 Pictures ha basato tutta la realizzazione di 'Anohana': la trasmissione allo spettatore di emozioni. Il concetto è perfetto, niente da dire, ma se si guarda al "come", l'anime crolla. È l'esagerazione il fulcro di 'Anohana', l'esasperazione di ogni singola scena. L'anime diventa un susseguirsi di momenti sempre al limite della sensatezza: vengono portate all'ennesima potenza le situazioni drammatiche e i sentimenti dei personaggi. E tutto ciò ha uno scopo ben definito: portare alle lacrime lo spettatore.
A mio parere il fine di 'Anohana' è lampante: il panorama di anime in circolazione non ci porta a provare delle vere e proprie emozioni e pertanto poniamo un prodotto che ci dona "qualcosa" subito al livello di capolavoro. Io qua mi azzardo a portare i futuri spettatori a una più attenta analisi: tempo al tempo.
Gli spunti di 'Anohana' non si trasformano in farsa non perché sono mal realizzati, ma perché si cerca in ogni modo (anche a discapito di uno sviluppo lineare e corretto della trama) di buttare dentro più elementi drammatici, sentimentali il più facilmente toccanti possibile. Ecco a voi spiegato il motivo della mia stizza: A-1 Pictures vuole sfruttare i sentimenti.
In definitiva sia chiara una cosa: 'Anohana' è un anime toccante, particolare e molto veloce, ma, se ci si riguarda alle spalle e se si pensa all'essenza della visione, ci lascia ben poco. Le emozioni, esagerate e troppo compresse negli 11 episodi, portano inevitabilmente a esasperare il risultato finale.
Premessa: la seguente recensione non contiene spoiler.
Opera d'arte: queste sono le parole che per me si avvicinano alla definizione di questa corta serie animata. Gli episodi di cui è composta sono solamente 11, ma già a partire dal primo si viene letteralmente bombardati di forti sentimenti e di empatia nei confronti dei primi personaggi visionati. E' bene dire che la commozione può verificarsi a ogni episodio in più momenti, tutti diversi. Dunque si tratta di una storia profonda, talmente tanto da piazzarsi forse tra i primi posti di una classifica fondata sullo spessore della vicenda e dei personaggi. Quello che è magico è proprio l'intensità di questi episodi: non se ne viene solamente catturati, ma se ne viene letteralmente travolti e inglobati. E' difficile trovare qualcosa di altrettanto grandioso e fantastico.
Trovo tutto infatti perfetto: lo svolgimento di ogni singolo episodio, l'incipit e l'excipit sono a una distanza abissale tra loro, e inoltre lo scorrere della storia è veramente unico, fondato su parallelismi e incidenti tra presente e passato.
Si tratta di una storia triste, certamente, ma la bellezza e il "come" sia composta la rendono affascinante e immensamente piacevole. Nonostante la valanga di tristezza e malinconia, si prova felicità e gioia nel vedere questa serie.
Come detto prima, ritengo che tutto sia perfetto, compresi i disegni: stupendi. Per quanto riguarda le musiche, non si può dire niente di negativo: sono obiettivamente belle, specialmente l'opening e l'ending. Queste infatti, nella loro laboriosità, sono anche in un certo senso semplici e orecchiabili, ma cariche di progressione e di carica coinvolgente, che incrementa il grado di commozione.
Riassumendo il tutto in una tabella, si ha:
Musiche: 10.
Disegni: 10.
Storia: 11!
Profondità dei personaggi: 11!
Questi voti, apparentemente esagerati, verranno, a parer mio, confermati da una visione convinta e attenta. Dunque si consiglia di vedere tale anime: lo ritengo un capolavoro.
Opera d'arte: queste sono le parole che per me si avvicinano alla definizione di questa corta serie animata. Gli episodi di cui è composta sono solamente 11, ma già a partire dal primo si viene letteralmente bombardati di forti sentimenti e di empatia nei confronti dei primi personaggi visionati. E' bene dire che la commozione può verificarsi a ogni episodio in più momenti, tutti diversi. Dunque si tratta di una storia profonda, talmente tanto da piazzarsi forse tra i primi posti di una classifica fondata sullo spessore della vicenda e dei personaggi. Quello che è magico è proprio l'intensità di questi episodi: non se ne viene solamente catturati, ma se ne viene letteralmente travolti e inglobati. E' difficile trovare qualcosa di altrettanto grandioso e fantastico.
Trovo tutto infatti perfetto: lo svolgimento di ogni singolo episodio, l'incipit e l'excipit sono a una distanza abissale tra loro, e inoltre lo scorrere della storia è veramente unico, fondato su parallelismi e incidenti tra presente e passato.
Si tratta di una storia triste, certamente, ma la bellezza e il "come" sia composta la rendono affascinante e immensamente piacevole. Nonostante la valanga di tristezza e malinconia, si prova felicità e gioia nel vedere questa serie.
Come detto prima, ritengo che tutto sia perfetto, compresi i disegni: stupendi. Per quanto riguarda le musiche, non si può dire niente di negativo: sono obiettivamente belle, specialmente l'opening e l'ending. Queste infatti, nella loro laboriosità, sono anche in un certo senso semplici e orecchiabili, ma cariche di progressione e di carica coinvolgente, che incrementa il grado di commozione.
Riassumendo il tutto in una tabella, si ha:
Musiche: 10.
Disegni: 10.
Storia: 11!
Profondità dei personaggi: 11!
Questi voti, apparentemente esagerati, verranno, a parer mio, confermati da una visione convinta e attenta. Dunque si consiglia di vedere tale anime: lo ritengo un capolavoro.
"AnoHana" è uno di quegli anime che, fra la plebe otaku, ha un successo immenso. Il che è facilmente spiegabile: sentimenti a buon mercato smerciabili facilmente, personaggi semplici e scontati, moe e kawaii a ogni angolo, lacrime a fiumi per le anime più soft.
La storia è semplice e si divide in due periodi, di cui il primo è presentato sotto forma di, praticamente, 2 o 3 flashback che si ripetono almeno una volta a puntata in modo quasi fastidioso. Sempre le stesse scene ripetute.
Infanzia: un gruppo di ragazzini forma un proprio gruppetto con irrealistici - per l'età apparente di tutti, circa 5-6 anni - amori profondi, laceranti e squarcia-cuori. Una ragazzina muore, tutti si sentono in colpa.
Adolescenza: costei si ripresenta a uno di loro, che cerca di riunire il gruppo. Etc.
La storia di per sé non è male e ha avuto degli spunti piuttosto interessanti.
Di per sé, il personaggio di Jintan, l'ho abbastanza gradito. E' un ragazzo indeciso, che da leader durante l'infanzia diviene una sorta di hikikomori, che rinsavisce leggermente con l'arrivo improvviso di Menma, producendo anche qualche scena simpatica. Anche Yukiatsu, un ragazzo del gruppo, con le sue fisse e le sue manie (quasi) segrete può essere considerato un personaggio dai risvolti sorprendenti... ma tutto qui.
Menma è considerabile come il prototipo perfetto del "personaggio kawaii che farà vendere molto". Le altre due ragazze del gruppo sono inconsistenti e, Poppo, l'ho trovato stupido.
Ci sono così tante cose che biasimerei, che mi tocca fare una lista.
1) Triangoli amorosi inutili. Irrealistici (vd. sopra) quando ambientati in epoca fanciullesca, ancora più irrealistici quando ambientati 10-12 anni dopo - secondo le mie stime d'età. Praticamente i ragazzi provano le stesse cose dopo che anni e anni son passati. Gelosie impossibili riaffiorano all'improvviso, litigi e sob sob inconsistenti in ogni puntata da quasi la metà dell'anime in poi.
2) Piagnucolii fastidiosissimi - secondo il mio orecchio - verso la fine della serie. Posso comprendere quelli di Menma, che rappresenta ancora una bambina, e che ho trovato, tra l'altro, molto carini, pur non apprezzando la semplicità del personaggio, come detto (Menma, difatti, è uno di quei personaggi talmente adorabili da rimanere impressi anche nella mente di gente fredda come me), ma quelli degli altri personaggi erano semplicemente da evitare. Da sottolineare, tra l'altro, una scena, di uno degli ultimi episodi, in cui tutti e 5 i personaggi piangono ininterrottamente assieme davanti a un Tempio, facendo reboare i propri singhiozzi e le proprie urla verso i miei timpani: uno starnazzare da 4a elementare che ha decretato il RIP definitivo su quest'anime.
3) Vi sono poche puntate (per fortuna), personaggi principali poco studiati e approfonditi perché gran parte del tempo viene speso assecondando Menma, Jintan e le varie storielle amorose da tredicenni di cui la storia è cosparsa. I personaggi non principali sono totalmente ignorati, praticamente comparse - la famiglia di Menma e la famiglia di Jintan, ad esempio.
4) Drammaticità a basso costo. Non è questo ciò che intendo per "drammatico". Non è decisamente questo. 'Personaggiucoli' che si fanno i dispetti, per poi piangere assieme disperatamente non è una cosa "drammatica". A me faceva ridere, pensando che qualcuno sicuramente ne piange.
5) Finale desolante. A mio parere la 10° puntata avrebbe rappresentato un finale degno, perché sarebbe stata una fine brusca, decisa e netta, una fine che avrebbe lasciato l'amaro in bocca a tutti i personaggi, ma un sapore abbastanza dolce nel pubblico. Invece no, il "finale strappa-lacrime in cui tutti sono felici e piangono urlando idiozie verso colei che sta per passare a miglior vita" non poteva di certo mancare.
Il tema della dipartita dal mondo terreno non è di certo nuovo. Gli autori avrebbero dovuto imparare da un anime come 'Haibane Renmei', ad esempio, in cui vi sono praticamente i medesimi temi e un finale analogo, ma che trasmette un reale senso di drammaticità, che colpisce al cuore in silenzio, senza urla, piagnistei et similia.
Conclusione: guardatelo, sicuramente a voi piacerà. In me, oltre a qualche lacrima trattenuta nelle prime puntate, scoprendo la triste storia di Menma e del gruppo di amici - ma finisce qui, perché per tutto il resto della serie la storia va avanti ad amoreggiamenti, liti e pianti di gruppo - e nella 10° puntata, 'Ano Hana' non ha prodotto grandi emozioni.
La storia è semplice e si divide in due periodi, di cui il primo è presentato sotto forma di, praticamente, 2 o 3 flashback che si ripetono almeno una volta a puntata in modo quasi fastidioso. Sempre le stesse scene ripetute.
Infanzia: un gruppo di ragazzini forma un proprio gruppetto con irrealistici - per l'età apparente di tutti, circa 5-6 anni - amori profondi, laceranti e squarcia-cuori. Una ragazzina muore, tutti si sentono in colpa.
Adolescenza: costei si ripresenta a uno di loro, che cerca di riunire il gruppo. Etc.
La storia di per sé non è male e ha avuto degli spunti piuttosto interessanti.
Di per sé, il personaggio di Jintan, l'ho abbastanza gradito. E' un ragazzo indeciso, che da leader durante l'infanzia diviene una sorta di hikikomori, che rinsavisce leggermente con l'arrivo improvviso di Menma, producendo anche qualche scena simpatica. Anche Yukiatsu, un ragazzo del gruppo, con le sue fisse e le sue manie (quasi) segrete può essere considerato un personaggio dai risvolti sorprendenti... ma tutto qui.
Menma è considerabile come il prototipo perfetto del "personaggio kawaii che farà vendere molto". Le altre due ragazze del gruppo sono inconsistenti e, Poppo, l'ho trovato stupido.
Ci sono così tante cose che biasimerei, che mi tocca fare una lista.
1) Triangoli amorosi inutili. Irrealistici (vd. sopra) quando ambientati in epoca fanciullesca, ancora più irrealistici quando ambientati 10-12 anni dopo - secondo le mie stime d'età. Praticamente i ragazzi provano le stesse cose dopo che anni e anni son passati. Gelosie impossibili riaffiorano all'improvviso, litigi e sob sob inconsistenti in ogni puntata da quasi la metà dell'anime in poi.
2) Piagnucolii fastidiosissimi - secondo il mio orecchio - verso la fine della serie. Posso comprendere quelli di Menma, che rappresenta ancora una bambina, e che ho trovato, tra l'altro, molto carini, pur non apprezzando la semplicità del personaggio, come detto (Menma, difatti, è uno di quei personaggi talmente adorabili da rimanere impressi anche nella mente di gente fredda come me), ma quelli degli altri personaggi erano semplicemente da evitare. Da sottolineare, tra l'altro, una scena, di uno degli ultimi episodi, in cui tutti e 5 i personaggi piangono ininterrottamente assieme davanti a un Tempio, facendo reboare i propri singhiozzi e le proprie urla verso i miei timpani: uno starnazzare da 4a elementare che ha decretato il RIP definitivo su quest'anime.
3) Vi sono poche puntate (per fortuna), personaggi principali poco studiati e approfonditi perché gran parte del tempo viene speso assecondando Menma, Jintan e le varie storielle amorose da tredicenni di cui la storia è cosparsa. I personaggi non principali sono totalmente ignorati, praticamente comparse - la famiglia di Menma e la famiglia di Jintan, ad esempio.
4) Drammaticità a basso costo. Non è questo ciò che intendo per "drammatico". Non è decisamente questo. 'Personaggiucoli' che si fanno i dispetti, per poi piangere assieme disperatamente non è una cosa "drammatica". A me faceva ridere, pensando che qualcuno sicuramente ne piange.
5) Finale desolante. A mio parere la 10° puntata avrebbe rappresentato un finale degno, perché sarebbe stata una fine brusca, decisa e netta, una fine che avrebbe lasciato l'amaro in bocca a tutti i personaggi, ma un sapore abbastanza dolce nel pubblico. Invece no, il "finale strappa-lacrime in cui tutti sono felici e piangono urlando idiozie verso colei che sta per passare a miglior vita" non poteva di certo mancare.
Il tema della dipartita dal mondo terreno non è di certo nuovo. Gli autori avrebbero dovuto imparare da un anime come 'Haibane Renmei', ad esempio, in cui vi sono praticamente i medesimi temi e un finale analogo, ma che trasmette un reale senso di drammaticità, che colpisce al cuore in silenzio, senza urla, piagnistei et similia.
Conclusione: guardatelo, sicuramente a voi piacerà. In me, oltre a qualche lacrima trattenuta nelle prime puntate, scoprendo la triste storia di Menma e del gruppo di amici - ma finisce qui, perché per tutto il resto della serie la storia va avanti ad amoreggiamenti, liti e pianti di gruppo - e nella 10° puntata, 'Ano Hana' non ha prodotto grandi emozioni.
"Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutachi wa Mada Shiranai", abbreviato per comodità in "AnoHana", è un anime del 2011 prodotto dallo studio A-1 Pictures, diretto dal regista Tatsuyuki Nagai. E' stato mandato in onda sulle reti Giapponesi Fuji Tv, Kansai TV, Tokai TV, BS Fuji.
La storia narra in particolare di Jinta Yadomi, e in parte secondaria del suo gruppo di amici. Un tempo questo era il leader del suddetto gruppo di amici, perché era il più carismatico e ammirato da tutti. I ragazzi del gruppo, che per loro scelta aveva preso il nome di "Super Peace Busters", si occupavano di "ammazzare la noia" in compagnia dei propri amici del cuore. Un giorno, a causa di un grave incidente, la giovane ragazza di nome Meiko Honma, soprannominata durante tutto il corso dell'anime "Menma", morì fatalmente.
Il tutto, però, riemerge dai ricordi dei compagni molti anni dopo, ai tempi del liceo, periodo nel quale è ambientata la storia. Tutti gli ex compagni si sono ormai separati, non tenendosi più in contatto. Infatti, Jinta, ormai cresciuto come tutti gli altri, non va a scuola perché "ossessionato" dal ricordo di Menma, che vede costantemente come un'allucinazione nella vita quotidiana, come se fosse una persona via. Il team dei "Super Peace Busters", durante l'anime, si riunirà con il passare del tempo in onore di questa ragazza dando vita ad una grande avventura.
La trama è in sé abbastanza originale, e riesce a colpire lo spettatore e a rimanere nel cuore di quest'ultimo, soprattutto, ahimè, per le sue tristezza e drammaticità; che però non sono le uniche cose a regnare sovrane, visto che si alternano anche momenti di gioia, felicità e amore.
E' molto bello vedere la vita diversa di ogni ragazzo dell'ex team ormai sciolto, perché è in sé particolare, ma sempre con un filo di ricordo legato alla piccola ragazza scomparsa. E' chiaro che il "succo" della storia va a toccare principalmente i ragazzi, nonostante il fattore al quale tutto gira intorno sia Menma.
La serie riesce sempre a strappare qualche lacrima in ogni episodio, basti vedere lo splendido legame passato che era vivo e pulsante tra i personaggi, e che pian piano riprende vita lievemente sbocciando di nuovo nel corso del tempo. E quello che ritorna non è solo il legame di amicizia, ma anche quello amoroso che vi era in passato. I segreti dei giovani si faranno avanti insieme al susseguirsi dei fatti narrati creando una splendida atmosfera, che però non può che essere triste, ma, a volte, anche gioiosa al contempo.
Il lato tecnico spicca sotto ogni aspetto, a partire dalla regia assolutamente fantastica di Tatsuyuki, che ci offre scorci di panorama e giochi di luci che solo un professionista è in grado di creare. I disegni sono, a mio parere, meravigliosi e ben realizzati, molto adatti al contesto; anche le ambientazioni risultano sempre gradevoli e ben studiate in modo da rendere al meglio. Il character design è uno dei migliori che abbia mai visto, davvero ben realizzato e particolare per ogni personaggio che vi compare, anche visto che lo staff è lo stesso che ha lavorato al ben più noto "Toradora!", bene o male conosciuto da tutti.
Il doppiaggio è nella norma, nel complesso buono. Le opening e le ending, le ho apprezzate particolarmente, visto il modo sublime nel quale si adattano alla storia e ai disegni che vi appaiono, con una melodia fantastica e che riesce a piacere (ovviamente la cosa è soggettiva) al punto da riguardarla ogni volta.
Nel complesso "AnoHana" è un anime molto particolare che merita assolutamente di essere visto e gustato, per una storia fantastica che vi lascerà qualcosa dentro.
La storia narra in particolare di Jinta Yadomi, e in parte secondaria del suo gruppo di amici. Un tempo questo era il leader del suddetto gruppo di amici, perché era il più carismatico e ammirato da tutti. I ragazzi del gruppo, che per loro scelta aveva preso il nome di "Super Peace Busters", si occupavano di "ammazzare la noia" in compagnia dei propri amici del cuore. Un giorno, a causa di un grave incidente, la giovane ragazza di nome Meiko Honma, soprannominata durante tutto il corso dell'anime "Menma", morì fatalmente.
Il tutto, però, riemerge dai ricordi dei compagni molti anni dopo, ai tempi del liceo, periodo nel quale è ambientata la storia. Tutti gli ex compagni si sono ormai separati, non tenendosi più in contatto. Infatti, Jinta, ormai cresciuto come tutti gli altri, non va a scuola perché "ossessionato" dal ricordo di Menma, che vede costantemente come un'allucinazione nella vita quotidiana, come se fosse una persona via. Il team dei "Super Peace Busters", durante l'anime, si riunirà con il passare del tempo in onore di questa ragazza dando vita ad una grande avventura.
La trama è in sé abbastanza originale, e riesce a colpire lo spettatore e a rimanere nel cuore di quest'ultimo, soprattutto, ahimè, per le sue tristezza e drammaticità; che però non sono le uniche cose a regnare sovrane, visto che si alternano anche momenti di gioia, felicità e amore.
E' molto bello vedere la vita diversa di ogni ragazzo dell'ex team ormai sciolto, perché è in sé particolare, ma sempre con un filo di ricordo legato alla piccola ragazza scomparsa. E' chiaro che il "succo" della storia va a toccare principalmente i ragazzi, nonostante il fattore al quale tutto gira intorno sia Menma.
La serie riesce sempre a strappare qualche lacrima in ogni episodio, basti vedere lo splendido legame passato che era vivo e pulsante tra i personaggi, e che pian piano riprende vita lievemente sbocciando di nuovo nel corso del tempo. E quello che ritorna non è solo il legame di amicizia, ma anche quello amoroso che vi era in passato. I segreti dei giovani si faranno avanti insieme al susseguirsi dei fatti narrati creando una splendida atmosfera, che però non può che essere triste, ma, a volte, anche gioiosa al contempo.
Il lato tecnico spicca sotto ogni aspetto, a partire dalla regia assolutamente fantastica di Tatsuyuki, che ci offre scorci di panorama e giochi di luci che solo un professionista è in grado di creare. I disegni sono, a mio parere, meravigliosi e ben realizzati, molto adatti al contesto; anche le ambientazioni risultano sempre gradevoli e ben studiate in modo da rendere al meglio. Il character design è uno dei migliori che abbia mai visto, davvero ben realizzato e particolare per ogni personaggio che vi compare, anche visto che lo staff è lo stesso che ha lavorato al ben più noto "Toradora!", bene o male conosciuto da tutti.
Il doppiaggio è nella norma, nel complesso buono. Le opening e le ending, le ho apprezzate particolarmente, visto il modo sublime nel quale si adattano alla storia e ai disegni che vi appaiono, con una melodia fantastica e che riesce a piacere (ovviamente la cosa è soggettiva) al punto da riguardarla ogni volta.
Nel complesso "AnoHana" è un anime molto particolare che merita assolutamente di essere visto e gustato, per una storia fantastica che vi lascerà qualcosa dentro.
Come descrivere quest'anime con una parola: a mio parere è un capolavoro. Già dalla prima puntata, mi è scesa la lacrimuccia, e diversamente che con altri anime che ho guardato, non sono andato a cercare spoiler sui i vari siti che si trovano facilmente su Google.
Quest'anime dimostra come una trama abbastanza semplice e profonda possa generare un bellissimo prodotto.
Voto grafica 9: l'accuratezza dei dettagli sui personaggi, su ogni disegno, trasmette meglio le emozioni dei personaggi, per non parlare delle animazioni che sono ottime.
Voto trama 10+: la trama riesce a farti piangere già dal primo episodio, e anche i non amanti degli anime di questo genere non ne rimarranno delusi. Pochissimi anime riescono a farti commuovere già dal primo episodio e "AnoHana" è fra questi. Mi pare inutile spiegare la trama perché è già qua sopra.
Opening ed ending 9: le opening e le ending di quest'anime sono ben azzeccate e bellissime, mi sono innamorato sopratutto dell'ending che in ogni episodio ascoltavo sempre, senza mai andare avanti.
Voto totale 10: trovo "AnoHana" uno dei migliori anime usciti ultimamente, non il solito ecchi che ormai tutti noi fan siamo abituati a vedere uscire in questo periodo, ma un anime molto leggero, veramente bello, che riesce in ogni episodio a farti commuovere.
Quest'anime dimostra come una trama abbastanza semplice e profonda possa generare un bellissimo prodotto.
Voto grafica 9: l'accuratezza dei dettagli sui personaggi, su ogni disegno, trasmette meglio le emozioni dei personaggi, per non parlare delle animazioni che sono ottime.
Voto trama 10+: la trama riesce a farti piangere già dal primo episodio, e anche i non amanti degli anime di questo genere non ne rimarranno delusi. Pochissimi anime riescono a farti commuovere già dal primo episodio e "AnoHana" è fra questi. Mi pare inutile spiegare la trama perché è già qua sopra.
Opening ed ending 9: le opening e le ending di quest'anime sono ben azzeccate e bellissime, mi sono innamorato sopratutto dell'ending che in ogni episodio ascoltavo sempre, senza mai andare avanti.
Voto totale 10: trovo "AnoHana" uno dei migliori anime usciti ultimamente, non il solito ecchi che ormai tutti noi fan siamo abituati a vedere uscire in questo periodo, ma un anime molto leggero, veramente bello, che riesce in ogni episodio a farti commuovere.
"Anohana" è una serie interessante, che rivela di elevarsi dalla generale mediocrità, salvo poi tuffarcisi senza esitazione alcuna.
Un'opera di cui si parla molto e posso ben capire il perché, d'altronde non le possono negare delle notevoli qualità. Tuttavia queste sono grandemente ottenebrate dai difetti dell'anime, tanto che devo ammettere che l'ultimo episodio mi ha fatto davvero ridere e mi sembra evidente che questo sia un enorme problema visti gli intenti della serie.
Anzitutto, l'anime si identifica sin dalle sue prime sequenze come un'opera che farà perno sul suo fortissimo sentimento di pateticità, improntandosi in quel tipico genere di produzioni che si basano sul tendere l'atmosfera caricandola di malinconia repressa, esasperando la depressione dei caratteri principali e mantenendo al contempo i tempi dilatati ed estenuanti, cosa più che giusta se si vuole creare quella forte atmosfera di irreparabilità esistenzialistica che è l'intento della serie.
Per essere schietto, devo dire che il male di "Anohana" è intrinseco alla sua stessa genesi, ossia tratta un tema scontato, che spesso appaga i meno esigenti e trova il favore del grande pubblico.
Nonostante ciò la serie riesce a sviluppare il suo tema, di per se stesso già un limite alle sue potenzialità, in maniera decisamente notevole, sfruttando al minimo i cliché dovuti al genere e senza estenuarli troppo. Questo faceva sperare in un finale originale, cosa che viene prontamente smentita nella subitanea conclusione del tutto.
Con ciò non nego che il finale possa piacere, anzi, è molto più probabile che riscuota il consenso da parte dell'opinione comune, tuttavia in quanto a originalità riesce ad annichilire ogni premessa che sarebbe potuta essere posta in essere.
Detto questo, considererò la realizzazione psicologica e sociale dei personaggi: superficialmente essi sono resi discretamente, senza addentrarsi troppo nella loro intima psicologia, cosa che avrebbe alterato grandemente il genere della serie e il pubblico al quale dovrebbe essere rivolta.
I protagonisti, usando in senso ampio ampio questo termine, appaiono abbastanza umani e riescono a risultare piacevoli nonostante siano imbrigliati dai comuni stereotipi, perlomeno fino a quando non riveleranno la loro vera natura nella classica confessione disperata con annessi i dovuti piagnistei.
Il mio non è un commento cinico, ma la constatazione della decadenza della qualità lungo lo sviluppo della trama. Andando con ordine, all'inizio abbiamo delle trovate interessanti da parte della regia, anzitutto l'inizio in medias res, evitando così di dovere giustificare un imbarazzante e forzato primo incontro fra Jinta e Menma e lasciando al contempo lo spettatore piacevolmente interdetto su quanto avviene, stante la mancanza di una narrazione introduttiva.
Seguendo, vediamo come venga reso giustamente lo scetticismo degli altri ragazzi, che in base al loro carattere risultano più o meno restii a concedere la fiducia al compagno di un tempo e alla sua balzana teoria.
Seguendo, i personaggi vengono approfonditi mostrando come si serbino rancore e come possiedano molte feriti nell'animo che non sono stati in grado di sanare, dando loro così un tocco di umanità.
Tutto questo, unito a un clima di lieve pessimismo permeante l'atmosfera, poteva fare supporre uno
sviluppo sperimentale e innovativo, invece in breve iniziano a manifestarsi le diverse debolezza dell'opera, molte delle quali dovute ai luoghi comuni su cui si basa la serie, primo fra tutti l'immancabile e tuttora inspiegabile amore infantile e duraturo.
L'innamoramento, ossia l'instaurarsi di una forte relazione sentimentale affettiva, è un fenomeno complesso ed è fisiologicamente e ancor più concettualmente impossibile che due bambini lo possano provare, tanto meno intrecceranno tra loro un rapporto destinato a durare negli anni, tuttavia i registi che si sono cimentati in questo campo paiono non aver mai condiviso questa teoria. Questo cliché viene portato all'ennesima potenza, tanto che gli stessi triangoli amorosi, altro elemento estremamente banale e frustrante, si protraggono anch'essi durante la crescita dei personaggi.
Anche la risoluzione dei caratteri dei protagonisti porta altro demerito all'opera, sviandola dall'originalità: nel momento delle confessioni vengono a galla i triangoli amorosi, si scatenano i pianti isterici di gruppo, dimostrando così un uso forzato di una drammaticità estremamente rozza; viene risolto il caso di Poppo nel più banale dei metodi possibili, ossia si attribuisce il seguitare della sua euforia alla necessità di nascondere i suoi patimenti e altre ovvietà meno rilevanti. E infine, la storia stessa fa di tutto per impedirci di rimanere sorpresi: la confessione collettiva e l'ultima scena sono gli esempi più mirabili di ciò. Posso solo dire che proprio quest'ultima, il momento della sparizione di Menma, era più che intuibile già dai primissimi episodi.
Poi ci sono altre complicazioni relative a quest'opera, una qualitativa e l'altra culturale.
La prima risiede nel fatto che alla concezione della morte viene data la stessa importanza che viene destinata alle sgargianti e sempre diverse camicie di Poppo, ossia non viene considerata se non superficialmente, ma d'altronde la serie non vuole essere profonda né intellettuale e quindi si può perdonare questa sua mancanza di finezza.
Il secondo non è un difetto intrinseco, ma un ostacolo alla visione per il pubblico occidentale: noi manchiamo infatti di quella concezione maggiormente spiritualistica che contraddistingue il pensiero orientale riguardo alla morte e ai defunti, quindi non è pienamente intuibile l'empatia che si svilupperebbe probabilmente presso i giapponesi che guardano questa stessa opera.
Infine una nota sulla drammaticità, che risulta all'inizio ben contenuta, successivamente si sviluppa con alcuni eccessi ma mantenendo ancora la serie su un livello decente, e infine esplode con nessuna finezza né dolcezza, attraverso crisi d'isteria collettive e torrenti di pianti contornati da confessioni liberatorie.
Quest'uso forzoso delle lacrime rappresenta per me una risoluzione semplicistica, frutto di un intento drammatico esasperato. A questo riguardo, una delle scene più ridicole delle serie ma al contempo più esemplificative è quella del primo episodio nella quale il padre di Jinta corre in camera del figlio urlandogli che la sua amica è morta, il tipico comportamento moderato che andrebbe tenuto da un adulto verso un bambino nel trattare un argomento tanto delicato. Cercare la tragicità più platealmente e inverosimilmente sarebbe stato veramente arduo, un applauso al regista. Sarà un dettaglio, più che naturale, ma è massimamente rappresentativo dell'estenuazione patetica portata avanti dall'opera nel suo tendere all'ennesima pantomima isterica.
Per concludere "Anohana" è una serie che non riesce ad andare oltre al già piccolo e ovvio tema che si proponeva di sviluppare, scadendo nella banalità pure nella realizzazione e nella risoluzione dei personaggi, serrando da se stessa le porte verso l'originalità. Nonostante ciò è un'opera che piacerà a chi si lascia trasportare dall'emozione e ha la lacrima facile. Detto questo, non aspettatevi nulla di originale, ma la solita commedia patetica dalla conclusione già scritta.
Un'opera di cui si parla molto e posso ben capire il perché, d'altronde non le possono negare delle notevoli qualità. Tuttavia queste sono grandemente ottenebrate dai difetti dell'anime, tanto che devo ammettere che l'ultimo episodio mi ha fatto davvero ridere e mi sembra evidente che questo sia un enorme problema visti gli intenti della serie.
Anzitutto, l'anime si identifica sin dalle sue prime sequenze come un'opera che farà perno sul suo fortissimo sentimento di pateticità, improntandosi in quel tipico genere di produzioni che si basano sul tendere l'atmosfera caricandola di malinconia repressa, esasperando la depressione dei caratteri principali e mantenendo al contempo i tempi dilatati ed estenuanti, cosa più che giusta se si vuole creare quella forte atmosfera di irreparabilità esistenzialistica che è l'intento della serie.
Per essere schietto, devo dire che il male di "Anohana" è intrinseco alla sua stessa genesi, ossia tratta un tema scontato, che spesso appaga i meno esigenti e trova il favore del grande pubblico.
Nonostante ciò la serie riesce a sviluppare il suo tema, di per se stesso già un limite alle sue potenzialità, in maniera decisamente notevole, sfruttando al minimo i cliché dovuti al genere e senza estenuarli troppo. Questo faceva sperare in un finale originale, cosa che viene prontamente smentita nella subitanea conclusione del tutto.
Con ciò non nego che il finale possa piacere, anzi, è molto più probabile che riscuota il consenso da parte dell'opinione comune, tuttavia in quanto a originalità riesce ad annichilire ogni premessa che sarebbe potuta essere posta in essere.
Detto questo, considererò la realizzazione psicologica e sociale dei personaggi: superficialmente essi sono resi discretamente, senza addentrarsi troppo nella loro intima psicologia, cosa che avrebbe alterato grandemente il genere della serie e il pubblico al quale dovrebbe essere rivolta.
I protagonisti, usando in senso ampio ampio questo termine, appaiono abbastanza umani e riescono a risultare piacevoli nonostante siano imbrigliati dai comuni stereotipi, perlomeno fino a quando non riveleranno la loro vera natura nella classica confessione disperata con annessi i dovuti piagnistei.
Il mio non è un commento cinico, ma la constatazione della decadenza della qualità lungo lo sviluppo della trama. Andando con ordine, all'inizio abbiamo delle trovate interessanti da parte della regia, anzitutto l'inizio in medias res, evitando così di dovere giustificare un imbarazzante e forzato primo incontro fra Jinta e Menma e lasciando al contempo lo spettatore piacevolmente interdetto su quanto avviene, stante la mancanza di una narrazione introduttiva.
Seguendo, vediamo come venga reso giustamente lo scetticismo degli altri ragazzi, che in base al loro carattere risultano più o meno restii a concedere la fiducia al compagno di un tempo e alla sua balzana teoria.
Seguendo, i personaggi vengono approfonditi mostrando come si serbino rancore e come possiedano molte feriti nell'animo che non sono stati in grado di sanare, dando loro così un tocco di umanità.
Tutto questo, unito a un clima di lieve pessimismo permeante l'atmosfera, poteva fare supporre uno
sviluppo sperimentale e innovativo, invece in breve iniziano a manifestarsi le diverse debolezza dell'opera, molte delle quali dovute ai luoghi comuni su cui si basa la serie, primo fra tutti l'immancabile e tuttora inspiegabile amore infantile e duraturo.
L'innamoramento, ossia l'instaurarsi di una forte relazione sentimentale affettiva, è un fenomeno complesso ed è fisiologicamente e ancor più concettualmente impossibile che due bambini lo possano provare, tanto meno intrecceranno tra loro un rapporto destinato a durare negli anni, tuttavia i registi che si sono cimentati in questo campo paiono non aver mai condiviso questa teoria. Questo cliché viene portato all'ennesima potenza, tanto che gli stessi triangoli amorosi, altro elemento estremamente banale e frustrante, si protraggono anch'essi durante la crescita dei personaggi.
Anche la risoluzione dei caratteri dei protagonisti porta altro demerito all'opera, sviandola dall'originalità: nel momento delle confessioni vengono a galla i triangoli amorosi, si scatenano i pianti isterici di gruppo, dimostrando così un uso forzato di una drammaticità estremamente rozza; viene risolto il caso di Poppo nel più banale dei metodi possibili, ossia si attribuisce il seguitare della sua euforia alla necessità di nascondere i suoi patimenti e altre ovvietà meno rilevanti. E infine, la storia stessa fa di tutto per impedirci di rimanere sorpresi: la confessione collettiva e l'ultima scena sono gli esempi più mirabili di ciò. Posso solo dire che proprio quest'ultima, il momento della sparizione di Menma, era più che intuibile già dai primissimi episodi.
Poi ci sono altre complicazioni relative a quest'opera, una qualitativa e l'altra culturale.
La prima risiede nel fatto che alla concezione della morte viene data la stessa importanza che viene destinata alle sgargianti e sempre diverse camicie di Poppo, ossia non viene considerata se non superficialmente, ma d'altronde la serie non vuole essere profonda né intellettuale e quindi si può perdonare questa sua mancanza di finezza.
Il secondo non è un difetto intrinseco, ma un ostacolo alla visione per il pubblico occidentale: noi manchiamo infatti di quella concezione maggiormente spiritualistica che contraddistingue il pensiero orientale riguardo alla morte e ai defunti, quindi non è pienamente intuibile l'empatia che si svilupperebbe probabilmente presso i giapponesi che guardano questa stessa opera.
Infine una nota sulla drammaticità, che risulta all'inizio ben contenuta, successivamente si sviluppa con alcuni eccessi ma mantenendo ancora la serie su un livello decente, e infine esplode con nessuna finezza né dolcezza, attraverso crisi d'isteria collettive e torrenti di pianti contornati da confessioni liberatorie.
Quest'uso forzoso delle lacrime rappresenta per me una risoluzione semplicistica, frutto di un intento drammatico esasperato. A questo riguardo, una delle scene più ridicole delle serie ma al contempo più esemplificative è quella del primo episodio nella quale il padre di Jinta corre in camera del figlio urlandogli che la sua amica è morta, il tipico comportamento moderato che andrebbe tenuto da un adulto verso un bambino nel trattare un argomento tanto delicato. Cercare la tragicità più platealmente e inverosimilmente sarebbe stato veramente arduo, un applauso al regista. Sarà un dettaglio, più che naturale, ma è massimamente rappresentativo dell'estenuazione patetica portata avanti dall'opera nel suo tendere all'ennesima pantomima isterica.
Per concludere "Anohana" è una serie che non riesce ad andare oltre al già piccolo e ovvio tema che si proponeva di sviluppare, scadendo nella banalità pure nella realizzazione e nella risoluzione dei personaggi, serrando da se stessa le porte verso l'originalità. Nonostante ciò è un'opera che piacerà a chi si lascia trasportare dall'emozione e ha la lacrima facile. Detto questo, non aspettatevi nulla di originale, ma la solita commedia patetica dalla conclusione già scritta.
"Anohana", titolo completo "Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai", ovvero "non sappiamo ancora il nome del fiore che vedemmo quel giorno", è un anime degno di almeno un po' del vostro tempo. La serie è diretta da Tatsuyuki Nagai e prodotta dallo studio A-1 pictures in collaborazione con lo studio Aniplex. Premetto che mi aspettavo grandi cose dai creatori di "Toradora" e posso dire che "Anohana" mi ha abbastanza soddisfatto.
La trama è incentrata su un gruppo di ragazzi amici d'infanzia che si sono persi di vista dopo la morte di Meiko, bambina del gruppo, detta Menma. Durante l'estate, Jintan, diciamo il "leader" del gruppo di amici, si ritrova di fronte la ormai cresciuta Menma, che non essendo riuscita a entrare in paradiso, probabilmente per la sua vita lasciata "in sospeso", è una sorta di fantasma, che solo lui ha la capacità di vedere. La vicenda seguirà il riavvicinamento dei sei amici, rimasti in cinque; proprio grazie a Meiko, infatti i ragazzi dovranno realizzare il suo desiderio per "concludere" la sua vita lasciata in sospeso e farle finalmente raggiungere il paradiso.
I personaggi sono ben caratterizzati, ognuno con un ruolo importante nella storia, forse a parte Jintan, che essendo forse uno dei protagonisti principali dovrebbe avere un carattere più definito. Ci sono vari intrecci amorosi (ad eccezione del simpatico Poppo) tra i ragazzi, per questo arrivano tutti alla fine a sentirsi colpevoli della morte della bambina e a scoprire di essere stati egoisti nei confronti di Menma. Grazie anche a questi sensi di colpa e a questa malinconia, "Anohana" ti tiene incollato allo schermo fino alla fine, che seppur scontatissima mi ha fatto piangere come una fontana.
La grafica è semplicemente spettacolare, le musiche molto orecchiabili. L'opening e l'ending infatti si adattano perfettamente alla trama, specialmente la sigla finale che si aggiungeva ai momenti di tensione della fine di ogni puntata rendendo tutto più commovente. In breve, "Anohana" è un anime che consiglio a coloro cui piace commuoversi, ma anche a chi non ha troppo aspettative, perché ci si poteva comunque aspettare di meglio dalla trama, inoltre ha solo undici puntate. Diciamo che a mio parere questo anime si merita un bel 9.
La trama è incentrata su un gruppo di ragazzi amici d'infanzia che si sono persi di vista dopo la morte di Meiko, bambina del gruppo, detta Menma. Durante l'estate, Jintan, diciamo il "leader" del gruppo di amici, si ritrova di fronte la ormai cresciuta Menma, che non essendo riuscita a entrare in paradiso, probabilmente per la sua vita lasciata "in sospeso", è una sorta di fantasma, che solo lui ha la capacità di vedere. La vicenda seguirà il riavvicinamento dei sei amici, rimasti in cinque; proprio grazie a Meiko, infatti i ragazzi dovranno realizzare il suo desiderio per "concludere" la sua vita lasciata in sospeso e farle finalmente raggiungere il paradiso.
I personaggi sono ben caratterizzati, ognuno con un ruolo importante nella storia, forse a parte Jintan, che essendo forse uno dei protagonisti principali dovrebbe avere un carattere più definito. Ci sono vari intrecci amorosi (ad eccezione del simpatico Poppo) tra i ragazzi, per questo arrivano tutti alla fine a sentirsi colpevoli della morte della bambina e a scoprire di essere stati egoisti nei confronti di Menma. Grazie anche a questi sensi di colpa e a questa malinconia, "Anohana" ti tiene incollato allo schermo fino alla fine, che seppur scontatissima mi ha fatto piangere come una fontana.
La grafica è semplicemente spettacolare, le musiche molto orecchiabili. L'opening e l'ending infatti si adattano perfettamente alla trama, specialmente la sigla finale che si aggiungeva ai momenti di tensione della fine di ogni puntata rendendo tutto più commovente. In breve, "Anohana" è un anime che consiglio a coloro cui piace commuoversi, ma anche a chi non ha troppo aspettative, perché ci si poteva comunque aspettare di meglio dalla trama, inoltre ha solo undici puntate. Diciamo che a mio parere questo anime si merita un bel 9.
"AnoHana" è una serie che mi ha creato grandi aspettative. Grandi già prima che iniziassi a vederla, per via delle positivissime recensioni e per le alte vendite dei DVD/Bluray. Grandissime, addirittura, quando ho visto il primo episodio: sono rimasta estasiata dall'altissima qualità tecnica (su cui tornerò dopo) e da una storia che, sebbene per nulla originale, si prometteva emozionante.
Proprio per via della comunissima trama - che non starò qui a ripetere -, ero veramente ansiosa di scoprire come gli autori l'avrebbero sviluppata per rendere questo anime unico; volevo vedere come avrebbero affrontato i temi intramontabili del rimorso, del senso di colpa, dell'amicizia e della crescita. E, purtroppo, in parte sono stata delusa.
Essendo gli episodi solo undici è impossibile evitare anticipazioni quindi invito chi non abbia visto la serie a saltare il prossimo paragrafo a causa di possibili <b>SPOILER</b>.
Pensavo che quello di Menma fosse solo un pretesto iniziale per permettere agli amici di ritrovarsi, di confrontarsi per riuscire così a liberarsi del loro fardello e potere creare insieme qualcosa di nuovo, pur se con l'aiuto del 'fantasma' della loro amica. Ero convinta infatti che il desiderio finale di Menma fosse proprio questo: far sì che i ragazzi riscoprissero la loro amicizia e imparassero ad andare avanti senza di lei, accettando la sua morte. Scontato, certo, ma molto più plausibile; a rendere l'anime emozionante, come ho detto, ci avrebbe pensato il modo in cui questa storia veniva raccontata.
Tuttavia è stata sviluppato in modo alquanto strano. Innanzitutto, appare inspiegabile come, nonostante sia chiaro fin dal primo episodio che la presenza di Menma ha effetti concreti sul mondo reale (anche se lei è visibile solo a Jintan), ci vogliano 8 episodi - su 11 - perché lei si manifesti agli altri. In questi 8 episodi, i ragazzi continuano a litigare fra loro sul credere o non credere a Jintan, quando poi già nel primo episodio Menma abbraccia Anaru e lei riesce a sentirla!
Un'altra cosa che non mi è piaciuta è il fatto che i personaggi avrebbero dovuto subire un'evoluzione, ma quest'ultima non si mostra mai se non nell'epilogo. Yukiatsu non cambia di una virgola la sua ossessione per Menma, Jintan continua a essere innamorato di lei, Anaru continua a essere invidiosa e Tsuruko non muove un muscolo per dimostrare a Yukiatsu cosa prova. Poppo, poi, rimane piatto fino all'ultimo episodio, dove finalmente si scoprirà qualcosina anche sui suoi sentimenti, ma non verranno approfonditi.
Insomma, i ragazzi non imparano affatto ad andare avanti, non riescono a instaurare un legame tra loro che sia indipendente da Menma, anzi al contrario nel rincontrarsi scoprono che tutto in passato girava attorno a lei e continua a girare intorno a lei nel presente fino alla fine. I ragazzi ancora innamorati di lei, le ragazze ancora invidiose di lei.
E Menma? Incarna perfettamente la purezza di una bambina, così come dovrebbe essere. Ma ho trovato irritante come passi facilmente dal riso al pianto; quest'ultimo in particolare avviene così spesso che finisce per non fare più commuovere lo spettatore.
Tuttavia, una nota positiva è la sincerità dei personaggi che alla fine ammettono i loro egoistici propositi, evitando di scadere nel solito mielosissimo "La cosa più importante è che Menma abbia ciò che desiderava".
<b>FINE SPOILER</b>
Le perplessità a livello narrativo non permettono nemmeno a me, amante delle storie drammatiche e della lacrima facile, di assaporare appieno le emozioni che questo anime tenta di dare.
Certo, le succitate tematiche di amicizia, rimorso e senso di colpa sono trattate ampiamente e anche molto bene, ma in un modo che ricorda un vicolo cieco: i ragazzi imparano ad ammettere il proprio rancore, non a superarlo. Imparano a sopportare i ricordi, ma non a crearne di nuovi, perché continuano a pensare solo a Menma, Menma, Menma.
Tecnicamente, come accennavo prima, l'anime è su ottimi livelli: il character design è curato e quasi sempre costante qualitativamente, i fondali sono belli e realistici, le animazioni molto fluide, anche nei più piccoli gesti. Certo, non erano presenti particolari difficoltà poiché l'anime è ambientato nella vita di tutti i giorni, ma si nota comunque quanta cura sia stata messa nei dettagli. Discreto il sonoro, buono come sempre il doppiaggio. Anche le sigle sono accattivanti.
Insomma, "AnoHana" è un bell'anime, sicuramente da vedere; il primo episodio è gestito magistralmente, mi ha emozionata tantissimo, al punto che preso singolarmente sarebbe da 10. Ma poi prende una piega per niente all'altezza: più ci ripenso più mi rendo conto che la visione non mi lascia alcun messaggio profondo, è questa è una grande delusione.
Proprio per via della comunissima trama - che non starò qui a ripetere -, ero veramente ansiosa di scoprire come gli autori l'avrebbero sviluppata per rendere questo anime unico; volevo vedere come avrebbero affrontato i temi intramontabili del rimorso, del senso di colpa, dell'amicizia e della crescita. E, purtroppo, in parte sono stata delusa.
Essendo gli episodi solo undici è impossibile evitare anticipazioni quindi invito chi non abbia visto la serie a saltare il prossimo paragrafo a causa di possibili <b>SPOILER</b>.
Pensavo che quello di Menma fosse solo un pretesto iniziale per permettere agli amici di ritrovarsi, di confrontarsi per riuscire così a liberarsi del loro fardello e potere creare insieme qualcosa di nuovo, pur se con l'aiuto del 'fantasma' della loro amica. Ero convinta infatti che il desiderio finale di Menma fosse proprio questo: far sì che i ragazzi riscoprissero la loro amicizia e imparassero ad andare avanti senza di lei, accettando la sua morte. Scontato, certo, ma molto più plausibile; a rendere l'anime emozionante, come ho detto, ci avrebbe pensato il modo in cui questa storia veniva raccontata.
Tuttavia è stata sviluppato in modo alquanto strano. Innanzitutto, appare inspiegabile come, nonostante sia chiaro fin dal primo episodio che la presenza di Menma ha effetti concreti sul mondo reale (anche se lei è visibile solo a Jintan), ci vogliano 8 episodi - su 11 - perché lei si manifesti agli altri. In questi 8 episodi, i ragazzi continuano a litigare fra loro sul credere o non credere a Jintan, quando poi già nel primo episodio Menma abbraccia Anaru e lei riesce a sentirla!
Un'altra cosa che non mi è piaciuta è il fatto che i personaggi avrebbero dovuto subire un'evoluzione, ma quest'ultima non si mostra mai se non nell'epilogo. Yukiatsu non cambia di una virgola la sua ossessione per Menma, Jintan continua a essere innamorato di lei, Anaru continua a essere invidiosa e Tsuruko non muove un muscolo per dimostrare a Yukiatsu cosa prova. Poppo, poi, rimane piatto fino all'ultimo episodio, dove finalmente si scoprirà qualcosina anche sui suoi sentimenti, ma non verranno approfonditi.
Insomma, i ragazzi non imparano affatto ad andare avanti, non riescono a instaurare un legame tra loro che sia indipendente da Menma, anzi al contrario nel rincontrarsi scoprono che tutto in passato girava attorno a lei e continua a girare intorno a lei nel presente fino alla fine. I ragazzi ancora innamorati di lei, le ragazze ancora invidiose di lei.
E Menma? Incarna perfettamente la purezza di una bambina, così come dovrebbe essere. Ma ho trovato irritante come passi facilmente dal riso al pianto; quest'ultimo in particolare avviene così spesso che finisce per non fare più commuovere lo spettatore.
Tuttavia, una nota positiva è la sincerità dei personaggi che alla fine ammettono i loro egoistici propositi, evitando di scadere nel solito mielosissimo "La cosa più importante è che Menma abbia ciò che desiderava".
<b>FINE SPOILER</b>
Le perplessità a livello narrativo non permettono nemmeno a me, amante delle storie drammatiche e della lacrima facile, di assaporare appieno le emozioni che questo anime tenta di dare.
Certo, le succitate tematiche di amicizia, rimorso e senso di colpa sono trattate ampiamente e anche molto bene, ma in un modo che ricorda un vicolo cieco: i ragazzi imparano ad ammettere il proprio rancore, non a superarlo. Imparano a sopportare i ricordi, ma non a crearne di nuovi, perché continuano a pensare solo a Menma, Menma, Menma.
Tecnicamente, come accennavo prima, l'anime è su ottimi livelli: il character design è curato e quasi sempre costante qualitativamente, i fondali sono belli e realistici, le animazioni molto fluide, anche nei più piccoli gesti. Certo, non erano presenti particolari difficoltà poiché l'anime è ambientato nella vita di tutti i giorni, ma si nota comunque quanta cura sia stata messa nei dettagli. Discreto il sonoro, buono come sempre il doppiaggio. Anche le sigle sono accattivanti.
Insomma, "AnoHana" è un bell'anime, sicuramente da vedere; il primo episodio è gestito magistralmente, mi ha emozionata tantissimo, al punto che preso singolarmente sarebbe da 10. Ma poi prende una piega per niente all'altezza: più ci ripenso più mi rendo conto che la visione non mi lascia alcun messaggio profondo, è questa è una grande delusione.
Con soli 11 Episodi, 'Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutachi wa Mada Shiranai' - Ancora non conosciamo il nome dei fiori che vedemmo quel giorno - abbreviato in AnoHana è una storia capace di toccare le profonde corde del cuore.
Consiglio quest'anime a chi, più che una trama, cerca emozioni. Emozioni capaci di stringerti il nodo alla gola, di scuotere i tuoi sentimenti e di farti provare tanta malinconia.
La narrazione è molto delicata, inizia in maniera spensierata presentandoci i personaggi e la loro storia in superficie. Con il tempo, tutti i componenti dei Super Peace Busters si rincontrano in onore di un evento che scuoterà le loro vite, la venuta di un "demone estivo", Menma. Ma questo demone non si fermerà per una sola stagione, rimarrà fin quando non verrà esaudito il suo desiderio. Il problema è che la sua ricomparsa ha portato con sé dolorosi ricordi ai suoi cinque amici, tra i quali l'unico a vederla è Jinta Yadomi, il protagonista.
Ma non voglio anticiparvi null'altro, è una storia tutta da scoprire, e attraverso dei flashback porterà una maggiore visuale degli stati d'animo e dei rapporti che c'erano fra questi ragazzi.
Di "AnoHana", più che per la caratterizzazione particolare dei personaggi, più che per i ricordi allegri dell'adolescenza, ci si innamora per l'impatto e per l'empatia che riesce a provocare. Lo spettatore viene sottoposto a scene e a scoperte cariche di significato. Sin dall'inizio ci si sente inermi, in una storia che porta con sé tanti ricordi, che si tingono di una nota triste in quanto non si può cambiare il passato. Sappiamo da subito che non c'è un finale alternativo, se non quello che ci aspettiamo fin dai primi episodi, nonostante tardi ad arrivare. Non per questo il finale è scontato, anzi, porta con sé novità ancora più commuoventi.
Bisogna spendere più di una parola sulla componente tecnica di quest'anime. Ebbene, iniziando ad argomentare sul tratto stilistico, esso risulta simile a quello di un'altra fortunata serie, "ToraDora". Le figure sono curvilinee e presentano dei lineamenti molto originali e diversi per ognuno dei personaggi. Il punto forte sono senz'altro i colori e le luci. Queste ultime danno un senso di liquidità alla rappresentazione degli occhi, delle lacrime, del fiume. Inoltre, c'è un ottimo uso dei colori per il rilievo delle immagini, più precisamente degli sfondi: questi ci appaiono estremamente accurati e realistici.
Ad accompagnare le scene più salienti della serie, ci sono delle musiche che rendono meglio il senso d'attesa e di pathos, fanno trattenere il respiro e intensificano il magone di chi segue appassionatamente Menma e i suoi amici.
Concludo, consigliando certamente "AnoHana" a chi vuole sciogliere le proprie emozioni, che si fanno necessariamente avanti, e sono accompagnate da un'eccezionale elemento grafico, e dal sonoro molto orecchiabile.
Consiglio quest'anime a chi, più che una trama, cerca emozioni. Emozioni capaci di stringerti il nodo alla gola, di scuotere i tuoi sentimenti e di farti provare tanta malinconia.
La narrazione è molto delicata, inizia in maniera spensierata presentandoci i personaggi e la loro storia in superficie. Con il tempo, tutti i componenti dei Super Peace Busters si rincontrano in onore di un evento che scuoterà le loro vite, la venuta di un "demone estivo", Menma. Ma questo demone non si fermerà per una sola stagione, rimarrà fin quando non verrà esaudito il suo desiderio. Il problema è che la sua ricomparsa ha portato con sé dolorosi ricordi ai suoi cinque amici, tra i quali l'unico a vederla è Jinta Yadomi, il protagonista.
Ma non voglio anticiparvi null'altro, è una storia tutta da scoprire, e attraverso dei flashback porterà una maggiore visuale degli stati d'animo e dei rapporti che c'erano fra questi ragazzi.
Di "AnoHana", più che per la caratterizzazione particolare dei personaggi, più che per i ricordi allegri dell'adolescenza, ci si innamora per l'impatto e per l'empatia che riesce a provocare. Lo spettatore viene sottoposto a scene e a scoperte cariche di significato. Sin dall'inizio ci si sente inermi, in una storia che porta con sé tanti ricordi, che si tingono di una nota triste in quanto non si può cambiare il passato. Sappiamo da subito che non c'è un finale alternativo, se non quello che ci aspettiamo fin dai primi episodi, nonostante tardi ad arrivare. Non per questo il finale è scontato, anzi, porta con sé novità ancora più commuoventi.
Bisogna spendere più di una parola sulla componente tecnica di quest'anime. Ebbene, iniziando ad argomentare sul tratto stilistico, esso risulta simile a quello di un'altra fortunata serie, "ToraDora". Le figure sono curvilinee e presentano dei lineamenti molto originali e diversi per ognuno dei personaggi. Il punto forte sono senz'altro i colori e le luci. Queste ultime danno un senso di liquidità alla rappresentazione degli occhi, delle lacrime, del fiume. Inoltre, c'è un ottimo uso dei colori per il rilievo delle immagini, più precisamente degli sfondi: questi ci appaiono estremamente accurati e realistici.
Ad accompagnare le scene più salienti della serie, ci sono delle musiche che rendono meglio il senso d'attesa e di pathos, fanno trattenere il respiro e intensificano il magone di chi segue appassionatamente Menma e i suoi amici.
Concludo, consigliando certamente "AnoHana" a chi vuole sciogliere le proprie emozioni, che si fanno necessariamente avanti, e sono accompagnate da un'eccezionale elemento grafico, e dal sonoro molto orecchiabile.
Allora parto con il dire che questo "Anohana" è bello, anche se non mi è facilissimo capire il perché e più di una cosa non mi è piaciuta. I disegni sono fatti molto bene, anche se a quanto pare negli ultimi anime usciti è una caratteristica molto frequente, quindi questo non lo rende migliore degli altri. Sopra la media ha probabilmente i personaggi, ben disegnati, ben doppiati e anche ben caratterizzati, né troppi né troppi pochi, non sto qui a parlarne perché mi dilungherei e vi toglierei il gusto della sorpresa, ma fidatevi che sono ottimi.
La storia non è invece molto originale, sullo stile di "Ghost", che poteva sembrare qualcosa di nuovo ai miei genitori, ma ormai è abbastanza già visto. Ha comunque il merito di essere commovente e, strano a dirsi per il genere, straordinariamente coinvolgente. Tralasciando ora la fisica dello spirito, che oltre a non essermi molto chiara mi è sembrata anche piuttosto forzata in più di un punto, tanto che a metà serie pensavo si sarebbe rivelato un'allucinazione del protagonista (nessuno nota coperte rigonfie quando lei è a letto, quando salta addosso agli amici sembra pesare qualche etto e nulla più, la gente non si stupisce di vedere penne volteggiare nell'aria ma si fa grandi problemi se queste non scrivono su fogli normali, ecc.), vorrei lasciare spazio a un piccolo sfogo personale rivolto a chi la serie se l'è già vista.
Penso siamo tutti d'accordo nel dire che la storia è incentrata molto più sulle vite di quelli ancora in vita piuttosto che sul destino del fantasma, che tra l'altro era piuttosto scontato e si sapeva benissimo che sarebbe andato a finire così. A questo punto, caro sceneggiatore, dato che hai lo spazio di 11 miseri episodi, per favore ci fai sapere qualcosa di più su come si evolve la situazione tra i personaggi e lasci un po' in secondo piano l'ascesa al cielo dello spirito? Non ci posso fare niente, sono una persona curiosa e voglio sapere dopo cosa succede, dato che per quello che ho visto il giorno dopo potrebbe tornare tutto come prima. Non chiedo molto, fatemi vedere la mora che mentre aspetta il treno si siede vicino a quello antipatico invece di lasciare i posti vuoti in mezzo, e la castana ex occhialuta che quando arrivano le sue amiche odiose risponde loro male e corre ad abbracciare il protagonista. Non chiedo molta ma chiudete un finale una volta tanto!
Mi è sembrato di capire che gli autori siano gli stessi di "Toradora!", ho provato anche qua a cercare dopo i titoli di coda ma non c'è un bel niente, avevate fatto un così bel lavoro, perché non ripetersi qui? Chiudo la recensione perché sennò mi viene voglia di abbassare il voto, bella serie ma bastava così poco a farla un bel po' migliore... pazienza vale lo stesso la pena guardarla.
La storia non è invece molto originale, sullo stile di "Ghost", che poteva sembrare qualcosa di nuovo ai miei genitori, ma ormai è abbastanza già visto. Ha comunque il merito di essere commovente e, strano a dirsi per il genere, straordinariamente coinvolgente. Tralasciando ora la fisica dello spirito, che oltre a non essermi molto chiara mi è sembrata anche piuttosto forzata in più di un punto, tanto che a metà serie pensavo si sarebbe rivelato un'allucinazione del protagonista (nessuno nota coperte rigonfie quando lei è a letto, quando salta addosso agli amici sembra pesare qualche etto e nulla più, la gente non si stupisce di vedere penne volteggiare nell'aria ma si fa grandi problemi se queste non scrivono su fogli normali, ecc.), vorrei lasciare spazio a un piccolo sfogo personale rivolto a chi la serie se l'è già vista.
Penso siamo tutti d'accordo nel dire che la storia è incentrata molto più sulle vite di quelli ancora in vita piuttosto che sul destino del fantasma, che tra l'altro era piuttosto scontato e si sapeva benissimo che sarebbe andato a finire così. A questo punto, caro sceneggiatore, dato che hai lo spazio di 11 miseri episodi, per favore ci fai sapere qualcosa di più su come si evolve la situazione tra i personaggi e lasci un po' in secondo piano l'ascesa al cielo dello spirito? Non ci posso fare niente, sono una persona curiosa e voglio sapere dopo cosa succede, dato che per quello che ho visto il giorno dopo potrebbe tornare tutto come prima. Non chiedo molto, fatemi vedere la mora che mentre aspetta il treno si siede vicino a quello antipatico invece di lasciare i posti vuoti in mezzo, e la castana ex occhialuta che quando arrivano le sue amiche odiose risponde loro male e corre ad abbracciare il protagonista. Non chiedo molta ma chiudete un finale una volta tanto!
Mi è sembrato di capire che gli autori siano gli stessi di "Toradora!", ho provato anche qua a cercare dopo i titoli di coda ma non c'è un bel niente, avevate fatto un così bel lavoro, perché non ripetersi qui? Chiudo la recensione perché sennò mi viene voglia di abbassare il voto, bella serie ma bastava così poco a farla un bel po' migliore... pazienza vale lo stesso la pena guardarla.
Ho appena finito quest'anime, e ho anche appena finito di piangere. Non ho mai pianto così tanto per una storia raccontata attraverso lo schermo. Non so nemmeno se riuscirò subito a riordinare le idee per parlare dell'aspetto tecnico e narrativo di questo che ritengo un capolavoro.
Che dire, la prima cosa che attira è il 'sunto' della trama; personalmente ritengo che il migliore sia quello di Animeclick, che non accenna a un piccolo particolare che si scopre fin dal primo episodio, ma per me è stato piacevolissimo scoprirlo durante la visione.
L'altra cosa sono senza dubbio i disegni. Ne ho visti altri molto più curati, ma questo chara è perfetto, gradevolissimo alla vista e azzeccato con il tema delicato che racconta; colori chiari, intensi, vivi. E la cura dei volti, dei vestiti, delle inquadrature e il livello della regia sono notevole, speciale nel sapere raccogliere quei piccoli momenti della vita quotidiana di tutti noi.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, approfonditi, intrecciati l'un con l'altro, ognuno di loro fondamentale, anche le comparse - cosa da non sottovalutare, di questi tempi.
L'anime non è mai noioso, e mano a mano che passa il tempo diventa sempre più coinvolgente, più carico di emozioni che lo spettatore non può ignorare. La cosa incredibile è che finalmente si parla di ragazzi che hanno problemi con la scuola, di ragazzi che rispondono male ai propri genitori, di ragazzi con dei propri problemi che fanno fatica a esprimere o che fanno fatica a capire.
Io mi sono ritrovata tantissimo in Jintan, che all'inizio della storia ha lo stesso problema che avevo io anni fa. Un problema che non mi sarei mai aspettata di vedere raccontare in un anime.
Quest'anime è profondo, toccante, ogni cosa è messa al posto giusto, non c'è nulla che stona. Credevo che avrei dovuto aspettare almeno un paio d'anni prima di rivedere un buon anime, ma stanotte mi sono ricreduta, e temo che nessun altro come questo riuscirà a coinvolgermi così tanto.
Credo sia la peggior recensione che abbia mai fatto. Sono ancora troppo scossa, chiedo venia. Ma se non le scrivo subito, le recensioni, poi risulterebbero meno attente e meno sentite.
Guardatelo, "AnoHana", ve lo consiglio caldamente.
Che dire, la prima cosa che attira è il 'sunto' della trama; personalmente ritengo che il migliore sia quello di Animeclick, che non accenna a un piccolo particolare che si scopre fin dal primo episodio, ma per me è stato piacevolissimo scoprirlo durante la visione.
L'altra cosa sono senza dubbio i disegni. Ne ho visti altri molto più curati, ma questo chara è perfetto, gradevolissimo alla vista e azzeccato con il tema delicato che racconta; colori chiari, intensi, vivi. E la cura dei volti, dei vestiti, delle inquadrature e il livello della regia sono notevole, speciale nel sapere raccogliere quei piccoli momenti della vita quotidiana di tutti noi.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, approfonditi, intrecciati l'un con l'altro, ognuno di loro fondamentale, anche le comparse - cosa da non sottovalutare, di questi tempi.
L'anime non è mai noioso, e mano a mano che passa il tempo diventa sempre più coinvolgente, più carico di emozioni che lo spettatore non può ignorare. La cosa incredibile è che finalmente si parla di ragazzi che hanno problemi con la scuola, di ragazzi che rispondono male ai propri genitori, di ragazzi con dei propri problemi che fanno fatica a esprimere o che fanno fatica a capire.
Io mi sono ritrovata tantissimo in Jintan, che all'inizio della storia ha lo stesso problema che avevo io anni fa. Un problema che non mi sarei mai aspettata di vedere raccontare in un anime.
Quest'anime è profondo, toccante, ogni cosa è messa al posto giusto, non c'è nulla che stona. Credevo che avrei dovuto aspettare almeno un paio d'anni prima di rivedere un buon anime, ma stanotte mi sono ricreduta, e temo che nessun altro come questo riuscirà a coinvolgermi così tanto.
Credo sia la peggior recensione che abbia mai fatto. Sono ancora troppo scossa, chiedo venia. Ma se non le scrivo subito, le recensioni, poi risulterebbero meno attente e meno sentite.
Guardatelo, "AnoHana", ve lo consiglio caldamente.
Quante lacrime nell'ultimo episodio: ho trovato il finale perfetto.
Dallo stesso staff di "Toradora! ", anime che ho apprezzato moltissimo, esce nel 2011 "Ano hi mita hana no namae" o "bokutachi wa mada shiranai", una storia malinconica e nostalgica che vi rimarrà nel cuore.
Durante un'estate con gli amici, Meiko, ribattezzata Menma, perde la vita in un tragico incidente. Sono passati dieci anni da quel fatidico giorno, i cinque componenti dei "Super Peace Busters" sono cresciuti, hanno look differenti, vivono vite molto diverse e, cosa più amara, non si tengono più in contatto.
Jitan, ex leader del gruppo, ha abbandonato la scuola per un intero semestre e inizia a vivere come un hikkimori. In questo lasso di tempo vede il fantasma di Menma, e pensa che questo sia causato dallo stess nonché frutto di un'allucinazione, dato che solo lui può vederla, sentirla e toccarla. Menma gli appare in sembianze da adolescente, ma dalla mentalità e dai comportamenti di quando era bambina. È qui perché vuole vedere il suo desiderio avverarsi, ma lei stessa non ricorda in che cosa consista. Unico indizio: per realizzarlo è necessario che il gruppetto di amici si riunisca. Cosa è accaduto realmente alla protagonista? Perché è apparsa proprio dinanzi a Jitan? Qual è il misterioso desiderio? Sono enigmi che tengono incollati gli spettatori.
L'anime presenta un cast interessante, tutti con una caratterizzazione ben definita e accomunati da un dolore lacerante. È proprio a causa della perdita, dei rimpianti, dei sensi di colpa, del dolore che i Super Peace Busters fanno fatica a ricongiungersi.
Ogni episodio fornisce qualche indizio su come la combriccola torni piano piano di nuovo unita. Tutto quello che hanno fatto in passato si collega con qualcosa del presente.
La trama è interessante in quanto la componente mistery è ben congegnata, non ci sono particolari colpi di scena, però è curioso scoprire, puntata dopo puntata, cosa è accaduto realmente alla protagonista. Forse in alcuni momenti la storia può risultare troppo drammatica, un po' forzata, ma mai banale. Mi spiace solo che diversi aspetti dell'anime non vengano spiegati per bene, tra cui il passaggio dal Jinta leader al Jinta recluso.
Belli i riferimenti ai Pokè mon che hanno richiamato una parte della mia infanzia. E la base segreta? Tutti ne abbiamo avuta una.
Da notare i vari soprannomi dei personaggi, che vengono usati più dei loro veri nomi.
Tecnicamente "AnoHana" è ben fatto, con un chara design piacevole da guardare, una regia magistrale e delle animazioni nitide e costanti. L'opening è meravigliosa, incarna perfettamente l'atmosfera malinconica che caratterizza questa serie: dolce, evocativa, sublime. Bella anche l'ending.
"Ano Hana" significa letteralmente "quel fiore", un titolo che trovo azzeccatissimo dopo avere concluso questa bellissima serie di undici episodi. Visionandola, mi ha trasmesso un sacco di emozioni indimenticabili, riuscendo a farmi a riaffiorare i ricordi più lontani del passato: la prima cotta, le prime amicizie, i primi sentimenti contrastanti quali l'invidia e l'amore, la prima lite tra gli amici: quando da bambini passavamo spensieratamente le nostre estati giocando e ridendo, quando credevamo che niente sarebbe cambiato, che i giorni sarebbero rimasti gli stessi, quando credevamo nell'eternità . Quando sognavamo sempre.
È un anime con una storia significativa, drammatica ma non patetica, con dei personaggi adorabili, delle OST stupende e con un finale che difficilmente scorderò: uno degli slice of life più belli degli ultimi anni. Non perdetevi questa chicca.
Dallo stesso staff di "Toradora! ", anime che ho apprezzato moltissimo, esce nel 2011 "Ano hi mita hana no namae" o "bokutachi wa mada shiranai", una storia malinconica e nostalgica che vi rimarrà nel cuore.
Durante un'estate con gli amici, Meiko, ribattezzata Menma, perde la vita in un tragico incidente. Sono passati dieci anni da quel fatidico giorno, i cinque componenti dei "Super Peace Busters" sono cresciuti, hanno look differenti, vivono vite molto diverse e, cosa più amara, non si tengono più in contatto.
Jitan, ex leader del gruppo, ha abbandonato la scuola per un intero semestre e inizia a vivere come un hikkimori. In questo lasso di tempo vede il fantasma di Menma, e pensa che questo sia causato dallo stess nonché frutto di un'allucinazione, dato che solo lui può vederla, sentirla e toccarla. Menma gli appare in sembianze da adolescente, ma dalla mentalità e dai comportamenti di quando era bambina. È qui perché vuole vedere il suo desiderio avverarsi, ma lei stessa non ricorda in che cosa consista. Unico indizio: per realizzarlo è necessario che il gruppetto di amici si riunisca. Cosa è accaduto realmente alla protagonista? Perché è apparsa proprio dinanzi a Jitan? Qual è il misterioso desiderio? Sono enigmi che tengono incollati gli spettatori.
L'anime presenta un cast interessante, tutti con una caratterizzazione ben definita e accomunati da un dolore lacerante. È proprio a causa della perdita, dei rimpianti, dei sensi di colpa, del dolore che i Super Peace Busters fanno fatica a ricongiungersi.
Ogni episodio fornisce qualche indizio su come la combriccola torni piano piano di nuovo unita. Tutto quello che hanno fatto in passato si collega con qualcosa del presente.
La trama è interessante in quanto la componente mistery è ben congegnata, non ci sono particolari colpi di scena, però è curioso scoprire, puntata dopo puntata, cosa è accaduto realmente alla protagonista. Forse in alcuni momenti la storia può risultare troppo drammatica, un po' forzata, ma mai banale. Mi spiace solo che diversi aspetti dell'anime non vengano spiegati per bene, tra cui il passaggio dal Jinta leader al Jinta recluso.
Belli i riferimenti ai Pokè mon che hanno richiamato una parte della mia infanzia. E la base segreta? Tutti ne abbiamo avuta una.
Da notare i vari soprannomi dei personaggi, che vengono usati più dei loro veri nomi.
Tecnicamente "AnoHana" è ben fatto, con un chara design piacevole da guardare, una regia magistrale e delle animazioni nitide e costanti. L'opening è meravigliosa, incarna perfettamente l'atmosfera malinconica che caratterizza questa serie: dolce, evocativa, sublime. Bella anche l'ending.
"Ano Hana" significa letteralmente "quel fiore", un titolo che trovo azzeccatissimo dopo avere concluso questa bellissima serie di undici episodi. Visionandola, mi ha trasmesso un sacco di emozioni indimenticabili, riuscendo a farmi a riaffiorare i ricordi più lontani del passato: la prima cotta, le prime amicizie, i primi sentimenti contrastanti quali l'invidia e l'amore, la prima lite tra gli amici: quando da bambini passavamo spensieratamente le nostre estati giocando e ridendo, quando credevamo che niente sarebbe cambiato, che i giorni sarebbero rimasti gli stessi, quando credevamo nell'eternità . Quando sognavamo sempre.
È un anime con una storia significativa, drammatica ma non patetica, con dei personaggi adorabili, delle OST stupende e con un finale che difficilmente scorderò: uno degli slice of life più belli degli ultimi anni. Non perdetevi questa chicca.
Dopo il meritato successo riscosso con "Toradora!", lo staff al completo ritorna con un nuovo anime: "Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutachi wa Mada Shiranai", o più semplicemente conosciuto come "AnoHana". Le aspettative, viste le premesse, erano decisamente alte. Dopo averci stupito con un classica commedia scolastico-sentimentale, disseminata di interessantissimi spunti originali, questa volta gli autori hanno deciso di cimentarsi in una storia dal sapore più malinconico, uno slife of life che punta diritto al cuore.
Preparate i fazzoletti.
Questo breve cammino, gli 11 episodi risultano una scelta azzeccata per una storia che non necessita di inutili fronzoli, ci racconta uno scorcio di vita, una parentesi che si apre sulla vita di questi ragazzi durante il loro passaggio più difficile. Un tragico incidente cambierà per sempre questo tragitto, come un passaggio di boa, li costringerà ad affrontare una morte prematura, quella di una loro compagna (Menma), e a farsi carico di tutte le difficili conseguenze che questo evento causerà. Dovranno fare i conti, ormai liceali, con i sensi di colpa e le insicurezze che il tempo non è riuscito a cancellare.
Jintan, da leader del gruppo, ora passa le sue giornate rinchiuso in casa, a un passo dal diventare un Hhikikomori; Anaru è ossessionata dal suo aspetto estetico; Yukiatsu ha approccio morboso verso il dolore e si traveste di nascosto con gli indumenti di Menma; Tsuruko non è capace di gestire i propri sentimenti e affronta le situazioni con fittizia freddezza; Poppo dopo aver abbandonato la scuola ha intrapreso una serie di lunghi viaggi per fuggire da un ricordo troppo opprimente. E quel legame, che un tempo li univa, si è perso con il passare degli anni.
Ma quando Menma appare, una mattina d'estate, accanto a Jintan...
Un ritmo che segue il tempo dall'inizio alla fine, che non cambia, asseconda lo spettatore con battiti lenti, che ogni tanto accelerano, per poi tornare a quel ritmo che ormai ci sembra familiare. L'anime avanza come una favola molto delicata, che ha paura di fare rumore, e allora con passi molto lenti e brevi si muove in ogni direzione senza che quasi ce ne accorgiamo. Ed è proprio in quei momenti che ti entra dentro, scava attraverso le emozioni più banali, scontate, ma che sanno riempirti il cuore con sincerità. Si avverte una verità di fondo, e tanto basta per lasciarsi andare. "AnoHana" non è un anime pretenzioso, è uno spaccato di vita, una storia qualunque che riguarda tutti. Racconta di un cambiamento drastico che ci mette davanti a scelte difficili, che ci obbliga a progredire, ad andare avanti, perché chi resta indietro viene sopraffatto. Sono quelle paure, quelle insicurezze, con cui ognuno di noi ha fatto i conti. In questo caso l'elemento scatenante è un "fantasma", che innesca un domino di eventi impossibili da fermare. Perché per quanto si provi a rimandare, per quanto si cerchi di nascondersi, alla fine c'è un inevitabile incontro con il quale bisognerà fare i conti. Ed è qui che i nostri protagonisti entrano in gioco, quando quell'"incontro" diventa un passaggio obbligato, se non vogliono rischiare d'impazzire.
Non mancano all'appello diversi momenti comici, che spezzano quel filo malinconico regalando alcuni siparietti decisamente esilaranti. Il tutto gestito con estrema naturalezza, senza che mai la storia risulti pesante, giocando su una tristezza mai fine a se stessa.
Ottima è la realizzazione grafica, decisamente curati e ispirati gli ambienti, con colori netti e intensi. Dove forse risultano leggermente meno "curati" (ma parliamo di un'inezia) alcuni personaggi. Il tutto è accompagnato da melodie d'atmosfera e mai invadenti.
"AnoHana" è una favola molto delicata, capace di suscitare lacrime sincere, qualche sorriso, e diversi momenti di riflessione. Uno scorcio di vita, mai invadente, che saprà regalare delle emozioni molto intense e mai banali.
Preparate i fazzoletti.
Questo breve cammino, gli 11 episodi risultano una scelta azzeccata per una storia che non necessita di inutili fronzoli, ci racconta uno scorcio di vita, una parentesi che si apre sulla vita di questi ragazzi durante il loro passaggio più difficile. Un tragico incidente cambierà per sempre questo tragitto, come un passaggio di boa, li costringerà ad affrontare una morte prematura, quella di una loro compagna (Menma), e a farsi carico di tutte le difficili conseguenze che questo evento causerà. Dovranno fare i conti, ormai liceali, con i sensi di colpa e le insicurezze che il tempo non è riuscito a cancellare.
Jintan, da leader del gruppo, ora passa le sue giornate rinchiuso in casa, a un passo dal diventare un Hhikikomori; Anaru è ossessionata dal suo aspetto estetico; Yukiatsu ha approccio morboso verso il dolore e si traveste di nascosto con gli indumenti di Menma; Tsuruko non è capace di gestire i propri sentimenti e affronta le situazioni con fittizia freddezza; Poppo dopo aver abbandonato la scuola ha intrapreso una serie di lunghi viaggi per fuggire da un ricordo troppo opprimente. E quel legame, che un tempo li univa, si è perso con il passare degli anni.
Ma quando Menma appare, una mattina d'estate, accanto a Jintan...
Un ritmo che segue il tempo dall'inizio alla fine, che non cambia, asseconda lo spettatore con battiti lenti, che ogni tanto accelerano, per poi tornare a quel ritmo che ormai ci sembra familiare. L'anime avanza come una favola molto delicata, che ha paura di fare rumore, e allora con passi molto lenti e brevi si muove in ogni direzione senza che quasi ce ne accorgiamo. Ed è proprio in quei momenti che ti entra dentro, scava attraverso le emozioni più banali, scontate, ma che sanno riempirti il cuore con sincerità. Si avverte una verità di fondo, e tanto basta per lasciarsi andare. "AnoHana" non è un anime pretenzioso, è uno spaccato di vita, una storia qualunque che riguarda tutti. Racconta di un cambiamento drastico che ci mette davanti a scelte difficili, che ci obbliga a progredire, ad andare avanti, perché chi resta indietro viene sopraffatto. Sono quelle paure, quelle insicurezze, con cui ognuno di noi ha fatto i conti. In questo caso l'elemento scatenante è un "fantasma", che innesca un domino di eventi impossibili da fermare. Perché per quanto si provi a rimandare, per quanto si cerchi di nascondersi, alla fine c'è un inevitabile incontro con il quale bisognerà fare i conti. Ed è qui che i nostri protagonisti entrano in gioco, quando quell'"incontro" diventa un passaggio obbligato, se non vogliono rischiare d'impazzire.
Non mancano all'appello diversi momenti comici, che spezzano quel filo malinconico regalando alcuni siparietti decisamente esilaranti. Il tutto gestito con estrema naturalezza, senza che mai la storia risulti pesante, giocando su una tristezza mai fine a se stessa.
Ottima è la realizzazione grafica, decisamente curati e ispirati gli ambienti, con colori netti e intensi. Dove forse risultano leggermente meno "curati" (ma parliamo di un'inezia) alcuni personaggi. Il tutto è accompagnato da melodie d'atmosfera e mai invadenti.
"AnoHana" è una favola molto delicata, capace di suscitare lacrime sincere, qualche sorriso, e diversi momenti di riflessione. Uno scorcio di vita, mai invadente, che saprà regalare delle emozioni molto intense e mai banali.
"Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutachi wa Mada Shiranai" abbreviato "AnoHana" è una serie del 2011 diretta da Tatsuyuki Nagai, noto anche per "Toradora!", e prodotta dallo studio A-1 Pictures.
I primi episodi di AnoHana erano riusciti a illudermi che questo titolo potesse avere grandi potenzialità, ma devo con rammarico constatare che il risultato finale è stato ben al di sotto delle mie aspettative. Forse mi aspettavo qualcosa di meno ovvio e svenevole e la conclusione, seppur con un retrogusto amaro, si caratterizza per uno stucchevole buonismo a me insopportabile. Gli autori sono riusciti infatti nell'intento di rendere un finale di per sé triste in un qualcosa che abbia lo stesso un contenuto positivo, a banalizzare quella che poteva essere una stupenda e tragica conclusione volendo a tutti i costi ostentare buoni propositi capaci solo di produrre compromessi confusi e di basso livello, sfociando quindi in uno scialbo eccesso di buoni sentimenti, suggestivo ma anodino.
Andiamo a vedere quali sono i difetti di "AnoHana", partendo da una breve descrizione della trama.
La storia tratta di un gruppo di sei amici d'infanzia che cercano di riprendere i contatti tra di loro dopo essersi persi di vista nel corso degli anni. Il motivo di tale separazione è stato in gran parte un fatale incidente che ha portato al decesso di una di loro: Menma.
Tempo dopo, alle superiori, presso la casa di uno dei ragazzi (Jintan) fa la sua comparsa quello che si potrebbe definire un fantasma dell'amica morta, il quale, non riuscendo ad “andare in paradiso” per un rimpianto, è rimasto in una sorta di temporanea forma contingente affinché possa esaudire il suo desiderio e così guadagnare la pace. Ad aiutarla ci penserà il ragazzo in questione assieme a tutto il gruppo di amici, che per questo motivo si riavvicinerà.
Fin dall'inizio si è portati a credere, in modo fallace, che il protagonista della storia sia Jintan Yadomi. Niente di più sbagliato, il perno centrale della vicenda è Menma, l'intera narrazione si svolge in sua funzione rendendola il sole che illumina il sistema di personaggi che le gravita attorno. Essi infatti hanno tutti un legame con lei, risalente al tempo in cui erano amici d'infanzia e questo fardello grava ancora, pesante, sulle loro spalle a distanza di anni.
Il gruppo di amici e le loro relazioni girano dunque tutti attorno a Menma. Ognuno sente di avere qualcosa da farsi perdonare, si rivelano con forza gelosie e segreti.
Tutti e cinque presentano delle ragioni particolari per fare andare Menma in paradiso, di certo non encomiabili in quanto di origine egoistica: sperano infatti, con la morte della ragazza, di raggiungere i loro obiettivi e insieme di pulire la loro coscienza. Queste motivazioni realistiche e in un certo qual modo convincenti verranno spazzate via da un buonismo senza pari, dovuto per lo più alla figura, al modello, della loro sventurata amica.
L'insieme di relazioni che si intrecciano viene perciò ad essere poco credibile e quantomai artificioso. Nonostante la caratterizzazione dei personaggi sia piuttosto ben fatta, si rovina il tutto con banali e scontati triangoli amorosi, i quali naturalmente vedono al centro Menma e l'invidia delle altre due ragazze (Tsurumi e Anaru) il cui ruolo non è altro che quello di essere gelose e infelici tutto il tempo.
Deplorevole il tentativo della regia di fare piangere “a ogni costo”, mediante l'utilizzo di scene strappalacrime, profluvi di piagnistei isterici e immotivati. Si assiste a una vera e propria presa per i fondelli. Lapalissiano è il tentativo di ostentare il più possibile la disperazione di questi ragazzi nel perdere di nuovo la loro amica, aggiungendo la drammaticità del tentativo di fare andare diversamente le cose rispetto al passato. La similitudine con il nascondino e l'insieme di reazioni esagerate dei personaggi mi sono sembrati artifici furbeschi per rendere il tutto stucchevolmente melodrammatico fin nel midollo. Il risultato finale è un qualcosa di troppo forzato e per nulla delicato.
Accennavo prima al fatto che le caratterizzazioni dei personaggi fossero buone, perlomeno ben costruite.
In realtà le uniche figure interessanti sono due. Una è la madre di Menma, che non riuscendo a superare il doloroso passato si chiude in sé, nei suoi ricordi, fuggendo la realtà. Purtroppo però non viene approfondito come personaggio poiché secondario. L'altra figura degna di nota è Yukiatsu, che cela maldestramente una vera e propria ossessione per Menma, costringendosi a compiere gli atti più assurdi ed impensabili, nonostante la sua apparente posatezza. Per questo suo fardello soffre incredibilmente ed è forse l'unico che ha davvero motivo di farlo.
Jintan invece ha una caratterizzazione a dir poco scontata. Colui il quale dovrebbe presentare la migliore caratterizzazione e costituire il fattore portante della storia si rivela un personaggio dalla pochezza infinita, incapace di agire secondo coscienza: sembra essere il tipico personaggio buono e altruista, che però sente il peso delle colpe del passato, il quale lo rende così apatico e incapace di reagire agli stimoli esterni. Si salva poiché anche lui come gli altri alla fine mostra il suo lato egoista.
E poi c'è Poppo. Per il suo rammarico scappò dalla città dove avvenne l'incidente e usò come strumento di fuga da se stesso e dagli altri il viaggio. Nulla però viene spiegato di come possa badare alla sua sussistenza o se abbia dei genitori, una famiglia. Insomma un personaggio simpatico, ma inserito malissimo all'interno della storia. Dal punto di vista psicologico però è interessante, meglio degli altri, ma le sue vere motivazioni vengono a galla troppo tardi e sono tratteggiate superficialmente.
Per quanto riguarda Menma lei è un non-personaggio. Non ha una caratterizzazione credibile ma si erge più a simbolo, modello di sincerità ed innocenza. Menma è pura, incredibilmente pura ed è per questo che è il perno della vicenda. I cinque ragazzi confrontandosi con lei verranno messi di fronte alla loro pochezza e da qui avranno la propulsione che li porterà a migliorare.
Mi ha poi lasciato perplesso il pressapochismo con cui viene trattato il tema della morte e dell'aldilà. Di certo non mi aspettavo che ci si calasse in riflessioni escatologiche di grande spessore, ma rimane una lacuna gravosa poiché l'attenzione è tutta spostata sul contingente e non sull'effettivo destino della ragazza per il quale è scontato che nell'aldilà ci sia la salvezza. Forse per distanza culturale rispetto alle concezioni nipponiche, non ho poi compreso come potessero risultare credibili i riferimenti alla reincarnazione e quant'altro, il che mi ha reso abbastanza scettico in merito a codesti temi.
Dal punto di vista tecnico non posso che rimanere ammirato per l'incredibile realizzazione grafica, l'animazione è fluida e gli sfondi sono spettacolari.
Le musiche, le ho trovate ordinarie, l'opening e l'ending abbastanza d'effetto.
Concludendo ritengo che "AnoHana" avesse delle potenzialità enormi per quanto riguarda l'idea di base, ma che il lavoro svolto non sia riuscito a valorizzare certe tematiche puntando su una massiccia esagerazione delle scene drammatiche, tanto da risultare stucchevole e per nulla delicato se non in rare eccezioni, tutte legate al personaggio di Menma, il cui doppiaggio rende incredibilmente bene le sue dolcezza e ingenuità. Soprattutto nelle battute finali.
Il voto sarebbe quasi sufficiente se non fosse per alcuni difetti sui quali non posso assolutamente sorvolare, questo all'interno della mia personalissima considerazione della serie. "AnoHana" rimane comunque un'opera che si sa distinguere e nel suo genere è davvero da considerarsi buona, perciò guardatela, probabilmente non ne rimarrete delusi se siete in cerca di emozioni forti e drammaticità ad alti livelli.
I primi episodi di AnoHana erano riusciti a illudermi che questo titolo potesse avere grandi potenzialità, ma devo con rammarico constatare che il risultato finale è stato ben al di sotto delle mie aspettative. Forse mi aspettavo qualcosa di meno ovvio e svenevole e la conclusione, seppur con un retrogusto amaro, si caratterizza per uno stucchevole buonismo a me insopportabile. Gli autori sono riusciti infatti nell'intento di rendere un finale di per sé triste in un qualcosa che abbia lo stesso un contenuto positivo, a banalizzare quella che poteva essere una stupenda e tragica conclusione volendo a tutti i costi ostentare buoni propositi capaci solo di produrre compromessi confusi e di basso livello, sfociando quindi in uno scialbo eccesso di buoni sentimenti, suggestivo ma anodino.
Andiamo a vedere quali sono i difetti di "AnoHana", partendo da una breve descrizione della trama.
La storia tratta di un gruppo di sei amici d'infanzia che cercano di riprendere i contatti tra di loro dopo essersi persi di vista nel corso degli anni. Il motivo di tale separazione è stato in gran parte un fatale incidente che ha portato al decesso di una di loro: Menma.
Tempo dopo, alle superiori, presso la casa di uno dei ragazzi (Jintan) fa la sua comparsa quello che si potrebbe definire un fantasma dell'amica morta, il quale, non riuscendo ad “andare in paradiso” per un rimpianto, è rimasto in una sorta di temporanea forma contingente affinché possa esaudire il suo desiderio e così guadagnare la pace. Ad aiutarla ci penserà il ragazzo in questione assieme a tutto il gruppo di amici, che per questo motivo si riavvicinerà.
Fin dall'inizio si è portati a credere, in modo fallace, che il protagonista della storia sia Jintan Yadomi. Niente di più sbagliato, il perno centrale della vicenda è Menma, l'intera narrazione si svolge in sua funzione rendendola il sole che illumina il sistema di personaggi che le gravita attorno. Essi infatti hanno tutti un legame con lei, risalente al tempo in cui erano amici d'infanzia e questo fardello grava ancora, pesante, sulle loro spalle a distanza di anni.
Il gruppo di amici e le loro relazioni girano dunque tutti attorno a Menma. Ognuno sente di avere qualcosa da farsi perdonare, si rivelano con forza gelosie e segreti.
Tutti e cinque presentano delle ragioni particolari per fare andare Menma in paradiso, di certo non encomiabili in quanto di origine egoistica: sperano infatti, con la morte della ragazza, di raggiungere i loro obiettivi e insieme di pulire la loro coscienza. Queste motivazioni realistiche e in un certo qual modo convincenti verranno spazzate via da un buonismo senza pari, dovuto per lo più alla figura, al modello, della loro sventurata amica.
L'insieme di relazioni che si intrecciano viene perciò ad essere poco credibile e quantomai artificioso. Nonostante la caratterizzazione dei personaggi sia piuttosto ben fatta, si rovina il tutto con banali e scontati triangoli amorosi, i quali naturalmente vedono al centro Menma e l'invidia delle altre due ragazze (Tsurumi e Anaru) il cui ruolo non è altro che quello di essere gelose e infelici tutto il tempo.
Deplorevole il tentativo della regia di fare piangere “a ogni costo”, mediante l'utilizzo di scene strappalacrime, profluvi di piagnistei isterici e immotivati. Si assiste a una vera e propria presa per i fondelli. Lapalissiano è il tentativo di ostentare il più possibile la disperazione di questi ragazzi nel perdere di nuovo la loro amica, aggiungendo la drammaticità del tentativo di fare andare diversamente le cose rispetto al passato. La similitudine con il nascondino e l'insieme di reazioni esagerate dei personaggi mi sono sembrati artifici furbeschi per rendere il tutto stucchevolmente melodrammatico fin nel midollo. Il risultato finale è un qualcosa di troppo forzato e per nulla delicato.
Accennavo prima al fatto che le caratterizzazioni dei personaggi fossero buone, perlomeno ben costruite.
In realtà le uniche figure interessanti sono due. Una è la madre di Menma, che non riuscendo a superare il doloroso passato si chiude in sé, nei suoi ricordi, fuggendo la realtà. Purtroppo però non viene approfondito come personaggio poiché secondario. L'altra figura degna di nota è Yukiatsu, che cela maldestramente una vera e propria ossessione per Menma, costringendosi a compiere gli atti più assurdi ed impensabili, nonostante la sua apparente posatezza. Per questo suo fardello soffre incredibilmente ed è forse l'unico che ha davvero motivo di farlo.
Jintan invece ha una caratterizzazione a dir poco scontata. Colui il quale dovrebbe presentare la migliore caratterizzazione e costituire il fattore portante della storia si rivela un personaggio dalla pochezza infinita, incapace di agire secondo coscienza: sembra essere il tipico personaggio buono e altruista, che però sente il peso delle colpe del passato, il quale lo rende così apatico e incapace di reagire agli stimoli esterni. Si salva poiché anche lui come gli altri alla fine mostra il suo lato egoista.
E poi c'è Poppo. Per il suo rammarico scappò dalla città dove avvenne l'incidente e usò come strumento di fuga da se stesso e dagli altri il viaggio. Nulla però viene spiegato di come possa badare alla sua sussistenza o se abbia dei genitori, una famiglia. Insomma un personaggio simpatico, ma inserito malissimo all'interno della storia. Dal punto di vista psicologico però è interessante, meglio degli altri, ma le sue vere motivazioni vengono a galla troppo tardi e sono tratteggiate superficialmente.
Per quanto riguarda Menma lei è un non-personaggio. Non ha una caratterizzazione credibile ma si erge più a simbolo, modello di sincerità ed innocenza. Menma è pura, incredibilmente pura ed è per questo che è il perno della vicenda. I cinque ragazzi confrontandosi con lei verranno messi di fronte alla loro pochezza e da qui avranno la propulsione che li porterà a migliorare.
Mi ha poi lasciato perplesso il pressapochismo con cui viene trattato il tema della morte e dell'aldilà. Di certo non mi aspettavo che ci si calasse in riflessioni escatologiche di grande spessore, ma rimane una lacuna gravosa poiché l'attenzione è tutta spostata sul contingente e non sull'effettivo destino della ragazza per il quale è scontato che nell'aldilà ci sia la salvezza. Forse per distanza culturale rispetto alle concezioni nipponiche, non ho poi compreso come potessero risultare credibili i riferimenti alla reincarnazione e quant'altro, il che mi ha reso abbastanza scettico in merito a codesti temi.
Dal punto di vista tecnico non posso che rimanere ammirato per l'incredibile realizzazione grafica, l'animazione è fluida e gli sfondi sono spettacolari.
Le musiche, le ho trovate ordinarie, l'opening e l'ending abbastanza d'effetto.
Concludendo ritengo che "AnoHana" avesse delle potenzialità enormi per quanto riguarda l'idea di base, ma che il lavoro svolto non sia riuscito a valorizzare certe tematiche puntando su una massiccia esagerazione delle scene drammatiche, tanto da risultare stucchevole e per nulla delicato se non in rare eccezioni, tutte legate al personaggio di Menma, il cui doppiaggio rende incredibilmente bene le sue dolcezza e ingenuità. Soprattutto nelle battute finali.
Il voto sarebbe quasi sufficiente se non fosse per alcuni difetti sui quali non posso assolutamente sorvolare, questo all'interno della mia personalissima considerazione della serie. "AnoHana" rimane comunque un'opera che si sa distinguere e nel suo genere è davvero da considerarsi buona, perciò guardatela, probabilmente non ne rimarrete delusi se siete in cerca di emozioni forti e drammaticità ad alti livelli.
Devo dire che non mi sono mai commosso così tanto vedendo un anime se non con "Strawberry Panic" e con "Angel Beats!".
"AnoHana" è una serie unica nel suo genere che tratta i temi della morte, dell'amore e dell'amicizia attraverso la storia (e le storie) di cinque ragazzi, amici d'infanzia che si sono allontanati dopo che, cinque anni prima, una di loro morì incidentalmente.
La trama è molto ben fatta, mai noiosa e con una forte drammaticità, soprattutto nella seconda metà della serie.
Il carattere psicologico dei personaggi è sorprendente. I cinque ragazzi subiscono un vero e proprio cambiamento durante il corso della serie ritrovando l'amicizia che avevano perso anni prima.
Anche i disegni sono ben realizzati, soprattutto le espressioni dei personaggi curate dal mitico Masayoshi Tanaka, character designer di serie come "Toradora!" o "Highschool of the Dead", il quale ha dato il suo contributo anche ad anime importanti come "Soul Eater" o "Gurren Lagann" - si nota soprattutto guardando Menma.
Le musiche sono molto belle e messe al posto giusto nel momento giusto catturano lo spettatore nel vortice di eventi e di emozioni che caratterizza "AnoHana".
Trovo il doppiaggio perfetto, con i doppiatori che riescono a fare provare al pubblico le stesse emozioni che provano i ragazzi (devo dire che alcune volte mi sono venuti i brividi per la commozione).
In conclusione, posso affermare che questo è un anime che tutti dovrebbero vedere e lo consiglio vivamente.
"AnoHana" è una serie unica nel suo genere che tratta i temi della morte, dell'amore e dell'amicizia attraverso la storia (e le storie) di cinque ragazzi, amici d'infanzia che si sono allontanati dopo che, cinque anni prima, una di loro morì incidentalmente.
La trama è molto ben fatta, mai noiosa e con una forte drammaticità, soprattutto nella seconda metà della serie.
Il carattere psicologico dei personaggi è sorprendente. I cinque ragazzi subiscono un vero e proprio cambiamento durante il corso della serie ritrovando l'amicizia che avevano perso anni prima.
Anche i disegni sono ben realizzati, soprattutto le espressioni dei personaggi curate dal mitico Masayoshi Tanaka, character designer di serie come "Toradora!" o "Highschool of the Dead", il quale ha dato il suo contributo anche ad anime importanti come "Soul Eater" o "Gurren Lagann" - si nota soprattutto guardando Menma.
Le musiche sono molto belle e messe al posto giusto nel momento giusto catturano lo spettatore nel vortice di eventi e di emozioni che caratterizza "AnoHana".
Trovo il doppiaggio perfetto, con i doppiatori che riescono a fare provare al pubblico le stesse emozioni che provano i ragazzi (devo dire che alcune volte mi sono venuti i brividi per la commozione).
In conclusione, posso affermare che questo è un anime che tutti dovrebbero vedere e lo consiglio vivamente.
"AnoHana" è un anime nato dalle idee degli stessi produttori di "ToraDora!". Non aspettiamoci però qualcosa come una commedia scolastica, sarà sicuramente qualcosa di più profondo del solito stereotipo "ragazzo strano x ragazzina bassa e tsundere" come ci ha abituati già il buon "ToraDora!", aspettiamoci qualcosa che già dall'inizio è malinconico ma dolce al contempo.
Trama
La trama tratta di sei ragazzi ormai cresciuti e in età adolescenziale. Conosceremo tutti i personaggi nelle loro diverse sfumature. Iniziando da Jinta, un ragazzo Hikikomori che vede una ragazza, di nome Menma, apparentemente già conosciuta in passato. Gli altri protagonisti saranno tutti amici di infanzia di Jinta, giusto per fare qualche nome conosceremo personaggi attivi come Poppo o misteriosi e criptici come Tsuruko. Tutti i personaggi, comunque, saranno osservati a fondo, ed è questa la caratteristica che mi è piaciuta di AnoHana, questo strano anime uscito quasi dal nulla. Anche se gli episodi sono davvero pochi, come già ci hanno insegnato i produttori di "ToraDora!", in 22 minuti può succedere proprio di tutto, e non lo si dice solo perché sembra un lasso di tempo infinito se si conta il tempo passato davanti allo schermo a vedere l'anime, ma lo si dice perché questi geniacci sono riusciti a inserire in 22 minuti tutto quello che fa di "AnoHana" un anime quasi perfetto, sotto tutti i punti di vista. E' semplice, simpatico, il carisma dei personaggi sprizza da tutti i pori, se ne osservano le debolezze e le forze, e soprattutto, finalmente abbiamo una ottima dose di quel collante che lega gli amici; non l'amicizia, ma il vero amore fraterno, quello che lega i bambini, un amore puro e semplice che, anche se sembra stupido, è profondo, ben più profondo dell'amicizia in sé e per sé. Ordunque, cos'è che mi ha convinto di "AnoHana"? La sua semplicità, un conglomerato di emozioni che si nasconde nell'obbiettivo di esaudire un desiderio, che apparentemente sembra futile, ma che nasconde la realtà, cioè, l'unità degli amici veri.
Lato tecnico
Tecnicamente il titolo è molto buono. Parlando dello stile grafico, molte scene ricordano tantissimo "ToraDora!", soprattutto i momenti in cui i personaggi piangono: le lacrime e gli effetti degli occhi ricordano i "momenti" di Taiga (niente spoiler, stiamo parlando di "AnoHana"). Molti filtri grafici sono stati quasi riciclati dal 2008 e portati di peso nell'anime, ma questo non è di certo un male, perché i filtri grafici sono comunque pochi ma buoni. L'unica nota di demerito sta nel fatto che in alcuni disegni i personaggi paiono leggermente sproporzionati, ma si può sorvolare, se si tiene conto della maestosità di un'opera così corta.
Dal punto di vista musicale nulla da dire: le BGM sono poche ma buone, e opening ed ending hanno ritmi irresistibili, tanto che fin dal primo episodio me ne sono innamorato.
Voto Finale: 9.
Trama
La trama tratta di sei ragazzi ormai cresciuti e in età adolescenziale. Conosceremo tutti i personaggi nelle loro diverse sfumature. Iniziando da Jinta, un ragazzo Hikikomori che vede una ragazza, di nome Menma, apparentemente già conosciuta in passato. Gli altri protagonisti saranno tutti amici di infanzia di Jinta, giusto per fare qualche nome conosceremo personaggi attivi come Poppo o misteriosi e criptici come Tsuruko. Tutti i personaggi, comunque, saranno osservati a fondo, ed è questa la caratteristica che mi è piaciuta di AnoHana, questo strano anime uscito quasi dal nulla. Anche se gli episodi sono davvero pochi, come già ci hanno insegnato i produttori di "ToraDora!", in 22 minuti può succedere proprio di tutto, e non lo si dice solo perché sembra un lasso di tempo infinito se si conta il tempo passato davanti allo schermo a vedere l'anime, ma lo si dice perché questi geniacci sono riusciti a inserire in 22 minuti tutto quello che fa di "AnoHana" un anime quasi perfetto, sotto tutti i punti di vista. E' semplice, simpatico, il carisma dei personaggi sprizza da tutti i pori, se ne osservano le debolezze e le forze, e soprattutto, finalmente abbiamo una ottima dose di quel collante che lega gli amici; non l'amicizia, ma il vero amore fraterno, quello che lega i bambini, un amore puro e semplice che, anche se sembra stupido, è profondo, ben più profondo dell'amicizia in sé e per sé. Ordunque, cos'è che mi ha convinto di "AnoHana"? La sua semplicità, un conglomerato di emozioni che si nasconde nell'obbiettivo di esaudire un desiderio, che apparentemente sembra futile, ma che nasconde la realtà, cioè, l'unità degli amici veri.
Lato tecnico
Tecnicamente il titolo è molto buono. Parlando dello stile grafico, molte scene ricordano tantissimo "ToraDora!", soprattutto i momenti in cui i personaggi piangono: le lacrime e gli effetti degli occhi ricordano i "momenti" di Taiga (niente spoiler, stiamo parlando di "AnoHana"). Molti filtri grafici sono stati quasi riciclati dal 2008 e portati di peso nell'anime, ma questo non è di certo un male, perché i filtri grafici sono comunque pochi ma buoni. L'unica nota di demerito sta nel fatto che in alcuni disegni i personaggi paiono leggermente sproporzionati, ma si può sorvolare, se si tiene conto della maestosità di un'opera così corta.
Dal punto di vista musicale nulla da dire: le BGM sono poche ma buone, e opening ed ending hanno ritmi irresistibili, tanto che fin dal primo episodio me ne sono innamorato.
Voto Finale: 9.
L’importante non è raggiungere la meta, ma la strada che percorri per raggiungerla.
Ciò che conta è il viaggio. Goditi il viaggio, e stai bene assieme alla gente che ti circonda, poiché saranno momenti che non ritorneranno mai più.
Una morale semplice quanto saggia e antichissima, ma che spesso ignoriamo, presi dalle piccole cose di tutti i giorni, attirati dai particolari della vita che distolgono dall’importanza globale del suo stesso significato.
Raramente un anime riesce ad avvicinarsi a temi come l’amicizia, l’amore adolescenziale e addirittura l’irrimediabile tragedia della morte in maniera talmente delicata, curata, realistica, dettagliata, senza cadere minimamente, assolutamente in volgarità o scene fuori contesto, senza bisogno di sorprendere tramite cliché come fanservice o stereotipi vari.
Ano Hana è la storia di sei ragazzi fra presente e passato, un continuo mix di ricordi sia vividi sia sbiaditi, una delicata magia che attraversa una situazione complessa e malinconica, profondamente drammatica, sviluppatasi lentamente nel corso di undici episodi fino a raggiungere un finale unico, eccezionale, capace di pungere l’anima e il cuore di chiunque con il sottile e lunghissimo ago dell’Amore in ogni sua sfaccettatura: nei confronti degli amici, dei parenti, dei genitori, e anche con quel tipo d’amore “che si prova verso una persona che si vuole sposare, non verso un amico”, tanto per citare una delle frasi più incisive di tutto l’anime. E dalla somma di tutte queste emozioni ne scaturisce un vero e proprio capolavoro.
Jinta “Jintan” Yadomi è un ragazzo che odia uscire di casa e non sopporta la compagnia di qualsiasi altro essere umano che non sia suo padre. Passa la giornata giocando a videogame, leggendo manga e mangiando pigramente, più vicino a un vegetale che una persona, attendendo che la giornata finisca e il sole tramonti.
E così il giorno dopo, ed il giorno dopo ancora, e quello dopo ancora.
Sarà però il ritorno (o sarebbe più corretto dire l’apparizione) di una sua vecchia conoscenza a scuotere l’anima del giovane e affranto ragazzo, sprofondato nella più totale apatia causata implicitamente da ossessionanti e strazianti sensi di colpa che sembravano sopiti da più di sei anni, ma che sono rimasti acquattati dietro l’angolo di quella orrenda mattina estiva e non se ne sono mai andati. Quella mattina in cui il tempo si è fermato.
E in un’anonima giornata d’inizio estate, questa “apparizione” di nome Meiko “Menma” Honma, si rivelerà la vera protagonista della piccola serie animata, il fulcro di tutta la trama, la chiave nonché il tarlo, la fissazione, la croce e il punto di svolta di Jinta stesso e dei suoi amici, una compagnia variopinta e apparentemente eterogenea. Essa è costituita da Tsuruko, timida, riflessiva e intelligente; Yakiatsu, un ragazzo da sempre invidioso del carisma di Jinta ma allo stesso tempo fedele e leale compagno; Poppo, simpatico e bonaccione, pronto a fare qualsiasi cosa per i compagni; e Anaru, che potrebbe essere scambiata per la tsundere di turno ma si dimostra ben lungi dall’esserlo, ragazza insicura, dolce e generosissima, forse il personaggio più realistico e commovente di tutti. Ognuno ha i propri problemi adolescenziali, impegni e obbiettivi per il futuro, ma allo stesso tempo tutti sono legati, ingabbiati e divorati da sensi di colpa che riescono a tormentarli come fantasmi avvinghiati a un passato indelebile.
Ammirando questa rara e inimitabile gemma d’animazione nipponica ci si domanda - con tutta spontaneità - quanto effettivamente doloroso possa essere perdere un amico d’infanzia in modo improvviso e ingiusto, e quanto questo possa incidere nel futuro e nell’adolescenza delle persone colpite da tale lutto. La più naturale risposta è molto semplice: nessuno può comprendere appieno un dolore del genere a meno che non lo viva in prima persona. Amore materno, amicizia, invidia, paura e addirittura una spolverata di spiritico-sovrannaturale riescono ad aggiungersi inserendosi con i tempi giusti man mano che la serie procede, accompagnata da una colonna sonora sublime, (abbastanza anonima l’opening, indimenticabile e contestualizzata l'ending, capace di aprire il cuore e fare da sfondo musicale al termine di ogni episodio).
Ogni particolare fisico di questa struggente vicenda diviene un punto di riferimento visivo e spirituale, a cominciare dai luoghi che fanno da sfondo come la “base segreta” che il gruppo di ragazzi era solito frequentare da piccoli, o le strade del piccolo paese dove abitano, inondate di sole estivo o rallegrate dalle cicale nelle calde ore notturne, o ancora le rotaie dove ogni tanto passa rapido il treno. Ogni luogo ha “visto” sentimenti ed emozioni appartenute ai protagonisti, assaggiato prima i loro sorrisi e assorbito lentamente il loro dolore.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il tutto si presenta all’occhio ben amalgamato e scorrevole; le animazioni più che sufficienti, i colori brillanti, scintillanti, perfetti per un’estate indimenticabile e malinconica. Il chara design non è poi così accattivante come ci si possa immaginare, tuttavia gli autori svolgono egregiamente il loro lavoro donando un aspetto consono che collide perfettamente con l’anima dei protagonisti. Eccellenti invece i fondali, capaci d’immergere perfettamente lo spettatore nella vicenda.
"AnoHana" suscita emozioni travolgenti, fortissime, schiaccianti, sempre seguendo un ritmo blando e leggero, senza nessuna necessità di stravolgimenti o assurdità improvvise, emozionando dal primissimo episodio.
Sapere lasciarsi alle spalle ciò che di caro abbiamo perso non è affatto facile, e l’affrontare il futuro, sconosciuto e spaventoso, lo è ancora meno. Vi è una profonda e ricercata introspezione in ognuno dei personaggi principali, atta a fare trasparire emozioni forse poco nobili, ma del tutto plausibili, umane, comprensibili: chi di noi vorrebbe dire addio alla persona che ama? Chi di noi potrebbe definitivamente accettarlo? O, chi di noi inghiotte un rifiuto amoroso dalla persona che adora senza soffrire profondamente? Eppure la vita continua, e se non sei pronto a prendere il prossimo treno, rimarrai a terra.
Questo, a mio avviso, non è solo il miglior anime nel suo genere, ma uno dei migliori in assoluto, come da tanto tempo non se ne vedevano. Se amate il genere sentimentale o drammatico e vi emozionate facilmente, preparate un gran numero di fazzoletti.
La commovente verità è che "AnoHana" insegna a saper dire <i>addio</i>. Qualcosa in cui nessuno nasce preparato.
Ciò che conta è il viaggio. Goditi il viaggio, e stai bene assieme alla gente che ti circonda, poiché saranno momenti che non ritorneranno mai più.
Una morale semplice quanto saggia e antichissima, ma che spesso ignoriamo, presi dalle piccole cose di tutti i giorni, attirati dai particolari della vita che distolgono dall’importanza globale del suo stesso significato.
Raramente un anime riesce ad avvicinarsi a temi come l’amicizia, l’amore adolescenziale e addirittura l’irrimediabile tragedia della morte in maniera talmente delicata, curata, realistica, dettagliata, senza cadere minimamente, assolutamente in volgarità o scene fuori contesto, senza bisogno di sorprendere tramite cliché come fanservice o stereotipi vari.
Ano Hana è la storia di sei ragazzi fra presente e passato, un continuo mix di ricordi sia vividi sia sbiaditi, una delicata magia che attraversa una situazione complessa e malinconica, profondamente drammatica, sviluppatasi lentamente nel corso di undici episodi fino a raggiungere un finale unico, eccezionale, capace di pungere l’anima e il cuore di chiunque con il sottile e lunghissimo ago dell’Amore in ogni sua sfaccettatura: nei confronti degli amici, dei parenti, dei genitori, e anche con quel tipo d’amore “che si prova verso una persona che si vuole sposare, non verso un amico”, tanto per citare una delle frasi più incisive di tutto l’anime. E dalla somma di tutte queste emozioni ne scaturisce un vero e proprio capolavoro.
Jinta “Jintan” Yadomi è un ragazzo che odia uscire di casa e non sopporta la compagnia di qualsiasi altro essere umano che non sia suo padre. Passa la giornata giocando a videogame, leggendo manga e mangiando pigramente, più vicino a un vegetale che una persona, attendendo che la giornata finisca e il sole tramonti.
E così il giorno dopo, ed il giorno dopo ancora, e quello dopo ancora.
Sarà però il ritorno (o sarebbe più corretto dire l’apparizione) di una sua vecchia conoscenza a scuotere l’anima del giovane e affranto ragazzo, sprofondato nella più totale apatia causata implicitamente da ossessionanti e strazianti sensi di colpa che sembravano sopiti da più di sei anni, ma che sono rimasti acquattati dietro l’angolo di quella orrenda mattina estiva e non se ne sono mai andati. Quella mattina in cui il tempo si è fermato.
E in un’anonima giornata d’inizio estate, questa “apparizione” di nome Meiko “Menma” Honma, si rivelerà la vera protagonista della piccola serie animata, il fulcro di tutta la trama, la chiave nonché il tarlo, la fissazione, la croce e il punto di svolta di Jinta stesso e dei suoi amici, una compagnia variopinta e apparentemente eterogenea. Essa è costituita da Tsuruko, timida, riflessiva e intelligente; Yakiatsu, un ragazzo da sempre invidioso del carisma di Jinta ma allo stesso tempo fedele e leale compagno; Poppo, simpatico e bonaccione, pronto a fare qualsiasi cosa per i compagni; e Anaru, che potrebbe essere scambiata per la tsundere di turno ma si dimostra ben lungi dall’esserlo, ragazza insicura, dolce e generosissima, forse il personaggio più realistico e commovente di tutti. Ognuno ha i propri problemi adolescenziali, impegni e obbiettivi per il futuro, ma allo stesso tempo tutti sono legati, ingabbiati e divorati da sensi di colpa che riescono a tormentarli come fantasmi avvinghiati a un passato indelebile.
Ammirando questa rara e inimitabile gemma d’animazione nipponica ci si domanda - con tutta spontaneità - quanto effettivamente doloroso possa essere perdere un amico d’infanzia in modo improvviso e ingiusto, e quanto questo possa incidere nel futuro e nell’adolescenza delle persone colpite da tale lutto. La più naturale risposta è molto semplice: nessuno può comprendere appieno un dolore del genere a meno che non lo viva in prima persona. Amore materno, amicizia, invidia, paura e addirittura una spolverata di spiritico-sovrannaturale riescono ad aggiungersi inserendosi con i tempi giusti man mano che la serie procede, accompagnata da una colonna sonora sublime, (abbastanza anonima l’opening, indimenticabile e contestualizzata l'ending, capace di aprire il cuore e fare da sfondo musicale al termine di ogni episodio).
Ogni particolare fisico di questa struggente vicenda diviene un punto di riferimento visivo e spirituale, a cominciare dai luoghi che fanno da sfondo come la “base segreta” che il gruppo di ragazzi era solito frequentare da piccoli, o le strade del piccolo paese dove abitano, inondate di sole estivo o rallegrate dalle cicale nelle calde ore notturne, o ancora le rotaie dove ogni tanto passa rapido il treno. Ogni luogo ha “visto” sentimenti ed emozioni appartenute ai protagonisti, assaggiato prima i loro sorrisi e assorbito lentamente il loro dolore.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il tutto si presenta all’occhio ben amalgamato e scorrevole; le animazioni più che sufficienti, i colori brillanti, scintillanti, perfetti per un’estate indimenticabile e malinconica. Il chara design non è poi così accattivante come ci si possa immaginare, tuttavia gli autori svolgono egregiamente il loro lavoro donando un aspetto consono che collide perfettamente con l’anima dei protagonisti. Eccellenti invece i fondali, capaci d’immergere perfettamente lo spettatore nella vicenda.
"AnoHana" suscita emozioni travolgenti, fortissime, schiaccianti, sempre seguendo un ritmo blando e leggero, senza nessuna necessità di stravolgimenti o assurdità improvvise, emozionando dal primissimo episodio.
Sapere lasciarsi alle spalle ciò che di caro abbiamo perso non è affatto facile, e l’affrontare il futuro, sconosciuto e spaventoso, lo è ancora meno. Vi è una profonda e ricercata introspezione in ognuno dei personaggi principali, atta a fare trasparire emozioni forse poco nobili, ma del tutto plausibili, umane, comprensibili: chi di noi vorrebbe dire addio alla persona che ama? Chi di noi potrebbe definitivamente accettarlo? O, chi di noi inghiotte un rifiuto amoroso dalla persona che adora senza soffrire profondamente? Eppure la vita continua, e se non sei pronto a prendere il prossimo treno, rimarrai a terra.
Questo, a mio avviso, non è solo il miglior anime nel suo genere, ma uno dei migliori in assoluto, come da tanto tempo non se ne vedevano. Se amate il genere sentimentale o drammatico e vi emozionate facilmente, preparate un gran numero di fazzoletti.
La commovente verità è che "AnoHana" insegna a saper dire <i>addio</i>. Qualcosa in cui nessuno nasce preparato.
La perdita di una persona cara è una delle fasi della vita tra le più sconvolgenti; fa prendere coscienza della ineluttabilità della vita umana e provoca un trauma il più delle volte davvero difficile da superare, a maggior ragione se si è in giovane età, quando si dovrebbe pensare a tutt'altro che a questo. E' questo il tema che non t'aspetti da un'anime, soprattutto se a narrarcelo è l'intero staff di una serie vincente come "Toradora". Cosa abbia spinto questo gruppo a scegliere una storia come AnoHana (riduzione della frase giapponese “ancora non sappiamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno”) non è dato sapersi, anche perché sarebbe stato per loro molto più facile dare vita a una molto più semplice e scanzonata commediola scolastica con un personaggio alla Taiga e il successo sarebbe arrivato garantito. Non è andata così e ne siamo tutti felici perché questo staff fa di nuovo centro, confermandosi una delle migliori realtà dell'animazione nipponica degli ultimi anni e salvando la stagione del programma NotaminA, tra i più celebri contenitori di anime televisivi made in Japan, che veniva da alcuni flop non preventivati.
La storia di per sé ha una trama molto semplice data anche la brevità della serie in questione - appena 11 puntate - e si concentra su un'estate molto particolare per un gruppo di ragazzi, praticamente indivisibili ai tempi delle elementari fino al momento del dramma dovuto alla perdita dell'amica più carismatica e amata. Dopo 10 anni questi ragazzi non hanno ancora superato questo shock affrontando, ognuno separatamente, a proprio modo il dolore in un continuo tentativo di fuga o di menzogna a se stessi e agli altri. Toccherà a Menma, l'amica scomparsa, fare in modo che le vite dei suoi cari amici tornino a incrociarsi per superare insieme il trauma comune, con tante difficoltà e rifiuti.
Tra fiumi di lacrime e momenti agro dolci AnoHana vive il trionfo della semplicità e il piacere di assistere a una bella storia di crescita personale che tocca nel vivo un po' ogni spettatore (chi non vorrebbe rivedere anche se solo per pochi minuti le persone tanto amate che non ci sono più?) sapientemente sceneggiata con un crescendo emozionale che ravviva ogni puntata senza le pesantezze che lo sviscerare tanta intimità personale poteva causare.
Tutto è al posto giusto in questa serie, dagli sfondi e dai disegni caldi che ci fanno sentire il profumo dell'estate alla computer grafica mai inopportuna, fino al chara design che ci riporta alla mente i personaggi amati in "Toradora". Menzione a parte per la colonna sonora, molto coinvolgente, e per le due canzoni assolutamente azzeccate su cui spicca la cover “Secret Base”, perché in fin dei conti anche noi abbiamo una base segreta dove fare ritorno per sentirci ancora bambini ed è l'animazione nipponica che riesce a sorprendermi ancora oggi a 37 anni con un gioiellino come "AnoHana".
La storia di per sé ha una trama molto semplice data anche la brevità della serie in questione - appena 11 puntate - e si concentra su un'estate molto particolare per un gruppo di ragazzi, praticamente indivisibili ai tempi delle elementari fino al momento del dramma dovuto alla perdita dell'amica più carismatica e amata. Dopo 10 anni questi ragazzi non hanno ancora superato questo shock affrontando, ognuno separatamente, a proprio modo il dolore in un continuo tentativo di fuga o di menzogna a se stessi e agli altri. Toccherà a Menma, l'amica scomparsa, fare in modo che le vite dei suoi cari amici tornino a incrociarsi per superare insieme il trauma comune, con tante difficoltà e rifiuti.
Tra fiumi di lacrime e momenti agro dolci AnoHana vive il trionfo della semplicità e il piacere di assistere a una bella storia di crescita personale che tocca nel vivo un po' ogni spettatore (chi non vorrebbe rivedere anche se solo per pochi minuti le persone tanto amate che non ci sono più?) sapientemente sceneggiata con un crescendo emozionale che ravviva ogni puntata senza le pesantezze che lo sviscerare tanta intimità personale poteva causare.
Tutto è al posto giusto in questa serie, dagli sfondi e dai disegni caldi che ci fanno sentire il profumo dell'estate alla computer grafica mai inopportuna, fino al chara design che ci riporta alla mente i personaggi amati in "Toradora". Menzione a parte per la colonna sonora, molto coinvolgente, e per le due canzoni assolutamente azzeccate su cui spicca la cover “Secret Base”, perché in fin dei conti anche noi abbiamo una base segreta dove fare ritorno per sentirci ancora bambini ed è l'animazione nipponica che riesce a sorprendermi ancora oggi a 37 anni con un gioiellino come "AnoHana".
Non sono un tipo molto sentimentale. Anzi, probabilmente lo sono, ma non ho la lacrima facile, per niente. Eppure, durante tutto quest'anime, la malinconia mi prendeva, e nell'ultimo episodio a fatica, solo ricordandomi più volte che quello che stavo guardando era un anime, sono riuscito a non farmi venire gli occhi umidi.
Fin dalla prima puntata ho provato una forte tristezza, che mi ha poi accompagnato, con alti e bassi, per i restanti dieci episodi. Sarà che i creatori di quest'opera hanno fatto un ottimo lavoro, sarà che essendomi trasferito spesso un po' ho trovato a me molto vicino il tema del rincontrarsi con vecchie amicizie, con l'inevitabile e conseguente accertamento di come gli anni siano passati, alla faccia di tutti i migliori rapporti che invece si potevano avere da piccoli. O probabilmente è un insieme dei due, dove credo la prima cosa sia molto più "forte". Fatto sta che fin dalla prima puntata mi sono appassionato ai personaggi, alla storia e alle atmosfere di quest'anime.
La storia racconta del lento e duro processo di riavvicinamento di cinque amici d'infanzia voluto dalla sesta componente del gruppo di ragazzi, che però, in giovane età, ha perso la vita. Grazie a lei, infatti, il protagonista (che è l'unico che riesce a vederla) riesce a riunirsi pian piano con i suoi vecchi amici, tutti avvicinati dal ricordo dell'amica e, quando i dubbi sulla reale esistenza del fantasma vengono dissipati, dalla volontà di esaudire l'ultimo desiderio della ragazza, riuscendo così a mandarla in paradiso.
Tutta la, ahimè troppo corta, storia ruota intorno a questo desiderio e a come gli amici cerchino in tutti i modi di riuscire ad esaudirlo.
La trama, alla fin fine, procede bene, in modo scorrevole e senza pause stagnanti o inutili accelerazioni, e forse è stato meglio avere un bell'anime di 11 episodi piuttosto che un noioso e ripetitivo pappone di, che ne so, 24 episodi o giù di lì.
Questo è un anime drammatico: drammatico è l'argomento, drammatico è il finale e molti sono i momenti non troppo allegri. Associati a ciò si trovano bmg "ben piazzate" che non stonano con l'opera e sopratutto opening ed ending che si sposano alla perfezione con i vari momenti che qualche volta si trovano ad accompagnare.
Tempo fa credo gli avrei messo dieci, ma ora visto che sto cercando di "regolarmi" gli do un comunque meritato, a mio avviso nove, aspettando di trovare la voglia di riguardarlo per poi recensirlo di nuovo, a freddo e con una seconda visione alle spalle. Se siete amanti del genere, o anche se non lo siete ma comunque vi incuriosisce, guardatevi quest'anime.
Buona visione.
Fin dalla prima puntata ho provato una forte tristezza, che mi ha poi accompagnato, con alti e bassi, per i restanti dieci episodi. Sarà che i creatori di quest'opera hanno fatto un ottimo lavoro, sarà che essendomi trasferito spesso un po' ho trovato a me molto vicino il tema del rincontrarsi con vecchie amicizie, con l'inevitabile e conseguente accertamento di come gli anni siano passati, alla faccia di tutti i migliori rapporti che invece si potevano avere da piccoli. O probabilmente è un insieme dei due, dove credo la prima cosa sia molto più "forte". Fatto sta che fin dalla prima puntata mi sono appassionato ai personaggi, alla storia e alle atmosfere di quest'anime.
La storia racconta del lento e duro processo di riavvicinamento di cinque amici d'infanzia voluto dalla sesta componente del gruppo di ragazzi, che però, in giovane età, ha perso la vita. Grazie a lei, infatti, il protagonista (che è l'unico che riesce a vederla) riesce a riunirsi pian piano con i suoi vecchi amici, tutti avvicinati dal ricordo dell'amica e, quando i dubbi sulla reale esistenza del fantasma vengono dissipati, dalla volontà di esaudire l'ultimo desiderio della ragazza, riuscendo così a mandarla in paradiso.
Tutta la, ahimè troppo corta, storia ruota intorno a questo desiderio e a come gli amici cerchino in tutti i modi di riuscire ad esaudirlo.
La trama, alla fin fine, procede bene, in modo scorrevole e senza pause stagnanti o inutili accelerazioni, e forse è stato meglio avere un bell'anime di 11 episodi piuttosto che un noioso e ripetitivo pappone di, che ne so, 24 episodi o giù di lì.
Questo è un anime drammatico: drammatico è l'argomento, drammatico è il finale e molti sono i momenti non troppo allegri. Associati a ciò si trovano bmg "ben piazzate" che non stonano con l'opera e sopratutto opening ed ending che si sposano alla perfezione con i vari momenti che qualche volta si trovano ad accompagnare.
Tempo fa credo gli avrei messo dieci, ma ora visto che sto cercando di "regolarmi" gli do un comunque meritato, a mio avviso nove, aspettando di trovare la voglia di riguardarlo per poi recensirlo di nuovo, a freddo e con una seconda visione alle spalle. Se siete amanti del genere, o anche se non lo siete ma comunque vi incuriosisce, guardatevi quest'anime.
Buona visione.
Come oramai avranno capito in molti, AnoHana tratta un tema drammatico e delicato. Tratta la morte di una ragazzina (Meiko Honma, chiamata Menma) e delle relative conseguenze su chi la circondava e le voleva bene: il suo gruppo di amici d'infanzia, i suoi genitori. Comunque, per evitare di scivolare in fastidiosi spoilers, non mi dilungherò ulteriormente sulla storia.
In ogni modo, già dal primo episodio spiccano la professionalità e il "saperci fare" della regia. Ogni minuto scorre piacevolmente, qualsiasi "gesto" incuriosisce e invoglia a proseguire. Il tutto è anche favorito dai buoni disegni, dalle vive colorazioni e dallo spessore psicologico dei personaggi - particolarmente riuscita è la stessa Menma - anche se molti di loro sembrano stereotipati, incluso lo stesso co-protagonista, Jintan.
Le colonne sonore sono discrete, specialmente quelle malinconiche e, a mio parere, l'ending ("Secret Base" cantata dagli ZONE) merita tantissimo, specialmente quando accompagna i momenti "cruciali" al termine di ogni puntata.
Comunque, anche se alla fine la storia s'è sciolta senza "corse contro il tempo", credo che 11 episodi siano stati troppo pochi perché in pratica non ci sono "parentesi", non si vede e non si parla mai d'altro, non si approfondisce nessun contesto che non sia quello che riguarda gli altri in relazione a Menma. E anzi, la vicenda di Menma, i ricordi a lei correlati a tratti diventano anche ripetitivi.
L'ultimo, ma non per importanza, aspetto che non ho gradito è stato l'implicito ma evidente fanservice che ruota attorno ad Anaru: inadatto alla situazione.
Tutto sommato, AnoHana m'è piaciuto davvero molto anche se in realtà il mio voto può considerarsi un 8,5. Infatti, con quel mezzo punto in più, ho voluto premiare l'anime per le piccole emozioni che mi ha lasciato, non solo durante lo scioglimento della vicenda, ma per tutta la serie. Consigliato a tutti, specialmente agli appassionati del sentimentale-drammatico che non hanno troppe pretese: 9.
In ogni modo, già dal primo episodio spiccano la professionalità e il "saperci fare" della regia. Ogni minuto scorre piacevolmente, qualsiasi "gesto" incuriosisce e invoglia a proseguire. Il tutto è anche favorito dai buoni disegni, dalle vive colorazioni e dallo spessore psicologico dei personaggi - particolarmente riuscita è la stessa Menma - anche se molti di loro sembrano stereotipati, incluso lo stesso co-protagonista, Jintan.
Le colonne sonore sono discrete, specialmente quelle malinconiche e, a mio parere, l'ending ("Secret Base" cantata dagli ZONE) merita tantissimo, specialmente quando accompagna i momenti "cruciali" al termine di ogni puntata.
Comunque, anche se alla fine la storia s'è sciolta senza "corse contro il tempo", credo che 11 episodi siano stati troppo pochi perché in pratica non ci sono "parentesi", non si vede e non si parla mai d'altro, non si approfondisce nessun contesto che non sia quello che riguarda gli altri in relazione a Menma. E anzi, la vicenda di Menma, i ricordi a lei correlati a tratti diventano anche ripetitivi.
L'ultimo, ma non per importanza, aspetto che non ho gradito è stato l'implicito ma evidente fanservice che ruota attorno ad Anaru: inadatto alla situazione.
Tutto sommato, AnoHana m'è piaciuto davvero molto anche se in realtà il mio voto può considerarsi un 8,5. Infatti, con quel mezzo punto in più, ho voluto premiare l'anime per le piccole emozioni che mi ha lasciato, non solo durante lo scioglimento della vicenda, ma per tutta la serie. Consigliato a tutti, specialmente agli appassionati del sentimentale-drammatico che non hanno troppe pretese: 9.
Raramente ho avuto modo di visionare prodotti così belli, sotto ogni punto di vista, e, se devo pensare a cosa mi ha emozionato tanto, parlo inesorabilmente di classici, vecchi o nuovi che siano. AnoHana è recentissima sotto questo aspetto, poiché è una serie targata 2011, e conclusa solamente di recente in Giappone.
Composta da 11 episodi (il formato è poco meno di una midseason contro le 26 canoniche), è prodotta dallo stesso staff che ha lavorato al più famoso <i>Toradora!</i> attualmente in onda in Italia sugli schermi di Rai4; e appartiene al genere che prediligo: lo slice-of-life.
La storia ruota attorno a un gruppo di sei amici composto da Jinta, Yukiatsu, Poppo, Menma, Anaru e Tsuruko, rispettivamente tre ragazze e tre ragazzi. Una tragedia li ha divisi quand'erano piccoli e, perdendosi di vista, i ragazzi sono cresciuti diventando per certi versi ciò che non sarebbero voluti essere. Quando diversi anni dopo, una di loro, Menma, si presenta a casa di Jinta chiedendogli di realizzare il suo più grande desiderio, il gruppo, che lo voglia o meno, sarà costretto a riunirsi.
Questo è solo l'incipit della storia in sé, molte sono le tematiche narrate: problemi famigliari, disagio sociale, il complesso dell'otaku e dell'hikikomori, il dramma del lutto, fenomeni sovrannaturali, i rapporti personali e, chiave più importante, i sentimenti non confessati, le parole non dette e lasciati naufragare nel mare del tempo e dei ricordi. La crescita rappresenta per tutti un cambiamento radicale: ogni tot anni siamo messi di fronte a nuovi scenari, nuove sfide e a nuovi problemi che di tanto in tanto ci impongono di compiere scelte che instaurano in noi nuove consapevolezze e sentimenti, quali la nostalgia. AnoHana è un campione assoluto in questo senso; è impossibile non commuoversi e non immedesimarsi nei vari personaggi che si completano l'un l'altro con diverse sfumature, ognuno con il proprio passato, i propri fantasmi, i propri sensi di colpa e l'esasperato desiderio di andare avanti e non sentirsi più così inadeguati di fronte alla vita.
Se la storia è di per sé un piccolo gioiello, la realizzazione tecnica che va a confezionarla non è da meno, poiché, per tutta la durata della serie, ci troviamo di fronte a un prodotto di altissimo livello: un character design godibile e gradevole, animazioni fluide e colorate, paesaggi realistici e una cgi mai usata a sproposito, ma accennata quel che basta. Ottima la scelta anche della colonna sonora che tra score, opening ed ending esprime appieno i sentimenti e i messaggi che il prodotto vuole lanciare.
In conclusione, AnoHana è una serie splendida, probabilmente uno dei prodotti migliori nel suo genere e che non può mancare nella vostra collezione emotiva. I migliori riguardi sono dovuti a questa produzione che rasenta la perfezione e che ha il pregio di non dilungarsi troppo, emozionando e rapendo in crescendo, dall'inizio alla fine. Se cercate qualcosa che vi farà sorridere, emozionare e piangere, AnoHana è esattamente ciò che fa al caso vostro.
Composta da 11 episodi (il formato è poco meno di una midseason contro le 26 canoniche), è prodotta dallo stesso staff che ha lavorato al più famoso <i>Toradora!</i> attualmente in onda in Italia sugli schermi di Rai4; e appartiene al genere che prediligo: lo slice-of-life.
La storia ruota attorno a un gruppo di sei amici composto da Jinta, Yukiatsu, Poppo, Menma, Anaru e Tsuruko, rispettivamente tre ragazze e tre ragazzi. Una tragedia li ha divisi quand'erano piccoli e, perdendosi di vista, i ragazzi sono cresciuti diventando per certi versi ciò che non sarebbero voluti essere. Quando diversi anni dopo, una di loro, Menma, si presenta a casa di Jinta chiedendogli di realizzare il suo più grande desiderio, il gruppo, che lo voglia o meno, sarà costretto a riunirsi.
Questo è solo l'incipit della storia in sé, molte sono le tematiche narrate: problemi famigliari, disagio sociale, il complesso dell'otaku e dell'hikikomori, il dramma del lutto, fenomeni sovrannaturali, i rapporti personali e, chiave più importante, i sentimenti non confessati, le parole non dette e lasciati naufragare nel mare del tempo e dei ricordi. La crescita rappresenta per tutti un cambiamento radicale: ogni tot anni siamo messi di fronte a nuovi scenari, nuove sfide e a nuovi problemi che di tanto in tanto ci impongono di compiere scelte che instaurano in noi nuove consapevolezze e sentimenti, quali la nostalgia. AnoHana è un campione assoluto in questo senso; è impossibile non commuoversi e non immedesimarsi nei vari personaggi che si completano l'un l'altro con diverse sfumature, ognuno con il proprio passato, i propri fantasmi, i propri sensi di colpa e l'esasperato desiderio di andare avanti e non sentirsi più così inadeguati di fronte alla vita.
Se la storia è di per sé un piccolo gioiello, la realizzazione tecnica che va a confezionarla non è da meno, poiché, per tutta la durata della serie, ci troviamo di fronte a un prodotto di altissimo livello: un character design godibile e gradevole, animazioni fluide e colorate, paesaggi realistici e una cgi mai usata a sproposito, ma accennata quel che basta. Ottima la scelta anche della colonna sonora che tra score, opening ed ending esprime appieno i sentimenti e i messaggi che il prodotto vuole lanciare.
In conclusione, AnoHana è una serie splendida, probabilmente uno dei prodotti migliori nel suo genere e che non può mancare nella vostra collezione emotiva. I migliori riguardi sono dovuti a questa produzione che rasenta la perfezione e che ha il pregio di non dilungarsi troppo, emozionando e rapendo in crescendo, dall'inizio alla fine. Se cercate qualcosa che vi farà sorridere, emozionare e piangere, AnoHana è esattamente ciò che fa al caso vostro.
"AnoHana" è uno slice of life piuttosto drammatico: il tema è la morte, e come può essere vissuta dalla parte di chi, purtroppo, non c'è più, e di chi invece è rimasto. La storia tratta di un gruppo di amici d'infanzia che si sono allontanati dopo la morte della piccola Menma, avvenuta qualche anno prima; sarà proprio lei, in forma di spirito, a riavvicinarli e a farli riappacificare. I personaggi primari, che inizialmente sembrano essere freddi tra loro, piano piano decideranno di riunirsi con l'obiettivo di esaudire il desiderio di Menma, pur non sapendo quale sia, per permetterle di lasciare questo mondo. Anche se i presupposti possono essere interessanti, quest'opera non è priva di difetti.
<b>[ATTENZIONE, SPOILER!!]</b>
Jintan, il protagonista, è l'unico che riesce a vedere e parlare con Menma e inizialmente ci viene descritto come una specie di hikikomori, che rimane isolato con la classica scusa del "parla da solo, è pazzo". Su questa condizione, però, non ci viene detto nulla di più: Jintan rimane da solo semplicemente perché viene definito strambo (vede i fantasmi), e la cosa rimane lì, senza venire approfondita.
Menma è una ragazza molto dolce, forse troppo, ma il suo animo sincero e infantile potrebbe essere dato dal fatto che lei in realtà non è cresciuta, essendo morta quando era ancora piccola, quindi mantiene il carattere di quando era bambina. Anaru, che all'inizio è ostile e snob nei confronti di Jintan, nel giro di poco tempo si accorgerà di essere ancora innamorata di lui, con un cambiamento forse troppo repentino. Anche Yukiatsu si finge scostante e freddo, ma in realtà la sua sofferenza è talmente grande da portarlo a travestirsi da Menma, facendola così "rivivere". Poppo è il classico simpaticone, e la ragione del suo dolore ci verrà mostrata solo nell'ultimo episodio; Tsuruko soffre per la morte di Menma, ma è la più 'stabile' del gruppo, pur maturando non subisce grandi cambiamenti, non passa da un estremo a un altro.
La caratterizzazione dei personaggi è buona; tutti sono addolorati per Menma, ma allo stesso tempo si accorgono che il loro desiderio di farle lasciare questo mondo non è dovuto a puro e semplice altruismo, dovendo così confrontarsi con i loro intenti egoistici e con i relativi sensi di colpa. La storia non ha grandi colpi di scena, e a volte può arrivare persino a essere un po' banale: il gruppo è formato da tre ragazzi, di cui due innamorati di Menma, e da tre ragazze (inclusa Menma), di cui due innamorate di Jintan. Inoltre i protagonisti non hanno la minima idea di quale sia il desiderio da realizzare, però si auto-convincono che questo riguardi i fuochi d'artificio, e si stupiscono quando, dopo avere finito, vedono Menma ancora lì, senza mai pensare "Ma, in fondo, come possiamo essere certi che il suo desiderio sia proprio questo? Non è che stiamo sbagliando?".
Insomma, in definitiva a questa serie do 7 (sarebbe un 7 e mezzo), per vari motivi non me la sento di dargli 8: risulta difficile pensare che, dopo tanti anni, i protagonisti siano ancora così legati a qualcuno che è morto. E' consigliato a chi vuole vedersi una serie un po' malinconica senza particolari colpi di scena.
<b>[ATTENZIONE, SPOILER!!]</b>
Jintan, il protagonista, è l'unico che riesce a vedere e parlare con Menma e inizialmente ci viene descritto come una specie di hikikomori, che rimane isolato con la classica scusa del "parla da solo, è pazzo". Su questa condizione, però, non ci viene detto nulla di più: Jintan rimane da solo semplicemente perché viene definito strambo (vede i fantasmi), e la cosa rimane lì, senza venire approfondita.
Menma è una ragazza molto dolce, forse troppo, ma il suo animo sincero e infantile potrebbe essere dato dal fatto che lei in realtà non è cresciuta, essendo morta quando era ancora piccola, quindi mantiene il carattere di quando era bambina. Anaru, che all'inizio è ostile e snob nei confronti di Jintan, nel giro di poco tempo si accorgerà di essere ancora innamorata di lui, con un cambiamento forse troppo repentino. Anche Yukiatsu si finge scostante e freddo, ma in realtà la sua sofferenza è talmente grande da portarlo a travestirsi da Menma, facendola così "rivivere". Poppo è il classico simpaticone, e la ragione del suo dolore ci verrà mostrata solo nell'ultimo episodio; Tsuruko soffre per la morte di Menma, ma è la più 'stabile' del gruppo, pur maturando non subisce grandi cambiamenti, non passa da un estremo a un altro.
La caratterizzazione dei personaggi è buona; tutti sono addolorati per Menma, ma allo stesso tempo si accorgono che il loro desiderio di farle lasciare questo mondo non è dovuto a puro e semplice altruismo, dovendo così confrontarsi con i loro intenti egoistici e con i relativi sensi di colpa. La storia non ha grandi colpi di scena, e a volte può arrivare persino a essere un po' banale: il gruppo è formato da tre ragazzi, di cui due innamorati di Menma, e da tre ragazze (inclusa Menma), di cui due innamorate di Jintan. Inoltre i protagonisti non hanno la minima idea di quale sia il desiderio da realizzare, però si auto-convincono che questo riguardi i fuochi d'artificio, e si stupiscono quando, dopo avere finito, vedono Menma ancora lì, senza mai pensare "Ma, in fondo, come possiamo essere certi che il suo desiderio sia proprio questo? Non è che stiamo sbagliando?".
Insomma, in definitiva a questa serie do 7 (sarebbe un 7 e mezzo), per vari motivi non me la sento di dargli 8: risulta difficile pensare che, dopo tanti anni, i protagonisti siano ancora così legati a qualcuno che è morto. E' consigliato a chi vuole vedersi una serie un po' malinconica senza particolari colpi di scena.
<b>Attenzione! Contiene possibili spoiler!</b>
"AnoHana", abbreviazione per "Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai" ("Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno"), è un anime originale prodotto da Aniplex e animato dalla A-1 Pictures; e deve in particolare sceneggiatura e character design alle stesse stimate persone del ben conosciuto "Toradora!".
Ben presto vi accorgerete che quest'anime non è un semplice e già visto slice of life come ormai vengono ripresentati stagione dopo stagione e anno dopo anno. AnoHana è qualcosa di più, una lezione di vita. Ma partiamo dall'inizio.
Cinque amici d'infanzia vivono separati dopo la scomparsa della loro migliore amica, Meiko Honma. Jinta Yadomi, leader del gruppo di quando tutti erano amici, i "Super Peace Busters", è adesso un recluso che ha lasciato la scuola e vive con il solo padre. Durante l'estate di dieci anni dopo la separazione del gruppo, Yadomi inaspettatamente inizia a vedere il fantasma di Meiko, che può però solo interagire con lui e non può esser vista da nessun altro. L'amica gli chiede di realizzare il suo desiderio per potere andare in paradiso, e questo porterà alla graduale riunione degli amici che ormai hanno preso strade diverse.
Ammetto di avere iniziato la visione solo dopo avere letto così tanti commenti più che positivi sui primi episodi, anche perché pensavo che una trama del genere, originale di suo, non potesse portare oltre quello che vediamo o abbiamo già visto in diversi anime. E ho preso la migliore decisione. Quest'anime non solo mi ha conquistato sin dal primo episodio, ma è riuscito anche a emozionarmi senza pause per tutta la sua durata. Il tutto punta su emozioni e sentimenti, e sarei pronto a scommettere che i creatori abbiano utilizzato un qualche pulsante 'aggiungi emozione' che ha funzionato perfettamente. Il primo episodio ne è un esempio: personalmente pochi anime sono riusciti a farmi immergere in modo tanto completo e così velocemente, e durante la visione di ogni puntata mi è sembrato di rimanere in un mondo a parte anche se per un breve (o meglio veloce, dal modo in cui ti prende) momento.
Partiamo dal fatto che una 'conclusione felice' che in molti vorrebbero vedere è impossibile, a meno di stupide scelte degli autori - molti anime recenti insegnano -, dal momento che la protagonista è morta, e questo aggiunge un velo di tristezza di fondo davvero toccante. Aggiungiamo quella spensieratezza che la protagonista porta nonostante tutto, e con questa allegria e vivacità. E non dimentichiamoci ovviamente della durezza della realtà di tutti i giorni, con la quale i personaggi si scontreranno. Insomma, c'è un mix perfetto di emozioni anche sovrapposte che non lascia mai solo lo spettatore.
I personaggi completano poi quel che manca a un mini-capolavoro del genere. Tutti i protagonisti sono così dannatamente reali che potrebbero saltarti in faccia e incominciare a parlarti come dei conoscenti. E cosa li rende così... umani (sì, è la parola migliore per definirli al meglio)? I sentimenti che davvero ognuno di noi prova durante la vita. Le sensazioni più e meno profonde, che sono sintetizzate perfettamente in ognuno di essi. Il passaggio reale dal mondo dei bambini a quello degli adulti, in cui purtroppo molti cambiano, compresi i nostri protagonisti - la sola Meiko è in effetti l'unica rimasta la stessa, nonostante sia cresciuta fisicamente anche lei, un'ottima metafora anche questa direi.
La gelosia, la timidezza, l'odio e l'amore: è inutile anticiparvi le caratteristiche di ogni personaggio, seppur mi fremerebbe di raccontarvi tutto di ognuno di loro, fidatevi e basta.
Ah, e l'ignoranza in cui la gente si intrappola è un altro piccolo, colossale esempio di quanto siano veri i personaggi. "Perché diavolo non avete parlato, non vi siete chiariti e non avete detto prima la verità... Perché non avete fatto questo e quello prima... forzatura". No, assolutamente, non ci sono forzature. Tutto è stato montato alla perfezione. Ogni singola parola è stata ben gestita per fare conoscere bene ogni personaggio sin dal principio, e per portare l'anime alla conclusione solo dopo che ciò è avvenuto. Nel migliore dei modi, ripeto.
Buona la scelta di tenere in poche le altre comparse o i personaggi meno importanti, come il padre di Jintan, le amiche di Anaru e la famiglia di Meiko; che servono a una migliore comprensione della "trasformazione" dei personaggi. E vi farà anche appassionare non poco l'intreccio delle relazioni fra ognuno di loro, il modo in cui si confideranno e cresceranno ancora.
Il reparto tecnico è di altissima qualità. Graficamente non è il top rispetto ad altri prodotti, ma ho apprezzato molto gli sfondi e il character design.
L'OST è fatta a pennello, e sicuramente non potrete fare a meno di risentire più volte l'opening, "Aoi Shiori" di Galileo Galilei, e l'ending, "Secret Base - Kimi Gakure ta Mono (10 years after Ver.)" di Ai Kayano, Haruka Tomatsu e Saori Hayami. E' esatto, è la versione dopo dieci anni del celebre successo delle ZONE che qualcuno magari già conosce - notare anche che gli anni sono gli stessi nella trama e ciò fa calzare la sigla ancora meglio, basta che vi leggiate il testo. Sono entrambe davvero belle.
Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho visto che ci sarebbero stati "solo" 11 episodi, anche un solo episodio in più avrebbe rovinato l'atmosfera. Sono stati tutti molto intensi, senza dialoghi o scene inutili. Anche il finale penso sia stato il migliore possibile, rispetto a molte altre soluzioni che mi erano venute in mente.
Andare sempre avanti, è questa, magari, in una sintesi estrema, la lezione di vita a cui accennavo all'inizio.
Concludendo, penso che AnoHana sia uno degli anime più belli di questo genere che abbia visto da tempo. Consigliatissimo a tutti, nella speranza che possa regalarvi lacrime e sorrisi, oltre che tante emozioni, come è successo a me. Per me sfiora le perfezione, e scusate se sono così ripetitivo. Ma anime così non capitano molto spesso.
"AnoHana", abbreviazione per "Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai" ("Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno"), è un anime originale prodotto da Aniplex e animato dalla A-1 Pictures; e deve in particolare sceneggiatura e character design alle stesse stimate persone del ben conosciuto "Toradora!".
Ben presto vi accorgerete che quest'anime non è un semplice e già visto slice of life come ormai vengono ripresentati stagione dopo stagione e anno dopo anno. AnoHana è qualcosa di più, una lezione di vita. Ma partiamo dall'inizio.
Cinque amici d'infanzia vivono separati dopo la scomparsa della loro migliore amica, Meiko Honma. Jinta Yadomi, leader del gruppo di quando tutti erano amici, i "Super Peace Busters", è adesso un recluso che ha lasciato la scuola e vive con il solo padre. Durante l'estate di dieci anni dopo la separazione del gruppo, Yadomi inaspettatamente inizia a vedere il fantasma di Meiko, che può però solo interagire con lui e non può esser vista da nessun altro. L'amica gli chiede di realizzare il suo desiderio per potere andare in paradiso, e questo porterà alla graduale riunione degli amici che ormai hanno preso strade diverse.
Ammetto di avere iniziato la visione solo dopo avere letto così tanti commenti più che positivi sui primi episodi, anche perché pensavo che una trama del genere, originale di suo, non potesse portare oltre quello che vediamo o abbiamo già visto in diversi anime. E ho preso la migliore decisione. Quest'anime non solo mi ha conquistato sin dal primo episodio, ma è riuscito anche a emozionarmi senza pause per tutta la sua durata. Il tutto punta su emozioni e sentimenti, e sarei pronto a scommettere che i creatori abbiano utilizzato un qualche pulsante 'aggiungi emozione' che ha funzionato perfettamente. Il primo episodio ne è un esempio: personalmente pochi anime sono riusciti a farmi immergere in modo tanto completo e così velocemente, e durante la visione di ogni puntata mi è sembrato di rimanere in un mondo a parte anche se per un breve (o meglio veloce, dal modo in cui ti prende) momento.
Partiamo dal fatto che una 'conclusione felice' che in molti vorrebbero vedere è impossibile, a meno di stupide scelte degli autori - molti anime recenti insegnano -, dal momento che la protagonista è morta, e questo aggiunge un velo di tristezza di fondo davvero toccante. Aggiungiamo quella spensieratezza che la protagonista porta nonostante tutto, e con questa allegria e vivacità. E non dimentichiamoci ovviamente della durezza della realtà di tutti i giorni, con la quale i personaggi si scontreranno. Insomma, c'è un mix perfetto di emozioni anche sovrapposte che non lascia mai solo lo spettatore.
I personaggi completano poi quel che manca a un mini-capolavoro del genere. Tutti i protagonisti sono così dannatamente reali che potrebbero saltarti in faccia e incominciare a parlarti come dei conoscenti. E cosa li rende così... umani (sì, è la parola migliore per definirli al meglio)? I sentimenti che davvero ognuno di noi prova durante la vita. Le sensazioni più e meno profonde, che sono sintetizzate perfettamente in ognuno di essi. Il passaggio reale dal mondo dei bambini a quello degli adulti, in cui purtroppo molti cambiano, compresi i nostri protagonisti - la sola Meiko è in effetti l'unica rimasta la stessa, nonostante sia cresciuta fisicamente anche lei, un'ottima metafora anche questa direi.
La gelosia, la timidezza, l'odio e l'amore: è inutile anticiparvi le caratteristiche di ogni personaggio, seppur mi fremerebbe di raccontarvi tutto di ognuno di loro, fidatevi e basta.
Ah, e l'ignoranza in cui la gente si intrappola è un altro piccolo, colossale esempio di quanto siano veri i personaggi. "Perché diavolo non avete parlato, non vi siete chiariti e non avete detto prima la verità... Perché non avete fatto questo e quello prima... forzatura". No, assolutamente, non ci sono forzature. Tutto è stato montato alla perfezione. Ogni singola parola è stata ben gestita per fare conoscere bene ogni personaggio sin dal principio, e per portare l'anime alla conclusione solo dopo che ciò è avvenuto. Nel migliore dei modi, ripeto.
Buona la scelta di tenere in poche le altre comparse o i personaggi meno importanti, come il padre di Jintan, le amiche di Anaru e la famiglia di Meiko; che servono a una migliore comprensione della "trasformazione" dei personaggi. E vi farà anche appassionare non poco l'intreccio delle relazioni fra ognuno di loro, il modo in cui si confideranno e cresceranno ancora.
Il reparto tecnico è di altissima qualità. Graficamente non è il top rispetto ad altri prodotti, ma ho apprezzato molto gli sfondi e il character design.
L'OST è fatta a pennello, e sicuramente non potrete fare a meno di risentire più volte l'opening, "Aoi Shiori" di Galileo Galilei, e l'ending, "Secret Base - Kimi Gakure ta Mono (10 years after Ver.)" di Ai Kayano, Haruka Tomatsu e Saori Hayami. E' esatto, è la versione dopo dieci anni del celebre successo delle ZONE che qualcuno magari già conosce - notare anche che gli anni sono gli stessi nella trama e ciò fa calzare la sigla ancora meglio, basta che vi leggiate il testo. Sono entrambe davvero belle.
Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho visto che ci sarebbero stati "solo" 11 episodi, anche un solo episodio in più avrebbe rovinato l'atmosfera. Sono stati tutti molto intensi, senza dialoghi o scene inutili. Anche il finale penso sia stato il migliore possibile, rispetto a molte altre soluzioni che mi erano venute in mente.
Andare sempre avanti, è questa, magari, in una sintesi estrema, la lezione di vita a cui accennavo all'inizio.
Concludendo, penso che AnoHana sia uno degli anime più belli di questo genere che abbia visto da tempo. Consigliatissimo a tutti, nella speranza che possa regalarvi lacrime e sorrisi, oltre che tante emozioni, come è successo a me. Per me sfiora le perfezione, e scusate se sono così ripetitivo. Ma anime così non capitano molto spesso.
La trama dell'anime si concentra su un gruppo di amici delle elementari che, in seguito a un evento drammatico, si dividono e perdono chi più chi meno i contatti l'uno con l'altro. Accade che un giorno d'estate il protagonista, Yadomi, scopre a casa sua Menma, appunto una sua "amica" appartenente al già citato gruppo, che lo invita indirettamente a riprendere in mano la sua vita e a ritrovare gli amici di un tempo. La faccenda per Yadomi è però complicata in quanto la comparsa di Menma, per motivi intrinsecamente spoiler, non gli suona tanto plausibile, e inoltre non nutre più fiducia per i suoi vecchi amici, né è più avvezzo alla "quotidianità", essendo nel frattempo diventato una sorta di rinchiuso-in-casa aka nullafacente.
Queste le premesse di AnoHana, premesse che culmineranno nei vari episodi (tutti caratterizzati da una buonissima componente tecnica) in più temi fondamentali: primi tra tutti il rimpianto, il senso di colpa, la nostalgia, l'egoismo, ovviamente l'amicizia e anche un po' di romanticismo sparso qui e li. Nonostante a prima vista questo possa sembrare preludere a un tipo di prodotto "serioso" o comunque pesante, Anohana mantiene una fondamentale vena di tranquillità e sorrisi per tutta la durata della serie, cosicché anche dopo le scene più tristi vi è sempre una sdrammatizzazione genuina e risolutrice dello stato d'animo dei personaggi, che li porta a crescere e a ripensare a se stessi episodio dopo episodio. (L'episodio finale riassume bene la formula).
Sebbene ci siano alcuni alti e bassi di sceneggiatura, che comunque rendono merito all'idea originale, alla trama e ai personaggi senza saltare lo squalo, il finale rivaluta in positivo qualsiasi difetto e anzi chiude in bellezza, e non senza qualche lacrimuccia, un percorso audiovisivo che si conferma eccellente e ben pensato.
Per finire, trovo magnifiche opening ed ending, incredibilmente contestualizzate all'interno dell'anime, e buono l'impianto sonoro generale, valorizzato anche dal doppiaggio eccellente - non una voce fuori posto, persino per i jappi non è semplice.
Insomma ci troviamo sicuramente tra uno dei migliori anime della stagione, un'opera che si è saputa gestire all'interno di 11 episodi molto intensi, quasi priva di dialoghi sprecati e di minutaggio inutile. Secondo me, è visione obbligata.
Queste le premesse di AnoHana, premesse che culmineranno nei vari episodi (tutti caratterizzati da una buonissima componente tecnica) in più temi fondamentali: primi tra tutti il rimpianto, il senso di colpa, la nostalgia, l'egoismo, ovviamente l'amicizia e anche un po' di romanticismo sparso qui e li. Nonostante a prima vista questo possa sembrare preludere a un tipo di prodotto "serioso" o comunque pesante, Anohana mantiene una fondamentale vena di tranquillità e sorrisi per tutta la durata della serie, cosicché anche dopo le scene più tristi vi è sempre una sdrammatizzazione genuina e risolutrice dello stato d'animo dei personaggi, che li porta a crescere e a ripensare a se stessi episodio dopo episodio. (L'episodio finale riassume bene la formula).
Sebbene ci siano alcuni alti e bassi di sceneggiatura, che comunque rendono merito all'idea originale, alla trama e ai personaggi senza saltare lo squalo, il finale rivaluta in positivo qualsiasi difetto e anzi chiude in bellezza, e non senza qualche lacrimuccia, un percorso audiovisivo che si conferma eccellente e ben pensato.
Per finire, trovo magnifiche opening ed ending, incredibilmente contestualizzate all'interno dell'anime, e buono l'impianto sonoro generale, valorizzato anche dal doppiaggio eccellente - non una voce fuori posto, persino per i jappi non è semplice.
Insomma ci troviamo sicuramente tra uno dei migliori anime della stagione, un'opera che si è saputa gestire all'interno di 11 episodi molto intensi, quasi priva di dialoghi sprecati e di minutaggio inutile. Secondo me, è visione obbligata.
Bello, emozionante, triste, fantastico, e chi più ne ha più ne metta. No, davvero, ci troviamo di fronte a un'anime davvero promettente, e che secondo me è uno dei più riusciti di quest'anno, se non il migliore.
La trama la sapete già, e già dalla prima puntata non mancheranno i fiumi di lacrime. Mi sono davvero emozionata per alcune puntate e ho colto quella sottile malinconia e qualla magia che traspaiono anche da alcuni episodi di Toradora, che è degli stessi produttori.
I personaggi sono davvero ben fatti e reali, non ci sono certo bellocce e soliti idioti stereotipati; la grafica è eccellente e davvero gradevole; le musiche per me sono fantastiche e azzeccate, l'ending vi entrerà subito in testa come anche l'anime e i personaggi.
Per il momento resto del parere che ci troviamo di fronte ad un vero capolavoro.
La trama la sapete già, e già dalla prima puntata non mancheranno i fiumi di lacrime. Mi sono davvero emozionata per alcune puntate e ho colto quella sottile malinconia e qualla magia che traspaiono anche da alcuni episodi di Toradora, che è degli stessi produttori.
I personaggi sono davvero ben fatti e reali, non ci sono certo bellocce e soliti idioti stereotipati; la grafica è eccellente e davvero gradevole; le musiche per me sono fantastiche e azzeccate, l'ending vi entrerà subito in testa come anche l'anime e i personaggi.
Per il momento resto del parere che ci troviamo di fronte ad un vero capolavoro.
Già dal primo episodio Ano Hana mi è piaciuto tantissimo. La trama è originale, i personaggi sono tutti ben caratterizzati, e trovo i disegni e l'animazione fantastici. Anche l'opening e l'ending secondo me sono belle - ma che altro potevamo aspettarci dagli stessi creatori di Toradora?
La storia ha toni molto nostalgici e malinconici, ma non mancano momenti in cui riesce a strappare qualche risata.
Vorrei mettere come voto 10, ma prima voglio vedere come va a finire (ho sentito che sono solo 11 episodi, che peccato!). Intanto un bel 9 non glielo toglie nessuno.
La storia ha toni molto nostalgici e malinconici, ma non mancano momenti in cui riesce a strappare qualche risata.
Vorrei mettere come voto 10, ma prima voglio vedere come va a finire (ho sentito che sono solo 11 episodi, che peccato!). Intanto un bel 9 non glielo toglie nessuno.
Ho trovato AnoHano davvero molto bello, all'inizio decisi di iniziare quest'anime per semplice curiosità, soprattutto perché è stato creato dagli stessi creatori di Toradora, ma poi dopo il primo episodio ho subito messo da parte questo pensiero, perché Ano Hana (titolo completo: "Ano hi mita hana no namae" o "bokutachi wa mada shiranai", Ancora non sappiamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno) è un anime secondo me incredibile. Presenta una storia parecchio malinconica, con dei protagonisti che si ritrovano a dovere fronteggiare il rimorso per la perdita di un'amica e il fatto che negli anni, a causa della crescita, i loro rapporti si sono incrinati. Paradossalmente a provare a riunirli ci penserà proprio la loro amica scomparsa e un suo desiderio che ancora la tiene ancorata a questo mondo.
Per me è un anime sorprendente e, pur essendo ancora al terzo episodio, sono fiduciosa nel dire che questo è il miglior anime di questa primavera. Consigliatissimo.
Per me è un anime sorprendente e, pur essendo ancora al terzo episodio, sono fiduciosa nel dire che questo è il miglior anime di questa primavera. Consigliatissimo.
Prima di vedere il primo episodio di quest'anime primaverile, già sapevo cosa mi sarei trovato di fronte, anche dal fatto che i creatori sono gli stessi di un certo Toradora. Ma non immaginavo che già dalla prima puntata fosse così emozionante. Comunque lo sconsiglio a chi cerca un anime che sprizzi felicità da tutti i pori, perchè ci troviamo di fronte a un fatto molto drammatico e triste.
Dato che in questa primavera sto seguendo quasi tutte le serie uscite di recente, penso che sia l'anime migliore di questa stagione primaverile 2011. Lo consiglio vivamente.
Dato che in questa primavera sto seguendo quasi tutte le serie uscite di recente, penso che sia l'anime migliore di questa stagione primaverile 2011. Lo consiglio vivamente.